Io e Te
Di Marco Siani
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Anteprima del libro
Io e Te - Marco Siani
Sandra
1
Erano le sei del mattino e Luca era sveglio già da tre ore. Osservava dalla veranda della sua casa la fitta pioggia cadere giù ed il forte vento d'autunno sferzare gli alberi. Nelle mani stringeva una tazza di caffè americano bollente, lo sguardo era perso nel vuoto. L'autunno era arrivato, lo si capiva dal letto di foglie rossicce che si erano adagiate sull'asfalto bagnato. La sua anima, se ancora ne aveva una, era precipitata invece nel più rigido degli inverni. Faticava a ritrovare ritmo, concentrazione, faticava a ritrovare l'interesse nella vita. Da mesi dormiva poco, lavorava male e usciva ancora di meno. La sua vita era stata stravolta, le sue certezze minate alla radice. Uno shock dal quale faticava tremendamente a riprendersi, eppure dopo tanti mesi adesso riusciva a riflettere su se stesso in modo diverso. Il dolore aveva lasciato spazio alla rabbia, anche se non riusciva ancora bene a capire dove finiva il dolore e dove iniziava la rabbia. Era sveglio dalle tre di notte, l'ennesima infinita lunga notte insonne. Era deciso a ripercorrere tutta la sua vita, ancora una volta, per l'ennesima volta. Sì, perché nonostante avesse trentotto anni, per Luca la vita era iniziata a ventisei anni ed era terminata a trentotto. Fisicamente non si dispiaceva, era alto un metro e ottanta, i suoi occhi erano castani, dello stesso colore dei capelli ondulati e ricci, non era grasso, anzi la taglia S era più di un indizio sulla sua corporatura. Certo se avesse fatto un po' di palestra male non sarebbe stato. Il problema vero era uscire di casa dopo il lavoro. Luca era prigioniero dei suoi stessi sentimenti, di un amore non corrisposto, che invece era stato un amore folle per almeno dieci anni. La cosa fantastica ed allo stesso tempo crudele per il ragazzo era poter amare senza che lei lo amasse, poteva vivere di un amore riflesso ma non corrisposto, e lo aveva fatto per due lunghi anni. E però alla lunga questo amore a senso unico divenne anche una prigione, la sua prigione fatta di ricordi, di sorrisi e lacrime. Una gabbia che erodeva lentamente la sua voglia di vivere e dalla quale non riusciva più ad uscire. Le lunghe infinite giornate trascorrevano in attesa che ne iniziassero di nuovi giorni, tristemente ed ineluttabilmente uguali ai precedenti. La vita che viveva era del tutto simile a quella degli animali, si rendeva conto, ne era consapevole, ma non riusciva ad opporsi a questo limbo senza fine che gli aveva sottratto il terreno dai piedi. Per lui tutti i giorni erano uguali a quelli trascorsi. Ci provava per l'ennesima volta, cercando di trovare in se stesso e solo in se stesso, le motivazioni per ripartire. Doveva rivivere tutto, ancora una volta, di quella che a ragione era stata la più bella storia d'amore che si fosse mai narrata, ed al cospetto della quale anche la madre di tutti i drammi d'amore si inchinava. Quella passione travolgente ed epica vissuta dai loro corpi, dai loro cuori, dalle loro menti e dalle loro anime, fatta di passione, complicità e simbiosi, nutrita giorno dopo giorno dal loro essere due corpi in un unico corpo, avrebbe fatto invidia anche a Romeo e Giulietta. Il ragazzo, l'uomo, l'essere che era diventato, cercava di rivivere i momenti belli e quelli tristi, le angosce e le speranze per poi lasciarseli definitivamente alle spalle. Erano mesi che ci provava, ma l'esito era sempre lo stesso. I giorni passavano e con essi i mesi, ma Luca era ancora all'elaborazione del lutto. Aveva pianto e tanto nei primi giorni, su di lui si era abbattuto uno tsunami che aveva raso al suolo tutto il suo mondo. Il suo essere amato ed amante, il suo essere bambino ed adulto, il suo essere UOMO. Come un fulmine a ciel sereno, in una tranquilla serata di fine estate, era settembre, il 4 settembre, un giorno che non avrebbe mai potuto dimenticare per quello che sarebbe divenuto il suo 11 settembre. Era una sera come tante aveva pensato il disgraziato, quando uscì con la donna della sua vita. Si chiamava Antonella, bella, solare, divertente, per lui poi non una donna, ma la donna. Non una dea, ma la Dea. L'essere senziente in grado di inibire tutta la sua vita, tutte le sue prerogative, tutto il suo esistere. La donna che quando la vedeva gli scombussolava il cuore, la mente e l'anima. Erano in auto soli, strano concetto la solitudine quando l'avverti anche se al tuo fianco c'è la donna della tua vita. Erano mesi che il dialogo tra loro si era inaridito progressivamente, i loro discorsi erano diventati monosillabici. Luca non era stupido, e la sua intelligenza lo aveva obbligato a porsi una serie di domande ormai da diversi mesi. Aveva avvertito molte settimane prima, forse addirittura un anno prima che le cose tra loro due erano drasticamente mutate. I gesti ed i comportamenti di Antonella denunciavano un malessere, che nel tempo era divenuto infezione, quindi metastasi. I loro discorsi erano divenuti sempre più banali, l'amore era divenuto sesso, tanti gesti che prima esprimevano il suo grande sentimento adesso erano divenuti semplice routine. E poi c'erano i lunghi ed interminabili silenzi, silenzi rotti dal suono dello stereo quando erano in auto da soli ed i decibel erano al massimo per impedire ogni parola di Luca denunciando anzi come un fastidio ogni suono che usciva dalle sue labbra, e così prima ancora di cominciare, il tentativo di imbastire un dialogo finiva. E sempre più spesso capitava di vedere la sua metà con il telefono tra le mani mentre lui le parlava o provava a farlo. Il telefonino misteriosamente, quando si avvicinava Luca scompariva. Il fatto di nascondere lo schermo alla sua vista, le reiterate volte che usciva dai contatti Facebook quando lui entrava nella sua orbita visiva, gli avevano posto una serie di quesiti. Il più lapalissiano era che Antonella avesse qualche cosa da nascondere. Prima non trascorreva ora, minuto, secondo senza che non si messaggiassero, cose stupide, da adolescenti di quindici anni, non da ragazzi ormai adulti. La buonanotte, il messaggio quando uno dei due rientrava o se usciva di casa, tutto in quello che era divenuto un rapporto simbiotico, e per questo unico e fantastico. Nell'ultimo anno invece gradualmente i messaggi erano diminuiti, le attenzioni pure. Luca lo aveva percepito da tempo, il punto di non ritorno, lo sapeva, era prossimo ed inesorabile, e però prorogare quell'agonia era ormai insopportabile. Le aveva imposto di parlarne, solo loro due e quella maledetta sera di fine estate, nonostante sapesse già il finale, Luca sognava e sperava che lei quella sera di settembre gli dicesse altro, per un nuovo fantastico inizio insieme.
Aveva immaginato che Antonella potesse dirgli Andiamo a vivere insieme
oppure Voglio un bambino
. E così come un condannato a morte si avvia al patibolo, così lui era entrato in auto, sperando nella grazia, prima del giudizio finale.
Dobbiamo parlare
fece lei glaciale.
Certo dimmi tutto
disse Luca temendo già le parole che lei avrebbe proferito.
Come vedi è da un anno che io sono triste. Credo che l'amore sia finito da parte mia e forse tua.
Aveva pronunciato quelle parole tenendo lo sguardo perso nel vuoto, in un vuoto senza fine come il suo animo ormai privo di tutto. Per Luca era