Lontani dal mondo
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Anteprima del libro
Lontani dal mondo - Andrea Fasoli
Andrea Fasoli
Lontani dal mondo
UUID: c431c99c-8dda-11e9-b5cf-bb9721ed696d
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
A Giada
e a tutte le sue battaglie
"Forse hanno fatto bene a mettere
l'amore nei libri"
William Faulkner
Premessa
Non ho avuto dubbi, era il momento giusto per scrivere questo libro. Non servirà forse a nulla, non sarà altro che la piccolissima goccia di un oceano, ma dovevo fare la mia parte. Una parte che non è un libro, ma una filosofia, uno stile di vita, piccoli gesti quotidiani. Questo libro è stato scritto proprio mentre a Katowice in Polonia, si svolgeva la COP24, la conferenza sui cambiamenti climatici indetta dalle Nazioni Unite e a cui hanno partecipato i rappresentanti di 196 paesi. Una conferenza che mirava a stabilire regole pratiche atte a perseguire gli obiettivi stabiliti in quella di Parigi del 2015 e nella quale le conclusioni dell'Intergovernmental Panel on Climat Change non sono state riconosciute. Secondo lo studio effettuato, entro 12 anni la temperatura media aumenterà inevitabilmente di 1,5°C e che per tenersi sotto i 3°C di aumento sarà necessario tagliare di almeno il 45% le emissioni di CO2 entro il 2020. Roba non da poco insomma, ma in ballo c'è il futuro del pianeta e a tal proposito ha colpito e commosso tutto il mondo l'intervento di Greta Thunberg, una ragazzina di quindici anni affetta dal morbo di Asperger. Ecco alcuni passaggi del suo discorso:
Molte persone dicono che la Svezia sia solo un piccolo Paese e a loro non importa cosa facciamo. Ma non sei mai troppo picco per fare la differenza. (…) Ma per fare ciò dobbiamo parlare chiaramente, non importa quanto questo possa risultare scomodo. (…) La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti. (…) Nel 2078 festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi. (…) Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no. Il vero potere appartiene al popolo.
.
Lontani dal Mondo è un libro ambientato in un futuro prossimo, molto più vicino di quanto possiamo immaginare. E' la storia di tre famiglie differenti tra loro che, per ragioni molto diverse, cercano un posto migliore dove vivere e un modo migliore per vivere. Il cambiamento però deve partire dalle semplici quotidiane abitudini di tutti e deve partire oggi. Non parliamo di NOI perché finiremmo per dare la colpa a qualcun altro o a pensare che il problema lo debba risolvere qualcun altro. Parliamo invece di tanti IO che con volontà e consapevolezza perseguano un obiettivo comune. Facciamo in modo che questo libro rimanga solo un libro. Il futuro è adesso, il mondo non ci aspetta.
Capitolo 1
Le luci chiare del convoglio rendevano sterile l'ambiente. Le persone erano ammassate una all'altra eppure i loro occhi sembravano persi come se tutti fossero soli. Francesco cercava di reggersi forte alla maniglia per non cadere durante le brusche frenate e le improvvise ripartenze, contemporaneamente si sforzava di non lasciarsi sopraffare dalla puzza creata dal mix di sudore e profumi. Non amava ascoltare la musica come faceva la maggior parte delle persone, avrebbe preferito estrarre l'ereader per leggere il giornale, ma la scomoda posizione non lo avrebbe permesso, allora si accontentava della pubblicità che scorreva sugli schermi sopra le porte. Qualsiasi cosa pur di non pensare alla giornata lavorativa appena trascorsa, la solita stupida giornata che non riusciva a soddisfarlo, lasciando in lui un senso di incompiuto che ormai aveva smesso di cercare di colmare. Tornare a casa dalla propria famiglia era l'unica gioia anche se, per via degli orari, faticava a trovare sveglia la piccola Aurora. Pensando al futuro della figlia, un velo di tristezza gli passò sul viso ma fu subito ridestato dallo stridente rumore dei freni della metro che lo stava portando fuori dalla città. Francesco vide l'anziana signora a pochi passi da lui perdere la presa e cadere rovinosamente a terra ed ebbe un senso di ribrezzo guardando l'uomo accanto fare di tutto per scansarsi. Che diavolo di mondo era mai quello? Si domandò tra sé e sé portandosi vicino all' anziana e afferrandola sotto le ascelle per aiutarla a rialzarsi.
«Tutto bene?» le domandò osservandola negli occhi.
«Sì» rispose semplicemente lei controllandosi le mani e le ginocchia.
Francesco attese qualche secondo convinto che la poveretta aggiungesse qualcosa, ma lei non disse nulla e riprese subito il proprio posto rivolgendo lo sguardo verso il finestrino che dava sul buio del tunnel. Così, mestamente, anche lui riprese la sua postazione senza rinunciare a dare un'occhiataccia all'uomo nonostante fosse decisamente più alto e robusto di lui. Fortunatamente mancava poco, il contatto con le persone ormai lo nauseava ma doveva pur sempre portare a casa uno stipendio e poteva ritenersi fortunato nell'aver trovato quell'impiego da ragioniere per una società Indiana che lo aveva salvato da una probabile carriera nell'esercito. Quando uscì allo scoperto ormai Milano era distante, voltandosi poteva veder solo le luci lampeggianti sulle cime dei grattacieli. L'aria era fresca, finalmente poteva respirare e di buon passo si mise in cammino per raggiungere casa. Da qualche mese aveva rinunciato all'automobile, dopo che alcuni controlli avevano evidenziato un peggioramento del suo livello di colesterolo nel sangue, usava il tragitto da e per la fermata della metro come attività sportiva. Accelerò il passo ma ben presto fu distratto dalla vibrazione nella tasca del telefono e premette il tasto per rispondere. Dagli altoparlanti che teneva nelle orecchie uscì la voce del padre.
«Ciao Francesco.»
«Ciao papà, come stai?» disse chiedendosi il motivo di quell' insolita chiamata.
«Bene, ma non riesco a vedere la partita» replicò lui un po’ scocciato per averlo dovuto disturbare.
«Hai già provato a resettare come ti ho fatto vedere?» chiese lui con poca speranza.
«Sì, ma non funziona» replicò ancora.
«Sono appena arrivato a casa, sto tornando a piedi» provò lui a giustificarsi sapendo già come sarebbe andata a finire.
«Non riesco a vedere la partita» ribadì ancora.
«Ok, passo da casa a prendere la macchina e arrivo» dava per scontato che l'epilogo sarebbe stato quello, ma non poteva biasimare il padre ormai alla soglia dei centodieci anni, alle prese con la tecnologia cinese.
«Ciao» chiuse la comunicazione.
Francesco aumentò nuovamente la velocità, raggiunse il palazzo dove abitava e si precipitò alla colonnina della ricarica dove aveva lasciato l'automobile, la spina però era staccata. Imprecò, poi ordinò al computer di bordo di chiamare la moglie. Il suo viso apparve quasi subito come se fosse in attesa di quella videochiamata.
«Ciao tesoro» esordì lui cercando di sfoggiare un radioso sorriso.
«Ciao, pensavo fossi ancora in ufficio» rispose Chiara notando lo sfondo della vettura.
«Sono appena arrivato, devo fare un salto dai miei.»
«E' successo qualche cosa?» si preoccupò lei.
«No, mio padre non riesce a vedere la partita.»
«Ah!» esclamò la ragazza indispettita.
«Non arrabbiarti, faccio il prima possibile» la rassicurò.
«Sai che non mi arrabbio, semplicemente mi spiace per te, sei sempre così esausto» disse sinceramente dispiaciuta.
«Aurora come sta?»
«Si è appena addormentata, aspetta che te la faccio vedere» disse Chiara spostandosi dal salotto alla camera da letto «eccola, sembra un angioletto.»
«E' bellissima, come te» sussurrò lui sempre emozionato davanti a tanto splendore e inviandole un bacio.
«So che tutti i sacrifici che fai sono per noi» anche lei ora sembrava emozionata.
«Faccio prestissimo, ciao» dichiarò lui prima di chiedere al computer d' interrompere la comunicazione. All'incrocio maledisse il semaforo e la corsia preferenziale per le auto a guida autonoma a cui purtroppo aveva dovuto rinunciare per potersi permettere un appartamento tutto per loro.
«Ciao mamma» disse baciando sulla guancia la donna che lo stava aspettando appoggiata alla porta di casa.
«Ciao Francesco, ti vedo molto stanco» disse lei una volta che aveva superato la soglia dell'appartamento.
«Sì, sono un po’ stanco, ma non ti preoccupare»
«Devi riposarti, non esagerare.»
«Sai che al lavoro non è così facile rilassarsi e a casa con Aurora non si dorme molto.»
«Sono convinta tu possa pretendere di più, te lo meriti.»
«Il mondo del lavoro oggi è governato da regole strane, se non le rispetti in un attimo sei fuori» disse lui rattristandosi.
«Era così anche quando lavoravo io» provò a dire lei per tranquillizzarlo.
«Mamma, sono passati cinquant'anni!»
«Ho combattuto per i miei diritti, ho sgomitato per conservare il posto di lavoro e soprattutto mi sono sempre impegnata per migliorarmi, se ti comporti bene, l'educazione alla lunga può fare la differenza per chi deve scegliere, e ti assicuro che i raccomandati c'erano anche allora» nonostante i novant'anni suonati era ancora lucidissima e ogni volta che parlava pronunciava sentenze inappellabili.
«Ciao papà» disse guardandolo intento a trafficare con i vari tasti del telecomando.
«Ciao, mi spiace averti disturbato, ma proprio non ci riesco a vedere sta partita» era veramente imbarazzato ogni volta che doveva chiedergli aiuto, soprattutto quando a sopraffarlo era una tecnologia a cui proprio faticava ad abituarsi.
Francesco si impadronì del telecomando e iniziò, senza successo, dalle cose basilari.
«Sembra tutto ok» poi decise di fare una scansione di tutto il sistema e fare in modo che automaticamente venissero riparati eventuali errori di codice.
«Soliti problemi al lavoro?» chiese il padre approfittando di quella pausa.
«Soliti» aggiunse banalmente lui con la consapevolezza che, nonostante l'attenzione alla televisione, il genitore avesse già ascoltato tutta la conversazione con la madre.
«Impegnati ma non prendertela» si limitò a dire, lui era sempre stato più bravo con i fatti che non con le parole, ma in realtà soffriva per quella situazione e nonostante gli acciacchi dell'età avrebbe fatto di tutto per aiutarlo.
«Niente, anche la scansione non ha sortito nessun effetto» aggiunse un po’ scocciato dopo aver sbuffato.
«Se non ci riesci lascia stare» provò a rasserenarlo.
«Ci deve pur essere un motivo» adesso che era arrivato fin lì non intendeva lasciar perdere.
«Secondo me prima erano più facili, ogni anno che passa mi sembra che le facciano sempre più complicate.»
«Hai pagato, vero?»
«Certo che ho pagato» disse prendendo il tablet sul divano per mostrargli l'addebito.
«Sì ok, non ti arrabbiare.»
Il padre si collegò al televisore ed il desktop apparve a tutto schermo «Vedi? Leggi la data»
«Se sai già tutto, potevi evitare di chiamarmi» al loro solito si comportavano come cane e gatto, si volevano bene, ma quando stavano assieme bastavano pochi minuti per incendiare i due caratteri troppo simili.
«Cos' ho detto di male?» si giustificò scuotendo il capo.
«Sento l'assistenza» disse Francesco per chiudere sul nascere la discussione. Premette il tasto del microfono sul telecomando e aspettò l'help desk. Dovettero attendere un paio di minuti mentre sul video passavano delle inserzioni pubblicitarie, poi apparve il grazioso viso di una ragazza.
«Buonasera signor Maltagliati, come posso esserle utile?»
«Buonasera a lei, non riesco a vedere la partita sul canale 209, ho già provato anche la scansione del sistema.»
«Mi faccia controllare solo un attimo» la ragazza tacque per qualche secondo mentre evidentemente smanettava veloce con la tastiera.
«Papà adesso vediamo cosa ci dice» Francesco sussurrò a bassa voce fermando il padre che stava per intromettersi e mostrare nuovamente l'avvenuto pagamento.
«C'è stato un errore, le sto per rinviare i diritti di visione.»
«C'è qualche motivo particolare?»
«No, è una questione tecnica, ma adesso dovremmo ripristinare il tutto» mentre lo diceva in dissolvenza apparvero le immagini dello stadio.
«Perfetto, sembra che stia funzionando.»
«Molto bene, mi scuso ancora per l'accaduto e la ringrazio per averci contattato» si sbrigò a dire la ragazza e passare velocemente al prossimo intervento. Allo stesso momento le immagini si fecero nitide e aumentò automaticamente il volume della telecronaca.
«Ecco fatto» disse Francesco rivolgendosi al padre che stava già andando a sedersi sulla sua poltrona.
«Grazie, vuoi fermarti anche tu a guardarla?»
«Ti ringrazio ma sono stanco e non vedo l'ora di fare una doccia.»
«Guarda che la doccia puoi farla pure qui, non sarebbe la prima volta» rise.
«Ho voglia di vedere Aurora e Chiara» disse con un sorriso sincero.
«Hai ragione, oggi Aurora ha giocato tutto il giorno, era molto stanca anche lei.»
«Ha fatto la brava?» chiese.
«Certo, è bravissima» disse anche il padre visivamente contento pensando alla nipote.
«Ha mangiato?»
«Non cominciare con l'interrogatorio, è stata bravissima, ha fatto tutto quello che doveva fare.»
«Sono suo padre è normale che cerchi di informarmi» protestò.
«Ed io sono suo nonno, è normale che saresti il primo che avviserei se ci fosse qualche cosa di strano» sentenziò il padre più per togliergli ulteriori pensieri o inutili preoccupazioni.
«Chiara è venuta in orario?»
«Sì stai tranquillo, anche quando ritarda non c'è nessun problema, noi siamo qui e stare con Aurora è un vero spasso.»
«Sì» disse mestamente Francesco che avrebbe voluto poter trascorre anche lui così tanto tempo con la figlia.
«Chiara è proprio una brava ragazza, te la sei scelta davvero bene» esclamò il padre che da sempre aveva un debole per la nuora.
«La mamma come sta? Lei mi dice che va sempre tutto bene.»
«Le nuove pastiglie sono perfette, con quelle che le hanno dato dopo l'ultimo esame, sembra rinata.»
«Trovo bene anche te.»
«Come posso lamentarmi? Sì, sto bene, qualche acciacco ma nulla di che» disse il padre che solo qualche anno prima aveva subito il trapianto di cuore con uno artificiale di ultimissima generazione e da allora sembrava effettivamente più arzillo di prima. Le cure negli ultimi anni avevano fatto un enorme salto di qualità e la possibilità di produrre dei veri e propri pezzi di ricambio per il corpo, aveva allungato di molto l'aspettativa media di vita che solo lo sviluppo di misteriosi supervirus stava rallentando. Francesco non sapeva se questo fosse del tutto un bene, l'idea di dover lavorare per cento anni non lo allettava particolarmente. Certo, non era l'unico suo pensiero e l'unico suo problema. L'Europa non se la passava molto bene, ormai rilegata a un ruolo marginale nell'economia mondiale e con il fallimento di molte politiche in campo ambientale, lo spettro dell'estinzione di massa sembrava più vicino di quanto non lo fosse mai stato prima.
«Ciao papà, ciao mamma, scappo a casa.»
«Ti chiamo domani» disse la madre.
«Domani mattina lavoro, cioè spero di lavorare solo al mattino.»
«Se Chiara ha bisogno può sempre portare qui la bimba.»
«Credo voglia godersela un po’ anche lei, andranno al parco se ci sarà il tempo bello.»
«Se deve fare qualche cosa, dille di non farsi problemi.»
«Glielo