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Scorpione
Scorpione
Scorpione
E-book514 pagine11 ore

Scorpione

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Info su questo ebook

Un eroico, brutale cavaliere trova l'amore nel cuore dell'Inghilterra

1289 A.D. - Sir Kevin Hage, trafitto dal dolore per la perdita dell'oggetto del suo affetto in favore del guerriero gallese conosciuto come il Serpente, si immerge nella guerra per dimenticare il suo struggimento. Viaggia verso il Levante per combattere gli infedeli Mussulmani, trasformandosi nel processo. Diventa indurito, brutale ed eroico, e torna in Inghilterra un uomo nuovo - un assassino inglese conosciuto come Scorpione.

Ora, tornato a casa, deve combattere qualcosa di più grande di lui - la paura di amare una donna in circostanze incredibilmente difficili. Con ogni probabilità contro di loro, seguite Kevin e la sua dama in un viaggio di scoperta, avventura e il risveglio di un amore che è più forte di tutte le stelle in cielo, in questo incredibile romance medioevale.

Amore... il tuo nome è Scorpione. 

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita11 gen 2020
ISBN9781547551392
Scorpione
Autore

Kathryn Le Veque

With over 100 published novels, Kathryn Le Veque is a critically acclaimed USA Today bestselling author, a charter Amazon All-Star author, and a #1 bestselling, award-winning, multi-published author in Medieval Historical Romance. Kathryn is a multiple award nominee and winner, including the winner of Uncaged Book Reviews Magazine "Raven Award" for Favorite Medieval Romance and Favorite Cover. Kathryn is also a multiple RONE nominee for InD’Tale Magazine, holding the record for the number of nominations. In 2018, her novel WARWOLFE was the winner in the Romance category of the Book Excellence Award and was also a finalist for several other awards. Kathryn has also hit the USA Today Bestseller list more than 15 times. In addition to her own published works, Kathryn is also the President/CEO of Dragonblade Publishing, a boutique publishing house specializing in Historical Romance, and the President/CEO of DragonMedia Publishing, a publishing house that publishes the Pirates of Britannia Connected World series. In July 2018, Kathryn launched yet another publishing house, WolfeBane Publishing, which publishes the World of de Wolfe Pack Connected series (formerly Kindle Worlds). Kathryn is considered one of the top Indie authors in the world with over 2M copies in circulation, and her novels have been translated into several languages.

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    Anteprima del libro

    Scorpione - Kathryn Le Veque

    Scorpione

    Una Storia d'Amore Medioevale

    Di Kathryn Le Veque

    Parte della Serie del Branco di de Wolfe

    ––––––––

    ©Copyright 2014 di Kathryn Le Veque Novels

    ISBN ebook  978-1-943093-41-0

    ISBN tascabile  978-1514179796

    Library of Congress Control #2015-054

    Testo di Kathryn Le Veque

    Copertina di Kathryn Le Veque

    La riproduzione di qualsiasi tipo, a eccezione di brevi citazioni legate alla pubblicità o alla promozione, è strettamente vietata.

    Tutti i Diritti Riservati.

    Nota dell'Autore

    Benvenuti nella storia di Kevin Hage!

    Kevin era ovviamente un personaggio secondario importante in SERPENTE, il rivale dell'eroe, e visto che ero molto triste per il fatto che alla fine non riuscisse a conquistare la ragazza, volevo dargli una storia tutta sua, così che potesse sperimentare il suo E Visse Per Sempre Felice e Contento. Ma non poteva essere una storia normale con Kevin; doveva essere qualcosa di grande e magnifico. Così ho immaginato che, dopo aver perso Penelope in SERPENTE, Kevin avrebbe voluto allontanarsi da tutto e tutti e partire per una grande avventura per dimenticarla. Con questo, sono nate le premesse di SCORPIONE.

    Alcune cose da tenere a mente: una buona parte di questo romanzo riguarda le Crociate, così come i tornei e le classiche cose Medioevali standard. Vorrei far notare che Kevin è andato davvero nel Levante (nome che è intercambiabile con il termine Terra Santa, che indica l'Oriente Latino). Inoltre, vorrei porre l'attenzione su un dettaglio interessante riguardo i tornei – il termine melée [nota del traduttore: si tratta della parola inglese che indica, in un combattimento, la mischia], usato per descrivere la finta battaglia campale che era la base dei tornei, non fu largamente diffuso prima del sedicesimo secolo. In precedenza, essa era conosciuta come competizione campale, o la campale.  Non confondetevi quando trovate il termine nella storia.

    Inoltre, il Ducato di Dorset non è davvero esistito fino al diciottesimo secolo e anche la Contea di Dorset non è comparsa fino a un centinaio di anni prima di allora, così ho messo il ducato molto presto nella cronologia della storia inglese come titolo fittizio.

    Una nota divertente – Gorsedd de Bretagne, padre di Cortez de Bretagne da THE QUESTING – gioca un ruolo piuttosto importante in questo romanzo. C'è anche Cortez qui dentro, in qualità di scudiero, e fa da scudiero proprio a Kevin. Com'è piccolo il mondo!

    Le note sono finite. Spero vi piacerà la storia!

    ––––––––

    Abbracci,

    Kathryn

    Albero Genealogico per le Famiglie de Wolfe, Hage e de Norville

    Il Branco de Wolfe della nuova generazione (da DE WOLFE, SERPENT)

    William e Jordan Scott de Wolfe

    Scott n.1241 (sposato con Lady Athena de Norville, ha prole*)

    Troy n.1241 (sposato con Lady Helene de Norville, ha prole)

    Patrick n.1243 (sposato con Lady Brighton de Favereux, ha prole)

    James n.1245 – Ucciso in Galles giugno 1282 (sposato con Lady Rose Hage, ha prole)

    Katheryn n.1245 – gemella di James (sposata con Sir Alec Hage, ha prole)

    Evelyn n.1248 (sposata con Sir Hector de Norville, ha prole)

    Bambina de Wolfe n. 1250 – Morta lo stesso giorno. Cristianizzata Madeleine.

    Edward n.1252 (sposato con Lady Cassiopeia de Norville, ha prole)

    Thomas n.1255

    Penelope n. 1263 (sposata con Bhrodi de Shera, Re ereditario di Anglesey e Conte di Coventry, ha prole)

    Kieran e Jemma Scott Hage

    Mary Alys n. circa 1238 – Adottata (sposata, ha prole)

    Bambina Hage, n. 1241 – Morta lo stesso giorno. Cristianizzata Bridget.

    Alec n.1243 (sposato con Lady Katheryn de Wolfe, ha prole)

    Christian n. 1248 – Morto in Terra Santa il 1269 A.D. (nessuna prole)

    Moira n. 1251 (sposata con Sir Apollo de Norville, ha prole)

    Kevin n.1255

    Rose n.1258 (vedova di Sir James de Wolfe, ha prole)

    Nathaniel n.1260

    Paris e Caladora Scott de Norville

    Hector n.1245 (sposato con Lady Evelyn de Wolfe, ha prole)

    Apollo n. 1248 (sposato con Lady Moira Hage, ha prole)

    Helene n.1250 (sposata con Sir Troy de Wolfe, ha prole)

    Athena n.1253 (sposata con Sir Scott de Wolfe, ha prole)

    Adonis n.1255

    Cassiopeia n.1257 (sposata con Sir Edward de Wolfe, ha prole)

    Totale di nipoti del Clan de Wolfe/Hage/de Norville: 19 e continua a crescere

    *Prole significa figli

    Dedica

    Non faccio spesso dediche perché ho tanti libri, e finirei per rivolgermi ai vicini dal momento che ho terminato le persone a cui dedicarli, ma vorrei dedicare questo libro a tutti coloro che hanno perso un amore – per una separazione, o perché sono state scaricate, o per un lutto, un divorzio o qualsiasi altra ragione. Mi è successo, più di una volta, quindi questo libro riguarda il tornare a vivere.

    C'è ancora una vita dopo la perdita, quindi non abbandonate mai la speranza.

    Indice

    PROLOGO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRE

    EPILOGO

    SERPENTE

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    SEDOTTO DAL CUORE DI UNA SIGNORA

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    KATHRYN LE VEQUE

    PROLOGO

    Assedio di Tripoli

    Marzo, 1289 A.D.

    Attento alla testa!

    Il grido giunse da dietro. L'imponente cavaliere inglese con il capo rasato accolse il suggerimento istintivamente e abbassò la testa, evitando di venire decapitato per pochi centimetri. A dispetto della sua stazza, il cavaliere era agile come un gatto. Si voltò e caricò l'uomo che aveva appena tentato di staccargli la testa dal collo, affondando la spalla nella pancia del suo assalitore.

    Il guerriero Mamelucco con la sciabola ricurva kilij cadde lungo disteso, e l'enorme cavaliere piantò il suo grande, pesante spadone dalla lama liscia esattamente nel suo petto. Fu una morte istantanea.

    Kevin, dobbiamo andarcene da qui. Lo stesso cavaliere che aveva gridato l'avvertimento stava ora stringendo il braccio del grosso cavaliere dalla testa rasata. Questa è una trappola. Ci hanno attirati qui con voci di una resa nemica.

    Sir Kevin Hage si era reso conto della stessa cosa che aveva capito il suo amico. Tripoli era sotto assedio da ormai oltre un mese, una città prosciugata in una terra secca e misteriosa. Invasa da Mamelucchi, Turchi, Mongoli e altre tribù esotiche che si riversavano da nord e da est, gli ultimi resti della fratellanza cristiana del Levante stavano cercando di liberare la città dal nuovo retaggio di invasori. Ma erano stati soverchiati. Era stato fino a ora uno sforzo apparentemente inutile.

    Kevin e i suoi compagni, Sir Adonis de Norville e Sir Thomas de Wolfe, uomini con cui era cresciuto e con con i quali era ora venuto a prestare servizio, in questa terra strana ed esotica, nell'ultima crociata di un impero che non aveva rinunciato all'impresa, erano lontani dall'Inghilterra da oltre sei anni. Dalle nevi del Galles alle cocenti sabbie del Levante, era stata davvero un'avventura, un'avventura che aveva visto Hage acquisire una certa reputazione non solo tra coloro insieme ai quali combatteva ma anche tra coloro contro cui combatteva. Un uomo che si batteva senza paura, senza emozione e con un accenno di furia vendicativa imbrigliata. Un uomo che sia i Templari che gli Ospitalieri avevano imparato a usare come un'arma d'assalto, un assassino. Come uno scorpione, Hage spesso non veniva individuato finché non era troppo tardi, e per allora l'obiettivo era già morto prima di aver capito cosa lo avesse colpito.

    Per allora, era troppo tardi...

    Ora, era quasi troppo tardi per l'uomo conosciuto come lo Scorpione. Kevin si guardò intorno. Erano nel lato nord della città: si erano guadagnati l'accesso uccidendo molte guardie mentre esse si trovavano alla loro postazione, a difendere un piccolo ma strategico cancello posteriore che conduceva alla città murata.

    L'esca di una possibile resa aveva condotto Kevin e i compagni al cancello, su ordine del comandante dell'ordine dei Templari con cui qualche volta Kevin combatteva. Essendo Inglese, e ufficialmente né un Templare né un Ospitaliere, lottava insieme a loro quando gli andava, o quando lo pagavano abbastanza bene. Ora, le direttive che aveva ricevuto di andare a prendere i comandanti nemici che si arrendevano, con un grosso pagamento da riscuotere, iniziava a puzzare di trappola. Già il loro passaggio dentro la città non era stato facile. Ora si chiedeva quanto sarebbe stato facile uscirne.

    Credo tu abbia ragione borbottò infine Kevin, girandosi verso Adonis. Il suo alto e biondo compagno era rosso in viso per le scottature e il calore. De Clemont mi ha pagato straordinariamente bene per accettare questo incarico. Non ho pensato che fosse perché sapeva che avrebbe alla fine riavuto indietro i suoi soldi una volta che gli avessero portato il mio cadavere.

    Adonis annuì, la sua espressione tesa, mentre indicava Thomas de Wolfe, che si era appena occupato di due Mamelucchi piuttosto violenti. Rubato loro tutto quello che poteva trasportare e calciati i cadaveri, de Wolfe si diresse verso Kevin e Adonis.

    Questa è una trappola disse Thomas. Bruno, con occhi color nocciola e spalle ampie, era uno dei figli del leggendario William de Wolfe e possedeva tutta la grande astuzia e l'abilità di suo padre. Il suo sguardo si posò su Kevin. Se ci avventuriamo oltre nella città verso il punto in cui ci è stato detto di andare, sarà la nostra morte. Tutto questo... era fin troppo pianificato.

    Lo sappiamo mormorò Kevin, guardandosi intorno per vedere se altri assassini fossero sul punto di saltare fuori dalle ombre dell'antica città. Dobbiamo andarcene, e andarcene velocemente.

    Adonis si guardava intorno con la stessa espressione inquieta che aveva Kevin. Non possiamo tornare da de Clemont disse. Quell'uomo ti ha messo in questa posizione. Se torniamo da lui, allora torniamo alla nostra morte.

    Kevin lo sapeva. Sospirò pesantemente, asciugandosi il sudore dal ruvido scalpo. Nemmeno coloro insieme ai quali abbiamo combattuto per sei anni si fidano più di noi disse. Se stanno cercando di ucciderci, allora credo che il nostro tempo qui sia finito.

    Thomas annuì, infilando il conio che aveva rubato nel borsello della sua tunica. Temono tu non sia più sotto il loro controllo disse. Hai ucciso de Evereux....

    Ha cercato di uccidermi.

    Nonostante questo, si è sparsa la voce che tu fossi stato assoldato per ucciderlo dai Mamelucchi.

    Kevin grugnì. Ho ucciso quell'uomo perché era un bastardo francese senza morale che ha tentato di rubarmi del conio disse, come se l'intera faccenda fosse ridicola. Quando l'ho affrontato, ha cercato di ammazzarmi. L'ho ucciso per legittima difesa.

    Thomas sapeva questo, come anche Adonis. Ma era cugino di de Clemont osservò Adonis. Tutti sapevano che era un idiota immorale ma, quando lo hai ucciso, si sono schierati con de Clemont per paura di lui. Nessuno si schiera contro il suo leader e sopravvive per raccontarlo.

    Kevin ne era pienamente consapevole. Schiarendosi piano la gola, si guardò intorno lungo le vecchie mura dell'antica città, mura del colore della sabbia. Tutto lì aveva il colore della sabbia; non aveva visto erba verde in oltre sei anni. In quel momento si rese conto che gli mancava molto. Voleva tornare a casa. Era stanco di quel posto, del suo sporco, del suo calore e dei suoi pidocchi. Voleva vedere ancora l'erba verde della sua casa.

    Allora la finiamo qui disse in tono tranquillo. Raccogliamo i nostri averi e ce ne andiamo. Non possiamo fare altro qui e mi rifiuto di perdere la vita su queste sabbie aride, spogliato di tutto da uomini che sono indegni della mia eredità.

    Né Thomas né Adonis protestarono. Anche loro erano felici di abbandonare quelle terre desolate. Erano venuti solo per Kevin, un uomo con cui erano cresciuti insieme e un uomo che sei anni prima aveva perso l'amore della sua vita per un altro. Kevin si era ritrovato senza uno scopo, senza una direzione, abbandonato con un enorme buco nel petto dove avrebbe dovuto esserci il suo cuore. Su richiesta del padre di Kevin, Sir Kieran Hage, Thomas e Adonis erano rimasti con Kevin e, al suo fianco, si erano alla fine diretti in Terra Santa in cerca di ricchezze e avventura.

    Ma per quanto riguardava Kevin, lui era in cerca di qualcosa di più, qualcosa che riempisse quel grande buco nel suo petto. Il suo amore perduto lo aveva prosciugato di qualunque sentimento fosse mai stato in grado di provare e in quello stato era diventato un mercenario per gli eserciti cristiani che ancora cercavano di liberare la Terra Santa dagli infedeli. Ma presto si era reso conto che non c'erano abbastanza soldi per soddisfarlo o fornirgli ciò che gli mancava. Perciò i suoi primi giorni da mercenario lo avevano trasformato in qualcos'altro, qualcosa di oscuro e pericoloso.

    Kevin era diventato un uomo capace di accettare soldi per uccidere altri uomini; non gli importava chi fossero questi altri uomini. Se ben pagato, era disposto a portare a termine qualunque incarico. Nulla era troppo grande o troppo difficile. Fu in questa veste di assassino a pagamento che Kevin raggiunse qualcosa che non aveva mai pensato di poter essere. Divenne la Morte.

    Quel buco nel suo petto dove l'amore era solito indugiare, era ora pieno di distruzione e di delusione nei confronti di ciò che la vita gli aveva dato. La disillusione riguardo la vita lo aveva cambiato, trasformando il suo cuore tenero e i modi gentili in un'ombra oscura del precedente sé stesso. Con i capelli scuri rasati fino allo scalpo e l'enorme tatuaggio di uno scorpione che un'artista turco aveva inciso sul lato sinistro della sua schiena in modo che entrambe le terribili chele abbracciassero la grossa spalla sinistra, Kevin Hage non era più il pio, gentile cavaliere che le persone che gli erano intorno avevano conosciuto e amato. Kevin era morto sei anni prima e qualcos'altro aveva preso il suo posto.

    Era nato lo Scorpione.

    Oh voi, nobile fanciulla! Fino a che non sarò asceso alle vette della gloria con gli affondi della mia lancia e i colpi della mia spada, mi esporrò a qualunque pericolo dovunque si scontrino le lance nella polvere della battaglia – poi sarò gettato sulle punte delle lance o verrò annoverato tra i nobili nella mia avventura per conquistare il vostro amato cuore.

    ~ Poesia d'amore araba del 13° secolo

    CAPITOLO UNO

    Londra

    Ottobre 1289

    Mi piacerebbe sapere in che modo il re sa anche solo della mia esistenza disse Kevin. Come diavolo può volermi vedere?

    La domanda rimase sospesa nell'umida aria di mare. La cocca che Kevin, Adonis e Thomas avevano preso da Calais era approdata sulle bianche scogliere di Dover in un sorprendentemente mite giorno d'autunno. I gabbiani se ne stavano sospesi nelle brezze marine sopra le loro teste mentre i cavalieri, e molti altri passeggeri, sbarcavano il più vicino possibile alla costa. Kevin sbarcò con il suo cavallo, uno spettacolare stallone bianco che aveva comprato a Tiro, nato dall'antico ceppo arabo incrociato con i mezzosangue belgi dall'ossatura pesante che i Crociati avevano portato con loro. Il risultato era un animale sveglio, massiccio e incredibilmente veloce, con una folta criniera e coda nere.

    Il cavallo sapeva anche nuotare, tra i suoi tanti talenti, quindi Kevin lo lasciò semplicemente saltare giù dalla nave e nuotare fino alla spiaggia, cosa che il cavallo fece con gioia. Dal momento che nessun uomo tranne Kevin riusciva a montarlo, né tanto meno ad avvicinarsi, Kevin semplicemente seguì il suo cavallo sulla spiaggia, facendo un largo sorriso mentre l'animale scattava come un fulmine sulla battigia scalciando, prima di girarsi e tornare dal suo padrone. Come un cane, seguì Kevin obbedientemente mentre l'uomo prendeva i bagagli da un piccolo skiff che era stato calato dal fianco della cocca.

    Quel punto della battigia era dove sbarcavano le navi da Calais, quindi c'era la solita gran quantità di traffico marittimo e ufficiali che chiedevano le tariffe. Puzzava pesantemente di rocce ammuffite e sale, l'odore del mare che si accumulava sulle scogliere. Borse alla mano, Kevin stava davanti a un uomo che indossava i colori di Edward, il re, con lo scudo blu e rosso abbracciato dai leoni dorati reali. Era un messaggero che sembrava fuori posto tra i salmastri uomini di mare e gli aggressivi esattori delle tasse. L'uomo lo aveva appena informato dei desideri del re, e Kevin era comprensibilmente confuso.

    La voce del vostro ritorno in Inghilterra vi precede, mio signore disse il messaggero. Tutta l'Inghilterra ha sentito parlare dello Scorpione e il nostro re, da esperto guerriero qual è, rispetta la reputazione che vi siete costruito. Desidera vedervi con i propri occhi.

    Kevin scrutò l'uomo, dubbioso. Come hai fatto a riconoscermi a vista?

    Il messaggero indicò uno dei vari esattori delle tasse che lavoravano a qualche metro da loro, litigando con alcuni dei capitani delle cocche che erano giunte alla spiaggia.

    Siete un uomo riconoscibile, mio signore disse, indicando il collo di Kevin. "Anche il capitano della vostra nave lo ha notato. Se fossi un uomo portato a scommettere, avrei puntato sul fatto che quelle chele sul vostro collo siano chele di scorpione. Mi sto rivolgendo allo Scorpione, vero?"

    Kevin grugnì. La chela destra del gigantesco scorpione sulla sua schiena risaliva fino al lato sinistro del collo. Istintivamente passò un dito sul collare di cuoio della sua tunica, come cercando di nascondere la chela che non poteva essere nascosta. Era inutile negare l'ovvio.

    Sono Hage disse, in tono vago. Di cosa desidera parlarmi il re?

    Il messaggero era bravo nel suo lavoro, un esperto in grado di gestire uomini che erano spaventati, testardi o persino minacciosi. Non ha discusso della cosa con me, mio signore disse. Vi suggerirei di partire immediatamente per Londra per scoprirlo. Risiede nel palazzo dell'Isola di Thorney .

    L'isola di Thorney. Kevin si voltò a guardare Adonis e Thomas, che lo stavano fissando a loro volta con vari gradi di confusione e persino dubbio alle parole del messaggero. Ma Kevin non dubitava di quell'uomo. Conosceva le tuniche di Edward. Le aveva viste molte volte. A meno che non si trattasse di una spia che aveva rubato una tunica reale e stava cercando di attirarlo verso la sua morte, niente meno che al palazzo dell'Isola di Thorney, credeva a quell'uomo. Non aveva motivo di non farlo. Meglio scommettere che il re lo avesse davvero convocato. Perciò, congedò l'uomo.

    Bene disse. Se raggiungi il re prima di me, digli che sto arrivando.

    Il messaggero si inchinò in modo brusco. Eccellente, mio signore disse. Il re ne sarà felice.

    Con questo, l'uomo girò sui tacchi e si allontanò lungo la spiaggia rocciosa, schivando allo stesso modo marinai e passeggeri che sbarcavano dalle cocche sulla riva. Mentre Kevin andava a sellare il suo cavallo, Adonis lo seguì.

    Convocato dal re? Ripeté con calma, tenendo d'occhio la marmaglia intorno a loro che stava vagando lungo la battigia per assicurarsi che nessuno avesse sentito il messaggero. L'ultima volta che hai visto Edward era in battaglia in Galles e lui ti credeva qualcun altro.

    Kevin mise la sella sul suo cavallo e aggiustò la cinghia. Ne sono ben consapevole.

    Pensava fossi un ribelle gallese.

    Kevin annuì. Questo è vero disse, ripensando a quella notte buia in cui aveva avuto una grandiosa avventura e aveva schivato la morte per un soffio contro il re d'Inghilterra. Pensava fossi Bhrodi de Shera, l'ultimo re ereditario di Anglesey.

    Anche Adonis ripensò a quella notte di battaglie particolarmente tormentata.

    Hai indossato l'armatura di quell'uomo dopo che era stato ferito in battaglia affinché il Galles non perdesse coraggio contro l'Inghilterra mormorò. Lo feci perché Penelope ti chiese di farlo.

    Kevin non voleva pensare a quella parte della faccenda, ma non aveva scelta; persino il pronunciare il nome di Penelope de Wolfe, dopo sei anni, gli causava ancora sofferenza.

    L'ho fatto perché lei lo desiderava ammise. L'ho fatto perché la amavo e non volevo vederla affranta quando il marito è stato ferito in battaglia. L'inganno mi è quasi costato la vita.

    Adonis annuì lievemente. Lanciò uno sguardo a Thomas, che si stava avvicinando a loro, ascoltando la conversazione anche mentre scioglieva il nodo delle redini del suo cavallo.

    Ero lì quella notte si intromise Thomas. Non dimenticare, Kevin, che ero lì. Ho visto quasi tutto. Sei stato catturato da Edward e, se non fosse stato per mio padre e tuo padre, saresti finito in guai seri per aver impersonato un principe gallese nemico, per di più davanti al re. Mia sorella non avrebbe dovuto chiedertelo. Cosa succederà ora quando apparirai a Londra e il re ti riconoscerà?

    Kevin scrollò le spalle. Non era particolarmente preoccupato per questo. Era più preoccupato del fatto che Penelope de Wolfe fosse ora nella sua mente e non voleva pensare a lei per l'intera cavalcata fino a Londra. Dannazione! Pensò con rabbia. Ci era voluto quasi ogni giorno di quei sei lunghi anni nel Levante per dimenticarla. Bastava un breve accenno alla donna ora che era su suolo inglese per disfare tutto ciò che aveva fatto per cancellarla dalla sua mente una volta per tutte? Chissà.

    Era buio quella notte disse alla fine. Avevo più capelli di quanti ne abbia ora ed ero sporco, esausto e vestito con l'armatura di un altro uomo. Dubito che lui mi riconoscerà.

    Thomas grugnì con disapprovazione. Stai correndo un terribile rischio.

    Kevin lo guardò. Non ho scelta disse. Lo hai visto tu stesso: il re mi ha convocato. Se rifiuto, sarò in guai ancora maggiori.

    Thomas lo sapeva, ma comunque non gli piaceva per niente. Scuotendo il capo, tornò al suo grosso destriero rosso e fece passare la briglia sopra la sua grande testa. Anche Adonis si stava dirigendo verso il suo cavallo, anche se i suoi pensieri indugiavano sulla situazione.

    Forse dovremmo mandare a chiamare tuo padre disse. Potremmo aver bisogno di averlo lì quando ti incontrerai con il re. Zio Kieran potrebbe spiegare cos'è successo se il re effettivamente ti dovesse riconoscere.

    Kevin scosse la testa. Non ho più avuto bisogno dell'aiuto di mio padre da quando ero un bambino disse. Non lo chiamerò ora. Se ci sarà da riconciliarsi, sarò io a farlo.

    In ogni caso, non hai intenzione di mandargli un messaggio? chiese Adonis dolcemente. Vorrà avere notizie da parte tua. Sto scrivendo a mio padre adesso, proprio come Thomas. Se i nostri padri riceveranno nostre notizie e Zio Kieran non ne avrà da parte tua, si preoccuperà e lo sai.

    Kevin fu sul punto di assumere un atteggiamento duro, ma ci ripensò. Dopo un momento, annuì. Gli scriverò disse, il suo sguardo che assumeva un'espressione di grande nostalgia mentre i suoi movimenti rallentavano. Non vedo mio padre da sei anni. L'ultima volta che ho avuto sue notizie è stato tre anni fa, e la missiva di mia madre diceva che la sua salute non era delle migliori... Io... Io ho quasi paura di scrivergli, paura di quello che potrei scoprire.

    Adonis e Thomas stavano pensando la stessa cosa. La salute di mio padre è buona, ma è più vecchio di Dio stesso disse Thomas. Ho avuto sue notizie per l'ultima volta due anni fa. Diceva che andava tutto bene e aveva più nipoti ora.

    Adonis fece una smorfia in direzione di Thomas, come se quest'ultimo avesse appena detto qualcosa di orribile, ma Kevin sapeva cosa Thomas intendeva.

    Voleva dire da Penny disse Kevin, sentendo ancora quella vecchia, familiare coltellata al cuore. Tre anni fa, mia madre diceva che aveva almeno tre bambini. Sono certo che debba averne avuti altri nel frattempo".

    Avrebbero dovuto essere miei figli, pensò sebbene cercasse di non dare forma a quelle parole. Gli franarono addosso come rocce in una valanga, perciò si rimise a sellare il suo cavallo, i movimenti più veloci e decisi ora, come stesse cercando di dimenticare l'impatto di quei pensieri. Si scrollò di dosso quelle rocce, una alla volta. Anche se gli eventi erano accaduti sei anni prima, avvertiva ancora l'effetto del dolore come se fosse fresco.

    Thomas e Adonis lo sapevano ma rimasero in silenzio. Non aveva molto senso il discutere proprio il problema che lo aveva visto scappare nel Levante. Perciò continuarono a sellare i loro cavalli senza dire una parola, finché Thomas non indicò un'altra imbarcazione che era giunta a gettare l'ancora sulle coste rocciose. Sembrava che la barca fosse piena di donne – donne che non erano particolarmente ben vestite – e i membri dell'equipaggio le portarono a riva in una scialuppa decrepita. Una volta che le donne furono giunte sulla spiaggia, fu tutto uno scontro di strilli e urla con gli esattori delle tasse, e le donne iniziarono a piangere perché evidentemente non avevano i soldi per pagare il pedaggio.

    A quel punto, Kevin, Adonis e Thomas erano pronti ad andarsene e lo fecero, guidando i loro cavalli oltre il terreno roccioso, oltrepassando le donne ululanti e gli esattori delle tasse che gridavano, e oltre il generico caos della zona della spiaggia. Il sentiero conduceva sopra un breve pendio fino a una strada più larga che portava al piccolo villaggio di Dover.

    Il massiccio, antico castello era in cima alle scogliere alla loro destra, sopra la bianca collina dove c'era fin dai tempi dei Romani una specie di fortezza. La brezza marina si faceva sempre più forte mentre montavano sui cavalli e si dirigevano dentro la città, grossi gabbiani bianchi che li seguivano man mano che si addentravano nel cuore dell'insediamento. La cittadina era in piena attività quel giorno, con tutti i viaggiatori che erano arrivati alla spiaggia via nave e con le persone che affollavano la strada in cerca di alloggi. Ancora altre persone si riunivano nella chiesa per pregare, mentre i venditori ambulanti vendevano carne bruciata sconosciuta e vino caldo lungo la strada. Ovunque ferveva l'attività, quando Adonis, Thomas e Kevin passarono in mezzo a tutto questo.

    Scriverò a mio padre che siamo tornati disse Thomas, osservando la frenetica città. Sicuramente posso assumere un messaggero tra questa marmaglia.

    Kevin grugnì. Assumere un uomo non è problema disse. Il problema è assumerne uno affidabile. Sono certo ci siano molti uomini che prenderebbero il tuo denaro e se lo berrebbero tutto senza fare un passo verso il nord dell'Inghilterra.

    Thomas continuava a guardare gli abitanti della cittadina mentre li oltrepassavano sulla strada che portava fuori dal villaggio. Avete notato? chiese. Tutti hanno la pelle bianca. Ci sono persino alcune persone con capelli rossi o biondi. E le colline sono verdi. Sto iniziando a rendermi conto che siamo davvero a casa.

    Kevin si guardò intorno. Il villaggio si trovava tra una serie di colline, con il castello sopra una massiccia salita a est. Tutto era molto verde e odorava di erba e umidità e sale del mare. Trasse un lungo, profondo respiro, chiudendo brevemente gli occhi per assimilare gli odori. Fece bene al suo cuore indurito.

    Indubbiamente lo siamo disse. Avevo dimenticato questi profumi. Odora di casa.

    Adonis stava guardando con bramosia una taverna mentre le passavano accanto. E io ho anche dimenticato il sapore di casa disse. Non potremmo fermarci e ricordarne giusto qualche goccia?

    Kevin ghignò, lanciando uno sguardo oltre la sua spalla alla taverna costruita in pietre e legno. Un'insegna dipinta inchiodata alla linea del tetto rivelava che si trattava del Gabbiano e Pifferaio: qualcuno aveva molto malamente dipinto le immagini di un gabbiano e di un pifferaio. Ci vorranno almeno due giorni per raggiungere Londra disse. Vuoi davvero perdere tempo?

    Adonis annuì vigorosamente. Abbiamo trascorso mesi viaggiando dal Levante disse. Almeno assaggiamo un po' di spirito inglese ora che siamo su suolo inglese.

    Kevin non poté rifiutarglielo. Anche lui era almeno un pochino impaziente di assaggiare casa a sua volta. Senza un'altra parola, fece voltare il suo destriero verso la locanda. Adonis e Thomas lo seguirono con entusiasmo.

    La taverna era gremita dalla cima del suo tetto obliquo al fondo del suo irregolare pavimento sporco. Quando i tre cavalieri si fecero strada spingendo nella grande sala comune, si resero conto velocemente della quantità di persone incastrate in quel luogo. Puzzava moltissimo di corpi sudati e urina. Kevin, che non era particolarmente dotato di pazienza ed era stanco per il viaggio in nave, iniziò a spingere di lato la gente mentre dava la caccia a un tavolo adatto a loro. Ne notò uno, vicino al focolare, dove erano seduti quattro uomini. Non esitò. Andò dritto al tavolo e afferrò il primo uomo che si trovò davanti.

    Esigiamo il vostro tavolo disse, spingendo da parte l'uomo e allungando il braccio verso il secondo. Cercate riposo da qualche altra parte.

    Adonis e Thomas cominciarono ad afferrare anche loro gli uomini e, piuttosto rapidamente, l'intero tavolo fu libero. Non si sederono subito, comunque. Come un cane a guardia di un osso, rimasero in piedi dando la schiena al tavolo, sfidando chiunque dei quattro uomini a protestare. Fu allora che si resero conto di non aver fatto spostare persone comuni – c'erano un lord e quelle che sembravano essere tre guardie. Kevin e i suoi uomini erano in grado di capirlo semplicemente dai loro vestiti.

    Il lord era un uomo molto giovane e piuttosto effemminato. Infatti, pareva indossare del belletto per le labbra. Era vestito di belle sete viola e rosse e ci volle un momento a Kevin per rendersi conto che il giovane aveva dei fiori nei capelli. La sua intera aura era spensierata e femminile, ma l'espressione sul viso sottile del giovane lord era piuttosto mascolina nella sua serietà.

    Con che diritto mi toccate? pretese di sapere. Vi farò uccidere, mi avete sentito?

    La sua espressione avrebbe anche potuto essere forte, ma la sua voce suonava come una donna che stesse strillando. Kevin non era il tipo da giudicare gli altri uomini. Sapeva che lui stesso, nel corso degli anni, era diventato una specie di bizzarria, quindi si tratteneva dal giudicare gli altri. Ogni uomo aveva una storia, lo sapeva. Quindi affrontò il frivolo giovane lord con sguardo fermo.

    È tuo diritto provarci ma io ti suggerisco di non farlo disse. I miei compagni e io abbiamo appena raggiunto l'Inghilterra dopo essere tornati a casa dal Levante. Abbiamo bisogno di riposo più di te, perciò trova un altro tavolo.

    Il giovane lord lo aggredì, tutto schiaffi e urla. Era uno scatto d'ira, puro e semplice. Quando il giovane si avvicinò, Kevin allungò una mano e gli diede uno spintone alla testa. Il lord finì a terra sdraiato e le sue guardie misero mano all'elsa delle spade, ma Kevin alzò velocemente una mano.

    Non lo farei se fossi in voi disse al trio. Non sopravviverete. Prendete il vostro signore e trovate un altro tavolo.

    L'odore di una battaglia era nell'aria e gli avventori della taverna iniziarono a notarlo. In branco, cominciarono ad allontanarsi dal conflitto. Il giovane lord, però, era ancora seduto sul suo sedere che squadrava Kevin dal basso in alto, oltraggiato.

    Lo sai chi sono io, stolto? gridò. Io sono Roger Longespee, Visconte di Twyford! Proprio così: io sono un visconte e mio padre è Conte di Salisbury. Mio padre farà in modo che veniate severamente puniti!

    Kevin non reagì in alcun modo, voltandosi invece verso il tavolo. Si sedette pesantemente su una delle sedie, ma si assicurò di trovarsi di fronte al visconte e alle sue guardie del corpo. Poi raccolse una coppa mezza piena di birra e la bevve.

    Il giovane visconte, vedendo che la sua minaccia non aveva avuto alcun effetto sul massiccio cavaliere, si alzò dal terreno, ripulì le sue sete e, ancora una volta, si avvicinò a Kevin. Sollevò una mano per colpirlo ma Kevin allungò la sua, la afferrò, e spezzò prontamente le ossa.

    Il giovane visconte iniziò a urlare e le sue guardie del corpo caricarono. Kevin mise fuori combattimento la prima guardia con un devastante colpo al viso, distruggendo il naso dell'uomo. Mentre cadeva, Kevin scattò sollevando un massiccio stivale e calciando la seconda guardia che veniva verso di lui. La guardia ricevette un potente calcio alla pancia e, mentre cadeva all'indietro, Kevin si alzò e sguainò il suo spadone.

    Era una spada pesante del migliore acciaio temperato e la lama aveva molte tacche. Kevin aveva preso l'abitudine alcuni anni prima di fare una marchio sulla lama per ogni uomo che uccideva su una spada che era lunga quanto il braccio di un uomo. L'acciaio, attualmente, aveva su di esso 163 tacche, accuratamente grattate sulla lama vicino alla guardia e fino all'impugnatura. Lo aveva fatto come promemoria che, un giorno, avrebbe potuto essere lui stesso una tacca sulla lama di un altro uomo, e non aveva alcuna intenzione di vedere la sua vita diventare nulla più che un graffio sull'acciaio. Perciò, l'arma che teneva in pugno era più che un qualcosa con cui prendere una vita o proteggerla: era, in un certo senso, la sua salvezza. Un ricordo della sua stessa mortalità.

    Era un promemoria che stava luccicando malevolo nella debole luce della taverna. Mentre Adonis respingeva la terza guardia, la seconda – quella che Kevin aveva spinto via con un calcio – menò un fendente a Kevin con la sua spada. Nello stesso momento, Thomas scavalcò il tavolo e si scagliò sull'uomo. A quel punto, una feroce battaglia si scatenò tra i due mentre i tavoli si capovolgevano e le avventrici della taverna urlavano il loro terrore. Kevin stava guardando Adonis sbarazzarsi velocemente della seconda guardia quando avvertì una fitta acuta di dolore al braccio.

    Rapidamente si tastò l'arto con una mano fino a sentire il pomo di un dirk uscire dall'avambraccio sinistro. Afferrata la daga e strappatasela dalla carne, la sua furia montò nel girarsi a vedere il frivolo giovane lord che se ne stava in piedi a qualche centimetro, ansimando con soddisfazione per ciò che aveva fatto. Ma la soddisfazione si tramutò in paura mentre guardava Kevin che estraeva il coltello e lo gettava di lato. A quel punto, il giovane lord diventò rapidamente terrorizzato rendendosi conto che il suo tentativo di ferire il grosso cavaliere rasato era fallito. Sotto lo sguardo di Kevin, si abbassò e sguainò la pesante spada della guardia a cui Kevin aveva distrutto la faccia. Armato ora di una spada pesante a cui non era abituato, la teneva con entrambe le mani e puntava al tronco di Kevin.

    Il cavaliere parò il primo colpo, sbilanciando il visconte. Il giovane lord sollevo ancora la spada, con entrambe le mani, mulinandola con tutta la sua forza. Mancò Kevin di un largo margine, ma questo non lo fermò dal mulinarla ancora e poi ancora. Kevin riuscì facilmente a deflettere tutti i colpi. Tuttavia, vedendo il suo lord in battaglia, uno degli uomini del visconte spinse di lato Thomas con un calcio e si lanciò su Kevin, riuscendo quasi a toccarlo. Quest'ultimo si distrasse per un momento per ricacciare indietro l'uomo. Fu una distrazione sufficiente perché il giovane visconte menasse un altro colpo contro di lui con la sua spada. Vedendolo con la coda dell'occhio, Kevin fece l'unica cosa che poteva fare. Si difese. Abbassandosi per evitare di essere colpito in testa dalla punta della spada, si rialzò da sotto la linea di vista del visconte e affondò la spada dritta nella pancia dell'uomo.

    Il lord gridò mentre una spada molto grande gli perforava l'addome. Fu chiaro da subito che si trattava di una gran brutta ferita, poiché il sangue si stava letteralmente riversando fuori dalla sua pancia: doveva essere stata perforata un'arteria. Il giovane lord cadde a terra, ululando, mentre si dissanguava sul pavimento. Le sue guardie, sofferenti e ferite loro stesse, chiamarono aiuto a gran voce, chiedendo stracci o muschio o qualunque altra cosa per fermare l'emorragia. Seguì il caos.

    Mentre gli occupanti della taverna iniziavano a correre tutt'intorno, alcuni scappando dalla porta, Kevin rinfoderò rapidamente la

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