Le grandi idee che hanno cambiato il mondo
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La minigonna o il latte in polvere? La pillola anticoncezionale o la lavatrice? Lo smartphone o il fast food? La Divina Commedia o lo sbarco sulla Luna? Omero o il velinismo? Che cosa ha rivoluzionato davvero la vita degli uomini e delle donne di oggi? Muovendosi tra scoperte tecnologiche, piccole e grandi invenzioni, colpi di genio o fortuna, questo libro racconta la storia di 101 idee che hanno cambiato il mondo, attingendo a studi, ricerche, notizie di cronaca. Dalle idee che hanno modificato il nostro modo di pensare (l’alfabeto, il discorso di Martin Luther King) a quelle che hanno influito sulla nostra vita quotidiana (il telecomando, il cellulare, il bancomat), per concludere con quelle che hanno apportato progressi in campo medico e scientifico (gli antibiotici, l’anestesia, la vaccinazione, il profilattico): 101 innovazioni frutto della creatività, della ricerca o del caso, che hanno fatto la storia.
Alcune delle idee che hanno cambiato il mondo:
Nutella: l’idea che la felicità si spalmi su una fetta di pane
Pannolini: l’idea usa-e-getta per il sederino dei bambini
Blue jeans: l’idea che tutti abbiamo nell’armadio
Ikea: l’idea di una casa a propria immagine e somiglianza
Wikipedia: l’idea che la conoscenza passi per il web
Fotografia: lo scatto che ha fermato la storia
Social Network: l’idea di amicizia nell’era virtuale
Aria condizionata: l’idea che per lavorare si debba avere la “mente fresca”
Bancomat: l’idea che i contanti non siano tutto nella vita
BlackBerry: l’idea di essere connessi sempre e ovunque
Staminali: l’idea che potrebbe cambiare la storia della medicina
Elena Sciotti
classe 1975, è una giornalista. Si è laureata in Letteratura greca e oggi lavora come autrice televisiva. Vive a Roma con Vladimiro e con le idee che hanno cambiato il loro mondo: Valerio e Leon.
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Anteprima del libro
Le grandi idee che hanno cambiato il mondo - Elena Sciotti
Prima edizione ebook: giugno 2019
© 2011, 2019 Newton Compton editori s.r.l., Roma
Per l’immagine della lampadina: © Mr_Vector
ISBN 978-88-227-3402-0
www.newtoncompton.com
Realizzazione ebook a cura di Silvia La Posta
Introduzione
«Allora ok! Possiamo iniziare a lavorarci sopra». Quando l’editor mi ha scritto la mail che dava il via alla prima edizione di questo progetto era l’11 gennaio del 2011. Nella mia risposta, che ancora conservo, le scrivevo: «Sono molto contenta. Oggi devo passare al San Camillo per un controllo, ma da domani inizio a buttare giù qualcosa». Il giorno dopo sono stata parecchio impegnata… E così per le settimane che seguirono. Il 12 gennaio con un parto d’urgenza nasceva mio figlio.
Ma cosa c’entra mio figlio con l’introduzione a questo libro? C’entra, eccome se c’entra. Se non fossi diventata mamma avrei pensato di inserire nella lista dei miei 101 l’asilo nido o il latte in polvere? E mi sarei rotta la testa nello scegliere se metterli tra le idee che hanno cambiato il mondo dei bambini o delle donne? Nel dubbio e nell’incertezza, che ancora mi attanaglia, l’asilo è finito nella lista dei bimbi e il latte in quella delle mamme… Ops, volevo dire delle donne.
Quello che è chiaro è che tutti potrebbero stilare una lista di 101 idee, oggetti, invenzioni, personaggi indispensabili per la storia dell’umanità. E ogni lista sarebbe unica e fotograferebbe il momento storico in cui è stata redatta e quello personale di chi l’ha redatta. Il mio momento è quello magico, nuovo ed eccitante dello scoprirsi madre, all’inizio del secondo decennio del xxi secolo. E allora ecco l’importanza di tutti quegli aspetti che riguardano la vita dei più piccoli: dall’orsacchiotto ai pannolini usa-e-getta (Mr Pampers santo subito!) e delle idee che hanno permesso l’emancipazione delle donne: dal rossetto alla minigonna, passando per la pillola anticoncezionale e per il femminismo. Lo sapevate che per l’emancipazione femminile è stata più importante l’invenzione della lavatrice che Internet? Io non lo sapevo. L’ho scoperto studiando per questo libro. Naturalmente oltre a essere madre sono anche una trentaseienne, che ha alle spalle il suo percorso e la sua storia. Lavoro come autrice televisiva e, se mi si chiede cosa ha cambiato quel mondo fatto di immagine e di colori (secondo alcuni sbiaditi) che è la televisione, sono costretta a rispondere, mio malgrado, il Grande fratello. I reality sono l’acme della televisione trash e nello stesso tempo l’istantanea di una realtà che si specchia nei volti dei concorrenti della casa di Cinecittà.
E a chi obietta che il Grande fratello non è nulla rispetto ad altri reality di ultima generazione – c’è quello in cui ci si conosce nel buio di una dark room, accarezzandosi e annusandosi; l’altro in cui si segue da spettatori la dieta di un gruppo di ciccione
americane, sogghignando e compiacendosi che, seppur un po’ in sovrappeso e con qualche centimetro di cellulite di troppo, non arriveremo mai a quel livello; e l’ultimo in ordine di tempo, tutto italiano, in cui i protagonisti sono un gruppo di tamarri: sì, i coatti, quei personaggi sopra le righe che acquistavano dignità solo nei film di Carlo Verdone, e che ora sono vip ricercati e strapagati – rispondo che è vero, al peggio non c’è mai fine. Ma il primo e inimitabile, quello da cui tutto ha avuto origine e quindi a cui spetta quantomeno il riconoscimento morale è il gf. Ma torniamo ai tamarri: cosa si scopre seguendo dieci tamarri (tipologia di ragazzi e ragazze che fanno del loro essere coatti un punto di forza e motivo di orgoglio) in giro per l’Italia, tra discoteche, serate e quant’altro? I protagonisti di Tamarreide sono veri
o sono maschere? Sono così anche nella vita privata? È questo il grande mistero, a cui non è dato rispondere. Chissà se dalla messa in onda della prima puntata sono aumentati i tamarri d’Italia… Sarebbe un interessante sondaggio: chi appare in tv sdogana i comportamenti di cui fino a poco tempo prima ci si vergognava?
Da coerente bambina degli anni Ottanta sono cresciuta a pane e cartoni animati. La cultura giapponese letta attraverso la lente dei manga ha condito i miei pomeriggi. E che stupore scoprire che oggi i bambini impazziscono per due saghe tutte italiane: i Gormiti e le Winx. Ma sono sempre fedeli alla Nutella. Nelle mie voci ritornano, random, dati economici: quanto fatturano il signor Consumi e il signor Straffi, babbi rispettivamente dei mostri buoni Gormiti e delle fatine Winx, o il signor Ferrero, l’uomo italiano più ricco tra i ricchi del mondo? Anche questo è sintomo dei tempi: la potenza di un’idea è rappresentata dal successo e, nel mondo dei consumi, dal guadagno che se ne ricava.
Se vi capiterà di sfogliare questo libro, non stupitevi di trovare tanti riferimenti alla cultura greca antica: parafrasando l’Ich bin ein Berliner di Kennedy pronunciato dalla Rudolph Wilde Platz di Berlino, posso affermare: «Io sono greca». Lo sono come lo siamo tutti noi occidentali, e lo sono un po’ di più perché il fascino di quegli studi mi ha portato a laurearmi in grammatica greca. E allora per me i poemi di Omero riassumono la summa dell’essenza dell’uomo, la filosofia ha il triplice volto di Socrate, Platone e Aristotele, la democrazia ha la sua prima testimonianza in una tragedia di Euripide e giù di lì, fino al mito di Prometeo e la nascita del fuoco.
Cosa ci fanno i Beatles gomito a gomito con Giordano Bruno, Omero e Obama? Dal nostro punto di vista, tutti loro hanno rivoluzionato il modo di essere uomo. I Beatles hanno creato un nuovo giovane, attento al sociale, pacifista e che si batte per gli ideali in cui crede. Come il Sessantotto, l’anno eterno
, come lo chiama Walter Siti, la band di Liverpool ha creato una coscienza civile e sociale che prima non esisteva. E non sarà un caso che Imagine di John Lennon sia stata votata come la canzone migliore del secolo passato. C’è chi la legge come un inno pacifista, chi come un’accusa al capitalismo. Come una poesia, è aperta a molte interpretazioni.
Naturalmente, analizzando le svolte epocali degli ultimi anni non poteva mancare l’uomo dello Yes, we can
. Barack Obama è stato l’immagine di un altro Occidente, che si contrapponeva al vecchio, che doveva fronteggiare la Cindia, Cina e India, è stato la rivalsa delle minoranze, la strategia politica del positivo. Ma dopo di lui l’America ha scelto Donald Trump, l’uomo e il politico ai suoi antipodi…
Cosa ha cambiato il mondo dei più giovani? Per prima cosa il viaggiare. Se per i nostri padri era un’avventura uscire dai confini regionali, per gli adolescenti di oggi l’Europa è sinonimo di casa. Si esce dall’Italia per studiare (con il progetto erasmus) o per conoscere il mondo: con il vecchio ma intramontabile InterRail si viaggia in treno per Eurolandia e con i voli low cost il pianeta è a misura di portafogli. E se la moneta è la stessa, ci si sente ancora più a casa. Qualcuno che ha varcato i confini, all’estero ci è rimasto ed è diventato il fiore all’occhiello delle università straniere: sono i cervelli in fuga, la meglio gioventù
che ci osserva da lontano.
E poi c’è la tecnologia: connessi sempre e ovunque, navigando tra milioni di siti web, con la playlist della vita sempre in tasca. Homo technologicus sum.
Ma la vera rivoluzione sono i social network. Facebook è una voce che sta perfettamente a suo agio tra le idee che hanno cambiato il mondo degli adolescenti, rappresenta il totem della nuova concezione di amicizia, quella virtuale, ma forse tra qualche anno potremmo spostarlo nel capitolo idee che hanno cambiato il modo di pensare
: insieme alla filosofia, alla psicanalisi, alla Divina Commedia e alla democrazia. Condividere tutto: foto, vita, pensieri. Mostrare agli altri la rappresentazione di noi stessi: belli, efficienti e perfetti. Soprattutto vincenti. Già oggi sono molte le conseguenze di questo sdoppiamento tra reale e virtuale, soprattutto tra i più giovani e i più fragili.
Naturalmente uno spazio importante hanno le idee scientifiche. Mi si perdoni le tante mancanze, ma ho selezionato le più importanti nei diversi settori: l’Aspirina, manna per tutti i mali, i vaccini, gli antibiotici, ma anche la clonazione, la fecondazione assistita e l’eutanasia. Proprio nella voce eutanasia
ho raccontato di una casa in Svizzera, a Forch, vicino Zurigo, dove chi è affetto da patologie incurabili, con un supporto medico e psicologico, può scegliere di morire con il suicidio assistito. Quel luogo l’ho visto con i miei occhi, grazie al mio lavoro di giornalista. E approfitto di questa introduzione per ricordare chi ho conosciuto in quella casa, un uomo che ha ribadito il suo attaccamento alla vita e la sua voglia di vivere con dignità. E quindi, nel suo caso, ha scelto di morire.
Il resto lo leggerete da soli: dalle idee che hanno cambiato la sessualità a quelle che hanno peggiorato il mondo in cui viviamo, da quelle che hanno migliorato il lavoro a quelle sportive. Per quanto riguarda lo sport, cito solo due personaggi, che hanno personalità da rockstar e milioni di fan nel mondo e che, se avessi avuto coraggio, avrebbero avuto un capitolo tutto per loro tra coloro che hanno cambiato il mondo, in generale: Maradona venerato come un dio (la riscossa di Napoli, l’altra faccia di san Gennaro) e Valentino Rossi, il genio italiano che ci rende orgogliosi… anche se perde. Quel capitolo non c’è e Dieguito e Valentino si dovranno accontentare del loro posticino tra le idee che hanno cambiato lo sport.
Insomma ho cercato, dal mio punto di vista, di tirare fuori 101 voci che hanno cambiato il mondo di oggi e di raccontarle con notizie e aneddoti poco conosciuti. Le fonti di questo libro sono molte: da testi di varia natura (dalla Politica di Aristotele, edizione Laterza, a Passione Nutella di Clara Vada Padovani, Giunti editore), ad articoli di giornali, italiani e stranieri, da siti web alla televisione e al cinema. Qualche rimpianto? Un paio di voci alle quali avrei voluto trovare un posto, ma limando di qua e limando di là sono state cestinate.
Da una parte, nell’anno dei festeggiamenti dei centocinquant’anni di unità d’Italia, l’uomo che l’ha fatta, l’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi. Dall’altra un nuovo modo di intendere il rapporto tra uomo e donna, due parole che in pochi mesi sono diventate un luogo comune sull’Italia, insieme a pizza, mafia e mandolino: bunga bunga. Per Giuseppe Garibaldi avrei iniziato così:
Vi siete mai chiesti perché i monumenti di Garibaldi hanno spesso la testa girata a guardare un orizzonte lontano? Perché in tutto il mondo le statue di Garibaldi guardano Roma, la città che non riuscì a conquistare. Giuseppe Garibaldi è un eroe internazionale. Ha il carisma di Che Guevara e in molti paesi, vicino all’eroe con il basco e il sigaro, campeggia il più attempato barbuto con la camicia rossa. È un simbolo di rivoluzione e libertà. Daniel Radcliffe, l’attore che dà il volto al maghetto con gli occhiali Harry Potter, è un suo grande estimatore e all’esame di maturità ha discusso una tesina su Garibaldi e il Risorgimento italiano. In Venezuela è venerato come il libertador e il presidente Chavez ne fa l’asse portante del proprio mosaico ideologico. Nel mondo virtuale di Second Life l’avatar di Garibaldi è uno tra i più famosi, e a causa di una rissa dovuta all’entusiasmo provocato dal suo arrivo si è temuto per la sua incolumità…
Per il bunga bunga, senza entrare nei risvolti politici, ma ricostruendo la genesi dell’italianissimo caso, il mio incipit poteva essere:
La democrazia in Italia si declina a suon di bunga bunga. In principio fu una barzelletta: era il maggio del 2009 e i giornali aprivano sugli intrecci tra gossip e politica, su Silvio Berlusconi e una festa a Casoria, e su una ragazza appena diciottenne, Noemi Letizia, che lo chiamava con molta confidenza Papi
. Poi un anno e mezzo dopo, nell’estate del 2010, la stessa parola, esotica e onomatopeica, entrava negli atti della Procura di Milano. A pronunciarla era un’altra ragazza, ancora diciassettenne, Karima Rashida El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori.
Non ha nulla a che fare con il Tuca Tuca, quello che aveva inventato Raffaella Carrà. E nemmeno con il bunga bankai, il fiore indonesiano più grande del mondo. Il bunga bunga riporta all’Africa, a situazioni da harem. Ma non solo. All’ufficio brevetti, il marchio bunga bunga impazza: tubi metallici, coperte da letto, un night club (Bunga bunga cavalier), un tonico per la stanchezza fisica e mentale, due linee di abbigliamento (Bunga bunga generation e Bunga bunga people). Non hanno registrato il marchio i fratelli Mannoni per lo slogan del loro caseificio: Pecorino bunga bunga – Tutto gusto. Tutto piacere
. E neanche Andy Casanova, il regista hard che in quattro e quattr’otto ha girato il film Bunga bunga presidente. Nei panni del premier Rocco Siffredi…
Peccato. Sarà per il prossimo libro…
Le idee che hanno cambiato il modo di essere bambini
1. Asilo: un ottimo investimento per il futuro
C’è chi impasta il pane, chi fa le prove per uno spettacolo teatrale, chi ascolta la musica, chi si scambia messaggi d’amore e di amicizia. L’unico dovere, per tutti, è partecipare all’assemblea della mattina per dividersi il lavoro e le responsabilità della giornata. Quale luogo stiamo descrivendo? Una comune? Un esperimento di autogestione? No, un asilo e i suoi frequentatori: bambini che hanno dai tre mesi fino ai cinque anni di età. Un asilo particolare, però. Il migliore del mondo, secondo la rivista newyorchese «Newsweek»: quello che segue il metodo di Reggio Emilia. Ogni anno migliaia di pedagogisti, psicologi e maestri arrivano da tutto il mondo nel capoluogo emiliano per studiare la filosofia della scuola d’infanzia creata da Loris Malaguzzi negli anni Sessanta. Il bambino al centro del mondo e lo stimolo della curiosità sono i punti fondamentali della tesi di Malaguzzi. Fin dalla più tenera età i bambini sono lasciati liberi di ragionare, inventare, decidere. Gli insegnanti ascoltano, collaborano, documentano, ma non intervengono mai nelle decisioni. Anche i genitori hanno un ruolo importante: partecipano alla gestione dell’asilo, ma lasciando ai bambini il loro spazio. Alla base degli asili ci sono gli atelier, veri laboratori dove fin dai primi mesi di vita i bambini conoscono la musica, il teatro, i suoni di altre lingue. Un mondo da favola, a misura di bimbo, l’ultima frontiera di un percorso di attenzione verso i più piccoli iniziato nel 1837, quando nacque il primo Kindergarten. A fondarlo, in Germania, era stato Friedrich Froebel, un maestro che intuì come il gioco potesse diventare strumento per crescere, imparare a socializzare e a rapportarsi con gli altri. Un’idea fondamentale per i piccoli, ma anche per le mamme. L’asilo nido permetteva alle donne di tornare a lavorare e non essere costrette a rimanere a casa dopo la nascita dei figli. Oggi le aziende dove i dipendenti lavorano meglio e con maggior profitto sono quelle in cui il lavoro delle donne è meglio tutelato: Google, Apple, Microsoft, per citare le grandi multinazionali, ma anche Benetton e Geox in Italia. Le società woman-friendly tra i servizi offrono asili e scuole all’interno della sede, tutti gratuiti per i figli delle dipendenti.
In Italia solo il 12% dei bambini trova posto negli asili nido comunali. Gli altri vengono affidati a tate, asili privati (pochi e molto cari) e alla rete familiare, i nonni in prima linea. Secondo le percentuali che emergono dal volume dell’isfol Occupazione e maternità: modelli territoriali e forme di compatibilità, il 37% delle donne che lavorano fa figli solo se ha alle spalle nonni per l’accudimento. Detto questo, qualcuno potrebbe obiettare: perché allora non inserire i nonni tra le 101 idee che hanno cambiato il mondo (o quantomeno l’Italia), o addirittura non spostare questa voce tra quelle che hanno influito sul modo di vivere delle donne più che dei bambini? Entrambe osservazioni giuste. I nonni sono fondamentali,