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Ghiaccio sulle ali
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E-book96 pagine44 minuti

Ghiaccio sulle ali

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Info su questo ebook

In questo racconto la velocità, la passione e la lotta si rincorrono senza tregua. Dalla Côte d’Azur ai freddi cieli di Finlandia, dal lago di Garda alla steppa russa, tutti guardano il cielo. Tutti alzano gli occhi per i funamboli della velocità, tutti ammirano gli assi con la croce azzurra. Tutti temono l’arrivo dei russi. Quindi ogni cosa scorre prevedibile fino a quando interviene l’effetto farfalla e le carte si mescolano. Il risultato non è più scontato, e il finale resta aperto.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita4 mar 2021
ISBN9788833668208
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    Anteprima del libro

    Ghiaccio sulle ali - SteGat

    (Legge 633/1941).

    CAPITOLO UNO

    CLOCHE SULL’ACQUA

    I GALLEGGIANTI DEI PROIETTILI VOLANTI fendevano l’acqua piatta del lago, sembravano lame affilate che tagliavano il burro. Era il 1934 e si era a Desenzano, sulle sponde del lago di Garda, o se preferite, visto il periodo, nel XII° anno dell’era fascista.

    La folla era attonita e, sempre più numerosa, seguiva le competizioni in giro per il mondo da una decina d’anni. Era la Formula Uno degli idrovolanti, il circo dei funamboli pazzi.

    Tutto era nato per caso nel lontano 1913 all’Hotel de Paris di Monte Carlo, in Costa Azzurra.

    Lì il francese Jacques Schneider aveva inventato questo prestigioso trofeo dedicato allo sviluppo e promozione dell’aeronautica navale¹.

    Schneider era un ingegnere e pilota. Proveniva da una famiglia che aveva fatto fortuna con la costruzione e la vendita di armi.

    Lui era un tipo gaudente, scavezzacollo e donnaiolo. Durante una festa sulla Côte, bevuti fiumi di champagne, in compagnia del principe Grimaldi propose la istituzione della gara, sia per dar lustro al Principato sia per evidente megalomania.

    Comunque sia, oltre alla prestigiosa coppa c’era in palio una borsa da venticinquemila franchi d’oro.

    Il premio sarebbe stato assegnato al club e al Paese di appartenenza che avesse vinto tre edizioni su una sequenza di cinque competizioni.

    Oggi ripercorriamo le tappe di questa eroica storia, soprattutto attraverso il lato umano di piloti e ingegneri che si sono cimentati nel disegno, nello sviluppo e nel collaudo dei veloci idrovolanti, realizzando aeroplani divenuti famosi e utilizzati in diversi contesti.

    Vediamo quindi di scoprire chi e come, revocando la cronologia di alcune annate importanti.

    Come dicevamo, tutto inizia nel 1913 quando vinsero i francesi e si affermò la figura dell’asso Roland Garros. Il nome è forse più noto agli amanti del tennis, che ricordano di certo il torneo che si tiene ancora oggi a Parigi; in realtà questi fu un grande e temerario pilota della Prima guerra mondiale, ed è noto fra gli amanti

    del volo perché fu il primo che fece efficace uso di una mitragliatrice che sparava attraverso l’elica del suo Morane Saulnier. Non era ancora stata progettata la sincronizzazione, ma l’elica era protetta da deflettori d’acciaio. Quando Garros fu costretto ad atterrare in territorio nemico, i tecnici della Fokker, basandosi sul meccanismo catturato, costruirono una mitragliatrice sincronizzata.

    L’anno dopo eccoci nel Principato di Monaco, dove prevalse lo scozzese Sopwith.

    Egli fondò un’azienda che produsse ben diciottomila aerei tra il 1914 e il 1918: un numero notevole per le capacità industriali dell’epoca.

    Velivoli militari, quindi, ma sdrammatizziamo ricordando il Sopwith Camel, l’invincibile biplano del bracchetto Snoopy.

    Immagine1

    Francobollo USA che ricorda la morte nel 2000 del

    disegnatore C. M. Schulz creatore delle strisce PEANUTS

    Con Sopwith entrò successivamente in società tal Hawker, che disegnò il famoso caccia inglese Hawker Hurricane: produzione mista in metallo, legno e tela.

    L’aereo divenne il terribile avversario dei caccia italiani su Malta e in Nord Africa e fu fra i protagonisti della battaglia di Inghilterra combattuta contro i tedeschi nel 1940.

    Un velivolo mitico, passato giustamente alla storia.

    Immagine14

    Successivamente, siamo nel 1919 a Bournemouth, si sarebbe imposta l’Italia con il Savoia S12, ma per vari e assurdi cavilli la gara fu dichiarata nulla.

    L’anno successivo a Venezia ci fu la meritata e giusta rivincita, e l’Italia si affermò senza alcuna contestazione prima con il Savoia S13 e l’anno dopo con il Macchi M7.

    Eravamo quindi a un passo dalla conquista della coppa, ma a Napoli nel ’22 gli inglesi ci rovinarono la festa vincendo con un

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