Il clarinetto nella musica pop-rock
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Anteprima del libro
Il clarinetto nella musica pop-rock - Gianluca Campagnolo
Introduzione
L’approccio all’origine e alle caratteristiche di questo genere musicale dovrebbe avvenire già durante gli anni di studio, durante gli anni di conservatorio, dove invece si tende a privilegiare maggiormente un repertorio di tradizione. È indispensabile invece scardinare la consuetudine, purtroppo molto diffusa tra coloro che studiano musica, di dedicarsi solo ed esclusivamente a un determinato genere, a un solo linguaggio musicale.
L’idea che ha dato vita a questo libro è principalmente quella di offrire agli studenti, ai professionisti che operano in vari settori e agli appassionati, qualche informazione utile sulle musiche pop-rock per clarinetto.
Oggi nessun clarinettista dovrebbe ignorare la musica pop-rock, la musica da film, la musica klezmer o il jazz perchè il suo profilo professionale – nell’ottica di una formazione globale e soprattutto aggiornata – sarebbe povero e limitante.
Spero che la lettura, lo studio e la pratica delle musiche qui presentate aprano l’accesso a un ampio ventaglio professionale e quindi aiutino a formare clarinettisti completi. Inoltre spero di contribuire e di stimolare quella didattica che già dalla fine del XX secolo e l’inizio del XXI si sta trasformando profondamente e cioè affiancare sempre al curriculo classico anche linguaggi e stili diversi.
Quanto dovrà aspettare lo studente di clarinetto che si avvia agli studi, prima di poter leggere partiture pop-rock dei Beatles, dei Supertramp, di Patti Smith, dei Radiohead, di Billy Joel o di Sting piuttosto che unicamente ai pur importanti Weber, Mozart, Schumann e Stravinski?
CAPITOLO 1
MUSICA POP-ROCK
1.1 Origine e storia del rock
Il termine rock indica generalmente un tipo di musica che si è sviluppato dall’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso negli Stati Uniti e in Inghilterra, esprimendosi via via in forme diverse (beat, pop, folk-rock, hard rock, punk, heavy metal, ecc.).
Il più diretto antenato del rock è il rock’n’roll, un tipo di musica nata negli USA agli inizi degli anni Cinquanta come derivazione del rhythm and blues, una musica di origine popolare afro-americana, da cui il rock’n’roll derivò la base molto ritmata, trascinante e adatta per ballare.
Fu però il boogie-woogie, uno stile jazzistico diffusosi intorno agli anni Trenta, che ha preparato la strada per il successo del rock’n’roll con il brano In the mood, composto nel 1939 da Joe Garland, sassofonista di Louis Armstrong.
Al suo apparire il rock’n’roll fece scandalo, e ciò per vari motivi: le sue origini nere (i pregiudizi razziali nei confronti degli afroamericani erano ancora molto forti); il ballo sfrenato che lo accompagnava; l’incontro con una generazione di giovani, il più delle volte malvisti dai genitori, che del rock’n’roll fecero un simbolo che andava ben oltre l’aspetto musicale.
Proprio grazie alla sua carica rivoluzionaria la diffusione del rock’n’roll fu inarrestabile e l’industria discografica, non potendo ostacolarla, cominciò a inserire il rock’n’roll nel proprio giro d’affari, privilegiando inizialmente gli artisti bianchi nei confronti dei neri. Rappresentante tipico di questa prima fase fu Elvis Presley (1935-1977): dopo i primi dischi, che parvero una vera e propria provocazione, Presley trovò il successo commerciale, facendo accettare questa nuovo genere anche ai benpensanti, sia nel mondo musicale (per ben 14 volte consecutive un suo disco vendette più di un milione di copie) che nel cinema, interpretando a Hollywood 35 film, le cui esili trame il più delle volte erano solo un pretesto per permettere a Elvis di cantare i suoi successi. Il cinema, d’altronde, contribuì molto alla diffusione del rock: fu proprio un film del 1955, Blackbord Jungle a consacrare il primo successo della musica rock: Rock around the clock.
Prima di Elvis Presley, altri cantanti avevano inciso questo brano: fra questi un cantante bianco che, in anticipo sullo stesso Elvis, aveva intuito la fortuna del rock’n’roll: Bill Haley (1925-1981), capogruppo del complesso The Comets.
Ispirandosi al rhythm and blues e al rock’n’roll, la musica beat invase il mondo, nel 1962, con Love me do, il primo successo dei Beatles. Essi divennero subito un mito per i giovani di tutto il mondo e il simbolo per eccellenza della musica beat. In realtà i Beatles, all’inizio, erano esecutori come tanti altri e dei compositori non molto originali. Le loro prime canzoni erano molto semplici sul piano musicale mentre alcuni testi erano persino banali e piacevano in particolare agli adolescenti. Col tempo, però, la situazione si evolse e, paradossalmente, i Beatles produssero le cose migliori dal 1967, quando smisero di esibirsi nei concerti, al 1970, anno in cui il gruppo si sciolse: le loro musiche divennero più elaborate con l’inserimento di strumenti come le tastiere, i fiati (quindi anche i clarinetti) e talvolta vere e proprie orchestre di supporto: contemporaneamente anche i testi divennero più raffinati e impegnati.
Sulla scia dei Beatles centinaia di complessi cominciarono a produrre musica beat e rock. Ne citiamo alcuni: i Rolling Stones di Mick Jagger, gli Animals di Eric Burdon (uno fra i migliori cantanti di quella generazione), gli Who, gli Yardbirds, il cui chitarrista Eric Clapton iniziò il mito dello strumento principale del beat, la chitarra elettrica.
Agli inizi degli anni Settanta alcuni fra i migliori complessi inglesi si indirizzarono verso una musica attenta al jazz e alla musica colta, dando vita al cosiddetto rock progressivo: fra questi i Genesis, i Pink Floyd, i King Crimson, David Bowie. Fenomeni successivi, come il punk, l’heavy metal, l’hard rock sono più difficili da giudicare, in quanto legati spesso a mode di breve durata; molti gruppi musicali, inoltre, specialmente dagli anni Ottanta in poi, hanno legato la loro fama ai grandi investimenti pubblicitari delle multinazionali del disco, piuttosto che al loro effettivo talento.
La risposta americana all’invasione del beat inglese non si fece attendere, pur articolandosi in forme molto diverse. Nell’ambito della canzone di protesta
si formò uno degli artisti più importanti della musica rock: Bob Dylan; nel 1965 egli introdusse nelle sue canzoni gli strumenti elettrici, con grandi polemiche fra i suoi ammiratori. Complessi come i Beach Boys e i Doors si avvicinarono al beat inglese pur senza esserne semplici imitatori; altri, come i Jefferson Airplane, furono fra i protagonisti del sound di San Francisco, legato alla breve stagione degli hippies; grandi solisti come il chitarrista Jimi Hendrix sono entrati nella leggenda del rock.
Se a distanza di anni è possibile fare un bilancio sommario degli inizi del rock, è invece più difficile giudicare gli artisti contemporanei: sempre restando negli Stati Uniti ricordiamo Bruce Springsteen, forse l’ultimo esponente di un rock tradizionale, grintoso e pieno di energia.
Oggi la musica rock ha riscoperto la sua funzione originaria di musica per ballare: sotto la grande influenza della dance music di origine nera, verso la fine degli anni Settanta si è avuta l’esplosione della musica da discoteca, con sonorità elettroniche fortemente ritmate.
Sempre più importante è diventato il ruolo del personaggio, del divo musicale, tanto che oggi l’industria musicale lancia continuamente nuovi cantanti, curandone nei minimi dettagli l’immagine (abbigliamento, trucco, pettinatura: il look) a volte lasciando in secondo piano l’aspetto più propriamente musicale.
Fortemente condizionato dal mercato del disco, il rock è un fenomeno da valutare sempre con una duplice ottica: quella musicale, ma anche quella di costume e di consumo.
Cerchiamo di riassumere schematicamente quali sono le caratteristiche fondamentali della musica rock: ritmo predominante, scandito incessantemente dalle percussioni e con accenti molto marcati (beat); disegno melodico spezzettato, irregolare, e con brevi frasi che ritornano più volte (riff); giro armonico molto simile a quello blues; timbri spesso caratterizzati da manipolazioni elettriche ed elettroniche dei suoni; intensità generalmente forte, ottenuta con l’amplificazione tramite altoparlanti e casse acustiche; voce a volte dolce e a volte aggressiva, gridata, urlata o lamentosa.
Talvolta il canto si avvicina al parlato: un esempio di canto parlato
è il rap, un genere musicale originario degli afroamericani e oggi molto diffuso anche in Europa.
In molti casi il cantante, oltre che interprete del brano, è anche autore della musica o delle parole: in tal caso viene chiamato cantautore. I moderni cantautori si sono costruiti in gran parte sul modello degli chansonniers francesi o dei folk singers dei paesi anglosassoni.