Conversazione in Sicilia
Conversazione in Sicilia
Conversazione in Sicilia
" Pioveva intanto e passavano i giorni, i mesi, e io avevo le scarpe rotte, l'acqua che mi entrava nelle
scarpe, e non vi era pi altro che questo: pioggia, massacri sui manifesti dei giornali, e acqua nelle
mie scarpe rotte, muti amici, la vita in me come un sordo sogno, e non speranza, quiete". Per
Silvestro, il protagonista del romanzo, viaggiare non solo un'occasione per registrare nuove
sensazioni, ma il tramite per recuperare una dimensione umana ovvero per recuperare la propria
identit. Sempre il viaggio esprime il percorso esistenziale di chi ricerca una dimensione piena e
consapevole della vita, linquietudine e linsoddisfazione di fronte alla banalit e alla sicurezza del
quotidiano. Affrontare il viaggio significa accettare il rischio di incontri casuali e fortuiti, difficolt
e incognite che consentono alluomo di mettersi alla prova, di maturare e di acquisire maggiore
consapevolezza di s e conoscenza del mondo. Il viaggio che il protagonista intraprende un
viaggio contrario rispetto a quello compiuto dalla maggior parte degli uomini a met 900: non dalle
terre di confine, la Sicilia, ai luoghi in cui era maggiormente possibile trovare lavoro, ma un viaggio
che viene intrapreso per dare un senso alla sua sensazione di inadeguatezza in una terra che non gli
appartiene. Viaggio che non solo fisico, ma anche intimo ed interiore, caratterizzato da un
profondo desiderio di un luogo familiare in cui la sua insicurezza si senta colmata dai ricordi di
un'infanzia che forse lo completa. Il protagonista anagraficamente giunto alla maturit, ma si
accorge di essere diventato un uomo che non presta attenzione a ci che lo circonda e di essersi
abbandonato ad una realt che lo priva di ci che stato e che . Il viaggio dunque non un
semplice spostamento nello spazio, ma tende a diventare unavventura dello spirito che, a contatto
con esperienze diverse, modifica profondamente se stesso. Lo spazio dunque si identifica con il
tempo e permette a Silvestro di compiere fino in fondo questo percorso iniziatico. Esso racchiude
in s la dialettica tra la fedelt alle radici della terra natale, della patria, della societ in cui si vive e
la scommessa della ricerca. al tempo stesso rischio di perdita ma anche promessa di conquista e in
questa ambivalenza risiede il suo fascino. Limmagine che lautore usa per descrivere
lavanzamento nel percorso che il suo protagonista compie nel romanzo si trova al cap. 25. Quando
infatti entra nella casa della vedova del paese non vede nulla di ci che lo circonda, ma non perch
non si possa vedere, ma perch lui non ne in grado. Man mano che si addentra in essa riesce a
vedere sempre meglio perch impara a leggere la realt che gli sta attorno. Quello che il giovane
uomo deve compiere una catabasi (dormire profondo sottoterra), che deve avvenire nella sua
mente. Si giunge cos ad un punto cruciale, dopo la presa di coscienza della propria condizione
occorre compiere unanalisi interiore: non basta tornare al paese di origine, ma bisogna superare i
propri problemi per acquistare consapevolezza di s. Alla catabasi deve poi seguire unanabasi, una
risalita.
Lautore non solo fa compiere al lettore insieme a Silvestro un viaggio nel passato, ma anche nella
realt storica in cui vive. In paese infatti il protagonista incontra 3 uomini che posso essere presi
come stereotipi di 3 differenti tipologie di uomini :
CALOGERO rappresenta lideologia rivoluzionaria, colui che vuole intervenire con le
armi per raggiungere finalmente la libert.
EZECHIELE rappresenta coloro che pensano di poter cambiare le cosesolo con gli ideali
e le belle parole. Egli infatti tiene la memoria.
PORFIRIO rappresenta la visione cattolica, secondo la quale esiste una speranza per la
salvezza. La Chiesa d dei valori sui quali la legge poi pu basarsi.
Lavoro eseguito da : Massimiliano Celario, Sara Beretta, Simone Oldani, Andrea Rizzonelli,
Giorgia Turri
di montagne, e alle fermate, gi in una conca, quattro luci, cinque luci, i paesi.--).
Quanto di pi il periodo assume ampiezze di descrizioni ed elementi, tanto pi sensibile lo sforzo
di coordinamento paratattico, sia per asindeto sia per polisindeto; con utilizzo di frasi brevi.
Dove poi si riscontra l'utilizzo dell'ipotassi a semplificarne la complessit c' il richiamo al soggetto
dell'azione verbale: singolare la sovrapposizione tra i personaggi del padre e del marito che si
viene a formare quando parla Concezione con il figlio: E io: allora era il nonno che ballava.
E mia madre: anche tuo padre ballava. Col grammofono e tutte quelle donne che mi portava in
casa... Ballava fin troppo. Avrebbe voluto ballare ogni sera. E quando io non avevo voluto andare a
qualche riunione d'una casa cantoniera troppo lontana, mi guardava come se gli avessi tolto un anno
di vita. Ma noi si voleva sempre andare alle feste dove andava lui...
Lui chi?- dissi io.- Il babbo o il nonno?
E mia madre: Il nonno, il nonno... (pag. 207 cap.XVI).
Un altro grandioso espediente narrativo (analisi condotta nella prefazione dell'opera nell'edizione
Einaudi) consiste nel ricorso a sintagmi attributivi o appositivi che danno un carattere quasi nervoso
alla narrazione (che deriva direttamente dall'animo del autore) come per esempio: Pensai Sicilia,
montagne in essa (pag.135 cap.II); In piedi sull'alto ponte, quell'altipiano, mi riconobbi di nuovo
ragazzo (pag.138 cap.III); il trenino entrava, piccoli vagoni verdi,in una gola di roccia e poi nella
selva dei fichidindia (pag.173 cap.IX).
In sostanza la sintassi che usa Vittorini una sintassi che capace di captare l'insorgere delle
immagini dando loro immediatezza e descrivendole con un tratto psicologico soggettivo.
Nei dialoghi invece prevale una sintassi divisa con stacchi netti: il periodo tende ad essere breve.
L'io narrante vuole dare un impronta di autenticit nei dialoghi con i suoi interlocutori e ribadisce la
paternit delle singole battute continuamente con i verbi disse, dissi, esclam, domandai.
Ogni personaggio viene individuato dal modo in cui utilizza in modo personale il patrimonio
linguistico comune; seppur in alcuni casi sembra ad una prima occhiata che alcuni dialoghi si
basino quasi su una forma personalizzata (ossia che il linguaggio sia proprio del singolo
personaggio) in realt non cos poich tutti i personaggi hanno la volont di capire e di farsi capire
e di far comprendere il loro stato d'animo (esempio pag. 278 cap.XXXIII E l'arrotino: Questo lo
domando sempre loro. Che mi date da arrotare? Non mi date spada? Non mi date un cannone? E li
guardo in faccia, negli occhi, vedo che quanto mi danno non pu chiamarsi nemmeno chiodo.); in
questo passo l'arrotino cerca di far comprendere la sua soluzione per vendicare il mondo offeso:
una rivoluzione condotta con le armi.
Il fervore ragionativo e sentimentale non deve compromettere la loro dignit di interlocutori infatti
l'autore utilizza per i dialoghi un periodare stringato, asciutto, che tiene a bada i problemi della
troppo spontaneit che porterebbero a una divagazione di pensiero.
Particolare che si nota sia nella narrazione sia nel dialogo sono le ripetizioni che assumono quasi
carattere formulare: sia il narratore sia i personaggi narranti appaiono spinti da una volont di
ripetere che li induce a martellare persistentemente il lettore per affermare sempre di pi le
inquietudini da cui sono oppressi.
A derivarne un effetto di ridondanza semantica che enfatizza la portata degli enunciati,
proiettandoli fuori dalla contingenza immediata, in un cielo di idee fisse, di psichismi a durata
interminabili (cit. di Vittorio Spinazzola).
Diventa quasi un linguaggio mitico, questo maggiormente lo si nota nelle frasi formulari che si
vengono a creare che porta il lettore da un tempo e uno spazio determinato, (o perlomeno
determinabile) ad uno spazio e un tempo indeterminato, dalla prossimit quasi del linguaggio di
cronaca, a un linguaggio di lontananza epica.
Una mediazione esplicita nel passaggio da tra realt e fantasia costituita dalla similitudine, spesso
in forma attenuata, introdotta da come un come se, una specie di: potei ricordare me e il treno
in un rapporto speciale come di dialogo, come se avessi parlato con lui, e un momento mi sentii
come se cercassi di ricordarmi le cose che lui mi aveva detto, come se pensassi al mondo nel modo
Lavoro svolto da: Andrea Casson, Matteo Parlavecchia, Clarissa Codegoni, Pietro Cambiaghi,
Antonio Amato
Ma avevo conosciuto luomo delle arance, Coi Baffi e Senza Baffi, il Gran Lombardo, il catanese, il
piccolo vecchio dalla voce di fuscello secco, il giovane malarico avvolto nello scialle, e mi parve
che non mi era forse indifferente essere a Siracusa o altrove. (Cap. VIII).
Molte interpretazioni letterarie propogono la visione del romanzo Conversazione in Sicilia,
pubblicato nel 1941, come un tentativo, ben mascherato, di Elio Vittorini di critica nei confronti
della politica Fascista, si presume che lautore nascose nei dialoghi e negli atteggiamenti dei
personaggi le sue reali intenzioni antifasciste, espediente usato per evitare di incorrere nella
censura del suo romanzo. Un esempio di critica mascherata alla Vittoriosa morte in guerra, che il
Fascismo esaltava, viene celata dietro ad una esigenza letteraria (una differenza di opinioni) tra il
protagonista Silvestro Ferrauto, il quale ha perso suo fratello Liborio in guerra e per lui un fatto
sconvolgente, e una donna (neanche chiamata per nome nel romanzo), la quale sostiene che per il
figlio di Concezione (madre di Silvestro) deve essere stato un onore essere morto per una causa
giusta, che lei descrive come onore per la Patria (in particolare qui si fa riferimento all
intervento fascista nella guerra civile Spagnola, situazione che vide lesercito dell asse contro gli
alleati e la fazione del Fronte Popolare, episodio storico nella quale persero la vita un numero
compreso tra 500.000 e 1.000.000 di vittime tra soldati e civili).
Il romanzo viene pubblicato per la prima volta a puntate sulla rivista ''Letteratura'' (giornale
trimestrale dallo stampo puramente letterario, nel quale si discuteva dei dibattiti aperti della cultura
europea, sul quale scrissero anche Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo e carlo Emilio Gadda )
dal 1938 al 1939. Il libro Conversazione in Sicilia venne pubblicato nel 1941 a Firenze con un altro
nome: Nome e Lagrime, Bompiani lo pubblica a Milano con il suo titolo originale, ma venne
sequestrato, comunque il libro continu a circolare clandestinamente e venne pubblicato
ufficialmente nel 1953.