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Poesia

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intifada Poesia araba contemporanea a cura di Mohammed Lamsuni

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Questa antologia si prefigge di mostrare, entro i confini angusti della sua composizione, i contributi della poesia araba ed il suo travaglio verso la modernit. Lansia di un rinnovamento del linguaggio accompagna la storia dellemancipazione nazionale e politica di ogni Paese e coincide con la ricerca di una identit che, divenuta collettiva, ha bisogno di estendersi allindividualit delle percezioni e, quindi, dei sentimenti e di ogni ricerca espressiva. Dopo il tramonto del colonialismo, che aveva imposto lo studio della lingua e della letteratura dei Paesi europei nel mondo arabo, e che aveva relegato la lingua araba a semplice strumento di comunicazione per le relazioni interpersonali nella vita privata, fu necessaria la sua rinascita. Per la poesia e per la letteratura, questo poteva realizzarsi in due modi, il primo conservativo, il secondo innovativo. Il primo puntava sulla restaurazione delle tradizioni linguistiche ed estetiche del passato, il secondo al loro superamento. Erano cio posizioni perfettamente speculari al pensiero sociale che sottintendevano opinioni antitetiche. I rivoluzionari opponevano alla restaurazione culturale la critica di quella cultura, la cui debolezza aveva prodotto i prodromi del suo stesso offuscamento; i conservatori non potevano opporre una critica di cui erano incapaci, perch la critica pu avere efficacia nel tempo se in grado di preparare nuovi sviluppi di pensiero. Questa antologia si propone di far conoscere lIntifada poetica, i protagonisti di un sovvertimento del modo stesso di concepire la poesia nel mondo arabo. Non difficile capire quale peso hanno le parole nei processi associativi della mente umana: la poesia, come ogni cosa, riconosciuta come tale sulla base di cognizioni formali che, nel suo caso, corrispondono al verso, allassonanza, alla consonanza, al metro, alla rima, alle immagini evocate ed alla loro concatenazione. Pu essere concepita anche come luogo tematico: manifestazione esclusiva di s e dei propri sentimenti che oscillano tra la gioia e il dolore, langoscia e il sentimento estatico. La critica ad una concezione cos radicata nel nostro immaginario collettivo destabilizza il senso della parola stessa; sembra che lintero castello di parole, che la lingua, sia minacciato dal vuoto di senso di una parola che, sfuggendo al consueto contesto, diventa ermetica, inaccessibile. LIntifada poetica ha costretto gli arabi a una riconsiderazione di ci che intendevano per poesia, a un ampliamento del senso della parola, che ha finito col corrispondere ad una maggiore libert tematica e a schemi metrici irregolari o del tutto dissolti. E necessario sgomberare il campo da ogni traintendimento. Il titolo di questa

poesia

antologia non si riferisce alle vicende politiche e militari mediorientali. Intifada significa letteralmente scuotimento, e ha come radice intafa-da, cio essere scosso, essere spolverato, scuotersi. Il tema di queste opere, come in tutta la poesia araba moderna e contemporanea, questo scuotimento, questo togliersi la polvere, questo svecchiamento di ogni struttura del linguaggio che vuole resistere ad ogni rinnovamento. Questo non esclude che il passato non debba essere rivisitato, che ogni tradizione letteraria non possa rinnovarsi, trovare interpreti nel presente. Il patrimonio letterario arabo conta 15 secoli di storia. La letteratura preislamica poetica e di tradizione orale. Il Corano il suo primo libro scritto La poesia ed il Corano Non gli abbiamo insegnato la poesia, non cosa che gli si addice; questa rivelazione non che un monito e un Corano chiarissimo (Cap. Yassin: 69). Ma cos la poesia per il Corano? Diranno (di Maometto): un poeta, aspettiamo che subisca qualche vicissitudine mortale (Cap. A n Nur: 30), oppure: Dissero: sono invece incubi confusi! O lui che li ha inventati. Non che un poeta! Ci mostri piuttosto un segno, come quelli che furono inviati agli antichi profeti (Cap. Al-Anbiya: 5), e ancora: E in quanto ai poeti, non vedi come errano in ogni valle e dicono cose che non fanno? (Cap. Ash-Shuara a: 226). Che cosa quindi non si addice a Maometto? Sicuramente la poesia intesa come oscurit (le contrapposto il monito e la chiarezza), il messaggio non conseguente allazione (le contrapposta la Legge divina e lobbedienza a Dio), lincubo confuso che fa pensare alle divinazioni di origine magica e agli enunciati sibillini di rituali antichi. Il Corano, anche se sfida i poeti a produrre qualcosa di simile a quel che abbiamo fatto scendere sul nostro servo... (Cap. Al-Baqara: 23), non sembra infatti riferirsi alla bellezza degli enunciati ma alla Verit, infatti aggiunge: ...chiamate altri testimoni allinfuori di Dio, se siete veritieri. Quindi, la testimonianza delle Verit che si addice a Maometto, e per questo il Corano non opera di poesia. Il poeta pu testimoniare il suo tempo, pu brancolare

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nelloscurit, pu errare invano, dare voce ai suoi incubi, pu vaticinare un futuro che non gli appartiene, pu anche mostrare la turbolenza delle passioni umane, ma non sar mai capace di Verit, potr solo avvicinarsi alla Verit, ma ad una verit soltanto umana. Il Corano interpreta la Verit come trascendenza e questa si negava ai poeti cortigiani, ai poeti negromanti, ai poeti della caducit, ai poeti visionari, ai poeti dellamore o dellebbrezza. Sono poeti dellimmanenza e del loro tempo. Lostilit del Corano nei confronti della poesia ha semmai affinit con quella di Platone, anche se nel filosofo greco non si oppone la somma verit alla poesia ma la piccola verit degli uomini che amano la sapienza. Se la poesia della Rivelazione somma sapienza, luomo a questa Rivelazione pu avvicinarsi con la nostalgia della canna per il Canneto, come scrisse il poeta mistico Gialalu AlDin Rumi, non con la ragione ma come unarpa toccata dal plettro. La poetica mistica islamica, dunque, ha gi nel tredicesimo secolo i germi da raccogliere per il rinnovamento della poesia araba e per il suo rinascimento, e questi germi sono anche pi antichi, precedono lIslam stesso, e da Rumi ad Adonis il passo breve: Se tu avessi attraversato i confini, qua e l, avresti visto coloro che aspirano alla luce, piegati come vestiti gettati sui gradini pi bassi, al buio, avresti sperato che loscurit non tornasse mai avresti strappato queste mappe, questi codici di navigazione, e avresti remato con me. Qual il mare di Adonis se non quello di Rumi, consegnato alla modernit? Errare senza meta, senza interpretazioni razionali, abbandonarsi al sentimento della natura perch la verit nella radice dellerba, nella visione. Ogni parte si riconosce nel tutto, alla Luce, ed piccola luce, parte delleternit. La poesia araba contemporanea Jacques Berque in Languages arabes du prsent, alludendo alla Rivoluzione francese, parl per primo del 14 luglio della poesia araba. Due poeti iracheni, la poetessa Nazik AlMalaika e il poeta Badr Shaker Assayyab, luna indipendentemente dallaltro, avevano inaugurato let del verso libero in lingua araba, aprendo la strada alla modernit (alhadatha). In arabo, il verso si chiama Bayt, che significa la casa/ la tenda. I due enfants terribles erano usciti dalla casa sradicando la porta dai cardini, scuotendo il mondo poetico arabo. La reazione fu violentissima ma la loro Intifada era gi stata accolta da gran parte della nuova generazione di poeti, e Nazik Al-Malaika fu la prima a porre le basi teoriche di una nuova poetica.

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Gli storici pongono questa Intifada poetica in correlazione con Annakba (il disastro), cio la spartizione della Palestina e la nascita dello stato di Israele. La scossa politica che si accompagn alla sconfitta militare araba del 1948 e allesodo dai territori occupati, produsse una successione di colpi di Stato in Siria (1949), in Egitto (1952), in Irak (1958), in Yemen (1962). LIntifada poetica fu una risposta logica: la poesia classica non rispondeva pi alle aspirazioni della nazione araba. Al manifesto di Nazik Al-Malaika segue ladesione di Abdelwahab Al-Bayyati, altro poeta iracheno, e la loro influenza si sposta in Siria, in Libano, in Egitto, per poi generalizzarsi allintero mondo arabo. Adonis, siriano, e Yussef Al-Khal, libanese, hanno guidato lIntifada verso la liberazione dalle gabbie tematiche che caratterizzavano la tradizione poetica araba: irrompono nella poesia di Adonis il sentimento del tempo, la volont che si oppone al destino pur mostrando le catene della determinazione umana, il dolore, lansia di una rivolta, il sentimento della parola che si unisce alla cognizione del tempo e dello spazio per divenire tempo-passione, spazio-passione, assedio entro i labirinti. Irrompe langoscia davanti allignoto e la nostalgia di appartenere alle cose che permangono oltre la breve fiamma dellesistenza. Adonis afferma ne La Gabbia che pazzia volgersi indietro perch quel che ora resta un cimitero dove alla libert si oppone la ferocia poliziesca e linfanzia sepolta viva come i resti che la sabbia mostra di unantica grandezza. Il poeta linnamorato seduto sulla rocca dellimpossibile che, come un bambino, si diverte a viaggiare nello spazio sulla groppa di una canna. Linfanzia e la natura, quindi, diventano oggetto di una testimonianza che si esprime in forma figurata, anche quando il poeta si mostra nascosto nei tronchi della palma e nella scrittura incisa sui datteri, sullo zenzero, sulle foglie dorate. La natura rivelazione, libro sacro dellesistenza. Cos il poeta ama la rugiada: scorre in rigagnoli incatenati da un ineffabile argine, aprendo le valigie del suo viaggio tra i rami degli alberi. LIntifada poetica anche rivolta contro le prescrizioni religiose intese come gabbia di costrizione e di dolore. Il misticismo pagano di Adonis ascesi naturalistica e cosmica, amore struggente per la vita, sentimento di appartenenza al mondo delle visioni. In Yussef Al-Khal, nella poesia Lultima cena presente invece il sentimento di una lacerazione profonda, prodotta dagli eventi che annunciano la morte di un dio. Il pane e il vino sono simboli che si svuotano del loro senso lasciando, tra chi attende il maestro, lo smarrimento ed il vuoto. Il dio che si sostituisce al dio morto non pi il dio della Parola ma il visitatore notturno che scardina la porta, annunciato dal vento che ha divelto le finestre. Il guardiano ha una spada di carta, non pu resistergli. Il giardino senza recinto. Eco di una disfatta, di una guerra che tutto ha travolto, sono le parole del poeta che libera i suoi versi dalla struttura classica per fissare i suoi occhi nel vuoto che si riempie invece di senso, perch un dio nuovo hanno annunciato i bombardamenti, un dio barbaro a cui solo pu opporsi una parola che non sia antica, non pi lamento ma foresta di gravidanza e di parto, che lesilio, il viaggio nello sconfinato mare dellesistenza.

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Non solo questo lIntifada della poesia araba. La riscossa anche donna, come abbiamo visto, e fu Al-Malaika a guidarla. Si unirono a lei Fadwa Tawkan e Al-Khadra AlJaiussi, e molte altre. Souad Al-Sabbah, principessa kuwaitiana in esilio fu perseguitata per la sua prima raccolta di poesie, Desiderio. Scrisse: Dicono: scrivere un grande peccato donna!... non scrivere!... davanti alle lettere, la preghiera illecita non avvicinarti... linchiostro della poesia veleno stai attenta, non bere ed eccomi... ho scritto tanto ho acceso in ogni stella un grande incendio Allah non mai stato furente con me n il Profeta si offeso... Dicono: il discorso privilegio degli uomini non innamorarti! la scrittura un mare con acque profonde non annegarti! ed eccomi... mi sono innamorata tanto ho nuotato tanto ho lottato contro tutti i mari e non sono annegata. Sono la puledra vagabonda che scrive con i suoi zoccoli linno delle libert sono il pugnale del mare azzurro che non riposer mai finch non avr ucciso la leggenda. Dallaltra parte del mondo arabo, in Marocco, Wafae El-Amrani le fa eco: Fuori della calma del quotidiano emigriamo nel concepimento delle cose inseguiamo il fulmine del senso ci adattiamo al suono strano vagabondo fraternizzando i tempi, visioni che trasformano le strade chiuse in onde

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rinnova le palme della scrittura! Questa la seconda faccia dellIntifada, non meno importante. Anche questa fa parte della storia del 14 luglio della poesia araba. Togliersi la polvere di dosso significa per le donne liberarsi dal peso di tradizioni millenarie, fraternizzare con i nuovi tempi, trasformare le strade chiuse in onde, rinnovarsi. La scrittura pu essere uno strumento di questa liberazione, un attraversamento delle acque della separazione tra uomo e donna: essere uniti nel viaggio dellesistenza. Dio uno, n femmina n maschio. Non ostile al poeta-donna. Le Sue leggi sono iscritte nel libro della natura. Tutto muta, anche il modo di intendere le cose e lo stesso Libro. La poesia, per sua stessa natura, scioglie i nessi del senso abituale tra le cose, accostando simboli, costruendo metafore. Ecco le palme della scrittura: un germinare di segni come una pianta che si rinnova nel tempo pur restando pianta. Strade chiuse che mutano nelle onde del suono che si diffonde in nuovi ritmi. Qui si sommano le indefinite possibilit dellesistenza. Linfinito si fa indeterminato e inarrivabile. Ogni piccola parte ha una sua verit, il Tutto nessuna che non le contenga.

Mohammed Lamsuni

INTIFADA
POESIA ARABA CONTEMPORANEA a cura di Mohammed Lamsuni
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poesie di Archad Al-Abed (Giordania) Adonis (Siria) Abdelwahab Al-Bayyati (Irak) Unsi Al-Hajj (Libano) Yussef Al-Khal (Libano) Abdullah Al-Utaybi (Kuwait) Fadel Azzaoui (Irak) Driss Bellammine (Marocco) Abdelmajid Benjelloun (Marocco) Mohammed Bennis (Marocco) Ahmed Yussef Daoud (Siria) Mahmud Darwich (Palestina) Wafae El-Amrani (Marocco) Adam Fathi (Tunisia) Ahmed Abdel-Almoti Hijazi (Egitto) Maha Pierre Kadar (Libano) Jabra Ibrahim Jabra (Irak) Hassan Najmi (Marocco) Nizar Qabbani (Siria) Aicha Rachad (Marocco)

Le poesie di Driss Bellammine, Hassan Najmi, Wafae El-Amrani, Aicha Rachad e Abdelmajid Benjelloun sono
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state scelte da Abderrahman Tenkoul

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VIAGGIATORE PER SEMPRE Attraverso la strada affollata senza essere fermato dal segnale Dove vado suscito amore e odio Detesto la noia Offro la mia testa come prezzo per dire una parola Per scoppiare in una risata o sorridere Questa notte viaggio senza preavviso Senza chiedere pace Attraverso nel profondo i grattacieli, nel profondo lombra delle barche Con tutto quel che resta di fermezza nel mio cuore Di grazia nella mia immaginazione Finch affonda il mio riparo nel fondo Umido con raggi spezzati E nitrisce il cavallo masticando le sue redini Attraverso le citt fiere Con lo sguardo torvo Vado alla deriva nelle sue notti Cantando nella strada Ogni giorno, offro il mio cuore a una ragazza Oh amica Ma io rinuncio ad abitare Mi inciti ad amarti, oh amica mia! Chi mi assicura una morte senza rimpianto? Chi mi assicura che questa citt sapr risorgere?

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A hmed A bdel-Almoti Hijazi (Egitto)

NUVOLE CHE ATTRAVERSANO IL SILENZIO 1 Nuvole azzurre nella notte del silenzio bagnano le mie membra evocano nuvole incontrate nel passato Sotto il mio vestito il colore del gemito legato a ombre dietro ombre Clementissimo leco del silenzio servo che porge alle mie mani uccelli che si alzano dal greve miscuglio del mio canto 2 Chi viene verso di me? Esitano i rami di un pino nei miei occhi Grido: Scopri il tuo viso tu, che verso di me vieni liberando i tuoi soffi dal bassopiano delle tenebre Corri in qualunque giardino che vuoi Qui il mio petto spogliato dai tempi fuggenti e laggi il mio lamento Corri in qualunque stagione che vuoi qui mi sono illuso che le nuvole fossero il mio fiume
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3 Con le tue ali affonda nella mia profondit dipingila di un colore che trabocchi facendosi buio dai miei fogli Scava il mio fondo illuminalo con la grazia del dubbio con forza soffiagli dentro perch non ci sono pi muraglie pi una rocca perch davanti a te si bagni la mia passione 4 Non c altro segreto che mi abiti se non le nuvole che uniscono concordi con lacqua caverna e caverna con la forma del cielo un altro diverso da te O mio silenzio che retrocede verso di me purezza pi dolorosa del canto del pulviscolo 5 Raccogli O errante la rosa della tua prima notte con le tue mani!
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Prova a vuotarla della sua oscurit e riunisci il tuo soffio su un punto del suo calore O errante guida la mia mano per vedere la rosa che accresce la sua umidit! Fammi entrare con te questa notte e gettami nei leggeri accordi di un odore di cui lei sia fiamma! Liberami dal freddo della stanza! Io ti cerco nella solitudine e tu sei la mia mano

Mohammed Bennis (Marocco)

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IL TESSUTO DEL BUIO 1 Forse quando piove addosso a un uomo che non porta ombrello e si rivela lodore della donna sui suoi vestiti e sui capelli questa femminilit dispersa ha bisogno di ricomporsi di incarnarsi ma luomo che cammina sotto la pioggia senza ombrello perch non vede la pioggia!

2 Il vento scuote dalla scrivania la polvere e della memoria acceso solo il volto Percorre la strada senza ritorno il buio partorisce la donna il sole in lotta contro il buio e la donna si smarrisce tra due intervalli Io qui avvolgo in me i giorni che consumo con lei Si appoggia sul suo bastone i capelli bianchi scalpitano sulla sua testa la donna che aspettavo lha rubata il treno! Le lacrime che cadono sugli alberi e lautunno

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trattano severamente le foglie Linverno comprime la terra le mie lacrime baciano le mie guance e tu... nella tua bara aspetti la pioggia La morte aggredisce gli oggetti e la vittima sono io... Il fiume corre verso il mare e i miei passi corrono dietro il miraggio e non sono arrivato ancora... Il sole folgora le sabbie e il deserto cresce nel mio cuore

Archad Al-Abed (Giordania)

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LA STRADA La strada una donna metteva la mano del viaggiatore nella mano dellamante riempiva la mano dellamante di nostalgia e conchiglie, una donna un sogno ha trasformato una donna in barca stretta come ala indossando la rosa dei venti dimenticando il suo porto.

IL PICCOLO TEMPO A noi il miraggio visibile e il giorno cieco a noi il cadavere della guida noi la generazione della nave noi i figli di questo piccolo tempo. Mari scuri ci hanno consegnato, i mari che cantano lelegia della partenza ci hanno consegnato al labirinto. Noi, la generazione del lungo dialogo tra le nostre rovine e Dio.

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DOPO IL SILENZIO Urlo dopo il silenzio in cui le parole non si avventurano Urlo: chi di voi mi vede? Oh resti senza statura! Oh resti morenti, sotto questo silenzio! Urlo perch i venti siano generati nella mia voce perch il mattino diventi una lingua e canti nel mio sangue Urlo: chi di voi mi vede? Sotto questo silenzio in cui le parole non si avventurano urlo per essere certo di essere solo, io e il buio.

IL FIORE DELLALCHIMIA necessario che io viaggi nel paradiso della cenere tra i suoi alberi segreti che siano nella cenere i miti, il vello doro e il diamante. Devo viaggiare nella fame, nelle rose, verso la mietitura devo viaggiare, devo riposarmi sotto larco di labbra orfane nelle labbra orfane, sotto la loro ombra ferita il fiore dellantica alchimia.

A donis (Siria)
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AFORISMI Molti uomini sono felici di essere ciechi. Vi sono degli esseri che hanno un viso da portabito, sul quale sta appeso il loro sorriso. Nel nostro successo moltissime cadute. In effetti, limprecazione o meglio la maledizione non riesce che tra vicini immediati. Gli uomini di pace fanno paura. Allora li si assassina. Uno smemorato si risveglia visionario. Certi uomini muoiono meno della loro sensibilit. Non c niente da ricominciare dallinfanzia, la vita davvero desolante! Gli uomini insanguinano le leggi del mondo. Ci che assurdo per la scienza lo si concettualizza per il mondo. Luomo di scienza proprio come lartista ha bisogno di tutta la sua incoerenza per penetrare luniverso. Finalmente, lartista, il filosofo e lo scienziato non lavorano che con le rovine dellevidenza. La verit sempre visitata dalla cecit. Al fondo di ogni scienziato c uninvidia sfrenata di mettere al passo luniverso, al proprio naturalmente. Il saggio non salta gli ostacoli, ma salta sugli ostacoli. Talvolta, nelle grandi oscurit dello spirito, alla conoscenza occorre un complemento davventura.

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A bdelmajid Benjelloun (Marocco) IL SOLDATO DAVANTI AL SUO BUNKER

Il soldato fermo davanti al bunker guarda a lungo un aereo che va verso un luogo sconosciuto, allalba Cede al vento soffocato dal fiume delle erbe al vento che attraversa il campo delle mine scoperte Dove gli uccelli costruiscono nidi nel casco di un soldato ucciso o nel cadavere di un carro armato Il soldato fermo davanti al bunker prima della morte seduta dietro laltra collina Orina in silenzio sulla guerra

IL RICORDO Il ricordo si ferma sulle rive piene di conchiglie Poi si sposta sullaltalena che oscilla in un ospedale I suoi malati sono elefanti-donne serpenti-bambini diverse pietre prncipi-alberi che portano sulle loro spalle unonda dimenticata Il ricordo si siede dentro il suo bunker di sabbia e bandisce il suo primo manifesto contro di me Fadel Azzaoui (Irak) RISO
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Quando una donna ride, ne approfitto per imprigionare il mio cuore e interamente, come un mago abbandonato o un bambino che chiede aiuto al pianto, preferisco che i miei errori diventino sbarre di tristezza poi creo una prigione per lattimo carpito ai miei desideri e per i nomi della libert che non si trasformano.

LA GAZZELLA la prima nel vigore il limite della libert con un filo derba, ruscello steppa e femmina ripete sempre la nascita di tutto quel che esprimono nella gioia le creature in un corpo!

PATRIA Mettimi a conoscenza della polvere, io non voglio metafore n probabilit. Che si faccia da parte tutta leloquenza! Che si alzi lumanit! Ci hanno ucciso gli agguati delleloquenza,

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quando allora ci resusciter la polvere dei vermi?

MIRACOLO Cosa possiamo dire? Cosa abbiamo detto? Se riuniamo tutta questa allegria e tutta questa sofferenza, cosa abbiamo lasciato dunque per gli illuminati, i profeti e gli amanti?

A hmed Yussef Daoud (Siria) VILLAGGI


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Passeranno forse i venti su un villaggio del sud e recheranno in parte il cigolio delle stalle il dondolio delle cupole o la scomparsa dellultimo branco dietro lultimo mausoleo... I venti non sono dunque linvisibile i venti sono villaggi

ODE BACCHICA Non parlare di Dio se sei offuscato dal vino... Il vino molto ospitale...

AMORE Non so perch vengo dallamore come ospite imbarazzato per quanto senta che non sono pi ospite non so perch labbandono

NOSTALGIA Perch ogni volta che abbandonavo una casa dedicandole una poesia lasciavo di me, nei suoi armadi, ciuffi (di capelli) e andavo

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come se fossi dovuto tornare una seconda volta?

TENAGLIA Ieri abbiamo disperso le casse di verdura Ci siamo gettati scalzi (io e la mia amica) nel lago e abbiamo volato due volte ma i rami della vecchiaia ci hanno fermato nel nostro dolore e abbiamo passato la notte nella tenaglia dei pensieri...

A dam Fathi (Tunisia) EFEMERIDI... EFEMERIDI...


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qui che ho girato E rigirato La vita In tutti i sensi Globandola inglobandola Nella mia casa senza uscita Da cui soltanto io posso uscire Nominandola Al di l delle cale seducenti E dei letti di seta La mia casa Sempre assillata e mai abitata Devo andarmene Per non placare pi i turbini Che penetravano le tue assi e le tue basi? La mia casa Sempre assediata e mai abitata possibile che il mio sguardo sia blasfemo Come lo sguardo di tutti coloro che si sono rivoltati? Io guardo la mia ombra dividersi Tra coloro che il fiume separa In due masse di ulivo E di aranci muschiati Dal profumo che sale allassalto della memoria Ogni volta che il tempo si ferma E che una stella cade Con le sue grida di stelle Fino al limite della speranza Ho disceso Come i ruscelli che piangono La corrente indecisa della mia debolezza

Ho giurato da spergiuro mi sono liberato Dalla vestizione della notte

Driss Bellammine (Marocco) POESIE


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1 Come linverno polare il nostro tempo: come la luce, fulminee, le ore della gioia, e le sventure, come la notte senza fine, lalba ha il suo percorso, veloce la sua corsa, e le tenebre hanno durevole stagione. Nei giorni pesanti come piombo sfolgora un amore come un lampo, incomprensibile la sua logica: colpita dal fulmine divampa la poesia come incendio nella paglia. Cosa rimane di queste parole ardenti, di queste irriverenti ceneri disperse?

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2 Penso che sia arrivato il momento di porre una domanda, lha gi fatta un poeta in altra lingua: le mie poesie sono strane? E come rispose lui rispondo io: Ho sperato che fossero pi strane, malgrado siano per me normali, per gli altri sono sorprendenti, anzi contengono pazzia. Talvolta mi vedo perdonarli: i miei simboli, la mia lingua, le mie metafore forse non esprimono che le mie persone disperse nella mia persona e i miei ritmi non appartengono alle regole degli altri.

Sicuramente ho esercitato i miei occhi alla tessitura del telaio fabbricato dalle mie mani nella mia casa aperta, come una tenda in campagna, a tutti i venti che soffiano dal cielo che animano il mio amore. Nella loro voce ho esercitato il mio udito: sono il creatore ed il creato il padre e il figlio il giocatore e il gioco. Forse non mi interessa avere come spettatore altro che Dio solo soltanto Dio.

Jabra Ibrahim Jabra (Irak) ALLA RICERCA DI UNA PATRIA


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Ho cercato nelle foreste del cielo un nome per invocare la mia patria... nessun frutto caduto il silenzio grava sulle mie mani e i miei passi esitano nella strada. Ho ceduto, mi sono aggrovigliata su me stessa come i grappoli alla fine della vendemmia. Senza pause ho galoppato, cavallo di legno, leco dei suoi passi che turba lorizzonte, ho distrutto i miei ponti sulle rive mi son detta: abito tutto questo silenzio e questo non mi turba come la patria quando mi pioveva dalle ferite! Ho rivolto il mio sguardo al passato. Lo sguardo ritornato serto dacqua. ... Ho danzato un po con la mia desolazione, ho gettato in aria la sciarpa delle urla...

Maha Pierre Kadar (Libano) BENVENUTO ALLA LUNA


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Il tempo mi ha donato una notte che ha rubato alle Mille e una notte. Io lo ringrazio e linvito a vegliare, per impedirgli di fuggire. Chiudo la mia notte a doppio giro per impedirle di finire. Chiudo a chiave la mia porta per impedire allalba di penetrare. Ho chiesto al cielo di accendere il suo candeliere. Ovunque, ho fatto bruciare dellincenso per profumare laria della sera. Lascio la mia finestra spalancata per accogliere la mia luna, il cui magnifico raggio imperla e filtra nel mio buio. Vorrei afferrarlo per sempre per non combattere ancora loscurit.

Aicha Rachad (Marocco) LULTIMA CENA


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Abbiamo il vino e il pane, non abbiamo il maestro. Sono un fiume dargento le nostre ferite. Sulle finestre tira vento. Nei muri della casualit ci sono profonde fessure. Davanti alla porta un visitatore notturno. Mangiamo e beviamo. Le nostre ferite sono un fiume dargento. La casualit sta per crollare. Il vento ha divelto le finestre. Il visitatore sfonda la porta. Diciamo: mangiamo e beviamo ora! Il nostro dio morto, che sia un altro dio per noi! Siamo stanchi della parola, le nostre anime aspirano alla vacuit della vena. Diciamo: abbasso la casualit e che perisca! Il vento avr piet di noi. Il visitatore seduto con noi, affamato per il pane, assetato per il vino invecchiato. Diciamo: forse il visitatore il nostro nuovo dio e questi venti sono fiori piacevoli che si aprono allignoto. Riprendiamo a mangiare e a bere, e non abbiamo con noi il maestro. Le nostre ferite sono un fiume dargento. Al canto del gallo, sono pochi a testimoniare per il regno della terra.

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Yussef A l-Khal (Libano) PER SALVARE LULTIMA FEMMINA PRIMA DELLARRIVO DEI TARTARI

1 Conto le tazze vuote del caff, mastico lultimo brano di poesia, batto la mia testa contro il muro... Enumeravo di te... ogni piccola parte... ogni piccola parte prima che tu ti allontanassi, prima della partenza del treno. Conto le estremit sottili delle tue dita, ne conto gli anelli, conto le strade dei tuoi seni... casa... casa... Conto i conigli sopra il copriletto, le tue costole prima dellamplesso. Conto i pori della tua pelle prima di entrare, dopo essere uscito, prima del mio suicidio, e dopo il mio suicidio... 2 Conto le dita dei tuoi piedi... per assicurarmi che la seta sia viva, che il latte sia vivo e che le colombe damascene giochino ancora nel cortile della mia casa. 3 Conto il tuo corpo nei dettagli spanna... spanna... terra... e mare... gamba... e cintola... viso... e dorso. Conto i passeri tra i tuoi seni

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che rubano grano e fiori... Conto la poesia... verso... verso prima della dispersione delle lingue, prima della mia dispersione. Tento di aggrapparmi al capezzolo di una mammella prima che il cielo mi cada addosso e prima che scenda il sipario. Tento di salvare lultimo bel seno lultima femmina... prima dellarrivo dei Tartari... 4 Misuro la superficie della tua cintola prima che cada il missile sul vetro delle mie lettere, prima chio possa intrangermi. Misuro la superficie del mio amore... e non riesco... Come pu una piccola vela come il mio cuore superare il mare alto? Misuro lincommensurabile. O donna dallo spazio profetico puoi perdonarmi?... 5 Donna... conto ancora le tue dita e confondo... il levarsi delle mani col sorgere del sole di giorno. Se ti ho incontrata per cinque minuti tra la mia fine e la mia fine...

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questa la guerra che consuma la mia carne e la tua... cosa dico? Quali sono le parole che si addicono a questa rovina? Ho paura per te non per me... sei la mia ultima follia e la mia ultima cremazione... sei il mio mausoleo e il mio santuario... 6 Ti amo, donna! che sei ancora con me nel tempio dellassedio. Ti amo, donna! che mi mostri ancora una rosa nella tua bocca, nel tempo della polvere. Ti amo fino allincarnazione... allunicit, fino al mio annientamento in te... fino alla mia cancellazione... Ti amo... devo liberare lultima femmina prima dellarrivo dei Tartari.

LA LINGUA Tutte le volte che un uomo ama... costretto ad usare lo stesso linguaggio? Ogni volta che una donna vuole abbracciare il suo diletto la obbligano a dormire con gli imam e i filologi? A causa di tutto questo non ho detto niente a quella che amo

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ho raccolto le cose dellamore in una valigia e mi sono allontanato da tutte le lingue...

SCRIVI CON ME LA POESIA? Penso che la poesia sia sorpresa esultante e venga da noi da isole lontane come uccello notturno penso che la poesia porti il suo sacco e distribuisca giochi e dolci alla fine dellanno perch possa trovarti tra le mie penne e i miei quaderni... per farmi capire che scriviamo insieme la poesia.

Nizar Qabbani (Siria) SANDALI DI BRACE


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Fra un cielo che ho amato

Ed un altro che mi ha corteggiato Mi vesto del mio possibile rotondo Fra due distanze Cadono a goccia a goccia le maglie del tempo Sulle mie ali Mi separano dalla mia nostalgia E la nuvola della saggezza plana Sul bordo della mia tavola Sulla tela del ragno Io vivo, oggi, Come il battito del fremito Mi proietto come una parte dellavvenire Lasciando al fiume le mie radici Io vi imploro, o miei cammini pi belli. Ispiratemi Illuminatemi Io vi semino E pianto in voi, nel nome della luce, La mia progenitura Metto radici Minabisso Penetro le marre che indietreggiano Mi trasformo Mi libero E prima di liberarmi agli anelli della designazione Mi faccio erba di muraglia dellanima - io sono una pianta del rifiuto Wafae El-Amrani (Marocco) LINNAMORATA 1
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Ascoltava con i suoi sensi e i suoi occhi la musica pagana il fiume sospiroso nei boschi del massiccio dellAtlante le citt leggendarie le ore perdute vanamente i frutti doro della notte sul letto della pioggia. Era vergine tra le braccia del marito dormiente giocava con la luna scalza sulla sommit degli alberi seguiva la morte delle farfalle di una primavera morta sul banco del bar tendeva la mano rassegnata: lappuntamento sfuggito e la notte sui balconi del Mediterraneo si rilassava con sguardi febbrili. 2 Questa notte Beirut stuprata nelle osterie. 3 Ascoltava, ma lamante morto nel bar aspettando la signora delle sette lune nella musica di Bach e nelle poesie di Eluard. Nella quarta settimana di dicembre, a Natale, pensava che il mondo fosse morto, e se strisciava sotto la pioggia come la cagna che stata battuta con una frusta di fuoco, che fosse portato vicino al mare sdraiato sotto i balconi.

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Ma lappuntamento sfuggito. 4 Mi separavano da lei anni di peregrinazioni-generazioni fiumi-continenti libri citt bastioni ma io la sorvegliavo dal buco della serratura.

A bdelwahab A l-Bayyati (Irak) UNA BELLA DONNA A SODOMA La morte ha la forma del perdono sul tuo corpo
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Avrei desiderato morire Dentro la delizia, o mia mela! O mia donna spezzata! Avrei desiderato morire Fuori dal mondo in una tempesta invecchiata... Il silenzio dei tuoi occhi mi chiama verso il coltello del delirio Io sono ancora giovane, Ho gi visto il silenzio e la morte che beve il caff Ho conosciuto la malattia e il porto Ma... sei dolce! ... Ora mi stendo come il grano Sul tuo corpo... come i motivi della mia permanenza e partenza So che la terra mia madre Sul tuo corpo tra poco si consumer la mia passione So che lamore una cosa e Quello che ci unisce questa notte unaltra Ognuno di noi rinneg limpossibile Ognuno di noi desidera un corpo lontano Ognuno di noi uccide laltro dietro la finestra! Quella che cerca il mio corpo... bella Come ( bello) lincontro tra il sogno e il risveglio Come il sole che va verso il mare Con un vestito darancia... Quella che chiede il mio corpo... bella Come ( bello) lincontro tra oggi e domani

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Come il sole che viene dal mare Sotto la mantiglia Non abbiamo detto nulla sullamore che muore progressivamente Non abbiamo detto niente... Ma ora stiamo morendo di musica e silenzio. Perch? Ognuno di noi disseccato come i ricordi adesso Non chiede: chi sei? dove vieni? Eravamo insieme a Hittin I giorni sono abituati a vedere i vivi morti... Dove sono i miei fiori? Vorrei ora che la mia casa fosse piena di gigli Dove sono le mie poesie? Vorrei ora la musica dei coltelli che uccidono Cos nasce unamante Vorrei dimenticarti ora Cos la morte si allontaner un po Gurdati allora dalla morte che non somiglia alla morte che ha sorpreso mia madre

Mahmud Darwich (Palestina) OGNI POEMA... OGNI AMORE Ogni poema linizio della poesia.
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Ogni amore linizio del cielo. Com difficile amare! Com facile la morte! Metti le tue radici in me che sono il vento trasformami in polvere. Ti torturer come tortura il vento gli alberi mi inghiottirai come inghiottono gli alberi la terra. Io non ti lascio sei troppo piccola e tutto quello che desideri ti guida per sempre. Legato a te col dolore della separazione ti strappo da te e mi strappi, ci afferriamo nellebbrezza dellessenziale nellesultanza delle cose grandiose nello stupore della delizia estrema, la tortura estrema, il delirio estremo. Ci rinnoviamo fino alla perdizione ci ripetiamo fino allannullamento ci assentiamo nellinclinazione nellassenza felice ed entriamo puri senza macchia nella nullit rosea. Non sei tu che tempo ma lo spirito dellebbrezza. Le tue mani rami della guerra le tue mani, mani della vendetta piacevole su di me

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mani dei tuoi occhi mani di una bambina che commette... le tue mani notte dinanzi. Taci cos non ci ascoltano e la paura riempie i tuoi occhi impazzita damore, tremando di terrore come un bambino appena nato. Le parole si ritirano dal tuo corpo come una coperta rosea. La tua nudit appare nella stanza apparizione della parola unica nellinfinit delle diversit del miraggio nel pugno. Chi mi protegge dalla foresta del giorno? Chi mi protegge dalloro della notte? Non la solita nostalgia ma la nostalgia dellattraversamento non una speranza qualsiasi ma la speranza del fuggitivo verso il paradiso dellannullamento.

Unsi Al-Hajj (Libano) DOLORE Gli stormi dei cardellini muoiono la sera nel fuoco della luce della luna. Aprile e le belle speranze

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muoiono uccidendosi con gli alberi che si denudano. La freschezza della canzone popolare e delle melodie si secca nel silenzio, sulla corda dello strumento musicale. Sui passi degli innamorati sono germogliati fiori di sangue e rose del pericolo; in un orizzonte desiderato ardentemente dagli astri, nuvole infiammate e pioggia di sassi, la notte senza luna per i compagni di veglia e la vigna non d vino agli assetati. Patria, abbandonata dalle stelle, dalle nuvole bianche e dai freschi pensieri! Patria, una nuova ferita sanguina. Ci saranno, nella strada, altre ferite?

A bdullah Al-Utaybi (Kuwait) LE QUATTRO STAGIONI Ci sono rose qui vicino Eppure non si parlano Queste stagioni si succedono sul mio corpo

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Eppure non mi parlano Io sono qui senza voce Parlo a tutte le cose Tranne che a me stesso

IL BISTR Nel bistr qui vicino Ho visto la mia ombra Bere un bicchiere di vino E io qui Lebbrezza mi tallona Le mie parole titubano

LAZZURRO DELLA SERA Desidero altri luoghi per incontrarti Dei prati per attardarci Una lingua assetata per bere e per chiamarti Desidero una notte Desidero che le mie giornate dubitino ancora Io ti desidero. Nellazzurro della sera, oh quanto ti desidero E non ti desidero. Ah! Questo brivido che cade dalla nebbia della notte.
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LA PICCOLA DONNA Dopo una notte piovosa, lei si alz in lacrime. Come una pioggia solitaria. Piangeva Io non staccavo pi gli occhi dal libro Se non asciugavo le sue lacrime Prima di cadere nel sonno Ella apparve allultimo capitolo del romanzo Per non piangere pi Chiusi il libro, posai la testa contro il cuscino.

Hassan Najmi (Marocco) EFEMERIDI... EFEMERIDI... qui che ho girato E rigirato

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