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Secchi A

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Pietro Secchia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


on. Pietro Secchia
Bandiera italiana
costituente

Assemblea

Pietro Secchia
Luogo nascitaOcchieppo Superiore
Data nascita 19 dicembre 1903
Luogo morte Roma
Data morte

7 luglio 1973

Professione

Funzionario di partito

Partito Partito Comunista Italiano


Gruppo Comunista
Collegio Cuneo
Incarichi parlamentari

Componente della Prima Commissione


per l'esame dei Disegni di Legge
Pagina istituzionale
sen. Pietro Secchia
Bandiera italiana

Parlamento italiano

Senato della Repubblica


Professione

pubblicista

Partito Partito Comunista Italiano


Legislatura I, II, III, IV, V e VI
Gruppo Comunista
Regione Toscana (II Leg.), Piemonte
(dalla III alla VI)
Collegio Livorno (II Leg.), Biella (III, IV,
V e VI)
Pagina istituzionale

Pietro Secchia (Occhieppo Superiore, 19


dicembre 1903 Roma, 7 luglio 1973)
stato un politico e antifascista italiano,
importante dirigente e storico
memorialista del Partito Comunista
Italiano.
Indice

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1 Biografia
1.1 Dagli inizi alla Resistenza antifascista
1.2 Dal dopoguerra al 1973
2 Aspetti controversi
3 Lavoro editoriale
4 Note
5 Opere
5.1 Scritti, discorsi e opere di Pietro
Secchia

5.2 Bibliografia
5.3 Articoli di stampa
5.4 Convegni
6 Collegamenti esterni
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Dagli inizi alla Resistenza
antifascista[modifica | modifica
wikitesto]
Nato da una famiglia operaia (il padre
era un militante del Partito Socialista
Italiano), Pietro Secchia frequent
brillantemente il liceo classico, ma per la
sua povert fu ben presto costretto a
cercarsi un lavoro: gi nel 1917 fu
assunto come impiegato per poi divenire
operaio in un'industria laniera.

Nel 1919 si iscrisse alla FIGS


(l'organizzazione giovanile socialista) e
con essa partecip agli scioperi del
biennio rosso (1919-1920). Nell'agosto
del 1922 ader allo sciopero legalitario
contro il governo Facta: fu per questo
licenziato ed in seguito si scontr
insieme ai suoi compagni con un gruppo
di fascisti, scontro nel quale ebbero la
peggio. All'impegno sindacale, intanto,
aveva aggiunto quello politico: nel 1921
ader al nuovo Partito Comunista d'Italia,
di cui nel 1928 divenne membro del
Comitato centrale.
Per aver manifestato pubblicamente la
sua avversione verso Benito Mussolini e
il suo regime, fu arrestato nell'aprile del
1931 e, nel febbraio 1932, condannato a

diciassette anni e nove mesi di


reclusione dal Tribunale Speciale.
Sempre del 1931 il suo volume La lotta
della giovent proletaria contro il
fascismo, pubblicato a Berlino a cura
dell'Internazionale giovanile comunista.
Amnistiato, nel 1936 fu inviato al confino
nell'isola di Ponza e poi a Ventotene.
Dopo l'arresto di Mussolini e la caduta
del regime, il 19 agosto del 1943 fu
liberato, insieme con gli altri detenuti e
confinati politici, con un provvedimento
del governo Badoglio. Il provvedimento,
inizialmente pi restrittivo, era stato poi
esteso, fino a comprendere anche i
carcerati comunisti ed anarchici, per le
pressioni degli esponenti dei partiti
antifascisti.

Tornato in libert, partecip alla


Resistenza entrando a far parte, con
Luigi Longo, Gian Carlo Pajetta, Giorgio
Amendola e Antonio Carini, del Comando
generale delle Brigate d'assalto
Garibaldi[1] e fu autore di molti articoli
pubblicati sui giornali La nostra lotta, Il
Combattente, l'Unit, raccolti
successivamente, nel 1954, nel volume I
comunisti e l'insurrezione.
Pur sostenendo una politica
rivoluzionaria che preparasse la
prospettiva di un'insurrezione armata,
come Longo ed altri partigiani comunisti,
ader nel 1944 alla cosiddetta "svolta di
Salerno" di Palmiro Togliatti, che spinse
il PCI alla collaborazione con gli altri

partiti antifascisti e con le istituzioni del


Regno del Sud.
Qual era la situazione concreta che si
presentava al partito nel 1944 e
prefigurava i suoi nuovi compiti durante
e dopo la Liberazione? Certamente, non
era possibile un radicamento del partito
se questo avesse mantenuto i connotati
del partito di propaganda e agitazione
che lo avevano caratterizzato fino
all'organizzazione della Resistenza: non
bisognava disconoscere che quel partito
aveva avuto grandi meriti storici, ma
bisognava mutarne la fisionomia come
forza politica di massa. La linea politica,
allora, non poteva non avere il respiro
unitario che Togliatti le dava, tanto pi
che questo agevolava il compito dei

comunisti all'interno degli organismi del


CLN e faceva venir fuori con evidenza le
sedimentazioni reazionarie dei
raggruppamenti moderati, i liberali e i
democristiani in primis. Ci che non
poteva venire a mancare era l'obiettivo
di prospettiva: ma di prospettiva
appunto bisognava parlare, non
essendoci le condizioni oggettive per
trasformare l'insurrezione in rivoluzione
popolare per il comunismo, dovendosi
lavorare ancora innanzi tutto per la
stessa insurrezione, con il concorso di
quelle stesse forze che pur le remavano
contro. Nella lettura di Secchia, l'unit
delle opposizioni era funzionale alla
democrazia progressiva, terreno pi
favorevole per la prospettiva strategica,
che avrebbe permesso il radicamento

popolare del 'partito nuovo', senza che


questo mutasse le caratteristiche di
partito di classe: nel senso di non
smarrire mai anche la funzione di
avanguardia da parte dei quadri e la
ricerca della direzione (egemonia) della
classe operaia sull'intero movimento
delle masse. Secchia era infatti ben
consapevole delle insufficienze e limiti
del partito cospirativo, specie per quanto
riguardava l'organizzazione e il rapporto
con le masse durante gli anni del regime
mussoliniano.[2]
Dal dopoguerra al 1973[modifica |
modifica wikitesto]
Nel 1948 Togliatti lo nomin
vicesegretario del PCI, carica che
mantenne fino al 1955. Nel 1946 fu
deputato all'Assemblea Costituente e nel

1948 fu eletto senatore nelle file dei


Fronte Democratico Popolare e tale
rimase fino alla morte.

Secchia con Palmiro Togliatti


Dal 1946 al 1954 fu anche il
responsabile dell'organizzazione e del
settore Propaganda del partito: durante
la sua gestione, il PCI tocc il massimo
numero di iscritti della sua storia,
superando il tetto dei due milioni,
risultato mai pi raggiunto. In tale veste
mantenne un certo controllo dell'intero
apparato del partito e anche di quello
che gli avversari politici, in seguito,
definirono il "parapartito", una struttura
clandestina formata da nuclei di ex

partigiani, spesso ancora in possesso


delle armi non consegnate dopo la
Liberazione, pronti allo scontro armato,
nell'eventualit di un colpo di Stato di
destra in chiave anticomunista. Il
"parapartito" avrebbe agito in forma pi
aperta in occasione dell'attentato a
Togliatti del 1948, ma l'assenza di
concrete prospettive insurrezionali,
manifestatasi in quella circostanza,
avrebbe poi portato al declino e infine
alla scomparsa della struttura, della cui
reale esistenza per non si sono mai
avute prove certe.
Spesso non in linea con la politica di
Togliatti e considerato, a volte, come
sua possibile alternativa, nel 1954 vide
la sua posizione all'interno del partito

iniziare ad indebolirsi: fu infatti prima


affiancato e poi sostituito da Giorgio
Amendola nella direzione organizzativa.
Secchia e altri elementi vennero cos
progressivamente emarginati,
formalmente per una politica di
"rinnovamento", in realt per far perdere
potere e influenza nel partito agli
esponenti meno propensi ad attuare
politiche "riformiste" e di
accomodamento (mentre continuava la
cosiddetta "conventio ad excludendum",
che di fatto rendeva impossibile
l'ingresso nelle coalizioni politiche dei
partiti considerati dalla DC e dai suoi
alleati "estremisti", ovvero il PCI, che
pure rappresentava larghe masse, e il
MSI, formazione di destra che si rifaceva
al ventennio mussoliniano). Inoltre,

elemento da non sottovalutare, la


scomparsa di Stalin e la denuncia del XX
Congresso del PCUS avevano reso
particolarmente scomoda la posizione
delle componenti che erano legate ad
una visione pi organicamente leninista
(delle quali Secchia era l'esponente di
punta) sia nel partito, sia nell'ambito pi
vasto dell'elettorato del PCI, che vedeva
minato il mito dell'URSS e di Stalin, e
con essi, coloro che pi di tutti ne
rivendicavano un legame politico-ideale.
Il declino di Secchia venne acuito, nel
luglio dello stesso anno, dalla "fuga con
la cassa"[3] e dalla sottrazione di alcuni
documenti segreti del PCI da parte di
uno dei suoi principali collaboratori,
Giulio Seniga. L'episodio segn la sua
definitiva sparizione da incarichi di

rilievo nazionale: costretto ad


abbandonare la responsabilit
dell'organizzazione nazionale, venne
nominato responsabile, dal 1955
all'inizio del 1957, della segreteria
regionale lombarda. Diresse
successivamente, sino alla fine del 1962,
l'attivit editoriale del partito.
Dalla fine degli anni sessanta si dedic
molto alla politica internazionale, lott
per l'emancipazione e l'indipendenza
dell'Africa: visit Egitto e Siria nel
luglio-agosto del 1967, l'Africa
settentrionale nell'ottobre-novembre
dello stesso anno; la Giordania e ancora
la Siria nel dicembre del 1969; il Sudan,
l'Etiopia e la Somalia nell'ottobre del
1971. Nel gennaio 1972 vol in Cile,

dove sostenne il governo progressista di


Salvador Allende: fu l'ultimo dirigente
occidentale a visitare la nazione
latino-americana prima dell'avvento
della dittatura di Augusto Pinochet. Al
suo ritorno in Italia fu colto da una
malattia che lo tenne tra la vita e la
morte per qualche mese. La natura
incerta del male indusse Secchia,
sebbene non ne avesse le prove, a
ritenere di essere stato avvelenato dalla
CIA. Ormai debilitato, mor nel luglio del
1973.
Aspetti controversi[modifica | modifica
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Internazionalista convinto, usualmente
indicato come uno dei maggiori
esponenti della "linea dura" e

rivoluzionaria, che considerava la lotta


armata come possibile strumento
politico:[4] in effetti egli rappresent
quella parte della classe dirigente del
P.C.I. che non intendeva collaborare con
la Democrazia Cristiana e le altre
formazioni politiche da lui ritenute
borghesi.
Nei suoi ultimi anni sugger al partito di
aprirsi ai movimenti, che a partire dal
1968 si andavano organizzando in modo
spontaneo e tumultuoso, per offrire uno
sbocco politico all'"energia rivoluzionaria
delle masse giovanili".[5] La sua
posizione verso i primi gruppi terroristi
armati in formazione fu da alcuni
ritenuta troppo ambigua.[senza fonte],
ma nei suoi scritti e discorsi vi

costantemente una critica verso


posizioni settarie ed estremiste
considerate velleitarie e
controproducenti.
Lavoro editoriale[modifica | modifica
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Autore di numerose opere storiche sul
PCI, fu il curatore degli Annali Feltrinelli,
dedicati alla storia del movimento
operaio italiano, e co-curatore della
corposa Enciclopedia dell'Antifascismo e
della Resistenza.
Note[modifica | modifica wikitesto]
^ Fonte: Luigi Longo, I centri dirigenti
del PCI nella Resistenza, Roma, Editori
Riuniti, 1973, pag. 38.

^ Ferdinando Dubla, La Resistenza


accusa ancora, Nuova Editrice Oriente,
2002, pp. 76-77.
^ Non ci sono informazioni certe
sull'ammontare della somma sottratta.
Nel volume L'Italia del miracolo di Indro
Montanelli e Mario Cervi, editore Rizzoli,
1987, pag. 293, viene indicata la cifra di
"circa un milione di dollari, 620 milioni di
lire dell'epoca". Applicando il coefficiente
di trasformazione Istat, 1954 - 2008,
pari a 27,6615, si ottiene un valore di
8,86 milioni di euro, oltre 17 miliardi
delle vecchie lire.
^ la tesi di Maurizio Caprara, Lavoro
riservato - I cassetti segreti del Pci,
Feltrinelli, 1997

^ la tesi di Ferdinando Dubla, Secchia,


il PCI e il '68, Datanews, 1998, secondo
il quale (pp.40-41)
la sua sconfitta politica all'interno del
PCI, ha coinciso con una divaricazione
rispetto agli ideali e ai principi con cui si
erano combattute le fasi precedenti al
1954, e sempre pi progressivamente:
una deriva moderata, 'revisionista'
appunto, che non era stato affatto
invertita dalla segreteria di Longo dopo
la morte di Palmiro Togliatti (1964),
nonostante le grandi speranze che in lui
aveva suscitato l'elezione del suo
compagno pi vicino negli anni della
Resistenza. Il partito allora s tutto,
per la sua personale connotazione
politico-biografica, ma non si doveva
rimanere ciechi dinanzi alla

contraddizione palese ed evidente


proprio in quegli anni e che caratterizz
la stagione comunista di fronte ai
movimenti del '68/'69: quella tra
riferimento teorico e azione politica. E'
evidente che proprio per queste
riflessioni, Secchia si ritrovasse in pieno
con lo slancio generoso delle giovani
generazioni studentesche e in un
rapporto nient'affatto paternalistico o
strumentale; inevitabile divenne un
rapporto di reciproca 'attenzione
affettuosa' tra lui, vecchio dirigente
comunista escluso dal gruppo dirigente
per la tenacia con cui contrastava la
variante moderata e tatticista del
togliattismo e il movimento che cercava
un legame, critico sin che si vuole, ed

un' identit importante con la storia del


marxismo militante in Italia.
Opere[modifica | modifica wikitesto]
Scritti, discorsi e opere di Pietro
Secchia[modifica | modifica wikitesto]
Tra le sue opere si segnalano in
particolare:
La lotta della giovent proletaria contro
il fascismo, Edizioni della Federazione
Giovanile Comunista d'Italia, Berlino
1930, reprint Teti, Milano 1975.
L'insurrezione del nord. Rapporto tenuto
ai quadri dell'organizzazione di Roma il
24 giugno 1945, Societ editrice
"l'Unit", Roma 1945.
Che cos' la consulta, Edizioni di "Vita
nuova", Biella 1945.

Migliorare il lavoro di partito, Societ


editrice "l'Unit", Roma 1946.
Il partito della rinascita. Rapporto alla
Conferenza nazionale d'organizzazione
del Partito comunista italiano. Firenze,
6-10 gennaio 1947, U.E.S.I.S.A., Roma
1947.
Per una sana amministrazione. Con
prefazione di Pietro Secchia, Tip. La
Stampa Moderna, Roma 1948.
Pi forti i quadri, migliore
l'organizzazione. Intervento al VI
Congresso del P. C. I. Gennaio 1948,
Tip. La Stampa Moderna, Roma 1948.
Lo sciopero del 14 luglio, CDS, Roma
1948.
L'avvenire e nelle mani della giovent,
Tip. La Stampa Moderna, Roma 1949.

Lenin e il partito comunista italiano,


Torino 1949.
Il partito forza decisiva per fare
avanzare la democrazia. Rapporto al
Comitato centrale del 25-7-1949, CDS,
Roma 1949.
La resistenza accusa.... Discorso
pronunciato al Senato della Repubblica il
28 ottobre 1949, ANPI, Roma 1949.
Fronte unico della giovent. Discorso
tenuto dal compagno Pietro Secchia al
congresso della Federazione giovanile
comunista di Bologna il 19 febbraio
1950, Giovent nuova, Roma 1950.
Nazionalismo borghese e patriottismo
proletario. Estratto dal discorso di P. S.
al Congresso della federazione

comunista di Novara il 4 febbraio 1951,


Tip. La Stampa Moderna, Roma 1951.
Organizzare il popolo per conquistare la
pace. Intervento al VII Congresso
nazionale del Partito comunista italiano,
Roma, 4 aprile 1951, Edizioni di cultura
sociale, Roma 1951.
Uniamoci contro il governo che calpesta
la Costituzione e disonora l'Italia.
Discorso pronunciato al Senato della
Repubblica il 25 ottobre 1951, sul
bilancio del Ministero degli Interni, CDS,
Roma 1951.
Una grande svolta, in Voce del
Mezzogiorno, nr.8, 1951
Il capogruppo anello principale
dell'organizzazione e della vita del
partito. Convegno dei capigruppo della

citt di Firenze, 4 novembre 1951, Tip.


La Stampa Moderna, Roma 1951.
La democrazia sovietica. Conferenza
tenuta a Siena l'11 novembre celebrando
il 34 anniversario della rivoluzione
socialista d'ottobre, 1951.
Per la giovent per l'Italia per il
socialismo. Rapporto di Enrico Berlinguer
e discorso di Pietro Secchia al Comitato
Centrale della FGCI per la preparazione
del XIII Congresso Nazionale, Giovent
nuova, Roma 1952.
Rafforzare il Partito con una migliore
politica amministrativa. Rapporto di
Egisto Cappellini e discorso di Pietro
Secchia al II Convegno nazionale degli
amministratori di Federazione. Roma,
18-19 novembre 1952, La stampa
moderna, Roma 1952.

Che cosa vogliono i comunisti? Impedire


la truffa elettorale, difendere la
Costituzione, salvare l'Italia. Discorso
pronunciato a Foggia il 30 novembre
1952 in occasione della campagna per il
tesseramento e reclutamento al partito,
Roma 1952.
Ilio Barontini, Otello Frangioni, Leonardo
Leonardi, federazione comunista
livornese, Livorno 1952.
Pi forte il Partito comunista alla testa
dei lavoratori per salvare la democrazia
e la pace. Intervento al convegno della
Federazione romana del Partito
comunista italiano sui problemi di
organizzazione del 25-26 ottobre 1952,
Commissione stampa e propaganda della
Federazione romana del P.C.I., Roma
1953.

Le lotte del popolo per il suffragio


universale. Discorso tenuto il 18 gennaio
1953 al cinema Impero di Biella, 1953.
L'Italia non pu tornare e non torner
indietro. Discorso pronunciato al Senato
il 13 marzo 1953, Federazione
comunista milanese, Milano 1953.
La lotta per la libert, la pace e la
Costituzione. Discorso pronunciato al
Senato della Repubblica nella seduta del
13 marzo 1953, Tip. del Senato del dott.
G. Bardi, Roma 1953.
La nostra lotta per la libert e la pace e
la Costituzione. Discorso pronunciato al
Senato il 13 marzo 1953, SETI, Roma
1953.
La decisione spetta al popolo italiano.
(In difesa delle mondine contro il

progetto elettorale). Discorso


pronunciato al Senato della Repubblica
nella seduta del 26 marzo 1953, Tip. del
Senato del dott. G. Bardi, Roma 1953.
I candidati nostri e quelli loro.
Intervento al Consiglio nazionale del PCI,
15-17 aprile 1953, 1953.
Le parole e i fatti del governo Pella.
Discorso pronunciato al Senato della
repubblica nella seduta del 21 agosto
1953, Tipografia del Senato, Roma
1953.
L'ideale della giovent. Conferenza
tenuta a Roma al Teatro Adriano in
occasione dell'apertura della Campagna
del Tesseramento della FGCI 1954,
Roma 1953.

I comunisti e l'insurrezione. 1943-1945,


Edizioni di cultura sociale, Roma 1954.
Il Monte Rosa sceso a Milano, con Cino
Moscatelli, Torino, Einaudi, 1958.
Capitalismo e classe operaia nel centro
laniero d'Italia, Roma, Editori Riuniti,
1958.
La Resistenza e gli alleati, con Filippo
Frassati, Milano, Feltrinelli, 1962.
Aldo dice 26X1. Cronistoria del 25 aprile
1945, ivi, 1963.
Storia della Resistenza, con Filippo
Frassati, Roma, Editori Riuniti, 1965.
L'azione svolta dal Partito comunista in
Italia durante il fascismo 1926-1932,
Annali dell'Istituto Giangiacomo
Feltrinelli, XI (1969), Milano, Feltrinelli,
1970.

Le armi del fascismo, ivi, 1971.


Il Partito comunista italiano e la guerra
di liberazione 1943-1945, Annali
dell'Istituto Giangiacomo Feltrinelli, XIII
(1971), ivi, 1972.
direzione con Enzo Nizza dei primi due
volumi dell'Enciclopedia dell'Antifascismo
e della Resistenza, Milano, La Pietra,
1968 e 1971.
Riccardo Di Donato (a cura di),
Compagni e amici. Lettere di Ernesto de
Martino e Pietro Secchia, La nuova Italia,
Scandicci 1993.
Ferdinando Dubla (a cura di),I quadri e
le masse (1947/1949). Per un partito
comunista radicato nel popolo,
Laboratorio politico, Napoli 1996.

Il partito, le masse e l'assalto al cielo.


Scritti scelti di Pietro Secchia, La citt
del sole, Napoli 2006.
Vanno annoverate tra le opere anche le
due raccolte postume ma impostate
dallo stesso Secchia:
Lotta antifascista e giovani generazioni,
ivi, 1973.
La Resistenza accusa 1945-1973,
Milano, Mazzotta, 1973.
e la antologia di scritti e articoli Chi sono
i comunisti. Partito e masse nella vita
nazionale 1948-1970, a cura e con
prefazione di Ambrogio Donini, Milano,
Mazzotta, 1977.

Bibliografia[modifica | modifica
wikitesto]
Partito comunista italiano. Secchia,
Roma, Commissione propaganda del
PCI, 1946.
Partito comunista italiano. Secchia. Una
vita al servizio del popolo, Biella,
Federazione comunista biellese e
valsesiana, 1954.
Elvo Tempia, Pietro Secchia. Un
costruttore del PCI. Conferenza tenuta
ad Occhieppo Superiore il 24 aprile
1977, 1977.
Roberto Gremmo, Pietro Secchia. Un
comunista scomodo, Ivrea, Ed. BS,
1978.

Enzo Collotti, voce: Secchia Pietro., in


Andreucci-Detti, Dizionario biografico del
movimento operaio, Editori Riuniti, 1981
Miriam Mafai, L'uomo che sognava la
lotta armata. La storia di Pietro Secchia,
Milano, Rizzoli, 1984.
Ferdinando Dubla, Insurrezione o
attesismo, Martina Franca, Nuova
Editrice Apulia, 1998.
Ferdinando Dubla, Secchia, il PCI e il
movimento del '68, Roma, Datanews,
1998.
Ferdinando Dubla, La Resistenza accusa
ancora. Pietro Secchia e l'antifascismo
comunista come liberazione popolare e
lotta di classe. 1943-1945, Taranto,
Nuova editrice oriente, 2002.

Filippo Pangallo, Pietro Secchia nella


storia del PCI, dalla Resistenza al Partito
Nuovo, 1943 - 1954, Bologna, 2004
(lavoro in consultazione presso l'Istituto
Gramsci dell'Emilia-Romagna, sede di
Bologna - Catalogo del polo bolognese
del servizio Bibliotecario nazionale [1]).
Marco Albeltaro, Le rivoluzioni non
cadono dal cielo. Pietro Secchia, una vita
di parte, Roma-Bari, Laterza, 2014
Articoli di stampa[modifica | modifica
wikitesto]
Ambrogio Donini, Sull'Archivio Secchia,
intervista a cura di Gianni Corbi,
L'Espresso, 19 febbraio 1978
Leo Valiani, Una testimonianza sul caso
Secchia e sul lungo dissenso con

Togliatti, Corriere della Sera, 19 febbraio


1978
Renzo Di Rienzo, Caso Secchia: ecco il
famoso rapporto, L'Espresso, 5 marzo
1978
AA.VV., Pietro Secchia: un protagonista
dell'antifascismo italiano, in L'impegno,
a.III, n. 3, settembre 1983.
Marco Albeltaro, La figura politica di
Pietro Secchia, in Il Calendario del
Popolo, a. 61, n. 711.
Marco Albeltaro, Una lettera inedita di
Pietro Secchia su Engels, in Il Calendario
del Popolo, a. 61, n. 713.
Ferdinando Dubla, A sinistra di Togliatti:
P.Secchia (1944/1954), in Il Calendario
del Popolo, n.582,dicembre 1994.

Ferdinando Dubla, Pietro Secchia e il PCI


come strumento pedagogico per
l'egemonia, in L'Ernesto, n.1/2, 2011.
Angelo D'Orsi, Tra storia e politica.
Pietro Secchia, antifascista e comunista,
in Avvenimenti, n.17 (29 aprile-5
maggio), 2005
Marco Albeltaro, Pietro Secchia, i giovani
e il valore dell'esempio nell'esperienza
formativa, in L'impegno, a. XXVII, n.s.,
n. 1, giugno 2007, pp. 5570.
Marco Albeltaro, Pietro Secchia e il
Sessantotto. Appunti a uno scritto
inedito, in le classi, la storia, a.I (2009),
n. 1, pp. 4358.
Enzo Collotti, Luigi Cortesi e l'archivio
Secchia ovvero come si monta un

caso inesistente in Noterelle e


Schermaglie di Belfagor, 1980, n. 2
Convegni[modifica | modifica wikitesto]
Convegno La figura di Pietro Secchia
nella storia del comunismo italiano,
Carrara, 25 ottobre 2002, interventi
Ferdinando Dubla, Angiolo Gracci, su
Lavoro Politico nr.6/2002
Convegno La Resistenza accusa, Torino,
16 aprile 2005, resoconto interventi
Convegno La Resistenza dimenticata,
organizzato dai "Nuovi Partigiani della
Pace", Biella, 1 luglio 2006
Convegno Pietro Secchia. Attualit di
una proposta di lotta per la democrazia
progressiva, Fermo, 7 dicembre 2010 -report

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