Oscillatori Armonici
Oscillatori Armonici
Oscillatori Armonici
Giuseppe Dalba
Sommario
In questi appunti prenderemo in esame l’utilizzo delle funzioni complesse nella risoluzione
delle equazioni lineari a coefficienti reali, ed il “metodo dei fasori” come comodo strumento per
la visualizzazione di queste soluzioni. Queste tecniche verranno poi utilizzato per analizzare
il comportamento delle soluzioni del problema dell’oscillatore armonico forzato e smorzato e
discutere alcune delle loro proprietà.
Indice
1 Oscillatori armonici smorzati e forzati 1
1.1 Oscillazioni complesse e fasori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Soluzione generale per l’oscillatore forzato e smorzato . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2.1 Soluzione analitica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2.2 Soluzione geometrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.3 Effetti di smorzamento nel moto oscillatorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.3.1 Regime di piccolo smorzamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.3.2 Decadimento dell’energia nel regime di piccolo smorzamento . . . . . . . . . 6
1.3.3 Regime di forte smorzamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.4 Dissipazione della potenza di un oscillatore forzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.4.1 Analisi della potenza immessa a regime . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.4.2 Relazione fra energia immagazzinata e vita media dell’oscillatore . . . . . . 9
Un metodo per risolvere queste equazioni consiste quindi nel trovare una soluzione complessa
dell’equazione tale che la sua parte reale al tempo zero corrisponda alle condizioni iniziali del
problema. A causa della linearità, la parte reale della soluzione complessa sarà allora una soluzione
del nostro problema con quelle condizioni iniziali.
Questa corrispondenza funziona fino a che non consideriamo trasformazioni non lineari su
queste soluzioni; per esempio, fino a quando non vogliamo calcolare il quadrato di una soluzione
(come avviene per una potenza assorbita o per un flusso di energia). Infatti la parte reale del
1
prodotto di due numeri complessi non coincide con il prodotto delle parti reali dei due numeri
complessi:
y
Passiamo ora al cosidetto metodo dei fasori.
Questo è un metodo geometrico che consen- ω
te la manipolazione di due o più oscillazioni
armoniche della stessa frequenza. Un fasore
P~ è un vettore applicato nell’origine. Se P~ P(t)
compie un moto circolare uniforme, la sua P(0)
proiezione sull’asse x̂, xP (t), è soggetta ad ωt
un moto oscillatorio armonico; se poniamo α
R = |P~ | la sua coordinata è infatti; xP(t) xP(0) x
O
xP (t) = R cos(ωt + α)
xP = R cos(ωt + α)
³ π´
ẋP = −ωR sin(ωt + α) = ωR cos [ωt + α] +
2
ẍP = −ω 2 R cos(ωt + α) = ω 2 R cos ([ωt + α] + π)
y
Tutte e tre le funzioni sono oscillazioni ar-
moniche, con diversa ampiezza e fase. Os-
serviamo che ẋP è in anticipo di fase di π2
rispetto a xP ; ẍP è in anticipo di fase di π2
P’
rispetto a ẋP e di π rispetto a xP . Se espri-
miamo queste oscillazioni mediante i fasori P
P~ , P~ 0 e P~00 aventi moduli rispettivamente R,
ωR ed ω 2 R, abbiamo lo schema rappresen-
.. .
xp xp α
tato in figura. La terna P~ , P~ 0 e P~00 ruota con x
velocità ω ~ costante; in figura è rappresentata
xp
la situazione all’istante t = 0.
P’’
Consideriamo per esempio due punti, P e Q, che ruotano con velocità angolare costante su di
una traiettoria circolare di raggio R; P sia in anticipo rispetto a Q. Le proiezioni di P e di Q
sull’asse delle x, cioè i punti xP ed xQ , si muovono sull’asse x di moto oscillatorio:
xP = R cos(ωt) e xQ = R cos(ωt − α)
y y
t=0 t>0 xP xP
P
ωt
Q
α
ωt − α
P α
α x xP xQ x
Q
2
La rappresentazione di xP e xQ mediante fasori vede i vettori P~ e Q ~ ruotare con velocità
angolare costante ω ~ ~ di α, o, in maniera
~ . Si dice che il vettore P è in anticipo di fase rispeto a Q
~ ~
equivalente, che Q è in ritardo di fase rispetto a P di α. In generale, fasori che ruotano alla
stessa velocità corrispondono ad oscillazioni con la stessa frequenza (e che quindi conservano la
loro differenza di fase).
3
1.2.2 Soluzione geometrica
È interessante mostrare come oltre a questa soluzione analitica è possibile ottenere i valore di A e
ϕ utilizzando il metodo geometrico dei fasori. Dalla candidata soluzione si ha:
x = A cos(ωt − ϕ)
³ π´
ẋ = −Aω sin(ωt − ϕ) = Aω cos ωt − ϕ +
2
ẍ = −Aω 2 cos(ωt − ϕ) = Aω 2 cos (ωt − ϕ + π)
I fasori delle funzioni ẍ, ẋ/τ , ω02 x e Fm0 cos ωt, che sono tutte accelerazioni, sono rappresentati
nella figura seguente. Le loro relazioni di fase non cambiano se vengono traslati parallelamente:
ω2A ωA F0 /m c
τ a φ
F0 /m ω2A
φ b
ω 02 A ω 02 A ωA
τ
Il quadrilatero formato dai tre vettori fasori deve chiudersi, in quanto la somma dei primi
tre, istante per istante, deve dare come risultato il quarto. Questa condizione comporta che
−π < ϕ ≤ 0. Inoltre, considerando il triangolo rettangolo abc i cui lati sono uguali rispettivamente
ad ab = ω02 A − ω 2 A e bc = Aω
τ , si ha che:
cb (Aω)/τ ω/τ
tan ϕ = = 2 = 2
ab ω0 A − ω 2 A ω0 − ω 2
µ ¶2
F0 ¡ ¢2 A2 ω 2 F0 /m
= ω02 A − ω 2 A + ⇒ A= q
m τ2 (ω02 − ω 2 )2 + ω2
τ2
La figura trapezoidale è utile anche per determinare ampiezza e fase per valori caratteristici
di ω. Per esempio, per ω → 0 il trapezio si riduce ad un segmento. Questo corrisponde ad una
eccitazione esterna quasi statica, che non modifica la frequenza propria. ω = 0 implica:
F0 F0 F0
ϕ=0 e = ω02 A ⇒ A= 2 =
m mω0 k
Per ω ∼ ω0 invece il trapezio si riduce ad un rettangolo. In questo caso siamo in presenza
di una eccitazione con frequenza esattamente uguale a quella propria; l’oscillazione del sistema
risulta in quadratura di fase rispetto all’eccitazione, e la sua ampiezza è moltiplicata per un fattore
Q (fattore di amplificazione):
π F0 ω0 A F0 τ F0 ω0 F0
ϕ= e = ⇒ A= = m 2 = Q = Q · A|ω=0
2 m τ mω0 τ ω0 k
Fa 1
= − ẋ = −γ ẋ
m τ
In assenza di una eccitazione esterna, l’equazione differenziale per l’oscillatore armonico (eq.
1) è una equazione lineare, omogenea ed a coefficienti costanti. Le soluzioni sono dunque facil-
mente determinabili a partire dall’equazione caratteristica, che si ricava dall’equazione differenziale
sostituendo la soluzione di prova x = ept (p è in generale un numero complesso):
L’equazione differenziale del secondo ordine origina dunque un’equazione in p di secondo grado.
Le soluzioni sono banalmente: r
γ γ2
p=− ± − ω02 (4)
2 4
Il radicando può avere, a seconda del valore di γ ed ω0 , qualunque segno. A seconda di questo
segno l’oscillatore si trova in uno di tre regimi differenti che andremo ad analizzare nel seguito. I
tre regimi sono illustrati nella seguente tabella:
γ < 2ω0 γ = 2ω0 γ > 2ω0
piccolo smorzamento smorzamento critico forte smorzamento
A − γt h +i(ωt+ϕ) i γt
x(t) = Re (xC (t)) = e 2 e + e−i(ωt+ϕ) = Ae− 2 cos(ωt + ϕ)
2
Vediamo quindi che nel regime di piccolo smorzamento, il moto conserva la sua caratteristica
oscillatoria, con pulsazione ω, ma risulta depresso nel tempo da una funzione esponenziale. La
5
p
frequenza di oscillazione ω = ω02 − γ 2 /4 tende ad ω0 nel limite γ → 0, come era prevedibile, ma
le rimane sempre leggermente inferiore. Se γ ¿ ω0 è valida la seguente espansione:
r s " µ ¶2 #
2 γ2 γ2 1 γ
ω = ω0 − = ω0 1 − ∼ ω0 1 −
4 4ω02 2 2ω0
Consideriamo ora i valori di ϕ ed A per una velocità iniziale nulla (la posizione iniziale ov-
viamente deve non essere un punto di equilibrio, altrimenti il sistema rimarrebbe fermo). La
condizione sulla velocià impone immediatamente una condizione su ϕ:
γ γ
0 = ẋ(0) = − A cos(ϕ) − Aω sin(ϕ) ⇒ tan ϕ = − (6)
2 2ω
quindi la fase iniziale non è nulla. Possiamo ricavare immediatamente l’ampiezza iniziale
calcolando x(0) e sostituendo il valore di ϕ:
q
x(0)
A= = x(0) 1 + tan2 ϕ
cos ϕ
sostituendo l’espressione (6) per la tangente di ϕ e la definizione (5) per ω otteniamo infine:
r
γ2 ω0 γ¿ω0
A = x(0) 1 + = x(0) −→ x(0)
4ω 2 ω
6
Passiamo ora a mediare il valore di H su molti cicli. In questo modo i termini che contengono
seni e coseni di α spariscono (perchè α = (ωt + ϕ) è lineare nel tempo e perchè la media sulla
variabile indipendente dei seni e dei coseni è zero) e rimane solo l’ultimo termine:
Z t
1 1
hHi = lim H(t0 ) dt0 ≈ mA2 e−γt ω02
t→∞ t 0 2
dhHi 1 1 dhHi
≈ −γ mA2 e−γt ω02 = −γhHi ⇒ γ≈−
dt 2 hHi dt
Nel regime di piccolo smorzamento è comune caratterizzare il tasso di perdita di energia attra-
verso la quantità Q, il fattore di qualità o coefficiente di bontà, tanto più grande quanto più piccolo
è lo smorzamento. Nel limite di smorzamento estremamente piccolo sappiamo che la pulsazione
propria ω0 si confonde con ω e che γ per definizione è molto minore di ω, quindi:
ω0 1 ω0 ω
Q= > e Q= ≈ À 1 per γ ¿ ω
γ 2 γ γ
Siccome Q è direttamente legato alla velocità con cui il sistema dissipa la sua energia, un
modo conveniente per stimarlo in un sistema a piccolo smorzamento consiste nel notare quanti
cicli occorrono affinchè l’ampiezza si riduca ad una frazione fissata del valore iniziale.
È consuetudine definire µ∓ = −p± cosı̀ da poter lavorare con quantità positive. Si noti che le
µ sono una maggiore ed una minore di ω0 e che il loro prodotto vale ω02 :
r
1 1 2 1
µ+ = γ + γ − ω02 > γ > ω0 ⇒ µ + > ω0
2 4 2
1 1
µ+ µ− = γ 2 − γ 2 + ω02 = ω02 ⇒ µ+ µ− = ω02
4 4
ω2 ω2
µ− = 0 < 0 = ω0 ⇒ µ − < ω0
µ+ ω0
Passiamo ora alla legge del moto; la forma più generale di x(t) è una sovrapposizione di due
esponenziali con lunghezze caratteristiche µ+ e µ− . I coefficienti devono essere reali per evitare
che x(t) sia complesso:
x(t) = c+ e−µ+ t + c− e−µ− t
c+ e c− sono determinati dalle condizioni iniziali, mentre µ+ e µ− dipendono dalle proprietà fisiche
dell’oscillatore. Vi sono a questo punto due casi: se c+ e c− hanno lo stesso segno, allora x(t) non
si annulla mai, quindi il sistema non passa mai per la posizione di equilibrio. Viceversa, se i due
coefficienti hanno segno diverso x(t) può annullarsi (quando i due esponenziali si annullano l’un
l’altro) ed il sistema può passare per la posizione di equilibrio (una sola volta però). I due casi
sono rappresentati nella figura seguente:
7
x x
c+c− > 0 c+c− < 0
ωt ωt
c+ + c− = x0 e − (µ+ c+ + µ− c− ) = 0
Fa = −mγv ⇒ Pd = −mγv 2
Quindi, per ricavare questa potenza dobbiamo avere una espressione esplicita per la velocità.
Partendo dalla legge del moto del nostro oscillatore, x(t) = A cos(ωt + ϕ), e derivando otteniamo:
dx
v= = −Aω sin(ωt + ϕ)
dt
F0 /m
A= q ¡ ω ¢2
(ω02 − ω 2 )2 + τ
si ricava che:
γω 2 F02 1
hPd i = − ¡ ¢
2m (ω 2 − ω 2 )2 + ω 2
0 τ
8
Consideriamo ora la potenza immessa dalla forza di eccitazione:
F = F0 cos(ωt) ⇒ Pe = F v = −AωF0 cos(ωt) sin(ωt + ϕ)
La potenza immessa dipende quindi fortemente dalla differenza di fase fra la velocità e la forza
di eccitazione. Sviluppiamo ora il prodotto di queste due quantità:
cos(ωt) sin(ωt + ϕ) = cos(ωt) [sin(ωt) cos(ϕ) + sin(ϕ) cos(ωt)]
= cos(ϕ) sin(ωt) cos(ωt) + sin(ϕ) cos2 (ωt)
1
= cos(ϕ) sin(2ωt) + sin(ϕ) cos2 (ωt)
2
Per ottenere il valore medio nel tempo di questa quantità è sufficiente notare, come prima, che
se l’argomento è lineare nel tempo, il quadrato di una funzione sinusoidale media ad un mezzo,
indipendentemente dalla fase, e una sinusoide media a zero. Quindi:
1 AF0 ω
hcos(ωt) sin(ωt + ϕ)i = sin(ϕ) ⇒ hPe i = − sin(ϕ)
2 2
Determiniamo ora A sin(ϕ). È immediato notare che questa quantità è la parte immaginaria
dell’ampiezza complessa x0 = Aeiϕ . Ricordando l’equazione (2) otteniamo allora:
µ ¶
F0 /m F0 ω 1
A sin(ϕ) = Im (x0 ) = Im = ¡ ¢
(ω02 − ω 2 ) − i ωτ mτ (ω 2 − ω 2 )2 + ω 2
0 τ
γω 2 F02 1
hPe i = − ¡ ¢ ⇒ hPe i = − hPd i
2m (ω − ω 2 )2 + ω 2
2
0 τ
Vediamo dunque che il grafico di hH(ω)i è una curva che raggiunge il massimo per ω = ω0 .
In condizioni di piccolo smorzamento la curva è molto stretta e piccata in corrispondenza di
ω = ω0 , ed è altrove praticamente nulla. Questo permette di approssimare ω con ω0 nella sua
espressione, tranne che nel termine (ω02 − ω 2 )2 perchè questo, in vicinanza della risonanza ω0 , varia
moltissimo. Possiamo però riscrivere la differenza di due quadrati come il prodotto della somma
e della differenza delle basi, quindi:
ω02 − ω 2 = (ω0 + ω)(ω0 − ω) ∼ 2ω0 (ω0 − ω)
Applicando queste approssimazioni otteniamo infine che l’energia totale media dell’oscillatore
segue l’andamento di una funzione lorentziana:
F02 2ω02 F02 1
hHi = ¡ ¢ =
4m 4ω 2 (ω − ω0 )2 + ω0 2 8m (ω − ω0 )2 + 1
4τ 2
0 τ
9
Il valor massimo di hHi si ottiene ovviamente quando H
il denominatore è minimo, ovvero per ω = ω0 , quindi:
1
F 2τ 2
hHimax = 0
2m
0,5 Larghezza di
L’espressione dell’enegia si può allora riscrivere inglo- risonanza
bando tutte le dimensioni in hHimax , e riservando un
termine puramente numerico per esprimere la forma
della curva:
hHimax ω0
hHi =
1 + 4τ 2 (ω − ω0 )2 ∆ω 1/2
Da qui è facile calcolare quando l’energia diventa metà del suo valor massimo, infatti:
1 1 1 1
hHi = hHimax ⇒ = ⇒ ω = ω0 ± = ω±
2 2 1 + 4τ 2 (ω − ω0 )2 2τ
La larghezza della curva a mezza altezza (in inglese “full width at half maximum” o FWHM)
risulta quindi essere uguale a ∆ω 12 = ω+ − ω− = 1/τ Poichè 1/τ = γ, vediamo immediatamente
che più piccolo è il coefficiente di attrito e più stretta è la curva. In modo analogo, ricordando che
il fattore di merito Q è definito come ω0 τ , vediamo che la curva è tanto più stretta quanto più
grande è Q.
10