Piaget Vigotski
Piaget Vigotski
Piaget Vigotski
In Psicologia, per sviluppo cognitivo si intende lo sviluppo delle attività intellettive, che concorrono
a definire l’intelligenza. E’ vero che il termine intelligenza è sempre stato fonte di dubbi, critiche,
incomprensioni. C’è chi la intende come una facoltà unica, misurabile e quantificabile e chi, invece,
la ritiene un costrutto ipotetico e sovraordinato che accomuna differenti capacità ed abilità mentali.
Due sono i punti salienti del dibattito teorico attorno al concetto di intelligenza:
- il primo problema riguarda la sua genesi e vede contrapporsi i sostenitori dell’influenza
dell’ambiente, nel determinare le capacità intellettive, e i sostenitori dell’ereditarietà;
- il secondo punto si concentra su contenuti dell’intelligenza, che mettono in evidenza da un lato
psicologi che la considerano un fattore globale, vale a dire un’unica capacità responsabile di tutti
gli “atti intelligenti” dell’individuo, e dall’altro studiosi che suggeriscono la possibilità dell’esistenza
di fattori specifici, caratteristici di diverse abilità cognitive.
Lo studio psicologico dello sviluppo cognitivo ha visto nascere due settori di ricerca: quello
statistico e quello piagetiano.
L’approccio statistico e gli studi psicometrici risalgono agli inizi del secolo. Questi si basavano
sull’analisi delle differenze individuali in abilità, che riguardavano comportamenti per lo più
percettivi e motori.
La teoria dello sviluppo mentale di Jean Piaget offre un quadro completo sulle cause e le linee
evolutive non solo dello sviluppo mentale, ma anche di quello sensomotorio, percettivo, della
memoria e addirittura delle concezioni sulla moralità. Jean Piaget ha delineato una teoria della
formazione della conoscenza, una epistemologia genetica della conoscenza (1970), dove il
termine genetico non è da intendersi nel senso di innato o biologicamente determinato, ma nel
senso di genesi o origine e di sviluppo. Piaget ha svincolato l’epistemologia dalla filosofia e ne ha
creato una scienza sperimentale mediante l’osservazione del comportamento dei bambini,
costruendo nozioni e concetti chiave che costituiscono i fondamenti della conoscenza, in
particolare le nozioni di:
- oggetto
- spazio
- tempo
- numero
- quantità
- classe
- causa
Piaget, pur non negando che alcune abilità siano apprese altre innate, ritiene che la qualità
costitutiva della conoscenza risieda nel fatto che il soggetto umano sia un attivo costruttore delle
proprie conoscenze. Come l’organismo si modifica attraverso l’interazione con l’ambiente, spinto
dal bisogno di realizzare con esso degli scambi sempre più ricchi ed efficaci, allo stesso modo.
Piaget spiega lo sviluppo mentale attraverso un principio che caratterizza l’evoluzione biologica di
tutti gli organismi viventi, secondo il quale le strutture interne all’organismo si modificano
continuamente per assolvere a bisogni nuovi, o precedenti, ma in condizioni mutate. Queste
modificazioni sono il risultato dell’interazione continua tra organismo e ambiente mediante il
processo di assimilazione e di accomodamento, che si completano grazie alla loro equilibrazione.
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APPUNTI DALLE LEZIONI DI SCIENZE UMANE DELLA PROF.SSA ELENA PROFETI
3. Il concetto di “stadio”.
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I Stadio: esercizio dei riflessi (0-1,5 mesi): i riflessi di suzione, prensione, fonazione, visione ed
audizione si evolveranno in comportamenti intelligenti. In questo stadio il neonato è in uno stato di
egocentrismo radicale, in lui non c’è alcuna consapevolezza di se stesso né dell’esistenza di un
mondo fuori di sé.
II Stadio delle reazioni circolari primarie e i primi adattamenti acquisiti (1,5-4 mesi): l’attività
senso-motoria si trasforma in funzione dell’esperienza: quando un’azione o un contatto
occasionale producono un risultato piacevole, avviene una ricerca per riscoprire e conservare quel
risultato nuovo. Questo bisogno di ripetizione viene chiamato reazione circolare: è una sintesi di
assimilazione e accomodamento che porta alla costituzione di schemi nuovi (le prime abitudini). La
reazione circolare di questo stadio viene detta primaria, perché le azioni sono tutte centrate sul
corpo dell’infante.
Gli schemi iniziano a coordinarsi tra loro. Ossia due schemi si attivano in parallelo.
III Stadio delle reazioni circolari secondarie (4-8 mesi): inizia l’interesse per la realtà. La novità
viene scoperta per caso, è interessante e induce un bisogno di ripetizione (assimilazione) e
pertanto viene riprodotta più volte (reazione circolare secondaria), fino a consolidarsi come nuovo
schema d’azione (schemi secondari).
V Stadio: fase delle reazioni circolari terziarie (12-18 mesi): è questa la fase delle reazioni
circolari terziarie, in cui avviene la scoperta di mezzi nuovi, mediante sperimentazione attiva. Il
bambino costruisce schemi nuovi ed è subito capace di applicarli ad una varietà di situazioni. La
scoperta di schemi nuovi avviene per mezzo delle reazioni circolari terziarie: l’interesse per un
elemento della realtà provoca azioni che non vengono eseguite in modo sempre uguale ma variate
e modulate, per capire quali siano gli effetti delle lievi variazioni dell’azione. Piaget ha osservato tre
schemi nuovi di intelligenza pratica:
- la condotta del supporto
- la condotta della cordicella
- la condotta del bastone.
Emerge in questa fase che la realtà esiste indipendentemente dalle proprie azioni.
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Stadio preoperatorio (2-6 anni): il bambino, ormai capace di rappresentarsi mentalmente gli
oggetti, comincia a comprendere la classificazione in gruppi. Inoltre comincia a capire che esistono
punti di vista altrui.
La comparsa dell’attività rappresentativa è dimostrata da fenomeni quali l’imitazione differita,
l’immagine mentale (imitazione differita interiorizzata), il gioco simbolico, l’uso del linguaggio
verbale per riferirsi a oggetti, persone o situazioni assenti.
A 3 anni: compare il “perché” (bisogno di interpretare la realtà).
Tra i 4 e i 6 anni si ha la nozione di identità qualitativa e di funzione.
Si riscontra la presenza di egocentrismo intellettuale: le rappresentazioni sono rigide e irreversibili.
Le spiegazioni proposte fino ai 6/7 anni sono caratterizzate, oltre da egocentrismo intellettuale, da
un atteggiamento improntato a:
- finalismo
- artificialismo
- animismo.
Stadio operatorio concreto (6-12 anni): in questo periodo la capacità logica progredisce grazie
allo sviluppo di nuove operazioni mentali (addizione, sottrazione, inclusione). Il bambino è ancora
legato a esperienze specifiche, ma è in grado di compiere manipolazioni mentali e fisiche. Il
bambino è capace di fare operazioni mentali ed in lui compare la “reversibilità del pensiero”, per
cui ad ogni operazione corrisponde una operazione inversa. La reversibilità segna l’origine del
pensiero logico.
E’ adesso che l’assimilazione egocentrica lascia il posto ad una assimilazione razionale, cioè ad
una strutturazione della realtà mediante ragione: scompaiono i fenomeni di animismo(le cose
vengono percepite come viventi e dotate di intenzionalità), artificialismo (le cose sono state
costruite dall’uomo o da una attività divina che opera secondo le regole della costruzione umana.
Tutto l’universo è il frutto di una costruzione: i laghi e i fiumi sono stati scavati, le montagne sono
state costruite, finalismo (esiste un ordine prestabilito, di cui l’essere umano è il centro: per es. la
ragione per cui una pallina rotola su un piano inclinato è che vuole andare verso il bambino).
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Cosa vuol dire che le quattro operazioni sono applicabili a problemi di proporzioni?
Le quattro operazioni sono applicabili a problemi di proporzioni, perché la logica delle proporzioni
non opera su oggetti, ma su affermazioni che collegano i fatti.
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- emerge che l’ambiente, fisico o sociale, è semplicemente uno scenario che consente al bambino
di esercitare le proprie azioni, assolve alla funzione di fornire il materiale grezzo su cui lavorare per
ottenere il nutrimento dei propri schemi di assimilazione.
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invece i segni erano delle sillabe scritte sotto ogni blocco. Il compito dei soggetti era di aggruppare
i blocchi con lo stesso nome.
Quali sono le fasi attraverso le quali viene costruito il significato della parola?
Da Vygotskij sono state identificate quattro fasi:
1) Fase dei mucchi (età prescolare) - Il bambino non tiene conto né del nome né cerca proprietà
comuni e costruisce dei mucchi sulla base della vicinanza spaziale o di criteri altrettanto labili.
2) Fase dei complessi (coincide con l’età scolare) – fase caratterizzata dai tentativi di individuare
legami oggettivi basati però, sull’associazione e non sulla identificazione delle caratteristiche
rilevanti.
3) Fase degli pseudoconcetti – il raggruppamento costruito dal bambino coincide per le
caratteristiche esterne con il concetto, ma si tratta solo di una coincidenza esteriore, perché il
percorso mentale, i procedimenti attuati sono ancora quelli dei complessi (è questa una fase
difficile da distinguere rispetto a quella dei concetti, è in accordo con quella delle collezioni non
figurali di Piaget).
4) Fase dei concetti – Non compare prima della adolescenza, quando il pensiero ha acquisito
abilità di astrazione e generalizzazione.
In che cosa consiste il Dibattito di Vygotskij e Piaget sui rapporti tra pensiero e linguaggio?
Il dibattito di Vygotskij e Piaget sui rapporti tra pensiero e linguaggio può essere così riassunto:
- Piaget: nelle prime fasi dello sviluppo pensiero e linguaggio sono egocentrici, ovvero non adatti
alla realtà e non comunicabili agli altri.
- Vygotskij: il bambino è sin dall’inizio un protagonista attivo nelle relazioni sociali e il primo uso del
linguaggio è di tipo sociale. In seguito, il linguaggio inizia ad assolvere ad una funzione
intrapsichica, che si trasformerà gradualmente nel vero e proprio linguaggio interiore. Ma prima di
diventare interiore, il linguaggio attraversa una fase egocentrica (parlare a se stessi). Nel corso
dell’attività il bambino commenta verbalmente le proprie azioni, in seguito questo linguaggio
diventa totalmente interiorizzato.
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In cosa si differenzia Bruner dagli orientamenti criticati e qual è la nuova strada che egli
intende seguire?
Proprio prendendo le mosse dalle critiche formulate, Bruner si serve di una nuova strada per
studiare e conoscere la percezione, ovvero si avvale del metodo "New Look on Perception", i cui
fondamenti sono i seguenti:
1. La percezione non è passiva, ma il soggetto compie una categorizzazione per semplificare la
realtà ed economizzare energie. Tali categorizzazioni vengono organizzate dall’individuo
attraverso i processi dell’inferenza e dell’anticipazione, dei quali il primo consente di trasferire dei
dati che si conosce, mentre il secondo dà un quadro di riferimento.
2. Esistono dei fattori interni che hanno una funzione selezionatrice ed ordinatrice della realtà. Per
questo i bisogni, le esperienze passate e le pulsioni di ciascun soggetto incidono sulla
categorizzazione.
3. Il riconoscimento percettivo è legato a fattori sociali e culturali. Il modo di vivere, il concetto di
scienza, il linguaggio, la religione e l’etica influenzano la nostra categorizzazione.
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Quali sono le fasi o gli stadi di acquisizione del pensiero secondo Bruner?
Secondo Bruner noi attuiamo un cambiamento qualitativo della struttura, non legata all’età, né in
successione stadiale e per questo si pone in contrapposizione con Piaget.
Secondo Bruner, nel processo di acquisizione del pensiero maturo, il bambino passa attraverso tre
forme di rappresentazione:
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Quali possono essere altri concetti importanti per la costruzione intersoggettiva del
significato tra adulto e bambino?
- Il format (interazione abituale e ripetuta in cui un adulto e un bambino fanno delle cose l’uno
all’altro e con l’altro, in cui le risposte di ogni membro della diade dipendono da una precedente
risposta dell’altro, ogni membro ha un obiettivo e una serie di mezzi per raggiungerlo e ha la
capacità di influire sul progresso dell’altro verso i rispettivi obiettivi).
- Il mind-reading (capacità di riconoscere nell’altro intenzioni e desideri, vedi teoria della mente).
- La co-orientazione visiva (attenzione comune tra adulto e bambino su un medesimo oggetto).
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