Pirandello
Pirandello
Pirandello
1889) Su consiglio del professor Monaci, perfezionò gli studi a Bonn dove si laureò in una tesi in tedesco su Suoni
e Sviluppi dei suoni nella parlata locale di Girgenti.
1891) Tornato a Girgenti, sposa Antonietta Portulano, figlia di un ricco socio del padre, e si trasferisce di nuovo a
Roma nel 1894. Qui frequenta giornalisti e scrittori come Capuana e dal 1897 inizia ad insegnare Letteratura
Italiana al Magistero.
1903) A causa di difficoltà economiche dovute ad un allagamento di una zolfara, Antonietta cadde in una depressione
che con il tempo divenne pazzia (da qui la tematica nevrotica di Pirandello).
1904) Esce Il fu Mattia Pascal, con notevole successo. Inizia poi la pubblicazione delle Novelle che nel 1922 saranno
riunite in Novelle per un anno.
1908) Scrive L’Umorismo, dichiarazione di poetica dove evidenzia il ruolo della comicità e dell’umorismo.
Allo scoppio della Guerra, che vide il figlio Stefano partire in guerra, si schierò con gli interventisti (il
conflitto era per lui una continuazione diretta dei moti risorgimentali. E’ un periodo fecondo sul piano creativo:
1915- esce nel 1916 Pensaci Giacomino! e Liolà e si conclude la Prima Fase teatrale (Teatro Siciliano). Antonietta
16) verrà poi ricoverata in una clinica psichiatrica (Pirandello approfondisce così gli studi psicologici di
Freud).
1924) Aderisce al Fascismo: i critici hanno dato diverse interpretazioni, secondo De Castris era semplicemente “un
uomo pubblico ingenuo” (seguono infatti diversi ripensamenti), secondo Baccolo cercava un appoggio
politico per la diffusione del teatro italiano, oppresso da quello francese.
1925) Fonda la Compagnia del Teatro d’Arte, aiutato da Marta Abba, attrice e nuova compagna, che durerà fino al
1933.
Esce Uno, nessuno e centomila, ultimo romanzo.
1926) Ha inizio la Quarta Fase teatrale, quella “dei Miti”, con La nuova colonia, Lazzaro e I giganti della montagna
(incompiuto).
Pirandello inizia a collaborare alle sceneggiature e all’adattamento cinematografo di alcune sue opere.
Italiano - 1
Pirandello, Il Romanzo e il Novecento
La Poetica: il Relativismo
La poetica di Pirandello si fonda sulla duplice crisi che sta alla base del Decadentismo:
- La crisi del Positivismo, della Ragione Umana e quindi dimostrazione dell’Irrazionalità della ragione.
- La crisi della Società Borghese e quindi crisi di tutta la Realtà.
Il reale, la vita, é però inattingibile perché é sempre in fieri, mutevole, un flusso dominato dal caso, un eterno
divenire: non esistono verità se non nelle nostre illusioni (Così é, se vi pare).
L’unico modo per recuperare la propria identità o é inizialmente la Follia (Enrico IV, Il Berretto a Sonagli) o
considerarsi semplici persone al di là di una “sovrastruttura” (Uno, nessuno e centomila).
La Maschera é la nostra immagine convenzionale che a livello teatrale diviene la caratteristica precisa del
personaggio: talvolta é però “nuda” perché il personaggio si rende conto che sta recitando secondo una volontà imposta
e cerca di uscire, senza successo, dallo schema in cui é stato inserito (es. Belluca in Il Treno ha fischiato; Mattia in Il Fu
Mattia Pascal).
Convenzioni Sociali
A livello sociale, il relativismo diviene conflitto tra la natura umana (la vita) e le convenzioni sociali (la forma) che
l’uomo si impone auto-imprigionandosi e divenendo un pupo, una marionetta.
Umorismo
A livello artistico, il relativismo si traduce in Umorismo, la capacità di cogliere in maniera critica le contraddizioni del
reale, integrando la realtà quale appare (forma) e la riflessione su ciò che si cela dietro le apparenze (vita).
A livello stilistico l’umorismo é un continuo digredire, scomporre, mettere in disaccordo e disordine.
L’arte in questo modo é Specchio PER la Vita e non specchio DI vita perché é vera, non solo verosimile (naturalismo)
e ci fa conoscere la contradditorietà e la drammaticità della realtà.
Italiano - 2
Pirandello, Il Romanzo e il Novecento
Narrativa
Temi: incidenza del caso sulla vita, lotta contro le convenzioni sociali, inutile ribellione alla forma e ricerca di
un’identità impossibile, incomunicabilità, alienazione 1, disperata coscienza di una vita sospesa nel vuoto.
Conseguenze: suicidi, solitudini, forme di pazzie, sconfitte totali che travolgono l’individuo e la società.
L’Esclusa (1893)
Già in questo racconto si fa evidente il paradosso del vivere.
Una donna accusata di tradimento si ribella successivamente al presunto amante: solo ora il marito, che prima l’aveva
cacciata, la rivuole con se.
Si mostra così il tramutarsi delle personalità a seconda delle circostanze e quindi l’inconsistenza dell’io.
Mattia Pascal, dopo una gioventù dissipata, si trova ad affrontare un’infernale vita matrimoniale in cui egli sente
annullata la sua dignità di uomo.
Quando ormai dispera di poter soddisfare se stesso, il Caso lo aiuta facendolo vincere al gioco e poi gli fa apprendere in
treno, da un giornale, di essere stato identificato dai familiari nel cadavere di un suicida.
Questa é per lui un’illuminazione: può sparire per sempre, cambiare generalità e vita.
Si trova quindi a Roma, come Adriano Meis, vive in una pensione, si fa operare un occhio strabico e si innamora:
tuttavia presto si rende conto che, a causa di una mancanza di “forma” (uno stato anagrafico) non può essere ammesso
nel consorzio civile e sposarsi. Torna così rassegnato a casa dopo aver inscenato un finto suicidio: la moglie si é però
risposata ed ha una nuova famiglia.
Mattia é ancora una volta escluso, inetto, ai margini della vita e la sua unica consolazione é poter visitare la sua tomba
per ritrovare, alla rovescia, la sua identità.
Tema dell’Inettitudine
Si riprende la tematica dell’eroe inetto, ma in una visione molto personale. Le coordinate storico-sociali sono solo il
punto di partenza dell’eroe. Mentre Svevo ironizza questa situazione, D’Annunzio è ambiguo, Pirandello parte da una
vicenda di declassamento sociale e poi va a finire in tutt’altro modo.
In Pirandello l’inetto (inaptus) si trova libero di costruirsi la sua vita, ma questa nuova vita è ancor più una trappola,
quindi Mattia Pascal decide di rientrare nella sua vecchia identità, ma il processo è irreversibile, perché la moglie si è
risposata ed egli rimane, quindi, in una condizione “sospesa”.
Da oggetto di critica l’inetto diventa, per Pirandello, strumento di critica, figura dell’eroe estraniato che critica gli
infingimenti della realtà.
Il sogno liberatorio di Mattia è realizzato in Vitangelo Mostarda di “Uno, nessuno, centomila”, che arriva a rifiutare il
nome ed ogni legame sociale per finire poi ospite dell’ospizio che lui stesso ha finanziato.
Novità:
- Trama dominata dal Caso (stop alla Provvidenza manzoniana) e da casuali convenzioni sociali
- Incoerenza e Inconsapevolezza: Fallimento di Mattia che si chiude in una nuova trappola.
- Desiderio continuo di una nuova identità
- Mattia fortemente complesso, relativo, irrazionale, ambiguo: Doppio.
- Narrazione in Prima Persona omodiegetica-retrospettiva e con focalizzazione interna.
- Utilizzo di presente, passato e futuro
1Se l’Io non consiste perché muta, l’uomo tende ad identificarsi con la macchina (la cinepresa ne I Quaderni di Serafino Gubbio
operatore): la sua identificazione é alienante ed é impossibile sottrarsi.
La diffidenza nei confronti della realtà industriale é anche presente in Il fu Mattia Pascal dove in maniera quasi fantascientifica si
anticipa un mondo dove le macchine sostituiscono in tutto e per tutto l’uomo.
Italiano - 3
Pirandello, Il Romanzo e il Novecento
Pazzia:
- La distruzione dell’uomo/Saffio: non é più la pazzia dovuta alle condizione ambientali e ereditarie (naturalismo), ma
é analoga alla malattia di Svevo, quindi un’esplosione di sofferenza e nausea esistenziale (Sartre) che inizia a legarsi
alla tematica psicologica freudiana.
- Nel teatro in particolare Enrico IV (storia di un uomo che, caduto da cavallo durante una festa in costume d’epoca, si
identifica nel personaggio che interpretava, appunto Enrico IV. Vivendo da solo, folle, in un luogo isolato riceve la visita
della moglie, del nuovo compagno e della figlia. Un medico ritiene che la figlia debba vestirsi da moglie dell’epoca:
Enrico vuole allora rimanere con la figlia e, all’opposizione di Belcredi, lo uccide. Non gli rimane che tornare alla sua
follia).
Consolazione:
- La maestrina Boccarmé: consolazione nella dolcezza dei ricordi.
- Ciaulà scopre la luna: il senso della natura misteriosa e sacra che sa illuminare l’uomo con delle folgorazioni
improvvise (Ciaulà é un giovane caruso di una miniera di zolfo che lavora per Zi’Scarda. Un giorno Cacciagallina,
direttore della miniera, gli chiede di completare il carico fino a notte ed egli rimane solo con Zi’Scarda. Ha paura della
notte perché era scoppiata un tempo una mina che aveva ucciso un altro caruso, lo aveva accecato da una parte e in
miniera non c’era più luce. Ciaulà però, una volta uscito con il carico, nota la luna (“la scopre”) e, meravigliato, piange
e non prova più paura.
- Pensaci, Giacomino! (storia di un insegnante che riesce a farsi beffa dello stato).
Oltre:
- La mano del malato povero: a tratti trapela un senso di “oltre”, di qualcosa che rende le cose nuove in un movimento
improvviso, piccolo, che fa sì che la vita sia meravigliosa, diversa, mutevole (epifania?).
L’Io, dopo la sua folle disgregazione, sembrerebbe ricomporsi in una nuova modalità: Vitangelo non vuole
ricostruirsi una maschera ma si considera persona, uomo, senza una sovrastruttura.
Si RIFIUTA LA FORMA.
La Mancanza d’Identità é positiva.
Tutto ciò anticipa l’ultima produzione, quella delle favole e dei miti.
Se prima la consapevolezza di non essere «nessuno» gli dava un senso di orrore e di tremenda solitudine, ora accetta di
buon grado l'alienazione completa da sé stesso, rifiuta ogni identità personale, arriva a rifiutare infatti il suo stesso
nome, e si abbandona allo scorrere mutevole della vita, al divenire del mondo, «morendo» e «rinascendo» subito dopo,
in ogni attimo, sempre nuovo e senza ricordi, senza la costrizione di alcuna maschera autoimposta, ma identificandosi
in ogni cosa, in una totale estraniazione dalla società e dalle forme coatte che essa impone.
Italiano - 4
Pirandello, Il Romanzo e il Novecento
Teatro
Maschere Nude é il titolo complessivo dato dall’autore alle sue opere drammaturgiche.
Inizialmente si presenta come un’ESPLOSIONE DALL’INTERNO DEL DRAMMA BORGHESE.
1. TEATRO SICILIANO
L’esordio si ha con alcuni atti unici di matrice verista degli anni 1910-13 come La Morsa, Lumìe di Sicilia, Il dovere del
medico, Cecè.
La sua produzione, negli anni della guerra (1915-16) si avvale dell’aiuto di un autore dialettale siciliano, Angelo
Musco, per cui realizza le opere Pensaci Giacomino! (dall’omonima novella), ‘Abirritta cu ‘i ciancianeddi (Il berretto a
sonagli) e ancora Lumìe di Sicilia tradotte poi in italiano.
2. TEATRO UMORISTICO-GROTTESCO
Con Così é (se vi pare) (1917), tratto dalla novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero, lo scrittore dà corpo
alla sua poetica: Relatività e Inconoscibilità del Vero.
L’opera é ancora Siciliana per l’ambientazione ma il tema é nuovo: Pirandello ha del tutto abbandonato i princìpi
veristi e mira ad opere fortemente umoristico-grottesche.
In Sicilia la signora Frola e il signor Ponza sostengono con argomenti convincenti uno la follia dell’altro. Il signor Ponza
dice infatti che la moglie, figlia della signora Frola, é morta da diversi anni e che la madre é impazzita per il dolore
convincendosi che sia rediviva e segregata in casa: la nuova moglie quindi si presterebbe ad una commediola pietosa
parlando a distanza con la madre per non turbarla sentimentalmente.
La signora Frola sostiene che la sposa del signor Ponza sia sua figlia ma che lui la segrega in casa per una forma di
gelosia folle, e lei si presta al gioco per quieto vivere e perché il genero é un marito esemplare.
La vicenda vede poi la società paesana che, in un salotto, si immischia nella vicenda volendo a tutti i costi sapere quale
sia la verità.
Nell'ultimo atto viene condotta a casa di Agazzi la moglie del signor Ponza, l'unica in grado di risolvere la questione
mettendo a conoscenza di tutti la verità. Quest'ultima, con il viso coperto da un velo nero, afferma di essere al
contempo sia la figlia della signora Frola che la seconda moglie del signor Ponza, mentre di sé afferma di non
essere nessuna: "io sono colei che mi si crede".
La verità é inafferabile perché poliedrica.
Sulla stessa tematica sono incentrate Ma non é una cosa seria, Il giuoco delle parti, L’uomo la bestia e la virtù, La
signora Morli uno e due.
3. METATEATRO (La vita é teatro, il teatro é vita; é una riflessione sulla finzione della realtà sensibile).
Sei personaggi in cerca d’autore (1921) rompe del tutto le regole del teatro naturalistico.
Sul palcoscenico del teatro, dove si sta rappresentando un altro dramma pirandelliano (Il giuoco delle parti) irrompono
6 personaggi che, rifiutati dall’autore che li ha concepiti, cercano qualcuno che li rappresenti sulla scena e li
renda “consistenti”.
Fra lo sbigottimento degli attori, in un susseguirsi di interruzioni e riprese caotiche, quattro di loro (Padre, Madre,
Figlio e Figliastra) raccontano il torbido dramma delle loro vicende familiari che culmina con una doppia tragedia,
legata ai due personaggi muti: la Bambina annega in una vasca e il Giovinetto si spara.
Tuttavia questi fatti potevano essere ma non sono avvenuti in quanto ciascun personaggio vive allo stato fluido:
l’autore ha rifiutato di dargli una forma perché la forma non rispecchia la vera vita.
E’ qui che si vede il dramma del rapporto vita-forma: gli attori e il pubblico infatti non distinguono più realtà e finzione
e, calato il sipario, ci si accorge che l’autore ha sostituito al dramma l’impossibilità della rappresentazione (il teatro riflette
su se stesso).
Innovazioni
- il lettore non si trova davanti a una commedia o a un dramma già compiuti, ma il tentativo di mettere in scena una
commedia da fare, ancora da elaborare e dunque aperta e inconclusa;
- la commedia non ha atti né scene: vi si daranno solo interruzioni casuali, dovute a quanto sta accadendo sul
palcoscenico e allo sbaglio del macchinista, che a un certo momento, per un equivoco, calerà il sipario.
- i personaggi entrano dal pubblico
- il sipario é già aperto
- rottura della quarta parete
- palcoscenico spoglio di scenari ed un macchinista impegnato a fissare chiodi a forza di rumorosi colpi di martello.
- vicenda assurda e surreale
Italiano - 5
Pirandello, Il Romanzo e il Novecento
Temi
- tentativo di svelare il meccanismo e la magia della creazione artistica e il passaggio dalla persona al personaggio,
dall'avere forma all'essere forma.
- creazione di scene traumatiche (volontà di vivere una vita autentica da parte dei Sei personaggi, in cui però si ripete
l'angoscia delle colpe).
- scomposizione delle strutture drammatiche (teatro nel teatro).
- comunicazione fondata sulla trasmissione di messaggi inautentici, non rispondenti al nostro essere, perché
impossibili da racchiudere nella convenzione del parlato, il che porta a rapporti compromessi sul nascere e quindi ad una
solitudine senza rimedio.
Il metateatro si troverà anche con Ciascuno a suo modo e Questa sera si recita a soggetto, in cui risulta scardinata
ogni convenzione scenica e messo in discussione lo stesso genere teatrale: il dialogo e l’azione.
Il dialogo non ha senso, é astratto in quanto le parole sono convenzioni che ognuno intende a modo suo.
L’azione non serve in quanto tutti i gesti possono essere rappresentati in diversi modi.
La trama inoltre coinvolgeva direttamente il pubblico in un rapporto dialettico con autore e attori: si rompe la quarta
parete.
Un Altro dramma é l’Enrico IV (1922), in cui si vede la difficoltà dell'individuo di collocarsi nella società e nella vita,
la solitudine e l'incomunicabilità, la ricerca di una fuga dalla realtà in un mondo irreale o nella pazzia.
I Giganti della Montagna narra la vicenda di un gruppo di disadattati che trovano rifugio in una villa chiamata La
Scalogna e incontrano una compagnia di attori in procinto di mettere in piedi la rappresentazione di un pezzo teatrale, La
favola del figlio cambiato dello stesso Pirandello. Viene quindi richiamato il principio di metateatro.
Italiano - 6
Pirandello, Il Romanzo e il Novecento
Stile
Le prime opere sono criticate per le scelte linguistiche e stilistiche disarmoniche, ricche di termini inconsueti
(raumiliato, disaiutato...) e di espressioni brutte, cacofoniche, lontane dal bello scrivere romantico/dannunziano.
Queste scelte sono relative alla tradizione verista che aveva inserito nella lingua letteraria anche espressioni
dialettali, del parlato, fino ai limiti della scorrettezza grammaticale-sintattica (es. “che” polivalente di Verga).
Pirandello vuole rispondere all’esigenza di legare lo stile ai modi della rappresentazione, espressionistica, che
proponeva al lettore una realtà deformata sia nelle cose sia nei personaggi.
La critica parla di Invasione dei Brutti (es. descrizione del giudice D’Andrea in La patente).
La disarmonia non era quindi segno di scarsa consapevolezza ma anzi, al contrario di alcuni momenti di Svevo,
Pirandello era perfettamente cosciente di “scrivere male”.
L’espressionismo é volto ad evidenziare la dimensione tragica-grottesca che affiora sotto la maschera dei
personaggi.
Si deformano così i tratti dei personaggi, imbruttiti grottescamente, soffermandosi su aspetti repellenti e disgustosi, ma si
utilizzano anche parole colorate, vive, ricche, tratte dal dialetto o inventate ex noto.
E’ antimusicale come Euripide.
Mimica e Gesticolazione
Nelle opere teatrali o in opere come Patente e Uno, nessuno e centomila, Pirandello attribuisce ai personaggi un
Carattere Gesticolatorio: vuole richiamare l’attenzione del lettore, dell’interlocutore o del pubblico con dei modi di
esprimersi.
Ad esempio, il padre di Sei personaggi in cerca d’autore si rivolge al Capocomico spiegando chi sono i sei personaggi
e qual é la loro situazione utilizzando parole gesticolatorie come “vede”, “signore”.
Vitangelo Moscarda instaura invece un vero e proprio dialogo con il lettore ad esempio quando parla di sé stesso e
della figura delle moglie.
I personaggi sono quindi impegnati in un costante dialogo con altri personaggi, con il pubblico e con il lettore: la
gesticolazione é sia affanno con cui ciascuno cerca di imporsi e “spiegarsi”, sia rappresentazione stilistica della
dissoluzione dell’io.
Ambientazione
Prime opere)
Siciliana, spesso rurale, propone figure di lavoratori semplici come contadini e minatori, più raramente la classe
media di insegnanti, impiegati e piccoli usurai.
Le tematiche esistenziali sono quindi legate ad una tradizione verista.
Fase centrale)
L’ambientazione si sposta nelle zone urbane di Roma o della Sicilia.
I personaggi sono di classi sociali medie, in particolare impiegati come in Svevo.
Società Siciliana
Pirandello rappresenta la società siciliana con i suoi atteggiamenti tipici e la sua mentalità.
Si insiste in particolare sulla piccola e media borghesia forse perché proprio in questo ambiente la gente era
tradizionalmente più mortificata dall’ “ossessione delle forme”.
L’isola era inoltre al teatro della risorgimentale “rivoluzione mancata”, su cui Pirandello costruì il suo unico
romanzo storico, I vecchi e i giovani che ha al centro l’esperienza dei Fasci siciliani (uno dei primi tentavi di
organizzazione sindacale agraria, stroncati nel sangue nel 1893).
Italiano - 7