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Introduzione Alla Sociologia Delle Religioni 30p.

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INTRODUZIONE ALLA SOCIOLOGIA DELLE RELIGIONI, Enzo Pace

RELIGIONE tentativo di mettere ordine nella società, pretende di spiegare l’esistenza


dell’uomo e i legami sociali seguendo un principio unitario
sovraordinato. L’ordine si fonda su ciò che si pensa essere al di sopra e al di fuori
dell’ordine stesso.
ORDINE cosa tiene assieme gli individui in una società?
Le religioni hanno spesso fondato la propria forza morale e sociale sulla credenza che ci
fosse un ordine che rispecchiasse una volontà sovraumana. Secondo le
principali religioni si può avere conoscenza di questo ordine, ma non lo si può determinare o
cambiare a proprio piacimento.
PUO’ ESSERE PENSATA UNA SOCIETA’ SENZA RELIGIONE?
• IDEOLOGIA DI COMTE egli aveva inizialmente chiamato la sociologia fisica sociale,
convinto che si potesse elaborare una scienza che studiasse le idee
come il botanico studia le piante (seconda metà del 700). Questa scienza era stata chiamata
IDEOLOGIA da Destutt de Tracy. Era un’epoca in cui si
credeva molto alla scienza e la religione sembrava un trascinarsi della mentalità primitiva.
• RAPPRESENTARE LA SOCIETA’ dalle analisi compiute da sociologi e antropologi in
merito al rapporto fra religione e società c’era convergenza nel
ritenere che la religione fosse l’espressione del bisogno di una società di pensarsi, di essere
se stessa e di pensarsi come ordinata.
• SMITH la religione è esperienza della comunità, insieme di pratiche rituali che rafforzano
i legami sociali. Anche il sacrificio è visto come un atto di
comunione più che come un gesto di adorazione e serve a catalizzare la violenza presente
nella società, la quale si sfoga nella vittima sacrificale nella
speranza che non emerga nella vita di tutti giorni, ma rimanga separata nell’ambito del rito.
Van Gennep parla della teoria dei riti di passaggio: le religioni sono grandi sistemi di
classificazione sociale, ogni società ha bisogno di organizzarsi
delimitando verso l’esterno i confini che la distinguono da un’altra e all’interno
individuando i diversi ruoli che un individuo può e deve giocare assieme
agli altri. Tutto questo garantisce un ordine. Gli uomini hanno infatti disciplinato gli eventi
fondamentali della vita (nascita, matrimonio, morte etc.)
riconducendoli ad una sfera NON NEGOZIABILE (quella del sacro) e sacralizzando il loro
significato, essi diventano RITI PUBBLICI di passaggio da una
condizione ad un’altra della vita. Questi eventi assumono un significato sociale, diventano
FATTI SOCIALI da celebrare collettivamente sospendendo il
flusso ordinario della vita.
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• RELIGIONE COME FATTO SOCIALE la religione aiuta la società a dare una
rappresentazione ordinata di se stessa. Hobbes riteneva che gli individui per
poter salvaguardare l’utile decidessero di sottomettersi ad un’autorità che riuscisse ad
imporre un ordine sociale. Lo stare assieme in società presuppone una
forte passione, in quanto l’identità sociale è un sentimento collettivo.
IL SACRO il sacro in sociologia è ciò che fonda l’ordine sociale (Durkheim): è un
fenomeno sociale, il fulcro del sentirsi in società, il lato non razionale della
genesi dell’ordine sociale. DILEMMA o tutto è già inscritto nel codice genetico e quindi la
religione è una risposta programmata per soddisfare dei bisogni
altrimenti inappagabili (diventa un dispositivo funzionale spiegabile razionalmente), oppure
la religione e l’esperienza del sacro, in quanto risposte a determinati
bisogni, acquisiscono autonomia rispetto all’uomo. Il sacro è l’oggetto su cui si esercita un
determinato sistema di credenze e pratiche che chiamiamo religione, la
religione si sforza di rendere sistematico, tramite comportamenti razionali, ciò che per
natura non lo è, ovvero il sacro.
1MA COS’E’ LA RELIGIONE? i sociologi hanno cercato di individuarne
l’essenza/sostanza (definizione sostantiva) o di analizzarne le funzioni sociali (definizione
funzionale). Una posizione intermedia tra le due è quella di chi si limita ad assumere il punti
di vista di chi dice di agire in base a scelte di tipo religioso (nell’agire
le persone costruiscono il significato che attribuiscono all’agire stesso): in questo caso la
religione è ciò che le persone dicono che sia (questa visione delle cose in
parte risale a Weber).
• DEFINIZIONE SOSTANTIVA vuole cogliere la specificità della religione, che la
distingue da altre forme di credenza umana. In cosa consiste questa forma
del credere? Cosa rende il mio agire religiosamente connotato? Qual è la differenza tra
credere in una squadra di calcio o in Dio?
• DEFINIZIONE FUNZIONALISTA si limita a descrivere le molteplici dimensioni che la
religione può assumere nella società (ritualità, adesione ad una
dottrina, partecipazione ad un’organizzazione religiosa etc.). Il rischio del funzionalismo è
quello di non cogliere ad esempio cosa differenzia un rituale
religioso da uno che non lo è. La domanda principale è: a cosa serve la religione?
• CREDERE i sociologi si muovono tra le due definizioni senza capire bene cosa fare e
quindi alcuni hanno pensato di superare la nozione di religione per
spostare l’analisi sui processi cognitivi del credere che è molto più facile da individuare.
RELIGIONE COME SISTEMA Durkheim: “una religione è un sistema di credenze e
pratiche relative a cose sacre, cioè separate, interdette, le quali uniscono in
un’unica comunità morale, chiamata Chiesa, tutti quelli che vi aderiscono”

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Spesso D. viene considerato un funzionalista, in realtà qui dà una definizione di sostanza, in
quanto la religione per lui è:
• Un sistema di credenze e pratiche;

• Questo sistema ha un oggetto, il sacro (interdetto al profano);

• Il sacro crea un sentimento di unione fra coloro che si riconoscono nel sistema;
• Il sistema si esprime in una forma di organizzazione (morale, ma non solo) chiamata
chiesa.
Dire che la religione è un sistema significa darne una definizione essenziale: ciò che rende
la religione un sistema è il legame fra credere ed agire. La religione è
quindi un modo di osservare e interpretare l’ambiente sociale che per definizione è molto
più ampio e mutevole rispetto a ciò che una religione cerca di
rappresentare con i simboli che produce.
RELAZIONE SISTEMA-AMBIENTE dobbiamo sempre tener presente che parliamo di una
relazione sociale tra un sistema di credenza e un ambiente sociale, il
quale non si lascia circoscrivere entro i confini simbolici che il sistema di credenza vuole
tracciare per rappresentarlo e dominarlo. La religione si fonda dunque su
questo nesso sistema-ambiente.

Cap.2 LA RIFLESSIONE SOCIOLOGICA SULLA RELIGIONE. UN QUADRO


STORICO CRITICO
1. Introduzione
Comte, Durkheim, Weber e Simmel. Tutti si chiedono come possa stare insieme una società,
come quella moderna, basata sull’individualismo. Per dare una
risposta a questa domanda, hanno cominciato a studiare le forme originarie di consenso
sociale (dove e come si forma il senso collettivo che consente alla
società di avere un minimo di coesione per poter reggere i processi di cambiamento o di
conflitto?). Religione analizzano il sacro, il funzionamento della
religione nelle società e le principali forme di aggregazione religiosa per capire che rapporto
c’è fra l’ordine sociale ed economico ed un insieme di
valori, fra risorse di senso e meccanismi di consenso sociale.

2. Comte e il positivismo
La sua idea è che la sociologia sia come una fisica sociale, ovvero una nuova scienza capace
di trovare una legge universale di funzionamento della vita

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sociale.
Corso di filosofia positiva (1824-1847) la società è un organismo complesso composto da
cellule e tessuti sociali e che cresce secondo leggi osservabili
empiricamente. Questa sociobiologia che egli chiamerà poi sociologia tout court è concepita
come capace di unificare tutto il sapere umano al di là della
specializzazione della diverse aree della ricerca scientifica. L’unità del sapere si raggiunge
pensando che ci siano tre piani dell’essere:
• Biologico esiste una legge evolutiva certa e universale quindi è legittimo pensare che
questa legge valga anche per l’ambito mentale e quello sociale.
• Mentale psicologia.

• Sociale sociologia.

La legge universale che interseca i tre livelli è la legge dei tre stadi:
• Stadio teologico (o fittizio) le società si rappresentano prevalentemente utilizzando visioni
teologiche, la società si fonda su un ordine che viene da
un essere divino superiore. Qui si manifesta il bisogno di una spiegazione universale dei
diversi ambiti del vivere umano e sociale. Le religioni
offrono spiegazioni razionali per dare una visione unitaria alle cose, ma il limite di questo
primo stadio è che gli uomini trovano la divinità in ogni
manifestazione naturale e sociale.
• Stadio metafisico (o astratto) la complessità del reale viene studiata in base a principi
filosofici, astratti che non sono a qualche essere divino. Si
cercano spiegazioni non al di fuori del mondo, ma a partire da elementi semplici presenti in
natura. Nasce l’idea che l’ordine sociale si fondi
sull’ordine della natura.
• Stadio positivo o scientifico avvento del sapere scientifico. Attraverso l’osservazione dei
fatti scopre come funzionano la natura e la società:
RAZIONALITA’ SCIENTIFICA.

RELIGIONE COME SPIEGAZIONE DELLA COESIONE SOCIALE Comte è interessato


a comprendere come gli uomini ricorrano alla religione per darsi
una spiegazione razionalmente soddisfacente del complicato organismo sociale in cui
vivono. La religione è una strategia sociale per creare consenso:
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ogni società ha bisogno di trovare un punto di equilibrio attorno a dei valori condivisi, una
visione del mondo comune, la religione soddisfa bisogni cognitivi
e comportamentali dell’uomo e in tal modo procura coesione e funzionamento nella società.
Dunque il progresso scientifico porta alla fine della religione,
ma allo stesso tempo essa si reincarna in uno stadio superiore della mente umana, LA
SCIENZA.
RELIGIONE DELL’UMANITA’ la scienza è vista come una nuova religione laica, capace
di dare agli uomini nuovi valori inconfutabili. Sacerdote
dell’umanità è lo scienziato, quindi il sociologo.
CONCEZIONE UTILITARISTICA la società è la somma delle azioni individuali volte a
massimizzare i profitti e a ridurre i costi, quindi per gli utilitaristi
l’individuo è un essere razionale. Per la concezione organicistica e positivistica di Comte,
invece, la società possiede una razionalità superiore rispetto
all’anarchia in cui si trovano gli individui, E’ LA SOCIETA’ LA FONTE DELL’ORDINE,
NON L’INDIVIDUO.

3. Durkheim e il funzionalismo
La divisione del lavoro sociale(1893) l’ordine nelle società democratiche moderne e
industriali si fonda sulla solidarietà: l’equilibrio è dato dalle regole,
dalle norme e dai valori capaci di imporsi alla coscienza degli individui. Questo processo si
raggiunge più facilmente in quelle società in cui vige la
solidarietà meccanica (gli individui sono compresi in corpi sociali strutturati che tendono ad
omogeneizzare i comportamenti e a far condividere gli stessi
valori), meno dove vige la solidarietà organica (caratterizzata dalla differenziazione
sociale, quindi la coesione è più complicata, ma viene garantita dalla
divisione del lavoro: ogni individuo sa che ha un ruolo specifico nella società e il modo in
cui lo svolge riflette regole, norme e valori che costituiscono il
bene collettivo. C’è dunque il primato della coscienza collettiva su quella individuale).

COSCIENZA COLLETTIVA è una sovrastruttura sociale che non coincide con le singole
coscienze individuali, ma le orienta e le plasma. Gli individui
passano, la coscienza collettiva resta, ha una vita propria, è un sistema di credenze che muta
storicamente ma che condiziona generazioni di individui e che
tende a perpetuarsi nonostante i singoli non ne siano più tanto convinti.
Questa idea di Durkheim della società riflette l’ipotesi organicistica di Comte la società è un
tutto composto da parti , le quali hanno valore in quanto
rapportate al tutto, ne sono funzioni.

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Ma come mai la coscienza collettiva che garantisce ordine sociale in certi momenti storici,
in certi gruppi sociali o fra gli individui non funziona? D.
risponde parlando del SUICIDIO.

Il suicidio Il ragionamento è:
• Il suicidio è la prova che le norme sociali non sono in grado di imporsi in modo
convincente ad un individuo;
• Il togliersi la vita mostra l’esistenza di un problema nel tessuto sociale;
• Una società ha bisogno, per essere coesa e funzionare senza contraddizioni, di un
complesso di norme e di valori che devono essere percepiti dagli
individui come dei doveri, degli obblighi verso la collettività.
Durkheim nota che il numero di suicidi è maggiore nei paesi protestanti rispetto a quelli
cattolici i quali a loro volta hanno più suicidi rispetto a comunità
ebraiche. La religione protestante infatti lascia che gli individui siano responsabili, quella
cattolica ed ebraica offrono una comunità che impone un codice di
valori e di comportamento collettivi, c’è dunque un maggior senso di appartenenza.

SUICIDIO ANOMICO avviene a causa dell’assenza di norme. Quando l’individuo vive in


una condizione di isolamento, il rischio che cada in una crisi che
porta al suicidio è molto alto. Quando una società non riesce a produrre risorse simboliche o
norme che integrino gli individui in un sistema di valori
collettivi e che gli dimostrino che esiste una coscienza collettiva superiore alle singole
coscienze soggettive, si producono PROCESSI DISSOCIATIVI.
Quando riesce ad imporsi, la coscienza collettiva funziona come coercitivo volontariamente
accettato. La religione è quindi vista come un fattore di
integrazione sociale.

4. Durkheim e il funzionalismo religioso


Le forme elementari della vita religiosa studia come funziona la religione nelle società
primitive per capire come funziona la società umana in generale. La
religione è esempio di come si forma, si riproduce nel tempo e sopravvive agli individui la
coscienza collettiva, ovvero l’immagine che una società ha di se
stessa. La religione contribuisce a costruire e mantenere in vita una coscienza collettiva.

IL SACRO tratti distintivi sono:


• Separazione che diventa separatezza: un oggetto, un animale o un uomo diventano sacri
nel momento in cui passano in una sfera che è considerata
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altra rispetto al mondo profano. Il sacro è quindi un apparente sradicamento di cose di
questo mondo che sono destinate a svolgere funzioni non più
profane, è il profano che cambia natura per volontà degli uomini. Gli uomini stessi infatti
producono il sacro e poi pensano che questo esista
indipendentemente dalla loro volontà.
• Effervescenza collettiva: è il processo sociale che produce la separazione. Nel momento in
cui creano un nuovo ordine sociale, gli individui lo
fanno vivendo un’esperienza collettiva che ai loro occhi appare come qualcosa di
straordinario, un evento irripetibile (es: Dio detta a Mosè i 10
comandamenti e poi lui li riferisce al suo popolo per fondare una nuova comunità).
• Super-ego collettivo di una società: è quel luogo del sacro creato dagli uomini per poter
meglio legittimare le regole e i valori collettivi che si
devono imporre per raggiungere la coesione sociale e quindi l’ordine sociale. Questo è
quindi un luogo di rappresentazione e di produzione
dell’immaginario simbolico.

RELIGIONE: modo per produrre norme collettive e di coscienza sociale (funzione


integratrice). Nasce dopo il sacro, dopo che gli uomini, passato
il momento dell’effervescenza che ha creato il nuovo ordine sociale, hanno bisogno di
amministrare il sacro che legittima l’ordine sociale stesso.
Religione è regola (religare): tenere assieme una società, mantenendo la credenza che
esistano dei valori sui quali si fonda l’ordine delle cose
esistenti.
PURO/IMPURO questa contrapposizione mostra come funziona la religione, come essa
diventi legge e insieme di norme di condotta di vita
collettiva. Nella tradizione ebraica ad esempio è consentito bere il vino (per la legge
coranica invece no), ma a patto che questo sia kasher (puro).
Quindi vengono istituite delle regole che caratterizzano quella determinata società e che si
basano su ciò che è permesso e ciò che è interdetto in base al
criterio del puro e impuro.
SOCIETA’ TRIBALI le studia per capire la forma originaria ed elementare
dell’organizzazione del sacro. Queste società per D. sono di tipo totemico e il
totem è una forma organizzata di rappresentazione del sacro attraverso la quale la società si
riconosce come gruppo. Il totem testimonia infatti l’esistenza di
un vincolo e di un’appartenenza, è un sistema di simboli che serve alla società a mantenersi
unita e a fondare la propria identità e che dà vita ad un

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complesso di riti e sacrifici. In questo senso il totem delimita il confine fra ciò che è sacro e
ciò che è profano, tra chi può manipolare cose che riguardano
il sacro e chi ne resta fuori, dal totem nasce così una gerarchia sociale, una differenziazione
all’interno del gruppo (tutte le religioni hanno poi
sviluppato questa cosa).
FUNZIONALISMO la religione SERVE ad una società per imporre le regole di
funzionamento del sistema agli individui. Secondo D. ha una funzione di
INTEGRAZIONE SOCIALE presso le classi più “umili” (del suo tempo) che non
accettavano il nuovo ordine economico e morale nato dalla rivoluzione
francese. Il conflitto sociale infatti non va governato solo con metodi politici che
promuovano una società più equa, ma anche educando le nuove masse
all’interiorizzazione delle norme collettive e le religioni possono svolgere questo compito
(quindi anche se Durkheim è agnostico vede positivamente la
religione sotto questo punto di vista).

5. Gli sviluppi del funzionalismo nella sociologia della religione


FUNZIONALISMO CONTEMPORANEO (PARSONS) egli cerca un paradigma teorico
che possa spiegare il fondamento dell’agire sociale in base a
sistemi culturali comuni e non in base alla soddisfazione degli interessi individuali. Studia la
funzione della cultura e dei valori per il mantenimento
dell’equilibrio fra le diverse componenti di una società.
TEORIA DEL SISTEMA SOCIALE E DELL’AZIONE oscilla fra il punto di vista di colui
che agisce (primato della volontarietà dell’agire sociale) e
l’osservazione di come sia possibile il funzionamento del sistema sociale nel suo complesso
(primato del sistema).
Unità di base dell’azione sociale di Parsons

Codice genetico

Ambiente sociale

5Mezzi

Condizionamenti linguistici

Norme

Valori

Obiettivi

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Attori

TEORIA DELL’AZIONE COME SISTEMA le relazioni tra azione individuale e sistema


sono possibili perché gli individui nell’agire sono orientati in base
ai propri valori e tra questi valori e le cornici di riferimento già date, entro le quali si
esprime l’agire stesso degli individui, esiste un comune quadro di
riferimento. Orientamenti soggettivi e modalità oggettive dell’azione fanno parte dello
stesso scenario, di quello che Parsons chiama il sistema (framework),
anzi l’azione è possibile come sistema.
Gli individui interiorizzano norme, valori, regole morali che garantiscono il soddisfacimento
dei bisogni fondamentali di funzionamento del sistema sociale
nel suo complesso. P. studia i meccanismi di socializzazione e di controllo sociale che
regolano i processi di interiorizzazione delle norme che consentono al
sistema di essere considerato dai singoli individui come un terreno comune all’interno del
quale agire.
Il sistema culturale (quini la produzione dei valori e i modi attraverso i quali vengono
appresi dagli individui) riveste un posto centrale per il funzionamento
della società INTEGRAZIONE SOCIALE: si sviluppano negli individui caratteristiche
coerenti e appropriate alla logica del sistema sociale.
Ci sono 4 meccanismi di controllo che ogni sistema deve avere per potersi riprodurre nel
tempo e nello spazio:
• Adattamento

• Ricerca e mantenimento degli obiettivi generali

• Integrazione

• Latenza

L’idea centrale di P. è che:


• Il sistema sociale è un organismo complesso nel quale si verifica un intenso scambio fra
pulsioni e informazioni, energia e controllo, dispersione e
ordine.
• Lo scambio viene regolato a vari livelli, dal più semplice al più complesso, da quello dove
prevale l’adattamento alle esigenze genetiche e
biologiche della specie a quello più sofisticato dove si richiede agli individui di
interiorizzare modelli culturali e valori morali.
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• Nel sistema la riduzione della infinita variabilità delle scelte individuali è assicurata
dall’esistenza di istituzioni sociali che inculcano nelle
coscienze degli individui codici simbolici generalizzati di azione.
I SIGNIFICATI ULTIMI questi modelli simbolici si fondano in un sistema di significati
ultimi che fa parte di un ordine trascendentale. Le religioni hanno la
funzione di legittimare il sistema come nessun altro sistema etico riesce a fare perchè la
religione è per gli individui un potente elemento di
standardizzazione delle azioni umane FUNZIONE ELEVATA DI CONTROLLO DEL
SISTEMA (ES: il cristianesimo ha contribuito a sviluppare la
democrazia e il sistema politico americano). Per Parsons la religione non può morire perché
è funzionale al soddisfacimento dei bisogni di equilibrio del
sistema.

6. Dal funzionalismo alla teoria dei sistemi


Luhmann le società moderne sono sistemi complessi la cui integrazione non richiede un
contributo significativo di valori, norme e scelte consensuali da
parte degli individui. Non parliamo dunque di integrazione sistemica, ma di integrazione
sociale (questa concezione lo distingue da Durkheim e Parsons).
PARADIGMA TEORICO si tiene conto del punto di vista del sistema per il quale le azioni
individuali sono il proprio ambiente. L’ambiente rappresenta la
variabilità e la casualità, il sistema invece, è quell’insieme di meccanismi di elaborazione di
risposte all’infinita variabilità dell’ambiente. Più l’ambiente è
complesso, più elevata sarà la differenziazione delle risposte che il sistema dovrà mettere in
campo per trovare un equilibrio interno soddisfacente.
SUBSISTEMI bisogna immaginare la società come un insieme di subsistemi, ciascuno dei
quali tiene sotto controllo una parte dell’ambiente. Gli individui
con i loro diversi modi di vivere costituiscono una vasta gamma di modelli sociali e di
azioni: QUI STA LA COMPLESSITA’ DELL’AMBIENTE
SOCIALE. I sistemi sociali riescono a generare una riduzione della complessità sociale
perché orientano le scelte individuali riducendone la varietà e
rendendole più controllabili. Dunque la complessità sociale esterna si riduce e diventa
complessità sociale interna la quale si differenzia nei vari subsistemi
che riescono a produrre meglio regole e procedure, forme di comunicazione e codici per i
diversi ambiti di azione sociale la società moderna funziona non
tanto perchè gli individui si riconoscono in un insieme di valori comuni, ma perchè le azioni
individuali sono continuamente ricondotte entro regole
formali, impersonali, compatibili con sistemi di altra complessità sociale. Una società
funziona quindi, quando attraverso i suoi vari subsistemi

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riesce a ridurre le scelte degli individui e le relazioni comunicative fra i vari subsistemi
entro regole compatibili Secondo Luhmann le società moderne
non hanno più un centro propulsivo e nessun subsistema riesce a proporsi come fattore di
integrazione sociale per tutto il sistema. Ogni sottoinsieme sociale
possiede un proprio PRINCIPIO FUNZIONALE AUTONOMO, un proprio meccanismo di
funzionamento su cui si forma un codice di comunicazione
autonomo PROVINCIALIZZAZIONE DELLA SOCIETA’.
SECOLARIZZAZIONE Per Luhmann in questo modo la società si secolarizza nel senso
che appunto non c’è un fondamento ultimo che spiega come
funziona l’ordine sociale. Il sistema può evolversi in modo tale da funzionare da solo senza
l’input dell’uomo. La religione non ha più quella funzione
rilevante (come pensavano Durkheim e Parsons), è un subsistema fra gli altri.
FUNZIONE DELLA RELIGIONE è un medium della comunicazione che permette di
rendere determinato ciò che è indeterminato riuscendo a ridurre la
casualità dell’ambiente e rendendolo più tollerabile agli individui. Sembra l’unico
subsistema capace di rispondere a domande, esigenze, problemi di senso,
e può produrre un sistema di segni che permette di pensare che il mondo possieda una
propria unità e direzione. Il codice della comunicazione della religione
permette di parlare della società differenziata e divisa come se fosse unita, non è una
funzione integrativa, ma INTERPRETATIVA.
Per L. il sistema sociale è un insieme di azioni comunicative fra sistemi differenziati, e
l’unico subsistema nel quale troviamo forme di espressività
soggettiva o ricerca di significato individuale è la religione, poiché essa cerca di ridurre
l’eccesso di interpretazioni soggettive e stimola nei credenti un
SENSO DI APPARTENENZA (subordinazione della strategie soggettive ai fini istituzionali
di un sistema).
La religione quindi non sparisce con l’avvento della società moderna, semplicemente si
adegua alla logica che domina il funzionamento dei sistemi sociali.
La religione si specializza a elaborare un proprio medium capace di tenere sotto controllo le
angosce, le paure e i bisogni degli individui.
FUNZIONALISMO E NEO-FUNZIONALISMO il funzionalismo svolge un tema unitario:
la religione è un potente fattore di stabilizzazione sociale
perché riesce a fornire alla società profondi meccanismi di riduzione di complessità.

7. La religione come fattore di conflitto (Weber)


RELIGIONE contribuisce a sviluppare cambiamenti sociali e conflitti che alla lunga
producono rilevanti innovazioni. La borghesia è considerata la nuova
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classe sociale in grado di modernizzare l’economia e affermare nuovi valori etici, ma anche
l’intellettuale ha una missione: assecondare le trasformazioni
della società tedesca fino al compimento di una moderna democrazia, bisogna coniugare il
nuovo con le radici storiche del paese.
METODOLOGIA DI WEBER la società è composta da individui che agendo attribuiscono
significati alle loro azioni, il sociologo deve comprendere questi
significati in quanto gli individui stessi agendo danno un senso a quello che fanno:
SOCIOLOGIA COMPRENDENTE.
COMPRENDERE significa portare diverse intenzionalità dell’agire umano entro quadri
interpretativi capaci di tenere assieme ciò che appare sulla scena
sociale. La sociologia elabora dei tipi ideali di azione che rendono conto della molteplicità
del reale: i significati che gli individui attribuiscono alle loro
azioni non determinano le azioni stesse, ma le ORIENTANO, infatti gli individui non
riescono a controllare gli effetti del loro agire e si producono spesso
effetti indesiderati o inattesi.

8. Religione, etica ed economia nella tesi di Max Weber

PROTESTANTESIMO E CAPITALISMO:
• Esiste un’affinità elettiva tra due tipi ideali: il capitalismo e la religione calvinista nei suoi
derivati etici. Ci sono dunque elementi etici nel
calvinismo che possono aver contribuito alla nascita della mentalità giusta dell’imprenditore
capitalista moderno.
• Se i tratti dell’idealtipo del capitalismo sono l’accumulazione continua e l’esistenza di una
disciplina razionale del lavoro e dell’impresa (rapporto
mezzi-fini, risparmio-investimento-profitto-reinvestimento), questa forma di agire razionale
economico si afferma con maggiore facilità nelle aree
dell’Europa dove si afferma un tipo di religione derivato dal protestantesimo moderno: IL
CALVINISMO.
• Nel calvinismo troviamo sia la dottrina della predestinazione che quella dell’ascesi
intramondana. Entrambi i punti sono per W. essenziali per lo
sviluppo dello spirito del capitalismo.
• La dottrina della predestinazione dice che l’uomo si salva per sola fede ma non sa se nei
disegni divini egli sarà effettivamente salvato perché solo
Dio pre-vede chi si salva e chi è condannato. L’unica possibilità dell’uomo è quella di
vivere la propria professione sulla terra come una vocazione
(Beruf), far bene quello per cui Dio lo chiama ad agire e misurare, in base al successo che
ottiene il grado di misericordia di Dio, in vista della

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salvezza personale. Bisogna dunque fare sacrifici oggi per avere i risultati domani (meglio
un uovo domani che una gallina oggi della serie, anche se
in realtà il fatto che tu possieda una gallina oggi vuol dire che sei predestinato ad avere un
uovo domani, ma se la gallina è vecchia il tuo uovo non
sarà tanto bello, così allo stesso modo si mostra il grado di misericordia di Dio), bisogna
disciplinare i propri desideri per accumulare energie che
daranno esiti fruttuosi.

9. La religione come fattore di cambiamento sociale


MARX La dinamicità è generata dal conflitto socioeconomico che, opponendo le classi
sociali antagoniste, introduce nel tessuto sociale elementi di
contraddizione tali da produrre mutamenti rivoluzionari. Nella visione weberiana, invece, è
importante la figura del leader carismatico, in quanto se la
società muta il suo ordine è perché i fattori di crisi economica e politica vengono interpretati
da figure di innovatori sociali o politici che sanno farsi carico
dei bisogni di cambiamento che la gente esprime. Weber dunque studia il carisma e in
particolare la figura carismatica del profeta.
PROFETA dice qualcosa di nuovo rispetto alle religioni del suo tempo: assume un nuovo
modo di parlare di Dio e del rapporto fra Dio e gli uomini. Critica
l’esistente per proporre una nuova maniera di vivere, una nuova forma di società. I profeti
etici delineano chiaramente un modello etico alternativo alla
società esistente. Il cambiamento dunque è possibile solo se le personalità che emergono
nella storia possiedono il carisma (come Muhammad e Cristo),
attorno ad essi si forma un gruppo di seguaci-discepoli.
DOPO IL CARISMA Quando muore il profeta si conserva il suo carisma? In questo caso si
passa da una situazione sociale dominata dall’eccezionalità ad
una nella quale si affermano istituzioni, organizzazioni statali, forme articolate del vivere
sociale ROUTINIZZAZIONE DEL CARISMA. Nelle grandi
religioni mondiali questa questione è stata risolta trasponendo il carisma personale del
fondatore nel carisma di funzione di un delegato istituzionale (come la
chiesa cattolica), ma anche affermando una discendenza per linea di sangue (sciiti) o
postulando una continua morte e rinascita del carisma (buddhismo
tibetano).
PROFEZIA ESEMPARE oltre ai profeti etici ci sono i profeti esemplari (come Buddha): un
personaggio sperimenta su di sé una nuova via di perfezione,
rinascita o salvezza e si propone come modello da seguire. Non c’è il desiderio di riformare
il mondo, si propone una via di superamento del male che si può

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percorrere imitando il maestro. Tutto questo può portare anche a dei riflessi nella società,
ma essi non vengono considerati dal nuovo credo.
L’idea di Weber è per molti aspetti diversa da quella funzionalista perché egli cerca di
rispondere non tanto alla domanda “come sia possibile l’ordine
sociale”, ma a “come cambia l’ordine sociale”. La religione dunque non è vista solo come
un fattore di coesione, ma anche come elemento capace di
produrre innovazione e cambiamento sociale.

9-10. Religione e alienazione (Marx)


Marx ed Engels hanno una visione molto diversa da Weber. Per loro la religione non ha una
sua autonomia nel contesto sociale, deriva da altro ed è
comunque parte di esso.
RELIGIONE E IDEOLOGIA la religione è l’involucro ideologico che di volta in volta
classi dominanti o subalterne utilizzano per rappresentare se stesse e
la loro condizione o posizione socioeconomica, di status o di potere. Gli uomini creano i
loro dei e poi pensano di adorare “altro” da loro stessi: da qui deriva
il meccanismo di alienazione religiosa. Quindi la religione non può svolgere alcuna
funzione autonoma, perché o assolve la funzione di giustificazione di
un ordine sociale oppure dà corda al linguaggio politico di classi sociali subalterne che
aspirano a liberarsi dalla condizione di oppressione in cui si
trovano o pensano di trovarsi.
RELIGIONE E LIBERAZIONE La religione viene considerata come involucro ideologico
che nasconde i rapporti di forza presenti nella società, ma è allo
stesso tempo lo specchio delle contraddizioni sociali.

CAMPO RELIGIOSO (BOURDIEU):

• La religione è un insieme di beni simbolici che riguardano la sfera del sacro;


• Su questi beni si esercita un potere di definizione, produzione e riproduzione da parte di un
gruppo di specialisti del sacro;
• Questo potere dà luogo ad una gerarchia fondata sul potere-sapere di definire ciò che è
bene credere. Dunque nel campo ci saranno sempre
differenze fra specialisti e non specialisti.
• I non specialisti sono i destinatari di un processo di imposizione di habitusrituali e mentali
i quali da un lato legittimano il campo religioso
dall’interno e dall’altro forniscono agli individui un complesso sistema di significati che
possono di volta in volta servire a spiegare come salvare la
propria anima e come riuscire nella vita;

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• La differenziazione porta ad una latente conflittualità che si manifesta quando un gruppo
di specialisti del sacro tenta di definire il capitale simbolico
che nel tempo si è sedimentato nel campo religioso.
L’idea è quella di un’autonomia del campo religioso il conflitto socioreligioso non è un
conflitto fra classi sociali è un conflitto che ha per oggetto la
definizione di simboli, di sistemi di significato e coinvolge necessariamente attori
confliggenti su posizioni diverse. Secondo Bourdieu la religione è
qualcosa che si impone agli individui condizionandoli nelle loro motivazioni di azione.

11. La religione nella teoria dello scambio (Homans)


Nella teoria dello scambio l’essere umano:
• Nella transazione sociale con gli altri, cerca di raggiungere alcuni vantaggi (non punta a
massimizzarli tutti);
• Non è un essere puramente razionale, ma si impegna quotidianamente nel calcolo dei
costi/benefici e nella negoziazione con i suoi simili;
• Non possiede informazioni certe su tutte le alternative possibili che l’azione sociale può
offrirgli, ne conosce alcune sufficienti a garantirgli un
minimo controllo sulla ripartizione dei costi e dei benefici elementari;
• Agisce sempre sotto costrizione, competendo con i suoi simili per ottenere vantaggi in un
processo di contrattazione reciproca;
• Nei processi di transazione per ottenere vantaggi, si rende conto di agire in un contesto di
risorse scarse nel momento in cui entra in una relazione di
scambio;
• Queste relazioni di scambio non valgono solo per il mercato economico, ma anche per
tutte le altre sfere sociali.
Gli scambi che vengono effettuati non comprendono solo beni materiali, ma anche risorse
simboliche (sentimenti, idee, comunicazioni non verbali etc.).
La teoria dello scambio in realtà si è sviluppata al di fuori dell’ambito economico con le
prime ricerche antropologiche di Frazer e in particolare di
Malinowski (fine 800/inizi 900), il quale studiando gli abitanti delle isole Triobriands e la
struttura del loro sistema di scambio (kula ring), individua la
relazione fra scambi materiali e scambi simbolici.
I kula sono oggetti di scarso valore economico e sono oggetto di doni tra le tribù ogni anno
con solenni cerimonie si forma un circuito virtuoso di doni e
contro-doni che favorisce legami intertribali nell’area studiata. La rete che si crea dunque
non è solo di natura economica ma anche simbolica, creatrice di

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un’identità collettiva: sanciva convenienze economiche e un forte vincolo di solidarietà
reciproca.
MARCEL MAUSS parla del dono. Nelle società primitive con la pratica dello scambio del
dono è implicita una regola sociale: IL DONO DEVE ESSERE
RICAMBIATO e la forza che impone la reciprocità è il gruppo sociale, la collettività che è
fonte di una morale che spinge gli individui a stare alle regole.
CLAUDE LÈVI-STRAUSS dice che gli uomini ereditano un complesso di norme e valori
che servono agli individui a comprendere dove, come ed entro
quali margini di manovra possono giocare nello scambio sociale. Lo scambio avviene ed è
reso possibile perché rientra in un quadro di regole e valori
acquisiti attraverso i processi di socializzazione. La religione è quindi fondamentale perché
aiuta a sacralizzare, rendendoli indiscutibili, i presupposti etico-
morali degli scambi sociali.

12. Simmel: religione e religiosità


Simmel introduce la distinzione tra religione e religiosità che si basa su alcuni punti
fondamentali:
• La comprensione della realtà ci rivela l’esistenza di una pluralità di mondi che riescono a
convivere (mondo della vita quotidiana, dell’arte, della
scienza etc.), ma ognuno funziona in base ad un proprio principio.
• Questi mondi non sono coerentemente controllati e collegati, anzi, la condizione normale
dell’uomo comune è la compresenza o la sovrapposizione
incoerente di frammenti di questi diversi mondi.
• La vita è un conflitto continuo tra lo spirito e le forme (create dallo spirito stesso), fra ciò
che nel tempo diventa statica incarnazione di valori
spirituali e la tendenza dello spirito a non lasciarsi ingabbiare, soprattuto quando queste
costrizioni diventano opprimenti istituzioni sociali.
RELIGIOSITA’ COME ESPERIENZA SOGGETTIVA la religiosità è la spinta vitale, la
religione invece è la forma sociale che la incapsula e la domina.
Dunque l’essere umano è portato ad elaborare una propria visione religiosa del mondo,
ognuno è attratto spontaneamente dai significati simbolici prodotti
dalla sfera religiosa. La religiosità è dunque esperienza soggettiva di una relazione con una
sfera misteriosa della vita.
RELIGIOSITA’ E DIO Simmel pone su due piani differenti l’esistenza di Dio e la
sperimentabilità religiosa, egli non intende capire se Dio esista o meno, si
limita ad osservare ciò che fanno gli individui quando agiscono in funzione del loro credere
in Dio. Uno dei problemi della cristianità è stato infatti quello di

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voler unificare i comportamenti religiosi senza prevedere uno spazio di espressione
personale del soggetto.
La religiosità è lo spazio in cui si trova una persona rispetto al mistero, la religione invece è
la forma culturale che si presenta come realtà oggettivata data
dal continuo interagire tra le persone.
FREUND Dice che nel ragionamento di Simmel non c’è la svalutazione delle forme
religiose rispetto alla religiosità. Sono due aspetti che si compensano: la
religione cristallizza la religiosità e questa a sua volta è il principio di rinnovamento della
prima. La religiosità tuttavia non necessariamente si fossilizza
nelle forme socioculturali, può dare vita a forme non religiose, come ad esempio quando
alimenta il senso di identità etnonazionale di un popolo (come
accade ad esempio durante le guerre a base etnica nella ex Iugoslavia).
FEDE E PIETA’ per Simmel il passaggio dalla religiosità alla religione è spiegato attraverso
la nozione di pietà (intesa come modalità emotiva specifica
dello spirito), un’emozione che consente all’anima umana di intuire i legami sociali che
legano gli individui tra loro, è la scoperta del valore delle reti
comunitarie affettive e vitali alle quali ognuno di noi spontaneamente fa riferimento.
La fede invece è riconosciuta come l’aspetto essenziale e la sostanza della religione e si
presenta appunto come una relazione tra gli esseri umani (FEDE
PRATICA). Credere in questa fede significa credere in qualcosa di accertato ma di non
dimostrabile. La religione si espande in questa rete di relazioni
emotive, trasformando ciò che è fluido in qualcosa di stabile, è il luogo dove
autonomamente gli esseri umani producono valori simbolici che altrove non
possono essere messi in pratica. Essendo divenuta la religione una pratica sociale, la società
stessa trova in essa una potente metafora della coesione cui essa
tende ma a cui non riesce ad arrivare in quanto caratterizzata dalla divisione e dalla
competizione degli interessi individuali.

13. L’approccio dell’interazionismo simbolico, della fenomenologia e della sociologia


critica
Mead e l’interazionismo egli riconosce la limitatezza dell’essere umano, il quale per poter
sopravvivere cerca dei rapporti con gli altri esseri umani. Gli
individui inoltre selezionano le azioni che facilitano la cooperazione sociale, elaborano nella
loro mente delle rappresentazioni simboliche della realtà
sociale.
MENTE è memoria selettiva, sceglie di memorizzare tutte le azioni che permettono di
entrare meglio in sintonia con gli altri e sopportare meglio i costi
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sociali della convivenza e scarta tutte quelle azioni non utili o troppo costose. È dunque il
prodotto di interazioni sociali.
SOCIETA’ costruzione della mente. Rappresentazione di cui un attore individuale o
collettivo ha bisogno per poter resistere alle pressioni dell’ambiente in
cui vive. La mente usa i simboli per controllare l’ambiente in cui vive, la società è l’insieme
delle rappresentazioni che ciascuna mente elabora. Dunque
l’essere umano impara a costruire non solo l’ambiente e gli altri, ma anche se stesso (self)
SOCIALIZZAZIONE: dal gioco infantile che fa apprendere le
prime regole sociali alla capacità di assumere molteplici immagini di sé, alla finale
interiorizzazione da parte dell’individuo dell’altro generalizzato (codici e
valori condivisi).
RELIGIONE sistema di rappresentazioni simboliche che la mente elabora per adattarsi a dei
valori comuni. Essa offre agli individui il modo per creare una
propria identità (self) e una propria autodefinizione nello spazio sociale.
Shütz come gli individui creano una visione del mondo comune? INTERSOGGETTIVITA’.
Gli uomini danno per scontato che il mondo sia condiviso da
tutti allo stesso modo e agiscono come fosse così creando dei MONDI VITALI
informazioni che ognuno riceve attraverso codici di trasmissione genetica e
sociale che formano le cornici entro le quali si agisce pensando che tutti gli altri lo facciano
in modo uguale al proprio. Le conoscenze di base sono acquisite
con la socializzazione che ci porta a costruire diverse province di significato attraverso le
quali possiamo gestire in modo differenziato i molteplici ruoli che
ricopriamo nella società.
Fra le province c’è la religione essa è capace di fondare un mondo vitale entro il quale gli
individui, se si socializzano ad esso, rinforzano il fatto di dare per
scontata l’esistenza di un mondo ordinato da un principio trascendente e tutte le altre
credenze religiose.
Habermas distingue due figure sociologiche: il sistema sociale (dominato dalla logica del
denaro e del potere) e il mondo vitale (dove gli individui attraverso
l’agire comunicativo condividono significati e valori). Nelle società industriali avanzate la
tendenza è quella dell’invasione del sistema sociale negli spazi
vitali degli individui. La religione in quanto motore dei movimenti collettivi emancipatori e
critici nei confronti dell’ordine sociale, ha un ruolo
fondamentale.

14. La teoria della scelta razionale


IANNACONE ogni essere umano agendo compie delle scelte basate sul calcolo dei costi e

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dei benefici che egli pensa di dover mettere in bilancio per
raggiungere il massimo dei vantaggi disponibili. Anche l’agire religioso risponde a questa
logica da qui l’individualismo metodologico, quindi la religione
non è principalmente un modo per legare la società, ma un frutto di scelta individuale e tale
scelta è razionale. Questa scelta riflette le situazioni particolari in
cui un individuo vive, ogni scelta può essere giusta per uno e sbagliata per un altro.
Per i teorici della scelta razionale esiste un mercato di beni religiosi che funziona secondo la
logica di mercato con un’offerta e una domanda e l’attenzione si
focalizza principalmente su come l’offerta tenda a creare la domanda. Le denominazioni
religiose sono portate a produrre una gamma variata di beni di
consumo religioso a seconda della domanda effettiva o potenziale dei soggetti.
C’è una grossa differenza tra un mercato di beni religiosi monopolistico rispetto ad uno
pluralista un paese a maggioranza cattolica, protestante, musulmana
etc. è un mercato in cui non esiste concorrenza e quindi sia la domanda sia l’offerta si
possono indebolire perché si tende a vivere di rendita (per l’offerta) o
a dare per scontato il sentire religioso (per la domanda). La competizione delle società
pluraliste invece stimola la domanda ampliando la pluralità e
l’intensità delle scelte religiose.

15. La religione implicita


Bailey la religione implicita ha a che fare con tre livelli di analisi:
1. DISPOSIZIONE NATURALE: ogni essere umano ricerca il senso della vita, questa
ricerca innata può anche rimanere latente o non essere resa visibile
per scelta e può anche non assumere contenuti religiosi espliciti.
2. Questa disposizione diffusa spiega come mai in molte società si sia affermata la religione
civile (come negli stati uniti), un comune sentire religioso
generico, al di là delle differenti scelte confessionali che i singoli compiono.
3. La religione implicita si manifesta in forme inaspettate in altri campi dell’agire umano
(sport, personaggi popolari della musica).
Questo concetto di religione implicita si avvicina in un certo senso alla religione invisibile
di Luckmann: una religiosità basica che rispecchia il bisogno
antropologico della “piccola trascendenza” ogni giorno agendo attribuiamo significato a
quello che facciamo, ma talvolta diamo un significato che va al di là
dell’evidenza immediata (trascendenza quotidiana che risponde ad un bisogno dell’uomo
che lo distingue dagli animali).

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Cap.3 SACRO, RELIGIONE E RELIGIOSITA’
1. Concetto di religiosità
Tesi di Glock approccio multidimensionale. Distingue cinque dimensioni che permettono di
individuare la religiosità: Credenza, Pratica, Conoscenza,
Esperienza, Appartenenza (poi verranno spiegate tutte bene).
Queste sono relativamente indipendenti tra loro, alcune possono combinarsi assieme e avere lo
stesso grado di intensità e di congruenza interna, altre volte
non ci sono correlazioni. Secondo questi cinque aspetti la religione è considerata un sistema
complesso di organizzazione di alcuni fondamentali bisogni
dell’uomo STRATEGIA COGNITIVA: la religione è un modo per esprimere i comportamenti
rituali, una forma elaborata di credenza, l’interpretazione di
un bisogno dell’individuo di esplorare mondi altri e un meccanismo socioculturale di definizione di
identità sociale.
RELIGIONE/RELIGIOSITA’ quindi la religione è questo complesso sistema di elaborazione di
risposte a diverse pulsioni e strategie di vita, la religiosità
invece sono le concrete forme, empiricamente osservabili attraverso cui gli attori singoli e collettivi
esprimono le diverse dimensioni della religione stessa.
Quindi la religione è un codice attraverso cui gli uomini organizzano le loro conoscenze sul
mondo, i rituali collettivi, i sistemi di credenza. Se parliamo di
religiosità, invece, dobbiamo tenere presente che l’appartenenza religiosa non è un suo elemento
costitutivo, sono primarie in essa l’esperienza religiosa e la
religione come sistema cognitivo ovvero, una persona religiosa aderisce ad un sistema di credenza
determinato che può fondarsi su un’esperienza diretta e
personale, su conoscenze di dottrine o testi sacri.
SISTEMA DI CREDENZA fattore che domina per importanza sugli altri, marca in modo deciso il
senso di appartenenza di un individuo ad una determinata
religione. Tuttavia, l’adesione al sistema di conoscenze e norme di condotta presuppone
un’esperienza di conversione spirituale che coinvolge le emozioni
dell’individuo. Dunque l’esperienza religiosa sembra essere superiore alla dimensione
ideologica e al senso di appartenenza.
FATTORE DI RELIGIOSITA’ risulta dalla stretta correlazione fra credenza-esperienza-
pratica religiosa. La realtà contemporanea ci mostra come emergano
forme di religiosità che non danno luogo a veri e propri sistemi di appartenenza o ad
controllo dell’ortodossia/eterodossia religiosa, c’è dunque uno
scollamento fra credere e appartenere.

2. Le dimensioni della religiosità:


• La credenza religiosa insieme degli atteggiamenti che gli individui hanno nei confronti di
un essere superiore o di una potenza percepita come

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trascendente. È una relazione che indica il riconoscimento di una sottomissione, di una
limitatezza e impotenza fra l’essere umano e un essere
potente. Oltre a questo può rappresentare anche un insieme di dogmi o verità di fede che
vengono accettati come necessari per aderire ad un
principio trascendente.

Le variabili usate per individuare questa dimensione sono:

■ Credenza in un essere potente sovraumano

■ Nome dato a questa entità

■ Grado di credenza in questa entità

■ Credenza in questa entità nel contesto socioculturale di riferimento dell’intervistato


■ Credenze conseguenti: sul male e la sua giustificazione, sulla salvezza, sull’origine
dell’universo, sull’ordine sociale esistente e così via.
La credenza è una forma di conoscenza autonoma, distinta dalla conoscenza razionale ed
empirica, ma comunque ritenuta talmente vera ed evidente
da non essere assolutamente smentibile. È comunque una forma di conoscenza che implica
una forma di esperienza diretta dell’oggetto o del
soggetto che si conosce. Credere vuol dire aderire ad un principio o una fonte illuminante
che spiega le molte cose che ci circondano.
Dal momento che la credenza rinvia all’esperienza religiosa, possiamo comprendere come
gli individui tendono a fondare la sua autenticità in due
modi:

■ In termini psicologici razionalizzandola e facendola diventare parte dell’agire quotidiano


■ In termini sociali dando vita o aderendo a istituzioni che ne garantiscano nel tempo e nello
spazio, continuità e presenza significativa.
CREDENZA E MITO la forma di credenza classica è quella del pensiero mitologico che
sarebbe l’anticamera della credenza religiosa. Qui il
rapporto fra il credente e il divino/sacro è di tipo vitale: attraverso il linguaggio mitico il
credente sente di essere coinvolto, preso da una forza
superiore, il linguaggio mitologico avvolge tutte le credenze religiose che permangono e
ispirano il pensiero e il comportamento degli individui.
Il passaggio della credenza dalla fase mitologica a quella più logica è uno dei punti
fondamentali dello sviluppo storico delle religioni, tuttavia non è
un passaggio lineare, va inteso in modo dialettico quando questo processo si consolida, si
forma un gruppo di esperti del sacro: le credenze diventano
patrimonio di un’istituzione e oggetto di controllo ideologico su ciò che si deve o non si
deve credere.
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CREDENZA DAL PUNTO DI VISTA SOGGETTIVO:
■ È più forte della pratica religiosa e del senso di appartenenza esplicito: gli individui
possono continuare a credere anche se i loro
comportamenti esteriori lasciano pensare ad un distacco dalle pratiche religiose prescritte.
■ Una cosa è l’ordine gerarchico dei contenuti della credenza religiosa stabilita da
un’organizzazione religiosa, altra cosa è la gerarchia delle
credenze che il singolo fedele si costruisce con le proprie mani.
■ Anche soggetti che dichiarano di non credere o che mostrano di non credere presentano
tracce di sistemi cognitivi mitici o religiosi.
■ È difficile nelle ricerche empiriche distinguere tra gli atteggiamenti di credenza quanto sia
effettivamente vissuto in proprio dalle persone e
quanto venga prodotto da processi di socializzazione e di condizionamento psicologico.
ORIGINE DELLA CREDENZA cosa porta gli uomini che vivono in società a
rappresentarsi il mondo sulla base di una presenza sovraumana o di
una potenza creatrice o ordinatrice dell’universo?

Antropologia il credere religiosamente orientato implica:

■ Un insieme di bisogni strutturali dell’essere umano


■ Un insieme di strategie di soddisfazione di questi bisogni, sedimentate e utilizzate dagli
individui e dai gruppi sociali per costruire complessi
sistemi culturali o valori socialmente diffusi
■ Processi di socializzazione gestiti da istituzioni capaci di trasmettere i contenuti di una
credenza religiosa e di trasformarli in habitus
mentali. Pratiche sociali ed atteggiamenti etici.
Sociobiologia alcune teorie analizzano i processi cognitivi sulla base degli atteggiamenti e
dei comportamenti umani. Si pone la teoria
che la religione sia una risposta intelligente geneticamente programmata rispetto alla paura
della morte e al bisogno di amore. Ma il
problema fondamentale è quello di studiare il nesso fra emozioni e mente, comprendendo
cosa accade quando si instaura un legame fra
parti del cervello ed alcuni stati emotivi scatenati dall’esperienza religiosa. Hinde la
religione è una risposta che gli esseri umani
adattano all’evoluzione, quindi appagando pulsioni e bisogni dell’uomo non può sparire.
TOCQUEVILLE contro MARX e FREUD
Tocqueville per lui la cellula base della società è l’individuo come essere razionale dotato di
una religiosità naturale. La religione è un
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modo per soddisfare dei bisogni innati ed educa gli individui al senso del bene comune (la
democrazia).
Marx il mondo della religione è una sovracostruzione che alcuni gruppi sociali più forti
impongono ad altri più deboli. È una visione
ideologica falsata dei rapporti sociali: le religioni tendono a legittimare le divisioni in classi
fornendo alle classi subalterne i termini
simbolici per elaborare la propria subordinazione.
Freud perché la gente è attratta dal meccanismo delle interdizioni che caratterizza la
religione? Il credere implica un aspetto misterioso.
La religione ha una funzione ordinatrice ed ha origine da una nevrosi ossessiva legata al
complesso di Edipo è un meccanismo di
spostamento della libido, una forma di sublimazione di pulsioni sessuali che non trovano la
normale realizzazione nei rapporti di amore.
È una macchina di produzione di simboli, metafore, linguaggi su qualcosa che non c’è.
RELIGIONE BISOGNO DI AUTOTRASCENDENZA
Gorlow e Schroeder elaborano una tipologia dei bisogni religiosi. Diversi bisogni portano a
diversi tipi di religiosità le varietà delle
forme di credenza corrispondono alle varie aspettative riconducibili alla paura della morte e
al bisogno di amortalità dell’uomo. Alla
paura della morte gli uomini si sono risposti con la religione, ma con questa si sono dati una
risposta anche al loro bisogno di eros
(amare ed essere amati), in una dualità eros/thanatos.
Le istituzioni religiose hanno semplicemente rinforzato un sistema di conoscenze-esperienze
che gli esseri umani posseggono
geneticamente. Le conseguenze di questo sono:
■ La religione racchiude la dialettica tra bisogni geneticamente programmati e bisogni
elaborati culturalmente.
■ Studiare la credenza religiosa significa interrogarsi sul tipo di esperienze che stanno alla
base di essa, in particolare eros e
thanatos. Quindi nello studio della credenza religiosa bisogna dare maggiore attenzione
all’esperienza religiosa.
4. Le dimensioni della religiosità: l’esperienza religiosa
L’AMBIVALENZA DEL SACRO per esperienza religiosa intendiamo il modo con cui gli
uomini si sono rapportati ad esso nei diversi contesti storici e sociali. Il paradosso di
questa esperienza è che è destrutturante e crea un nuovo ordine di pensieri e di valori che
orientano l’azione degli individui che la provano.

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Sacro ha due significati fondamentali: atto di separazione da ciò che è profano, dunque
qualcosa che è di un’entità superiore e con il quale si può
entrare in contatto grazie a degli specialisti o delle procedure che separino la parte profana
perché non contamini quella sacra.
Sacro è poi un’entità che viene sentita o pensata come la fonte ultima della vita e la forza
vitale fondamentale.
Secondo alcuni approcci il sacro è una modalità della società stessa, è la credenza collettiva
in un ordine metasociale, è l’espressione fi un bisogno di
solidarietà e di comunione che nella realtà risultano impossibili. In base a come percepisco
la realtà trascendente mi si presentano diverse modalità di
controllare il sacro nel momento in cui entro in contatto con esso o penso di averlo fatto:

■ Il sacro come immanente:


a. C’è un’unione cosmica e indistinta fra umano, naturale e divino. La religione è vista come
una salvezza cosmologica.
b. C’è un’immedesimazione con la forza immanente, la convinzione di potersi servire del
divino per fini umani e profani. La religione è
percepita come qualcosa di magico-sacrale.
c. C’è una tendenza alla fusione mistica ed una conseguente fuga dal mondo o assunzione di
pratiche dirette a liberare il corpo e la mente
dalle sofferenze. La religione è vista come una rinascita.

■ Il sacro come trascendente:


a. L’umano e il naturale sono percepiti come sfere distinte dalla divinità, ma non sono
separati da essa che li ha creati. La divinità o la
potenza sacra danno senso all’ordine esistente.
b. In questa concezione l’unica modalità manipolatoria è lo sviluppo di un gruppo di
specialisti del sapere del sacro che hanno il potere di
definirlo.

Come si misura l’esperienza religiosa?


■ Variabili sostantive misurano il tipo di emozioni che l’esperienza del sacro suscita negli
individui.
■ Variabili nominali classificano le definizioni che i soggetti intervistati assegnano alla
realtà trascendente che percepiscono.
■ Variabili analogiche consentono di comprendere se le emozioni/esperienze provate
rispetto al sacro sono simili o diverse rispetto ad altre
situazioni o stati non ordinari.

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■ Variabili di contesto tendono a precisare i contesti entro i quali un individuo dice di aver
sperimentato il sacro.
PEAK EXPERIENCE è come viene percepita l’esperienza religiosa dagli studiosi (riempie
totalmente la coscienza individuale) e può essere
scomposta in diversi elementi che possono essere racchiusi nella categoria “fisicità
dell’esperienza del sacro”:
■ Convinzione soggettiva della presenza di una forza sovraumana

■ Sentimento di essere dominati o posseduti da questa forza


■ Riorientamento delle pratiche di vita individuali e sociali dal momento in cui avviene
l’incontro
■ Riduzione delle sensazioni psicologiche di stress, ansia, tensione etc.
Accade di recente che si faccia una distinzione tra religione e spiritualità: sempre più
persone non si identificano con nessuna istituzione religiosa,
ma dichiarano di avere un’intensa vita interiore, di compiere esperienze di meditazione
moderne forme del credere.
NEW AGE imprenditori dello spirito: i messaggi vengono trasmessi non come dottrine
chiuse e rigide, ma come religioni tascabili, generi di confort
che possono accompagnare la vita di persone che magari sono uscite dalle loro religioni di
nascita ma continuano la loro ricerca.
5. Le dimensione della religiosità: la pratica religiosa
Diciamo che la pratica può essere trattata come indicatore del grado di appartenenza ad un
determinato gruppi religioso, ma dobbiamo tenere una
distinzione fra praticanti con basso senso di appartenenza e con alto senso di appartenenza.
Allport distingueva tra:
■ Religione intrinseca tipo di credenza e pratica nella quale un individuo è più intento a
servire la propria fede che a servirsi di essa.
■ Religione estrinseca sistema di credenza religiosa che si manifesta in una pratica esteriore,
non vissuta in modo convinto e profondo, ma in
modo strumentale per esibire uno status sociale o per dimostrare l’avvenuto ingresso in un
ceto sociale superiore.
Entro questi due estremi ideali si sviluppa un continuum di forme di pratica religiosa
intermedie.
DEFINIZIONE DI PRATICA RELIGIOSA è la messa in atto da parte di un credente di un
insieme di prescrizioni rituali che una certa credenza
religiosa impone, perché l’adesione alla credenza stessa risulti visibile e verificabile:
■ Un’autorità religiosa stabilisce la coerenza tra atteggiamenti di credenza e comportamenti
rituali conseguenti
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■ Esiste un dispositivo di riti che vengono ripetuti nel tempo e celebrati solo in particolari
spazi sacri
■ C’è una dicotomia tra chi è responsabile della gestione attiva dei luoghi e dei tempi della
pratica religiosa rituale e chi è chiamato a
partecipare.
Dunque la pratica religiosa è un ottimo indicatore di appartenenza e ciò si può misurare da:
la partecipazione ai riti e la partecipazione invisibile e
personale. Nelle indagini più recenti si evince una forma individualizzata di preghiera che
non va di pari passo necessariamente con la credenza,
l’appartenenza o la pratica religiosa. Con la distinzione tra pratica visibile e invisibile
vediamo come a volte la seconda risulti essere più intensa e
regolare.
Nonostante i vari tipi di pratica, comunque alcuni elementi rimangono costanti grado di
costrizione collettiva che il contesto socioreligioso esercita,
espressione di funzioni politiche o culturali.
Gabriel Le Bras analisi della pratica religiosa. Egli riteneva che lo studio della pratica
religiosa dovesse essere condotto a tutto tondo, collocandola
nel suo contesto storico, territoriale e istituzionale. Nasce quindi l’idea di ricostruire la
mappa della pratica religiosa incrociando più variabili. L’idea
di fondo è che la pratica religiosa sia esplicativa di un senso di identificazione dei fedeli alla
propria chiesa, per questo la pratica era vista come un
codice di valori comuni condivisi da una realtà territoriale vitalità religiosa: capacità di una
religione di riprodursi nel tempo come tessuto di rapporti
sociali e culturali più vasti.
SECOLARIZZAZIONE E DIFFERENZIAZIONE nelle società industrializzate l’impatto
sociale delle chiese è molto diminuito e messo in
discussione dalla presenza nel mercato dei beni di salvezza, di altri concorrenti religiosi o
parareligiosi. Con la differenziazione strutturale del
sistema sociale, i differenti ambiti delle attività sociali si sono sempre più specializzate,
quindi la religione se una volta faceva parte del tessuto
sociale, ora agisce in piccoli spazi a lei riservati.

6. Dimensioni della religiosità : l’appartenenza


È sia l’insieme degli atteggiamenti che contraddistingue il far parte di un gruppo o di
un’istituzione religiosa, sia l’insieme dei meccanismi di
affiliazione, coinvolgimento e partecipazione formale alla vita di una struttura religiosa.
Se osserviamo gli atteggiamenti ci troviamo di fronte ad orientamenti di condotta che si

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esprimono in una serie di pratiche e comportamenti che non
si riducono alla semplice partecipazione a riti ufficiali. Per questo l’appartenenza è più
comprensiva della pratica religiosa: si possono frequentare i
riti, ma avere comunque un debole senso di appartenenza.
L’appartenenza può essere anche una rete un gruppo, una chiesa, un movimento religioso,
sono un’organizzazione, ma anche un insieme di legami
concreti che tengono assieme le persone che sentono di farne parte.
SENSO DI LEALTA’ un individuo nel momento in cui sente di appartenere ad una chiesa,
una setta etc., accoglie in tutto o in parte una serie di
doveri ai quali volontariamente e consapevolmente si adegua come simbolo del suo essere
parte del gruppo di riferimento. Tutte le attività estranee
alla liturgia sono comunque volte a manifestare la coerenza con l’adesione ad una religione
e a promuovere la riuscita sociale di un messaggio
religioso.

Si possono avere 3 forme di appartenenza:


■ Partecipazione con militanza (PCM) forme di pieno coinvolgimento dei credenti,
necessari segni per dimostrare l’appartenenza, non basta
portare avanti attività di servizio: piena e pubblica condivisione dei fini dell’istituzione (es:
proselitismo). L’appartenenza è ideologia che
ispira atteggiamenti e comportamenti degli individui.
■ Partecipazione senza militanza (PSM) comportamenti che si ritrovano un po’ in tutte le
chiese universalistiche e che pur esprimendo lealtà
e fedeltà alle forme di manifestazione esterna della credenza religiosa, non si traducono in
attività di impegno diretto per la realizzazione dei
fini organizzativi dell’istituzione di riferimento. Ciò accade nelle chiese divenute istituzioni
sociali, percepite come strutture stabili e quindi
capaci di autoriprodursi senza il bisogno di una mobilitazione dei fedeli.
■ Militanza senza piena partecipazione (MSP) si tratta di casi estremi: la militanza per fede
si esercita in un contesto sociale e storico nel
quale l’istituzione, il movimento o la comunità, non esistono o esistono in forme non
organizzate. Ciò accade quando una persona ritiene di
dover spendere una parte della propria vita per l’affermazione/ difesa/ diffusione di un certo
credo religioso senza il bisogno di condividere
la vita dell’organizzazione, senza quindi sposare i fini organizzativi c’è un’adesione
ideologica convinta ma estraneità alle attività interne
del gruppo.

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■ Misticismo forma particolare di religiosità che individua un atteggiamento di
appartenenza. Si può trovare all’interno di grandi realtà
religiose. Il misticismo è un tipo di esperienza religiosa profonda che esclude le forme di
appartenenza classiche o di militanza (come i sufi
nell’islam).
TEORIA DELLA MOBILITAZIONE DELLE RISORSE i comportamenti collettivi si
possono pensare come tante azioni individuali che si
mobilitano attorno a risorse materiali o simboliche che trovano un equilibrio tra gli incentivi
individuali e i benefici collettivi. Il senso di
appartenenza è una risorsa individuale da mobilitare, su cui investire energie e da alimentare
con tecniche adeguate. È inoltre un repertorio di azioni
che le organizzazioni religiose pongono in essere per tenere assieme individui attorno a
ideali e obiettivi comuni. L’appartenenza è una relazione di
scambio di energie fra un sistema religioso e un ambiente (i fedeli). Nei paesi con un
ordinatore sociale forte si genera quindi un’identità collettiva,
a fronte di una minaccia (es: movimenti di tipo fondamentalista).
BENEFICI DELL’APPARTENENZA sono i fini espliciti o impliciti: la salvezza e la
riproduzione nel tempo e nello spazio dell’organizzazione in
quanto tale.
INCENTIVI MATERIALI acquisizione di status symbol, scambio di interessi e prestazioni
sociali, meccanismo di carriera interna
all’organizzazione. Il senso di appartenenza viene determinato non tanto per ragioni di
convinzioni di un individuo, ma anche in base a motivi di
convenienza (do ut des).
CIVIL RELIGION esiste nella cultura degli statunitensi, al di là delle differenze religiose
istituzionali, una comune visione religiosa della società
civile. Gli elementi comuni condivisi dagli americani forniscono una dimensione religiosa
del tessuto sociale sia privata che pubblica: la dimensione
pubblica è espressa in un complesso di credenze, simboli e rituali che chiamiamo religione
civile. I rituali sono celebrati nei grandi eventi civili
(come l’insediamento dei presidenti) atteggiamenti di tipo nazionalistico:

■ L’autorità del presidente è da rispettare come quella di Dio

■ I leader politici devono manifestare la loro fede in Dio

■ I buoni cristiani non sono necessariamente buoni patrioti

■ I padri fondatori crearono una repubblica unica al mondo, benedetta da Dio

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■ I presidenti che non appoggiano la religione non si comportano moralmente bene

■ La bandiera americana è sacra

SETTA ci sono sette tipi di sette:

■ Conversioniste (conversione totale individuale ad una determinata credenza)

■ Introverse (chiuse a influenze esterne)

■ Manipolazioniste (adottano tecniche di tipo magico per dominare eventi naturali)

■ Riformiste (introducono visioni religiose di riforma interiore)

■ Rivoluzionarie (vogliono sovvertire l’ordine del mondo)

■ Taumaturgiche (vogliono liberare l’uomo dai mali del mondo con particolari tecniche)

■ Utopiche (criticano il mondo e prefigurano un suo superamento in una realtà diversa)


RELIGIOSITA’ ED ETNICITA’ l’appartenenza religiosa non fa emergere solo differenze
ideologiche, di sesso, di status sociale, ma nei contesti
caratterizzati dal pluralismo religioso, contraddistingue l’identità di un gruppo etnico il
quale attraverso la religione perpetua la lingua, la cultura, gli
stili di vita. La religione diventa un sistema di difesa di gruppi etnici e di coesione di un
gruppo.
7. Le dimensioni della religiosità: la conoscenza religiosa
La religione è un sistema internamente coerente (o almeno così appare a chi crede) il quale
cerca di dare una risposta rassicurante a certi bisogni,
entrando in competizione con altri sistemi che pretendono di fornire conoscenze fondate per
esempio sulla scienza.
Può essere analizzata da due punti di vista:

■ Dal tipo di esperienza del sacro che una persona ha


■ Può essere vista come un complesso di definizioni e di formule che vengono
sistematizzate da esperti e che diventano un sapere specialistico
che soddisfa una parte di credenti. L’altra parte è soddisfatta dal sapere popolare, poco
rigoroso e immediato.
PLURALISMO RELIGIOSO il pluralismo culturale e ideologico ha messo in crisi la
certezza di possedere la verità in base alla quale le chiese
costruivano una integrale e unitaria visione del mondo: si è generata una segmentazione e
relativizzazione dei punti di vista in campo religioso
(sapere religioso bricolage, ogni individuo de lo costruisce da tante fonti diverse). Da un
lato cresce il numero di persone che nelle società industriali

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vivono senza beneficiare di interpretazioni religiose e determinando un deficit di
conoscenza religiosa diffusa, ma dall’altro aumenta il divario fra
chi conosce in modo specialistico i contenuti e i testi di una religione e la massa dei fedeli
comuni.
Tre tipi di contesti nei quali la conoscenza religiosa viene prodotta e circola:
■ Contenuti di cornice che vengono valorizzati nel buddhismo si dà molta importanza alla
conoscenza dell’origine del male e molto poca a
quella dell’aldilà
■ Forme sociali entro cui vengono apprese istituzioni religiose che investono molto nella
catechesi capillare e intensa, la famiglia, la comunità
che presenta aspetti di esperienza diretta
■ Bisogni soggettivi e strategie di vita conseguenti che sono alla base del sistema di
conoscenza di tipo religioso
Cap.4 LA RELIGIONE COME ORGANIZZAZIONE
1. Tipi di organizzazione socio-religiosa
ORGANIZZAZIONE insieme di persone che hanno una gerarchia interna, funzionale e
ordinata per raggiungere fini comuni. Esiste un’autorità che dà le
regole e le norme interne ed elabora i meccanismi per la propria legittimazione, ponendosi il
problema di come mantenere il consenso. Ogni attore
individuale che aderisce ad un certo tipo di credenza religiosa che si rifà ad un’istituzione,
tende a conservare un certo grado di autonomia e a perseguire
scopi che non sempre coincidono con quelli voluti dall’istituzione.
RELIGIONE COME ISTITUZIONE più una religione si istituzionalizza, più c’è il rischio
che gli individui puntino all’indipendenza relativa rispetto alle
istituzioni di appartenenza. In tutte le grandi confessioni religiose si sono sviluppate
tendenze contraddittorie che hanno messo in crisi l’autorità e minato le
gerarchie interne (es.: gli scismi sono processi di differenziazione che mettono in
discussione la capacità di un’autorità di influenzare le coscienze degli
individui, facendo funzionare un’organizzazione religiosa).

• Tipi di organizzazione
WEBER fa la distinzione fra due tipi di aggregazione socioreligiosa: setta e chiesa.
Definisce la chiesa un’istituzione di salvezza alla quale si
appartiene per nascita e che tende ad essere universale, cercando il compromesso con il
mondo. La setta, invece, è una comunità volontaria di
credenti che aderiscono ad essa volontariamente e privilegia l’intensità della partecipazione,
considerando gli aderenti un gruppo scelto da Dio, per
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questo sviluppa atteggiamenti antagonisti nei confronti dell’ambiente esterno.
TROELTSCH propone un terzo tipo di aggregazione: il misticismo. Esso collega persone
che sentono di condividere una comune esperienza
religiosa, intensa e coinvolgente, al di fuori dei tradizionali modelli di religiosità
istituzionale. Chi vi si aggrega, crede in una chiesa spirituale,
invisibile, lontana dai culti ordinari.
Alcuni studiosi hanno dimostrato che anche le sette tendono nel tempo a istituzionalizzarsi e
a diventare una sorta di chiesa, così come nelle chiese
si sviluppano germi settari che possono convivere o essere espulsi dal corpo ecclesiale. Altri
studiosi hanno introdotto nuove categorie: i culti, sono
un tipo di associazione religiosa, incentrato sull’apprendimento di tecniche meditative o
terapeutiche che si forma attorno ad un leader, qui si
verifica una partecipazione dominata dalla logica dello scambio di prestazioni.

1.2 Gerarchia interna


In tutti i tipi di aggregazione socioreligiosa, si crea un ordine gerarchico interno. Per capire
come si fonda, funziona e si legittima tale ordine, si può
studiare:

■ Il carisma di fondazione di un gruppo religioso, analizzandone gli sviluppi organizzativi

■ I meccanismi di selezione, reclutamento e formazione del personale che vi lavora

■ La leadership e i meccanismi di legittimazione del suo potere.

MODELLI DI AUTORITA’ SOCIORELIGIOSA:


■ Modello teocratico (l’autorità deriva dalla volontà divina) chiesa cattolica e ortodossa,
sciismo, buddhismo.
■ Modello assembleare elettivo (l’autorità deriva dall’assemblea dei credenti e viene
periodicamente rinnovata con elezioni) chiesa e sette
protestanti.
■ Modello carismatico (l’autorità è messa alla prova: chi sente di avere poteri straordinari li
rivela e questi vengono riconosciuti dai seguaci)
sette pentecostali o apocalittiche, culti centrati su profeti.
■ Modello tradizionale (l’autorità deriva dalla tradizione e si legittima grazie alla continua
osservanza nel tempo) ebraismo, sunnismo,
hinduismo.
Valutando questi quattro modelli, ritroviamo una dicotomia fra organizzazioni religiose che
distinguono il clero dai laici e articolano all’interno del

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clero delle differenze gerarchiche e organizzazioni che non accettano tali distinzioni.
In molte grandi religioni, la separazione del clero dal resto del popolo è evidente e rinforzata
da una serie di status symbol (vesti particolari, doveri
speciali) che sottolineano il grado di adesione all’organizzazione.

1.3 Processi di controllo e mantenimento del consenso interno


Sette, chiese, movimenti, hanno spesso utilizzato la costruzione simbolica di un nemico
esterno, minaccioso ed a volte immaginario, che attenta
all’integrità del gruppo per rinforzare la coesione interna sia a livello emotivo che
ideologico.
CAMPO RELIGIOSO (Bourdieu) spesso il conflitto assume carattere teologico, ma in
realtà questo è solo l’involucro che racchiude questioni che
si riferiscono all’assetto del potere, alla divisione clero/laici, ai rapporti fra potere spirituale
e temporale.
Il conflitto che nasce all’interno di un’organizzazione religiosa, solitamente ha a che fare
con:
■ In che modo interpretare la verità del messaggio religioso che una data organizzazione
pretende di possedere nella ricerca del modo migliore
di applicazione di una norma giuridico-religiosa si possono avere punti di vista diversi, ma
essi devono essere sempre argomentati nel
rispetto dei principi supremi contenuti nella rivelazione divina che le due religioni in
conflitto vantano di aver ricevuto.
■ Quali sono le procedure ammesse da una religione per contenere i conflitti entro limiti
compatibili con l’equilibrio di un sistema di verità.
■ Principio di autorità su cui si fonda la struttura organizzativa finché il conflitto non mette
in discussione il principio della virtù
dell’obbedienza al capo spirituale, può manifestarsi entro limiti tollerati. Quando questi
limiti vengono superati si viene estromessi dalla
comunità.

1.4 Tecniche di diffusione dell’organizzazione religiosa


MERCATO DEI MESSAGGI anche le religioni che sembravano esenti da ogni forma di
proselitismo, hanno accettato di entrare nel mercato. Le
organizzazioni religiose ricorrono ai media per far conoscere e riconoscere il loro marchio:
siccome esistono sistemi di finanziamento tipo 5X1000,
le religioni devono farsi pubblicità ricorrendo al linguaggio del marketing moderno.
RELIGIONI E MEDIA il fondamentalismo evangelico americano utilizza abili predicatori

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che si servono del linguaggio televisivo: il medium viene
usato per mobilitare movimenti di opinione a supporto di campagne politico culturali, per
riscuotere risorse finanziarie e sostenere campagne
pubblicitarie su temi importanti. Anche la chiesa cattolica negli ultimi venti anni ne ha fatto
uso: con Giovanni Paolo II si è visto come i mezzi di
comunicazione abbiano dato molto risalto alla sua figura e ne abbiano esaltato il carisma.
MEDIA EVENT le vicende religiose (come la morte del Papa) diventano scoop e il fulcro
degli argomenti di cui parlare sui media.

2. I principali temi di ricerca


PERCHE’ UNA RELIGIONE SI ORGANIZZA? l’organizzazione è funzionale alla
costruzione della religione come una sfera della vita sociale
relativamente autonoma. La chiesa cattolica ha saputo gestire questa autonomia per definire,
a seconda delle circostanze storiche, la propria potestas directa
o indirecta sulle cose temporali.
UNA RELIGIONE ORGANIZZATA FUNZIONA COME ALTRE ORGANIZZAZIONI
PIU’ O MENO COMPLESSE? in questo caso è più facile ottenere
gli scopi previsti in quanto è più semplice standardizzare i comportamenti dei membri che
aderiscono ad una certa fede religiosa. SECOLARIZZAZIONE a
causa di questa la religione perde la propria capacità di orientare comportamenti ed
atteggiamenti e perde i canali e le procedure che davano consenso
CRISI DI MANAGEMENT (gestione delle risorse simboliche e delle forme di
comunicazione).
ORGANIZZAZIONE RELIGIOSA funziona in base a due regole: massima centralizzazione
delle decisioni, massima standardizzazione degli atteggiamenti
mentali e dei comportamenti individuali. Quando si verifica una dissonanza cognitiva (per
es. i testimoni di Geova che si preparano alla fine del mondo, ma
non c’è mai), questa viene risarcita sul piano della coesione sociale: l’unione permette di
superare gli errori interpretativi. Ma nel momento in cui
l’incantesimo si rompe, cosa succede nella testa del fedele? sgretolamento del senso di
appartenenza. Tutto ciò avviene a causa della società globale in cui
si verifica un’ampia differenziazione e gli individui hanno una molteplice appartenenza a
diversi ambiti della vita.
3. Istituzione e carisma
Cosa accade dal punto di vista organizzativo quando alla morte di un fondatore si pone il
problema di successione del carisma di fondazione e nascono
questioni sull’autorità che ha il compito di portare avanti il messaggio del fondatore? Weber
dice che le varie decisioni delle diverse religioni, alla morte del
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capo carismatico, sono state:
• La scelta (elezione secondo carisma) il principio di autorità si trasmette da persona a
persona portando avanti un modello di relazioni interne
improntate sull’esistenza di un leader capace di assumere nella propria persona la
caratteristica della guida di anime BUDDHISMO TIBETANO.
• Oggettivazione sacramentale (si designa il successore con una consacrazione) il carisma
passa dal fondatore ad un’istituzione che crea regole
oggettive per la successione. Chi succede acquisisce un carisma di funzione: l’autorità non è
della persona in quanto tale ma dell’istituzione a cui
appartiene CRISTIANESIMO.
• Qualificazione carismatica (il carisma è ereditario) un’intera dinastia o famiglia vengono
investite del potere carismatico di un fondatore della
religione ISLAM.

4. La violenza sacra come impresa


La violenza sacra si esprime in diversi modi e può essere ricondotta a due forme:
• Sacrificio degli altri mettere a morte chi non appartiene all’organizzazione religiosa
(radicalismo religioso aggressivo): viene usata la violenza per
affermare un principio religioso che si ritiene minacciato da un nemico esterno.
• Sacrificio di sé darsi la morte in quanto membro dell’organizzazione (esaltazione del
martirio, individuale o collettivo): viene messa alla prova la
fede di appartenenza.
Le motivazioni non sono solo ideologiche ma anche organizzative: dare la morte ha la
funzione di rinsaldare i legami interni del gruppo. Fare violenza
richiede un intenso itinerario di conversione religiosa questa scelta arriva grazie
all’immersione completa in un universo simbolico in cui i confini tra vita e
morte/individuo e mondo/ giusto e ingiusto vengono ridefiniti in base all’assolutizzazione
dell’appartenenza: una determinata formazione socioreligiosa
pretende di considerarsi l’unica via di salvezza depositaria della verità, minacciata dal
mondo esterno la violenza è una risorsa collettiva a servizio
dell’unità del gruppo. Anche il martire non agisce per conto proprio ma per conto di
un’impresa collettiva, il martirio è una forma di mobilitazione che
un’organizzazione religiosa incoraggia nei suoi membri per dimostrare quanto ci tenga a
difendere i propri principi.
SETTE APOCALITTICHE la visione apocalittica giustifica il ricorso alla violenza come
forma di lotta estrema contro il male identificato di volta in volta

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con un bersaglio. Non tutti questi movimenti utilizzano la violenza estrema, ma decisiva è la
struttura del potere del leader: quanto più ha poteri straordinari
ed è capace di legittimarsi in modo indiscusso, tanto più è facile che si verifichi la violenza.

Cap.5 RELIGIONE E SOCIETA’


1. Religione: innovazione o conservazione?
Come abbiamo visto, ci sono due prospettive: una assegna alla religione una funzione di
integrazione sociale (funzionalismo, marxismo), l’altra vede nella
religione un elemento di innovazione al verificarsi di determinate condizioni storiche (teoria
del conflitto).
Come si legano al termine religione questi due concetti apparentemente in antitesi?
• RELIGIONE E CONSERVAZIONE SOCIALE la conservazione rinvia l’idea che la
religione svolga funzioni di integrazione sociale, di
produzione di valori, socialmente condivisi, di punto di riferimento ideologico per definire
la condotta di altre sfere di azione umana. Le religioni
hanno spesso rappresentato la funzione di definire un’identità collettiva in antagonismo a
gruppi di potere, totalitari o dittatoriali. Conservando la
coscienza nazionale di un popolo, la religione diventa un fattore di resistenza in vista del
cambiamento.
AMERICA LATINA ambivalente funzione della religione: in alcuni casi il fattore religioso
ha stimolato processi di cambiamento sugli assetti di
potere. Il giudizio sul valore innovativo o conservatore della religione deriva dalla posizione
del ricercatore rispetto al conflitto sociale e politico.
FONDAMENTALISMO il movimento vuole portare avanti una verità indiscussa che si
fonda sul mantenimento della tradizione.

• RELIGIONE E INNOVAZIONE l’innovazione è un insieme di trasformazioni del tessuto


sociale provocate dal sorgere di alcune criticità portate
avanti da singoli individui o gruppi. In campo religioso sono possibili almeno due modelli di
trasformazione:
a. Per via carismatico profetica l’idea di cambiamento è presente nel depositario del
carisma. Figure profetiche carismatiche e ascetiche hanno
più o meno chiaramente in testa un progetto di riforma religiosa ed etica (es.: Muhammad
nell’Islam comincia a predicare nel mondo arabo un
rigoroso monoteismo che entra in conflitto con la visione del mondo dell’epoca. Il conflitto
non è solo religioso ma anche politico ed economico
e produce una profonda riorganizzazione e l’evoluzione della società) il fondatore è come

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un imprenditore che coglie i bisogni del tempo,
introducendo un prodotto nuovo che cambia le abitudini. Una volta entrato in circolazione il
prodotto si verificano le imitazioni (MERCATO
DEI BENI DI SALVEZZA: interagiscono in maniera competitiva soggetti religiosi in
conflitto che offrono prodotti differenti per una società
differenziata). La funzione innovativa è accompagnata dall’insorgere del carisma che viene
riconosciuto collettivamente.
Per via di movimenti collettivi che si creano attorno a figure di maestri spirituali non
interessati ad una riforma sociale ma ad una
rivoluzione interiore l’innovazione è in attesa e non voluta da chi la provoca (es.: Lutero da
una intima crisi spirituale propone una rivoluzione
dei principi di funzionamento della chiesa cattolica).

La secolarizzazione
a. Prima accezione processo di sottrazione di un territorio o di un’istituzione alla
giurisdizione e al controllo ecclesiastico. Storicamente appare durante le
trattative per la pace di Westfalia.
b. Più in generale evoca quei processi di laicizzazione della cultura che, a partire dalla crisi
della società feudale e dalla nascita della società moderna, si
affermano nell’area europea. Consiste nella sottrazione di province del sapere, del potere e
dell’agire sociale dal controllo o dall’influenza di istituzioni
ecclesiastiche o da universi simbolico religiosi. Questo concetto è ben distinto dal
SECOLARISMO (corrente ideologica che persegue l’obiettivo di
liberare la società da ogni influenza religiosa).
c. Tra fine settecento e inizi ottocento il concetto assume contenuti polemici e diviene
l’ideale politico di gruppi politici e culturali che vogliono vedere
ridotta la presenza delle chiese nelle società europee. Weber disincantamento del mondo che
si produce nelle società capitaliste con l’affermarsi
dell’impresa moderna e con la costituzione degli Stati burocratici.
d. Negli anni trenta/quaranta, il termini è utilizzato dai teologi protestanti per formulare
un’ipotesi pessimistica sull’avvenire della società europea il
disincanto della società svuota di significato l’azione morale dell’uomo e da qui nascono la
guerra ed i regimi totalitari moderni.
TEORIE DELLA SECOLARIZZAZIONE:

• È un processo reale connesso all’avvento della società industriale e urbanizzata;


• Non è tanto lo sradicamento dall’uomo del bisogno di esperienza religiosa, quanto il venir
meno della funzione pubblica della religione e il fatto che

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diventi sempre più un fatto privato;
• È il crollo del sistema magico sacrale di spiegazione del mondo ma non l’eliminazione
della ricerca del radicalmente altro;
Tutto ciò porta ad un mutamento delle strategie delle chiese. Teorie che vanno contro quella
della secolarizzazione come scomparsa della religione.
• Milton Yinger sostiene che ogni società ha bisogno di un sistema di simboli e valori per
potersi riprodurre e mantenere un equilibrio interno.
Essendo la religione un sistema di integrazione sociale non può scomparire del tutto ma
deve adattarsi ai processi di cambiamento sociale in atto. La
secolarizzazione è un processo di adattamento delle chiese alle mutate condizioni del mondo
moderno.
• David Martin critico nei confronti delle tesi sulla secolarizzazione, fa notare che già negli
anni ottanta, erano evidenti i segni di una nuova vitalità
religiosa (America Latina, Asia e Africa) che portano a pensare che la secolarizzazione sia
stata studiata solo nel continente europeo dove erano
presenti gli indicatori del declino della religione, ma non dove questa fioriva.
• Peter Berger parla di desecolarizzazione del mondo: l’Europa è una sorta di eccezione alla
rinascita del sacro. Già alla fine degli anni settanta,
c’erano fenomeni di ripresa di interesse per la religione.
• Jim Beckford il concetto di secolarizzazione, se non viene usato per dimostrare che la
religione è destinata a scomparire, può essere un utile
strumento per comprendere un certo numero di fenomeni sociali (anche non religiosi). Egli
individua sei nuclei tematici che si nascondono dietro la
secolarizzazione:
a. La religione cambia a seconda del livello di differenziazione sociale (Comte, Spencer,
Durkheim);
b. La religione è debole, quindi destinata a scomparire, perché non regge il confronto con
l’avanzare del progresso scientifico e della
tecnica (filosofi illuministi francesi e inglesi);
c. La religione cambia e tende a sua volta a produrre forme di secolarizzazione liberandosi
dalle credenze sulla magia o separandosi dal
potere politico (Weber, Troeltsch);
d. La religione, liberandosi dalle sovrastrutture ideologiche e dalle forme di potere
temporale, favorisce la formazione di una versione
liberale del sacro che esalta l’autonomia degli individui nelle scelte di fede (Locke, Mill);
e. La religione è uno strumento di dominio e una forma di alienazione, quindi verrà superata

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da una rivoluzione che libererà gli individui
da ogni forma di schiavitù e oppressione (Marx);
f. La religione viene rimossa dalla coscienza moderna quando si scopre, con gli studi di
Freud, che è un’illusione legata ad un meccanismo
di compensazione psichica che si sviluppa in forme inconsce.
In tutti questi nuclei, il presupposto è che la religione sia qualche cosa di regressivo che non
regge all’avvento di una società dove la scienza
occupa un ruolo centrale nella spiegazione del mondo.

PRINCIPALI CORRENTI DI PENSIERO (confluiscono su idee comuni):


• Filone funzionalista sociologi che ritengono che la secolarizzazione sia un processo di
separazione e di differenziazione funzionale fra religione
istituzionalizzata e credenza, cioè fra il sistema di significati che ogni individuo si costruisce
e le istituzioni religiose. La separazione favorisce la
crescita dell’autonomia degli individui e dei sistemi di credenza.
• Filone fenomenologico l’affermarsi del pluralismo culturale, economico e politico mette in
crisi tutte le istituzioni che in passato avevano prodotto
universi simbolici che davano conto della realtà sociale. Gli individui si creano una propria
religione la quale, quindi, si privatizza: si passa a una
religione invisibile e ad una situazione di pluralismo di universi simbolici a cui le chiese e le
sette tendono ad adattarsi.
• Filone neoweberiano la secolarizzazione è un processo oggettivo di perdita di credibilità
delle chiese e del significato della sfera del sacro per gli
individui: si afferma un credo secolare che mette da parte il fatto religioso.
• Filone sociobiologico la religione appartiene ai bisogni geneticamente programmati per
dominare la paura della morte e il dualismo eros/thanatos:
l’esperienza del sacro è un’esigenza di tutti in tutte le società.

• Filone critico respinge il concetto di secolarizzazione:


■ Matthes le origini della tesi sulla secolarizzazione vanno ricercate nelle preoccupazioni
delle chiese cristiane di far fronte alla progressiva
apostasia degli individui dalla religione ufficiale.
■ Lauwers la secolarizzazione è un’ideologia che si basa su separazione fra religione e
irreligione nella società moderna e la distinzione fra ciò
che è essenziale e ciò che è accidentale nella religione. La secolarizzazione è l’affermarsi di
una società pluralistica, un’ideologia di
laicizzazione della vita sociale e individuale, una diminuzione della pratica religiosa.

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■ Berger la progressiva autonomia degli individui nelle scelte etiche e religiose provoca tre
possibili reazioni da parte delle religioni:
d.a.Riaffermazione dell’autorità tradizionale senza preoccuparsi se possa implicare un
ulteriore allontanamento dei fedeli
(scelta deduttiva);

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