Carla Mancosu - La Cappella Sistina Vol 1
Carla Mancosu - La Cappella Sistina Vol 1
Carla Mancosu - La Cappella Sistina Vol 1
La Cappella Sistina
Vol. I - Da Sisto IV a Giulio II
un'iniziativa
© 2011 eBook per l'Arte – Carla Mancosu
Prima Edizione 2011
Licenza
Creative Commons 3.0 – Attribuzione - Non commerciale – No opere
derivate
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/
In copertina
Pietro Perugino, La Consegna delle Chiavi
Roma, Città del Vaticano, Cappella Sistina
4
la decorazione della volta. Non possiamo certo pensare che Michelan-
gelo possa aver concepito tale programma da solo (sempre nel primo
capitolo verranno infatti introdotte le figure di Pietro Galatino, Egi-
dio da Viterbo e Giorgio Benigno Salviati), ma possiamo comunque
intuire che ci sia una soluzione di continuità con il ciclo precedente:
l’artista infatti avrebbe inserito gli episodi mancanti del Vecchio Te-
stamento e il riferimento alla venuta di Cristo e alla funzione della
Chiesa sarà ancora presente in immagini come la vite nell’episodio
L’ebbrezza di Noè, in quella del Diluvio Universale, o nei pennacchi
ma, a mio avviso, con un mutato significato.
Qui alla riaffermazione del concetto di primato del Pontefice e del-
la Chiesa si associa un percorso di redenzione che muove in duplice
senso: dall’ingresso al fondo seguendo degli episodi in cui dalla di-
sfatta totale del genere umano si ritorna a uno stadio in cui Dio è pre-
sente; dalle lunette alla volta seguendo un cammino fatto di cono-
scenza e fede che parte dalla raffigurazione di antenati di Cristo, pas-
sa per profeti e sibille (queste ultime chiaro segno che i tempi sono
cambiati e che la cultura pagana si è fusa con quella cristiana) e arri-
va di nuovo alle raffigurazioni della Genesi. Il lavoro di Michelangelo
è un simbolo di come sia viva l’esigenza di redimersi, di come sia viva
l’attesa di una purificazione che cancelli le sporcizie da una Chiesa
che sembra Babilonia e che deve tornare ad essere una via di salvez-
za, esigenza che diventerà tangibile nel maestoso Giudizio Universale,
realizzato in piena tempesta Riformista.
Due modi diversi di vedere la stessa tematica, da un lato l’uso fatto
da un papa impegnato a ribadire l’importanza della sua carica; dal-
l’altro un papa interessato ad affermare il suo potere ed un artista
pronto, oltre che ad accontentarlo, capace a trasferire nelle figure le
ansie, le angosce e le speranze del suo tempo.
Questo lavoro muoverà da una descrizione della Cappella e della
sua storia, per poi analizzare, nelle sezioni successive, l’ambiente cul-
turale in cui si sono inquadrati i due pontefici (Sisto IV e Giulio II),
cosa importante per delineare le idee e le fonti che stavano alla base
di entrambi i cicli (pensiamo ad esempio all’importanza, in ambito
francescano, di Gioacchino da Fiore o alle opere dello stesso Sisto
IV); a questo punto si potrà arrivare a rintracciare una soluzione di
5
continuità tra le figure dei due pontefici (la continuità è rintracciabi-
le anche nel fatto che Sisto IV era zio di Giulio II) e si analizzeranno i
due cicli, sia sul piano stilistico che su quello contenutistico- icono-
grafico.
6
Indice generale
Conclusioni 63
Bibliografia 67
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
1
La transenna marmorea è stata realizzata da Mino da Fiesole, Andrea Bregno e
Giovanni Dalmata.
8
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
nere conclusi nel 1482, sulla base di una cronaca di Sigismondo de’
Conti, che a tale anno data un elogio agli affreschi.
Particolarmente importanti, dal punto di vista iconografico, risul-
tano le scene riportate nel secondo ordine: abbiamo episodi tratti sia
dall’Antico Testamento che dal Nuovo, scelte in base alla loro impor-
tanza in fatto di contenuti, in modo tale che la vita di Mosè e quella di
Cristo potessero essere paragonate nelle loro comuni fasi principali:
ciò permette di istituire quindi un paragone tra le condizioni dell’u-
manità sub lege e quella sub gratia, quindi tra le alleanze stipulate da
Dio con il genere umano.
Le scene della vita di Cristo vengono messe in parallelo alle scene
della vita di Mose’ secondo un ben preciso programma iconografico
voluto da Sisto IV ed ideato in ogni suo dettaglio da due personaggi a
lui molto vicini ed appartenenti all’ordine francescano 2, Antonio da
Pinerolo e Bartolomeo de Bellis.
Le fonti utilizzate per la creazione di questo ciclo di affreschi sono
state fondamentalmente opere teologiche riferite all’ esegesi allego-
rizzante tra queste: la Expositio super septem visiones libri apoca-
lypsis, attribuito a sant'Ambrogio ma datato al IX secolo, e le opere di
Gioacchino da Fiore, una figura che ebbe gran peso nell’ambiente
francescano. Il frate calabrese, infatti, si farà portatore di una nuova
teoria in cui l’età del Vecchio Testamento altro non è che la profezia
del Nuovo, secondo un procedere binario che ritorna nelle scene di-
pinte sulle pareti; Cristo e Mosè si contrappongono ma allo stesso
tempo procedono in modo parallelo. Altro elemento caratterizzante la
speculazione gioachimita è l’assoluto spiritualismo con cui si affronta
la religione e l’attesa millenaristica di un Papa angelicus, che avrà il
compito di aprire una nuova era, una terza era che apparterrà allo
Spirito Santo3. In quest’ottica vanno interpretati gli affreschi quattro-
centeschi delle pareti sistine: esiste una corrispondenza tra Vecchio e
2
È importante ricordare l’appartenenza dello stesso Sisto IV all’ordine francescano,
fatto che influenzerà le sue scelte in campo artistico e culturale.
3
Terza Era che sarà rappresentata negli affreschi dell’Ospedale di Santo Spirito in
Sassia.
9
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
4
Per una più approfondita analisi si vedano i paragrafi “Il padre della Cappella
Sistina: Sisto IV ed il suo ambiente culturale” e “Il ciclo degli affreschi
quattrocenteschi”.
5
Con il termine “tragedia della sepoltura” si intende la realizzazione del mausoleo
di Giulio II, travagliata da ripensamenti ed abbandoni da parte del committente;
per tale argomento si rimanda a bibliografia appropriata.
6
Definite da F. Mancinelli “Liber Generationis Jesus Christi”, cfr: F. Mancinelli,
A.M. de Strobel, “Michelangelo, le lunette e le vele della Cappella Sistina: Liber
Generationis Jesus Christi”, Roma 1992.
10
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
7
Il soggetto degli arazzi riguarda gli Atti degli Apostoli, con storie di Pietro e Paolo.
8
Si intende il Sacco di Roma, avvenuto nel 1527 ad opera dei Lanzichenecchi.
11
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
Non solo gli affreschi della Cappella, ma la sua stessa struttura ri-
chiama il confronto col Re Salomone, confronto da cui il pontefice
esce vincitore.
Secondo Eugenio Battisti, la Cappella richiamerebbe da vicino la
struttura del Tempio di Salomone, la cui descrizione è riportata nel li-
bro dei Re (6, 2), nelle dimensioni e nelle proporzioni. Questo perché,
sostiene Battisti, la Cappella doveva essere un diretto termine di pa-
ragone tra Sisto IV ed il re Salomone: la simbologia del tempio come
archetipo della Chiesa (che è richiamata anche nell’affresco, eseguito
dal Signorelli, della Fuga dall’Egitto, in cui troviamo una donna che
porta con sé un modellino della Sistina) risalirebbe però al 1200, cioè
all’epoca di Durando, quindi il confronto pontefice-Salomone sarebbe
da retrodatare (accogliendo la tesi proposta dal Salvini) a Nicolò V o
meglio ancora a Nicolò III. E proprio ad un parente di Nicolò III si
deve (nota la Squarzina 9) l’aggiunta di due colonne tortili nell’antica
basilica di San Pietro che i documenti dicono provenire dal tempio di
Salomone. Sisto IV quindi non sarebbe l’artefice di questo confronto,
9
Vedi Silvia Danesi Squarzina, “la Sistina di Sisto IV e l’eredità del pensiero
religioso medievale” in “Ricerche sul ‘400 a Roma: pittura e architettura”, Roma,
Bagatto libri, 1991
12
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
10
Per Calvesi, forse il Settizonio.
13
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
11
Questo è un retaggio della rivoluzione culturale del XIII secolo, contesto in cui
san Tommaso d’Aquino adattò le teorie aristoteliche a quelle cristiane, portando ad
una progressiva affermazione della figura del cittadino rispetto a quella del suddito.
Chiaramente, ciò portò alla critica all’istituzione papale, che propinava la sua
dottrina sotto forma di diritto.
12
Cioè l’uomo come individuo sganciato da leggi umane.
14
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
13
Ciò portò alla nascita di numerose manifestazioni di rinascita individuale
predicanti un rapporto più intimo con Dio.
15
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
14
Si faccia riferimento all’affresco di Melozzo da Forlì del 1477, in cui si
commemora la consegna delle chiavi della biblioteca vaticana da parte di Sisto IV al
Platina.
16
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
17
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
15
Ispirandosi al Vangelo di Matteo.
16
Età più spirituale di tutte, che viene raffigurata negli affreschi del Santo Spirito in
Sassia, in cui è tracciata la vita di Francesco della Rovere, che viene visto come
Papa angelicus.
18
I. La Cappella Sistina: l’edificio, la sua storia
17
Con la differenza che per sant’Agostino la settima età corrispondeva all’epoca
metastorica, mentre Gioacchino in essa vede l’età dello Spirito.
18
Periodo in cui la Chiesa diventerà unico luogo di salvezza, come l’Arca nel
Diluvio.
19
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
19
H. Pfeiffer, La Sistina Svelata, iconografia di un capolavoro, Jaka book 2007,
pag. 16 ss.
20
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
20
M. Calvesi, Il programma iconografico della Cappella Sistina, da Le Arti in
Vaticano, Milano, 1980.
21
Esodo, 4, 24-26.
21
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
22
Cfr. Salmo 17.
22
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
23
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
alto che osserva la scena al di sotto, che a questo punto può anche es-
sere vista come un passaggio di consegne, nel senso che un Cristo
fanciullo partecipa al sacrificio in veste di futuro sacerdote e futura
vittima e un Cristo adulto ricorda queste sue prerogative a Satana che
poi, all’estrema destra del quadro, perde il saio e viene scagliato da
una rupe, mentre gli angeli addobbano una mensa.
Nella scena del sacrificio si può rilevare ancora il passaggio dal-
l’antica alla nuova alleanza: infatti, nella figura del sacerdote possia-
mo intravvedere quella di Melkisedek 23, il primo sacerdote di Gerusa-
lemme che prefigura, in un certo senso, Cristo; nel fuoco dell’altare
sacrificale vediamo una rappresentazione di Dio, nel fumo invece lo
Spirito. Manca l’agnello, che può essere identificato nel giovane assi-
stente al sacrificio caratterizzato dalla veste bianca, che lo Ettlinger
vede come Cristo. I due volatili utilizzati per il sacrificio vengono
identificati dal Pfeiffer24 come le due vittime della congiura dei Pazzi,
i giovani Lorenzo e Giuliano de’Medici, ma personalmente ritengo
che i due volatili rappresentino ancora una volta l’Antica Alleanza.
Alla destra della scena del sacrificio, esattamente sotto gli angeli che
apparecchiano una mensa (chiaramente quella eucaristica), vediamo
una donna che porta una fascina di rami di quercia: è chiaro il riferi-
mento al Pontefice, un membro della casa dei Della Rovere, riferi-
mento che si esplicita nelle due figure con l’abito cardinalizio, che
possiamo identificare come Girolamo Riario e Giuliano Della Rovere
(il futuro Giulio II). Accanto alla donna che porta la fascina vediamo
un bambino che porta dell’uva, chiaro riferimento all’eucarestia.
Il fatto che Satana venga rappresentato con un saio domenicano
fa pensare sia alla Glossa Evangeli di Pietro Comestor, in cui è scritto
che il Diavolo assume forme umane per operare delle tentazioni, sia
ad una disputa sorta all’epoca di Sisto IV tra francescani e domenica-
23
Il Calvesi, nei suoi saggi sul programma iconografico della Cappella Sistina,
identifica il sacerdote che presiede al culto come Aronne, sulla base della
descrizione del vestito che indossa, descritto in Es 39, ed il suo assistente, il
fanciullo con la tunica bianca uno dei suoi figli.
24
H.Pfeiffer, op.cit., pp 38 ss.
24
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
25
Es 13, 17.15, 21
26
Es 13, 21-22 ; Es 14, 19-20
27
Cfr. Piero della Francesca, La Flagellazione e Michelangelo Buonarroti, Il
Giudizio Universale.
25
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
28
La riconosciamo perché i due tirano le reti a destra, non a sinistra. Gv 21, 4-6
29
Inserisci nota slle pietre.
26
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
30
La prima , quella della Creazione, la seconda quella del sacrificio di Isacco, la
terza del passaggio del Mar Rosso, la quarta, quella della Morte di Cristo.
31
Es 19, 1-15
32
Es 17, 1-7
27
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
Promulgatio legis scriptae per Moise (Le tavole della Legge e il Vi-
tello d'oro, Cosimo Rosselli, parete sud). Al centro, nel registro infe-
riore, troviamo Mosè che scaglia a terra le Tavole dopo aver assisti-
to al ballo intorno al Vitello d’oro; nel registro superiore, al centro,
abbiamo la scena della Consegna delle Tavole sul Monte Sinai.
Promulgatio evangelicae legis per Christum (Il Discorso della
Montagna, Cosimo Rosselli, parete nord). L’episodio del Discorso
della Montagna domina la composizione; a destra la guarigione del
lebbroso.
33
Es, 24, 13
34
Mt 5, 1-7, 28; Lc 6, 17- 49
35
Mt 8, 1-4
28
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
36
Numeri, 16
37
Una sorta di versione ebraica del Purgatorio o dell’Inferno.
38
Mt 16,17-18
39
Mt 22, 15-22
29
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
Conturbatio Moisi legis scriptae latoris (Il castigo dei ribelli, San-
dro Botticelli, parete sud). La scena del castigo di Core, Datan ed
Abiron è dominata da un arco trionfale in rovina, che fa da quinta
architettonica. Da sinistra a destra abbiamo i ribelli che vengono
30
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
40
Deut. 31,1-6
41
Deut. 32, 48-52
42
Deut. 34, 3-12
43
Mt 26, 26-29; Mc 14, 22-25; Lc 22, 15-20
31
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
stesso come “Agnello che toglie i peccati del mondo”, donando quindi
un nuovo senso alla Pasqua Ebraica. Le scene dalla Passione di Cri-
sto, come nel caso della scena della morte di Mosè, sono relegate in
secondo piano, in quanto, come si è già detto, il momento più signifi-
cativo è quello dell’istituzione dell’Eucarestia e quello del passaggio
del potere a Giosuè, che viene ad essere “vera prefigurazione di Cri-
sto”.
32
II. Il ciclo degli affreschi quattrocenteschi
44
Poco prima di partire per Roma, Sandro Botticelli lavora alle illustrazioni della
Divina Commedia del 1481, curata da Cristoforo Landino.
33
III. Giulio II ed il suo tempo
Giuliano della Rovere, nipote de Sisto IV, nacque nel 1443 in pro-
vincia di Savona e anche lui, come lo zio, entrò a far parte dell’ordine
francescano. Durante il pontificato di Alessandro VI Borgia soggiornò
a Parigi, da dove ebbe modo di istigare Carlo VIII alla discesa in Ita-
lia; nel 1503 appoggiò la candidatura di Pio II Piccolomini, il quale,
affetto da una malattia incurabile, fu papa per circa un mese; nello
stesso anno Giulio si preparò il terreno per la sua elezione a pontefi-
ce, che avvenne nel 1503. Il pontefice portò avanti le politiche dello
zio, ma con maggior grinta, con maggior forza; fra i suoi intenti, l’in-
cremento dell’egemonia papale in Italia. Questo è un chiaro segnale
del fatto che il papato non è più una istituzione a carattere religioso, è
diventato uno Stato sito nell’Italia centrale che in quanto tale ha pro-
pri domini e proprie mire espansionistiche. Giulio II si comportò
come un ambizioso regnante, usando piuttosto il potere spirituale
della Chiesa come uno strumento per raggiungere le sue ambizioni
temporali.
In questo contesto si inserisce il suo programma di renovatio ur-
bis: si decide di rinnovare la capitale della cristianità con opere gran-
diose che rendono concreti i temi centrali dell’umanesimo, umanesi-
mo che durante il pontificato di Giulio II si fonde con le sua mire po-
litiche per la comunanza di un interesse fondamentale, cioè quello di
un ordine universale, imperniato su un concetto di fratellanza cristia-
na che ravviva speranze ed aspettative del neoplatonismo fiorentino.
Quest’utopia trova una fondamentale giustificazione nel fatto che
Roma si pone come il simbolo di tutti gli ideali umanistici ed il dise-
gno del pontefice può rendere alla città la magnificenza che merita,
ponendola come continuazione della città imperiale.
L’energico pontificato del secondo Della Rovere trovò espressione
soprattutto negli interventi urbanistici di Bramante, la cui ricerca di
un linguaggio architettonico fondato sui regole generali, quindi in
grado di varcare i ristretti confini locali, troverà terreno fertile nella
città eterna.
34
III. Giulio II ed il suo tempo
35
IV. La Volta Michelangiolesca
45
Dalla lettera datata a Dicembre 1523 di Michelangelo a G.F. Fattucci, segretario
di Clemente VII.
36
IV. La Volta Michelangiolesca
46
Come testimonia sia il pagamento di alcuni sacchetti di azzurri oltremarini sia la
lettera che l’artista inviò al padre il 27 Gennaio 1509, in cui diceva:”Io ancora sono
‘n fantasia grande, perché è già uno anno che non ò avuto un grosso da questo
Papa,e no ne chiego perchè el lavoro mio non va inanzi i’modo che a me paia
37
IV. La Volta Michelangiolesca
chi mesi dopo, nel 1509 47quando l’artista sarà letteralmente sommer-
so dal lavoro, cosa che si prolungherà fino al 1510, quando una parte
degli affreschi sarà scoperta.
Questa prima fase fu anche la più problematica; venne stabilito
una volta per tutte il programma iconografico e, per portarlo avanti,
l’artista si servì di idee precedenti. Questa fase comprende le tre sce-
ne di Noè, i pennacchi, i medaglioni bronzei e gli Ignudi.
La seconda fase è caratterizzata da maggiore incertezza, causata da
problemi di carattere finanziario. Giulio II infatti partì per Bologna,
lasciando l’artista “senza ordine nessuno”. Michelangelo non aveva
soldi per spostare l’impalcatura e tanto meno per pagarsi gli aiuti,
molti dei quali vennero licenziati. Michelangelo così decise di recarsi
a Bologna, viaggio che gli fu utile in quanto ebbe modo di studiare i
rilievi eseguiti da Jacopo della Quercia per il San Petronio; siamo nel
1511 e con successo l’artista riuscì ad ottenere le somme necessarie e,
tornato a Roma, realizzò la Creazione di Adamo, la Creazione di Eva
ed il Peccato Originale. Questa sezione della volta sarebbe stata sco-
perta nell’Agosto 1511, nel giorno dell’Assunta.
La terza fase del lavoro iniziò ufficialmente il 30 settembre del
1511, quando il pontefice, ammirati dal basso i due terzi della volta
conclusi, autorizzò l’artista a proseguire. Questa è anche la fase dei ri-
pensamenti e delle modifiche: i riquadri sarebbero stati concepiti
come aperti verso cielo, i profeti diventarono sempre più grandi e
maestosi; le figure furono concepite come tridimensionali. Apparten-
gono a questa fase le ultime scene della Genesi, gli ultimi Veggenti e i
due pennacchi di fondo. La cappella fu consacrata il 31 ottobre del
1512, con appena un mese di ritardo da quanto era stato pattuito.
meritare. E questa è la difichultà del mio lavoro, e anchora non essere mia
professione. E pur perdo il tempo senza fructo. Idio m’aiuti.”
47
Il 17 Ottobre l’artista scrive: “Io sto qua in grande afanno e chon grandissima
fatica di corpo, e non o amici di nessuna sorte; e non e voglio; e non o tanto tempo
che io possa mangiare el bisonio mio.”
38
IV. La Volta Michelangiolesca
48
Cfr. Onomasticon di san Gerolamo.
39
IV. La Volta Michelangiolesca
Iacob e Ioseph
È opinione comune che questa lunetta raffiguri la famiglia di Giu-
seppe, il padre putativo di Gesù; Giuseppe sarebbe raffigurato all’e-
strema sinistra della lunetta con in braccio il bambino Gesù; di con-
seguenza, la figura femminile a destra dovrebbe essere Maria, che
però dall’iconografia precedente non è mai stata rappresentata in
questo modo. Il Pfeiffer sostiene che qui vi sia raffigurato Giacobbe
accompagnato dalle sue due mogli Lia e Rachele. Il bambino in brac-
cio a Giacobbe sarebbe quindi Giuda, con cui la serie degli antenati
prosegue fino a Giuseppe; il personaggio a destra sarebbe Il Giuseppe
della Genesi, i bambini con lui Efraim e Manasse, e la donna con lui
40
IV. La Volta Michelangiolesca
Eleazar e Mathan
I due personaggi sono separati dal cartiglio recante i loro nomi.
Mathan50 è accanto allo stemma dei Della Rovere, ed è raffigurato
come un giovane biondo alle cui spalle c’è la moglie con in braccio il
loro bimbo. Eleazar 51, invece, è raffigurato dietro la moglie che è in-
tenta a giocare col bimbo sulle sue ginocchia.
Achim ed Eliud
Qui vengono raffigurate solo quattro persone: a sinistra abbiamo
Achim, che volge il suo sguardo verso una bambina, mentre a destra
abbiamo Eliud52 bambino che gioca con sua madre
Azor e Sadoch
Sadoch53 è raffigurato bambino, accanto a sua madre che indica un
punto in lontananza, mentre il padre è raffigurato di spalle, vestito di
una tunica gialla dalla manica verde.
49
Gn 46,20
50
Mt 1,15
51
Ibidem, Eleazar figlio di Mathan, generò Giacobbe che generò Giuseppe, padre
adottivo di Gesù.
52
Mt 1,14.
53
Mt 1,14
54
Mt 1,13
41
IV. La Volta Michelangiolesca
55
Mt 1,12
56
Mt 1,11
57
Mt 1,9
42
IV. La Volta Michelangiolesca
Roboam e Abias59
Nella parte destra della lunetta è raffigurata una donna incinta,
mentre nella parte sinistra un’altra donna accompagnata da un bam-
bino con un mantello rosso. Sopra di loro, nella vela, una madre con
bambino e dietro a loro un uomo anziano. Sicuramente la famiglia
della vela sarà quella di Roboamo, raffigurato con sua madre e suo
padre; il bambino vestito col mantello rosso è Abia, la donna con lui è
sua madre e la donna incinta a sinistra è la moglie di Abia, che porta
in grembo il piccolo Asaf.
58
Mt 1,8
59
Mt 1,7
60
Mt 1,6-7
43
IV. La Volta Michelangiolesca
Naason62
Collocata sotto la scena del serpente di bronzo, in questa lunetta
vediamo il giovane Naason a destra, che osserva un libro di malavo-
glia; a destra, sua madre intenta a guardarsi in uno specchio.
Aminadab63
La madre di Naason viene raffigurata in questa lunetta in veste di
sposa, intenta a pettinarsi i capelli biondi, seduta a destra del carti-
glio. A sinistra il consorte Amninadab, personaggio citato nel Cantico
dei Cantici.
61
Mt 1,5
62
Mt 1,4
63
Ibidem
44
IV. La Volta Michelangiolesca
I quattro pennacchi
Davide e Golia64
La scena è dominata dalla figura del piccolo Davide che sta sopra il
gigante Golia e gli taglia la testa con una spada. A terra la fionda,
come sfondo una luminosa tenda bianca bordata d’oro. Davide è raf-
figurato proprio come viene descritto nella Bibbia, “giovane, biondo e
di bell’aspetto”, senza armi, vestito di una camicia azzurra(simbolo
della contemplazione) e coperto da un farsetto 65 verde (simbolo della
speranza) , con in mano solo la spada del gigante, raffigurato di spal-
le. La fionda e la spada vengono, nell’allegoria, identificate come la
parola di Dio, la fionda invece prefigura la Croce su cui si posa la pie-
tra che sconfigge il Diavolo. Il tema di questa scena è quindi la Virtù
trionfante.
Giuditta e Oloferne66
In questo pennacchio è rappresentata la scena in cui Giuditta,
dopo aver tagliato la testa ad Oloferne, con la serva porta la testa del
gigante fuori dalla sua tenda per mostrarla al popolo 67 . La protagoni-
sta è vestita con una veste che tende dal bianco al verde, con un cami-
ciotto azzurro e cinta di una fascia arancio-rossa. Azzurra è anche la
cuffia, decorata con le perle.
Giuditta è vista sia come rappresentazione della Chiesa trionfante,
sia della Libertà, ma anche come prefigurazione della Vergine, in
base alle parole che Ozia le rivolge: “Benedetta sei tu, o figlia, dal Si-
gnore, su tutte le donne della terra. Benedetto il Signore, che ha crea-
to il Cielo e la Terra e ti ha fatto tagliare la testa al principe dei nostri
nemici”. La vittoria di Giuditta quindi annuncia la futura vittoria di
Maria sul diavolo, possiamo anche accostare i modi, molto simili, in
64
I Samuele 17, 31-58
65
Capo d’abbigliamento tipico del popolano.
66
Giuditta 13, 1-11
67
Giuditta 13, 12-16
45
IV. La Volta Michelangiolesca
La punizione di Aman
L’episodio è tratto dal libro di Ester68: Ester, nipote di Mardocheo
e sposa di Assuero, riesce, in occasione di una controversia tra lo zio
ed il visir Aman, ad ottenere l’abrogazione di un decreto di strage de-
gli Ebrei e la condanna di quest’ultimo. La scena è tripartita; abbiamo
a sinistra la condanna di Aman, che sempre raffigurato vestito di gial-
lo; a destra la ricompensa di Mardocheo, vestito di giallo oro, accom-
pagnato da Ester, vestita di bianco e rosso, e al centro Aman inchio-
dato ad una croce. Michelangelo non prende un episodio totalmente
inesplorato; un precedente si ha in Dante 69, che a sua volta si rifà a
Gioacchino da Fiore, per il quale Aman è rappresentazione dell’Anti-
cristo, il quale, morendo in croce, diventa immagine uguale e contra-
ria di Cristo70. Gioacchino da Fiore interpreta tutti i personaggi in
modo allegorico: Assuero, sposo di Ester, viene visto come Cristo,
Ester come la Chiesa, condotta allo sposo da Mardocheo, che simbo-
leggia invece Pietro, dopo che l’ha ricevuta. Aman simboleggia invece
68
Ester, III
69
Purg. XVII, 25-30
70
Cfr. Edgar Wind, The Religious Symbolism of Michelangelo, capitolo III, Four
Miracles of Salvation.
46
IV. La Volta Michelangiolesca
Il serpente di bronzo
L’ultimo pennacchio è quello raffigurante l’episodio del serpente di
bronzo72, che narra di come gli israeliti, durante il loro pellegrinaggio,
si fossero trovati in cattive condizioni e per rabbia avessero parlato
contro Dio e Mosè; Dio, per la collera, mandò contro di loro serpenti
il cui morso era letale, e gli Ebrei, per scampare al loro attacco, prega-
rono Mosè perché intercedesse presso Dio. Dio allora disse a Mosè di
fabbricare un serpente da posare sopra un’antenna, che avrebbe reso
immune al morso dei serpenti chiunque l’avesse guardato. Questa è
una scena corale:la maggior parte dei personaggi viene avvolta dalle
spire dei serpenti, che ricordano da vicino quelli del gruppo marmo-
reo del Laocoonte73. Al centro abbiamo il serpente bronzeo, a destra e
vittime dei serpenti, e a sinistra delle persone che cercano di salvarsi
dai morsi letali, tra cui una coppia ed un bambino che protende la sua
mano verso il serpente di bronzo.
Possiamo eseguire una lettura tipologica del testo, vedendo nell’e-
pisodio una prefigurazione della Passione: “Come Mosé innalzò il ser-
pente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” 74. Altra fonte lette-
71
Ester 2, 19, 23.
72
Numeri, 21, 1-9.
73
Opera rinvenuta nel 1506 nelle vicinanze della Domus Aurea.
74
Giov. III, 14
47
IV. La Volta Michelangiolesca
raria che esegue una lettura dell’episodio è la Vitis Mystica75, nel cui
capitolo quarantacinquesimo affronta appunto la lettura dell’episodio
del serpente di bronzo. I serpenti vengono intesi come le tentazioni
diaboliche, che se non vengono riconosciute subito sono capaci di uc-
cidere; l’unica speranza di salvarsi è la fede in Cristo, la cui immagine
in croce si riflette in quella del serpente.
75
Opera erroneamente attribuita a Bernardo di Chiaravalle.
76
H.Pfeiffer, op.cit.,pp.145 ss.
77
Sant’ Agostino le ammette nella città di Dio.
48
IV. La Volta Michelangiolesca
Zacherias
Viene raffigurato come un uomo anziano, assiso su un trono, vesti-
to di una tunica gialla col bordo blu e coperto da un mantello rosso da
un lato e verde acqua dall’altro, intento a sfogliare un libro. Il Vasari
lo indica come intento a cercare sul libro qualcosa che non trova. Il
viso del profeta è molto simile a quello di Giulio II nell’opera di Raf-
faello La Messa di Bolsena, e si è anche voluto vedere nel profeta,
sotto il cui trono vi è lo stemma dei Della Rovere, un’allusione al pon-
tefice. I colori delle vesti del profeta ricordano quelli delle vesti di
Mosè negli affreschi quattrocenteschi: il verde del mantello rimanda
alla speranza (ancora una volta ritornano le attese millenaristiche di
matrice gioachimita?), il giallo dorato alla santità, il rosso all’amore.
Gli assistenti che lo accompagnano sono vestiti con una veste bianca
e rappresentano rispettivamente memoria ed intelletto, mentre Zac-
caria rappresenta la volontà.
Delphica
Questa sibilla, che è tra le più belle, è raffigurata come una giovane
donna presa dal vento che le gonfia le vesti, le muove i capelli, e nel
medesimo tempo sembra avvolgerla impossessandosi di lei; ha uno
sguardo rapito e la bocca semiaperta pronta ad annunciare (in questo
ispirato stato d’animo semiconfusionale) il suo editto sibillino, richia-
mato dal pezzetto di carta che tiene in mano. Collocata a destra del-
l’Ebbrezza di Noè, anche questa veggente, come Zaccaria, è accompa-
gnata da due fanciulli, uno di spalle che regge un libro, l’altro, di cui
si vede solo la fronte, intento a leggere il libro che il compagno gli tie-
ne. Questi due fanciulli potrebbero essere accostati a due delle qualità
dell’animo: quello che legge all’intellectus, quello che tiene il libro di
49
IV. La Volta Michelangiolesca
Ioel
Collocato alla sinistra dell’Ebbrezza, il profeta Gioele è raffigurato
frontalmente, intento a leggere un rotolo; vestito con una tunica vio-
la, colore della penitenza (Michelangelo l’ha raffigurato con una veste
di questo colore in quanto andava predicando la penitenza), coperto
da un mantello rosso opaco e con una fascia azzurra che gli attraversa
il petto. Il suo viso si suppone essere un ritratto di Bramante. Proprio
per come viene raffigurato, il profeta rappresenta l’intelletto, mentre i
suoi due assistenti raffigurano uno la memoria(quello intento a legge-
re) e uno la volontà (quello col libro sottobraccio). Sopra di lui un
medaglione bronzeo raffigurante il lancio dal carro del cadavere di
Joram79.
Erithraea
Questa sibilla è raffigurata con i capelli raccolti in una complessa
acconciatura con un nastro multicolore, vestita con una veste di vari
colori, dalle maniche bianche, il corpetto rosso chiaro, e la gonna
(mantello?) giallo- verde. La troviamo intenta a leggere un libro men-
tre uno dei suoi assistenti (allusione alla volontà) le fa luce (allusione
alla divinazione), mentre l’altro si stropiccia gli occhi(allusione alla
memoria). La sibilla deve la sua collocazione (a destra del Sacrificio
di Noè) al fatto che una delle nuore di Noè si chiamava proprio Eri-
trea; inizialmente pagana, poi partecipò della Rivelazione divina,
dando oracoli relativi alla venuta del Messia. Mentre è intenta a vol-
tare la pagina del grosso libro, sembra rivolta verso Ezechiele, con cui
78
Samuele II, 3, 27.
79
Re II, 9, 21
50
IV. La Volta Michelangiolesca
Esaias
Il profeta Isaia viene raffigurato mentre si rivolge ad uno dei suoi
assistenti; è vestito con una tunica gialla, una veste porpora chiaro ed
un mantello verde all’interno e blu all’esterno; per dedicare l’atten-
zione al suo assistente ha appena chiuso un libro, in cui ha messo un
mignolo per tenere il segno. Collocato a sinistra del Sacrificio di Noè,
sembra guardare verso l’altare, dove inizialmente stava la pala del Pe-
rugino: forse ha messo il segno sul passo che profetizza il concepi-
mento di Cristo. Il medaglione posto sopra di lui raffigurerebbe la
morte di Uria, il marito di Betsabea82.
Cumaea
A sinistra della Creazione di Eva, questa sibilla viene raffigurata
come anziana e gibbosa, vestita con una tunica azzurra dai bordi gial-
li ed un mantello giallo. Il libro che sta leggendo poggia su un cuscino
rosso intenso, cui è appeso un pugnale; segno che ci saranno predi-
zioni di eventi sanguinosi. Nel programma iconografico della Sistina,
la sibilla Cumana rappresenta la penisola italica; nell’Eneide, questa è
la sibilla che ha permesso l’accesso agli inferi di Enea. Le sue profezie
vertono su una Vergine Madre, sul Regno di Saturno e colui che fu
nel Giordano. Sopra di lei, il medaglione bronzeo raffigurante re Da-
vide che si inginocchia davanti a Nathan 83.
80
XVIII, cap.22.
81
Re II, 10 , 25.
82
Samuele II, 11, 24.
83
Samuele II, 12, 1.
51
IV. La Volta Michelangiolesca
Ezechiel
Collocato a destra della Creazione di Eva, il profeta è raffigurato
abbigliato con un tallit, accessorio tipicamente ebraico, di colore az-
zurro, sotto cui si vede una veste arancione ed un mantello viola. Uno
dei suoi assistenti indica di guardare verso su, ma lui osserva ad
oriente, verso l’ingresso della cappella: è lui, Ezechiele, il profeta che
canta della gloria di Dio che entra dalla porta orientale del Tempio 84;
inoltre il profeta fu il codificatore del rifiuto israelita alle leggi di
Dio85, chiamò la città di Gerusalemme “sposa infedele”, e nonostante
tutto non mancò di essere la terra della promessa di Dio. Sopra di lui
una scena di battaglia, la cui interpretazione è variabile: si vuole ve-
dere o la distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor, o il
castigo di questo da parte di Sedecia: su questo insiste anche il Savo-
narola86. Per lo Steinmann la scena riguarda la Distruzione della Tri-
bù di Achab, in associazione alla lunetta verso cui il profeta sembra
guardare.
Persicha
Questa sibilla è collocata a destra della Separazione delle Acque;
raffigurata nell’atto di concentrarsi sul libro che ha tra le mani, quasi
sembra volgere le spalle agli antenati che le stanno accanto. Ha le
sembianze di una vecchia ed è incredibilmente vicina alla figura di
Dio Padre: un possibile collegamento tra l’atto del leggere / scrivere
compiuto dalla Sibilla e la vicinanza della figura del Creatore si può
ravvisare nelle teorie di san Bonaventura, il quale ci parla di modi di
visione, per la precisione sei, di cui il terzo (non a caso siamo sotto la
raffigurazione della terza giornata) è appunto legato all’intelligenza
erudita della Scrittura. La sibilla è vestita con una veste di un bellis-
simo turchese, sopra di lei un mantello il cui interno è rosso, ma che
dall’esterno tende al rosa; dietro di lei i due assistenti, appena deli-
neati, di cui uno avvolto n un mantello rosso. A questa sibilla vengo-
84
Ezechiele, 43
85
Ezechiele, 5, 6-8; 20, 5-8
86
Sopra Ezechiele, 7 Marzo 1497
52
IV. La Volta Michelangiolesca
no attribuite profezie sia sulla nascita di Cristo che sulla Vergine, co-
lei che schiaccerà il serpente. Sopra di lei un medaglione non istoria-
to.
Daniel
Collocato a sinistra della Separazione delle Acque, il profeta è ri-
tratto nell’atto di scrivere qualcosa su una lavagna alla sua destra,
mentre uno dei suoi assistenti gli regge il libro con la schiena. Dietro
il profeta, l’altro suo assistente, la cui testa fa capolino da un mantello
purpureo che contrasta con la fodera del mantello di Daniele, can-
giante dal giallo al verde. Il profeta parla, nel suo libro, della venuta
del Figlio di Dio, discendente di Davide. Il libro di Daniele fu molto
importante nella speculazione gioachimita: l’abate calabrese sostene-
va che nella quarta visione del profeta si sviluppasse lo scontro tra
bene e male, cosa che ritorna anche nella collocazione del profeta ri-
spetto alle scene cristologiche (notiamo che sta tra l’affresco delle
Tentazioni e quello della Chiamata degli apostoli); sopra di lui un
medaglione bronzeo raffigurante la morte di Assalonne87.
Libica
Se la sibilla Persica rappresenta il continente asiatico, questa, che è
sua sorella, rappresenta il continente africano. Anche questa ha i ca-
pelli raccolti in un’acconciatura da sposa, tenuti con un nastro argen-
teo. Il suo trono è arricchito con tessuti di vario tipo, ed i suoi abiti ri-
chiamano la descrizione che si fa del popolo di Israele nel salmo 68
della Vulgata, dove viene chiamato colomba dalle penne d’argento. E
una sfumatura argentea riluce sul bordo dell’abito senza spalline del-
la Sibilla, abito che nella fodera risulta essere rosso, mentre la sotto-
veste è viola. I suoi due assistenti sono seduti all’altezza del trono e
sono entrambi vestiti: uno con un mantello bianco, che regge un roto-
lo sotto il braccio, e l’altro con un mantello color porpora, che sembra
dire qualcosa.
87
Samuele II, 18, 9.
53
IV. La Volta Michelangiolesca
Hieremias
Collocato esattamente di fronte alla sibilla Libica, quindi a destra
della Separazione della Luce dalle Tenebre, il profeta viene raffigura-
to come malinconico e triste, che si tiene il mento con la mano. Sia
nel volto che per gli stivali ricorda molto da vicino Michelangelo, ed è
vestito con una veste il cui colore va dal giallo al rosso. Dietro di lui
due donne, una, alla destra del profeta, immersa nel dolore, mentre
l’altra è avvolta in un mantello rosso ed è ritratta di profilo. I segni al-
fabetici indicati sul rotolo vicino al trono del profeta sono riferibili, in
base all’esegesi di san Girolamo, a dei versetti appartenenti alle La-
mentazioni di Geremia. Sopra di lui il medaglione bronzeo raffigu-
rante Elia che ascende al cielo.
Ionas
Il più ammirato tra i veggenti per lo scorcio prospettico, è inserito
esattamente al di sotto della prima scena, dove viene raffigurato ac-
compagnato dai due assistenti e dal pesce. Il profeta Giona è incredi-
bilmente somigliante al Adamo, ed è raffigurato con una veste i cui
colori sono i simboli delle virtù teologali: abbiamo il bianco della
fede, il rosso dell’amore ed il verde della speranza.
Le scene genesiache
54
IV. La Volta Michelangiolesca
L’ebbrezza di Noè
La scena è divisa in due piccole parti: all’estrema sinistra un uomo
vestito di rosso, sicuramente Noè, intento a vangare la terra 88; a do-
minare la scena l’episodio, descritto nella Bibbia, della derisone di
Noè da parte del figlio Cam 89, che a causa di questo sarà maledetto. Il
patriarca viene raffigurato come un vecchio canuto che giace addor-
mentato accanto ad una brocca ed una ciotola; alle sue spalle un gros-
so tino di legno. Anche i figli di Noè vengono raffigurato completa-
mente nudi, coperti solo da un mantello. Al centro del gruppo dei tre
abbiamo Cam, che sembra voler dire qualcosa a Iafet, dalla carnagio-
ne più chiara, mentre Sem regge il mantello che serve a coprire il pa-
dre, guardando verso i suoi fratelli. L’unico che osserva Noè nudo è
Cam, del quale si intravvede un occhio, appena dietro la testa di Iafet,
spalancato; i suoi fratelli non guardano, anzi Sem ha gli occhi come
socchiusi (quasi a ricordare un Adamo prima del peccato originale, i
cui occhi si aprirono dopo aver mangiato la mela).
88
Genesi 9, 20-22
89
Genesi 9, 25
55
IV. La Volta Michelangiolesca
Il Diluvio Universale91
Questa, tra le scene di Noè, è quella più drammatica. Il disastro
provocato dall’ira di Dio, che ancora non è finito, è reso tramite la va-
rietà di stati d’animo, che spaziano dalla paura, all’amore, all’egoi-
smo, alla pietà. L’artista ha raffigurato quattro gruppi di persone, in-
tente a salvare loro stesse, i propri affetti, le proprie cose: a sinistra,
quelli che come punto di riferimento hanno il tronco spoglio (allusio-
ne all’albero di Jesse?), al centro quelli sulla barchetta accanto all’Ar-
ca, su cui si stanno arrampicando delle persone (notare come l’arca
sia simile ad un edificio più che a un’imbarcazione), e, a sinistra, delle
persone che cercano di mettersi in salvo su uno spuntone di roccia,
sotto una tenda.
È una scena corale, dove tutti sono protagonisti e vittime dell’ira di
Dio. Sullo sfondo, l’arca, in cui cercano di entrare delle persone per
90
Epistolae, LXIII, 3:”Ad Caecilium de sacramento dominici calicis”
91
Genesi,7, 1-24.
56
IV. La Volta Michelangiolesca
Il sacrificio di Noè
In questa scena compaiono otto persone: Noè, la moglie, i figli e le
nuore. Di queste, una porta gli uccelli, un’altra il legno, mentre un’al-
tra (senza ombra di dubbio la sibilla Eritrea) è impegnata nel rito col
patriarca, vestito di rosso. I figli di Noè sono nudi, coperti solo da
mantelli: uno porta un ariete per il sacrificio, uno soffia sul fuoco ed il
terzo ha sgozzato un ariete. Noè è vestito di rosso e porta sulla spalla
un mantello viola, il suo atteggiamento lo rende intermediario di Dio;
due delle sue suocere sono vestite d’azzurro e una di bianco; quella
impegnata con lui sull’altare, che sta accendendo un ramo, si sta co-
prendo il volto; la moglie, vestita di giallo e col capo coperto con un
velo bianco, lo ascolta attentamente. Alla sinistra del gruppo, un rag-
gruppamento di quattro animali: un asino, un bue, un cavallo ed un
elefante, di cui i primi tre si ricollegano al rimprovero del profeta Isa-
92
Romani 6, 3-7.
57
IV. La Volta Michelangiolesca
ia, contenuto nel suo primo libro93. Il fulcro compositivo della scena è
l’altare sacrificale, attorno al quale ruotano i personaggi.
93
Isaia 1, 3 ss.
94
Genesi 3, 6.
95
Nonostante nella Bibbia sia Dio stesso a cacciarli, dopo aver fabbricato loro
tuniche di pelle (Gn. 3, 23).
96
Genesi 3, 15.
58
IV. La Volta Michelangiolesca
La creazione di Eva97
Questa scena è posta esattamente al centro della volta, nel punto in
cui originariamente si trovava la transenna marmorea, e sta in mezzo
alla Sibilla Cumana ed al Profeta Ezechiele.
A sinistra vediamo la figura di Adamo che giace addormentato, al
centro la figura di Eva, che esce dal suo petto con le mani giunte, e
davanti a lei Dio che con un gesto gentile la invita ad uscire.
Rispetto alla Creazione di Adamo, questa scena è meno maestosa:
Dio non appare in gloria, accompagnato da angeli, ma sta in piedi, di
profilo98, e ha la stessa dimensione dei progenitori.
Dietro ad Adamo un ceppo spoglio, ceppo che abbiamo già visto
nel Diluvio; è simbolo del vero albero della vita, il legno della Croce
su cui si sacrificherà il secondo Adamo, Cristo. Per la terza volta ab-
biamo quindi la rappresentazione del tronco spoglio (Albero di
Jesse).
Quando Dio creò la donna, la creò con l’intenzione di dare un aiuto
all’uomo; ecco che la donna diventa il simbolo della vita attiva, con
cui la contemplazione riceve un corpo 99. La nascita di Eva dalla costo-
la di Adamo viene intesa anche come prefigurazione della nascita del-
la Chiesa dalla ferita che la lancia di Longino creò sul costato di Cri-
sto.
La funzione “profetica” di quest’immagine è data anche dalla posi-
zione del riquadro: la vicinanza alla Sibilla Cumana è dovuta al fatto
che questa profetizzò sulla venuta di Cristo e della Vergine, la cui pre-
figurazione, anche nella Orazione della Immacolata, è appunto Eva,
creata senza peccato100.
97
Genesi 2, 18-25.
98
Come nella Creazione di Adamo realizzata da Jacopo della Quercia per il San
Petronio, che Michelangelo ebbe modo di vedere durante il suo viaggio, compiuto
nel 1509.
99
Wind, nel suo The Religious Symbolism of Michelangelo, dice: “Through Eve, the
spirit receives a body, and this mystery of ‘embodiment’ , in the Old Testament the
source of sin, becomes in the New Testament an instrument of Salvation.”
100
Condizione che in lei non è permanente, mentre nella Vergine, seconda Eva, si.
59
IV. La Volta Michelangiolesca
La creazione di Adamo
Questa scena, la più celebre, è articolata in due parti: a sinistra,
Adamo giace inerme su un angolo caratterizzato da colori freddi; a
destra, Dio, che non è più nel giardino dell’Eden, ma incede, in mezzo
alle nubi, in gloria, attorniato da un gruppo di angeli e circondato da
un’aura purpurea, verso il progenitore sdraiato sulla zolla verde. Il
fulcro della composizione è l’incontro tra le due mani, quella ancora
“addormentata” di Adamo e quella di Dio, che tende il suo indice
quasi a voler trasmettere l’impulso vitale al primo Uomo, che sembra
uscire da uno stato di non-vita 101, sciogliere le sue membra e prendere
il volo insieme al Padreterno.
101
A tal proposito citiamo la prima lettera di san Paolo Apostolo ai Corinzi, 15, 42-
50:”Cosi sarà la resurrezione dei corpi. Così sorge un corpo corruttibile e risorge
un corpo incorruttibile; si semina spregevole e risorge glorioso; si semina debole
e risorge pieno di forza; si semina corpo animale e risorge corpo spirituale. Se vi
è corpo animale, vi è pure un corpo spirituale. Difatti, così sta scritto: il primo
uomo, Adamo, fu fatto anima vivente, l’ultimo Adamo è spirito vivificante. Ma
non è prima ciò che è spirituale, bensì ciò che è animale: lo spirituale viene dopo.
Il primo uomo, Adamo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo, Cristo, invece è
del cielo. E qual è l’Adamo terrestre, tali sono i corpi terrestri; e qual è l’Adamo
celeste, tali sono i corpi celesti. E come abbiamo portato l’immagine dell’Adamo
terrestre, così rivestiremo pure l’immagine di quello celeste. Quello che affermo, o
fratelli, è che ne la carne ne il sangue possono ereditare il Regno di Dio, ne la
corruzione può ereditate l’incorruzione.
102
Genesi 1, 6-9.
103
Cfr. Eugenio Lo Sardo, Il cosmo degli antichi, Donzelli 2007.
60
IV. La Volta Michelangiolesca
rosa ed un mantello rosso gonfiato dal vento (lo Spirito Santo), den-
tro il quale stanno delle figure di cui una alludente alla seconda per-
sona della Trinità, il Figlio. Michelangelo, impostando in questo
modo la scena, dimostra quanto sia vicino al pensiero agostiniano, in
quanto fu proprio lui a pensare di aver trovato la prova determinante
la completezza della Trinità nella Genesi: l’unica persona apparente-
mente assente era il Figlio104, ma Agostino rilesse la Bibbia e ne trovò
la presenza in un passo Giovanneo, quello in cui ai Farisei, che chie-
devano chi Lui fosse, fu risposto:”Principium, qui et loquor vobis”105.
La separazione è richiamata dal movimento delle mani del Padre-
terno, che viene raffigurato di scorcio, mentre aleggia sulla superficie
delle acque.
104
Lo Spirito era presente: lo leggiamo nel passo della Genesi “Sulle acque aleggiava
lo Spirito di Dio”, Genesi 1 , 2.
105
Giovanni 8, 25.
106
Genesi 1, 11-13; Genesi 1, 14-19.
107
Pfeiffer, in merito a queste figure, propone la raffigurazione delle persone della
trinità, allegorie delle parti del giorno(tema che poi Michelangelo affronterà nel
mausoleo della famiglia Medici) oppure, attenendosi ad una predica di Egidio da
Viterbo, le allegorie del potere papale e di quello spirituale.
61
IV. La Volta Michelangiolesca
108
Pensiamo agli affreschi di Ceri, Anagni, a quelli siciliani del Duomo di Monreale
o della Cappella Palatina.
62
Conclusioni
Conclusioni
109
Isaia 11,1
110
Isaia 11,2
63
Conclusioni
111
M. Calvesi, Il grande racconto della Sistina, in ARS, anno I, numero I, dicembre
1997 (pp. 114 ss.)
112
Colossesi 1 , 15-18
64
Conclusioni
113
Romani 5, 20.
114
Vedi S.Danesi Squarzina, La sistina di Sisto IV e l’eredità del pensiero religioso
medievale, in “Ricerche sul ‘400 a Roma: pittura e architettura”, Roma, Bagatto
libri, 1991(pp.224 ss).
115
H.Pfeiffer, op. cit. pp 16 ss.
65
Conclusioni
66
Bibliografia
Bibliografia
67
Bibliografia
68
Bibliografia
69