Macchina Sincrona 1.1
Macchina Sincrona 1.1
Macchina Sincrona 1.1
MACCHINA SINCRONA
INTRODUZIONE
La macchina sincrona trifase è una macchina (rotante) in corrente alternata la cui velocità in condizioni
stazionarie è proporzionale alla frequenza delle correnti negli avvolgimenti statorici. Essa è per lo più utilizzata
per la produzione di energia elettrica dalla conversione di energia meccanica proveniente da turbine idrauliche,
a vapore, a gas o da motori Diesel. Quando utilizzata come macchina generatrice la macchina sincrona prende
il nome di alternatore ed è spesso realizzata in taglie di grande potenza (anche dell’ordine di centinaia di mega
volt-ampere (MVA)). Come per altre macchine elettriche il funzionamento è reversibile e la macchina sincrona
può essere impiegata anche come motore. Una caratteristica importante del motore sincrono è quella di potere
prelevare dalla linea una corrente che può trovarsi sia in anticipo che in ritardo rispetto alla tensione di
alimentazione, rimanendo invariata la componente attiva di tale corrente che è legata alla conversione da
potenza elettrica in meccanica (a condizione di non superare la potenza apparente della macchina). Ciò
significa che il motore sincrono è in grado sia di assorbire che di erogare potenza reattiva. Anche nel
funzionamento da generatore, oltre all’erogazione di potenza attiva (proveniente dalla conversione dell’energia
meccanica) sono possibili sia l’erogazione che l’assorbimento di potenza reattiva. In definitiva quindi nella
macchina sincrona, i fasori rappresentativi di corrente e tensione possono formare un angolo qualsiasi.
L’utilizzo più comune di questa macchina è come generatore, o alternatore, mentre il suo impiego come motore
richiede l’utilizzo di opportuni sistemi di controllo. Infatti vedremo che una variazione della velocità del
motore sincrono richiede una variazione della frequenza di alimentazione, quindi la presenza di un inverter ad
alimentare il motore. Infine, se la velocità di rotazione si discosta da quella sincrona si innescano delle
oscillazioni della coppia attorno a un valore medio nullo che portano il motore al blocco; come conseguenza
si possono verificare forti sovracorrenti tali da danneggiare il motore.
Inoltre, il motore non è in grado di avviarsi da fermo, poiché esso è in grado di generare una coppia motrice
unidirezionale solo se il rotore ruota ad una velocità prossima ad una velocità prestabilita detta velocità di
sincronismo.
Per comprendere il principio di funzionamento della macchina sincrona iniziamo a considerare il
funzionamento da generatore facendo riferimento alla figura 1. Sul rotore sono disposti degli avvolgimenti
(avvolgimenti di eccitazione) percorsi da corrente continua che viene trasferita tramite contatti striscianti. La
distribuzione di induzione magnetica è stazionaria rispetto ad un osservatore solidale con il rotore. Il rotore
viene quindi posto in rotazione a velocità costante da un motore primo. Un osservatore solidale allo statore
(fermo) vede ruotare il campo magnetico prodotto dal rotore. Una spira presente nello statore va a concatenare
un flusso variabile nel tempo e sarà sede di una fem indotta. Se un carico elettrico (bipolo) è collegato ai
morsetti della macchina su tale carico e sugli avvolgimenti statorici della macchina correrà una corrente la cui
pulsazione è proporzionale alla velocità di rotazione.
Questo appena descritto è il principio di funzionamento dei un alternatore monofase funzionante in isola, cioè
in un sistema in cui esso stesso è l’unico generatore agente. Nella quasi totalità dei casi gli alternatori sono di
tipo trifase e funzionano un parallelo con molti altri generatori. Come conseguenza di ciò la tensione e la
frequenza ai morsetti statorici sono sostanzialmente imposte dal sistema (si parla di rete prevalente, o di rete a
potenza infinita), di conseguenza è anche imposta la velocità di rotazione del rotore. Quando si studia il
comportamento di un alternatore collegato ad una rete prevalente quest’ultima viene schematizzata con un
generatore ideale di tensione a frequenza imposta.
Nel caso di macchina trifase nello statore scorre una terna di correnti trifase equilibrata che genera un campo
magnetico rotante sincrono con quello dovuto alle correnti rotoriche. Dall’interazione fra questi due campi
stazionari uno rispetto all’altro nasce una coppia costante.
Appunti di Apparati Elettrici; capitolo 5. A. a. 2020-2021. Versione preliminare. 2
Fig. 1 Schema di principio della macchina sincrona monofase e trifase. La figura a sinistra mostra una macchina con
rotore a poli salienti, quella a destra si riferisce a una macchina a rotore liscio. Fitzgerald et al., “Electric machinery”,
6th edition.
.
Fitzgerald, “Electric machinery”, 6th edition.
LA COPPIA NELLA MACCHINA SINCRONA
Il comportamento a regime di una macchina sincrona si può analizzare in termini dell’equazione della coppia
che agisce nella direzione che riduce l’angolo 𝛿𝑅𝐹 portando all’allineamento gli assi dei campi interagenti
𝜋
𝑇 = 𝑝2 ∅𝑅 𝐹𝑓 sin 𝛿𝑅𝐹
2
dove p è il numero di paia polari, ∅𝑅 .è il flusso
risultante per polo al traferro, 𝐹𝑓 è la fmm
degli avvolgimenti di eccitazione sul rotore e
𝛿𝑅𝐹 è l’angolo elettrico fra gli assi magnetici
di ∅𝑅 e di 𝐹𝑓 .
Rispetto all’espressione riportata nel capitolo
precedente è stato omesso il segno meno
avendo comunque determinato il verso della
coppia affermando che la coppia
elettromeccanica agisce nella direzione tale da
mantenere i campi allineati.
Assegnata la corrente di eccitazione rotorica
(quindi la fmm rotorica) e il flusso risultante al
traferro (quindi la tensione di alimentazione
che almeno in prima approssimazione è
Fig. 2 Curva angolo-coppia. Fitzgerald et al., “Electric proporzionale alla derivata del flusso), la
machinery”, 6th edition. coppia dipende dall’angolo δRF (angolo di
coppia) come mostrato in figura 2.
Valori positivi della coppia rappresentano il funzionamento da generatore con la fmm di rotore in anticipo sul
flusso risultante. In questo caso tramite un motore primo viene applicata dall’esterno una coppia motrice al
rotore, mentre la coppia elettromagnetica esercitata sul rotore è di verso opposto a quella motrice e tende a
opporsi alla variazione dell’angolo che altrimenti aumenterebbe per effetto della coppia motrice.
Appunti di Apparati Elettrici; capitolo 5. A. a. 2020-2021. Versione preliminare. 3
Per un assegnato valore di coppia abbiamo due possibili valori dell’angolo δRF , ma solo uno corrisponde alla
situazione di equilibrio stabile. Infatti, un aumento della coppia motrice sull’albero produce una accelerazione
dell’albero con un aumento dell’ampiezza dell’angolo coppia δRF. Se il punto di lavoro si trova nel tratto
crescente della caratteristica (0°< δRF <90°) alla crescita dell’angolo corrisponde un aumento della coppia
elettromagnetica che bilancia l’aumento della coppia esterna riportando il sistema in una nuova condizione di
equilibrio. Se la macchina funzionasse in un punto della caratteristica decrescente (90°< δRF <180°), un
aumento della coppia applicata dall’esterno non potrebbe essere bilanciata dalla coppia elettromagnetica,
poiché questa diminuirebbe a causa della crescita dell’angolo, aumentando così il divario fra coppia motrice e
coppia resistente.
Consideriamo ora il funzionamento da motore e supponiamo che il punto di lavoro si trovi nell’intervallo (-
90°< δRF <0°). Un aumento della coppia resistente (carico meccanico) provoca un rallentamento del rotore e
quindi un aumento (in modulo) dell’angolo δRF, al quale corrisponde un aumento (in modulo) della coppia
motrice elettromagnetica. Il sistema è in grado di riportarsi in condizione di equilibrio. Punti di lavoro che si
trovano nell’intervallo -180°< δRF <-90° sono instabili.
Quando δRF assume il valore di 90° la coppia elettromeccanica raggiunge il suo valore massimo. Un ulteriore
aumento della coppia del motore primo non può essere bilanciato da un corrispondente aumento di quella
elettromeccanica necessaria a mantenere il sincronismo. In questo caso il rotore accelera perdendo il
sincronismo con il campo rotante statorico. Questa è una condizione di funzionamento potenzialmente
pericolosa per l’integrità del sistema e solitamente provoca l’intervento degli apparati di protezione che
provvedono a aprire gli interruttori verso la rete elettrica e contemporaneamente a disconnettere
meccanicamente il rotore dal motore primo per prevenire il raggiungimento di velocità eccessive.
Un comportamento analogo si avrebbe nel funzionamento da motore se la coppia meccanica resistente
superasse la massima coppia motrice elettromagnetica (quella corrispondente a δRF =-90°). In questo caso la
perdita del sincronismo porterebbe il motore a fermarsi con il rischio di valori troppo elevati di correnti
assorbite dalla macchina.
Infine osserviamo che un motore sincrono non può essere avviato da fermo semplicemente collegandolo alla
rete elettrica, in quanto esso è in grado di produrre una coppia motrice netta solo al sincronismo. Occorre
predisporre degli apparati “accessori” che portino il rotore in prossimità della velocità di sincronismo.
Il valore della massima coppia in una macchina sincrona può essere aumentato incrementando le correnti
rotoriche e/o statoriche. Occorre però tenere presenti i limiti posti dal riscaldamento dei conduttori per effetto
Joule e considerare gli effetti della saturazione magnetica dei materiali.
La coppia elettromagnetica nella macchina sincrona trifase può essere scritta in termini di correnti rotoriche e
statoriche e di coefficienti di mutua induzione:
3
𝑇 = − 𝑝𝐿𝑎𝑓 𝐼𝑓 𝐼𝑎 sin(𝑝𝛿𝑚 )
2
Se δ=0 la coppia è nulla e lo sarà anche la potenza. Nell’ipotesi di potere trascurare le perdite sarà nulla anche
la potenza elettrica assorbita dai morsetti. La macchina potrà assorbire solo potenza reattiva con l’angolo di
sfasamento fra tensione e corrente pari a π/2.
CIRCUITO EQUIVALENTE
Nel capitolo precedente abbiamo ottenuto le espressioni generali per la valutazione della coppia nella macchine
rotanti. Nel paragrafo precedente queste relazioni sono state discusse nel contesto della macchina sincrona.
Sempre utilizzando i risultati ottenuti nel capitolo precedente ci proponiamo di identificare un circuito
equivalente che rappresenti la relazione tensione - corrente ai morsetti della macchina in condizioni stazionarie,
cioè ipotizzando un funzionamento della macchina a velocità costante (pari a quella di sincronismo) e con
alimentazione statorica sinusoidale.
Appunti di Apparati Elettrici; capitolo 5. A. a. 2020-2021. Versione preliminare. 4
Facciamo riferimento alla figura in cui è schematizzata una macchina caratterizzata da una coppia di poli, dove
le bobine aa’, bb’, cc’ rappresentano avvolgimenti statorici distribuiti che producono una fmm e una densità
di flusso sinusoidali al traferro. L’avvolgimento ff’ sul rotore è anch’esso un avvolgimento distribuito che
produce una fmm e una densità di flusso entrambe sinusoidali e simmetriche rispetto all’asse magnetico del
rotore. Queste distribuzioni sono solidali al rotore e ne seguono la rotazione rispetto allo statore.
Sotto l’ipotesi di linearità dei materiali magneticamente
polarizzabili i flussi concatenati con le fasi statoriche a,
b, c e con l’avvolgimento di rotore f sono espressi come
combinazioni lineari delle correnti nella macchina:
𝜆𝑎 = ℒ𝑎𝑎 𝑖𝑎 + ℒ𝑎𝑏 𝑖𝑏 + ℒ𝑎𝑐 𝑖𝑐 + ℒ𝑎𝑓 𝑖𝑓
𝜆𝑏 = ℒ𝑏𝑎 𝑖𝑎 + ℒ𝑏𝑏 𝑖𝑏 + ℒ𝑏𝑐 𝑖𝑐 + ℒ𝑏𝑓 𝑖𝑓
𝜆𝑐 = ℒ𝑐𝑎 𝑖𝑎 + ℒ𝑐𝑏 𝑖𝑏 + ℒ𝑐𝑐 𝑖𝑐 + ℒ𝑐𝑓 𝑖𝑓
𝜆𝑓 = ℒ𝑓𝑎 𝑖𝑎 + ℒ𝑓𝑏 𝑖𝑏 + ℒ𝑓𝑐 𝑖𝑐 + ℒ𝑓𝑓 𝑖𝑓
In queste equazioni ℒ𝑗𝑗 rappresenta il coefficiente di
autoinduzione della fase j, mentre ℒ𝑗𝑘 rappresenta il
coefficiente di mutua induzione fra gli avvolgimenti della
fase j e quelli della fase k (con j, k= a,b,c,f). La scelta del
tipo di carattere ℒ𝑎𝑎 sta a indicare una possibile
dipendenza della grandezza dalla posizione angolare
relativa di rotore e statore.
Fig. 3 Macchina a due poli magnetici.
Applicando la legge di Faraday-Lenz si trova poi la
Fitzgerald et al., “Electric machinery”, 6th
edition. tensione indotta ai morsetti degli avvolgimenti che
almeno in prima approssimazione (trascurando cioè i
termini resistivi) può considerarsi coincidente con la
tensione di alimentazione.
Prima di procedere è utile però analizzare i coefficienti di auto e mutua induzione per determinarne le principali
caratteristiche.
1. INDUTTANZE STATORICHE
Tratteremo soltanto le macchine isotrope: il rotore è assimilabile ad un cilindro omogeneo di materiale
ferromagnetico lineare e la superficie cilindrica interna dello statore è coassiale al rotore. Come conseguenza
della geometria appena descritta il coefficiente di autoinduzione del generico avvolgimento statorico è
indipendente dalla posizione angolare del rotore rispetto a tale avvolgimento. Si può scrivere:
ℒ𝑎𝑎 = ℒ𝑏𝑏 = ℒ𝑐𝑐 = 𝐿𝑎𝑎 = 𝐿𝑎0 + 𝐿𝑎1
In questa espressione il termine 𝐿𝑎0 tiene conto dei flussi associati alle linee di forza prodotte
dall’avvolgimento a-a’ che vanno a comporsi con le linee di forza degli altri avvolgimenti statorici; sappiamo
che l’effetto risultante, quando i tre avvolgimenti sono identici, distanziati di 120° gradi elettrici e percorsi da
una terna equilibrata di correnti è la produzione di un campo magnetico rotante sincrono con quello di rotore.
Il termine 𝐿𝑎1 tiene conto invece dei flussi associati alle linee di forza che si concatenano con il solo
avvolgimento a-a’ che le produce senza concatenarsi né con gli altri avvolgimenti statorici, né con quello
rotorico. Il prodotto 𝐿𝑎1 𝑖𝑎 è da considerarsi un flusso disperso nel senso che non partecipa alla conversione
elettromeccanica.
Per quanto riguarda il coefficiente di mutua induzione fra gli avvolgimenti che costituiscono due fasi statoriche
possiamo utilizzare la relazione generale ottenuta nel capitolo precedente:
Appunti di Apparati Elettrici; capitolo 5. A. a. 2020-2021. Versione preliminare. 5
𝜋
𝜆𝑏 = −0.5 𝐿𝑎0 𝑖𝑎 + (𝐿𝑎0 + 𝐿𝑎1 )𝑖𝑏 − 0.5 𝐿𝑎0 𝑖𝑐 + 𝐿𝑎,𝑓 𝑐𝑜𝑠 (𝑝𝜃𝑚 − 2 ) 𝐼𝑓
3
𝜋
𝜆𝑐 = −0.5 𝐿𝑎0 𝑖𝑎 − 0.5 𝐿𝑎0 𝑖𝑏 + (𝐿𝑎0 + 𝐿𝑎1 )𝑖𝑐 + 𝐿𝑎,𝑓 𝑐𝑜𝑠 (𝑝𝜃𝑚 − 4 ) 𝐼𝑓
3
𝜋 𝜋
𝜆𝑓 = 𝐿𝑎,𝑓 𝑐𝑜𝑠(𝑝𝜃𝑚 )𝑖𝑎 + 𝐿𝑎,𝑓 𝑐𝑜𝑠 (𝑝𝜃𝑚 − 2 ) 𝑖𝑏 + 𝐿𝑎,𝑓 𝑐𝑜𝑠 (𝑝𝜃𝑚 − 4 ) 𝑖𝑐 + (𝐿𝑓0 + 𝐿𝑓1 )𝐼𝑓
3 3
CIRCUITO EQUIVALENTE MONOFASE DELLO STATORE
Dall’analisi delle espressioni dei flussi si può determinare la struttura del circuito equivalente monofase della
macchina sincrona. Consideriamo l’espressione di 𝜆𝑎 : poiché le correnti formano una terna simmetrica
equilibrata sarà 𝑖𝑎 + 𝑖𝑏 + 𝑖𝑐 = 0, ovvero 𝑖𝑏 + 𝑖𝑐 = −𝑖𝑎 . Sostituendo:
𝜆𝑎 = (𝐿𝑎0 + 𝐿𝑎1 )𝑖𝑎 + 0.5 𝐿𝑎0 𝑖𝑎 + 𝐿𝑎,𝑓 𝑐𝑜𝑠(𝑝𝜃𝑚 )𝐼𝑓
Si definisce induttanza sincrona la quantità:
𝐿𝑠 = 𝐿𝑎0 + 𝐿𝑎1 + 0.5𝐿𝑎0
Quindi:
𝜆𝑎 = 𝐿𝑠 𝑖𝑎 + 𝐿𝑎,𝑓 𝑐𝑜𝑠(𝑝𝜃𝑚 )𝐼𝑓
𝐿𝑠 è un coefficiente con le dimensioni fisiche di un coefficiente di autoinduzione che lega il flusso concatenato
con l’avvolgimento a-a’ e la corrente 𝑖𝑎 che lo attraversa quando negli avvolgimenti statorici della macchina
scorre una terna trifase equilibrata di correnti in condizioni stazionarie.
𝐿𝑠 può essere visto come la somma di tre termini. Il primo è dovuto alla fondamentale della distribuzione
dell’induzione al traferro prodotta dalla corrente nell’avvolgimento stesso. Il secondo tiene conto dei flussi
dispersi. Il terzo termine è dovuto al concatenamento dell’avvolgimento a-a’ con le componenti fondamentali
delle distribuzioni di flusso prodotte dalla correnti sugli altri due avvolgimenti del sistema trifase. L’induttanza
sincrona è una induttanza fittizia che permette di considerare il flusso concatenato con l’avvolgimento a-a’
come se fosse dovuto soltanto alla corrente che scorre in quell’avvolgimento.
3
Consideriamo ora il termine 2 𝐿𝑎0 𝑖𝑎 . Ricordando che gli avvolgimenti statorici della macchina sono percorsi
da una terna trifase equilibrata di correnti sinusoidali, questi produrranno un campo rotante di induzione al
3
traferro. La fondamentale del flusso concatenato con l’avvolgimento a-a’ assume la forma: 2 𝐿𝑎0 𝑖𝑎 . Questa
affermazione si dimostra facilmente considerando le espressioni dei flussi concatenati con gli avvolgimenti
derivate nel capitolo precedente.
Infine dalla:
3
𝜆𝑎 = 𝐿𝑎0 𝑖𝑎 + 𝐿𝑎,𝑓 𝑐𝑜𝑠(𝑝𝜃𝑚 )𝐼𝑓 + 𝐿𝑎1 𝑖𝑎
2
riconosciamo nell’espressione del flusso concatenato con l’avvolgimento a-a’ la presenza di due termini (i
primi) che tengono conto del flusso concatenato con due distribuzioni rotanti di induzione al traferro: la prima
dovuta alle correnti statoriche, la seconda a quelle rotoriche. Il terzo termine nell’espressione di 𝜆𝑎 rappresenta
come già discusso un flusso disperso.
Le considerazioni svolte per l’avvolgimento a-a’ si ripetono per gli altri due.
Dalla determinazione della relazione tensione corrente ai morsetti dell’avvolgimento a-a’ possiamo
individuare il circuito monofase equivalente ipotizzando un collegamento interfasico a stella.
Introducendo la resistenza dell’avvolgimento la tensione può essere scritta come
𝑑𝜆𝑎 𝑑𝑖𝑎
𝑣𝑎 = + 𝑅𝑖𝑎 = 𝐿𝑠 + 𝑅𝑖𝑎 + 𝑒𝑎𝑓
𝑑𝑡 𝑑𝑡
dove:
Appunti di Apparati Elettrici; capitolo 5. A. a. 2020-2021. Versione preliminare. 7
𝑑
𝑒𝑎𝑓 = (𝐿 cos(𝑝𝜔𝑚 𝑡) 𝐼𝑓 ) = −𝑝𝜔𝑚 𝐿𝑎𝑓 𝐼𝑓 sin(𝑝𝜔𝑚 𝑡) = −𝜔𝑒 𝐿𝑎𝑓 𝐼𝑓 sin(𝜔𝑒 𝑡)
𝑑𝑡 𝑎𝑓
Una volta fissato il valore delle corrente sul rotore questo termine è assimilabile ad un generatore di tensione
ideale di forma d’onda sinusoidale.
In termini fasoriali:
𝑉𝑎̇ = 𝑗𝜔𝑒 𝐿𝑠 𝐼𝑎̇ + 𝐸̇𝑎𝑓 + 𝑅𝐼𝑎̇ = 𝑗𝑋𝑠 𝐼𝑎̇ + 𝐸̇𝑎𝑓 + 𝑅𝐼𝑎̇
𝑋𝑠 = 𝜔𝑒 𝐿𝑠 prende il nome di reattanza sincrona.
L’equazione appena scritta coincide con la relazione tensione corrente del bipolo riportato nella figura 4 a
sinistra nel quale sono stati utilizzati riferimenti associati tensione-corrente.
Nella figura a destra i riferimenti sono invece quelli non associati corrispondenti alla relazione tensione
corrente:
𝑉𝑎̇ = −𝑗𝑋𝑠 𝐼𝑎̇ − 𝑅𝐼𝑎̇ + 𝐸̇𝑎𝑓
Naturalmente le due rappresentazioni sono equivalenti. Nella figura a sinistra con riferimenti assocati il
prodotto tensione corrente 𝑉𝑎̇ 𝐼𝑎∗̇ fornisce la potenza complessa entrante (motore), mentre in quello di destra
dove i riferimenti non sono quelli associati lo stesso prodotto fornisce la potenza complessa uscente
(generatore).
Se ricordiamo l’espressione della reattanza sincrona la relazione tensione corrente (con le convenzioni da
generatore) puo essere scritta come:
3
𝑉𝑎̇ = −𝑗𝜔𝑒 𝐿𝑎0 𝐼𝑎̇ − 𝑗𝜔𝑒 𝐿𝑎1 𝐼𝑎̇ − 𝑅𝐼𝑎̇ + 𝐸𝑎̇ = 𝐸𝑎̇ − 𝑗𝑋𝜑 𝐼𝑎̇ − 𝑗𝑋𝑎1 𝐼𝑎̇ − 𝑅𝐼𝑎̇ = 𝐸𝑅̇ − 𝑗𝑋𝑎1 𝐼𝑎̇ − 𝑅𝐼𝑎̇
2
dove 𝐸̇𝑅 = 𝐸̇𝑎𝑓 − 𝑗𝑋𝜑 𝐼𝑎̇ . Questo termine, in base alle considerazioni precedentemente svolte, può essere
intepretato come la tensione indotta nell’avvolgimento a-a’ dovuta alla fondamentale del campo rotante al
traferro risultante dalla composizione del campo rotorico (prodotto da correnti costanti su un avvolgimento
monofase in rotazione “meccanica”) e del campo statorico (dovuto a una terna trifase equilibrata di correnti
sinusoidali che scorrono su tre avvolgimenti fermi).
La figura 5 mostra il circuito equivalente in cui è evidenziata la:
𝐸̇𝑅 = 𝐸̇𝑎𝑓 − 𝑗𝑋𝜑 𝐼𝑎̇
Osserviamo che la 𝐸̇𝑅 non è una grandezza misurabile. Viene chiamata la tensione al traferro o la tensione
dietro l’induttanza di dispersione.
Appunti di Apparati Elettrici; capitolo 5. A. a. 2020-2021. Versione preliminare. 8
Fig. 5 Circuito equivalente che mostra le componenti al traferro e disperse della reattanza
sincrona e la tensione al traferro. Fitzgerald et al., “Electric machinery”, 6th edition
Le potenze nel nucleo dipendono dal flusso al traferro, che è proporzionale alla tensione a vuoto. Se, come
detto, la tensione a vuoto coincide con quella nominale del sistema, allora le perdite nel nucleo stimate con la
prova a vuoto coincideranno con ottima approssimazione con quelle nel funzionamento a carico.
Prova in corto circuito
La caratteristica di cortocircuito si ottiene chiudendo i terminali della macchina su un amperometro ideale che
si comporta come un cortocircuito.
La tensione 𝑉𝑎̇ sarà nulla; con riferimento alla fig. 5,
utilizzando i riferimenti del funzionamento da generatore:
𝐸̇𝑎𝑓 = 𝑅𝑎 𝐼𝑎̇ + 𝑗𝑋𝑠 𝐼𝑎̇
La figura 7 riporta l’andamento del valore efficace della
corrente di cortocircuito sovrapposta alla tensione a vuoto.
Si osserva che, mentre la tensione a vuoto è caratterizzata
dalla saturazione con la presenza di un ginocchio in
corrispondenza della corrente di eccitazione 𝐼𝑓
(corrispondente alla tensione nominale che si trova in
prossimità dal ginocchio), la corrente di cortocircuito
continua a crescere linearmente anche dopo il punto
corrispondente a 𝐼𝑓 .
Per spiegare questo comportamento costruiamo il
Fig. 7 Caratteristiche di circuito aperto e corto diagramma fasoriale relativo al funzionamento in corto.
circuito. Fitzgerald et al., “Electric machinery”, Utilizziamo il metodo del vettore presunto costruendo il
6th edition. diagramma a partire dalla corrente di armatura 𝐼𝑎̇ .
Osserviamo che, essendo 𝑅𝑎 ≪ 𝑋𝑠 la corrente di statore
sarà in ritardo rispetto alla tensione di eccitazione di un angolo prossimo a 90°.
Riscriviamo l’equazione della maglia:
𝑅𝑎 𝐼𝑎̇ + 𝑗𝑋𝑎1 𝐼𝑎̇ = 𝐸̇𝑅 = 𝐸̇𝑎𝑓 − 𝑗𝑋𝜑 𝐼𝑎̇
Iniziamo la quindi la costruzione:
𝐸̇𝑅 = (𝑅𝑎 + 𝑗𝑋1𝑎 )𝐼𝑎̇
𝐸̇𝑎𝑓 = 𝐸̇𝑅 + 𝑗𝑋𝜑 𝐼𝑎̇
Le tensioni sono legate ai flussi da una
derivazione nel tempo, quindi sono in
quadratura nel dominio fasoriale. In
precedenza abbiamo definito:
𝑑
𝑒𝑎𝑓 = (𝐿 cos(𝑝𝜔𝑚 𝑡) 𝐼𝑓 )
𝑑𝑡 𝑎𝑓
che in termini fasoriali diventa:
𝐸̇𝑎𝑓 = 𝑗𝜔Φ
̂ 𝑎𝑓
Si può dimostrare che il reciproco del SCR è pari al rapporto tra la reattanza sincrona saturata e un’impedenza
base, definita come il rapporto fra la tensione nominale e la corrente nominale.
Osservazione: la pendenza della semiretta Op in fig. 9 è inferiore rispetto a quella dell’air-gap line (per la
stessa macchine). Come conseguenza 𝑋𝑠 < 𝑋𝑠,𝑢 . Questo è anche desumibile dalla riduzione della permeabilità
quando i materiali magnetici saturano.
Se andiamo a misurare la potenza meccanica assorbita dalla macchina durante la prova in corto circuito,
possiamo da questa determinare le perdite dovute alla corrente statorica. Siccome il flusso risultante (dovuto
alla sovrapposizione del flusso rotorico e del flusso di reazione di armatura) è debole durante questa prova, le
perdite nel nucleo sono molto piccole. La potenza meccanica richiesta sarà uguale alla somma delle perdite
meccaniche (per attrito e per ventilazione già determinate nella prova a circuito aperto con corrente d’armatura
nulla) e delle perdite causate dalla corrente di statore. Queste ultime, dette perdite in corto circuito, che si
determinano sottraendo le prime dalla potenza totale richiesta consistono in perdite per effetto Joule negli
avvolgimenti statorici, perdite locali nel nucleo causate dal flusso disperso nello statore, e una piccola parte
dovuta al flusso risultante.
La resistenza di armatura 𝑅𝑎 si può approssimare a una resistenza in continua 𝑅𝐷𝐶 che calcoliamo come
rapporto 𝑉⁄𝐼 fra grandezze costanti (altrimenti si misurerebbe anche il coefficiente di auto-induzione).
In realtà la 𝑅𝑎 è maggiore della 𝑅𝐷𝐶 a causa degli effetti pelle e di prossimità che hanno luogo quando le
correnti variano nel tempo. Se si attribuiscono tutte le perdite di corto circuito a perdite di tipo resistivo si
definisce una resistenza effettiva di armatura:
𝑃𝑚𝑒𝑐𝑐ℎ − (𝑃𝑎𝑡𝑡𝑟𝑖𝑡𝑜 + 𝑃𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 )
𝑅𝑎,𝑒𝑓𝑓 =
𝐼𝑎2
In alternativa se si utilizza la 𝑅𝐷𝐶 , allora si definiscono le perdite addizionali come:
𝑃𝑎𝑑𝑑 = 𝑃𝑚𝑒𝑐𝑐ℎ − (𝑃𝑎𝑡𝑡𝑟𝑖𝑡𝑜 + 𝑃𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 ) − 𝑅𝐷𝐶 𝐼𝑎2
Il valore della resistenza 𝑅𝐷𝐶 viene normalmente corretto per tenere conto della sua variazione con la
temperature dell’avvolgimento. Se t è la temperatura a cui vene effettuata la prova e T è quella di esercizio,
vale la relazione (per avvolgimenti in rame):
𝑅𝐷𝐶,𝑇 234.5 + 𝑇
=
𝑅𝐷𝐶,𝑡 234.5 + 𝑡
sincrona 𝑋𝑠 , collegata ad un sistema il cui equivalente di Thevenin è un generatore di tensione 𝑉𝑒𝑞 con una
reattanza 𝑋𝑒𝑞 . La fig. 11 riporta lo schema circuitale. Considerando le equazioni appena ricavate si scrive:
𝐸𝑎𝑓 𝑉𝑒𝑞
𝑃= sin 𝛿
𝑋𝑠 + 𝑋𝑒𝑞
Dove P è la potenza trasferita dalla macchina al sistema.
L’equazione si riferisce ad una ipotetica macchina monofase. Per un sistema trifase simmetrico eed equilibrato,
se 𝐸1 ed 𝐸2 sono le tensioni rispetto al centro stella, l’espressione sopra ottenuta va moltiplicata per 3 per
ottenere la potenza trifase totale. Se 𝐸1 ed 𝐸2 sono invece le tensioni di linea (uguali a √3 volte le tensioni
stellate), l’equazione dà direttamente la potenza totale.
Comparando l’espressione della potenza con quella della coppia vista ad inizio capitolo si nota che sono
abbastanza simili. Infatti, esse sono proporzionali quando la velocità è costante (nel nostro caso questo accade
perché siamo in condizioni stazionarie).
La potenza massima trasferita è proporzionale alla tensione equivalente del sistema e della macchina, 𝑉𝑒𝑞 e
𝐸𝑎𝑓 . Per sistemi in cui la tensione 𝑉𝑒𝑞 è assegnata, la potenza può essere aumentata, incrementando la corrente
rotorica e di conseguenza la tensione generata internamente alla macchina 𝐸𝑎𝑓 . Ovviamente questo va fatto
tenendo conto dei limiti per surriscaldamento.
Considerato che il valore massimo della potenza trasferibile si ottiene in corrispondenza di 𝛿 = ±90°, e che il
superamento di tale limite porta alla perdita del sincronismo, si scelgono condizioni di funzionamento
stazionarie caratterizzate da angoli della potenza sensibilmente minori di 90°. Per una data configurazione sarà
necessario assicurarsi che la macchina possa raggiungere le sue condizioni operative nominali (per esempio,
se si tratta di un generatore deve potere erogare al carico costituito dalla rete esterna la sua potenza nominale)
e che queste siamo sufficientemente distanti dai limiti della macchina e del sistema.