Settimana 2
Settimana 2
Settimana 2
r 2⃗ = r(t
⃗ 2)
r 3⃗ = r(t
⃗ 3) r(t)
⃗
r 1⃗ = r(t
⃗ 1)
F (⃗ r 2⃗ ) F (⃗ r 3⃗ )
F (⃗ r 1⃗ )
SE ! F (⃗ r 1⃗ ) ≠ F (⃗ r 2⃗ ) ≠ F (⃗ r 3⃗ ) ⃗ 1) ≠ a (t
allora ! a (t ⃗ 2) ≠ a (t
⃗ 3)
r(t)
⃗
F (⃗ r 2⃗ ) F (⃗ r 3⃗ )
F (⃗ r 1⃗ )
N
⃗ 1 qi
4πϵ0 ∑
! E ( r 0⃗ ) = 3
( r ⃗
0 − r ⃗
i )
i=1 | r ⃗
0 − r ⃗
i |
Mentimeter
f
F ⃗ ⋅ d ℓ ⃗ = U(i) − U( f ) = − ΔU
∫i
Dove !U è una funzione che dipende solo dalla posizione, che prende il nome di energia
potenziale.
Notare che è sempre possibile aggiungere una costante arbitraria al valore di U
! : due
funzioni U
! 1( r ⃗ ) e !U2( r ⃗ ) = U1( r ⃗ ) + C soddisfano entrambe la relazione che definisce !U:
1 2 1 2
mvi + U(i) = mvf + U( f )
2 2
Tale relazione, detta conservazione dell’energia meccanica, mette in relazione le
variazioni di velocità (!vf2 − vi2) alle variazioni dell’energia potenziale !ΔU = U( f ) − U(i):
2
vf2 − vi2 = − ΔU
m
Se la funzione !U è nota in tutti i punti dello spazio, conoscendo la velocità v! i del mio
oggetto in un certo punto dello spazio posso conoscere la velocità dello stesso
oggetto in qualsiasi altro punto dello spazio:
2
vf2 = vi2 + (U(i) − U( f ))
m
Nota: di nuovo, non ha alcuna importanza il valore di U
! , ma solo la differenza fra i
valori di !U in due punti diversi dello spazio
Forze conservative
La conoscenza di v! 2 in ogni punto dello spazio non è tutta la soluzione del problema:
Una delle forze conservative che avete già incontrato è la forza di gravità, la cui energia
potenziale, in prossimità della Terra, è definita da U
! = mgh dove spesso si pone h! = 0 al
livello del mare.
Gli effetti della forza di gravità sono anche facili da visualizzare, essendo ben noti a
tutti. La useremo per capire meglio cosa si può e cosa non si può fare con una forza
conservativa…
Geogebra
Caduta gravi
F finisce nell’avvallamento?
Ma anche: quanto devo essere
veloce per andarmene
dall’avvallamento?
• Nello studio del moto delle cariche, posso voler sapere se riesco o
no a confinare una carica in una determinata regione di spazio
Forze conservative
In generale, molti processi industriali coinvolgono particelle piccolissime che non
sempre seguono traiettorie note: i processi di combustione, di “spraying” ed in
generale tutti i processi chimici sono il risultato di flussi di particelle di dimensioni
microscopiche.
Il confinamento di microscopiche particelle cariche, facilmente ottenibile usando
opportuni campi elettrici, può quindi aumentare le prestazioni di diversi processi: si
può migliorare l’aderenza di un ricoprimento su una superficie, controllare meglio la
direzione in cui si propaga un solvente, aumentare la densità di un gas che si vuole
far bruciare, confinare i prodotti di scarto di una combustione…
In tutti questi casi, la conoscenza della traiettoria delle particelle è relativamente
importante: serve sapere piuttosto se i campi elettrici applicati siano o meno
sufficienti a modificare lo stato naturale delle cose, e per far questo una analisi
energetica può essere sufficiente.
https://www.mdpi.com/1996-1073/11/6/1361/htm
Curve di livello
Essendo U
! = mgh, Le curve di livello definiscono i punti dello spazio in cui il potenziale è
costante.
Dalla relazione fra ! F ⃗ e ΔU
! risulta immediato che non ho variazione di U
! se mi muovo
perpendicolarmente ad ! F :⃗
f
F ⃗⋅ d ℓ ⃗
∫i
ΔU = −
• se metto una pallina su un pendio, questa tenderà a muoversi lungo il pendio e non
perpendicolarmente ad esso !⇒ la forza è perpendicolare alle curve di livello;
• La pallina accelererà tanto più quanto maggiore è la pendenza della discesa.Ma su
una mappa topografica, la pendenza è tanto maggiore quanto più sono vicine fra
loro le curve di livello !⇒ l’intensità della forza è grande se le curve sono vicine
La forza elettrica è
conservativa?
Devo verificare se, presi due punti !A e B
! , durante la traiettoria ds⃗ E⃗
di una carica q0 da A a B l’integrale B dr
!rdθ
B B
F ⃗ ⋅ d s ⃗ = q0 E ⃗ ⋅ ds⃗
∫A ∫A
Il prodotto scalare fra due vettori è il prodotto del modulo di uno dei due per la proiezione del
secondo sul primo. Nel caso in questione, il modulo di ! E ⃗ per la proiezione di d! s ⃗ su ! E .⃗
E ⃗ ⋅ d s ⃗ = | E ⃗| dr =
q
dr
4πϵ0r 2
Energia Potenziale elettrica
Ma allora ds⃗ E⃗
A
4πϵ0 ( rA rB )
B B
⃗ qdr q0q 1 q0q 1 1 dr
∫A ∫A 4πϵ0r
q0 E ⋅ d s ⃗ = q0 = = − B !rdθ
2 4πϵ0 r
B
rB
Che dipende dalla posizione dei punti !A e B
! ma non dalla
traiettoria seguita per andare da !A a B
! . r A
La forza elettrica è quindi conservativa, e quanto trovato mi rA
fornisce anche la funzione !U, ovvero la sua energia potenziale:
q0q
U(r) = +C
4πϵ0r
Dove !C è la costante arbitraria sempre presente nella definizione di U
! .
I punti in cui U
! = 0 non hanno alcuna caratteristica particolare rispetto a tutti gli altri punti
Energia Potenziale elettrica
Nel caso di più cariche, essendo il campo additivo L’espressione dell’energia potenziale si può
ottenere semplicemente sommando le diverse energie potenziali:
B B B
E ⃗ ⋅ d s ⃗ = q0 E i⃗ ⋅ d s ⃗ = E i⃗ ⋅ d s ⃗
∫A ∫A ∑ ∫A
[2.1] ds⃗
∑
! U(A) − U(B) = q0 q0
i i r3,B
B
Ma dal conto precedente sappiamo che r3,A
B r2,B
q3
⃗
4πϵ0 ( ri,A ri,B )
q0qi 1 1
∫A
q! 0 E i ⋅ d s ⃗ = − [2.2] r2,A A
r1,B
Ne segue che r1,A
q2
B
⃗
( ri,A ri,B )
q0 1 1
∑ 0∫ ∑
U(A)
! − U(B) = q E i ⋅ ds⃗ = qi − [2.3] q1
i A 4πϵ0 i
E infine
q0 qi
∑
! r ⃗) =
U( +C [2.4]
4πϵ0 i di
Dove !di = | r i⃗ − r ⃗ | è la distanza della i-ma carica q! i (che si trova in posizione ! r i⃗ ) dal punto in
cui stiamo calcolando il potenziale (che è definito dalla posizione ! r ⃗ )
Potenziale elettrico
Nello studio delle forze elettriche, abbiamo diviso il problema in due passi distinti: alcune
cariche producono un campo elettrico e altre cariche risentono della presenza del
campo elettrico.
Come nel caso dell’energia potenziale, anche il potenziale è noto a meno di una
costante arbitraria !C…
Potenziale elettrico
Note conclusive:
• Dal punto di vista della dinamica (quanto cambia la velocità passando da un punto all’altro
dello spazio) quello che conta è ΔU = qΔV. Le variazioni di energia cinetica dipendono quindi
sia da ΔV
! che da segno e valore di !q:
1
ΔK = m(vf2 − vi2) = −qΔV
2
• Per una serie di motivi che vedremo in seguito, il potenziale è spesso preferito, nella
descrizione dei fenomeni elettrici, al campo elettrico. Al punto che, sebbene il potenziale
sia una grandezza derivata a partire dal campo elettrico, possiede una sua unità di misura
(il Volt) mentre il campo elettrico è spesso misurato in Volt/metro. Fra due punti nello
spazio c’è una differenza di potenziale di 1 V se la forza elettrica produce una variazione
di 1 J sull’energia cinetica di una particella di carica 1 C nel passare da un punto all’altro.
Un esempio
Vediamo una possibile applicazione di quanto visto finora.
Supponiamo di avere una carica (positiva) che può
z
muoversi liberamente su un piano, inizialmente ferma.
Mettiamo adesso una carica (negativa) sotto al piano, e ci
h
chiediamo come si muoverà la carica sul piano. x
La traiettoria della carica si può trovare solo dall’equazione
del moto, ma questa non è facilmente risolvibile (! F ⃗ non è
costante nello spazio…).
Posso però sapere dove la carica può andare se faccio uso del potenziale.
Il potenziale visto dalla carica lo si può ricavare con la formula che abbiamo appena
visto: mettendo l’origine nel punto dove si trova la carica
q q
V= =
4πϵ0r 4πϵ0 x 2 + y 2 + z 2
Dove z! = h e !{x, y} variano sul piano ( figura 3D ) (Codice Classroom: X24A 9QNX)
Un esempio
All’istante iniziale, la carica è ferma !(K = mv 2 /2 = 0) e la sua
energia totale vale !E0 = K + qV0 = qV0
Ad un tempo successivo l’energia della carica sarà !K + qV = E0,
nella quale non sappiamo quanto vale !K.
Sappiamo però che !K = mv 2 /2 ≥ 0, e quindi in ogni istante dovrà
essere qV
! ≤ E0 = qV0.
La carica potrà quindi trovarsi solo nei punti dello spazio in cui
! ≤ V0. La particella sarà confinata all’interno di uno spazio ben
V
preciso ( figura 3D )
!Q
La particella potrebbe essere una molecola di un gas: in
questo caso, posso usare i fenomeni elettrici per impedire alla
qV0
molecola di uscire da una regione confinata (confinamento dei
residui di lavorazione) o per guidarla in un processo di !Q0
spraying.
In tutti questi i casi, il dettaglio della traiettoria delle carica non è rilevante…
Un esempio
Usando il potenziale, si possono avere anche altre informazioni.
! 0 = K + qV = qV = qV0 ⇒ V = V0
E
qV0
E sappiamo anche che il valore massimo di !K si avrà quando
!Q0
la particella si trova in corrispondenza del minimo del
potenziale (massimo valore di !V0 − V )
( figura 3D )
Adesso tocca a voi…
Abbiamo due cariche, una positiva ed una negativa (Geogebra). Il potenziale è la
somma dei potenziali prodotti dalle due cariche.
Una carica posta (ferma) nel punto
A potrà raggiungere tutti i punti del
piano in cui V(r)
! ≤ V(A).
(il potenziale è lo stesso in tutti i
punti della linea nera)
Potrà quindi in linea di principio
anche raggiungere il punto B.
L’esercizio chiede di modificare le caratteristiche della carica negativa (Q2, posta in
posizione x2) in modo che la carica partendo da ferma in A arrivi ferma in B (se ci
arriva…). Questo in due modi diversi:
1. Mantenendo ferma la seconda carica (ovvero mantenendo x2=-1) e variando il
valore di Q2
2. Mantenendo fisso Q2=-3 e “muovendo” la carica Q2 (cioè cambiando x2)
Il codice per accedere dal sito geogebra.org/classroom è HTYY AC6N
Esercizi della scorsa
settimana
Quali esercizi avete fatto? E quali vi sono venuti?
Mentimeter
z0 r
Ra
2r
m,q
z0 r
Ra
2r
m,q
Oltre a questo, il fatto che il campo elettrico sia conservativo ha una conseguenza
molto importante che porterà alla fine all’equazione delle onde elettromagnetiche.
Lo vedremo in seguito…
Il gradiente di una funzione
Supponiamo di voler valutare quanto cambia il valore di una funzione quando cambia il
suo argomento. Nel caso di funzione di una variabile
df (x)
df = f (x + dx) − f (x) = dx x x + dx
dx
Se lavoro in due dimensioni, posso conoscere la variazione di f! (x, y) procedendo
separatamente nelle due direzioni:
{x + dx, y + dy}
f (x + dx, y + dy) − f (x, y) =
[ f (x + dx, y + dy)−f (x + dx, y)]+
+[ f (x + dx, y)−f (x, y)]
{x, y} {x + dx, y}
Il gradiente di una funzione
!
Ma, in analogia a quanto visto in una dimensione,
∂f
[ f (x + dx, y + dy) − f (x + dx, y)] = dy
∂y {x + dx, y + dy}
∂f ds⃗
[ f (x + dx, y) − f (x, y)] = dx
∂x
E quindi, complessivamente
{x, y} {x + d x, y}
∂f ∂f
df = f (x + dx, y + dy) − f (x, y) = dx + dy
∂x ∂y
Voglo trovare un modo più “compatto” di scrivere la stessa cosa. Ricordo che il prodotto
scalare fra due vettori si scrive, in coordinate cartesiane, ! a ⃗ ⋅ b ⃗ = ax bx + ayby.
{ ∂x ∂y }
∇ ⃗f =
∂f ∂f
, df = ∇ ⃗ f ⋅ d s ⃗
Il gradiente di una funzione
!
Il vettore ! ∇ ⃗ f si chiama gradiente della funzione f! . Si può facilmente generalizzare la
definizione nel caso di spazi tridimensionali:
{ ∂x ∂y ∂z }
∇ ⃗f =
∂f ∂f ∂f
, ,
Data una funzione f! (x, y, z), il gradiente di f! associa, ad ogni punto dello spazio, un vettore
le cui componenti sono le derivate parziali della funzione !f:
∂f ∂f ∂f
f (x, y, z) → , ,
∂x ∂y ∂z
x,y,z x,y,z x,y,z
Nel linguaggio dei campi che abbiamo introdotto, possiamo dire che una funzione f! (x, y, z) è
un campo scalare (associa ad ogni punto dello spazio un valore scalare), mentre il
gradiente di f! è un campo vettoriale (associa ad ogni punto dello spazio un vettore).
Possiamo allora dire che il gradiente associa ad ogni campo scalare un corrispettivo
campo vettoriale
Operatore nabla
Il vettore gradiente dipende dalla funzione f! , ma il modo in cui si passa dal campo
scalare a quello vettoriale non ha nulla a che fare con la funzione stessa: qualunque sia
la funzione f! , il gradiente si ottiene facendo le derivate parziali.
Posso allora dire che ! ∇ ⃗ è un operatore: quando agisce su una qualsiasi funzione
f! (x, y, z) fornisce una terna di funzioni:
∂f ∂f ∂f
; ;
∂x ∂y ∂z
{x,y,z} {x,y,z} {x,y,z}
Per definire un operatore devo definire quali operazioni svolge sulla funzione a cui si
applica. Nel caso dell’operatore ! ∇ ⃗
{ ∂x ∂y ∂z } { ∂x ∂y ∂z }
∇ ⃗f = ⃗
∂f ∂f ∂f ∂ ∂ ∂
, , ⇒∇= , ,
Come abbiamo visto, ci sono due modi di eseguire un prodotto fra vettori, il prodotto
scalare (che fornisce uno scalare, nel nostro caso un campo scalare) ed il prodotto
vettoriale (che nel nostro caso produce un campo vettoriale)
Cominciamo dal primo. Il prodotto scalare fra due vettori è definito dalla somma del
prodotto delle componenti: ! a ⃗ ⋅ b ⃗ = ax bx + ayby + azbz. In analogia, dato l’operatore
{ ∂x ∂y ∂z }
! ∇⃗ =
∂ ∂ ∂
, , ⃗ y, z) = {A (x, y, z), A (x, y, z), A (x, y, z)} posso definire
e un campo vettoriale ! A (x, x y z
⃗ y, z) =
∇ ⃗ ⋅ A (x,
∂
Ax(x, y, z) +
∂ ∂
Ay(x, y, z) + Az(x, y, z)
∂x ∂y ∂z
⃗ y, z)
L’espressione qui sopra prende il nome di divergenza del campo vettoriale ! A (x,
Come nel caso del gradiente, l’uso dell’operatore ! ∇ ⃗ permette di scrivere in modo più
compatto la divergenza del campo ! A .⃗
Rotore
In modo analogo, ricordando l'espressione del prodotto vettoriale, posso definire una
seconda grandezza derivabile da un campo vettoriale.
Il prodotto vettore fra due vettori vale ! a ⃗ ∧ b ⃗ = {aybz − azby , azbx − ax bz , ax by − aybx}. Usando
⃗ y, z), possiamo allora
ancora la definizione dell’operatore ! ∇ ⃗ ed un campo vettoriale ! A (x,
definire
{ ∂y z ∂z y ∂z x ∂x z ∂x y ∂y x}
∇⃗ ∧ A ⃗ =
∂ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂
A − A, A − A, A − A
Come nel caso del gradiente e della divergenza, l’uso dell'operatore gradiente
permette di scrivere in modo più compatto l’espressione del rotore.
Operatore nabla
!
Riassumendo:
{ ∂x ∂y ∂z }
∇ ⃗U =
∂U ∂U ∂U
, ,
Nel seguito di questo corso scriveremo le espressioni della divergenza e del rotore di
campi elettrici e magnetici, e questo ci permetterà di scrivere in modo molto compatto
le relazioni che li legano alle loro sorgenti (cariche e correnti elettriche)
Operazioni ricorsive
Una volta introdotto questo formalismo di considerare l’operatore ! ∇ ⃗ come fosse una
sorta di vettore, posso andare oltre e scrivere espressioni in cui l’operatore viene
applicato ricorsivamente.
{ ∂x ∂y ∂z }
∂U ∂U ∂U
{Ax, Ay, Az} = , ,
In questo caso
{ ∂y ∂y }
∇⃗ ∧ A ⃗ =
∂ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂
Az − Ay, Ax − Az, Ay − Ax =
∂z ∂z ∂x ∂x
{ ∂y ∂z ∂y ∂x }
∂ ∂U ∂ ∂U ∂ ∂U ∂ ∂U ∂ ∂U ∂ ∂U
= − , − , −
∂z ∂y ∂z ∂x ∂x ∂z ∂x ∂y
Ma ognuna delle tre componenti di questo vettore è costituita dalla differenza fra due
derivate seconde miste. Trattandosi in tutti i casi delle stesse derivate (scambiate),
ciascuna componente del vettore è identicamente nulla.
Il gradiente del potenziale
Possiamo applicare quanto visto finora alla energia potenziale. Data la funzione
U(x,
! y, z) che definisce come varia l’energia potenziale nello spazio, si ha che la
variazione di U
! a seguito di uno spostamento !d s ⃗ = {d x, dy, dz} vale
∂U ∂U ∂U
dU = dx + dy + dz
∂x ∂y ∂z
{ ∂x ∂y ∂z })
∇ ⃗U =
(
∂U ∂U ∂U
Rcordando l’espressione del gradiente appena enunciata ! , , si
ha immediatamente
dU = ∇ ⃗ U ⋅ d s ⃗
⃗ − ∇ ⃗U
(q)
⃗ ⃗ ⃗
F = qE ⇒ E =
F
= =−∇ ⃗ U
= − ∇ ⃗V
q q
Questa equazione (! E ⃗ = − ∇ ⃗ V ) equivale a dire che ! E ⃗ è un campo conservativo, e
V
! ne è il potenziale.
E ⃗⋅ dℓ ⃗ = 0 ! ∇⃗ ∧ E ⃗ = 0
∮C
!
•Dipolo elettrico
•Filo
•Anello
•Disco
Le espressioni che troveremo saranno poi utili per il secondo tipo di problemi,
ovvero lo studio del moto di cariche in presenza di campi elettrici
Dipolo elettrico
Il caso del dipolo in un generico punto !P di coordinate
{x,
! y}è particolarmente semplice:
P y
( )
q −q q 1 1 q r2 − r1
! V(x, y) = + = − =
4πϵ0r1 4πϵ0r2 4πϵ0 r1 r2 4πϵ0 r1r2
r2
Dove r! 1 = (x + d /2)2 + y 2 , r! 2 = (x − d /2)2 + y 2 . r1
q −q
Scrivendo !V(x, y) = + abbiamo intrinsecamente
4πϵ0r1 4πϵ0r2
= 0 ⇒ Ex = Ey = 0 ⇒ E ⃗ = {0, 0, Ez}
∂V ∂V
=
∂x ∂y
Per calcolare E
! z, dovrei calcolare V
! anche per z! ≠ 0: in quel caso avrei V
! ≠ 0 e quindi
−∂V/∂z
! = Ez ≠ 0.
Dipolo elettrico
Un caso particolare è quando r! 1, r2 ≫ d:
ϑ r2 − r1
- r⃗ - ϑ
p⃗ +q d −q
+
+
Filo (sull’asse)
Il conto è simile a quello fatto per il campo elettrico: dq = λdy
dq r = x2 + y2
∫filo
dV(x, y) = ⇒V= dV =
4πϵ0r
1 L/2
λdy λ L/2
dy x
4πϵ0 ∫−L/2 r 4πϵ0 ∫−L/2
= =
x2 + y2
( )
La primitiva si trova sulle tavole degli integrali, ed è log
! x2 + y2 + y :
4πϵ0 [ ( ) ( )]
λ
V= log x 2 + (L/2)2 + L/2 − log x 2 + (L/2)2 − L/2
λ x 2 + (L/2)2 + L/2
( ( b ))
= log [2.8] a
! log(a) − log(b) = log
4πϵ0 x 2 + (L/2)2 − L/2
Filo (sull’asse)
L’espressione del potenziale in questo caso è
dq = λdy
sensibilmente più complicata dell’espressione del
r = x2 + y2
campo.
λ x 2 + (L/2)2 + L/2 →L
V= log
4πϵ0 x 2 + (L/2)2 − L/2 →0
Apparentemente V
! non dipende da y! , z, ma questo è dovuto solo al fatto che lo abbiamo
calcolato solo per y! = z = 0. Per calcolare ∂V/∂y
! , ∂V/∂z bisognerebbe calcolare il potenziale
in punti fuori dall’asse, cosa però non semplice.
Posso tuttavia ricordarmi delle simmetrie del sistema: sull’asse dell’anello il campo deve
necessariamente essere diretto lungo l’asse, ovvero, per come abbiamo scelto gi assi,
lungo !x: ! E ⃗ = {Ex,0,0}
Anello
La componente del campo lungo l’asse x! può essere
calcolata con l’espressione che abbiamo trovato:
dq
∂V Qanello ∂ 1 R r
Ex = − =−
∂x 4πϵ0 ∂x r
D’altra parte, x
∂ 1 1 ∂r 1 ∂
=− 2 =− 2 x2 + R2 =
∂x r r ∂x r ∂x
1 1 1 x
( r)
=− 2 2x = − 3 [2.9] ∂r x
r 2 x2 + R2 r ! ⇒ =
∂x
E quindi
( 4πϵ0 ) r ( )
Qanello −x Qanello x
Ex = − =
3 4πϵ0 r 3
[ ]
RD
σ σ σ
[rD − | x | ]
2 2 2 2
V(x) = x +R = x + RD − | x | = [2.11]
2ϵ0 0 2ϵ0 2ϵ0
(N.B. se R
! D → ∞ si ha V(x)
! → ∞ per qualsiasi valore di x! …)
Disco
Posso di nuovo ottenere ! E ⃗ = − ∇ ⃗ V: per !x > 0,
ricordando che !∂rD /∂x = x /rD rD
2ϵ0 ( rD )
∂V σ x
Ex = − =− −1
∂x x
σ x
= 1−
2ϵ0 x 2 + RD2
Anche in questo caso, per ragioni di simmetria so che il campo deve essere parallelo
all’asse !x e quindi che le componenti !{Ey, Ez}sono nulle.
Nota: se !RD → ∞, !Ex → σ/2ϵ0. Per ! E ⃗ non c’è divergenza in questo caso…
Fine mercoledì
Le lezioni di ripasso di
matematica...
Cosa sappiamo del
potenziale...
Uso del potenziale - 2
Il secondo utilizzo del potenziale è quello di studiare il moto di particelle cariche
quando il campo elettrico non è uniforme.
2q
v! f = (V(r0) − V(r))
m Moto in un piano
1 2 2q
! ⇒ vf = mv0 + (V(r0) − V(r))
2 m Moto in un potenziale
Classroom CS6H CX2J
In questo caso, l’unica informazione che manca è il verso di v! .
Per ottenerli, è sufficiente trovare gli zeri della funzione sotto radice.
Uso del potenziale - 2
!
Consideriamo ad esempio il caso in cui una particella carica si muove sull’asse di un anello
carico. qa
Ra
Il potenziale dell’anello in un generico punto vale m, q
qa qaq
V(x) = ⇒ U(x) = qV(x) = x
x0
4πϵ0 x2 + Ra2 4πϵ0 x2 + Ra2
Mentre la velocità v! ∞ con cui arriva a !x → − ∞ (dove !U(x) → 0) è ricavabile dall’ equazione
1 2 1 2
mv∞ = mv0 + U(x0) = E0
2 2
Uso del potenziale - 2
!
3. La velocità iniziale è appena sufficiente a raggiungere il centro
dell’anello. La particella arriva al centro dell’anello e si ferma. Al qa
centro dell’anello è zero anche la forza (il potenziale ha un Ra
m, q
massimo ⇒
! la forza, che è la derivata del potenziale, è zero)
x
x0
In queste condizioni, la particella rimane in equilibrio (instabile) al
centro dell’anello.
In termini di potenziale, questo significa che 1 2
E0 = mv0 + U(x0)
1 2 2 1 2
mv0 = U(0) − U(x0) U(0) − U(x0) mv0
2 2
qaq qaq
= −
4πϵ0 Ra 4πϵ x 2 + R 2
0 0 a
Lo studio del sistema con il potenziale non mi permette di conoscere la traiettoria della
carica (ovvero la posizione in funzione del tempo). Mi permette però di sapere in modo
semplice ed immediato dove sarà la carica a tempi lunghi.
Questo potrebbe essere tutto quello che mi serve sapere…
Piccole oscillazioni
Una situazione particolare avviene quando la funzione !U(x) = qV(x) presenta un minimo.
Posso sempre approssimare il potenziale !U(x) vicino ad un generico punto !x0 usando la
serie di Taylor:
dU 1 d 2U
U(x) ≃ U(x0) + (x − x0) + (x − x0)2 + . . .
dx 2 dx 2
x=x0 x=x0
In prossimità di un minimo della funzione !U(x),
la derivata prima si annulla e
1 d 2U
U(x) ≃ U(x0) + (x − x0)2
2 dx 2
x=x0 x0
Potendo scegliere una costante arbitraria per !U, si può sempre porre !U(x0) = 0.
d 2U 1
Scrivendo !k = , ne segue che !U(x) ≃ k(x − x0)2.
dx 2 2
x=x0
Il potenziale di una molla….
Piccole oscillazioni
Ma per una molla conosco le equazioni del moto complete:
x(t) = A sin(ωt+ϕ)
Dove ω
! = k /m mentre A
! eϕ
! dipendono da posizione e velocità iniziali:
−5 0 5
x/R
Piccole oscillazioni
Per conoscere i parametri che descrivono il moto della carica, dobbiamo innanzitutto
calcolare la costante k! , che è la derivata seconda di U
! .
dV Qanello x
= − Ex = − R
dx 4πϵ0 r 3
d 2V Qanello r 3 − x3r 2dr/dx
=−
dx 2 4πϵ0 r6
Calcolato per x! = 0 (dove r! = R 2 + x 2 = R)
m [2 ]
2 1 2 2q
[V( r 0⃗ ) − V( r ⃗ )]
2
⇒ v( r ⃗ ) = mv0 + qV( r 0⃗ ) − qV( r ⃗ ) = v0 −
m
Se ad esempio il potenziale fosse generato da una carica puntiforme Q
! posta in una
posizione ! r Q⃗
4πϵ0 ( | r Q⃗ − r 0⃗ | | r Q⃗ − r ⃗ | )
Q 1 1
V( r 0⃗ ) − V( r ⃗ ) = −
Esercizi
Esame gennaio 17:
ΔV = | VA − VB |
4πϵ0 ( R )
1 2πRλ 2πRλ
4πϵ0 ( R 2 + d 2 ) 2ϵ0 ( 1 + (d /R)2 )
2πλ R λ 1
!= − != 1− != 1−
R +d
2 2
ϵ0 ( 1 + (d /R)2 )
λ 1
2ϵ0 ( )
λ 1
VB = − 1 = − VA ! ⇒ VA − VB = 2VA = 1−
1 + (d /R)2
Nota (importante)
L’espressione
x=0
qA x
Ex =
4πϵ0 (R 2 + x 2)3/2 x
Vale nel caso in cui pongo l’origine al centro dell’anello.
Se per qualche motivo devo scegliere una origine diversa,
l’espressione deve cambiare di conseguenza: se l’origine
x = 0 x′ = 0
viene spostata di una quantità Δ
!
x = x′ + Δ Δ x′
qA x qA x′ + Δ x
⇒ Ex′ = =
4πϵ0 (R + x )
2 2 3/2 4πϵ0 (R 2 + (x′ + Δ)2)3/2
Questo è vero in generale per qualsiasi distribuzione di carica (anello, disco, filo, dipolo…) e
accade praticamente sempre quando si ha a che fare con distribuzioni di carica
“complesse”…
Esercizi
Seconda parte: noti !λ , E ⃗ e !d /R, ricavare !R.
Come prima cosa bisogna trovare l’espressione del P
campo elettrico nel punto !P. Per farlo, si può procedere
x
in due modi diversi:
Rλ d /2 λ d /2R
!E(P) ! = !=
ϵ0 R (1 + (d /2R) )
3 2 3/2 ϵ0 R (1 + (d /2R)2)3/2
Esercizi
Esame 17/7/2005
d
Due particelle di carica q = 1µC sono disposte ad una distanza d =
10 cm l’una dall’altra. Una terza carica, anch’essa di carica q e di
Vediamolo insieme…
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14/6/2013
18/9/2013
12/1/2016 Nota:
In alcuni esercizi si chiede di tener
9/2/2016 conto anche della forza peso.
d
In questo caso, il potenziale
complessivo è qV
! + mgh…
Superfici equipotenziali
Abbiamo visto che per lo studio del moto di un oggetto soggetto ala
forza peso può essere utile far uso delle informazioni ricavabili dalle
curve di livello: la forza è perpendicolare alle curve di livello, e
l’intensità della forza è tanto maggiore quanto più le linee sono
vicine fra loro. Si può fare lo stesso con il campo elettrico? Si e no…
Come abbiamo visto, le curve di livello uniscono tutti i punti che si trovano alla stessa
altitudine. Essendo in prossimità della superficie terrestre U
! = mgh, i punti che hanno lo
stesso valore di h! sono anche i punti con lo stesso potenziale. Nei piani che si trovano
alla stessa quota, tutti i punti hanno quindi lo stesso potenziale. Tali piani si chiamano
quindi superfici equipotenziali.
Nello spazio libero (in aria) la forza risulta perpendicolare a questi piani (e infatti è
verticale). Le superfici di livello entrano in gioco quando ci troviamo sulla superficie: in
questo caso, se sono vincolato a muovermi lungo la conformazione orografica del suolo,
il mio movimento non è più libero: le curve di livello sono di fatto l’intersezione delle
superfici equipotenziali con la superficie orografica.
Superfici equipotenziali
Nel caso dei fenomeni elettrici di solito non abbiamo vincoli sul moto, e quindi non si ha
a che fare con linee di livello (equipotenziali) ma con superfici equipotenziali.
Per contro, l’andamento del potenziale elettrico è sensibilmente più complicato di quello
del potenziale gravitazionale, e quindi forma e distanza fra superfici equipotenziali sono
più difficili da calcolare. E da visualizzare…
• Due cariche:
• Anello:
• Filo:
Simmetrie
Più in generale, una simmetria significa che il “sistema” non si modifica se si fa qualche
tipo di trasformazione geometrica:
Nota: una sfera ha la stessa simmetria della carica puntiforme. Il calcolo del campo
generato dalla sfera non è semplice, ma posso essere sicuro che è un campo radiale
(dipende solo dalla distanza dal centro ed è diretto radialmente)
Simmetrie
Le simmetrie possono quindi darci informazioni sulla direzione del campo elettrico (per il
modulo servono conti aggiuntivi)
Dato che le superfici equipotenziali sono per definizione perpendicolari al campo, la
forma delle superfici equipotenziali si può ricavare dalla sola conoscenza della direzione
del campo, e quindi dalla simmetria del sistema.
Il caso più semplice è quello della sfera: in questo caso il campo elettrico è radiale, e le
superfici equipotenziali, dovendo essere perpendicolari ai raggi che provengono dalla
sfera, non possono che essere superfici sferiche concentriche con la sfera carica.
campo radiale
Per una carica puntiforme, si poteva ricavare anche in un altro modo: ponendo l’origine in
corrispondenza della carica si avrà
Q Q
V(x, y, z) = =
4πϵ0r 4πϵ0 x 2 + y 2 + z 2
! è costante sono quelli per cui !x 2 + y 2 + z 2 = R02, ovvero sfere di raggio !R0.
I punti in cui V
Simmetrie
In modo analogo si possono costruire le superfici equipotenziali di altri oggetti ad
elevata simmetria. Ad esempio per il filo infinito…
• Visto “dall’alto”
Per poter fare questo la simmetria deve essere completa: due punti o un filo finito
hanno simmetria di inversione e di rotazione attorno all’asse, ma non di traslazione
lungo l’asse. Le loro superfici equipotenziali non sono altrettanto semplici…