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Settimana 2

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Guidare il particolato

Uno dei principali problemi ambientali è la produzione e il


rilascio di particolato nei processi industriali e/o civili
(mobilità, combustione, processi chimici…)
Può essere molto utile, sia dal punto di vista dell’efficienza
di processo sia dal punto di vista del controllo degli
inquinanti, avere strumenti che siano in grado di guidare il
particolato, confinandolo o guidandolo in flussi controllati.
Il particolato è costituito da piccole particelle che possono
essere facilmente ionizzate, ovvero rese cariche.
Il campo elettrico sembra un buon candidato…
Dinamica (cenni)
!F ⃗= m a ⃗ ⇒ a ⃗ =
F⃗
⃗ = v 0⃗ + ∫ a (t′
⃗ )dt′ ⇒ r(t) ⃗ )dt′
t t
m
⇒ v (t) 0
⃗ = r 0⃗ + ∫0 v (t′

Se ! a ⃗ non dipende dal tempo è tutto molto facile.


Ma quand’è che ! a ⃗ non dipende da t?

r 2⃗ = r(t
⃗ 2)
r 3⃗ = r(t
⃗ 3) r(t)

r 1⃗ = r(t
⃗ 1)
F (⃗ r 2⃗ ) F (⃗ r 3⃗ )
F (⃗ r 1⃗ )

SE ! F (⃗ r 1⃗ ) ≠ F (⃗ r 2⃗ ) ≠ F (⃗ r 3⃗ ) ⃗ 1) ≠ a (t
allora ! a (t ⃗ 2) ≠ a (t
⃗ 3)

L’accelerazione può dipendere dal tempo anche se la forza non


dipende dal tempo ma dipende dalla posizione.
Dinamica (cenni)

r(t)

F (⃗ r 2⃗ ) F (⃗ r 3⃗ )

F (⃗ r 1⃗ )

“mappa” delle forze !⇒ CAMPO ELETTRICO:

N
⃗ 1 qi
4πϵ0 ∑
! E ( r 0⃗ ) = 3
( r ⃗
0 − r ⃗
i )
i=1 | r ⃗
0 − r ⃗
i |
Mentimeter

Una forza si dice conservativa se:


Forze conservative
Quando ! F ⃗ = m a ⃗ non funziona, può essere utile che la forza in esame sia conservativa

Una forza si dice conservativa se il lavoro che


compie su un corpo dipende dalla posizione f
i
iniziale ( !i ) e dalla posizione finale ( !f ) del corpo
ma non dalla traiettoria percorsa fra !i ed !f.

Se questo è vero, qualsiasi sia il percorso seguito,

f
F ⃗ ⋅ d ℓ ⃗ = U(i) − U( f ) = − ΔU
∫i
Dove !U è una funzione che dipende solo dalla posizione, che prende il nome di energia
potenziale.
Notare che è sempre possibile aggiungere una costante arbitraria al valore di U
! : due
funzioni U
! 1( r ⃗ ) e !U2( r ⃗ ) = U1( r ⃗ ) + C soddisfano entrambe la relazione che definisce !U:

U2(i) − U2( f ) = U1(i) + C − (U1( f ) + C) = U1(i) − U1( f )


Forze conservative
Si può dimostrare che, se la forza è conservativa, vale la relazione

1 2 1 2
mvi + U(i) = mvf + U( f )
2 2
Tale relazione, detta conservazione dell’energia meccanica, mette in relazione le
variazioni di velocità (!vf2 − vi2) alle variazioni dell’energia potenziale !ΔU = U( f ) − U(i):

2
vf2 − vi2 = − ΔU
m
Se la funzione !U è nota in tutti i punti dello spazio, conoscendo la velocità v! i del mio
oggetto in un certo punto dello spazio posso conoscere la velocità dello stesso
oggetto in qualsiasi altro punto dello spazio:
2
vf2 = vi2 + (U(i) − U( f ))
m
Nota: di nuovo, non ha alcuna importanza il valore di U
! , ma solo la differenza fra i
valori di !U in due punti diversi dello spazio
Forze conservative
La conoscenza di v! 2 in ogni punto dello spazio non è tutta la soluzione del problema:

• non so quando (e neanche se…) il mio oggetto arriverà in un determinato punto


dello spazio

• non conosco la direzione della velocità, ma solo il suo modulo

Tuttavia, in alcuni casi mi basta sapere se il mio oggetto può arrivare in un


determinato punto, ed in quel caso con quale velocità ci arriverebbe. Oppure, quanta
energia devo fornire per far arrivare il mio oggetto in un determinato punto. Se questo
è quello che mi serve, la conservazione dell’energia meccanica mi da tutte le
informazioni di cui ho bisogno.

Una delle forze conservative che avete già incontrato è la forza di gravità, la cui energia
potenziale, in prossimità della Terra, è definita da U
! = mgh dove spesso si pone h! = 0 al
livello del mare.

Gli effetti della forza di gravità sono anche facili da visualizzare, essendo ben noti a
tutti. La useremo per capire meglio cosa si può e cosa non si può fare con una forza
conservativa…
Geogebra

Caduta gravi
F finisce nell’avvallamento?
Ma anche: quanto devo essere
veloce per andarmene
dall’avvallamento?

Codice Classroom: RNJN CQ68


Forze conservative
Esempi:

• Bacino idrografico: voglio sapere se un paese a valle è in un


luogo sicuro, in caso di cedimento

• Barriere anti smottamento: voglio sapere se la barriera che ho


costruito regge l’impatto di una frana

• Realizzazione di montagne russe…

Nel caso di forze elettriche:

• Dispositivi elettrici: voglio sapere se possono produrre scariche


pericolose

• Posso voler sapere se una determinata reazione chimica può


avvenire, o se devo fornire energia per farla avvenire

• Nello studio del moto delle cariche, posso voler sapere se riesco o
no a confinare una carica in una determinata regione di spazio
Forze conservative
In generale, molti processi industriali coinvolgono particelle piccolissime che non
sempre seguono traiettorie note: i processi di combustione, di “spraying” ed in
generale tutti i processi chimici sono il risultato di flussi di particelle di dimensioni
microscopiche.
Il confinamento di microscopiche particelle cariche, facilmente ottenibile usando
opportuni campi elettrici, può quindi aumentare le prestazioni di diversi processi: si
può migliorare l’aderenza di un ricoprimento su una superficie, controllare meglio la
direzione in cui si propaga un solvente, aumentare la densità di un gas che si vuole
far bruciare, confinare i prodotti di scarto di una combustione…
In tutti questi casi, la conoscenza della traiettoria delle particelle è relativamente
importante: serve sapere piuttosto se i campi elettrici applicati siano o meno
sufficienti a modificare lo stato naturale delle cose, e per far questo una analisi
energetica può essere sufficiente.

https://www.mdpi.com/1996-1073/11/6/1361/htm
Curve di livello

Curve di livello (codice classroom : GJJ8 YZ5Z)

Essendo U
! = mgh, Le curve di livello definiscono i punti dello spazio in cui il potenziale è
costante.
Dalla relazione fra ! F ⃗ e ΔU
! risulta immediato che non ho variazione di U
! se mi muovo
perpendicolarmente ad ! F :⃗
f
F ⃗⋅ d ℓ ⃗
∫i
ΔU = −

La forza ! F ⃗ è quindi sempre perpendicolare alle curve di livello.


Disegnando le curve di livello (ovvero le curve lungo le quali il potenziale è costante) è quindi
possibile ricostruire una mappa delle forze.
Le curve di livello sono quindi in un certo senso complementari alle linee di forza.
Curve di livello
Oltre alla direzione, le curve di livello possono dare
informazioni anche sull’ intensità della forza.
Infatti, muovendosi in direzione perpendicolare alle curve di livello
e a parità di spostamento !d ℓ ,⃗ la variazione di potenziale sarà
tanto maggiore quanto maggiore è la forza ( dU
! = − Fdℓ ).
La distanza fra le curve di livello fornisce quindi un’indicazione
sull’intensità della forza: se la distanza è grande, a parità di
Curve di livello
spostamento !d ℓ ⃗ la variazione di !U in quella direzione è più
piccola e quindi l’intensità della forza è più piccola.

Tutte queste informazioni sono di facile comprensione nella realtà:

• se metto una pallina su un pendio, questa tenderà a muoversi lungo il pendio e non
perpendicolarmente ad esso !⇒ la forza è perpendicolare alle curve di livello;
• La pallina accelererà tanto più quanto maggiore è la pendenza della discesa.Ma su
una mappa topografica, la pendenza è tanto maggiore quanto più sono vicine fra
loro le curve di livello !⇒ l’intensità della forza è grande se le curve sono vicine
La forza elettrica è
conservativa?
Devo verificare se, presi due punti !A e B
! , durante la traiettoria ds⃗ E⃗
di una carica q0 da A a B l’integrale B dr
!rdθ
B B
F ⃗ ⋅ d s ⃗ = q0 E ⃗ ⋅ ds⃗
∫A ∫A

dipende solo dai punti A


! eB
! o anche dal cammino seguito. r A
Comincio dal caso semplice in cui il campo è generato da una
carica puntiforme. Pongo l’origine degli assi nel punto in cui si
trova la carica.

Il prodotto scalare fra due vettori è il prodotto del modulo di uno dei due per la proiezione del
secondo sul primo. Nel caso in questione, il modulo di ! E ⃗ per la proiezione di d! s ⃗ su ! E .⃗

Il vettore !d s ⃗ può essere scomposto nelle due componenti dr


! (che indica di quanto ci si
allontana dall’origine) e rdθ
! (che indica quanto si sta ruotando attorno all’origine). Il campo ! E ⃗
! . La proiezione di d! s ⃗ su ! E ⃗ è quindi dr
è per costruzione parallelo a dr ! e

E ⃗ ⋅ d s ⃗ = | E ⃗| dr =
q
dr
4πϵ0r 2
Energia Potenziale elettrica
Ma allora ds⃗ E⃗
A

4πϵ0 ( rA rB )
B B
⃗ qdr q0q 1 q0q 1 1 dr
∫A ∫A 4πϵ0r
q0 E ⋅ d s ⃗ = q0 = = − B !rdθ
2 4πϵ0 r
B
rB
Che dipende dalla posizione dei punti !A e B
! ma non dalla
traiettoria seguita per andare da !A a B
! . r A
La forza elettrica è quindi conservativa, e quanto trovato mi rA
fornisce anche la funzione !U, ovvero la sua energia potenziale:
q0q
U(r) = +C
4πϵ0r
Dove !C è la costante arbitraria sempre presente nella definizione di U
! .

La costante !C serve per definire un valore rispetto al quale calcolare la differenza di


potenziale. È l’equivalente del livello del mare in una mappa topografica. Vedremo in seguito
che in alcune situazioni la scelta di un valore particolare di C
! può fare la differenza…
La costante C
La scelta della costante C
! corrisponde alla scelta
del punto in cui il potenziale è nullo, e non ha
alcun effetto sulla dinamica che ne risulta.
Consideriamo il rilievo qui a fianco, e le
corrispondenti curve di livello.
Ci aspettiamo che un corpo messo in uno dei
punti indicati si muova con una ben precisa
velocità nelle direzioni indicate.
Le cose non cambiano se il livello del mare si
trova a metà della scala verticale: a parte
l’eventuale viscosità dell’acqua…
La differenza fra i due casi è il valore assoluto
del potenziale (ovvero di !h…) che non porta
nessuna conseguenza sulla dinamica risultante.

I punti in cui U
! = 0 non hanno alcuna caratteristica particolare rispetto a tutti gli altri punti
Energia Potenziale elettrica
Nel caso di più cariche, essendo il campo additivo L’espressione dell’energia potenziale si può
ottenere semplicemente sommando le diverse energie potenziali:
B B B
E ⃗ ⋅ d s ⃗ = q0 E i⃗ ⋅ d s ⃗ = E i⃗ ⋅ d s ⃗
∫A ∫A ∑ ∫A
[2.1] ds⃗

! U(A) − U(B) = q0 q0
i i r3,B
B
Ma dal conto precedente sappiamo che r3,A
B r2,B
q3

4πϵ0 ( ri,A ri,B )
q0qi 1 1
∫A
q! 0 E i ⋅ d s ⃗ = − [2.2] r2,A A
r1,B
Ne segue che r1,A
q2
B

( ri,A ri,B )
q0 1 1
∑ 0∫ ∑
U(A)
! − U(B) = q E i ⋅ ds⃗ = qi − [2.3] q1
i A 4πϵ0 i
E infine
q0 qi

! r ⃗) =
U( +C [2.4]
4πϵ0 i di

Dove !di = | r i⃗ − r ⃗ | è la distanza della i-ma carica q! i (che si trova in posizione ! r i⃗ ) dal punto in
cui stiamo calcolando il potenziale (che è definito dalla posizione ! r ⃗ )
Potenziale elettrico
Nello studio delle forze elettriche, abbiamo diviso il problema in due passi distinti: alcune
cariche producono un campo elettrico e altre cariche risentono della presenza del
campo elettrico.

Questa distinzione si ritrova anche quando si parla di


q3 d3
energia potenziale: q
La carica !q subisce una forza a causa della presenza d2
delle cariche q! i. La variazione della sua energia q2 d1
potenziale dU
! = F ⃗ ⋅ d s ⃗ dipenderà quindi:
q1
• Dalla posizione e dal valore delle cariche !qi;
• Dal valore (e dalla posizione) della carica !q di = | r ⃗ − r i⃗ |
qiq
∑ 4πϵ0 | r ⃗ − r i⃗ |
U( r ⃗ ) = +C [2.5]
i
Notare che la somma va eseguita solo sulle cariche diverse da q! : se così non fosse,
staremmo considerando la forza che la carica q! esercita su se stessa!
Potenziale elettrico
Per rendere ancora più evidente questa distinzione, viene definita una nuova grandezza
in analogia a quanto fatto con forze e campo elettrico. Possiamo infatti scrivere
q0 qi

U(r) = (+C) = q0V( r ⃗ ) (+C) [2.6]
4πϵ0 i | r−
⃗ r i⃗ |
Dove !V = U/q0. La funzione !V è chiamata potenziale elettrico. In onore di Alessandro
Volta, inventore della pila (1800), la sua unità di misura è il Volt.
Il potenziale elettrico è legato al campo elettrico da una relazione analoga a quella che
lega la forza alla differenza di energia potenziale:
B B B
F ⃗⋅ d ℓ ⃗ = qE ⃗⋅ dℓ ⃗ = q E ⃗ ⋅ d ℓ ⃗ = q [V(A) − V(B)]
∫A ∫A ∫A
U(A) − U(B) =
B
E ⃗⋅ dℓ ⃗
∫A
⇒ V(A) − V(B) =

Come nel caso dell’energia potenziale, anche il potenziale è noto a meno di una
costante arbitraria !C…
Potenziale elettrico
Note conclusive:

• Nel caso di distribuzioni continue di carica,


dq | r ⃗ − r′⃗ |
∫ ∫ 4πϵ0 | r ⃗ − r′⃗ |
V(r) = dV = (+C) [2.7] P
r′⃗
Dove l’integrale è esteso a tutto il volume in cui sono r⃗
presenti le cariche che generano il campo.

• Dal punto di vista della dinamica (quanto cambia la velocità passando da un punto all’altro
dello spazio) quello che conta è ΔU = qΔV. Le variazioni di energia cinetica dipendono quindi
sia da ΔV
! che da segno e valore di !q:
1
ΔK = m(vf2 − vi2) = −qΔV
2
• Per una serie di motivi che vedremo in seguito, il potenziale è spesso preferito, nella
descrizione dei fenomeni elettrici, al campo elettrico. Al punto che, sebbene il potenziale
sia una grandezza derivata a partire dal campo elettrico, possiede una sua unità di misura
(il Volt) mentre il campo elettrico è spesso misurato in Volt/metro. Fra due punti nello
spazio c’è una differenza di potenziale di 1 V se la forza elettrica produce una variazione
di 1 J sull’energia cinetica di una particella di carica 1 C nel passare da un punto all’altro.
Un esempio
Vediamo una possibile applicazione di quanto visto finora.
Supponiamo di avere una carica (positiva) che può
z
muoversi liberamente su un piano, inizialmente ferma.
Mettiamo adesso una carica (negativa) sotto al piano, e ci
h
chiediamo come si muoverà la carica sul piano. x
La traiettoria della carica si può trovare solo dall’equazione
del moto, ma questa non è facilmente risolvibile (! F ⃗ non è
costante nello spazio…).
Posso però sapere dove la carica può andare se faccio uso del potenziale.
Il potenziale visto dalla carica lo si può ricavare con la formula che abbiamo appena
visto: mettendo l’origine nel punto dove si trova la carica
q q
V= =
4πϵ0r 4πϵ0 x 2 + y 2 + z 2
Dove z! = h e !{x, y} variano sul piano ( figura 3D ) (Codice Classroom: X24A 9QNX)
Un esempio
All’istante iniziale, la carica è ferma !(K = mv 2 /2 = 0) e la sua
energia totale vale !E0 = K + qV0 = qV0
Ad un tempo successivo l’energia della carica sarà !K + qV = E0,
nella quale non sappiamo quanto vale !K.
Sappiamo però che !K = mv 2 /2 ≥ 0, e quindi in ogni istante dovrà
essere qV
! ≤ E0 = qV0.
La carica potrà quindi trovarsi solo nei punti dello spazio in cui
! ≤ V0. La particella sarà confinata all’interno di uno spazio ben
V
preciso ( figura 3D )
!Q
La particella potrebbe essere una molecola di un gas: in
questo caso, posso usare i fenomeni elettrici per impedire alla
qV0
molecola di uscire da una regione confinata (confinamento dei
residui di lavorazione) o per guidarla in un processo di !Q0

spraying.
In tutti questi i casi, il dettaglio della traiettoria delle carica non è rilevante…
Un esempio
Usando il potenziale, si possono avere anche altre informazioni.

L’energia complessiva della carica vale in ogni punto

! = K + qV = qV0 ⇒ K = qV0 − qV = q(V0 − V )


E

Sapendo che !K ≥ 0, abbiamo ricavato i punti in cui la


particella può o non può essere. Ma dalla stessa relazione
possiamo anche ricavare il valore di K
! per la carica in un
punto generico dello spazio.

In particolare, sappiamo in quali punti la particella è ferma


!Q
(!K = 0). Infatti, in quei punti deve essere

! 0 = K + qV = qV = qV0 ⇒ V = V0
E
qV0
E sappiamo anche che il valore massimo di !K si avrà quando
!Q0
la particella si trova in corrispondenza del minimo del
potenziale (massimo valore di !V0 − V )
( figura 3D )
Adesso tocca a voi…
Abbiamo due cariche, una positiva ed una negativa (Geogebra). Il potenziale è la
somma dei potenziali prodotti dalle due cariche.
Una carica posta (ferma) nel punto
A potrà raggiungere tutti i punti del
piano in cui V(r)
! ≤ V(A).
(il potenziale è lo stesso in tutti i
punti della linea nera)
Potrà quindi in linea di principio
anche raggiungere il punto B.
L’esercizio chiede di modificare le caratteristiche della carica negativa (Q2, posta in
posizione x2) in modo che la carica partendo da ferma in A arrivi ferma in B (se ci
arriva…). Questo in due modi diversi:
1. Mantenendo ferma la seconda carica (ovvero mantenendo x2=-1) e variando il
valore di Q2
2. Mantenendo fisso Q2=-3 e “muovendo” la carica Q2 (cioè cambiando x2)
Il codice per accedere dal sito geogebra.org/classroom è HTYY AC6N
Esercizi della scorsa
settimana
Quali esercizi avete fatto? E quali vi sono venuti?

Mentimeter

z0 r
Ra
2r

16/2/2012 18/9/2010 17/7/2013 14/1/2014

m,q

13/1/2015 10/7/2015 11/7/2017 19/9/2018


Esercizi della scorsa
settimana
Vediamoli insieme…
b.socrative.com/student - SARTIAMBIENTE

z0 r
Ra
2r

16/2/2012 18/9/2010 17/7/2013 14/1/2014

m,q

13/1/2015 10/7/2015 11/7/2017 19/9/2018


Fine martedi
Applicazioni
Il potenziale elettrico è utile in tre principali casi:

1. Calcolo di campi elettrici: quando sono presenti molte cariche, il calcolo di


V
! può essere più semplice del calcolo del campo. Questo perché il potenziale è
uno scalare mentre il campo è un vettore…
2. Moto di cariche elettriche: come abbiamo visto, calcolare la traiettoria è
quasi sempre molto difficile, e l’unica cosa che si può fare è usare la
conservazione dell’energia meccanica
3. Nei circuiti elettrici: quando si lavora con i circuiti elettrici la direzione del
moto è individuata dai fili in cui scorre la corrente. Inoltre, non serve quasi
mai sapere quando una carica si trova in un determinato punto. Queste sono
le condizioni in cui il potenziale da tutte le informazioni che servono…

Oltre a questo, il fatto che il campo elettrico sia conservativo ha una conseguenza
molto importante che porterà alla fine all’equazione delle onde elettromagnetiche.
Lo vedremo in seguito…
Il gradiente di una funzione
Supponiamo di voler valutare quanto cambia il valore di una funzione quando cambia il
suo argomento. Nel caso di funzione di una variabile

df (x) f (x + dx) − f (x)


= lim
dx dx→0 dx
Quindi, per uno spostamento infinitesimo

df (x)
df = f (x + dx) − f (x) = dx x x + dx
dx
Se lavoro in due dimensioni, posso conoscere la variazione di f! (x, y) procedendo
separatamente nelle due direzioni:
{x + dx, y + dy}
f (x + dx, y + dy) − f (x, y) =
[ f (x + dx, y + dy)−f (x + dx, y)]+
+[ f (x + dx, y)−f (x, y)]

{x, y} {x + dx, y}
Il gradiente di una funzione
!
Ma, in analogia a quanto visto in una dimensione,

∂f
[ f (x + dx, y + dy) − f (x + dx, y)] = dy
∂y {x + dx, y + dy}
∂f ds⃗
[ f (x + dx, y) − f (x, y)] = dx
∂x
E quindi, complessivamente
{x, y} {x + d x, y}
∂f ∂f
df = f (x + dx, y + dy) − f (x, y) = dx + dy
∂x ∂y

Voglo trovare un modo più “compatto” di scrivere la stessa cosa. Ricordo che il prodotto
scalare fra due vettori si scrive, in coordinate cartesiane, ! a ⃗ ⋅ b ⃗ = ax bx + ayby.

Posso sicuramente definire il vettore spostamento d! s ⃗ = {d x, dy} che mi dice come mi


sono spostato fra un punto e l’altro. Se definisco il vettore

{ ∂x ∂y }
∇ ⃗f =
∂f ∂f
, df = ∇ ⃗ f ⋅ d s ⃗
Il gradiente di una funzione
!
Il vettore ! ∇ ⃗ f si chiama gradiente della funzione f! . Si può facilmente generalizzare la
definizione nel caso di spazi tridimensionali:

{ ∂x ∂y ∂z }
∇ ⃗f =
∂f ∂f ∂f
, ,

Data una funzione f! (x, y, z), il gradiente di f! associa, ad ogni punto dello spazio, un vettore
le cui componenti sono le derivate parziali della funzione !f:

∂f ∂f ∂f
f (x, y, z) → , ,
∂x ∂y ∂z
x,y,z x,y,z x,y,z

Nel linguaggio dei campi che abbiamo introdotto, possiamo dire che una funzione f! (x, y, z) è
un campo scalare (associa ad ogni punto dello spazio un valore scalare), mentre il
gradiente di f! è un campo vettoriale (associa ad ogni punto dello spazio un vettore).

Possiamo allora dire che il gradiente associa ad ogni campo scalare un corrispettivo
campo vettoriale
Operatore nabla
Il vettore gradiente dipende dalla funzione f! , ma il modo in cui si passa dal campo
scalare a quello vettoriale non ha nulla a che fare con la funzione stessa: qualunque sia
la funzione f! , il gradiente si ottiene facendo le derivate parziali.

Posso allora dire che ! ∇ ⃗ è un operatore: quando agisce su una qualsiasi funzione
f! (x, y, z) fornisce una terna di funzioni:

∂f ∂f ∂f
; ;
∂x ∂y ∂z
{x,y,z} {x,y,z} {x,y,z}

Per definire un operatore devo definire quali operazioni svolge sulla funzione a cui si
applica. Nel caso dell’operatore ! ∇ ⃗

{ ∂x ∂y ∂z } { ∂x ∂y ∂z }
∇ ⃗f = ⃗
∂f ∂f ∂f ∂ ∂ ∂
, , ⇒∇= , ,

L’operatore ! ∇ ⃗ si chiama operatore nabla


Divergenza
L’analogia formale fra l’operatore ! ∇ ⃗ ed un vettore può essere usata per applicare
l’operatore anche ad un campo vettoriale.

Come abbiamo visto, ci sono due modi di eseguire un prodotto fra vettori, il prodotto
scalare (che fornisce uno scalare, nel nostro caso un campo scalare) ed il prodotto
vettoriale (che nel nostro caso produce un campo vettoriale)

Cominciamo dal primo. Il prodotto scalare fra due vettori è definito dalla somma del
prodotto delle componenti: ! a ⃗ ⋅ b ⃗ = ax bx + ayby + azbz. In analogia, dato l’operatore

{ ∂x ∂y ∂z }
! ∇⃗ =
∂ ∂ ∂
, , ⃗ y, z) = {A (x, y, z), A (x, y, z), A (x, y, z)} posso definire
e un campo vettoriale ! A (x, x y z

⃗ y, z) =
∇ ⃗ ⋅ A (x,

Ax(x, y, z) +
∂ ∂
Ay(x, y, z) + Az(x, y, z)
∂x ∂y ∂z
⃗ y, z)
L’espressione qui sopra prende il nome di divergenza del campo vettoriale ! A (x,

Come nel caso del gradiente, l’uso dell’operatore ! ∇ ⃗ permette di scrivere in modo più
compatto la divergenza del campo ! A .⃗
Rotore
In modo analogo, ricordando l'espressione del prodotto vettoriale, posso definire una
seconda grandezza derivabile da un campo vettoriale.

Il prodotto vettore fra due vettori vale ! a ⃗ ∧ b ⃗ = {aybz − azby , azbx − ax bz , ax by − aybx}. Usando
⃗ y, z), possiamo allora
ancora la definizione dell’operatore ! ∇ ⃗ ed un campo vettoriale ! A (x,
definire

{ ∂y z ∂z y ∂z x ∂x z ∂x y ∂y x}
∇⃗ ∧ A ⃗ =
∂ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂
A − A, A − A, A − A

Questa espressione corrisponde alla definizione di rotore del campo ! A .⃗

Come nel caso del gradiente e della divergenza, l’uso dell'operatore gradiente
permette di scrivere in modo più compatto l’espressione del rotore.
Operatore nabla
!
Riassumendo:

1. Applicato ad un campo scalare, l’operatore nabla ne fornisce il gradiente:

{ ∂x ∂y ∂z }
∇ ⃗U =
∂U ∂U ∂U
, ,

2. Se moltiplicato scalarmente per un campo vettoriale ne fornisce la divergenza:

⃗ ∂Ax ∂Ay ∂Az



!∇ ⋅ A = + + = div A ⃗
∂x ∂y ∂z

3. Se moltiplicato vettorialmente per un campo vettoriale ne fornisce il rotore:


∂Ay ∂Ax ∂Az ∂Ay ∂Ax
! ∇⃗ ∧ A ⃗ = = rot A ⃗
∂Az
{ ∂y ∂y }
− , − , −
∂z ∂z ∂x ∂x

Nel seguito di questo corso scriveremo le espressioni della divergenza e del rotore di
campi elettrici e magnetici, e questo ci permetterà di scrivere in modo molto compatto
le relazioni che li legano alle loro sorgenti (cariche e correnti elettriche)
Operazioni ricorsive
Una volta introdotto questo formalismo di considerare l’operatore ! ∇ ⃗ come fosse una
sorta di vettore, posso andare oltre e scrivere espressioni in cui l’operatore viene
applicato ricorsivamente.

Un primo caso è quello in cui definisco il rotore di un gradiente. In questo caso, il


campo vettoriale ! A ⃗ corrisponde al gradiente di una funzione !U(x, y, z):

{ ∂x ∂y ∂z }
∂U ∂U ∂U
{Ax, Ay, Az} = , ,

In questo caso

{ ∂y ∂y }
∇⃗ ∧ A ⃗ =
∂ ∂ ∂ ∂ ∂ ∂
Az − Ay, Ax − Az, Ay − Ax =
∂z ∂z ∂x ∂x

{ ∂y ∂z ∂y ∂x }
∂ ∂U ∂ ∂U ∂ ∂U ∂ ∂U ∂ ∂U ∂ ∂U
= − , − , −
∂z ∂y ∂z ∂x ∂x ∂z ∂x ∂y
Ma ognuna delle tre componenti di questo vettore è costituita dalla differenza fra due
derivate seconde miste. Trattandosi in tutti i casi delle stesse derivate (scambiate),
ciascuna componente del vettore è identicamente nulla.
Il gradiente del potenziale
Possiamo applicare quanto visto finora alla energia potenziale. Data la funzione
U(x,
! y, z) che definisce come varia l’energia potenziale nello spazio, si ha che la
variazione di U
! a seguito di uno spostamento !d s ⃗ = {d x, dy, dz} vale
∂U ∂U ∂U
dU = dx + dy + dz
∂x ∂y ∂z

{ ∂x ∂y ∂z })
∇ ⃗U =
(
∂U ∂U ∂U
Rcordando l’espressione del gradiente appena enunciata ! , , si

ha immediatamente

dU = ∇ ⃗ U ⋅ d s ⃗

D’altra parte abbiamo visto che


B B
F ⃗ ⋅ d s⃗ ⃗ ⇒ F ⃗ = − ∇ ⃗ U
∫A ∫A
ΔU = dU = −
Equazioni
per il campo elettrico
Abbiamo anche visto che

⃗ − ∇ ⃗U
(q)
⃗ ⃗ ⃗
F = qE ⇒ E =
F
= =−∇ ⃗ U
= − ∇ ⃗V
q q
Questa equazione (! E ⃗ = − ∇ ⃗ V ) equivale a dire che ! E ⃗ è un campo conservativo, e
V
! ne è il potenziale.

La stessa cosa si può scrivere in ulteriori due altri modi:


B
E ⃗ ⋅ d ℓ ⃗ = V(A) − V(B), allora ! E ⃗ ⋅ d ℓ ⃗ = V(A) − V(A) = 0
∫A ∮C
1. Se !

2. Il rotore di un gradiente è identicamente nullo ! ⇒ ∇ ⃗ ∧ E ⃗ = ∇ ⃗ ∧ ( − ∇ ⃗ V ) = 0

Queste due notazioni sono fra loro equivalenti:

E ⃗⋅ dℓ ⃗ = 0 ! ∇⃗ ∧ E ⃗ = 0
∮C
!

Forma integrale Forma locale


Uso del potenziale - 1
Il primo utilizzo del potenziale è quello di calcolare il campo elettrico.
Rivediamo gli esempi che abbiamo visto in precedenza:

•Dipolo elettrico
•Filo
•Anello
•Disco

Le espressioni che troveremo saranno poi utili per il secondo tipo di problemi,
ovvero lo studio del moto di cariche in presenza di campi elettrici
Dipolo elettrico
Il caso del dipolo in un generico punto !P di coordinate
{x,
! y}è particolarmente semplice:
P y

( )
q −q q 1 1 q r2 − r1
! V(x, y) = + = − =
4πϵ0r1 4πϵ0r2 4πϵ0 r1 r2 4πϵ0 r1r2
r2
Dove r! 1 = (x + d /2)2 + y 2 , r! 2 = (x − d /2)2 + y 2 . r1

Rispetto al calcolo del campo, è più immediato ed è facilmente


+q d /2 d /2−q x
calcolabile anche fuori dall’asse del dipolo.
Il motivo è che il potenziale è uno scalare anzichè un vettore,
ed è più semplice sommare numeri che vettori.
È utile ricordare questa differenza anche quando si calcola il
campo: aiuta a ricordarsi che nel caso del campo bisogna
sommare vettori ed ottenere come risultato finale un vettore….
Dipolo elettrico
Notare che se si considerano punti sull’asse del dipolo, !r1 = r2 e ds⃗
y
q r2 − r1 P
V(x, y) =
4πϵ0 r1r2
=0 E⃗
r1 r2
Il risultato potrebbe sembrare assurdo, invece è corretto.

q −q
Scrivendo !V(x, y) = + abbiamo intrinsecamente
4πϵ0r1 4πϵ0r2

scelto la costante !C in modo che V(x


! → ∞) = 0. Ma allora +q d /2 d /2−q x

E ⃗ ⋅ ds⃗ = 0
∫x
V(x) = V(x → ∞) +

In quanto su tutto l’asse ! E ⃗ ⊥ d s .⃗


Dipolo elettrico
La relazione fra potenziale e campo trovata poco fa ci
permette di chiarire meglio questo punto. P
La relazione r! 1 = r2 ⇒ V = 0 vale su tutto il piano perpendicolare
a ! p ⃗ e passante per l’asse del dipolo (carica immagine).
Il fatto che V
! sia nullo non significa che lo sia anche il campo,
che è legato alle variazioni di !V.
! = 0 su tutto il piano perpendicolare a ! p ,⃗
Essendo tuttavia V z
ponendo l’asse z! nella direzione di ! p ⃗ e l’origine nel punto a metà
+q -q
fra le due cariche si ha, su tutto il piano z! = 0

= 0 ⇒ Ex = Ey = 0 ⇒ E ⃗ = {0, 0, Ez}
∂V ∂V
=
∂x ∂y
Per calcolare E
! z, dovrei calcolare V
! anche per z! ≠ 0: in quel caso avrei V
! ≠ 0 e quindi
−∂V/∂z
! = Ez ≠ 0.
Dipolo elettrico
Un caso particolare è quando r! 1, r2 ≫ d:

in questo caso, indicando con !r la distanza fra il centro del


dipolo e il punto in cui si vuole calcolare il potenziale,
r! 1 ≃ r2 = r ⇒ r1r2 ≃ r 2, ed inoltre r! 2 − r1 ≃ d cos θ.

Indicando con ! p ⃗ un vettore diretto dalla carica negativa alla


carica positiva e di modulo ! | p ⃗ | = qd (momento di dipolo), si
ha allora r2
q r2 − r1 qd cos θ p ⃗ ⋅ r̂ p ⃗ ⋅ r⃗ r1
V(x, y) = ≃ = =
4πϵ0 r1r2 4πϵ0r 2 4πϵ0r 2 4πϵ0r 3
Questa espressione è particolarmente utile quando si studiano r
d cos ϑ
le forze che si esercitano fra le molecole:

ϑ r2 − r1
- r⃗ - ϑ
p⃗ +q d −q
+
+
Filo (sull’asse)
Il conto è simile a quello fatto per il campo elettrico: dq = λdy
dq r = x2 + y2
∫filo
dV(x, y) = ⇒V= dV =
4πϵ0r
1 L/2
λdy λ L/2
dy x
4πϵ0 ∫−L/2 r 4πϵ0 ∫−L/2
= =
x2 + y2

( )
La primitiva si trova sulle tavole degli integrali, ed è log
! x2 + y2 + y :

4πϵ0 [ ( ) ( )]
λ
V= log x 2 + (L/2)2 + L/2 − log x 2 + (L/2)2 − L/2

λ x 2 + (L/2)2 + L/2

( ( b ))
= log [2.8] a
! log(a) − log(b) = log
4πϵ0 x 2 + (L/2)2 − L/2
Filo (sull’asse)
L’espressione del potenziale in questo caso è
dq = λdy
sensibilmente più complicata dell’espressione del
r = x2 + y2
campo.

Anche il calcolo del limite per grandi distanze, che per


il campo era relativamente facile, in questo caso è
x
tutt’altro che scontato.
Più interessante è il limite !L ≫ x (filo infinito): in questo caso il denominatore della
funzione all’interno del logaritmo tende a zero, ed il logaritmo diverge, per qualsiasi
valore finito di x! :

λ x 2 + (L/2)2 + L/2 →L
V= log
4πϵ0 x 2 + (L/2)2 − L/2 →0

La divergenza di !V nel caso del filo infinito è un “problema” che risolveremo la


prossima settimana…
Anello
Come nel dipolo, calcolare V è più semplice che
calcolare il campo: dq
dq dq R r
∫anello ∫anello 4πϵ0r
dV = ⇒V= dV =
4πϵ0r
1 Qanello x
4πϵ0r ∫
= dq =
4πϵ0r
dove !r = R 2 + x 2 . L’espressione è semplice, ma valida soltanto sull’asse dell’anello.

Se volessi calcolare ! E ⃗ = − ∇ ⃗ V dovrei considerare le tre derivate parziali rispetto a x! , y e z! .

Apparentemente V
! non dipende da y! , z, ma questo è dovuto solo al fatto che lo abbiamo
calcolato solo per y! = z = 0. Per calcolare ∂V/∂y
! , ∂V/∂z bisognerebbe calcolare il potenziale
in punti fuori dall’asse, cosa però non semplice.

Posso tuttavia ricordarmi delle simmetrie del sistema: sull’asse dell’anello il campo deve
necessariamente essere diretto lungo l’asse, ovvero, per come abbiamo scelto gi assi,
lungo !x: ! E ⃗ = {Ex,0,0}
Anello
La componente del campo lungo l’asse x! può essere
calcolata con l’espressione che abbiamo trovato:
dq
∂V Qanello ∂ 1 R r
Ex = − =−
∂x 4πϵ0 ∂x r
D’altra parte, x
∂ 1 1 ∂r 1 ∂
=− 2 =− 2 x2 + R2 =
∂x r r ∂x r ∂x
1 1 1 x

( r)
=− 2 2x = − 3 [2.9] ∂r x
r 2 x2 + R2 r ! ⇒ =
∂x
E quindi

( 4πϵ0 ) r ( )
Qanello −x Qanello x
Ex = − =
3 4πϵ0 r 3

Noto il potenziale di un anello, è facile calcolare il potenziale di due anelli coassiali…


(Geogebra - MEKU DDD4)
Disco
dqanello = σ2πrdr

Procedo come nel caso del calcolo del campo, dividendo il r


R
disco in tanti anelli e integrando:
x
dqanello
∫disco
dV = ⇒V= dV =
4πϵ0r
RD
1 2πσRdR 2πσ RD RdR σ RD RdR
4πϵ0 ∫0 4πϵ0 ∫0 2ϵ0 ∫0
= = = [2.10]
R2 + x2 R2 + x2 R2 + x2
t
La primitiva della funzione ! è ! t 2 + a 2 e quindi
t2 + a2

[ ]
RD
σ σ σ
[rD − | x | ]
2 2 2 2
V(x) = x +R = x + RD − | x | = [2.11]
2ϵ0 0 2ϵ0 2ϵ0

Dove !rD = RD2 + x 2

(N.B. se R
! D → ∞ si ha V(x)
! → ∞ per qualsiasi valore di x! …)
Disco
Posso di nuovo ottenere ! E ⃗ = − ∇ ⃗ V: per !x > 0,
ricordando che !∂rD /∂x = x /rD rD

2ϵ0 ( rD )
∂V σ x
Ex = − =− −1
∂x x

σ x
= 1−
2ϵ0 x 2 + RD2

Come nel caso dell’anello, mancano le componenti di ! E ⃗ perpendicolari all’asse: per


poterle calcolare, dovrei calcolare il potenziale nei punti fuori dall’asse e calcolare la
variazione di !V quando ci si allontana dall’asse.

Anche in questo caso, per ragioni di simmetria so che il campo deve essere parallelo
all’asse !x e quindi che le componenti !{Ey, Ez}sono nulle.

Nota: se !RD → ∞, !Ex → σ/2ϵ0. Per ! E ⃗ non c’è divergenza in questo caso…
Fine mercoledì
Le lezioni di ripasso di
matematica...
Cosa sappiamo del
potenziale...
Uso del potenziale - 2
Il secondo utilizzo del potenziale è quello di studiare il moto di particelle cariche
quando il campo elettrico non è uniforme.

In generale, si usa la conservazione dell’energia meccanica per ricavare la


velocità in funzione della posizione:
2q
v! f2 = v02 + (V(r0) − V(r))
m

Se la particella parte da ferma (!v0 = 0) si ha

2q
v! f = (V(r0) − V(r))
m Moto in un piano

Se q! > 0, questa equazione ha soluzione soltanto se V(r)


! ≤ V(r0); se q! < 0, solo se
! V(r) ≥ V(r0). In entrambi i casi, v! f = v0 = 0 se V(r)
! = V(r0).

L’analisi permette di individuare le porzioni di spazio in cui la particella può


arrivare, ed in particolare quelle per le quali la particella sarà ferma.

Si riesce a visualizzare, ma non è facilmente gestibile. È poi possibile ottenere


il modulo di ! v ⃗ ma non la sua direzione.
Uso del potenziale - 2
!
Il conto diventa più gestibile nel caso di moti unidimensionali, ovvero quando le
cariche si muovono lungo una direzione ben precisa.

Partendo sempre dalla relazione K


! + qV = K0 + qV0 si ottiene direttamente
2q
v! f2 = v02 + (V(r0) − V(r))
m

1 2 2q
! ⇒ vf = mv0 + (V(r0) − V(r))
2 m Moto in un potenziale
Classroom CS6H CX2J
In questo caso, l’unica informazione che manca è il verso di v! .

In generale, in un moto unidimensionale l’oggetto si sposta lungo una linea,


alternando periodi di tempo in cui il moto è in una direzione o nell’altra.

Usando la conservazione dell’energia meccanica non è possibile determinare i


tempi, ma è possibile ricavare i punti di inversione, ovvero in quali punti la
velocità cambia segno.

Per ottenerli, è sufficiente trovare gli zeri della funzione sotto radice.
Uso del potenziale - 2
!
Consideriamo ad esempio il caso in cui una particella carica si muove sull’asse di un anello
carico. qa
Ra
Il potenziale dell’anello in un generico punto vale m, q
qa qaq
V(x) = ⇒ U(x) = qV(x) = x
x0
4πϵ0 x2 + Ra2 4πϵ0 x2 + Ra2

Se la particella parte dal punto !x = x0 con velocità v


! 0, la sua energia complessiva varrà
1 2
E0 = mv0 + U(x0)
2
Al passare del tempo, la carica si muoverà verso il centro dell’anello. In ogni istante si avrà
1 1 1
! mv 2 + U(x) = E0 ⇒ mv 2 = E0 − U(x) = mv02 + U(x0) − U(x) <0
2 2 2
Il potenziale U(x)
! ha un massimo in corrispondenza del centro
dell’anello (!x = 0). La quantità U(x
! 0) − U(x) è quindi negativa in
tutti i punti compresi fra x! 0 e il centro dell’anello.
La velocità in un generico punto x! ∈ [0,x0] sarà quindi minore
x0
della velocità iniziale.
Uso del potenziale - 2
!
Quello che sta succedendo è che la particella carica viene frenata dal campo elettrico
prodotto dall’anello. Possono verificarsi tre casi:
qa
1. La velocità iniziale è bassa, e la particella si ferma prima di
Ra
m, q
arrivare al centro dell’anello. In quel punto la forza è diretta
x
verso destra, e la particella torna indietro arrivando a x! → ∞ x0
per !t → ∞
In termini di potenziale, questo significa che 1 2
E0 = mv0 + U(x0)
1 2 1 2 2
mv0 + U(x0) < U(0) ⇒ mv0 < U(0) − U(x0) U(0) − U(x0)
2 2
L’energia totale non è sufficiente per arrivare al centro 1 2
mv
dell’anello, e la carica si ferma prima di arrivarci. Il punto xf 2 0
U(x0)
in cui la particelle si ferma è individuato dalla relazione
x0
1 2 1 2 1 2
mv = mv0 + U(x0) − U(xf ) = 0 ⇒ U(xF ) = mv0 + U(x0)
2 2 2
qaq 1 2 qaq
Ovvero ! = mv0 +
4πϵ0 xf2 + Ra2 2 4πϵ0 x02 + Ra2
Uso del potenziale - 2
!
2. La velocità iniziale è alta, e la particella riesce a superare il
centro dell’anello. Se oltrepassa il centro dell’anello, la forza qa
elettrica la spingerà verso le x! negative, e non si fermerà più. Ra
m, q
In termini di potenziale, questo significa che
x
1 2 x0
mv0 > U(0) − U(x0)
2
La carica arriva al centro dell’anello con ancora una
velocità residua. La velocità v! c con cui transita per il 1 2
1 mv
centro si ricava dalla relazione E0 = mv02 + U(x0) 2 c
2 1 2
1 2 1 2 mv0
U(0) − U(x0) 2
mvc = mv0 + U(x0) − U(0)
2 2
1 2 qaq qaq
= mv0 + −
2 4πϵ x 2 + R 2 4πϵ0 Ra
0 0 a

Mentre la velocità v! ∞ con cui arriva a !x → − ∞ (dove !U(x) → 0) è ricavabile dall’ equazione
1 2 1 2
mv∞ = mv0 + U(x0) = E0
2 2
Uso del potenziale - 2
!
3. La velocità iniziale è appena sufficiente a raggiungere il centro
dell’anello. La particella arriva al centro dell’anello e si ferma. Al qa
centro dell’anello è zero anche la forza (il potenziale ha un Ra
m, q
massimo ⇒
! la forza, che è la derivata del potenziale, è zero)
x
x0
In queste condizioni, la particella rimane in equilibrio (instabile) al
centro dell’anello.
In termini di potenziale, questo significa che 1 2
E0 = mv0 + U(x0)
1 2 2 1 2
mv0 = U(0) − U(x0) U(0) − U(x0) mv0
2 2
qaq qaq
= −
4πϵ0 Ra 4πϵ x 2 + R 2
0 0 a

Lo studio del sistema con il potenziale non mi permette di conoscere la traiettoria della
carica (ovvero la posizione in funzione del tempo). Mi permette però di sapere in modo
semplice ed immediato dove sarà la carica a tempi lunghi.
Questo potrebbe essere tutto quello che mi serve sapere…
Piccole oscillazioni
Una situazione particolare avviene quando la funzione !U(x) = qV(x) presenta un minimo.

Posso sempre approssimare il potenziale !U(x) vicino ad un generico punto !x0 usando la
serie di Taylor:

dU 1 d 2U
U(x) ≃ U(x0) + (x − x0) + (x − x0)2 + . . .
dx 2 dx 2
x=x0 x=x0
In prossimità di un minimo della funzione !U(x),
la derivata prima si annulla e

1 d 2U
U(x) ≃ U(x0) + (x − x0)2
2 dx 2
x=x0 x0
Potendo scegliere una costante arbitraria per !U, si può sempre porre !U(x0) = 0.

d 2U 1
Scrivendo !k = , ne segue che !U(x) ≃ k(x − x0)2.
dx 2 2
x=x0
Il potenziale di una molla….
Piccole oscillazioni
Ma per una molla conosco le equazioni del moto complete:

x(t) = A sin(ωt+ϕ)
Dove ω
! = k /m mentre A
! eϕ
! dipendono da posizione e velocità iniziali:

x(t = 0) = x(0) = A sin ϕ


dx
v(t = 0) = v0 = = Aω cos ϕ
dt
t=0
Se è noto il potenziale U(x)
! = qV(x), è possibile calcolare k! . Nota la massa m
! , la velocità
iniziale v! 0 e la posizione iniziale x(0)
!
x(0) sin ϕ tan ϕ x(0)
= = ⇒ tan ϕ = ω ,ω= k /m
v0 ω cos ϕ ω v0
Noto ϕ, si ricava anche A = x(0)/sin ϕ.

Se il moto avviene in prossimità di un minimo del potenziale, posso quindi conoscere la


traiettoria in modo esatto, e non solo la relazione fra posizione e velocità.
Piccole oscillazioni
Consideriamo ad esempio il caso di un anello carico e di una particella di massa m
! e
carica !q che può muoversi vicino al suo centro.

Il potenziale dell’anello vale


R
Qanello Qanello
V= =
4πϵ0r 4πϵ0 x 2 + R 2

Se consideriamo una particella di massa m


! e
carica negativa q! , l’energia potenziale U
! = qV
della carica ha un minimo per x! = 0.
U=qV
V

Se questa carica si muove nelle vicinanze del


centro dell’anello, il suo moto sarà ben
descritto da piccole oscillazioni.

−5 0 5
x/R
Piccole oscillazioni
Per conoscere i parametri che descrivono il moto della carica, dobbiamo innanzitutto
calcolare la costante k! , che è la derivata seconda di U
! .
dV Qanello x
= − Ex = − R
dx 4πϵ0 r 3
d 2V Qanello r 3 − x3r 2dr/dx
=−
dx 2 4πϵ0 r6
Calcolato per x! = 0 (dove r! = R 2 + x 2 = R)

d 2V Qanello r 3 − x3r 2dr/dx Qanello Qanello


=− =− =−
dx 2 4πϵ0 r 6 4πϵ0r 3 4πϵ0 R 3
x=0
d 2U d 2V qQanello
Da cui !k = =q 2 =− > 0, essendo q! < 0.
d x2 dx 4πϵ0 R 3
x=0 x=0

Noto !k, si ha immediatamente !ω = k /m e da questo la traiettoria della carica.


Moti vincolati
Un altro caso in cui la conservazione dell’energia fornisce tutte (o quasi) le
informazioni che servono è quello dei moti vincolati.

Supponiamo che una carica !q possa muoversi soltanto lungo


un binario.

In questo caso, la posizione e la direzione del moto sono


determinate dal binario, e la conoscenza del potenziale r⃗
determina univocamente la relazione fra velocità e posizione: r 0⃗ r Q⃗
1 2 1
mv0 + qV( r 0⃗ ) = mv( r ⃗ )2 + qV( r ⃗ )
2 2

m [2 ]
2 1 2 2q
[V( r 0⃗ ) − V( r ⃗ )]
2
⇒ v( r ⃗ ) = mv0 + qV( r 0⃗ ) − qV( r ⃗ ) = v0 −
m
Se ad esempio il potenziale fosse generato da una carica puntiforme Q
! posta in una
posizione ! r Q⃗

4πϵ0 ( | r Q⃗ − r 0⃗ | | r Q⃗ − r ⃗ | )
Q 1 1
V( r 0⃗ ) − V( r ⃗ ) = −
Esercizi
Esame gennaio 17:

1. Capire il testo e cosa chiede


2. “Recuperare” le espressioni che servono d
3. Svolgere i calcoli
Procediamo:
1. I due anelli producono ciascuno un potenziale, il potenziale complessivo è la
somma dei due potenziali ( Geogebra - cod. Classroom PPZT ZVQZ)
Noti λ,
! ΔV. Da ricavare: !d /R. Con il successivo dato (!E) chiede anche R
! .
2. Servono:
qA 1
1. Il potenziale generato da un anello: !V(x) = ;
4πϵ0 R2 + x2

2. (la carica dell’anello: q! A = λ2πR)


qA x
3. Il campo generato da un anello: E
! x=
4πϵ0 (R 2 + x 2)3/2
Esercizi
Prima parte: noti !λ , ΔV ricavare !d /R.

ΔV = | VA − VB |

Calcoliamo per primo !VA. Il potenziale sarà la somma


A B
del potenziale generato dal primo anello e di quello
generato dal secondo. In generale, il potenziale d
generato da un anello sul suo asse vale
qA
V=
4πϵ0 d 2 + R 2
La distanza del centro del primo anello dal punto !A è zero, e quindi
qA qA
VA,1 = =
4πϵ0 R2 4πϵ0 R
La distanza del centro del secondo anello dal punto A
! è pari a !d, e quindi
qA
VA,2 =
4πϵ0 R 2 + d 2
Esercizi
Ne segue che
qA,1 = 2πRλ qA,2 = − 2πRλ
qA,1 qA,2
VA = !+
4πϵ0 R 2 + 0 4πϵ0 R 2 + d 2 A B

Ma q! A,1 = 2πRλ e !qA,2 = − 2πRλ d

4πϵ0 ( R )
1 2πRλ 2πRλ
4πϵ0 ( R 2 + d 2 ) 2ϵ0 ( 1 + (d /R)2 )
2πλ R λ 1
!= − != 1− != 1−
R +d
2 2

Ripetendo tutto il conto per il punto B si ottiene

ϵ0 ( 1 + (d /R)2 )
λ 1
2ϵ0 ( )
λ 1
VB = − 1 = − VA ! ⇒ VA − VB = 2VA = 1−
1 + (d /R)2
Nota (importante)
L’espressione
x=0
qA x
Ex =
4πϵ0 (R 2 + x 2)3/2 x
Vale nel caso in cui pongo l’origine al centro dell’anello.
Se per qualche motivo devo scegliere una origine diversa,
l’espressione deve cambiare di conseguenza: se l’origine
x = 0 x′ = 0
viene spostata di una quantità Δ
!

x = x′ + Δ Δ x′
qA x qA x′ + Δ x
⇒ Ex′ = =
4πϵ0 (R + x )
2 2 3/2 4πϵ0 (R 2 + (x′ + Δ)2)3/2
Questo è vero in generale per qualsiasi distribuzione di carica (anello, disco, filo, dipolo…) e
accade praticamente sempre quando si ha a che fare con distribuzioni di carica
“complesse”…
Esercizi
Seconda parte: noti !λ , E ⃗ e !d /R, ricavare !R.
Come prima cosa bisogna trovare l’espressione del P
campo elettrico nel punto !P. Per farlo, si può procedere
x
in due modi diversi:

1. Calcolare separatamente i campi prodotti dai due d


anelli e sommarli

2. Scrivere l’espressione del campo complessivo in


funzione della coordinata x! e calcolarlo nel punto P
! .
Nel primo caso, posso usare due diversi sistemi di riferimento per i due anelli: per
calcolare il campo dovuto al primo anello, metto l’origine nel centro del primo anello. Con
questa scelta, la coordinata del punto P
! vale !x = d /2 e
qA,1 d/2
EA1(P) =
4πϵ0 (R 2 + (d/2)2)3/2
Esercizi
Per il secondo anello, metto origine degli assi al
centro del secondo anello. P
Con questa scelta, la coordinata del punto P
! vale x
x! = − d /2 e
qA,2 −d/2 d
EA2(P) =
4πϵ0 (R 2 + (−d/2)2)3/2
Mettendolo insieme all’espressione precedente
qA,1 d/2 qA,2 −d/2
E(P) = EA1(P) + EA2(P) = +
4πϵ0 (R + (d/2) )
2 2 3/2 4πϵ0 (R 2 + (−d/2)2)3/2
1 d/2 4πRλ d/2
= (qA,1 − qA,2) =
4πϵ0 (R + (d/2) )
2 2 3/2 4πϵ0 (R 2 + (d/2)2)3/2
Dove nell’ultimo passaggio si è usato il fatto che q! A,1 = 2πRλ = − qA,2.
Esercizi
Nel secondo caso, dobbiamo scegliere un’ unica posizione per
l’origine, ed in questo caso conviene metterla in corrispondenza P x
del punto P
! , che avrà quindi coordinata x′
! = 0.
x x′
Il campo prodotto dal primo anello si ottiene come detto poco fa
cambiando la variabile x′
! = x + Δ, dove Δ
! rappresenta di quanto d
l’origine è spostata dal centro dell’anello:
qA,1 x qA,1 x′ + d/2 qA,1 d/2
EA1(P) = = =
4πϵ0 (R + x )
2 2 3/2 4πϵ0 (R + (x′ + d/2) )
2 2 3/2 4πϵ0 (R 2 + (d/2)2)3/2
Dove nell’ultimo passaggio si è usato il fatto che x′
! = 0 nel punto P
! per costruzione.
Per il secondo anello vale un discorso analogo, ma l’origine è spostata di una quantità
! = − d /2 rispetto al centro dell’anello:
Δ
qA,2 x qA,2 x′ − d/2 qA,2 −d/2
EA2(P) = = =
4πϵ0 (R + x )
2 2 3/2 4πϵ0 (R + (x′ − d/2) )
2 2 3/2 4πϵ0 (R 2 + (d/2)2)3/2
Esercizi
Mettendo insieme le due espressioni appena trovate
P
qA,1 d/2
E(P) =
4πϵ0 (R 2 + (d/2)2)3/2
qA,2 d/2
− d
4πϵ0 (R 2 + (d/2)2)3/2
1 d/2 4πRλ d/2
= (qA,1 − qA,2) =
4πϵ0 (R + (d/2) )
2 2 3/2 4πϵ0 (R 2 + (d/2)2)3/2
Rλ d/2
=
ϵ0 R 3(1 + (d/2R)2)3/2
Da cui infine

Rλ d /2 λ d /2R
!E(P) ! = !=
ϵ0 R (1 + (d /2R) )
3 2 3/2 ϵ0 R (1 + (d /2R)2)3/2
Esercizi
Esame 17/7/2005
d
Due particelle di carica q = 1µC sono disposte ad una distanza d =
10 cm l’una dall’altra. Una terza carica, anch’essa di carica q e di

massa m = 10−3 kg viene lanciata con velocità v0 verso le due 2d


cariche, come indicato in figura. Calcolare il valore minimo v0,min di v0 v0
per il quale la carica oltrepassa la linea che congiunge le due
cariche. Con quale velocità la carica raggiungerà un punto all’ infinito
se la sua velocità iniziale è v! 0,min? Si trascuri la forza di gravità.

Vediamolo insieme…

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(rappresentato su geogebra - classroom MJWG UT7D)


Esercizi
Altri casi:
- Moti vincolati: se la carica che si muove è vincolata a muoversi lungo una ben
precisa linea, è sempre possibile scrivere la relazione fra posizione e velocità:
1 2 1 2
mv1 + qV(r1) = mv2 + qV(r2) r1, v1
2 2
r2, v2
si tratta allora “solo” di scrivere l’espressione
del potenziale lungo la linea
Esempio:
q2
La carica q! 1 è inizialmente ferma, e può muoversi solo lungo la
linea indicata. Se la sua energia cinetica massima è K
! max, quanto
L ϑ
vale !θ?
La conservazione dell’energia meccanica ci dice che K
! + q1V si
conserva. Il massimo di velocità (e quindi di !K) si avrà allora in q1
corrispondenza del minimo di U
! = q1V, ed inoltre
− | q1 | q2 − | q1 | q2
! 0 + U0 =
K = Kmax + Umin ⇒ Umin = − Kmax
4πϵ0 L 4πϵ0 L
Esercizi
D’altra parte, il potenziale generato dalla carica !q2 vale
q2 q2
V= ⇒ U = q1V = − | q1 | V
4πϵ0d
P
Dove !d è la distanza dalla carica !q2. Il minimo di U
! si avrà quindi in L ϑ
corrispondenza del massimo di !V, che a sua volta corrisponde al
minimo della distanza !d
q1
Dovendosi muovere lungo la retta indicata, la distanza minima della
carica q! 1 dalla carica !q2 corrisponde al punto !P indicato in figura.
Quando la carica q! 1 è in !P, la sua distanza da !q2 vale !d = L sin θ e quindi
− | q1 | q2 − | q1 | q2
d! = L sin θ ⇒ UP = = Umin = − Kmax
4πϵ0L sin θ 4πϵ0L
In questa equazione, l’unica incognita è l’angolo !θ…
Esercizi
- Valori iniziali o geometria da determinare: può succedere che alcuni dati
necessari per il calcolo del potenziale debbano essere determinati in una prima parte
dell’esercizio. Un esempio ricorrente è che la distribuzione di carica iniziale sia
determinata da una condizione di equilibrio.
Esempio:
Le quattro cariche sono inizialmente in equilibrio. −q
q q
Noto !d, quanto vale !Δ? Se rimuovo una delle
d Δ
cariche positive, con quale energia cinetica passa −q
la rimanente carica nel punto a metà fra le due
cariche negative?
Esercizi
Altri dello stesso tipo:
��

13/1/2010 (moto vincolato) �




15/6/2010 (moto vincolato) � ��

z0
16/2/2012 Ra

14/6/2013

18/9/2013

12/1/2016 Nota:
In alcuni esercizi si chiede di tener
9/2/2016 conto anche della forza peso.
d
In questo caso, il potenziale
complessivo è qV
! + mgh…
Superfici equipotenziali
Abbiamo visto che per lo studio del moto di un oggetto soggetto ala
forza peso può essere utile far uso delle informazioni ricavabili dalle
curve di livello: la forza è perpendicolare alle curve di livello, e
l’intensità della forza è tanto maggiore quanto più le linee sono
vicine fra loro. Si può fare lo stesso con il campo elettrico? Si e no…

Come abbiamo visto, le curve di livello uniscono tutti i punti che si trovano alla stessa
altitudine. Essendo in prossimità della superficie terrestre U
! = mgh, i punti che hanno lo
stesso valore di h! sono anche i punti con lo stesso potenziale. Nei piani che si trovano
alla stessa quota, tutti i punti hanno quindi lo stesso potenziale. Tali piani si chiamano
quindi superfici equipotenziali.

Nello spazio libero (in aria) la forza risulta perpendicolare a questi piani (e infatti è
verticale). Le superfici di livello entrano in gioco quando ci troviamo sulla superficie: in
questo caso, se sono vincolato a muovermi lungo la conformazione orografica del suolo,
il mio movimento non è più libero: le curve di livello sono di fatto l’intersezione delle
superfici equipotenziali con la superficie orografica.
Superfici equipotenziali
Nel caso dei fenomeni elettrici di solito non abbiamo vincoli sul moto, e quindi non si ha
a che fare con linee di livello (equipotenziali) ma con superfici equipotenziali.

Per contro, l’andamento del potenziale elettrico è sensibilmente più complicato di quello
del potenziale gravitazionale, e quindi forma e distanza fra superfici equipotenziali sono
più difficili da calcolare. E da visualizzare…

Valgono comunque le stesse considerazioni viste per le curve di livello:

• La forza è sempre perpendicolare alle superfici


equipotenziali

• L’intensità della forza è inversamente proporzionale


alla distanza fra le diverse superfici equipotenziali

Nei casi in cui si riesca a disegnare le superfici


equipotenziali, si può conoscere direzione ed intensità
del campo elettrico in ogni punto dello spazio.

Ma non è in generale facile disegnare le superfici equipotenziali…


Simmetrie
In molti casi la distribuzione di cariche ha delle simmetrie particolari, che possono
aiutare nel calcolo del campo elettrico.

• Due cariche:

• Anello:

• Filo:
Simmetrie
Più in generale, una simmetria significa che il “sistema” non si modifica se si fa qualche
tipo di trasformazione geometrica:

• Due cariche uguali: ruotando di


180o attorno all’asse del segmento
che le unisce non cambia nulla:

• Anello: ruotando attorno all’asse


non cambia nulla

• Filo: ruotando di 180o attorno


all’asse del segmento definito dal
filo non cambia nulla:
Simmetrie
La cosa si può estendere anche per capire come è fatto il campo nelle tre dimensioni:

• Due cariche uguali: ruotando di 180o


attorno all’asse del segmento che
unisce le due cariche non cambia nulla:

• Ruotando di un angolo qualsiasi


attorno all’asse che passa per le due
cariche non cambia nulla:

Nota: questa non è la sola possibile


“simmetria cilindrica”. Vedremo che nel
caso del campo magnetico avremo
ancora simmetria cilindrica per il filo
infinito, ma il campo sarà tutto diverso…
Simmetrie
Lo stesso tipo di ragionamento dei può ripetere tutte le volte che ci sono sufficienti
simmetrie:

• Filo: stessa simmetria delle due


cariche

• Se il filo è infinito, ha anche una


ulteriore simmetria per traslazione
Simmetrie
Altri oggetti dotati di simmetrie particolari:

• Piano (infinito): non cambia nulla se


si ruota di 180 gradi (v. Cariche e
filo)

• Piano (infinito): non cambia nulla se


si trasla in una qualsiasi direzione
lungo il piano stesso (v. filo infinito)

• Carica puntiforme: ruotando attorno Il campo deve


a un qualsiasi asse non cambia nulla essere radiale

Nota: una sfera ha la stessa simmetria della carica puntiforme. Il calcolo del campo
generato dalla sfera non è semplice, ma posso essere sicuro che è un campo radiale
(dipende solo dalla distanza dal centro ed è diretto radialmente)
Simmetrie
Le simmetrie possono quindi darci informazioni sulla direzione del campo elettrico (per il
modulo servono conti aggiuntivi)
Dato che le superfici equipotenziali sono per definizione perpendicolari al campo, la
forma delle superfici equipotenziali si può ricavare dalla sola conoscenza della direzione
del campo, e quindi dalla simmetria del sistema.
Il caso più semplice è quello della sfera: in questo caso il campo elettrico è radiale, e le
superfici equipotenziali, dovendo essere perpendicolari ai raggi che provengono dalla
sfera, non possono che essere superfici sferiche concentriche con la sfera carica.

campo radiale

Per una carica puntiforme, si poteva ricavare anche in un altro modo: ponendo l’origine in
corrispondenza della carica si avrà
Q Q
V(x, y, z) = =
4πϵ0r 4πϵ0 x 2 + y 2 + z 2
! è costante sono quelli per cui !x 2 + y 2 + z 2 = R02, ovvero sfere di raggio !R0.
I punti in cui V
Simmetrie
In modo analogo si possono costruire le superfici equipotenziali di altri oggetti ad
elevata simmetria. Ad esempio per il filo infinito…

• Visto “dall’alto”

• Visto “di lato”

Mettendo le due cose insieme:

Per poter fare questo la simmetria deve essere completa: due punti o un filo finito
hanno simmetria di inversione e di rotazione attorno all’asse, ma non di traslazione
lungo l’asse. Le loro superfici equipotenziali non sono altrettanto semplici…

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