Post-Impressionismo - Cezanne
Post-Impressionismo - Cezanne
Post-Impressionismo - Cezanne
1
impressionisti. Cezanne, per esempio, espose con il gruppo del Café Guerboise sin dal
1874 e diventerà fonte di ispirazione per il futuro gruppo dei cubisti, mentre nel 1886
Seurat credette addirittura di aver dato spessore scientifico alla pittura
2
PAUL CEZANNE
Il successo arrivò tardi per Paul Cezanne. Soltanto nel
1900, quando l’artista aveva sessantuno anni, gli
Staatliche Museen di Berlino acquistarono una sua opera
e solo nel 1904, due anni prima della morte il Salon
d’Automne gli dedicò un’intera sala. Per tutta la vita
Cezanne cercò di far accettare le sue opere ai Salons
ufficiali ricevendone solo rifiuti, malgrado ciò, non fu mai
indigente come molti suoi amici impressionisti, infatti
morendo, nel 1883, il padre gli aveva lasciato una
cospicua eredità. Nato ad Aix-en-Provence, nel meridione
della Francia, il 19 gennaio 1839 da una famiglia benestante (il padre Luigi Augusto
Cesena di origini romagnole era il proprietario, con un socio, della banca locale la
Cezanne et Cabassol), Cezanne studiò nel collegio di Bourbon (liceo classico) dove
ebbe come compagno il grande scrittore Emile Zola, al quale restò legato per molti
anni. Pur essendosi iscritto a giurisprudenza, per diventare banchiere come il padre,
nel 1856 seguì dei corsi di disegno all’Ecole des Beaux-Arts de Dessin nella sua città
natale e nel 1859 aprì un suo atelier vicino ad Aix, in una proprietà acquistata dalla
famiglia. Nel 1861, all’età di ventidue anni, Paul ottiene dal padre il permesso ed un
modesto mensile per trasferirsi a Parigi, dove cercò invano di entrare nella prestigiosa
Ecole di Beaux-Arts, accontentandosi di frequentare i corsi dell’Accademie Suisse,
entrando in contatto con l’ambiente dei pittori moderni. Frequenta il Louvre, visita i
Salons respirando aria di novità che invade i circoli dei
pittori più ambiziosi. Visita anche il Salon des Refusès
del 1863, dov’era esposta La colazione sull’erba di
Manet convincendosi che i tempi erano maturi per
creare una nuova arte, fuori da ogni accademismo e da
ogni scuola. Nel 1866, l’artista tentò di presentare al
Salon un suo dipinto, che tuttavia gli fu rifiutato. Fu
l’inizio di una carriera segnata da tanti insuccessi e da brucianti frustrazioni. Durante
i primi anni di attività, Cezanne produce una serie di opere incentrate su soggetti
favolistici, caratterizzati dal prevalere di figure nude, dapprima maschili, poi anche
femminili, in un paesaggio. La fonte primaria di queste rappresentazioni è la
conoscenza dei grandi maestri del passato Caravaggio, Tiziano, Veronese, Rubens,
Michelangelo e Velázquez. I tratti stilistici di queste prime realizzazioni, presentano
un forte plasticismo e un movimento dinamico della pennellata, che mescola luce e
colore, lavorando sugli effetti chiaroscurali necessari a rendere più convincente la
3
volumetria, la presenza fisica e muscolare, di ciascun personaggio. (Il ratto o
L’esumazione – 1867 – 89,5 x 115,5 – Fitzwilliam Museum – Cambridge; I ladri e
l’asino – 1870 – 41 x 55 cm. – Galleria Civica d'Arte Moderna – Milano). – A Parigi,
entrò in contatto, anche, con quella generazione di pittori che vennero poi chiamati
Impressionisti, primo tra tutti Pissarro, che gli fu amico per sempre e che lo invitò a
partecipare alla prima esposizione collettiva del gruppo impressionista, organizzata
nello studio del fotografo Nadar. In quella occasione Cezanne espose tre tele, tra cui
5
x 91 cm. – Museo Puškin – Mosca), ritratti (Ritratto di Victor Chocquet – 1877 – 46 x
38 cm. – Columbus Museum of Art; Ritratto di Madame Cézanne nella poltrona gialla
– 1888 – 81 x 65 cm. – The Art Institute – Chicago; Il ragazzo con il panciotto rosso –
1888 – 79,5 x 64 cm. – Fondazione Burle – Zurigo; Donna con caffettiera –1895 –130
6
x 97 cm. – Museo d'Orsay) e nature morte (Il Buffet – 1873 – 65 x 81 cm. – Museo
delle Belle Arti – Budapest; Natura morta con cassetto aperto – 1877 – 33 x 41 cm. –
Collezione privata; Natura morta con mele e una pianta di primule – 1890 – 58 x 91
Giocatori di carte, è il più famoso di un gruppo di cinque dipinti dedicati allo stesso
soggetto, conservati in vari musei (Pennsylvania, New York, Londra e Qatar) e
realizzati ad Aix tra il 1890 e il 1896, in quello che viene definito il periodo costruttivo.
Due uomini giocano in un’osteria di paese, seduti a un tavolo posto di fronte uno
specchio; si tratta di contadini che il pittore era solito osservare nella tenuta paterna
al Jas de Bouffan, nei pressi di Aix. La composizione del gruppo comprende soltanto il
tavolo e i due giocatori; l’ambiente intorno è trattato sommariamente. Niente
dell’atteggiamento di quei due uomini, che sono come raggelati, lascia trasparire
qualcosa della loro intima natura: seduti secondo una struttura piramidale, essi hanno
le braccia piegate a formare degli angoli sopra la tavola orizzontale; persino i volti
appaiono angolosi. Le due figure sono costruite con accordi cromatici tendenti al
giallo-bruno nel giocatore di destra e al blu-violetto in quello di sinistra, mentre la
7
massa della tovaglia rossa e la bottiglia al centro, perno della composizione, dividono
i due giocatori e contribuiscono a farceli percepire come puri volumi. Cezanne ha in
tal modo isolato la geometria dei corpi e dei vestiti: il cappello del giocatore di destra
è una calotta sferica, il cappello del giocatore di sinistra è un cilindro sormontato da
un’altra calotta, le maniche sono cilindriche e troncoconiche. Il tavolino è ridotto a un
semplice sistema trilitico, la rigida tovaglia sembra definita attraverso superfici
geometriche semplici. Il tema, quello degli avventori di un bar o di un’osteria, è in sé
stesso tipicamente impressionista: basti ricordare le opere di Manet, come Il bar delle
Folies Bergère e soprattutto quelle di Degas, come L’assenzio. La concezione generale
del dipinto, però, è molto lontana dall’impressionismo. Lo specchio, per esempio, è
quasi opaco e sembra far parte della boiserie, per cui l’attenzione di Cezanne è tutta
per il tavolo e per i due giocatori. Il modo in cui essi sono rappresentati li avvicina a
dei manichini inanimati. Ma è proprio questo che importa, l’aver isolato i puri volumi,
la geometria basilare dei corpi tridimensionali per produrre non un’impressione ma
una sintesi della scena, destinata a permanere nella mente dall’azione del ricordo. –
L’interesse maturato da Cezanne per i problemi legati allo studio della composizione
geometrica si tradusse in un amore viscerale per il genere della natura morta, che
l’artista praticò nell’arco di tutta la sua carriera. Le nature morte meglio di ogni altro
soggetto affrontato, riescono a rendere visibile la sua poetica artistica. La frutta, e in
particolare le mele e le arance, così come gli oggetti che si possono trovare su di un
tavolo, (vasi e brocche), possono facilmente essere assimilati alle forme del cubo,
cilindro e sfera. Inoltre nella rappresentazione di queste nature morte, l’alterazione
della prospettiva e il ribaltamento dei piani divennero i principi formali più tipici della
sintesi portata avanti da Cezanne. Rappresentando gli oggetti da diversi punti di vista,
girandovi idealmente attorno, Cezanne intendeva accentuare la consistenza
volumetrica. La Natura morta con mele e arance (74 x 93 cm. – Museo d'Orsay) fa
parte di una serie di sei nature morte realizzate nel 1899. In tutti questi sei dipinti
sono raffigurati gli stessi oggetti e il
principio compositivo è il medesimo. La
scelta delle mele e delle arance è
ovviamente legata alla loro forma
sferica e la costruzione spaziale,
davvero assai complessa, si serve di
molti punti di vista. Cezanne volle
fornire il maggior numero possibile di
informazioni sull’oggetto, sintetizzò ciò
che si vede (con la percezione) e ciò che
si sa (con la conoscenza), grazie alla
8
memoria, proponendo si una visione distorta della vita quotidiana, ma comunque una
visione più vera che raffigurasse il senso della solidità e della profondità. È chiaro che,
così operando, Cezanne scardinò il sistema figurativo tradizionale, che da secoli si era
basato sulla trascrizione prospettica delle esperienze percettive. – Il nudo, così come
la natura morta, fu un genere pittorico molto amato da Cezanne. L’artista in
particolare, produsse tre serie di dipinti con figure nude nel paesaggio note come
Bagnanti. La prima serie venne realizzata tra il 1873 e il 1877, quindi, nel periodo
impressionista (Bagnanti – 1873 – 38 x 46 cm. – Metropolitan Museum of Art – New
York; Quattro Bagnanti – 1877 – 38 x 46 cm. – Collezione privata). Nella seconda serie,
prodotta tra il 1979 e 1887, quindi nel cosiddetto periodo costruttivo, le figure
presentano una ricerca volumetrica di stampo un po’ più classico (Bagnanti – 1879 –
34,5 x 38 cm. – Institute of Arts – Detroit; Tre bagnanti –1882 – 52 x 55 cm. – Petit
Palais – Parigi). La terza serie, risalente agli anni 1895-1905 è sicuramente la più
interessante ed è costituita da tre grandi quadri, considerati come il suo testamento
spirituale. Il linguaggio adottato da Cezanne nella terza serie appare assolutamente
rivoluzionario: partendo dall’ambizione della creazione di una grande tela museale in
9
cui la figura umana si fonda con il paesaggio, Cezanne tratta i suoi nudi (le cui forme
sono ben lontane dal naturalismo di stampo classico), come elementi base della
costruzione architettonica dello spazio, concepiti come composizioni di linee,
superfici e volumi al pari dei tronchi d’albero, dei cespugli e delle nubi. Nel quadro
intitolato Le grandi bagnanti (208 x 251 cm. – Museo d’Arte –Philadelphia), dipinto
fra il 1898 e il 1905 e rimasto incompiuto, i corpi femminili non intendono richiamare
il tema della seduzione: al contrario esse si presentano come spersonalizzati ridotti a
semplici volumi che nel loro piegarsi seguono l’andamento degli alberi. Da notare il
ruolo dominante assegnato alle braccia e alle gambe, per lo più smisurate o
comunque esaltate nelle posture allungate, distese e rilassate. Il numero delle giovani
donne è elevato (diciassette comprese la
nuotatrice e le due compagne al di là del
fiume). Lo sfondo si apre per mostrare un
composto paesaggio inquadrato dagli alberi
inclinati verso l’asse centrale della tela, lo
stesso al quale sembrano convergere i corpi
delle bagnanti. I colori sono ridotti
all’essenziale (verde, ocra, blu, rosso) sono
distribuiti in pezzature modulate che
determinano un equilibrio cromatico. L’opera
si pone al vertice di una ricerca le cui tappe fondamentali sono costituite da due tele:
10
Les grandes baigneuses (127,2 x 196,1 cm.) ora alla National Gallery di Londra e Les
11
tela La montagna Sainte-Victoire (1904 – 73 x 91.9 cm.), del Museum of Art di
di Aix-en-Provence. Nel febbraio del 1907, tardivamente il Salon d’Automne gli dedicò
un’importante retrospettiva commemorativa che colpì profondamente Pablo Picasso.
In quello stesso anno, certamente non a caso, iniziò l’avventura del Cubismo.
13