ST - Arte Contemporanea PDF
ST - Arte Contemporanea PDF
ST - Arte Contemporanea PDF
BIBLIOGRAFIA
Artisti, opere e temi (volume III) - Gillo Dorfles, Angela Vettese > OBBLIGATORIO
Un libro a scelta tra:
- Si fa con tutto. Il linguaggio dell'arte contemporanea, Angela Vettese
- L'arte fuori di sè. Un manifesto per l'età post-tecnologica, Andrea Balzola, Paolo Rosa
OBBLIGATORIO
- L'ideologia dello spazio espositivo, Brian O'Doherty
INTRODUZIONE
In Italia lo studio dell'arte contemporanea arriva molto tardi (anni '70), la prima cattedra viene
assegnata in una piccola università di Salerno. Questo perchè la disciplina era troppo "giovane", non
si poteva usare un approccio storiografico.
Storico dell'arte: cerca di comprendere, parla di tutti senza distinzioni; studia e ricerca, elaborando
conclusioni su artisti, opere, movimenti solo dopo aver riscontrato nei DOCUMENTI che la sua
ipotesi è la più credibile. L'analisi il più possibile obiettiva dei dati concreti è condizione necessaria
ma non sufficiente per fare storia dell'arte; è indispensabile esercitare sui risultati di ricerca la
capacità di INTERPRETAZIONE DEI DATI.
Critico dell'arte: esprime una sua critica, sceglie di chi parlare
Bouguereau, La Primavera
Ettore Tito, La mia rossa
Realismo
- G. Courbet, “Gli spaccapietre”, 1849: opera manifesto del realismo, povertà, contro
la borghesia, denuncia sociale
- Courbet, “I lottatori”, 1852-1853: pesantemente criticato, perché non potevano
essere rappresentati insieme, denuncia sociale.
- J. Millet, “L’Angelus”, 1857-1859: di carattere cristiano, vita contadina.
- C. Troyon, “Verso il mercato”, 1859: controluce, vita di campagna vista da un
borghese, non viene mostrata la fatica.
- E. H. Landseer, “Castello di Windsor ai tempi moderni”, 1842-1845: regina Vittoria,
principe Alberto, principessa Vittoria, realismo indipendente dal soggetto, infatti qui
sono rappresentati dei sovrani durante la loro vita quotidiana.
- H. Daumier, “Sull’omnibus”, 1864: realismo non è naturalismo, atteggiamento nei
confronti del reale
- Daumier, “Il vagone di terza classe”, 1862-1864: non vuole raffigurare perfettamente
l’anatomia, ma vuole denunciare la situazione
- R. Bonheur, “Aratura nella regione di Nevers”, 1849: non c’è denuncia sociale, ci
mostra la bellezza del paesaggio rurale (verismo/naturalismo NO REALISMO)
- T. Rousseau, “Querceto”, 1830 (scuola di Barbizon)
- Lapito, “Paesaggio di Fontainebleau”, 1830 (scuola di Barbizon)
- Corot, “Prime foglie”, 1855 (scuola di Barbizon)
- Daubigny, “Le rive della Senna”, 1851 (scuola di Barbizon)
- Morelli, “Gli iconoclasti”, 1855 (realismo storico)
- Leighton, “La madonna di Cimabue”, 1853 (realismo storico)
- G. Fattori, “Garibaldi a Palermo”, 1860-1862 (realismo storico in diretta)
- G. Fattori, “La rotonda Palmieri”, 1866: rappresenta dei borghesi in vacanza, 1ª volta
nella storia
- V. Vela, “Le vittime del lavoro”, 1883: scultura senza commissione, crudo realismo,
rassegnazione nei volti dei soggetti
- M. Liebermann, “Lavoratori in un campo di rape”, 1876
- L. Corinth, “Macelleria”, 1893 (pittura a macchie e intensa, quasi espressionista)
- Morbelli, “Per 80 centesimi”, 1897: lavoro delle mondine, massacrante
- Longoni, “Riflessioni di un affamato”, 1894: l’artista viene accusato di incitamento
all’odio sociale e incarcerato
- Pellizza da Volpedo, “Il quarto stato”, 1901 (divisionismo italiano): titolo originario
“Fiumana”, per il popolo che avanza sicuro alla conquista dei propri diritti
Impressionismo
- Monet, “Regate ad Argenteuil”, 1872: pittura en plein air, il più impressionista degli
impressionisti, no disegno, colore dato subito, pittura in superficie, ovvero
l’impressione colorata che proviene dalla retina del suo occhio
- Renoir, “L’altalena”, 1876, pennellata diversa da Monet, meno a chiazze e più gestita
- Sisley, “La gran Jatte”, 1873: composizione con struttura di profondità, a macchie
però più studiate come per le ombre e le luci
- Pissarro, “La gelata bianca”, 1873: colori non realistici, si riflettono per l’atmosfera
che c’è intorno, reinterpreta i colori
- Cezanne, “La casa dell’impiccato”, 1872-1873: espone alla 1ª mostra degli
impressionisti nonostante lo studiamo come post-impressionista
- Degas, “L’assenzio”, 1876
- Caillebotte, “Strada du Parigi in un giorno di pioggia”, 1877: stampo fotografico
Nasce a Parigi nel 1874 nello studio fotografico di Nadar, “Società anonima” con Monet, Renoir,
Degas, Pissarro, Sisley, Morisot, Cezanne; entità estraneamente estrogena, accumunati dalla
volontà di andare contro il potere dell’Accademia e dei Salons.
Il termine “Impressionismo” viene dato dal critico d’arte Leroy, che lo deriva da un dipinto di Monet
(“Impressione, sol levante”) e lo utilizza per definire in maniera ironica il modo di dipingere degli
artisti.
Dal 1874 al 1886, solo dodici anni, nel corso del quale vengono allestite mostre a Parigi e all’estero
tra cui New York.
Nel 1879 i rapporti iniziano a scricchiolare, in particolare con Monet, perché le strade iniziano a
differenziarsi.
Nel 1886 Monet partecipa all’ultima mostra impressionista, ma dipinge fino al 1920, ovvero alla sua
morte.
“Avversione per le Accademie e i pompier dei Salons; orientamento realista per la vita
moderna; rifiuto delle consuetudini di atelier con l’aggiunta della pittura en plein air (ombre
colorate, colori complementari non mescolati); volontà di fissare sulla tela l’istantanea
impressione colorata che si stampa sulla retina del pittore prima che quest’ultimo abbia il
tempo di riconoscere in essa le cose.”
Fonti dell’impressionismo:
- Romanticismo (Gericault, Turner)
- Scuola di Barbizon (Corot, Daubigny)
- Courbet, “L’incontro”, 1854
- Boudin, “Spiaggia a Trouville”, 1866
- Stampe giapponesi (Hokusai, Hiroshige, Utamara, Kuniyoshi): Monet, “Camille in abiti
giapponesi”, 1876; Monet, “L’onda verde”, 1866; dalle stampe: scorciare i soggetti, linea
d’orizzonte tendenzialmente bassa, no spazio e ombre per le figure, sospese nel vuoto;
Van Gogh, “Acquazzone da Hiroshige”, 1887, Monet, “Terrazza a Sainte-Andreas”, 18xx
- Fotografia, ottica e colori industriali: 1839 nasce la fotografia da Daguerre e Talbot
(tecnica del negativo) ed incide sugli impressionisti perché “fotografa un’istante, una
specifica condizione di luce e colore”, concorrenza tra pittura e fotografia per i ritratti
- Chevreul, chimico-ottico: studia e realizza i coloranti dei fili per gli arazzi, scopre la
legge dei contrasti simultanei, ovvero che il nostro occhio percepisce i colori in termini
relativi. Realizza il cerchio cromatico per spiegare i colori complementari = primari
accostati ai complementari generano LUCE e si ESALTANO, sono più BRILLANTI
Nascono i tubetti di stagno con dentro colori sintetici e pennelli con boccole di metallo,
perché i pittori lavoravano en-plein-air.
Impressionismo
- Monet, “Impressione, sole levante”, 1872: manifesto del movimento e da cui deriva il nome
- Monet, “Le grenouillère”, 1869 : dipinta vicino a Renoir, “La grenouillère”, 1869, stili diversi
ma stesso soggetto, il primo interessato al paesaggio, il secondo alla mondanità e alle
persone (gioia di vivere nei dipinti di Renoir), pennellate rapide e sommarie
- Monet, “Il bateau atelier”, 1874: soggetto acqua, su cui dipingeva Monet
- Monet, “La gazza”, 1869
- Monet, “Gare Saint Lazare”, 1877: modernità, serie di opere per le diverse luci della
giornata
- Monet, “Festa del 30 giugno”, 1878: ispirata alle stampe giapponesi, soprattutto per le
vedute
- Monet, “ Boulevard des Capucines”, 1873
- Renoir, “Ballo alla Moulin de la Galette”, 1876: modernità, gioia di vivere
- Renoir, “L’altalena”, 1876
- Renoir, “la prima uscita”, 1876
- Cassat, “all’opera”, 1877-1880
- Morisot, “giorno d’estate”, 1876
- Caillebotte, “il ponte d’Europa”, 1876
- Caillebotte, “strada di Parigi in un giorno di pioggia”, 1877
- Caillebotte, “il boulevard visto dall’alto”, 1880
- Caillebotte, “raschiatori di parquet”, 1875
- Degas, “assenzio”, 1876
- Degas, “La classe di danza”, 1874: pose sgraziate delle ballerine
- Degas, “miss lala Al circo Fernando”, 1879: vista mai vista, tutto verso l’alto
Post-impressionismo
Gli artisti post-impressionisti non hanno mai lavorato in gruppo, ma singolarmente.
La definizione di post-impressionismo viene coniata da un critico d’arte nel 1910, da Roger Fry,
durante una mostra su Manet, Cezanne, Gauguin, Serat, Van Gogh, Picasso e Matisse (cubista ed
espressionista). Nella seconda nostra del 1912 si aggiungono il Doganiere e altri artisti.
Enormi differenze tra le opere di tali artisti, però tutti rifiutano (solo 6) l’arte retinica, in favore di un’
arte che rielabora tramite il cervello e l’emotività le informazioni del naturale.
Post-impressionismo presuppone impressionismo, ovvero indica una successione, dipingendo in
maniera impressionista cambiando la pennellata, hanno preso spunto.
L’ESPRESSIONISMO
- Nolde, “la danza intorno al vitello d’oro, 1910, deformazione dei tratti, colori antinaturalistici
- Kirchner, “Marcella”, 1910. Espressionismo tedesco (Die Brucke), colori acidi e atmosfera
cupa
- Matisse, “Donna con cappello”, 1905, colori allegri, espressionismo francese (Fauves)
- Schiele, “La morte e la fanciulla”, 1915
- Rouault, “Clown tragico”, 1911
- Viani, “Le parigine”, 1908
- Modigliani, “Jeanne Hebuterne con maglione giallo”, 1918
- Picasso (periodo rosa e blu), “La vita”, 1903
- Soutine, “La strada folle a Cagnes”, 1926
L’espressionismo viene coniato come termine nel 1910, da un collezionista e mercante Cassirer;
oggi il termine viene utilizzato per indicare l’arte la cui fonte è l’esperiente emozionale e spirituale
della realtà, le cui caratteristiche sono la forte accentuazione cromatica, incisività nel segno e
deformità dei corpi. Possiamo trarre espressionismo anche dai grandi maestri del passato come El
Grego, Grunewald, Vitale da Bologna.
Indica anche diverse correnti artistiche del XX secolo, come nel campo pittorico possiamo
individuare i Fauves, Die Brucke, Der Blaue Reiter, artisti “isolanti” come Modigliani, Chagall,
Schiele, Kokoscha ecc.
Urgenza comunicativa personale dell’artista, che intende trarre fuori di sé gli elementi costruttivi
dell’opera, assumendo un atteggiamento realista, poiché ha a che fare con il reale seppure interiore,
anche se l’arte è non naturalista (deforma le cose in base all’emotività dell’artista stesso).
Altra caratteristica è la liberazione della forza del colore, che viene usato in maniera indipendente
dalla realtà naturale, esagerando e distorcendo i tratti figurativi e, di norma, vi è la totale eliminazione
dell’illusionismo prospettico.
Impressione ed espressione sono l’una l’opposta dell’altra: la prima sta fuori rispetto a me, mentre
l’ultima sta dentro di me.
I precursori dell’espressionismo sono Gauguin, Van Gogh, Munch, Ensor.
Il Cubismo
- 1907-1914, periodo del cubismo, i cui principali protagonisti sono Picasso e Braque
- P. Picasso, “Les Damoiselles d’Avignon”, 1906-1907, elementi di riferimento alle maschere
africane, nei volti; donna seduta ha schiena + viso rivolti verso di noi = anti-naturalistico
perché naturalisticamente non è possibile, 1° dipinto del cubismo
- G. Braque, “Case a l’Estaque”, 1908, da qui nasce il termine “cubismo”, inteso come cubo,
figura geometrica di sintesi
- Picasso, “Ritratto di Kahnweiler”, 1910, cubismo analitico, persona ritratta irriconoscibile,
limiti dell’astrazione
- A. Lhote, “La sosta”, 1913, forme vagamente geometrizzate ma riconoscibili
- J. Gris, “Chitarra sul tavolo”, 1913, cubismo sintetico
Premesse del cubismo: intellettualismo di Cézanne e Seurat, anticipano i punti di vista ritratti
contemporaneamente nelle loro opere.
Cezanne fa due mostre nel 1904 al Salon d’Autumne e nel 1907 muore; le mostre vengono viste da
Picasso traendone ispirazione per Les Damoiselles d’Avignon.
I cubisti si ispirano anche a Seurat per l’approccio scientifico.
Altri elementi che ispirano i cubisti sono i primitivisti, la scultura negra e il Doganiere Rousseau.
Cultura negra: l’interessa inizia in Europa a partire dagli anni venti dell’Ottocento dai pittori francesi
(Delacroix, Ingres); successivamente vi sono l’interesse al giapponismo (Van Gogh) e alle
popolazioni oceaniche (Gauguin).
Gli artisti iniziano a tenere manufatti africani, oceanici ecc. tramite il traffico coloniale; è così che
inizia l’interesse verso la scultura negra e i popoli primitivi.
- Nolde, “Natura morta con maschere”, 1911, per distaccarsi dalla cultura occidentale, per dare
qualcosa di nuovo
Il Doganiere Rousseau viene preso in considerazione dai cubisti, siccome fu il primo a distaccarsi
dalla tradizione, sia stilisticamente che cromatologicamente, Infatti, Picasso tenne nel suo studio un
suo dipinto come monito e fonte d’ispirazione (Ritratto di signora).
1901-1904: periodo blu di Picasso = il suo amico che lo finanzia va a Parigi e Picasso torna a
casa; durante una cena, il suo amico si uccide per un equivoco con una ballerina del Moulin
Rouge e Picasso prova malinconia, dunque dipinge in blu, dunque fa un’azione espressionista,
predominanza del colore blu:
- “Ritratto di Sabartes”, 1901
- “Evocazione”, 1901, si ispira a El Greco
- “Arlecchino pensoso”, 1901
- “Arlecchino e la sua compagna”, 1901, si ispira a Degas (l’Assenzio)
- “La bevitrice d’assenzio”, 1901, mani molto allungate
- “La vita”, 1903, opera più conosciuta del periodo blu; ritratto di sé stesso e poi lo cancella e
lo sostituisce con il volto del suo amico, accanto a quello di una donna, una coppia, accanto
ad una madre con il bambino = metafora per un futuro insieme, che però non si realizzerà
perché sullo sfondo vi sono altre figure di disperazione e solitudine
- “Poveri in riva al mare”, 1903
- “Il vecchio chitarrista cieco”, 1903
- “Il pasto del cieco”, 1903
- “Il pasto frugale”, 1904, incisione
- “Donna con lo chignon”, 1904
1904-1906: periodo rosa di Picasso: tinte pastello e serene perché si innamora di una delle sue
prime compagne, Fernanda:
- “L’attore”, 1904-1905
- “Acrobata e giovane equilibrista”, 1905
- “La famiglia di saltimbanchi”, 1905
- “Il giullare”, 1905, scultura
- “Madre e figlio”, 1905
- “Il ragazzo con la pipa”, 1905
1906-1907: verso il Cubismo: soggiorno a Parigi, se la passa male, ha una stanza con un altro artista
e c’è un solo letto, momento di miseria; in questo periodo conosce Braque, che lo influenzerà:
- “Autoritratto con tavolozza”, 1906, dipinge così a causa di una mostra sulla popolazione
iberica (popoli prima dell’arrivo degli antichi romani)
- “ritratto di Gertrude Stein”, 1906, si ispira ai rilievi di Osuna
- “Due nudi”, 1906
- “Les Damoiselles d’Avignon”, 1906-1907, sul lato sx siamo nel 1906 (corporature simili alla
scultura iberica), nel lato dx siamo nel 1907 (maschere africane e cristallizzazione dello
spazio, pezzi azzurrini, solidificazione dell’aria), vi sono circa 800 schizzi di questo dipinto,
soggetto sono le prostitute di una casa chiusa; si ispira a Ingres, le bagnanti di Cezanne; nel
lato dx c’è il primo oggetto del cubismo: viso + schiena visti contemporaneamente
- “Nudo con drappeggio”, 1907
- “Donna con ventaglio”, 1907-1908
- “Tre donne”, 1907-1908
Altri cubisti dei salon: Metzinger, Gleizes, Le Fauconnier, Lhote, Marcoussis, Laurencin, Villon;
geometrizzano i corpi, ma non “pensano” come Picasso e Braque, li imitano ma solo
geometricamente. Però teorizzano ciò che fanno Picasso e Braque: in particolare Metzinger e
Gleizes con il Teoreme du Cubism, pubblicato nel 1912.
Cubismo sintetico 1912-: ad un passo dall’astrazione, anti-naturalismo, si slegano dal reale, vogliono
essere più realisti del reale:
- Braque, “Violino e tavolozza”, 1909-1910, vi sono indizi che consentono al lettore di
interpretare al meglio l’opera (es. buco della tavolozza, F del violino)
- Braque, “Il portoghese”, 1911-1912, inserisce delle lettere come L 0.40 (forse la birra),
dunque noi immaginiamo che il portoghese sia ad un bar a Parigi
- Braque, “Violino. Mozart Kubelick”, 1912, violinista che suonava Mozart, violino vagamente
leggibile
- Picasso, “Donna con la chitarra”, 1911-1912, c’è scritto Ma Jolie, una canzone cantata da
una donna con la chitarra che veniva ascoltata all’epoca
- Picasso, “Il torero”, 1911-1912
- Picasso, “Natura morta spagnola”, 1912
- Braque, “Natura morta con l’asso di fiori”, 1911, separa l’asse del tavolo dalla materia da cui
è composto (pezzi di legno che simulano la texture), nella realtà il tavolo non esiste senza la
sua materia
- Gris, “Omaggio a Picasso”, 1912, sovrapposizione e intersecazione di piani, l’opposto di
Cezanne che arrivava a dipingere tramite la sintesi, Gris parte dalle forme geometriche
direttamente
- Leger, “Nudi nella foresta”, 1909-1910, “tubista” anziché cubista
- Leger, “La festa di nozze”, 1911
- Delaunay, “La torre rossa”, 1911, avvitamento su sé stessa e più punti di vista
- Leger, “Contrasti di forme”, 1913, no soggetto, solo forme, tocca l’astrazione
Picasso e Braque inseriscono gli indizi nelle loro opere perché non vogliono essere troppo astratti,
a differenza di Leger.
Cubismo orfico: arte di dipingere nuove strutture tramite approccio scientifico, non con la sfera visiva
dell’artista, ma create dall’artista stesso, non c’è più nella da imitare dunque
Il futurismo
- Boccioni, “La città che sale”, 1910-1911 = velocità
- Boccioni, “Materia”, 1912
- Carrà, “Luci notturne”, 1911 = modernità
- Carrè, “I funerali dell’anarchico Galli”, 1911
- Balla, “Bambina x balcone”, 1912 = molteplicità, bambina che corre
- Depero, “Ciz-ciz quaglia”, 1915
- Pannaggi, “Sciatore”, 1926
- Prampolini, “Intervista con la materia”, 1930
- Regina, “Ritratto del nipote”, 1931-1933
- Crali, “Dalla carlinga”, 1939 = esaltazione della velocità e della macchina, in questo caso
l’aereo
Il futurismo dura circa 30 anni, nasce ufficialmente nel 1909 quando Marinetti pubblica su Le Figaro
il manifesto di fondazione del movimento. In un primo momento il movimento è solo letterario, poi si
allarga verso le arti visive, con un incontro tra Marinetti e tre artisti di cui Boccioni, Carrà e Russolo,
firmando insieme a Balla il manifesto.
Diventerà un riferimento per le avanguardie, la prima e vera tra esse. Avanguardia significa essere
organizzati gerarchicamente, serate, manifesti, riviste, contro le altre correnti e lo stile accademico,
esclude chi non rispetta gli ideali dell’avanguardia (tra cui Balla nel 12, perché non era considerato
tale); durerà fino alla morte del suo leader, Marinetti, nel 1944.
Tratti principali: rifiuto della tradizione, esaltazione della vita moderna, temi della velocità, macchina,
dinamismo, città moderna, innovazione tecnologica, apprezzamento di ogni forma di
sperimentazione artistica del “mai visto”, tensione bellicista e misoginia, volontà di creare un
universo futurista, simpatizzanti del fascismo e di filosofi come Nietzsche, Bergson, Sorel e Morasso.
Il manifesto viene pubblicato su Le Figaro, giornale francese, nel 1909 dal letterario Marinetti, perché
è il più importante giornale della borghesia parigina e Parigi è capitale dell’arte contemporanea.
Scritto in prosa letteraria e lirica, diverso dai soliti.
1910-1916: pittori e scultori futuristi: nasce il manifesto anche per le arti visive, in particolar modo
per la pittura e la scultura. Nel 1910 nasce il manifesto dei pittori futuristi, tratti caratteristi del
futurismo, dunque contro la tradizione e le accademie, per uno svecchiamento, esaltazione del
moderno: - Boccioni, “La strada entra nella casa”, 1911, - Boccioni, “Rissa in galleria”, 1910, -
Boccioni, “La città che sale”, 1910-1911
Astrattismo
Nella lingua italiana tutto ciò che è astratto è ciò che non ha relazioni con la realtà empirica. Un’opera
astratta è una creazione mentale che non fa riferimento al reale; un’opera non astratta è un’opera
nella quale vi è un referente della realtà (opere cubiste, espressioniste o futuriste).
Un’opera per essere astratta deve essere “voluta” e “pensata” dall’autore (es. le anfore o le moschee
aniconiche non sono astratte, siccome l’intenzione non è quella di astrarre, ma di decorare).
“Astrarre” significa “trarre da”, ma questo vale per le altre avanguardie, non per gli astrattisti
(Kandinsky e Mondrian); infatti nel corso degli anni si chiameranno “concretisti”, per sottolineare il
fatto che la loro arte deriva da qualcosa, ma non è “concreta” al reale, siccome anti-naturalistici.
De Stijl (Neoplasticismo)
Nasce a Leida nel 1917 da Theo van Doesburg, fonda l’omonima rivista, in cui partecipano
Mondrian, Huszar, Vantongerloo, Kok, Rietveld ecc.
De Stijl cessa la pubblicazione nel 1928, perché van Doesburg e Mondrian litigano per delle
osservazioni tecniche (diagonali a 45°) nei dipinti.
Il fine del movimento è di influenzare positivamente la società, poiché viene fondato durante la WWI;
il movimento vuole eliminare dall’arte ogni componente emotiva, dev’essere dunque razionale.
Paradossalmente giungono all’irrazionalità delle concezioni mistiche.
- Doesburg, “Composizioni”
- Rietveld, “Poltrona”, 1917
- Rietveld, “Casa Schoder”, 1924
______________________________________________________________________________
Metafisica
- Giorgio De Chirico principale esponente, colui che di fatto l’ha inventata, “Il cattivo genio di
un re”, 1914, dipingeva come Raffello in senso stilistico non concettuale (ovviamente),
elementi strani e incongrui che negano il riconoscimento di ciò che è raffigurato e il titolo crea
spiazzamento nella lettura dell’opera, gli elementi non hanno correlazione
- Enigmaticità della scena
- Carrà, “La musa metafisica”, 1917
- Morandi, “Natura morta metafisica con la squadra”, 1919, a differenza degli altri due lui toglie
elementi incongrui e le sue scene ci danno sensazioni di spiazzamento e “di non detto”,
senso di attesa
La pittura metafisica ha inizio a Ferrara nel 1917, fino al 19121, grazie all’incontro tra de Chirico,
Carrà e Savinio, successivamente Morandi, De Pisis e Sironi.
Momentanea collaborazione di gruppo.
Metafisica, “al di là della fisica”, al di sopra delle leggi fisiche, caratterizzata da atmosfere oniriche e
misteriose popolate da oggetti che provocano senso di spiazzamento; non vi sono umani, ma solo
manichini e senza correlazione con gli altri oggetti.
Stile: soluzioni prospettiche e luministiche assurde, campiture di colore piatte, assenza di
movimento, statue, ombre, manichini, senso di straniamento e spiazzamento nell’osservatore).
Fa riferimento ai filosofi Schopenhauer e Nietzsche.
- De Chirico, “Le muse inquietanti”, 1916
- Carrà, “Idolo ermafrodito”, 1917
- Morandi, “Natura morta”, 1918
- Morandi, “Natura morta”, 1919
- Sironi, “La lampada”, 1919
- Sironi, “Paesaggio urbano”, 1922
Dadaismo
- Duchamp, “Ruota di biciletta”, 1913
- Hausmann, “Lo spirito del nostro tempo”, 1919
- Arp, “Collage disposto secondo le leggi del caso”, 1916-1917
- Ernst, “Catarina ondulata”, 1920
- Schiwitters, “Merzbau”, 1923-1932
Nasce nel 1916 a Zurigo presso il Cabaret Voltaire, fondato da Ball; la parola “dada” è stata trovata
casualmente da Ball sfogliando un dizionario di lingua francese (= giocattolo, hobby, passatempo),
ma in realtà non le si deve dare alcun senso compiuto.
Il dada si sviluppa in parallelo anche a New York con Duchamp, Man Ray, Picabia e Stiegiltz.
Si è diffuso in vari centri, tra cui Berlino, Colonia, Parigi e Hannover.
L’esperienza dadaista si conclude nel 1923, nonostante continui a sopravvivere e ad ispirare.
Tratti del dadaismo: niente regole, ironia, provocazione e contestazione al sistema dell’arte; anti-
arte; esaltazione della legge del caso, come antidoto alla presunta razionalità della società borghese;
sperimentazione di ogni forma d’arte; sulla base dell’esperienza futuristica utilizzano strategie
comunicative; prediligono l’arte intellettuale all’arte artigianale; componente di protesta politica e
sociale.
- Arp, “Quadrati disposti secondo le leggi del caso”, 1917
- Schad, “Amourette”, 1918, fotografia fatta in camera oscura
- Man Ray, “Les champs delicieux”, 1918
- Man Ray, “L’enigma di Isidore Ducasse”, 1920
- Man Ray, “Cadeau”, 1921-1927
- Man Ray, “Oggetto indistruttibile”, 1922-1923
- Picabia, “Parata amorosa”, 1917
- Hoch, “Taglio con coltello da cucina il ventre gonfio di birra dell’ultimo periodo di Weimar”,
1919
Comunisti radicali, con esproprio dei beni e istituzioni socialiste estreme, che educhino l’uomo alla
libertà (città-luce e città-giardino); istituzione delle disoccupazione progressiva per mezzo della
meccanizzazione di ogni attività.
- Hearthfield, “Adolfo il superuomo ingoia oro e dice sciocchezze”, 1932
Kurt Schwitters (1887-1948)
- Nasce ad Hannover da una famiglia molto agiata
- “Prati inondati”, 1914
- Pittura post-impressionista e poi inizia a realizzare opere astratte ed espressioniste
- “Cimitero di montagna”, 1919
- “Quadro con centri di luce”, 1919
- Tenta di entrare nel gruppo dei dada di Berlino, ma il leader non lo vuole e diventa l’unico
dada nella città di Hannover
- “Rotazione”, 1919
- “Mertzbild 1A”, 1919, “mertz” non significa nulla, un po’ come dada e arriva da una pubblicità
di una banca
- “Merzbau”, 1923-1932, la prima installazione ambientale della storia dell’arte che anticipa
l’informale; distrutta nel ’43 perché sale al potere Hitler
Ispirazioni di Schwitters:
- Tatlin, “Controrilievo”, 1914
- Lissitzkij, “Ambient Proun”, 1923
Arte informale
- Fautier, “Testa di ostaggio n.1”, 1943-1944, veli di pittura a spatolate, materica con dentro la
sabbia per renderla più rude
- Tapies, “Grigio”, fatto con pezzi di muro
- Burri, “sacchi”
- Burri, “Grande rosso”, 1964
- Hartung, “T”, 1953
- Pollock, “Blue poles”, 1953
- Kooning, “Donna I”, 1952-1953
- Vedova, “Scontro di situazioni”, 1951
- Fontana, “Concetto spaziale, attesa”, 1965-1966
- Capogrossi, “Superficie 210”, 1957
- Rothko, “Four darks in red”, 1958
- Shimamoto, “Senza titolo”, 1954
Termine informale coniato da Tapiè nel 1952, indica un qualcosa che non ha forma, anti-
naturalistico, anti-geometrico e non figurativo; termine inadatto per il campo delle arti visive, perché
un’opera d’arte ha sempre una forma.
L’informale, infatti, indica quel momento che precede la creazione artistica e in cui tutto è ancora
indistinto e magmatico, tutto può ancora succedere.
L’informale si usa per indicare un movimento artistico che ha caratterizzato l’arte europea dopo la
WW2, successivamente mettendo in comune l’informale statunitense e giapponese.
Art autre (arte altra), definizione dell’informale, ovvero che vuole essere “altra” rispetto a quella che
l’ha preceduta sia per lo stile che per le questioni esistenziali.
L’opera d’arte informale (altra) intende gridare e affermare l’essenza più profonda dell’uomo
visualizzandola plasticamente in un’opera d’arte, per “prolungare l’essere”.
Nel 1929 viene coniato tale termine da Barr a proposito di un’opera di Kandinsky e ripresa nel ’46
da Coates per definire l’opera di giovani artisti di NY, “la scuola di New York”, inadeguatezza della
forma.
Due ondate: Pollock, Gorky, Kooning, Rothko, Newman (1940) ed altri artisti (1950).
Due filoni: Action Painting e Color Field Painting e a loro volta la “Scuola del Pacifico”, rappresentata
da Tobey e Francis, caratterizzati dalla filosofia orientale.
Tele monumentali e fanno riferimento ai grandi murali statunitensi degli anni 30, è il prolungamento
dell’artista in cui lo spettatore può entrarci; tendenza alla bidimensionalità intesa come specificità
estetica della pittura e di una pittura “all over” (a tutto campo), ossia una pittura ispirata a Mirò in cui
non c’è gerarchia tra il centro e la periferia del dipinto.
Action painting -> pittura d’azione coniata nel 52 dal critico Rosenberg, che intende evidenziare la
rilevanza dell’atto energetico e dinamico nel dipingere; in questo tipo di pittura è più importante la
gestualità che caratterizza il processo di creazione rispetto al prodotto e l’arte finita è un residuo del
processo creativo. Tra gli esponenti maggiori vi sono Pollock, Kooning, Motherwell, Kline e gli
esponenti della “Scuola del Pacifico”, Tobey e Francis. La tecnica consiste nel dripping, ossia
“sgocciolamento”, già utilizzato in precedenza dai surrealisti e consente di far sgocciolare sulla tela
un colore molto fluido direttamente dal pennello, da un bastone o da un barattolo, muovendosi
attorno oppure dentro la tela; questo metodo, però, non viene affatto utilizzata dagli action painters,
solo da Pollock ma a partire dal 1947. Il dripping deriva dai procedimenti surrealisti di scrittura
automatica e mostra affinità con le improvvisazioni del jazz.
- Gorky, “Il fegato è la cresta del gallo”, 1944
- Kline, “N.Y.”, 1953
- Tobey, “Written over the plains”, 1950
Color field painting -> pittura a campi di colore dal 1955 da Greenberg per evidenziare un versante
più emotivo rispetto agli action painters. Maggiore esponente è Rothko, campiture piatte e pittura
liquida, colori diluiti.
- Newman, “Conciliazione”, 1948
- Still, “Paintings”, 1951
- Gottlieb, “Esplosione”, 1957
- Reinhardt, “Abstract painting”, 1957
Informale
Non è un movimento unitario, è una tendenza ampia, in Europa si sviluppa già durante la WW2
tramite l’opera di Fautier fino agli anni 60 che reagiscono a tale poetica.
Perché nasce l’informale? Perché vi è la caduta delle certezze sociali e culturali derivanti dalle
vicende che la vecchia Europa ha attraversato nei decenni precedenti (WW1 e WW2).
L’informale si orienta sulla materia e sul segno-gesto, due tipi di arte informale.
Informale materico
Dove emerge la forza della materia, spessore del colore, spatolate e colori impastati con altri
elementi come la sabbia per avere corporeità. Clima internazionale, Fautier maggiore esponente dal
1943 (era già nel movimento dei Surrealisti), pittura drammatica.
Anche Dubuffet altro esponente, “arte brutta” dei disagiati, naif, primitiva e anti-sistema -> “Dea
Madre”, 1943
- Dubuffet, “Texturologie XX”, 1958, vi è solo la materia a partire da questi anni
- Tapies, “Rilievo blu su marrone”, 1957
- Burri, “Sacco e bianco”, 1953
Informale segnico-gestuale
Tipo di informale in cui conta il segno (es. ripetizione di segni nelle opere) nel dipinto
e la gestualità del fare l’opera d’arte.
- Wols, “Senza titolo”, 1944 ca
- Wols, “Senza titolo”, 1946-47
- Wols, “Il battello ebbro”, 1951
- Georges Mathieu dipinge saltando davanti ad un pubblico -> componente gestuale e
immediatezza del gesto, non posso controllare fino in fondo il segno
- Mathieu, “San Giorgio che uccide il drago”, 1961
- Hartung, “T.”, 1956 -> segnico
- Hartung, “T.”, 1938
- Capogrossi, “Superficie 343”, anni 50
Informale tachiste
Macchie che sfumano l’una nell’altra senza avere alcun riferimento alla realtà.
- Baumeister, “Montaru”, 1954
1895 -> BIENNALE DI VENEZIA, fiera internazionale in cui gli stati espongono nei propri padiglioni,
nei Giardini oppure all’Arsenale
- Ca’ Pesaro, sede della Galleria Internazionale di Arte Moderna
- Olbrich, Palazzo della Secessione, 1897 -> per la 1° volta le opere iniziano a “respirare”,
discostandosi dalla logica dei Salon
Le mostre iniziano a cambiare con l’avvento delle avanguardie artistiche, dove l’opera è qualcosa
che ha a che fare con l’ambiente che ha intorno.
Piedistallo = funzione di innalzare l’opera, non per farla vedere, ma per celebrare -> Michelangelo,
“David”, 1501-1504
Nell’eliminare il piedistallo io elimino la funzione celebrativa -> Zangani, Don Camillo e Peppone,
sculture a Brescello e Rodin, “I borghesi di Calais” (1889)
- Medardo Rosso, “Conversazione in giardino”, 1900 ca -> arte e ambiente non devono essere
separati, tale logica influenzerà Boccioni, l’opera è condizionata dall’ambiente che ha attorno,
come anche Brancusi
- Mostra Der Blaue Reiter, 1911-1912
- L’ultima mostra di quadri futuristi, 1915
- Prima fiera internazionale Dada, 1920 -> successivamente proibita dalle autorità per violenza
e figurazioni a sfondo sessuale, aveva un tema
- Sala futurista italiana Depero, Triennale di Milano 1923
- Esposizione del Surrealismo del 1938 sacchi di carbone appesi al soffitto, bracieri che
illuminano dal basso, disturbante e percorso poco percorribile
- Diulgheroff, Taverna Santopalato, 1931
- Mondrian, Salon de la Madame B
Allestimenti al servizio della propaganda: idea della mostra a tema diventa un elemento
determinante
- Sironi, Mostra della rivoluzione fascista, 1932 -> esponente del ritorno all’ordine, mostra che
rimanda al futurismo ed è propagandistica, infatti vi sono dei rimandi
- V Triennale di Milano, 1933, Palazzo dell’arte -> una serie di artisti come Severini, Funi, De
Chirico realizzano dipinti e mosaici per una mostra di 6 mesi
- Haus der Deutschen Kunst, 1937, Monaco -> propaganda nazista (Muller-Wischin, Breker,
di fianco vi era la mostra nazista Grosse Deutche Kunstausstellung, allestimento elegante),
arte degenerata -> arte contemporanea, fa più visite della Grosse, tra cui Klee, Nolde,
Kandinskij, Kirchner, Grosze, Davringhausen, tali dipinti vengono affiancati ad opere di
popolazioni primitive (ideologia di superiorità della razza ariana) e scritte per svalutare le
opere contemporanee, 1° mostre a tema
La galleria: art of this century, di Peggy Guggenheim, in cui vi sono opere surrealiste ed astratte a
New York, Kiesler fu l’architetto che si occupò dell’allestimento
- 3 spazi gi galleria permanente e 1 spazio per le mostre temporanee
- Dei 4 spazi: 1) era dedicato agli astrattisti, con tiranti che sostenevano le varie opere, senza
utilizzare le pareti, 2) era dedicato alle opere surrealiste, con pareti bombate e ambientazione
“marina”, con una sedia di design girata in vari modi, 3) Kinetic, parte progettata insieme a
Duchamp, in cui vi era un meccanismo che faceva girare le varie opere, 4) Daylight,
esposizioni temporanee, luce naturale, struttura come cavalletto/deposito (doppia funzione)
I grandi allestimenti museali dopo la WW2: Franco Albini, architetto, Gio Ponti, altro architetto, nomi
da ricordare insieme a Mies Van Der Rohe (Padiglione di Barcellona) e Le Corbusier
- Albini, Mostra Scipione e del Bianco e del Nero, Milano, 1941 -> il tutto sorretto da cavi
d’acciaio che reggono i dipinti, che simulano una sorta di quinta/atmosfera, fogli di carta
sospesi che collegano le varie sale
- Caterina Marcenaro, Gallerie Comunali di Palazzo Bianco, 1949-1951
- BBPR, allestimento per la Pietà Rondanini di Michelangelo, Castello Sforzesco, 1954
- Scarpa, Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, 1953-1954
- Scarpa, Negozio Olivetti, Venezia, 1958
- Scarpa, Gipsoteca Canoviana, 1955-1957
- Scarpa, Museo di Castelvecchio, 1956-1964
La nuova rivoluzione anni 50 e 70: grazie alle mostre del MoMa, portando a NY il meglio della
produzione d’avanguardia, tra cui Cubismo, Surrealismo, Astrattismo -> white cube, pareti neutrali
bianche che non disturbano l’opera, infatti per Le Corbusier era la soluzione (bianco = razionalismo)
- Capanna abitativa per la mostra This is tomorrow, 1956, Smithson e Paolozzi
- Klein, Le vide, 1958, semi-white cube
Allestire oggi
- Allestire: ridefinizione dei rapporti spaziali esistenti tra tutti gli ambienti coinvolti che si svolge
grazie all’individuazione degli strumenti utili ad instaurare e sostenere quelle pratiche
narrative riconosciute come portatrici dei messaggi insiti. Deve essere funzionale ma
superare anche un percorso riflessivo che porta all’allestimento
- Studio Azzurro, Museo Laboratorio della Mente, 2008 Allestire nel senso di porgere, mettere
in evidenza, mostrare con gentilezza. Si basa sulle piccole cose