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«Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell'universo.»
«Napoli è una Pompei che non è mai stata sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno.»
Nàpoli (IPA: [ˈnaːpoli], in napoletano Napule, IPA: [ˈnaːpələ] oppure [ˈnaːpulə]) è una città italiana, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Campania.
La città
La città di Napoli è situata in posizione pressoché centrale sull'omonimo golfo, tra il Vesuvio e l'area vulcanica dei Campi Flegrei in uno scenario reputato "tra i più celebrati e incantevoli al mondo"[1].
Il suo vasto patrimonio artistico ed architettonico ha permesso al suo centro storico, di entrare a far parte nella lista dei siti che l'UNESCO ha dichiarato patrimonio dell'umanità[2].
Il suo territorio, in particolare il panorama del golfo, e numerose espressioni della napoletanità (fra queste la cucina e la Musica napoletana) sono annoverate e riconosciute tra i più classici simboli dell'Italia nell'immaginario collettivo internazionale.
Nata come colonia greca, fu tra le principali città della Magna Grecia. In epoca moderna è stata per circa sei secoli capitale di uno stato che comprendeva tutta l'Italia meridionale peninsulare e, in alcuni periodi, anche la Sicilia; fu uno dei principali centri del dominio mediterraneo della Corona d'Aragona. All'atto dell'Unità d'Italia, era la città più popolosa del nuovo Stato unitario (circa 440.000 abitanti) [1].
Per motivi storici, artistici, politici, ed ambientali fu, dal basso medioevo fino all'Unità, città di primaria importanza in Europa e tra i principali centri di riferimento culturale, al pari delle altre principali capitali del continente [3]. Oggi, con Milano e Roma è tra le più grandi metropoli italiane [4], conservando ancora la sua storica vocazione di importante centro culturale, scientifico e universitario di livello internazionale.
A Napoli si trova Villa Rosebery, una delle tre residenze ufficiali della Presidenza della Repubblica.
Onorificenze
Napoli è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione; è stata infatti insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici della popolazione e per le attività nella lotta partigiana durante la rivolta detta delle quattro giornate di Napoli.
— Napoli, 27 - 30 settembre 1943, data del conferimento: 10 - settembre 1944
Urbanistica e popolazione
Capoluogo della provincia omonima e della regione Campania, è il terzo comune d'Italia per numero di abitanti: dati ISTAT dell'ultimo censimento (2001) [6] rilevano una popolazione di 1.004.500 abitanti. La città vera e propria si estende tuttavia ben oltre la superficie comunale, sebbene non possa essere univoca una definizione dei suoi confini: dati ONU [7] assegnano all'intero agglomerato urbano una popolazione di circa 2.200.000 abitanti.
La sua area metropolitana (3.690.334 abitanti in 1.666,2 km², secondo uno studio per l'Università di Napoli [8], 3.100.000 abitanti secondo l'OCSE [9]), è una delle più popolose e densamente popolate dell'Unione Europea; nella città risiede un quinto dell'intera popolazione regionale e metà di quella della sua provincia. La città metropolitana, di prossima istituzione, dovrebbe andare a sostituire la Provincia di Napoli.
Gli urbanisti chiamano l'intera area urbanizzata "la grande Napoli"; la crescita della città è riuscita ad integrare a sé comuni della provincia di Salerno e Caserta quasi senza soluzione di continuità. La costa napoletana si estende praticamente da Capo Miseno a Castellammare di Stabia.
Il comune è composto dalla città storica (corrispondente ai quartieri di Avvocata, Chiaia, Mercato, Montecalvario, Pendino, Porto, Posillipo, San Carlo all'Arena, San Giuseppe, San Lorenzo, Stella, Vicarìa), da alcune frazioni fuse con la città a varie fasi anche per volere di Gioacchino Murat (Arenella, Bagnoli, Miano, Piscinola, Fuorigrotta, Vomero) e dai comuni aggregati durante il regime fascista (attualmente suddivisi nei quartieri di Barra, Chiaiano, Pianura, Soccavo, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, Secondigliano e Scampìa).
I quartieri più popolosi sono quelli corrispondenti al territorio dei comuni aggregati durante il ventennio fascista. La sovrappopolazione di tali zone, che fanno da sole i due terzi della popolazione della città, è dovuta principalmente alla scelta politica - poi rivelatasi fallimentare - di individuare in quei luoghi le aree in cui realizzare gli agglomerati ex legge 167/1962 (edilizia residenziale pubblica) e legge 219/1981 (edilizia residenziale pubblica per i terremotati del 1980).
Evoluzione demografica
Abitanti censiti in migliaia[10][11]
Storia [12]
La città fu probabilmente fondata dagli abitanti della colonia greca di Cuma attorno all'VIII secolo a.C., con il nome di Partenope, sull'attuale Monte Echia. Tale insediamento sarebbe stato successivamente chiamato Palepolis ("città vecchia"), quando la città sarebbe stata rifondata nel V secolo a.C. con il nuovo nome di Néa-pólis, ("città nuova").
Nel 326 a.C., a seguito delle guerre sannitiche, i Romani conquistarono definitivamente la città, che conservò però la lingua greca almeno fino al II sec. d.C.. Nei secoli seguenti Napoli ospitò molti imperatori romani che trascorsero qui pause di governo. In particolare, nel 476 d.C. l'imperatore Romolo Augustolo fu imprigionato nel Castel dell'Ovo.
Nel 536 Napoli fu conquistata dai Bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'Impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo. La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini ed i saraceni.
Nel 1137 i Normanni conquistarono la città, ponendo fine al ducato e Napoli entrò così a far parte del neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo. Dopo la dominazione sveva, nel 1266 gli Angioini trasferirono la capitale da Palermo a Napoli, decisione che fu tra le cause della rivolta dei Vespri siciliani, al termine della quale la Sicilia passò alla corona d'Aragona con una separazione che provocò di fatto la nascita del Regno di Napoli.
Nel 1442 anche Napoli cadde in mano aragonese diventando una delle città più influenti del dominio Aragonese e ospitando stabilmente, durante il regno di Alfonso il Magnanimo (1442-1458), il re e la corte di questo grande stato mediterraneo. Nel 1501 il Regno di Napoli fu conquistato dagli Spagnoli e, per oltre due secoli, governato da un viceré per conto di Madrid. Nel XVII secolo la città vide la famosa rivolta di Masaniello e la nascita di una effimera repubblica indipendente.
Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707) e la tenne fino al 1734, anno in cui il regno ritornò indipendente grazie a Carlo di Borbone. Sotto la dinastia dei Borbone Napoli divenne una delle principali capitali europee.
Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.
Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu conquistato dai Mille di Garibaldi e annesso al Regno d'Italia.
Durante la seconda guerra mondiale Napoli vide, dopo l'8 settembre, la rivolta popolare contro l'occupante tedesco comunemente detta delle Quattro giornate di Napoli.
Personalità legate a Napoli
Luoghi d'interesse
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Centro storico di Napoli | |
Tipo | Architettonico, artistico |
Criterio | C (ii) (iv) |
Pericolo | Nessuna indicazione |
Riconosciuto dal | [[1995]] |
Scheda UNESCO | |
«Iscrizione:1995. Giustificazione: Il comitato ha deciso di iscrivere tale luogo sulla base dei criteri C (ii) (iv), considerando che il luogo è di straordinario valore culturale. Napoli è una delle più antiche città europee, la cui attuale struttura urbana conserva gli elementi della sua lunga e movimentata storia. La sua posizione sul Golfo di Napoli le da un eccezionale valore universale che ha profondamente influenzato molte zone d'Europa e non solo.»
Napoli possiede un vasto repertorio di monumenti in un'area relativamente ristretta a causa delle leggi per la sicurezza pubblica che furono in vigore dall'Alto medioevo per quasi seicento anni, secondo le quali era proibito costruire fuori dalle mura della città. Questo è stato probabilmente una tra i fattori più caratterizzanti dello sviluppo della città e le sue opere d'arte, avendo obbligato alla costruzione di case, monumenti, chiese, giardini e palazzi in uno spazio relativamente esiguo, e gettando le basi per il caratteristico assetto urbanistico di Napoli. Nel solo centro storico sono presenti 4 castelli, circa 390 chiese storiche, 709 palazzi storici e una miriade di abitazioni e portici che si arrampicano uno sull'altro che nascondono più di cinquanta fontane e che sovrastano nove siti archeologici e otto catacombe.
Principali castelli ed edifici storici
Così chiamato perché secondo la leggenda Virgilio nascose nelle sue segrete un uovo, a reggere tutta la struttura dell'edificio, e che nel momento in cui fosse stato rotto avrebbe fatto crollare il castello e portato catastrofi alla città. Il castello sorge sull'isolotto di Megaride, dove nel VII secolo a.C. sbarcarono i Cumani che fondarono Partenope. Vi fu costruita la villa del romano Lucio Licinio Lucullo, fortificata da Valentiniano III e che ospitò il deposto ultimo imperatore romano Romolo Augusto, mortovi poco dopo. Dopo alterne vicende, nel XII secolo fu ricostruito dai Normanni e poi ristrutturato dagli Aragonesi. Attualmente vi si svolgono mostre e convegni e l'ingresso è libero. Il Borgo marinari è un insieme di abitazioni e ristoranti che si sviluppano alla base dell'edificio.
Fu costruito nel 1153 da Guglielmo I di Sicilia e, sebbene adibito a reggia fortificata, vide ben poca vita di corte. Infatti l'allora Regno di Sicilia aveva la sua capitale a Palermo. Con l'avvento degli Svevi, Federico II soggiornò spesso a Napoli e curò in particolare la fortificazione del castello, strategicamente posizionato sulla principale via d'accesso alla città da terra. Fino all'avvento della dinastia aragonese, la Porta Capuana era posizionata proprio dinanzi al Castel Capuano. Quella odierna, la rinascimentale, fu fatta edificare poco discosto da Ferrante d'Aragona ad opera di Giuliano da Maiano. Sotto il viceré spagnolo Don Pedro di Toledo, al castello furono riuniti i Tribunali del Regno. Per i successivi cinquecento anni, Castel Capuano è stato sinonimo di Tribunali. Solo da pochi anni è iniziato il trasferimento degli uffici giudiziari nei moderni edifici del Centro direzionale.
Più correttamente detto Castel Nuovo, fu costruito tra il 1279 e il 1282 da Carlo I d'Angiò ed adibito a palazzo reale sotto la sua dinastia. Al tempo di Roberto d'Angiò vi soggiornarono tra gli altri Petrarca e Boccaccio. Dopo la conquista aragonese, il castello fu completamente rifatto e del vecchio edificio nulla rimane, salvo la Cappella di Santa Barbara. Imponenti le cinque torri di piperno e tufo che delimitano le spesse mura. In senso antiorario, sono: Torre di San Giorgio, Torre di Mezzo, Torre di Guardia, Torre dell'Oro (unica a non esser rivestita di piperno e così denominata perché ospitava il tesoro della Corona aragonese) e Torre del Beverello. L'arco di trionfo in marmo, fra le torri di Mezzo e di Guardia, fu costruito alla metà del Quattrocento da Francesco Laurana e celebra l'entrata di Alfonso I d'Aragona in Napoli il 26 febbraio 1443. Il fossato, oggi prosciugato, avrebbe ospitato secondo una leggenda un coccodrillo che azzannava gli sventurati rinchiusi nelle segrete del castello, da qui denominate fosse del coccodrillo. La monumentale Sala dei Baroni, che oggi ospita le riunioni del Consiglio comunale, era la sala centrale del castello. Fu così chiamata perché nel 1487 vi furono arrestati i baroni che congiurarono contro Ferrante I d'Aragona, da lui appunto riuniti lì per celebrare le nozze della nipote. Oggi l'edificio ospita il Museo Civico. Nella sua Sala centrale, Pietro da Morrone, salito al Soglio come Celestino V, nel dicembre 1294 - come ricorda Dante - «fece per viltade il gran rifiuto» aprendo la strada all'ascesa di Bonifacio VIII, dopo un conclave tenutosi nello stesso locale.
Fu edificato sulla cima della collina del Vomero verso il 1275 da Carlo I d'Angiò col nome di Belforte. Completamente ristrutturato tra il 1538 e il 1546 dal viceré Don Pedro de Toledo, assunse l'attuale pianta a stella. Fu teatro delle ultime disperate difese dei patrioti della Repubblica napoletana contro la reazione borbonica nel 1799. Oggi è usato per mostre e convegni internazionali.
È stato il fulcro del potere a Napoli dal XVII secolo al 1946. Edificato per volere del viceré Fernando Ruiz de Castro, fu realizzato da Domenico Fontana e rimaneggiato più volte dai vari sovrani. Le sale sono arredate e affrescate in stili spesso diversi a seconda dei sovrani che vi abitarono. Di particolare magnificenza lo Scalone d'Onore in marmo. Il giardino esotico fu realizzato nel 1841. La facciata fu arricchita alla fine dell'Ottocento dalle grandi statue dei principali esponenti delle dinastie che regnarono sulla città di Napoli: Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d'Angiò, Alfonso I d'Aragona, Carlo V d'Asburgo, Carlo III di Borbone, Gioacchino Murat, Vittorio Emanuele II di Savoia.
Inaugurato il 4 novembre del 1737 è il più antico teatro d'opera attivo oggi in Europa nonché il più capiente d'Italia (3.000 posti). Per la città fu la cornice della scuola musicale napoletana. Nel 1816 fu restaurato in seguito a un incendio, e l'attuale facciata, la loggia e l'atrio risalgono ad allora. Tra i direttori artistici del teatro si annoverano Gioacchino Rossini e Gaetano Donizetti.
Principali musei
In origine Real Museo Borbonico fu inizialmente previsto a Capodimonte per ospitare la collezione Farnese che Carlo di Borbone aveva ereditato dalla madre. Con la scoperta delle città sepolte dall'eruzione del Vesuvio, Pompei ed Ercolano, la gran copia di reperti rinvenuti indusse il sovrano a creare un Museo di maggior respiro utilizzando l'edificio seicentesco del Largo delle Pigne, già caserma di cavalleria e all'epoca sede dell'Università. I lavori di adattamento si protrassero sino al 1818 e fu quindi Ferdinando I a vederne il completamento. Attualmente contiene un'ampia raccolta di manufatti risalenti all'epoca romana, provenienti dai siti di Pompei ed Ercolano, marmi, mosaici (compreso La battaglia di Isso, il mosaico più grande della storia antica), la collezione Farnese, reperti dalle Terme di Caracalla, statue provenienti dagli appartamenti vaticani, nonché una delle più importanti raccolte egiziane, comprensiva di alcune delle mummie meglio conservate esistenti. È considerato, per i chiari motivi di cui sopra, il museo archeologico dell'età classica più importante d'Europa.
Fu edificata da Carlo III nel Settecento nella già preesistente riserva di caccia dell'omonima collina. Vi abitarono Ferdinando IV e Gioacchino Murat, e nel 1950 è diventata Museo Nazionale, come previsto originariamente. Nei saloni ospita opere di Michelangelo, Raffaello, Botticelli, Masaccio, Caravaggio e Tiziano nonché un'importante collezione di porcellane, ed una sezione con importanti tele dell'impressionismo francese di fine '800. Il vasto bosco che circonda il palazzo è il più grande della città.
Edifici di culto
(Vedi anche Monumenti di Napoli per l'elenco parziale delle chiese.)
«Nelle Chiese di questa città alberga la più grande bellezza e la più grande magnificenza... non v'è dubbio che le chiese di Napoli sono pari, e può darsi superino, quelle di Roma in grandezza, bellezza di architettura, dorature e altri arricchimenti, ma soprattutto in sontuosità di ornamenti di argenteria, essendo tutte addobbate con grandi coltri, velluti, drappi dorati. Credo che le chiese di Napoli superino pure in numero quelle di Roma»
Napoli nel '700 veniva soprannominata "la città dalle 500 cupole" (oggi 448 chiese monumentali.[14]); terremoti, pestilenze e soprattutto i 181 bombardamenti della seconda guerra mondiale, hanno sottratto alla città partenopea più di 60 chiese; ma, nonostante tutto, la città continua a possedere un alto numero di chiese e si presume sia con molta probabilità la città con più edifici di culto al mondo. Molte sono le chiese proibite, dalle porte sbarrate da secoli o abbandonate senza custode che spesso contengono anche opere di alto valore artistico (come ad esempio la Chiesa di Santa Maria della Sapienza su Via Costantinopoli che contiene tele di Luca Giordano) ma è da far notare una caratteristica rara nelle città turistiche: tutte le chiese (tranne ovviamente quelle da sempre chiuse) sono usufruibili dai fedeli per espletare il proprio culto e per celebrare i propri sacramenti e per questo motivo ne è vietato l'ingresso ai turisti durante i riti religiosi.
Alcune tra le principali basiliche e chiese di Napoli:
Nel cuore del centro storico della città, edificato tra il 1310 e il 1340 per volere di Roberto d'Angiò. All'originale pianta gotica seguì una ristrutturazione barocca nel Seicento, finché nel 1943 non venne quasi interamente distrutta dai massicci bombardamenti degli Alleati e completamente restaurata nella sua originale forma gotica. L'interno ospita la tomba del re Roberto dietro l'altare maggiore e tra i sepolcri delle cappelle vi è quello della regina Maria Cristina di Savoia e dell'eroe nazionale Salvo d'Acquisto. Merita una citazione il chiostro maiolicato delle Clarisse, un grande giardino delimitato da un chiostro completamente rivestito di mattonelle in maiolica policroma del Settecento.
Così chiamata per distinguerla dalla Chiesa del Gesù Vecchio, è sita in Piazza del Gesù Nuovo, nei pressi del Monastero di Santa Chiara. Inaugurata nel 1597, fu voluta dai gesuiti ed edificata sul sito dove già si trovava il palazzo Sanseverino del principe di Salerno. In puro stile barocco, l'interno è decorato con stucchi in oro, statue ed affreschi (la maggior parte dei quali di Belisario Corenzio); vi si onorano numerosi santi, tra cui Ignazio di Loyola e Giuseppe Moscati. La facciata, appartenente al palazzo preesistente, è in piperno, con bugne a diamante e precede di un trentennio circa la similare del ferrarese Palazzo dei Diamanti.
Esso assume un'importanza centrale sul piano storico. Sul suo sito esisteva probabilmente un tempio ad Apollo, e la prima cattedrale fu fatta edificare da Costantino nel IV secolo. Il Duomo vero e proprio fu costruito sotto gli Angiò, ma rimaneggiato continuamente nei secoli al punto da essere un insieme di vari stili: facciata pseudo neogotica costruita nell'Ottocento, portali in gotico fiorito, interni in buona parte barocchi: in particolare in puro barocco napoletano è la Cappella del Tesoro. Fulcro della chiesa, la Cappella ospita la statua bronzea di San Gennaro e 51 statue d'argento dei "compatroni". Il tesoro è formato da varie donazioni di sovrani e ricchi devoti, tra cui spicca la mitra d'argento di Matteo Treglia arricchita di pietre preziose. Nella cappella è anche custodito il cranio del santo e soprattutto l'ampolla che racchiude il suo sangue, oggetto del "miracolo" della liquefazione.
È anch'essa frutto di una stratificazione di stili: edificata tra il 1283 e il 1324 sotto Carlo II d'Angiò, fu poi restaurata dopo vari dissesti nel Seicento in chiave barocca ma un tentativo di riproporne l'originale assetto gotico fu fatto nell'Ottocento. Nel Cappellone del Crocifisso è conservata appunto una tavola duecentesca raffigurante un crocifisso che si dice abbia parlato a Tommaso d'Aquino già insegnante di teologia nell'attiguo convento, all'epoca Università. La Sacrestia è affrescata con Il trionfo dell'Ordine Domenicano (che appunto dimorava in chiesa) di Francesco Solimena e vi sono sepolti sovrani e nobili Aragonesi.
Fu probabilmente edificata da Giovan Francesco di Sangro duca di Torremaggiore nel 1590 e successivamente adibita dal nipote, Alessandro, ad ospitare le tombe della famiglia San Severo. Tra le numerosissime statue volute, dal 1744 al 1770 circa da Raimondo di Sangro, VII Principe di Sansevero, spiccano La Pudicizia di Antonio Corradini, ed il noto Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino del 1753 : l'opera attirò il Canova nel suo soggiorno napoletano, al punto che tentò invano di acquistarla perché rimasto sbigottito dalla fattura così reale del sudario che copre il corpo del Cristo.[15]
Domina la zona che fu teatro della rivoluzione di Masaniello (1647). Nella chiesa è venerata un'immagine della Madonna su una tavoletta di legno detta "La Bruna". L'interno inoltre conserva la tomba del principe Corradino di Svevia disegnata dallo scultore neoclassico danese Thorvaldsen. La peculiarità che rende la chiesa del Carmine oggetto di devozione popolare è la presenza di un crocefisso finemente lavorato in legno cui è legato un famoso miracolo. Si racconta che durante una battaglia tra gli Angioini e gli Aragonesi per il dominio sulla città, un proiettile penetrò nella chiesa diretto verso il crocifisso, e che Gesù abbassò prodigiosamente il capo in modo che solo la corona di spine venne colpita. Qui fu sepolto Masaniello (i cui resti ora con molta probabilità sono nelle fondamenta della chiesa) e Luisa Sanfelice. Fu in questa chiesa che vennero celebrati i funerali di Totò.
Trecentesca, fondata ad opera del nobiluomo Gualtiero Galeota. Al suo interno si trova il monumento funebre del Re Ladislao. Sulle pareti sono presenti affreschi di scuola giottesca, ed è da segnalare anche il pavimento maiolicato della cappella Caracciolo del Sole realizzata nel 1427.
Edificata nel Duecento da Carlo I d'Angiò sul sito di una chiesa paleocristiana i cui resti sono stati riportati recentemente alla luce, come sempre fu rimaneggiata nei secoli ed è un misto di barocco e gotico. La torre del campanile fu teatro della rivolta di Masaniello. Nell'interno sono ospitate le tombe di Caterina d'Austria, Carlo e Giovanna di Durazzo e Roberto d'Artois. In questa chiesa Giovanni Boccaccio incontrò il suo amore Fiammetta, e Francesco Petrarca vi pregò la notte del 4 novembre 1343 terrorizzato dalla predizione di una spaventosa tempesta fatta da un eremita.
Fontane
Napoli è tra quelle città che possiedono il più alto numero di fontane storiche ( tra monumentali, ornamentali , rionali, e fontanelle) al mondo. La loro storia accompagna quella della città da secoli. Hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, principalmente, erano due gli scopi che ne promuovevano la costruzione: anzitutto quello di distribuire le acque (provenienti da acquedotti ed acque sorgive) al popolo; l'altro motivo è prettamente politico, ricordiamo che la storia di Napoli è caratterizzata da lunghe e numerose dominazioni straniere e i sovrani succeduti al trono, molto spesso, "regalavano" al popolo, nuove e maestose fontane; a dimostrazione della loro generosità o simbolo del loro potere. Napoli sul finire del XVIII secolo, possedeva un gran numero di fontane, site in più punti della città; nel tempo, molte delle quali, sono state spostate, modificate e nel peggiore dei casi, razziate. Oggi, il loro numero è comunque considerevole, sono circa 14 le fontane monumentali e, più del doppio di quest'ultime, quelle ornamentali; inoltre, più di 50 ( tra ulteriori fontane ornamentali e fontanelle) sono "nascoste" all'interno di palazzi monumentali, ville e chiostri. Le fontane visibili al pubblico sono relativamente poche, poiché la maggioranza sono in stato di degrado. Quelle razziate sono nel deposito comunale del Chiatamone, in attesa di restauro e di visibilità. Altre ancora, sono state vendute ad antiquari e musei privati.
Alcune fontane
- Fontana del Nettuno
- Fontana della Sirena
- Fontana di Monteoliveto
- Fontana del Sebeto
- Fontana della Sellaria
- Fontana delle paparelle (o Tazza di Porfido)
- Fontana del Formiello
- Fontana dell'Esedra
Cimiteri monumentali e catacombe
La città possiede numerose aree cimiteriali monumentali, quelle più vaste e quelle che rappresentano meglio il "culto dei morti" in città, sono: Il Cimitero delle Fontanelle ed il Cimitero di Poggioreale. Realizzato in una cavità ubicata all'interno del Rione Sanità, il Cimitero delle Fontanelle fu per secoli oggetto di culto da parte del popolo napoletano. All'interno vi sono depositati migliaia di resti di ossa umane delle persone decedute a causa dell'epidemia del colera che investì Napoli nel XVII secolo (circa quarantamila teschi che venivano venerati, adottati, curati con l'auspicio di ottenerne delle grazie). Questo culto venne interrotto a causa del naturale contrasto della Chiesa verso i riti pagani, intorno agli inizi degli anni Settanta. Dopo 20 anni di chiusura il cimitero è stato restaurato e recentemente aperto al pubblico.
Il cimitero di Poggioreale; consta di varie parti distaccate che si arrampicano sulle colline partenopee da Poggioreale fino a San Carlo all'Arena. La parte principale è il cimitero monumentale che data la ricchezza di statue, lapidi, chiese e cappelle è da considerarsi un museo a cielo aperto e sicuramente uno dei posti meno conosciuti artisticamente (Il cimitero contiene circa 1.000 statue). Uno dei posti più particolari è il Quadrato degli uomini illustri dove riposano tutte le personalità che hanno dato lustro alla città: Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani, E. A. Mario, Vincenzo Gemito, Saverio Mercadante, Luigi Giura, Tito Angelini, Gilda Mignonette e tanti altri. Un'altra parte importante da segnalare è quella della chiesa di Santa Maria del Pianto dalla quale diparte un vialetto a zig zag che scende dalla collina e dove si possono incontrare le cappelle di private di Antonio de Curtis ed Enrico Caruso. Recandosi di persona alla cappella privata di Totò, si può notare che quest'ultimo riceve tutt'ora, inserite all'interno della cappella, lettere da ammiratori che recano in molti casi l'intestazione "Antonio De Curtis - Cimitero di Napoli".[16]
Tra le catacombe le più note sono le Catacombe di San Gennaro, ma non sono le uniche della città che anzi è ricca di questo tipo di testimonianze storiche (Catacombe di Sant'Aspreno, Catacombe di Sant'Eufebio, Catacombe di San Gaudioso, Catacombe di San Pietro ad Aram, Catacombe di San Severo alla Sanità).
Scavi archeologici e Napoli Sotterranea
È possibile effettuare visite guidate nel sottosuolo che mostrano la stratificazione del territorio della città nel corso della storia. Napoli sotterranea è un percorso guidato attraverso vecchie cisterne sotterranee, risalenti in gran parte all'epoca greco-romana e che furono attive fino all'ottocento: Napoli era l'unica grande città europea ad avere l'acqua potabile nelle case, attraverso un sistema di pozzi collegati direttamente alle cisterne dell'acquedotto sotterraneo. Tali cisterne sono state ricavate mediante scavi nel sottosuolo di tufo, la tipica roccia vulcanica sulla quale e con la quale la città è stata costruita.
L'esame delle cavità, alcune di gigantesche proporzioni, ha permesso di stabilire che il tufo per costruzione è stato estratto sin dai primordi della città (è presente dello stucco greco lungo le pareti che serviva come impermeabilizzante). In pratica si può dire che gli edifici venivano costruiti con materiale estratto sotto gli stessi. Circa un chilometro di gallerie, delle decine presenti sotto la città, è visitabile. In diversi luoghi della città e dei dintorni sono presenti anche diverse catacombe.
Altri luoghi d'interesse
Segue un elenco di alcuni tra gli ulteriori principali monumenti :
Gallerie
Palazzo storici
Obelischi
- Obelisco dell'Immacolata
- Obelisco di San Gennaro
- Obelisco di San Domenico
- Obelisco ai caduti in Piazza dei Martiri
Porte
Monumenti funebri
Statue all'aperto
Altro
Parchi, oasi, boschi e tempo libero
Napoli possiede 33 giardini storici e parchi aperti al pubblico: la Villa Comunale di Napoli (prima dell'Unità denominata "Villa Reale") fu fatta realizzare da Ferdinando IV su disegno del Vanvitelli nel 1780 per dare alla nobiltà napoletana un'oasi di gran ricercatezza sull'allora lungomare, impreziosendola di statue, fontane e alberi esotici ma proibita al popolo. Al suo interno di primaria importanza è la Stazione Zoologica Anton Dohrn, aperta al pubblico nel 1874, istituzione scientifica e di ricerca sita in un edificio neoclassico e ospitante, fra l'altro, l'acquario cittadino: il più antico del mondo[17] (fu aperto al pubblico il 12 gennaio 1874).
Una estesa vista su Napoli e le sue coste a nord e a sud si può osservare dalla Collina dei Camaldoli e dal Parco del Poggio.
Oltre al già citato parco di Capodimonte, la cui pianta odierna fu realizzata dal tedesco Friedrich Dehnhardt nel 1833, è da citare la Villa Floridiana. Il parco prende il nome da Lucia Migliaccio duchessa di Floridia, moglie morganatica di Ferdinando IV, che appunto abitò in questa villa del Vomero il cui parco fu realizzato nel 1817 da Dehnhardt e Antonio Niccolini in stile neoclassico con statue, finte rovine, boschetti, anfratti e un teatrino di verzura all'aperto. Nella villa attualmente ha sede il Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina e la zona panoramica sul golfo.
Le coste settentrionali della Provincia di Napoli ospitano i Parchi sommersi di Baia e di Gaiola esempi unici nel Mediterraneo di Parchi archeologici sommersi. Il Parco sommerso di Gaiola (istituito congiuntamente dai Ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali), localizzato all'apice del promontorio di Posillipo intorno agli isolotti della Gaiola incorpora considerevoli valori ambientali a reperti archeologici di età Romana, sommersi nel corso dei secoli da un fenomeno di bradisismo negativo che ha causato l'affondamento della costa di circa 6/8 metri. Più periferica è l'Oasi degli Astroni, diretta dal WWF, che si trova in una grande conca vulcanica risalente a 3.700 anni fa nei Campi Flegrei. Riserva di caccia aragonese, poi di Carlo III, fu arricchita di alcune torri e casini di caccia ancora esistenti. Immersa completamente nel verde, l'oasi si distingue per il grande lago, la ricca flora e la presenza di numerose specie di uccelli oltre che piccoli animali.
Il tempo libero ha un polo di grande attrattiva nel quartiere di Fuorigrotta. Qui sorge lo Stadio San Paolo inaugurato nel 1959 che ospita le partite di calcio del Napoli ed è stato ristrutturato per i mondiali di calcio del 1990; la Mostra d'Oltremare realizzata nel 1940 dal fascismo per ospitare i prodotti delle colonie e diventata area espositiva di 750.000 metri quadri con 9 padiglioni per mostre e fiere, 30 sale congressuali fino a 2.000 posti, teatro al chiuso e all'aperto per complessivi 3.000 posti, due piscine, quattro campi da tennis, e che ospita numerosi eventi di portata nazionale e internazionale; il parco dei divertimenti Edenlandia più "antico" d'Italia, fondato nel 1965; il Giardino Zoologico altrimenti detto Zoo di Napoli; in più la zona ospita un bowling, un multicinema con 11 sale, fast food, sale giochi, campi di calcio, calcetto e tennis, nonché la Piscina Scandone, olimpionica, utilizzata per le gare di pallanuoto delle squadre napoletane ed utilizzata precedentemente per i Giochi del Mediterraneo del 1964. Nella zona era anche sito il Palazzetto dello Sport "Mario Argento" destinato in particolare alla pallacanestro, abbattuto nel 2005 ed in corso di ricostruzione. Le attività della pallacanestro di vertice si svolgono ora nel PalaBarbuto (5000 posti) costruito di fronte al vecchio palazzetto per permettere alle squadre napoletane di affrontare il massimo campionato e le competizioni europee.
A Bagnoli, ha sede dal 1993 la Città della Scienza (museo scientifico sui generis primo in Europa), mentre nei pressi di Piazza Carlo III è presente il Real Albergo dei Poveri - che diverrà Città dei Giovani. Arterie di shopping principali nella città sono, oltre le già citate, quelle di Via dei Mille, Piazza dei Martiri, via Colabritto e Via Carlo Poerio che insieme formano la zona dello shopping con le più note firme mondiali. Altre vie dello shopping più popolari sono quelle al Vomero di Via Scarlatti e Via Luca Giordano, e a Soccavo quella di Via Epomeo.
Piazze, strade e luoghi tipici
Tra le arterie principali di Napoli vi è di certo Via Toledo, (denominata "Via Roma" durante il ventennio fascista) voluta dal viceré Pedro de Toledo che la edificò nel 1536. Grazie alla pedonalizzazione, la lunga strada è ora il fulcro dello shopping cittadino con i suoi numerosi negozi (soprattutto di abbigliamento) e del turismo con i suoi palazzi storici che vi si affacciano: il Banco di Napoli, Palazzo Doria d'Angri, palazzo Colonna di Stigliano, la la chiesa Spirito Santo, Piazzetta Augusteo, l'accesso est della Galleria Umberto I. Sfocia su Piazza Trieste e Trento dove è presente la San Ferdinando e su Piazza del Plebiscito.
Tra le piazze maggiori di Napoli vi è Piazza del Plebiscito. Su di essa si affacciano due importanti monumenti : il Palazzo Reale e la Basilica di San Francesco di Paola , che con il suo colonnato forma un'ellisse nei cui fuochi sono poste due statue equestri in bronzo: una di Antonio Canova raffigurante Carlo III e l'altra di Antonio Calì raffigurante Ferdinando IV. Sono da segnalare le statue dei leoni sul basamento ai lati del colonnato: nel cuore della piazza ogni anno nel periodo natalizio vengono realizzate opere d'arte contemporanea da artisti internazionali, concerti ed eventi di grande richiamo come il Concorso ippico internazionale di Napoli. Quest'ultimo concorso si è svolto nelle più grandi piazze del mondo fin quando la produzione dello stesso ha deciso di rendere Napoli il luogo fisso in cui svolgerlo.
Più antica è Piazza Dante: tra il Cinquecento e il Seicento era detto "Mercatello" perché vi si tenevano i mercati 'periferici', ma tra il 1757 e il 1765 fu completamente ricostruita sotto Carlo III da Luigi Vanvitelli, che edificò l'emiciclo sulla cui sommità eresse ventisei statue raffiguranti le virtù del sovrano. Al centro della piazza la statua equestre di Carlo non fu mai posta poiché venne occupata dall'albero della libertà durante la Repubblica napoletana e poi dalla statua di Napoleone Bonaparte durante il regno di Murat. L'attuale statua di Dante Alighieri che dà il nome alla piazza fu posta dopo l'unità d'Italia. Al lato nord vi è Port'Alba col suo mercato dei libri e al lato sud la Chiesa di San Michele. Nel 2002 è stata ristrutturata su progetto dell'architetto Gae Aulenti e resa ancora più spaziosa per ospitare l'omonima fermata della metropolitana. L'edificio vanvitelliano ospita il Convitto e Liceo Vittorio Emanuele.
La zona di San Gregorio Armeno è nota ai più poiché vi si tiene il mercato del presepe, una grande tradizione natalizia napoletana. Le botteghe espongono i modelli più raffinati e più singolari di pastori, santi, Gesù bambini e altre amenità (come i personaggi dell'anno o personalità legate a Napoli come Totò, Massimo Troisi o Eduardo de Filippo. La via prende il nome dalla Chiesa di San Gregorio Armeno, costruita tra il 1574 e il 1580 affrescata all'interno da Luca Giordano. Ogni martedì vi si tiene il miracolo della liquefazione del sangue del dente di Santa Patrizia.
Da Piazza del Gesù Nuovo a Piazza San Domenico si distende Via Benedetto Croce tratto centrale della cosiddetta Spaccanapoli, il Decumano inferiore della Napoli greco-romana, che nel suo sviluppo assume diverse denominazioni. Su Piazza del Gesù Nuovo si affaccia la Chiesa del Gesù Nuovo mentre al centro si erge un obelisco, noto come Guglia dell'Immacolata, alto 34 metri sulla cui cima è posta la statua bronzea della Madonna Immacolata eretta nel 1747. L'8 dicembre di ogni anno vi si tiene una cerimonia che consiste nella posa di una corona di fiori sulla statua in cima alla colonna. Via Benedetto Croce, invece, prende invece il nome dall'omonimo filosofo napoletano d'origini abruzzesi che in quella strada - e precisamente a Palazzo Filomarino - visse i principali anni della sua vita e fondò l'Istituto Italiano per gli Studi Storici.
Il lungomare di Napoli prende il nome di Via Caracciolo, in onore dell'ammiraglio Francesco Caracciolo fatto impiccare da Orazio Nelson sulla nave Minerva (già da lui comandata) nel golfo della città, per la sua adesione alla Repubblica Napoletana. La strada in realtà è recente, risale alla fine dell'Ottocento quando sostituì l'arenile che la Villa Reale (con l'Unità, Villa Comunale) separava dalla Riviera di Chiaia[18]. Il lungomare si snoda per chilometri di passeggiata con vista e, dopo Castel dell'Ovo prende il nome di Via Partenope, strada realizzata con riempimenti a mare. Negli ultimi anni sono state rese balneabili le sottili spiagge vicino alle scogliere artificiali.
Complessi architettonici moderni
È un complesso di grattacieli progettati dall'architetto Kenzo Tange e ultimati negli anni '80 che sono serviti a decongestionare il centro storico dagli uffici e dal traffico. Tra questi edifici è presente il grattacielo più alto d'Italia (la torre Telecom Italia alta 129 metri). Hanno sede nel centro direzionale, l'Ansamed e l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
È la principale sede fieristica della città, su una superficie di circa 720.000 mq comprendente edifici, padiglioni espositivi, teatri, fontane e giardini. Inaugurata nel 1940 e denominata Mostra Triennale delle Terre Italiane d'Oltremare, riproponeva inizialmente gli assetti architettonici tipici della propaganda "imperiale" fascista.
Cultura
Università
A Napoli sono operativi quattro atenei statali e due privati:
L'Università degli Studi di Napoli "Federico II" è la principale della città. Nata come espressione della cultura ghibellina contrapposta a quella guelfa di Bologna, fu fondata da Federico II nel 1224, ed è la terza in Italia. L'Ateneo Federiciano, che ha assunto il nome del suo fondatore con decreto del 7 settembre 1987, è comunque la più antica università statale e laica del mondo [19], ed è considerato uno degli atenei più prestigiosi per gli studi ingegneristici, giuridici e letterari. Fra gli altri vi ha insegnato il celebre grecista Marcello Gigante, massimo esperto dei papiri rinvenuti a Ercolano.
La Seconda Università degli Studi di Napoli è stata istituita nel 1989 per decongestionare quella federiciana; è articolata in poli omogenei situati nelle città di Aversa, Capua, Caserta, Santa Maria Capua Vetere, mentre ha operativa in città una Facoltà di Medicina e Chirurgia che comprende le lauree specialistiche e gli altri corsi dell'area sanitaria. Le strutture assistenziali e didattiche sono suddivise tra il policlinico vecchio (nel centro storico) ed il nuovo Policlinico nella zona collinare (quest'ultimo è però in massima parte occupato da strutture dell'università Federico II). La sede amministrativa, tuttavia, è a Caserta e così come le facoltà, che sono nella provincia, per cui ha legami con Napoli solo per il nome e per una facoltà, anche se importante. Di fatto è università di Terra di Lavoro.
L'Università degli studi di Napoli "L'Orientale" (fino al 2002 "Istituto Universitario Orientale" o IUO) è la più antica università di orientalistica e sinologia del continente, fu fondata nel '700 dal padre missionario Matteo Ripa come "Collegio dei Cinesi" e oggi è tra le maggiori istituzioni europeee per gli studi filologici e linguistici sulle aree extra-europee. È composta dalle facoltà di lettere e filosofia, lingue e letterature straniere, Studi arabo-islamici e del Mediterraneo, scienze politiche (con un occhio di riguardo alle relazioni internazionali). Vi si insegnano numerose lingue antiche ed oltre 140 lingue moderne.
L'Università degli studi di Napoli "Parthenope" (IUN, o "Istituto Universitario Navale sino al 2001), fu istituita nel 1920 come Regio Istituto Superiore Navale, originariamente specializzato per gli studi economici, con una particolare attenzione agli scambi commerciali internazionali.
L'Università degli studi Suor Orsola Benincasa (ex Istituto Universitario omonimo), è un libero ateneo fondato dalla religiosa Orsola Benincasa, pensatrice molto in vista nei salotti intellettuali napoletani del periodo della controriforma (inizi XVII secolo), nato come istituto superiore di magistero e tuttora specializzato negli studi umanistici e sociali, con un particolare riguardo alla tradizione educativa introdotta dalla pedagogista suor Orsola.
Napoli è inoltre sede della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale che vi opera attraverso la Sezione San Tommaso d'Aquino e la Sezione San Luigi la prima delle quali è legata al seminario arcivescovile e trae origine dalla facoltà teologica già presente nel primo ordinamento dell'ateneo federiciano nel 1224 e la seconda alla Compagnia di Gesù (gesuiti). La facoltà teologica è nata nel 1969 riunendo e lasciando distinte le due scuole.
Biblioteca Nazionale
Nel 1804 fu aperta al pubblico la Reale Biblioteca di Napoli nel Palazzo degli Studi, attualmente sede del Museo Archeologico Nazionale. Le collezioni librarie ivi ubicate erano state trasferite dalla Reggia di Capodimonte per volontà reale. Divenuta Reale Biblioteca Borbonica nel 1816, nel 1860 con l'unità d'Italia fu poi denominata Biblioteca Nazionale. Nel 1910 fu arricchita con la collezione di papiri ercolanensi ritrovati negli scavi della città vesuviana. Nel 1922 la sede dopo lungo dibattito e su suggerimento di Benedetto Croce fu spostata all'odierna sede nel Palazzo Reale in Piazza Plebiscito. Subì molti problemi durante la guerra sia per l'occupazione nazista che per quella alleata, ma i testi più preziosi furono trasferiti in località più sicure fino alla riapertura nel 1945. Oggi la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III contiene quasi due milioni di volumi, circa 20.000 manoscritti, più di 8.000 periodici, 4.500 incunaboli e 1.800 papiri ercolanensi ed è la terza in Italia per dimensioni dopo quelle centrali di Firenze e Roma[20]. Ricca di preziosi volumi orientali (Napoli è anche sede dell'Istituto Orientale), è qui che Bernardo Bertolucci si è documentato sulle culture dell'Estremo Oriente, per poter dirigere poi il film L'ultimo imperatore, del 1987.
Poli scientifici
Oltre alle già citate Città della Scienza e Acquario Dohrn, di particolare interesse sono altri siti scientifici.
Il Real Orto Botanico fu voluto dai Borbone e approvato da Giuseppe Bonaparte nel 1807 durante il governo napoleonico e realizzato dagli architetti De Fazio e Paoletti. Caduto in degrado per i danni della seconda guerra mondiale, fu abilmente rimaneggiato e arricchito tra gli anni '60 e '80 dal direttore Aldo Merolla. Attualmente i 12 ettari di terreno ospitano 25.000 esemplari di piante di ogni genere disposte in collezioni all'aperto o in serre.
Nel Collegio Massimo dei Gesuiti in via Mezzocannone n.8 sono ubicati i principali musei scientifici napoletani, curati dalla Federico II:
- Il Museo di Zoologia con collezione di uccelli, mammiferi e di particolare interesse quella di conchiglie da tutto il mondo.
- Il Museo di Paleontologia con circa 50.000 reperti fossili molti dei quali da siti campani, e un grandioso scheletro completo di Allosauro.
- Il Museo di Antropologia con reperti e mummie da tutto il mondo tra cui reperti di Troia e uno scheletro umano del paleolitico.
- Il Museo di Mineralogia con minerali e pietre da tutto il mondo e il Museo Mineralogico Campano con circa 3.500 esemplari.
Per gli astrofili è da citare l'Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Voluto da Gioacchino Murat nel 1812, fu inaugurato nel 1819. Situato a 150 metri dal livello del mare sulla collina di Capodimonte, è impegnato nell'osservazione del Sole, delle stelle e della galassie grazie anche all'accesso ai più grandi telescopi ottici del pianeta e a quelli in orbita.
Arte
Durante la sua storia, la città ha avuto sovente una presenza artistica di primo piano. Oggi si cerca di tenere viva questa tradizione.
Sicuramente da menzionare la tradizione artistica della Porcellana di Capodimonte. Nel 1743 Carlo di Borbone fondò la Real Fabbrica di Capodimonte dando inizio alla produzione artistica di opere conservate nel Museo di Capodimonte nella zona collinare di Napoli. Tale tradizione è ancor oggi tenuta viva grazie all'impegno di diverse fabbriche napoletane nate nella metà del 1800 e ancora operanti.
L'Accademia di Belle Arti, fondata da Carlo III di Borbone nel 1752 come "Real Accademia di Disegno", è stata il centro dell'attività della Scuola di Posillipo nell'Ottocento ed è stata diretta da personalità quali Domenico Morelli, Francesco Saverio Altamura, Gioacchino Toma. Molte delle loro opere sono esposte nella collezione d'arte ospitata dall'Accademia. Vi si tengono oggi corsi di pittura, decorazione, scultura, scenografia, restauro, arredo urbano, e una scuola di nudo.
Storica è la tradizione del Conservatorio di Musica "San Pietro a Majella", nel cuore della città, fondato nel 1826 da Francesco I di Borbone come "Regio conservatorio di musica", e dove oggi si tengono insegnamenti per tutti gli strumenti musicali ed è ospitato un notevole museo della musica. Infine da segnalare l'offerta di teatri, una tradizione tra le più antiche d'Europa (il San Carlo risale al Settecento), che oggi annovera dodici teatri principali.
Arte contemporanea
Napoli, sebbene ricca di testimonianze del passato, è anche un laboratorio e una importante vetrina internazionale dell'arte contemporanea. Soprattutto negli ultimi anni si è assistito, in città, ad un intensificarsi d'eventi, mostre, istallazioni in luoghi simbolo, un moltiplicarsi di gallerie private, alla realizzazione di opere architettoniche con il contributo di importanti artisti, tanto che molti critici d'arte e appassionati considerano Napoli uno dei principali siti italiani del contemporaneo.
Ogni anno è ormai tradizione ospitare, durante il periodo natalizio in Piazza del Plebiscito, istallazioni di artisti di fama internazionale tra cui Mimmo Paladino, Richard Serra, Rebecca Horn, Luciano Fabro ed altri.
Molto attivi sono i due musei di arte contemporanea della città: il PAN ed il MADRE, acronimi di Palazzo delle arti Napoli e Museo d'arte Donna Regina. Il primo, inaugurato nel 2005 nel settecentesco Palazzo Roccella in via dei Mille, è adibito ad ospitare opere ed eventi artistici di ogni tendenza. Il secondo è stato realizzato ristrutturando (ad opera di Alvaro Siza) un antico palazzo in pieno centro storico a poca distanza dal Museo archeologico nazionale.
Tra le particolarità di Napoli nel campo dell'arte contemporanea va menzionato inoltre il Metrò dell'arte. La metropolitana, infatti, non è concepita come semplice luogo di transito ma come vero e proprio museo dove soffermarsi. Ogni stazione contiene numerose istallazioni di artisti di fama internazionale (tra cui Joseph Kosuth, Mimmo Rotella, Mario Merz) o di giovani artisti emergenti.
Napoli è sede infine di altri eventi internazionali, uno fra tutti la Biennale dei giovani artisti dell'Europa e del Medirerraneo, manifestazione svoltasi nel 2005 che ha visto partecipare 700 giovani artisti da molti paesi europei e mediterranei.
Pittura
Tra le molte correnti pittoriche napoletane che si sono succedute nei secoli, di particolare rilevanza e pregio artistico sono risultate quelle del Seicento e dell'Ottocento. Alla prima appartengono Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera, Bernardo Cavallino, Mattia Preti e Luca Giordano. Della seconda si ricordano invece in particolare Antonio Pitloo, Giacinto Gigante e Domenico Morelli.
Musica
La vita musicale napoletana fu molto intensa già a partire dal XV fino al XVII secolo nell'ambito della polifonia sacra e profana. Dal XVII e soprattutto nel XVIII secolo la Scuola Musicale Napoletana assunse un ruolo preminente nel campo della musica sacra e operistica con musicisti come Alessandro Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi, Nicola Porpora.
La canzone classica napoletana, assurta a fenomeno storico nel corso delle annuali feste di Piedigrotta tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento e con i successivi Festival della Canzone Napoletana, è oggi un patrimonio tutelato. È attivo da vari anni, presso la sede RAI di Napoli, l'Archivio Sonoro della Canzone Napoletana. Altro fenomeno musicale di particolare interesse è la cosiddetta Sceneggiata che si fonda sulla sceneggiatura di un intero spettacolo teatrale partendo da una canzone di argomento popolare, protagonista indiscusso di quest'arte fu Mario Merola.
Dagli anni '50 si diffusero i cantautori cosiddetti "melodici" che mettevano in musica testi originali quando non poesie tradizionali in lingua napoletana, come i capolavori di Salvatore Di Giacomo. L'interprete assoluto di questo periodo della canzone napoletana è Roberto Murolo. Dagli anni '80 si è affermato, tuttavia come fenomeno locale, il genere "neomelodico", che cerca di ricollegarsi alla tradizione della canzone napoletana con canzoni e testi che in genere trattano storie d'amore ambientate nella Napoli moderna. Il risultato artisticamente è discutibile (i testi sono piuttosto superficiali e la tecnica affidata spesso a semplici basi elettroniche) e sicuramente non paragonabile a quello ottenuto dalla canzone napoletana propriamente detta, ma in ambito locale questo genere riscuote un notevole successo: tra i pochi autori degni di nota, Nino D'Angelo il quale ha dato vita, in seguito a una prima fase strettamente basata sugli stereotipi della canzone neomelodica, ad un secondo percorso musicale più maturo e affascinante, formato da risonanze etniche e mediterranee.
È comunque vasta la schiera di cantautori e musicisti che in modo moderno hanno dato e danno il loro contributo alla continuazione della tradizione musicale partenopea. Padre della nuova Napoli fu Renato Carosone, innovatore e precursore dei cambiamenti, il quale cominciò ad arricchire la melodia classica con suoni arabi, attingendo anche al miglior jazz americano. Pino Daniele, Edoardo Bennato ed Eugenio Bennato, Enzo Gragnaniello, 24 grana, Tullio De Piscopo, James Senese e i Napoli Centrale, Marco Zurzulo, Enzo Avitabile, Tony Esposito e il violinista Lino Cannavacciuolo, sono solo alcuni dei musicisti "moderni" più famosi e apprezzati.
Napoli è inoltre esportatrice di techno in Europa, con una scuola definita appunto "Naples Techno", fatta di artisti napoletani emigrati in paesi come l'Inghilterra e la Spagna, e li hanno affermato il proprio stile. Molti di questi dj hanno ultimamente conosciuto il successo anche in terra natia grazie al crescente interesse del pubblico napoletano verso la techno, in particolar modo per la corrente minimal. Dalla fine degli '80 Napoli ha dato luogo a massicce produzioni di musica elettronica, trip-hop e rock alternativo. Ricordiamo il trip-hop "napoletano" degli Almamegretta, i 99 Posse, i particolari Le Loup Garou, l'industrial dei Narcolexia, la rock-dance-psichedelica dei Planet Funk e tantissimi altri tra cui decine di Dj alcuni dei quali noti sia in Italia che in Europa.
Cinematografia
«Napoli è un set a cielo aperto!»
Napoli è insieme a Roma e Venezia una delle città italiane più rappresentate nella cinematografia nazionale e internazionale e grandi registi si sono succeduti negli anni a partire dai Fratelli Lumiere che nel 1898 effettuarono alcune delle loro prime riprese sul lungomare di Napoli (rendendola di fatto una delle città con la testimonianza cinematografica più antica), passando attraverso gli anni '60 e '70 con i film di Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Lina Wertmuller, Vittorio de Sica, Ettore Scola, Dino Risi, Mario Mattoli, Melville Shavelson fino ad arrivare ai giorni nostri con Massimo Troisi, Vincenzo Salemme, Paul Greengrass, Giuseppe Tornatore, Nanni Loy, Paolo Sorrentino.
Ambientati e girati a Napoli sono alcuni dei film storici del cinema italiano, tra i quali Matrimonio all'italiana e Ieri, Oggi, Domani entrambi di Vittorio De Sica e con potagonisti Sophia Loren e Marcello Mastroianni.
La città di Napoli è tutt'ora protagonista di un congruo numero di fiction e soap opera come Un Posto al Sole (la prima soap mai prodotta in Italia in onda incessantemente da ormai più di dieci anni e prodotta nel Centro Rai di Napoli), La Squadra, Assunta Spina, San Giuseppe Moscati e tanti altri che si sono succeduti tra anni '80, '90 e oltre.
Prevista inoltre per il 2009 l'uscita del kolossal più costoso mai girato in Europa (circa 150 milioni di euro, attualmente in pre-produzione) diretto da Roman Polanski la cui trama, che si svolgerà durante gli ultimi giorni di Pompei nel 79 d.C., parlerà degli intrighi che giravano intorno all'acquedotto più grande dell'Impero Romano che riforniva d'acqua l'intero golfo di Neapolis.
Teatro
Il teatro napoletano è una delle più antiche e conosciute tradizioni artistiche della città. Tra i suoi principali esponenti si citano Antonio Petito, Raffaele Viviani, Eduardo Scarpetta, il figlio naturale di questi, Eduardo De Filippo e la sua compagnia, composta fra l'altro dai fratelli Titina De Filippo e Peppino De Filippo, quest'ultimo a sua volta autore teatrale. Eduardo intraprese una originale attività di scrittura e recitazione teatrale, volta a portare sul palcoscenico l'anima di Napoli e dei suoi abitanti, la napoletanità considerata come cartina di tornasole, attraverso cui evidenziare i caratteri fondamentali dell'umanità e della società contemporanea. Tra le commedie più importanti ricordiamo Napoli milionaria!, Il sindaco del rione Sanità, Natale in casa Cupiello, Filumena Marturano, Uomo e galantuomo e Questi fantasmi!, commedia riportata con successo sui palcoscenici di New York nel 2004, edizione adattata dall'attore e regista cinematografico John Turturro. Tra gli autori contemporanei spicca il nome di Vincenzo Salemme, tra i suoi scritti Lo strano caso di Felice C., ...E fuori nevica e Premiata Pasticceria Bellavista. Tradizionale maschera napoletana è inoltre la figura di Pulcinella, che, secondo Benedetto Croce, nacque nella Napoli del Seicento da un certo Puccio d'Aniello.
Il teatro massimo della citta è il Teatro San Carlo (il più capiente d'Italia con 3.000 posti ed il più antico d'Europa), mentre il teatro stabile della città è il Teatro Mercadante. Altri noti palcoscenici sono il Diana, il San Ferdinando, l'Augusteo, il Sannazaro, il Bracco, il Bellini.
Grazie a questa secolare e duratura tradizione teatrale e al numero da record di teatri rispetto alle altre città italiane, la città di Napoli è stata scelta dal governo come sede delle prime tre edizioni del Festival Nazionale del Teatro che si terrà nel triennio 2007-2009.
Media
Centri televisivi
In viale Marconi a Fuorigrotta ha sede un Centro di produzione RAI. In questo centro vengono prodotti programmi televisivi come la fiction La Squadra e la soap opera Un posto al sole. Nel Centro di produzione di Fuorigrotta, inoltre, hanno avuto luogo le riprese di programmi comici e di intrattenimento come il Pippo Chennedy Show, L'ottavo nano o Furore.
A ciò va aggiunto il gran numero di canali televisivi regionali (quasi uno per ogni quartiere) che hanno la propria sede nella città e in provincia. Questi network sono spesso stati veri e propri trampolini di lancio per artisti divenuti poi famosi a livello nazionale. Solo per fare alcuni nomi, tra questi possiamo annoverare Biagio Izzo, Rosalia Porcaro, Alessandro Siani, Antonio D’Ausilio e Michele Caputo. I canali regionali in Campania e a Napoli si differenziano da quelli delle altre regioni italiane per una produzione fatta in maggior parte da veri e propri programmi televisivi di ogni genere. È proprio con programmi come questi (Telegaribaldi e Pirati, per citare i più famosi) che gli attori citati in precedenza hanno raggiunto il successo e si sono fatti notare dai produttori nazionali.
Qui di seguito un elenco dei più noti canali regionali che hanno sede a Napoli :
- Campania Tv
- Canale 8
- Canale 21
- Napoli International
- Italiamia
- Napoli Tv
- Tele A
- Tele Libera 63
- Tele Napoli 34
- Teleoggi Canale 9
- Televomero
- Tla
Giornali e quotidiani
I due giornali più antichi e noti di Napoli sono essenzialmente due: il Roma, fondato nel 1862, e Il Mattino, fondato nel 1892 da Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao, tra i primi in città per numero di copie e diffusione dei lettori (dati ADS).
Accanto a questi possono essere elencati:
- Il Denaro
- Corriere del Mezzogiorno
- Città Metropoli
- Napoli Più
- Il Giornale di Napoli
- Cronache di Napoli
Radio regionali e nazionali
Napoli oltre ad abbondare di canali televisi privati, possiede anche un ingente quantitativo di radio talvolta conosciute anche a livello nazionale.
Tra le più note:
Sport
Sport di squadra
«Oh mamma, mamma, mamma/ sai perché mi batte il corazon?/ Ho visto Maradona, Ho visto Maradona/ Eh mammà, innamorato son!»
Napoli vanta una lunga tradizione sportiva che spesso ha portato a grandi successi nazionali e internazionali.
Nel calcio la massima espressione cittadina è il Napoli Calcio: quest'ultimo ha vinto due campionati (1987 e 1990), tre Coppe Italia (1962, 1975, 1987), una Coppa Uefa (1989) ed una Supercoppa Italiana (1990), prima di conoscere una fase molto critica dalla quale solo ultimamente sembra essersi ripresa. La squadra ha vantato, soprattutto nel periodo aureo degli ultimi anni '80, la militanza nelle sue file di grandi campioni fra i quali Diego Armando Maradona, Antonio Careca, Ciro Ferrara, Gianfranco Zola e Fabio Cannavaro.
Negli ultimi anni è aumentato il seguito del Napoli Basket, che nel 2006 è riuscito anche a conquistare la Coppa Italia e si è qualificato per la prima volta per l'Eurolega. Il Napoli Basket raccoglie idealmente l'eredità della Partenope Napoli nel 1968 conquistò la Coppa Italia e nel 1970 la Coppa delle Coppe.
Nella pallacanestro femminile, la Phard Napoli ha conquistato nel 2007 il suo primo scudetto, battendo nei play-off prima le campionesse in carica di Schio, poi Venezia ed infine Faenza che l'aveva battuta nella finale di Coppa Italia. Lo scudetto del 2007 non è però il primo della pallacanestro napoletana: nel 1941 infatti si aggiudicò il titolo la GUF Napoli.
Lunghissima la serie di successi della squadre di pallanuoto cittadine. La Rari Nantes Napoli, la Canottieri Napoli ed il Posillipo in momenti diversi hanno dominato la scena nazionale ed europea contribuendo anche, con giocatori napoletani, ai successi della nazionale.
Meritano inoltre di essere ricordati i due scudetti consecutivi della Polisportiva Partenope Rugby nel 1965 e 1966, anche se il rugby napoletano manca ormai da anni dalla massima serie.
Nel football americano è da ricordare la Briganti Napoli che milita in Superbowl League da qualche anno.
Il quadro completo
- Società Sportiva Calcio Napoli: 2 scudetti, 3 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, 1 Coppa UEFA, 1 Coppa delle Alpi, 1 Coppa di Lega Italo-Inglese
- Società Sportiva Basket Napoli: 1 Coppa Italia
- Partenope Napoli: 1 Coppa Italia, 1 Coppa delle Coppe
- Napoli Basket Vomero: 1 scudetto, 1 Coppa Europa
- GUF Napoli: 1 scudetto
- Posillipo: 11 scudetti, 1 Coppa Italia, 3 Coppe dei Campioni, 2 Coppe delle Coppe
- Rari Nantes Napoli: 5 scudetti
- Canottieri Napoli: 8 scudetti, 1 Coppe dei Campioni
- Polisportiva Partenope Rugby: 2 scudetti
Sport individuali
Folta anche la schiera di atleti napoletani che hanno regalato all'Italia titoli mondiali e olimpici. Fra i tanti ricordiamo i fratelli Giuseppe e Carmine Abbagnale (campioni del canottaggio, sette titoli mondiali e due ori olimpici), il pugile Patrizio Oliva (tre titoli europei, uno mondiale e medaglia d'oro a Mosca), il judoka Giuseppe Maddaloni (medaglia d'oro a Sidney, lo schermidore Sandro Cuomo (medaglia d'oro ad Atlanta)e il nuotatore Massimiliano Rosolino (un titolo mondiale e medaglia d'oro a Sidney); anche un'altra giovanissima nuotatrice, Caterina Giacchetti, campionessa a livello europeo (quarta nei 200 m farfalla ai Mondiali di nuoto di Montreal nel 2005) si avvia a risultati di livello olimpico. Napoli, tra l'altro, è stata scelta per ospitare nel 2006 i mondiali di nuoto in acque libere. La città vanta anche una buona tradizione nella scherma, tanto che la finale dei mondiali del 1998 fu giocata tra due napoletani: Raffaello Caserta e Luigi Tarantino. Al secondo andò l'oro ma poi i due atleti divisero in parti uguali i premi in denaro, da buoni amici.
Manifestazioni sportive
Fra le manifestazioni sportive fisse ricordiamo la maratona di nuoto Capri - Napoli, il Gran Premio Lotteria di Agnano di Trotto ed il Giro Ciclistico della Campania. Napoli è candidata assieme a Roma a ospitare le Olimpiadi 2016
Folklore
Pizza, Vesuvio e mandolino: sono le tre famose parole magiche che si associano a Napoli nella mentalità collettiva. Molto più note dei suoi monumenti, le tradizioni napoletane sono risapute, celebrate - e a volte caricaturizzate - in tutto il mondo nonché simbolo dell'iconografia italiana all'estero. Anche Pulcinella, che è una maschera napoletana, fa parte del folklore partenopeo. Non molti però conoscono la figura di o' Munaciello, allegro e dispettoso folletto, agile come un gatto, le cui intenzioni si possono dedurre dalla scazzetta nera o rossa; o ancora, la Bella M'briana, spirito del focolare domestico.
Cucina napoletana
- La Pizza
«La Pizza Napoletana va consumata immediatamente, appena sfornata, negli stessi locali di produzione. L'eventuale asporto del prodotto verso abitazioni o locali differenti dalla pizzeria ne determina la perdita del marchio»
La pizza, prodotto culinario napoletano per eccellenza, si diffonde in città tra il Seicento e il Settecento senza avere tuttavia le caratteristiche attuali. Si tratta infatti inizialmente di una variante della focaccia, arricchita con basilico o strutto o alici e più tardi con pomodoro e mozzarella di bufala campana o fior di latte. Solo nell'Ottocento inizia la moda dei buongustai di pizza e la prima vera pizzeria della quale si conosce il nome fu aperta nel 1830 nella zona di Port'Alba. La ricetta classica più nota risale invece al 1889. L'Associazione "Verace Pizza Nnapoletana"[21] fondata nel 1984 dai più antichi maestri pizzaioli diffonde da allora la metodologia di produzione e di degustazione della verace pizza napoletana artigianale, associando le pizzerie nel mondo che utilizzano i prodotti previsti e la corretta metodologia. Ogni anno a Napoli a settembre si svolge il Pizzafest nella sede della Mostra d'Oltremare dove a prezzi modici si può degustare una pizza scegliendo tra le dozzine di pizzerie all'aperto[22].
- La pastasciutta
Non si ferma certo alla pizza il vastissimo campionario della cucina napoletana. Necessario citare infatti gli spaghetti: l'immagine tipica dell'affamato Pulcinella che s'ingozza con un piattone di spaghetti al pomodoro è stata ripresa anche da Totò nel suo Miseria e nobiltà. Il modo più tipico di cucinare gli spaghetti (o anche vermicelli) a Napoli è quello di condirli con le vongole. Gli spaghetti alle vongole possono essere o in bianco o col pomodoro (la tradizione si divide) e possono essere conditi o con vongole veraci o con lupini. Altra tradizione è quella del ragù, tipico piatto domenicale. Probabilmente derivante dal ragôut francese, il ragù napoletano (o rraù in dialetto, celebrato in una poesia di De Filippo) è una salsa di lunga ed elaborata preparazione (cinque-sei ore di cottura) fatta con pomodoro e carne di vitello o di maiale soprattutto nel periodo di Carnevale, e va servita su pasta col buco.
- I dolci
Celeberrima è poi la tradizione dolciaria napoletana, che ha beneficiato degli influssi delle diverse corti (e rispettivi cuochi ufficiali) che si sono succedute nella città. Tra le mille specialità la più nota è forse la sfogliatella, che può essere riccia o frolla a seconda della preparazione della pasta sfoglia che la compone: realizzata nel Settecento nel monastero di Santa Rosa situato a Conca dei Marini, nei pressi di Amalfi, il ripieno è a base di crema di ricotta, semolino, canditi, vaniglia e cedro. Vi è poi il babà, forse di origini polacche, dolcetto fatto con pasta morbida imbevuto di sciroppo a base di limone e rum e che poi può essere ricoperto in superficie con crema pasticciera e frutta fresca. Le zeppole mangiate il giorno di San Giuseppe - e che per questo a volte sono confuse con le zeppole di San Giuseppe (bignè alla crema) - sono a Napoli morbide ciambelline ricoperte di zucchero candito. Ci sono poi dolci legati a festività, come la pastiera che si mangia a Pasqua fatta con pasta frolla e grano cotto nonché con ricotta, cedro, arancia e zucca candita. A Natale ci sono gli struffoli, piccole sferette fritte ricoperte di diavolilli (confettini colorati), canditi e miele, che si suppone siano stati portati dagli antichi greci (stroungolous è una parola che significa arrotondato). A Carnevale, infine, ci sono le chiacchiere, fritte e ricoperte di zucchero a velo, il migliaccio, fatto con semola, latte e ricotta, ed infine il sanguinaccio, crema in origine fatta di sangue di maiale e oggi di cioccolata aromatizzata con la cannella.
Il Presepe
Sebbene la leggenda ritenga che il primo presepe fu realizzato da Francesco d'Assisi nel 1223, questa tradizione è tipicamente napoletana. Tra il XVII e XVIII secolo l'arte del presepe raggiunge le più alte punte artistiche. Molti esemplari sono visibili oggi nel Museo di San Martino. La tradizione è ancora viva per molti napoletani che allestiscono il presepe nelle loro case nel periodo natalizio, acquistando le statuette nella celebre Via San Gregorio Armeno dove si trovano le botteghe dei pastorai.
Smorfia, iettatura e religiosità popolare
«Non è vero, ma ci credo.»
Benché il gioco del lotto abbia avuto origine in Italia intorno al 1539 a Genova, esso è fortemente legato alla città di Napoli, dove venne introdotto relativamente tardi, nel 1682. La forte religiosità del popolo napoletano provocò dei "problemi di morale" giacché la Chiesa lo aveva proibito, e dopo un terremoto nel 1688 fu abolito perché considerato causa della punizione divina. La passione del gioco tuttavia ebbe la meglio, il lotto fu reintrodotto e la monarchia credette opportuno regolamentarlo per trarne i dovuti profitti. Ogni sabato le estrazioni si tenevano dinanzi alla Gran Corte dei Conti e con due testimoni del popolo al Palazzo della Vicaria. Il lotto, ufficiale e non, provocò la reazione degli intellettuali, tra cui Matilde Serao che nel suo Il ventre di Napoli criticò in due capitoli appositi la degradazione apportata dal gioco al popolino. Rimane tuttavia legata a Napoli la tradizione della smorfia. Il termine, derivante da "Morfeo", il dio greco dei sogni, si riferisce all'abitudine di giocare numeri "ricevuti" in sogno. Questi numeri non sono quasi mai ricevuti esplicitamente, ma elaborati in base a un sistema che affonda le sue origini nella Cabala ebraica e che stabilisce che per ogni evento, azione o personaggio sognato corrisponde un numero. Numerosi sono i libri che permettono di stabilire questa corrispondenza. Oggi i numeri più celebri sono quelli legati alla tombola, sorta di lotto casalingo giocato soprattutto nel periodo natalizio, e da cui ha preso tra l'altro ispirazione l'attuale gioco del Bingo. Legato alla smorfia è il Munaciello, lo spirito demoniaco ma a volte anche benigno che ha dominato le storie e le leggende napoletane per secoli, e che ancora oggi è temuto e rispettato dai napoletani più tradizionalisti. A volte il munaciello dà a colui che ha avuto la casa infestata dalla sua presenza i numeri da giocare al lotto, ma bisogna tenere il segreto e non confidarlo ad altri. A volte si limita a fare dispetti, ma altre volte ancora porta la gente alla follia e alla morte. Matilde Serao racconta la leggenda sull'origine di questo essere: sembra sia stato il frutto di una relazione tra una giovane della borghesia aragonese (tale Catarinella Frezza) e un popolano, Stefano Mariconda. La relazione, osteggiata dalla famiglia di lei, portò all'uccisione di Stefano e alla chiusura in convento di Catarinella, che ebbe però un figlio, storpio, che le monache vestirono da frate per nasconderne le deformità. Sarebbe dunque questo 'o munaciello. Altri dicono che il munaciello era l'amministratore dei pozzi della città, le cui acque spesso avvelenava. La popolarità di questo personaggio ha portato De Filippo a scrivere uno dei suoi capolavori teatrali Questi fantasmi, e sull'argomento sono stati scritti altri spettacoli.
Numerose altre leggende napoletane sono comunque raccolte dalla Serao nel suo Leggende napoletane e nel volume di Benedetto Croce Storie e leggende napoletane.
Il folclore napoletano è fortemente legato alla religiosità popolare, in particolare domina il culto dei santi e della Madonna, cui viene attribuito di volta in volta un suffisso diverso a seconda della particolare statua, icona o chiesa cui il fedele si riferisce. Numerose sono le edicole votive nei vicoli del centro storico. Ad una di queste edicole è legata la tradizione della Madonna dell'Arco, nome che deriva da un'edicola votiva di Sant'Anastasia che rappresenta una Madonna detta "dell'arco" perché questo borgo alle porte di Napoli era contraddistinto dalle arcate di un antico acquedotto romano. Il lunedì di Pasqua del 1450, a quanto si racconta, un giovane che giocava a palla-maglio scagliò irato la palla contro l'immagine della Madonna, che iniziò a sanguinare. In seguito, si è ripetuto un numero enorme di miracoli aventi come protagonista quell'immagine della Madonna (nel 1849 fu visitata da Papa Pio IX) e ogni anno nelle vicinanze di Pasqua si tengono cortei di supplicanti e adoranti che culmina il Lunedì di Pasqua dinanzi all'immagine della Madonna, dove i cosiddetti fujenti ("coloro che corrono" in napoletano) implorano in modo colorito l'immagine. Uno dei santi più amati è poi Giuseppe Moscati, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1987: giovane e valente medico dell' Ospedale degli Incurabili, Moscati fu stimato da tutti i poveri e i miserabili che si recavano a casa sua per farsi visitare privatamente spesso senza retribuzione. Medico e ricercatore illustre, fu dominato da un'incrollabile fede che trasfuse anche a colleghi quali Pietro Castellino e Leonardo Bianchi.
Infine discorso a parte va fatto per San Gennaro, il santo patrono della città (il cui vero nome era Ianuario, perché appartenente alla Gens Ianuaria), martirizzato nel 305 sotto Diocleziano. Il suo sangue fu raccolto in un'ampolla, e nel 431 a quanto sembra per la prima volta si sciolse improvvisamente per poi ricoagularsi. Questo avvenimento è stato testimoniato storicamente nel 1389 per la prima volta, e si è ripetuto fino ad oggi, salvo alcune "interruzioni" che secondo la tradizione corrispondono a gravi sciagure per la città. Oggi il miracolo si compie tre volte l'anno: in primo luogo il 19 settembre, giorno del martirio; poi la vigilia della prima domenica di maggio (quando le sue spoglie furono traslate da Benevento a Napoli), ed infine il 16 dicembre, anniversario del suo più famoso miracolo, avvenuto nel 1631, quando i Napoletani condussero la statua del santo al Ponte della Maddalena e la lava del Vesuvio in eruzione si fermò salvando la città. Il miracolo del sangue è stato oggetto di varie contestazioni in ambiente scientifico secondo le quali il sangue sarebbe un liquido simile a gel, dotato cioè di proprietà tissotropiche, che lo porta quindi a sciogliersi se mosso meccanicamente. Il popolo rimane però ancora legato al miracolo e al santo, e resta celebre la frase comparsa sui muri della città quando il Concilio Vaticano II decretò culto di ambito unicamente locale quello del santo: San Genna', futtatenne! (San Gennaro, fregatene!).
Trasporti e collegamenti
Il tessuto urbano e la particolare morfologia della città, con le sue vie spesso strette e le numerose zone crateriche e collinari hanno sempre reso il problema dei trasporti di scottante attualità.
Autostrade, tangenziale e raccordi
Dalla città si dipartono l'autostrada del Sole verso Nord, la A3 verso Sud (in corso di ampliamento nel suo tratto più vicino a Napoli) e la A16 verso l'Adriatico.
La Tangenziale di Napoli (250.000 transiti in media al giorno[23]) decorre lungo la parte esterna della città attraversandone le colline con varie gallerie. Essa è una società per azioni privata; per l'attraversamento di essa è richiesto un pedaggio. Attraversa quasi tutti quartieri tranne il centro storico, Posillipo, Chiaia e San Ferdinando, e vi sono presenti 7 stazioni di servizio con punti ristoro e carburante. Si autodefinisce "la prima autostrada urbana in Italia"[24] nonché, per la sua panoramicità (in alcuni punti arriva fino a 400 metri d'altezza) fu definita dalla rivista "Quattroruote" la "tangenziale più panoramica d'Italia"[25]. La Tangenziale di Napoli consta di 14 uscite su entrambi i lati anche se in alcuni casi all'uscita vera e propria, seguono 2 o 3 diramazioni o raccordi sempre facenti parte della tangenziale. Fornisce ai cittadini, tramite un sito, la condizione attuale del traffico in tempo reale, grazie a tredici telecamere installate vicino ad ogni uscita/entrata e con i suoi numerosi segnali luminosi, display che indicano traffico, incidenti o lavori ad ogni entrata, piazzole di emergenza e stazioni di servizio può essere considerata un asse viario all'avanguardia.
Nella città sono presenti vari raccordi che collegano le parti basse a quelle collinari che altrimenti sarebbero troppo complicate da raggiungere tramite i normali assi viari. Inoltre esistono ottimi collegamenti con la periferia come l'Asse mediano, l"asse di supporto" e la Circonvallazione esterna. Quest'ultima è una strada provinciale che ha la stessa funzione del raccordo anulare di Roma: essa circonda la città sul suo bordo più esterno ed è costellata di raccordi per tangenziale, autostrade e comuni limitrofi.
Porto, aeroporti e stazioni ferroviarie
Il porto di Napoli (di cui fa parte il molo Beverello) è uno dei più importanti della penisola, primo in assoluto per numero di passeggeri totali (oltre 9.000.000 di passeggeri nel 2006 [26], secondo dopo Civitavecchia per numero di croceristi previsti per il 2007 (1.250.000) insieme a Venezia[27], tra i maggiori anche come traffico merci con oltre 22 milioni di tonnellate di merci e circa 440.000 container nel 2005 [26].
L'aeroporto di Napoli-Capodichino, sebbene limitato nel suo sviluppo dall'eccessiva vicinanza alla città, è stato nel 2005 il sesto d'Italia per numero di passeggeri dopo Fiumicino, i due scali milanesi, Venezia e Catania [28].
La stazione ferroviaria principale di Napoli è detta "Napoli Centrale" e sbocca su Piazza Garibaldi. Altre due stazioni, Mergellina e Campi Flegrei rispettivamente nel quartiere Chiaia e Fuorigrotta sono usate per le ferrovie nazionali, ma verranno presto dismesse da questo uso e attraversate esclusivamente dai treni della metropolitana. Per quanto riguarda la rete ferroviaria, Napoli è stato il primo capoluogo di regione ad essere raggiunto dalla linea dell'alta velocità proveniente da Roma.Altro scalo importante è la Stazione Napoli Garibaldi.
Metropolitana, funicolari, bus e tram
Negli ultimi anni si è individuata la metropolitana come unica soluzione possibile al traffico cittadino. In ciò Napoli ha potuto ricollegarsi ad un'antica e solida tradizione: la città fu infatti la prima in Italia a dotarsi di una ferrovia: la Napoli-Portici del 1839, primo tratto della Napoli - Nocera mentre con il passante ferroviario del 1925 (attuale linea 2) si trovò ad essere la prima città italiana dotata di un servizio ferroviario sotterraneo di tipo metropolitano, anche se dal 1889 era già in funzione la Ferrovia Cumana, anch'essa sotterranea ed espletante un servizio per certi versi metropolitano. Attualmente sono in avanzata fase di completamento otto linee di metropolitana regionale (con altre due in corso di approvazione) che porteranno Napoli, entro il 2011 ad avere una rete di trasporti metropolitani su ferro di 10 linee (4 di metropolitane urbane e 6 di ferrovie regionali viaggianti sulle reti della Ferrovia Cumana, Circumflegrea, Circumvesuviana, Alifana (oggi MetroCampania Nord-Est), interconnesse tra loro e con le quattro funicolari, con parcheggi di interscambio nelle zone periferiche e comprensiva di più di 100 stazioni (al momento 60) su tutta la superficie comunale [29]. La Linea 1 (anche detta Metrò dell'Arte) è caratterizzata dalla presenza, in numerose stazioni, di opere d'arte contemporanea, copie a grandezza naturale di statue classiche della collezione Farnese e reperti originali provenienti dagli scavi di Pompei (stazione Museo). Entro il 2008 verrà completata la stazione Municipio (realizzata da Alvaro Siza), che ingloberà al suo interno una nave romana ritrovata durante gli scavi per la sua costruzione. È in corso inoltre la ristrutturazione della stazione centrale di Piazza Garibaldi e della stessa piazza (su progetto di Dominique Perrault) ed è in fase di ultimazione quella della stazione di Montesanto, capolinea delle linee Cumana e Circumflegrea (progettata da Silvio D'Ascia).
Oltre alla rete metropolitana, sono presenti quattro funicolari.
La città ha da sempre avuto una lunga tradizione per quanto riguarda i tram. Ultimamente i vecchi tram sono stati tutti sostituiti con mezzi più moderni e all'avanguardia su modello di quelli francesi: tra le caratteristiche vi sono porte larghe e pianale ribassato, cose che permettono una maggiore accessibilità oltre che salite e dicese più rapide alle fermate. Riguardo i bus, a causa della particolare morfologia cittadina, si sono dovute sviluppare soluzioni alternative come mini-bus che riescono agevolmente ad accedere nei vicoli e nelle strade più strette, e bus con un punto di snodo al centro, capaci di portare il doppio dei passeggeri senza andare incontro a ostacoli dovuti all'eccessiva lunghezza del mezzo. In effetti a partire dagli anni '90 il parco vetture dell'Anm, l'azienda napoletana di mobilità e di altre aziende di trasporto operanti in Campania è oggetto di un continuo rinnovamento: sono stai acquistati in particolare autobus a metano, elettrici e filobus che hanno sostituito le vetture in uso dagli anni '60. Anche le linee sono oggetto di continue modifiche che seguono la realizzazione delle linee di metropolitana, in virtù della partecipazione dell' Anm, insieme ad altre aziende di trasporto operanti in Campania, al Consorzio Unicocampania: molte delle vecchie linee su cui erano impiegati bus ingombranti che attraversavano strade anguste, tortuose e ripide sono state sostituite da linee più brevi con mezzi più agili le quali gravitano, per lo più, intorno alle stazioni delle metropolitane: a queste ultime è affidata in pratica la lunga percorrenza. In tutte le fermate dei bus e dei tram è presente una pensilina illuminata in vetro e acciaio (di recente progettazione) con informazioni generiche e mappa della città. Inoltre sono presenti display che indicano l'orario di arrivo di ogni mezzo e le ultime notizie Ansa.
Suddivisioni amministrative del territorio
Fino al 2005, i 30 quartieri di Napoli erano suddivisi in 21 circoscrizioni. Con una serie di deliberazioni del consiglio comunale, la città è stata poi suddivisa in 10 municipalità.
Essi sono attualmente suddivisi in dieci municipalità con una popolazione media per ciascuna di circa 100.000 abitanti, con un Presidente eletto direttamente dal corpo elettorale, una Giunta ed un consiglio della municipalità di 30 consiglieri.
Elenco delle municipalità di Napoli :
Municipalità I: Chiaia, Posillipo, San Ferdinando Municipalità II: Avvocata, Montecalvario, Pendino, Porto, Mercato, San Giuseppe Municipalità III: Stella, San Carlo all'Arena Municipalità IV: San Lorenzo, Vicaria, Poggioreale, Zona Industriale Municipalità V: Vomero, Arenella Municipalità VI: Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio Municipalità VII: Miano, Secondigliano, San Pietro a Patierno Municipalità VIII: Piscinola, Scampìa, Chiaiano Municipalità IX: Soccavo, Pianura Municipalità X: Bagnoli, Fuorigrotta
Le prime elezioni per i Presidenti e i consigli delle nuove Municipalità si sono svolte il 28 e il 29 maggio 2006, contestualmente all'elezione del Sindaco e del consiglio comunale.
Tutti i codici di avviamento postale di Napoli suddivisi per quartieri e zone (il CAP generico è 80100).
- 80121 quart. Chiaia
- 80122 quart. San Ferdinando
- 80123 quart. Posillipo
- 80124 quart. Bagnoli (parte)
- 80125 quart. Bagnoli (zona Agnano Terme)
- 80125 quart. Rione Flegreo - Fuorigrotta
- 80126 quartt. Pianura e Soccavo
- 80127-80129 quart. Vomero
- 80128 quart. Arenella (parte)
- 80131 quart. Stella (zona Colli Aminèi)
- 80131 quart. Arenella (zona rione Alto)
- 80132 limite tra i quartt. Chiaia e Montecalvario
- 80133 quart. Porto
- 80134 quart. Montecalvario
- 80135 quart. Avvocata
- 80136 quart. San Lorenzo rione Sanità
- 80136 quart. Stella località Capodimonte (parte)
- 80137 quartt. San Carlo all'Arena e Stella (parte)
- 80138 quart. San Giuseppe
- 80139 quart. San Lorenzo
- 80141 quart. Vicarìa
- 80142 quartt. Mercato e Pendino
- 80143 quartt. Poggioreale e Zona industriale
- 80144 quartt. San Pietro a Patierno, Scampìa (parte), Secondigliano
- 80145 quartt. Chiaiano,, Miano, Piscìnola, Scampìa (parte)
- 80146 quart. San Giovanni a Teduccio
- 80147 quartt. Barra e Ponticelli
Amministrazione
Template:ComuniAmministrazione
I sindaci di Napoli dal 1901 ad oggi.
- 1901-1903 - Luigi Miraglia
- 1903-1904 - Ferdinando del Carretto
- 1904-1906 - Onofrio De Filippis
- 1906-1907 - Filippo Del Balzo
- 1907-1910 - Ferdinando Del Carretto
- 1910-1913 - Francesco Chioccarell
- 1913-1914 - Vittorio Menzinger
- 1914-1917 - Pasquale Del Pezzo
- 1917-1918 - Enrico Presutti
- 1918-1919 - Arturo Labriola
- 1919-1920 - Giuseppe Fagiolari
- 1920 - Eduardo Verdinois
- 1920-1921 - Alfredo Vittorio Russo
- 1921-1922 - Alberto Geremicca
- 1922-1924 - Raffaele Angiulli
- 1924-1925 - Alberto Geremicca
- 1925-1926 - Efisio Baccaredda
- 1926-1927 - Montuoro
- 1927-1930 - Dante Alamasi
- 1930-1932 - Giovanni De Riseis Duca di Bovino
- 1932-1934 - Lorenzo La Via di S. Agrippina
- 1934-1936 - Giovanni Niutta di Marescotti
- 1936-1943 - Giovanni Orgera
- 1943-1944 - Giuseppe Solimena
- 1944-1945 - Gustavo Ingrosso
- 1945-1946 - Gennaro Fermariello
- 1946-1948 - Giuseppe Buonocore
- 1948-1952 - Domenico Moscati
- 1952-1957 - Achille Lauro
- 1957-1958 - Alberto Senno
- 1958 - Nicola Sansanelli
- 1958-1961 - Alfredo Correra
- 1961-1962 - Achille Lauro
- 1962-1963 - Vincenzo Maria Palmieri
- 1963-1966 - Ferdinando Clemente di San Luca
- 1966-1970 - Giovanni Principe
- 1970-1974 - Gerardo De Michele
- 1974-1975 - Bruno Milanesi
- 1975-1983 - Maurizio Valenzi
- 1983-1984 - Francesco Picardi
- 1984 - Vincenzo Scotti
- 1984 - Mario Forte
- 1984-1987 - Carlo D'Amato
- 1987-1990 - Pietro Lezzi
- 1990-1993 - Nello Polese
- 1993 - Francesco Tagliamonte
- 1993-2000 - Antonio Bassolino
- 2000-2001 - Riccardo Marone
- 2001-in carica- Rosa Russo Iervolino
Gemellaggi e Consolati
Napoli è gemellata con le seguenti città :
- Baku, Azerbaijan
- Calcutta, India
- Kagoshima, Giappone
- Nablus, Palestina
- Salvador de Bahia, Brasile
- Zhengzhou, Cina
La città è sede di 64 consolati concentrati per la maggior parte nei quartieri Chiaia e Posillipo.
Alcuni dei consolati presenti a Napoli.
- Algeria - Via Santa Lucia, 15
- Argentina - Via Medina, 40
- Austria - Corso Umberto I, 275
- Bangladesh - Via Argine, 1150
- Belgio - Via Depretis, 78
- Bolivia - Via Duomo, 348
- Burkina Faso - Via Morgantini, 3
- Canada - Via Carducci, 29
- Cameroon - Calata Villa Popolo, 12
- Capo Verde - Via Torino, 6
- Repubblica Ceca - Corso Umberto I, 275
- Cile - Via Melisurgo, 15
- Cipro - Via Melisurgo, 15
- Corea del Sud - Centro direzionale (lt/E2-b)
- Costa d'Avorio - Piazza San Pasquale, 1
- Danimarca - Via Medina, 24
- Repubblica Dominicana - Via Orsini, 42
- El Salvador - Via Ponte di Tappia, 82
- Finlandia - Via Medina, 24
- Francia - Piazza della Repubblica, 2
- Germania - Via Crispi, 69
- Ghana - Via Firenze, 54
- Giappone - Via Ponte di Tappia, 82
- Grecia - Viale Gramsci, 5
- Guatemala - Via Giulio Cesare, 101
- Honduras - Via Maddalena, 340
- Indonesia - Via Incoronata, 20
- Inghilterra - Via Crispi, 122
- Islanda - Via Petrarca, 93/9
- Lussemburgo - Via Cristoforo Colombo, 45
- Malta - Via Ponte di Tappia, 82
- Marocco - Centro direzionale Isola G1
- Messico - Largo Sermoneta, 2
- Principato di Monaco - Via Capece 10/N
- Norvegia - Via Medina, 24
- Olanda - Via Depretis, 114
- Pakistan - Via Cintia, Parco San Paolo, isola 21
- Paraguay - Viale Gramsci, 18
- Perù - Via Cristoforo Colombo, 45
- Portogallo - Via Nardones, 118
- Russia - Via Petrarca, 50
- San Marino - Via Monte di Dio, 25
- Senegal - Via Melisurgo, 15 - Napoli
- Sierra Leone - Via Orsini, 42
- Sovrano Militare Ordine di Malta - Riviera di Chiaia, 180
- Spagna - Via dei Mille, 40
- Stati Uniti d'America - Piazza della Repubblica, 2
- Sud Africa - Corso Umberto I, 9/13
- Svezia - Via Toledo, 156
- Svizzera (Cessata attività 1 gennaio 2007. In attesa dell'elezione del console onorario)
- Thailandia, Viale Virgilio, 5
- Tunisia, Centro direzionale Isola /D3
- Uruguay, Via Chiaia, 216
- Venezuela, Via Palepoli, 21
Problemi della città
Un triste primato
Napoli e provincia purtroppo sono famose nel mondo anche per il grande numero di omicidi.
Secondo il libro "Fenomenologia dell'omicidio in Italia", 1999, la provincia di Napoli nel 1861 aveva il tasso di omicidi più alto d'Italia con quasi 70 delitti ogni 100.000 abitanti. Nel 2002 a distanza di quasi un secolo e mezzo, secondo la rivista on - line della polizia penitenziaria " Le due Città", questo triste primato le apparteneva ancora, con il 10,62% di omicidi compiuti in questa provincia sul totale nazionale.
Beppe Grillo durante il suo intervento al Parlamento Europeo ha tristemente paragonato il nostro parlamento al quartiere di Scampia, sostenendo che il primo è peggio del secondo. Purtroppo il triste primato del più pericoloso d'Europa, con un cittadino su quindici finito almeno una volta in carcere, da lui citato non fa ridere.
Camorra
A Napoli è nata la camorra, forma locale di criminalità organizzata, che tende a deprimere lo sviluppo delle attività commerciali e imprenditoriali cittadine.
L'origine della camorra sembra risalire ai tempi della dominazione spagnola a Napoli nel XVI secolo[senza fonte]. La camorra nasce però [senza fonte] con una struttura più gerarchica rispetto a quella attuale. Negli anni più recenti il periodo più cupo risale forse ai decenni tra il 1970 e il 1980 quando a Napoli spadroneggiava la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo che sarà poi infine sconfitta. Tra il 2004 e il 2005 la guerra tra il clan Di Lauro e gli "Scissionisti" per il controllo del traffico di droga nei quartieri di Scampia e Secondigliano ha prodotto più di sessanta morti (la cosiddetta "faida di Scampia"). I principali leader camorristici coinvolti sono stati assicurati alla giustizia. Appare però evidente che nella città continua a rimanere forte il controllo, quartiere per quartiere, di famiglie camorriste sempre meno in grado, e forse meno interessate di un tempo, di gestire il controllo della microcriminalità dilagante, dedite essenzialmente allo spaccio di droga e a rendere difficile lo sviluppo economico attraverso il racket o il controllo diretto delle imprese, a volte acquisite anche con la forza.
Le guerre di Camorra danno a Napoli il triste primato Europeo degli omicidio[senza fonte] Secondo il libro "Fenomenologia dell'omicidio in Italia", 1999, questo accadeva già nel 1861 quando nella provincia di Napoli il tasso di omicidi era di quasi 70 x 100.000 abitanti, il più alto d'Italia. Il quartiere di Scampia detiene il triste primato del più pericoloso d'Europa, con un cittadino su quindici finito almeno una volta in carcere.[senza fonte]
Degrado, abusivismo e altri problemi
Il problema dei rifiuti è presente nella regione Campania (e dunque anche a Napoli) dal 1992. Periodicamente vi sono nella città eccedenze di rifiuti non raccolti imputabili al fatto che le discariche campane sono state usate fino alla loro saturazione, mentre si attendeva la costruzione di termovalorizzatori. Un decreto del governo Prodi, il decreto Legge n. 61, (G.U. n. 108 del 11-5-2007), prevede l'apertura di 5 inceneritori. I siti scelti dal governo sono Serre (Salerno), Lo Uttaro (Caserta, già in funzione), Terzigno (nel Parco nazionale del Vesuvio, Provincia di Napoli), Savignano Irpino (Avellino), e Sant'Arcangelo Trimonte (Benevento): gli abitanti della zona hanno risposto con tumulti e dimostrazioni impedendo la costruzione dell'impianto viste le opinioni contrastanti sulla salubrità di detti impianti. Il problema dei rifiuti è talmente grave da aver spinto il Console il degli Stati Uniti a Napoli, Suneta Halliburton, l'11 luglio 2007 a chiedere ai turisti del proprio paese di evitare la città a causa di una possibile, a suo dire, epidemia.
Riguardo alla raccolta differenziata nella città di Napoli ancora non si è arrivati ad un buona media di raccolta nonostante ci siano cassonetti appositi in ogni quartiere. La questione dei rifiuti rimane tutt'ora in attesa di soluzione ed è sotto la diretta responsabilità del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania Guido Bertolaso, capo della protezione civile italiana. L'emergenza rifiuti (ne ricordiamo un esempio a New York nel 1994) è di estrema gravità per la vivibilità e la salute dei cittadini.
A ciò si aggiunge il degrado e l'incuria visibile in diverse infrastrutture cittadine. Molti nuovi progetti sono paralizzati da impedimenti burocratici, e non realizzate dopo anni di attese; l'area dismessa dell'Italsider a Bagnoli, ad esempio, o l'area delle dismesse industrie petrolchimiche nella zona orientale della città, o la mancanza di nuove infrastrutture nei quartieri periferici, come Secondigliano, Soccavo, Pianura) ed altri. Il piano regolatore in vigore, per la cui approvazione sono stati necessari oltre venti anni, è stato additato da taluni osservatori come inadeguato ai bisogni abitativi della città (critica proposta dal noto architetto Aldo Loris Rossi che ipotizzerebbe un'azione di "rottamazione" degli edifici più fatiscenti). Il fenomeno dell'abusivismo, che negli anni della speculazione edilizia ha creato dal nulla interi quartieri privi delle regole urbanistiche di base come quello di Pianura e dell'intera cinta vesuviana a forte rischio, è oggi in forte calo grazie ad una capillare rete di controllo e di piani regolatori, sebbene ancora presente. Un altro problema, un tempo assai noto, è il contrabbando di sigarette che, a causa della diminuita redditività per le associazioni criminali che lo gestivano e ad una maggiore attenzione alla repressione del traffico illegale prestata dalle istituzioni statali negli ultimi anni, si è drasticamente ridotto come portata, sia in città che in provincia, dirigendo le attenzioni dei gruppi criminali campani, sul ben più redditizio affare dei rifiuti.
Curiosità
- Nel mondo esistono oltre 20 città e/o villaggi che si chiamano Napoli (o Naples, Nàpoles, Neapolis).
- A Via Petrarca, nel quartiere Posillipo, il comune dovette istituire un servizio di vigilanza perché gli automobilisti alla guida rallentavano in maniera consistente per poter guardare il panorama, intasando così il traffico veicolare. Il problema fu risolto istituendo dei parcheggi ed una lunga terrazza panoramica. [30].
- Nei pressi del raccordo per la tangenziale ad Agnano (zona famosa per le terme) accade un fenomeno molto curioso. Piccole fumarole sulfuree sbuffano da alcune aperture create da loro stesse nell'asfalto della strada andando ad incrostare di zolfo, alcuni guard-rail laterali. Con il passare del tempo l'incrostazione di zolfo diventa così spessa e pesante da cadere nei laterali della strada. Infatti in quel punto sorgono alti accumuli di pietre sulfuree a forma di guard-rail che raramente vengono rimosse. Il fenomeno è strettamente relazionato alla vicina Solfatara di Pozzuoli.[31]
- Napolo lingua esperanto
- Nàpols lingua catalana
- Nápoly lingua ungherese
- Napori ナポリ lingua giapponese
- Napulj lingua croata
- Napulj Напуљ lingua serba
- Ne'apol ﻧﯧﺌﺎﭘﻮﻝ Lingua uigura
- Neapol slovenčina lingua slovacca
- Neapal Неапаль lingua bielorussa
- Neapel lingua tedesca, lingua svedese
- Neapelj lingua slovena
- Neapol lingua ceca, lingua polacca
- Neapol Неаполь Lingua russa, lingua ucraina
- Neapole Lingua lettone
- Neápolē Νεάπολη lingua greca
- Neapoli ნეაპოლი lingua georgiana
- Neapolis Lingua latina, Lingua lituana
- Naapoli Lingua estone
- Nabulesi 那不勒斯 lingua cinese
- Nābūlī نابولي / نابولى lingua araba
- Napels lingua olandese
- Nāpl ناپل Persiano
- Naples lingua inglese, Lingua francese
- Napli lingua maltese
- Nápoles lingua portoghese, lingua spagnola
- Nápolés lingua tagalog
- Napolí lingua islandese
- Nāpōlī נאפולי lingua Yiddish
- Nāpōlī นาโปลี lingua tailandese
- Napolli 나폴리 lingua coreana
- Nāpōlī נאפולי lingua ebraica
- Napoli lingua danese
Galleria fotografica
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Panorama di Napoli da via Orazio, Posillipo
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Golfo di Napoli da Castel Sant'Elmo
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Golfo di Napoli da via Caracciolo
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Lungomare di Napoli e collina di Posillipo
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Lungomare di Napoli, collina di Posillipo e Castel Sant'Elmo
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Il Vesuvio da via Caracciolo
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Panorama di Napoli
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Napoli e il Vesuvio (panorama)
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Napoli. Vesuvio
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Palazzo Reale
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Palazzo Reale -
Cavalli di bronzo (dono dello zar Nicolai I) -
Cavalli di bronzo (dono dello zar Nicolai I) -
Il teatro San Carlo
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Capodimonte -
Porto di Napoli -
Porta Capuana, ca. 1865 -
Palazzo reale e la marina di Napoli, ca. 1865 -
Riviera di Chiaia ca. 1865
- Porto
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Porto -
Porto -
Porto -
Porto
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Galleria Umberto I - interno
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Galleria Umberto I - pavimento
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Galleria Umberto I
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Galleria "principe di Napoli" - interno
- Castelli
- Castel Nuovo o Maschio Angioino
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Castel Nuovo
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Castel Nuovo
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Maschio Angioino
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Castel dell'Ovo -
Castel dell'Ovo -
Castel dell'Ovo -
Castel dell'Ovo
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Forte Sant'Elmo
- Chiese
- Croce di Lucca
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Facciata della Chiesa (Destra)
- Duomo
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Duomo di Napoli (facciata)
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Cattedrale -
Duomo, reliquie di San Gennaro -
Cappella del Tesoro di San Gennaro
- San Francesco di Paola
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Basilica San Francesco di Paola e Piazza Plebiscito
- San Domenico Maggiore
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Chiesa di San Domenico Maggiore
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Chiesa di San Domenico Maggiore (interno)
- Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
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Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
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Ipogeo del Purgatorio ad Arco
- San Gregorio Armeno
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Ingresso del monastero
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Chiesa di San Gregorio Armeno (chiostro)
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Cappella dell'Idria
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Coro delle monache
- San Pietro a Majella
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Chiesa di San Pietro a Majella
- San Paolo Maggiore
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Chiesa di San Paolo Maggiore (facciata)
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Particolare di una colonna corinzia
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Interno
- SS. Annunziata
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Chiesa della SS. Annunziata (ingresso)
- Cappella Pontano
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Altare
- San Lorenzo Maggiore
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Facciata
- Santa Brigida
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Facciata
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Interno
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Statua della Madonna Addolorata
- Piazze
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Piazza Garibaldi -
San Francesco di Paola -
Piazza del Plebiscito con sabbia -
Piazza Dante
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Piazza San Gaetano
- Strade
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Mergellina -
Spaccanapoli -
Vicolo -
San Gregorio armeno -
Porta San Gennaro (ci si immette su Piazza Cavour - Sanità) -
Vicolo
Note
- ^ a b Fonte Grande Enciclopedia de Agostini, Istituto Geografico DeAgostini, 1992, Novara. Vol. 15 Miner-Notti, pagine 326-328
- ^ Fonte sito ufficiale Unesco http://portal.unesco.org/geography/en/ev.php-URL_ID=2459&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html
- ^ Si vogliono qui soltanto ricordare, a titolo di esempio, opere di autori come il Sannazzaro e il Pontano o, in tempi più recenti, la scuola pittorica napoletana e la scuola di Posillipo, la scuola musicale napoletana dei Cimarosa e Pergolesi, gli studi giuridici, gli economisti, i filosofi (Vico, Croce), la tradizione del teatro napoletano con le dinastie degli Scarpetta e dei De Filippo, la canzone napoletana ed i suoi interpreti.
- ^ seconda o terza per popolazione a seconda dei metodi di calcolo e delle fonti, vedi dati ISTAT [1], ONU [2], Svimez, OECD [3], Worldatlas - U.S. Census Bureau [4]
- ^ Medaglia d'oro al valor militare NAPOLI, Città di, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato il 30-7-2007.
- ^ [5]
- ^ Dati ONU - Urban Agglomeration 2005
- ^ http://www.comune.firenze.it/comune/area/napolidoc.htm
- ^ http://213.253.134.43/oecd/pdfs/browseit/0406041E.PDF
- ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatoreRosi
- ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 04-03-2023.
- ^ Tutte le date e le informazioni di questo paragrafo sono desunte dalla Enciclopedia Treccani, 1998. Lemma: Napoli. Paragrafo: Storia di Napoli.
- ^ Sito ufficiale dell'Unesco in italiano http://www.unesco.it/patrimonio/elenco/napoli.htm.
- ^ Antonio Terraciano, Andrea Russo, Le chiese di Napoli. Censimento e brevi recensioni delle 448 chiese storiche della città di Napoli, Lorenzo Giunta Editore, 1999.
- ^ Qualche anno fa, una giornalista napoletana, Clara Miccinelli, ha rintracciato nell'archivio notarile di Napoli il contratto che il Principe di Sansevero stipulò con lo scultore, dal quale si rileva chiaramente che il sudario fu realizzato dal Principe con un procedimento di marmorizzazione di tessuto da lui ideato. Il Sammartino, che scolpì il Cristo, ebbe il compito di rifinire il sudario, levigandolo. Cfr. Clara Miccinelli - Il tesoro del Principe di Sansevero - Ed. SEN 1984.
- ^ http://www.grtv.it/www/1998/14feb98/toto14.htm
- ^ Dalla pubblicazione "Guida Breve per l'Acquario di Napoli" - Antonella Flegra. 1997
- ^ Riviera di Chiaia (anzi chiaja) significa in effetti riviera della spiaggia (playa in spagnolo). Nel romanzo Frankenstein di Mary Shelley, si legge che il Dr. Frankenstein è nato sulla Riviera di Chiaia.
- ^ Eberhard Horst, Federico II di Svevia, (parte Terza, Cap. I), Rizzoli, 1981, Milano, ISBN : 88-17-11621-1
- ^ http://www.bnnonline.it/guida/infutil.htm
- ^ http://www.pizzanapoletana.org
- ^ http://www.pizzafest.info/
- ^ fonte http://www.tangenzialedinapoli.it/
- ^ fonte http://www.tangenzialedinapoli.it/index.asp?sezione=comunicazione&lev_1=azienda&lev_2=storia
- ^ Rivista "Quattroruote" Maggio 2002. Per foto scattate dalla tangenziale vedi sezione apposita nel sito ufficiale http://www.tangenzialedinapoli.it/
- ^ a b http://www.porto.napoli.it/it/statistiche/statistiche.php Statistiche dell'Autorità Portuale di Napoli
- ^ http://www.crociereonline.net/previsioni_crociere.htm
- ^ http://www.assaeroporti.it/fin.asp
- ^ Piano della mobilità del comune di Napoli
- ^ Dal quotidiano "Il mattino" 12 ottobre 2003
- ^ Napoli e dintorni, Touring Editore, Milano, 2005
Voci correlate
Storia della città
- Storia di Napoli
- Ducato di Napoli
- Elenco dei monarchi di Napoli e Sicilia
- Elenco dei viceré austriaci di Napoli
- Elenco dei viceré spagnoli di Napoli
- Repubblica Napoletana (1647)
- Repubblica partenopea del 1799
- Questione meridionale
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- Storia dell'urbanistica e dell'architettura di Napoli
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