Il campionato europeo di calcio 1996 (in inglese1996 UEFA European Football Championship) o UEFA EURO '96[1], noto anche come Inghilterra '96, fu la decima edizione dell'omonimo torneo, organizzato ogni quattro anni dall'UEFA[2], la prima a 16 squadre.
Si tenne in Inghilterra dall'8 al 30 giugno 1996 e per la prima volta fu aperto a sedici squadre invece che alle otto viste nelle precedenti quattro edizioni[3].
Svoltosi con la classica formula dell'eliminazione diretta dopo la fase a gironi, nella gara d'assegnazione del titolo vide allo stadio di Wembley a Londra la riproposizione della finale del 1976, quando ad affrontarsi a Belgrado furono Germania Ovest e Cecoslovacchia, con la vittoria di quest'ultima: vent'anni più tardi la Germania si presentò unificata e la Repubblica Ceca separata dalla Slovacchia, ma erede del titolo sportivo del Paese discioltosi tre anni prima. A prevalere furono i tedeschi, che, con una doppietta di Oliver Bierhoff, ribaltarono il punteggio che li vedeva soccombenti fino ad un quarto d'ora dalla fine dell'incontro e divennero campioni per la terza volta.
L'assegnazione del torneo allo stato britannico avvenne il 5 maggio 1992[4], dopo un meeting della UEFA a Lisbona: l'Inghilterra sconfisse i Paesi Bassi alla candidatura[5].
Il sorteggio per la composizione dei gruppi eliminatori ebbe invece luogo a Manchester il 22 gennaio 1994[6].
Ad una fase finale allargata a sedici contendenti corrispose l'iscrizione di quarantotto squadre alle eliminatorie — situazione peraltro ascrivibile alle vicende politiche che già avevano influenzato la campagna preliminare del precedente torneo —[7] con la composizione di otto gruppi[8]: uno di essi accolse cinque partecipanti, con i restanti gironi formati invece da sei nazionali[8]. La fase preliminare si svolse dal settembre 1994 al novembre 1995, con la qualificazione di quindici compagini cui si aggiunse l'Inghilterra ammessa d'ufficio in quanto nazione ospitante[8]. L'unico spareggio, che pose di fronte le peggiori seconde classificate[9], vide i Paesi Bassi imporsi sull'Irlanda[10][11].
Il formato della fase finale si articolava nel primo turno a gironi — con quattro gruppi composti da altrettante squadre l'uno — seguito dalla knock-out phase, cui avevano accesso le prime due di ogni raggruppamento: le gare ad eliminazione diretta si snodavano su quarti di finale, semifinali e finale[8]. Per dirimere eventuali situazioni di parità allo scadere dei tempi regolamentari, erano previsti supplementari (durante i quali era valida la regola del golden goal) e tiri di rigore[12]. Un'ulteriore novità fu rappresentata dall'assegnazione di tre punti per la vittoria, regola applicata anche durante le qualificazioni[8].
Nota bene:nella sezione "partecipazioni precedenti al torneo" le date in grassetto indicano che la nazione ha vinto quella edizione del torneo, mentre le date in corsivo indicano l'edizione ospitata da una determinata squadra.
A contraddistinguere la prima parte della manifestazione furono risultati inattesi, in cui spiccò l'immediato flop dell'Italia[12]: giunti al torneo dopo il secondo posto ottenuto al Mondiale americano, gli Azzurri debuttarono vincendo contro la Russia[16], perdendo in seguito con la Repubblica Ceca[12]. I boemi, grazie alla nuova regola che premiava in caso di arrivo a pari punti la squadra che ottenesse il miglior risultato nello scontro diretto, guadagnarono il passaggio del turno congiuntamente alla Germania[17], che nell'ultimo turno impattò senza reti contro gli uomini di Sacchi[12]; sul risultato gravò un errore dal dischetto di Zola[18].
Parimenti alla formazione italiana, la Bulgaria non seppe confermare il buon rendimento mostrato nella rassegna iridata di due anni prima, mancando la qualificazione a vantaggio di Francia e Spagna[12]. Portogallo e Croazia — al primo impegno internazionale dopo la dissoluzione jugoslava — assursero al ruolo di outsider[19], con i padroni di casa inglesi che terminarono in vetta il proprio raggruppamento: assieme ai Leoni staccarono un biglietto anche i Paesi Bassi, favoriti dalla miglior differenza reti rispetto alla Scozia[20]. Destò infine sorpresa l'immediata defezione della Danimarca, presentatasi in veste di campione in carica, ma estromessa da slavi e lusitani[21].
Il primo appuntamento della knock-out phase abbinò i britannici agli iberici, con il risultato di partenza destinato a non conoscere mutamento in 120': a provocare l'eliminazione delle Furie Rosse concorsero, quindi, gli errori di Hierro e Nadal dagli undici metri[22]. Nel confronto cui diedero vita transalpini e olandesi fu invece lo sbaglio di Seedorf — sempre durante la sequenza finale — a spianare la strada verso il successo ai Bleus[22].
La rivelazione croata tenne testa alla Germania, impostasi con un sofferto 2-1[23]; il quadro delle semifinaliste venne poi completato dai cechi, prevalsi con il minimo scarto nei confronti del Portogallo[23].
La lotteria dei rigori caratterizzò anche gli incroci validi per le semifinali, con i boemi vincenti sui francesi per un errore di Pedros[24].
Nella sfida tra Inghilterra e Germania fu il capocannoniere Shearer a sbloccare il punteggio, poi riequilibrato da Kuntz[12]: la contesa si protrasse a sua volta oltre il 120'[3], con il decisivo sbaglio di Southgate ad assicurare la finale ai teutonici[24].
L'atto conclusivo si svolse sul prato di Wembley, con la regina Elisabetta che — accompagnata dall'allora presidente dell'UEFALennart Johansson —[3] strinse la mano ai calciatori prima del fischio d'inizio[3].
I boemi passarono in vantaggio con un rigore di Berger al 58', rete cui rispose Bierhoff al 73'[25]; nel primo tempo supplementare fu ancora il centravanti tedesco a realizzare il golden goal[25], consegnando alla Mannschaft il primo titolo della sua storia dopo la riunificazione[12].
^Fu l'unica edizione ad avere come nome commerciale l'anno limitato a unità e decine. cfr. EURO '96: guida completa, su it.uefa.com. URL consultato il 12 ottobre 2021.