Thun-Hohenstein

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – "Thun und Hohenstein" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Thun und Hohenstein (disambigua).
Thun-Hohenstein
Inquartato; nel 1.° e 4.° d'azzurro, alla sbarra d'oro; nel 2.» .e 3.» partito, a destra d'argento, ad una mezza aquila di rosso, appoggiata alla partizione ; a sinistra di nero, alla sbarra d'argento.
Titoli
  • conti
  • baroni
FondatoreAlbertino[1]
Data di fondazioneXII secolo
Etniasvizzera
Conte Thun
Corona araldica
Corona araldica
Stemma
Stemma
Stemma della famiglia Thun und Hohenstein sul portale del loro palazzo a Trento
ParìaNobiltà austriaca
Data di creazione1629
Creato daRodolfo II d'Asburgo
Trasmissionead ogni membro della famiglia
Titoli sussidiariBarone (1530)
Principe
Corona araldica
Corona araldica
ParìaNobiltà austriaca
Data di creazione1911
Creato daFrancesco Giuseppe d'Austria
Primo detentoreFranz von Thun und Hohenstein
Trasmissionead ogni membro del ramo
Titoli sussidiariconte Thun (1629)
barone (1530)

Quella dei Thun-Hohenstein (o Thun und Hohenstein) è una nobile famiglia trentino-tirolese, che ottenne il titolo di conti dell'Impero nel 1629, dopo aver ricoperto importanti cariche amministrative e vescovili nel Sacro Romano Impero. A quell'epoca un ramo della famiglia si era trasferito in Boemia, intraprendendo una rapida ascesa all'ombra del potere imperiale degli Asburgo.

Nel 1629 ottenne il titolo comitale e nel 1911 un ramo boemo, quello di Tetschen an der Elbe, fu elevato al rango principesco.

La famiglia è originaria della Val di Non, in Trentino.

Stemma della famiglia disegnato da Johann Siebmacher nel 1605

Il cognome composito di Thun und Hohenstein viene derivato essenzialmente dalle antiche influenze germaniche dell'area alpina. Il cognome è noto sin dall'XI secolo, epoca dalla quale viene indicato in diversi modi, tra i quali Thunne, Tunnum, Tonnum, Tonno, Tono e Tunno.

Il cognome di Thun venne per la prima volta ufficializzato nel 1407, quando Simon von Thun ottenne di essere incluso nella matricola nobiliare tirolese e gli venne agganciato quello di Hohenstein dal nome della contea che la famiglia ottenne nel 1628.

Castel Thun

Le origini del casato dei Thun und Hohenstein sono riconducibili per certo al XII secolo, anche se una certa tradizione locale vuole il loro nome associato a quello di san Vigilio, patrono di Trento, vissuto già nel IV secolo, soprattutto per i legami con i loro possedimenti in Val di Non.

La prima sede della famiglia si trovava a Castelletto, nell'area ove attualmente sono visibili i resti della chiesa di Santa Margherita, da dove la famiglia trasmigrò nel 1259 per passare al Castel Thun (all'epoca conosciuto con l'appellativo Belvesino), designato feudo.

Nel corso dei secoli e grazie a matrimoni attentamente studiati con i maggiori proprietari di zona, la famiglia Thun und Hohenstein riuscì ad accumulare una grande fortuna costituita anche da numerosi beni immobili e proprietà titolari.

La nobilitazione

[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal XV secolo la famiglia aumentò considerevolmente i propri possedimenti espandendosi sul territorio. Dal 1469 alcuni membri della famiglia divennero sistematicamente "coppieri" del principe-vescovo di Trento e dal 1558 ottennero tale privilegio anche presso il vescovato di Bressanone. Nel 1530 la famiglia ottenne il titolo baronale dall'imperatore Carlo V d'Asburgo . Pur avendo formato diverse linee, sino al XVI secolo la famiglia riuscì sostanzialmente a mantenere inalterata la divisione del proprio patrimonio sino alla reggenza di Sigmund (1537-1597), il quale alla sua morte diede disposizione che i suoi beni venissero ripartiti tra i suoi tre figli maschi.

Nel 1628 la famiglia ottenne il titolo nobiliare comitale che dal 1629 venne associato al feudo di Hohenstein. Dal 1642, con la perdita dei propri possedimenti, l'infeudazione rimase comunque parte del cognome dei Thun und Hohenstein ma gli interessi della famiglia si concentrarono in Boemia, lasciando nel Tirolo un'altra linea che proseguì la casata nella terra nativa.

La rilevanza nel Tirolo

[modifica | modifica wikitesto]

Fu proprio la linea trentina che diede alla storia Guidobald von Thun und Hohenstein, principe-arcivescovo di Salisburgo che nel XVII secolo venne nominato cardinale. Questa facile ascesa della famiglia, ulteriormente avvantaggiata dalla presenza di una nobiltà locale alla guida delle istituzioni ecclesiastiche tra le maggiori di rilievo nell'area dell'Austria. Sempre questo ramo ebbe l'onore di annoverare un primo ministro dell'imperial casa austriaca e Galeazzo von Thun und Hohenstein fu gran maestro dell'Ordine di Malta.

Palazzo Thun, Via Rodolfo Belenzani (Trento)
  • Castelletto (dosso di S. Margherita)
  • Torre di Visione, menzionata per la prima volta nel 1199 in un'infeudazione del principe vescovo Corrado di Beseno ad Alfredino, Manfredino di Ton e Luto di Marostica nella quale si permette l'edificazione di un castello sul dosso[2]
  • Castel Thun, citato per la prima volta nel 1268 come "Castrum Belvesini", la cui fondazione dovrebbe essere legata a Enrico di Visione
  • Castel San Pietro, costruito probabilmente da Simone I e Corrado Thun, fratelli di Guarimberto II, nella seconda metà del XIII secolo[3]
  • Decime di Bordiana e Bozzana, acquistate da Guarimberto II e Corrado da Adalpreto di Mezzo (1277)[4]
  • Castel Bragher con la giurisdizione su Tuenetto e il diritto di regolania su Coredo, Smarano, Sfruz (1437)[5]; Priò (1460)[5]; Dermulo (1471); Taio e Tres dalla famiglia Coredo-Bragher, prima per il matrimonio di Enrico, detto Rospazio, Thun con Faidia e poi per due successive vendite (1321-1322)[6]
  • Rocca di Taio, compare soltanto in un documento del 1338 nel quale il principe vescovo Nicolò da Bruna la infeudò ai fratelli Simone II e Federico II Thun
  • Decima di Termon, acquistata da Federico V da Jesche, figlio di Volcmaro di Burgstall (1363)
  • Castel Valer, rilevato da Guarimberto III Thun (1385) e dopo la morte del figlio, Erasmo III, passò a Giovanni e Giorgio Spaur (1427)
  • Castel Denno, residenza dei de Enno (investitura del 1387 da parte del principe vescovo Alberto di Ortenburg a Simeone IV, figlio di Pietro II Thun, residente a Castel Bragher)
  • Castello di Altaguardia, dall'ultimo Altaguardia, Manlio, che lo vendette a Simeone IV (1407).[7] Il castello, in ruderi, fu ceduto al comune di Bresimo alla fine dell'Ottocento[8]
  • Metà del castello di Cagnò, ceduto da Cristoforo figlio di Francesco di Cagnò assieme alle decime di Mazzanigo (Civezzano), Lanza, Corte Inferiore (Rumo) e Cagnò a Sigismondo Thun (1424)[9]
  • Castel Belfort, la custodia del castello fu affidata ai Thun dopo la morte di Pietro Spaur (1429-1454)[10]
  • Castello di Mostizzolo, affidato dal principe vescovo Georg Hack von Themeswald a Federico VI e Vigilio Thun (1447)
  • Castel Zoccolo, affidato dal principe vescovo Georg Hack von Themeswald a Sigismondo Thun, assieme a una parte delle decime di Livo, Scanna, Varollo e Preghena (1447). Nella seconda metà del XIX secolo il maniero fu ceduto alla famiglia Rodegher
  • Castel Caldes, donato da Prettele III di Caldes ai nipoti Simone V, Baldassarre II e Giacomo II Thun, figli di Sigismondo Thun e Orsola di Caldes (1464)
  • Rocca di Samoclevo, dai Caldes (1464). La controllarono fino al 1613, quando si trasferirono a Castel Caldes. Alla fine dell’Ottocento i Thun la venderono agli abitanti del luogo che lo resero un grande maso
  • Castel Placeri (Castel Rumo), inglobato dai Thun insieme agli altri possedimenti dei Caldes (1464)
  • Castel Mocenigo, ereditato da Giacomo II Thun e i fratelli dallo zio materno Pretelino di Caldes (1469)
  • Castelfondo (1471). Nell'Ottocento passò al ramo dei Thun di Castel Bragher che, nelle persone di Guidobaldo (1808-1865) e del figlio Galeazzo (1850-1931), lo restaurarono riportandolo all'antico splendore
  • Giurisdizione su Rabbi (1492)[6]
  • Castello di Sant'Ippolito
  • Castello di Klösterle
  • Rocca Valterna (San Giacomo (Caldes)), nelle mani dei Thun dalla seconda metà del XVI secolo, che lo venderono a Vigilio de Lorenzi di Cassana nel 1598
  • Castel Vigna, edificato sul finire del XVI secolo per volontà di Giovanni Cipriano Thun di Castelfondo. Abitato fino al XVIII secolo, fu poi abbandonato, portando tutti gli arredi nelle residenze di Castelfondo e Castel Bragher
  • Palazzo Assessorile, ceduto da Bernardo e Sigismondo Cles a Volfango Teodorico Thun (1622). Nel 1677 Francesco Augustino Thun vendette il palazzo alla comunità di Cles
  • diritti su Masi di Vigo
  • maniero Weißhaus a Bolzano (Aslago)
  • numerosi palazzi a Praga e Vienna

Albero genealogico

[modifica | modifica wikitesto]
 Bertoldo
(doc. 1145-1155)[11]
 
  
 Albertino
 Manfredino
  
   
 ?
 Guarimberto I
(doc. 1205-1242)
Federico
(doc. 1228-1286)
  
   
 Albertino II
 Enrico di Visione
 Ulrico di Visione

Sofia Firmian
   
      
 Adelpreto
(doc. 1268)
Giordano
(doc. 1286)
Simone I
(doc. 1267-1291)
 Guarimberto II
(doc. 1267-1298)
 Corrado
(doc. 1276)
Ottolino
(doc. 1286-1311)
   
          
 Giovanni
Enrico Rospazio
(doc. 1286-1316)
Faidia Coredo-Bragher (1286)
Belvesino di Bragher
(doc. 1300-1321)
 Concio II
(doc. 1314-1327)
 Simone II di Bragher
(doc. 1307-1341)
 Bertoldo II
(doc. 1303-1339)
 Federico II
(doc. 1314-1338)
Nicolò
(doc. 1307-1319)
Pellegrino
(doc. 1311)
Corrado
(doc. 1326)
     
          
 Bertoldo III
(doc. 1324-1328)
Simone III
(doc. 1325-1340)
Federico III
(doc. 1324-1349)
Federico IV
(doc. 1332-1344)
 Pietro II
(doc. 1342-1364)
 Vigilio I
(doc. 1363-1398)
Trentina
 Federico V (Urizio)
(doc. 1345-1374)
 Guarimberto III
(doc. 1352-1391)
Alberto I
(doc. 1369)
      
           
 Michele
(doc. 1358)
Belvesino Panzetta
 Agata

Enrico di Castel Valer
Simone IV
(doc. 1370-1416)
Lola

Sanguerra di Castel Altaguardia
 Erasmo I
(doc. 1418-1450)
Guglielmo
(doc. 1418-1430)
 Erasmo II
(doc. 1398)
Brigitta
(doc. 1395)
Lucia

Corrado di Castel Schlandersberg
Erasmo III
(doc. 1394-1421)
Spornella di Scena
  
                 
Giacomo I
(doc. 1402-1423)[12]
Baldassarre I
*13801428
Anna Vetzer von Ochsenhausen
 Antonio I
(doc. 1406) †1448
Dorotea von Gufidaun
 Barbara

Ulrico Khuen-Belasi
 Sigismondo I
*1392 ca. †1467
Orsola di Caldes (1417)
 Giovanni II
(doc. 1409) †1432
Barbara von Anich
Ulrico II
(doc. 1421) †1454
Brigitta von Anich
Alberto II
(doc. 1424-1425)
Michele II
(doc. 1425) †1477
Caterina d'Arco
 Vigilio
(doc. 1424-1450)
Margherita Leifer di Castel Zoccolo
 Federico VI
1478
Petrissa di Malosco
Agnese

Erasmo von Groppenstein
Spornella
Barbara

Sigismondo Spaur
Anna

Sigismondo Hal di Mayenburg
Margherita

Matteo von Sparenberg
Caterina
       
                              
Maddalena

Gioacchino junior Montani
Barbara

Guglielmo von Liechtenstein
Baldassarre
Caterina
Giovanna
Margherita

Francesco di Castellalto
Eva
Barbara
1493
Bartolomeo von Liechtenstein
Antonio
Simone
Vittorio I
*14451487
Paola de Cavallis
Caterina
Barbara
Dorotea
1482
Happe Hagk von Tomannswald
Maddalena
1489
Margherita
1492
Giorgio Cles
Pietro
Giacomo II di Samoclevo
1493
Caterina von Schlandersberg
Simone V
1505
Anna Lagolejse
Baldassarre II
*14371516
Filippa di Arco
[12]
Erasmo IV
1453
Barbara
Dorotea
Veronica
Erasmo V
(doc. 1477-1523)
Maddalena von Anich
Angela

Giacomo di Caldes (1497)
Erasmo VI
(doc. 1469)
Leonardo
1492
Giovanni III
(doc. 1478-1492)
Alberto
(doc. 1478-1492)

Struttura del casato

[modifica | modifica wikitesto]
 
Thun
 
   
 
Thun-Castel Thun[13]

Thun-Castel Caldes[14]

Thun-Castel Brughier[15]
  
    
 
Thun und Hohenstein[16]

Thun und Hohenstein (linea boema)[17]

Thun und Hohenstein-Sardagna[22]

Thun-Castel Croviana[22]
 
    

Thun und Hohenstein-Klosterle[18]

Thun und Hohenstein-Tetschen[19]

Thun und Hohenstein-Choltic[20]

Thun und Hohenstein-Ronsperg-Benatek[21]

Membri notabili

[modifica | modifica wikitesto]
Giovanni Battista Lampi, Ritratto del principe vescovo di Trento Pietro Vigilio Thun, 1776, olio su tela, Castel Thun

Nella famiglia Thun Hohenstein si annoverano diverse personalità di rilievo:

  1. ^ Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili o notabili italiane estinte e fiorenti, vol.3, A.Forni, 1886.
  2. ^ Codex Wangianus, n. 113.
  3. ^ G. Gentilini, W. Landi, K. Lenzi & I. Zamboni, 2013, pp. 251-252.
  4. ^ Archivio famiglia Thun, linea di Castel Bragher IX, n.8, 5, p. 30.
  5. ^ a b D. Gobbi, 1998, p. 63.
  6. ^ a b A. Gorfer, 1967, p. 561.
  7. ^ A. Gorfer, 1967, p. 530.
  8. ^ A. Gorfer, 1967, p. 533.
  9. ^ M. Bettotti, 2002, p. 545.
  10. ^ A. Gorfer, 1967, p. 544.
  11. ^ Genealogia-I. Von Urbeginn bis Anton Potens (PDF), su thunweb.com. URL consultato il 27 giugno 2024.
  12. ^ a b A. Gorfer, 1967, p. 532 Residente al castello di Altaguardia.
  13. ^ ex Lukas (1485-1559/1569-74)
  14. ^ ex Jakob (1494-1559)
  15. ^ ex Johann Cyprian (1501-1573)
  16. ^ ex Christoph Richard (1604-1668), ex Hercules (1561-1615), ex Viktor (m. 1572), ex Lukas Thun (1485-1559/1569-74)
  17. ^ ex Johann Cyprian (1569-1630), ex Sigmund (1537-1596), ex Johann Cyprian von Thun (1501-1573)
  18. ^ ex Franz de Paula Johann Josef (1734-1800)
  19. ^ ex Wenzel Josef Johann (1737-1796)
  20. ^ ex Johann Nepomuk Josef Adalbert (1742-1813)
  21. ^ ex Anton de Padua Josef Adalbert (1754-1840)
  22. ^ a b ex Franz (1835-1902)
  • Carl Ausserer, Le famiglie nobili nelle valli del Noce, Malè, 1985 [1899].
  • Marco Bettotti, La nobiltà trentina nel medioevo (metà XII - metà XV secolo), Bologna, Il Mulino, 2002.
  • Emanuele Curzel & Gian Maria Varanini (a cura di), Codex Wangianus. I cartulari della Chiesa trentina (secoli XIII-XIV), Il Mulino, Bologna, 2007. (online)
  • Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili o notabili italiane estinte e fiorenti, vol.3, A.Forni, 1886.
  • Giorgia Gentilini, Walter Landi, Katia Lenzi & Isabella Zamboni, "Castel San Pietro", in: Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 4, a cura di E. Possenti, G. Gentilini, W. Landi & M. Cunaccia, Mantova, SAP Società Archeologica, 2013 (pp. 251-256). (online)
  • Domenico Gobbi, Vigo, Masi, Toss ai piedi di Castel Thun, Trento, Comune di Ton, 1998.
  • Aldo Gorfer, Guida dei castelli del Trentino, Trento, Saturnia, 1967.
  • Nirvana Martinelli, "La torre di Visione, il castello e il dazio della Rocchetta tra XII e XVI secolo", in Quattro castelli nel territorio del Comune di Ton: Castelletto di Tono, il Castello di Visione, la Rocchetta, il Castello di San Pietro, a cura di T. Pasquali & N. Martinelli, Pergine Valsugana, Associazione Castelli del Trentino, 2006 (pp. 142–187).
  • Alberto Mosca, "I Thun e la Val di Sole: cinque secoli di storia", in La famiglia Thun in Val di Sole e in Trentino, a cura di A. Mosca, Cles (TN), Centro Studi per la Val di Sole, 2011 (pp. 4-33).
  • Giuseppe Pinamonti, Memorie intorno la famiglia de’ Signori di Tono ora Conti di Thunn, Milano, 1839.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN45183983 · CERL cnp00569860 · GND (DE122473310
  Portale Storia di famiglia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di storia di famiglia