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READ.CSVSALERNO, ANNALI DEL VOLONTARIATO è una rivista promossa da URiT, Unità di Ricerca sulle Topografie sociali.
Research Interests:
The following essay is a preview of ongoing research. Starting from the reconstruction of the “social space as social product”, the author examines the dynamics of transformation of the city, urban and rural life in the province of... more
The following essay is a preview of ongoing research. Starting from the reconstruction of the “social space as social product”, the author examines the dynamics of transformation of the city, urban and rural life in the province of Salerno. More precisely, he looks at the relationship between the “piana del Sele” and the town of Salerno, investigating the network of relationships in the area within the global challenge of neoliberal capitalism. Specifically, he analyzes the symbolic and strategic role of the Cilento Outlet Village, scattered in the province of Salerno.
Un lavoro curato da Anna d'Ascenzio e Stefania Ferraro, sui beni confiscati.
SPAZI MIGRANTI UN’ETNOGRAFIA DELLA PIANA DEL SELE Questo libro propone un’etnografia delle migrazioni, condotta sul campo, che consente di interpretare un momento critico dell’attuale società italiana. Esso articola un’analisi... more
SPAZI MIGRANTI

UN’ETNOGRAFIA DELLA PIANA DEL SELE





Questo libro propone un’etnografia delle migrazioni, condotta sul campo, che consente di interpretare un momento critico dell’attuale società italiana. Esso articola un’analisi delle potenzialità e dei limiti espressi nella trasformazione urbana, a partire dalle parole contenute nelle biografie e dai gesti compiuti dai corpi migranti. L'esame dello spazio, inteso come prodotto sociale, fa emergere le trasformazioni di parti della città che assumono le caratteristiche del ghetto; uno spazio di stagnazione delle traiettorie di vita nel quale il migrante si vede negato – incorporato ed escluso al tempo stesso – nella società che avrebbe dovuto accoglierlo, dopo che egli ha attraversato i deserti e i mari, rischiando la vita, per raggiungerla. La precarietà degli alloggi, la loro vulnerabilità agli sgomberi forzati, e le caratteristiche del lavoro migrante sono analizzate raccogliendo l’oralità dei migranti e valorizzando il loro sapere sociale. Ricostruendo i rapporti tra le strutture dello spazio sociale e quelle dello spazio fisico si evidenzia il rapporto tra dominanti e dominati, lo stato d’eccezione permanente, dovuto a fattori legislativi, economici e relazionali, in cui si cerca di relegare questi ultimi. La città diventa uno spazio di razzializzazione a supremazia bianca. Sullo sfondo, una ricostruzione storica dei processi capitalistici nel Sud Italia e l’analisi delle operazioni di confine italiane ed europee condotte negli ultimi decenni.



Alfredo Senatore, dottorato in Sociologia e laureato in Relazioni e Politiche Internazioniali, si è occupato di storia delle identità di genere con un lavoro su “Donne nelle Brigate rosse: storie di quattro autobiografie” (academia.edu) e di antropologia post-coloniale pubblicando Zone migranti: vite spezzate nella Piana del Sele(Edizioni Accademiche Italiane, 2018) al tempo dello sgombero del ghetto di San Nicola Varco.
Research Interests:
Entrare nel " campo " di San Nicola Varco sconvolge. Tutti i sensi sono allertati, gli odori, i suoni, le immagini sembra di essere catapultati in uno dei tanti film o documentari televisivi sulle favelas del suddamerica o in qualche... more
Entrare nel " campo " di San Nicola Varco sconvolge. Tutti i sensi sono allertati, gli odori, i suoni, le immagini sembra di essere catapultati in uno dei tanti film o documentari televisivi sulle favelas del suddamerica o in qualche campo profugo africano, ma verosimilmente ci si trova a due passi da importanti città della " civiltà occidentale " , centri industriali, balneari e d'importanza storica come Battipaglia, Paestum, ed anche Agropoli. Vestiti, biciclette, fango, lamiere, spazzatura e corpi tutti ammassati messi in quei metri quadri che sembrano gridare ci siamo anche noi, eccoci qua, non vogliamo marcire quaggiù ed invece sono continuamente soffocati dai molti ettari di terra coltivabili che dalla mattina sino a tarda sera accolgono le braccia dei tanti migranti che vivono il " campo ". I luoghi, dunque, non sono visti come fissi, non dialettici, immobili, " morti " , ma anzi acquisiscono una capacità descrittiva e discorsiva degli effetti di potere che sono ad essi legati. Ma è solo dai "dannati della terra" che potrà venire l'impulso per la trasformazione e la " liberazione " dell'attuale sistema di cose.
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