Nicola Di Nino
NICOLA DI NINO conducts research on Modern and Contemporary Italian Literature. His numerous studies, from Dante to the contemporary, are interdisciplinary, with an interest in cultural, gender, and visual studies, identity, and post-colonialism.
He has published the critical edition of Le vergini delle rocce for the Edizione Nazionale delle Opere di Gabriele d’Annunzio (2021), several books on the dialect poetry of Giuseppe Gioachino Belli (Appunti per poesie romanesche, 2019, G. G. Belli poeta-linguista, Glossario dei Sonetti di G. G. Belli, both 2008 and funded by the National Research Council of Italy-CNR) a philological edition of an 18th-century poem (L’incendio di Tordinona, 2005,) and on biblical influences in Italian literature (La Bibbia nella letteratura italiana. Dall’Illuminismo al Decadentismo and La Bibbia nella letteratura italiana. L’età contemporanea, 2009).
He has been the recipient of major research grants, and his work has appeared in collective volumes and peer-reviewed international journals.
He has published the critical edition of Le vergini delle rocce for the Edizione Nazionale delle Opere di Gabriele d’Annunzio (2021), several books on the dialect poetry of Giuseppe Gioachino Belli (Appunti per poesie romanesche, 2019, G. G. Belli poeta-linguista, Glossario dei Sonetti di G. G. Belli, both 2008 and funded by the National Research Council of Italy-CNR) a philological edition of an 18th-century poem (L’incendio di Tordinona, 2005,) and on biblical influences in Italian literature (La Bibbia nella letteratura italiana. Dall’Illuminismo al Decadentismo and La Bibbia nella letteratura italiana. L’età contemporanea, 2009).
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Books by Nicola Di Nino
https://edizionedannunzio.wordpress.com/edizioni-pubblicate-in-volume/
Emerge in molti autori della seconda metà dell’Ottocento una perdurante forma mentis cristiana, con le debite conseguenze anche sul piano del linguaggio: prima di sposare una visione immanentistica, questi scrittori non escludono apriori la lettura e il dialogo con le Sacre Scritture. Una lettura della Bibbia i cui riflessi diversamente si scorgono nelle opere di Alfieri, Parini, Leopardi, Belli, Verga, Pascoli.
Tessere, queste, che potranno arricchire il mosaico delle riscritture del sacro che in questo libro presenta già una fisionomia tutt’altro che vaga o scontata.
Nel volume si ricostruisce la riflessione estetica che portò Belli a poetare in romanesco. Grazie all’esame dettagliato delle note e dei linguaggi utilizzati nei Sonetti (il latinesco, le lingue straniere, il gergo, le deformazioni e i difetti di pronuncia, il parlà ciovile e il giudaico-romanesco), si dimostra come il dialetto utilizzato da Belli sia assolutamente fedele a quello parlato dai popolani di Roma negli anni trenta dell’Ottocento. I sonetti romaneschi costituiscono dunque un documento importante, oltre che per il letterato, anche per lo storico della lingua e per il linguista.
Di fatto inaccessibile ai lettori moderni, l’opera è qui riproposta con cura filologica: se ne ricostruisce la vicenda editoriale, e viene illuminata l’eccentrica figura dell’autore, il sacerdote romano Giuseppe Carletti, implicato in accademie letterarie e che finora era poco più che un fantasma. Particolare interesse desta l’uso del dialetto nell’opera: Carletti adopera il romanesco nei dialoghi fra i plebei, producendo sovente, col pastiche tra lessico aulico e dialettale, effetti esilaranti. Il romanesco carlettiano, anche se limitato ad alcuni canti e stemperato, com’era tipico della tradizione pre belliana, offre un documento importante per ricostruire la varietà settecentesca del dialetto di Roma. Il poema carlettiano costituisce così l’anello di congiunzione tra la letteratura pallidamente dialettale del Sei-Settecento romano, da Giovan Camillo Peresio a Benedetto Micheli, e il possente "monumento" belliano.
L’opera ha inoltre un rilevante interesse storico poiché vi sono ampiamente descritti i costumi della Roma di fine Settecento, la vita teatrale, le polemiche letterarie. Ma l’opera vive anche per un suo brio comico e grottesco, oscillante fra scurrilità carnevalesche e impennate di fantasia quasi surreale.
Papers by Nicola Di Nino
Nell’articolo si ricostruisce l’elaborazione della Figlia di Iorio di Gabriele d’Annunzio, sottolineando le numerose affinità con la novella Ecloga fluviale, e poi si compie un’analisi tematica nella quale ci si sofferma su alcuni temi ricorrenti nell’opera dannunziana che si ripresentano nella tragedia pastorale del 1904: la simbologia del gesto, la ritualità sacra, l’incesto e la sopraffazione maschile.
Nello scritto, oltre ad offrire un’alternativa localizzazione della grotta di Aligi, l’autore sottolinea la centralità del personaggio di Ornella la quale partecipa attivamente alla ribellione contro la società patriarcale. La difesa di Mila, che da prostituta e strega diventa una salvifica figura Christi, e il sostegno ad Aligi, il pastore sognante che vive di fede e speranza, conducono verso il parricidio: una tragica conclusione per rivendicare una società finalmente equa
The Hand of the Artifex in Maia’s Ellenic Journey · The article rereads the poem Maia, inspired by Gabriele d’Annunzio’s first trip to Greece in 1895, through the theme of hand and gesture. Each encounter, real or imaginary, is emphasized by d’Annunzio with a description of the protagonist’s hand. Thus, for example, the heroic gestures of Odysseus and the creative gestures of the Greek sculptors are compared and contrasted with the claws of Helen of Sparta and the abject gestures of the inhabitants of Patre. A juxtaposition that reflects the theme of the entire poem : a return to the classical past in order to find in it positive examples that can contribute to a rebirth of the modern world.
The author focuses on Gabriele D’Annunzio’s tragedy La Gioconda, highlighting the ties with art and sculpture and showing how the character of Silvia Settala is modelled on the character of the girl “with chopped off hands” narrated by the Italian (Straparola, Basile) and international folk tradition. The features of the fairy-tale character of Sirenetta, who in the tragedy is a sort of alter ego for Silvia, reappear in Notturno where Renata is the new Sirenetta who takes care of her infirm parent.
Parole chiave · Roma, romanesco, Settecento, forestieri, identità, discriminazione.
Abstract · Foreigners in Eighteenth-Century Romanesque Literature · The article analyzes the image of the foreigners portrayed in the major works in Roman dialect of the18th century. After the stereotyped portrays of Carletti and Micheli, very similar to those of seventeenth-century authors, the imminent entry of the French in Rome rekindles the rancor of the people of Trastevere towards everything was not Roman. In the anonymous Misogallo romano, the French, the Jews (who had been targeted for centuries,) and even the Neapolitans are heavily attacked.
Keywords · Rome, Roman Dialect, 18th Century, Foreigners, Identity, Discrimination.
Nell’articolo si ricostruisce l’incontro con la poesia di William Carlos Williams e si studiano le traduzioni dal poeta americano prima nel volumetto del Fiore del 1959 e poi nell’antologia di Poesie preparato con Vittorio Sereni nel 1961. Alla ricostruzione del dialogo con il water language di Williams segue un’approfondita analisi delle traduzioni in cui le differenti versioni campiane sono paragonate fra di loro e poi anche comparate con alcune traduzioni di Sereni.
L’article reconstruit la rencontre de Campo avec la poésie de William Carlos Williams et étudie deux groupes de traductions du poète américain : d’abord celles qui figurent dans le petit volume Il Fiore de 1959 et ensuite celles de l’anthologie de Poesie préparée avec Vittorio Sereni en 1961. La reconstruction du dialogue avec le water language de Williams est suivie d’une analyse approfondie des traductions, où les différentes versions de Campo sont d’abord comparées entre elles et ensuite avec certaines des traductions de Sereni.
L'articolo si sofferma su una quasi sconosciuta prefazione scritta da William Carlos Williams ai sonetti dialettali di Giuseppe Gioachino Belli tradotti da Harold Norse alla fine degli anni Cinquanta. Nel breve saggio, qui tradotto per la prima volta in italiano, il poeta americano ribadisce con forza la sua poetica realista basata sull'uso dell'American Idiom, una lingua considerata diversa dall'inglese parlato nel Regno Unito, e il cui valore letterario viene paragonato a quello raggiunto da Belli nello scrivere i suoi sonetti in dialetto.
https://edizionedannunzio.wordpress.com/edizioni-pubblicate-in-volume/
Emerge in molti autori della seconda metà dell’Ottocento una perdurante forma mentis cristiana, con le debite conseguenze anche sul piano del linguaggio: prima di sposare una visione immanentistica, questi scrittori non escludono apriori la lettura e il dialogo con le Sacre Scritture. Una lettura della Bibbia i cui riflessi diversamente si scorgono nelle opere di Alfieri, Parini, Leopardi, Belli, Verga, Pascoli.
Tessere, queste, che potranno arricchire il mosaico delle riscritture del sacro che in questo libro presenta già una fisionomia tutt’altro che vaga o scontata.
Nel volume si ricostruisce la riflessione estetica che portò Belli a poetare in romanesco. Grazie all’esame dettagliato delle note e dei linguaggi utilizzati nei Sonetti (il latinesco, le lingue straniere, il gergo, le deformazioni e i difetti di pronuncia, il parlà ciovile e il giudaico-romanesco), si dimostra come il dialetto utilizzato da Belli sia assolutamente fedele a quello parlato dai popolani di Roma negli anni trenta dell’Ottocento. I sonetti romaneschi costituiscono dunque un documento importante, oltre che per il letterato, anche per lo storico della lingua e per il linguista.
Di fatto inaccessibile ai lettori moderni, l’opera è qui riproposta con cura filologica: se ne ricostruisce la vicenda editoriale, e viene illuminata l’eccentrica figura dell’autore, il sacerdote romano Giuseppe Carletti, implicato in accademie letterarie e che finora era poco più che un fantasma. Particolare interesse desta l’uso del dialetto nell’opera: Carletti adopera il romanesco nei dialoghi fra i plebei, producendo sovente, col pastiche tra lessico aulico e dialettale, effetti esilaranti. Il romanesco carlettiano, anche se limitato ad alcuni canti e stemperato, com’era tipico della tradizione pre belliana, offre un documento importante per ricostruire la varietà settecentesca del dialetto di Roma. Il poema carlettiano costituisce così l’anello di congiunzione tra la letteratura pallidamente dialettale del Sei-Settecento romano, da Giovan Camillo Peresio a Benedetto Micheli, e il possente "monumento" belliano.
L’opera ha inoltre un rilevante interesse storico poiché vi sono ampiamente descritti i costumi della Roma di fine Settecento, la vita teatrale, le polemiche letterarie. Ma l’opera vive anche per un suo brio comico e grottesco, oscillante fra scurrilità carnevalesche e impennate di fantasia quasi surreale.
Nell’articolo si ricostruisce l’elaborazione della Figlia di Iorio di Gabriele d’Annunzio, sottolineando le numerose affinità con la novella Ecloga fluviale, e poi si compie un’analisi tematica nella quale ci si sofferma su alcuni temi ricorrenti nell’opera dannunziana che si ripresentano nella tragedia pastorale del 1904: la simbologia del gesto, la ritualità sacra, l’incesto e la sopraffazione maschile.
Nello scritto, oltre ad offrire un’alternativa localizzazione della grotta di Aligi, l’autore sottolinea la centralità del personaggio di Ornella la quale partecipa attivamente alla ribellione contro la società patriarcale. La difesa di Mila, che da prostituta e strega diventa una salvifica figura Christi, e il sostegno ad Aligi, il pastore sognante che vive di fede e speranza, conducono verso il parricidio: una tragica conclusione per rivendicare una società finalmente equa
The Hand of the Artifex in Maia’s Ellenic Journey · The article rereads the poem Maia, inspired by Gabriele d’Annunzio’s first trip to Greece in 1895, through the theme of hand and gesture. Each encounter, real or imaginary, is emphasized by d’Annunzio with a description of the protagonist’s hand. Thus, for example, the heroic gestures of Odysseus and the creative gestures of the Greek sculptors are compared and contrasted with the claws of Helen of Sparta and the abject gestures of the inhabitants of Patre. A juxtaposition that reflects the theme of the entire poem : a return to the classical past in order to find in it positive examples that can contribute to a rebirth of the modern world.
The author focuses on Gabriele D’Annunzio’s tragedy La Gioconda, highlighting the ties with art and sculpture and showing how the character of Silvia Settala is modelled on the character of the girl “with chopped off hands” narrated by the Italian (Straparola, Basile) and international folk tradition. The features of the fairy-tale character of Sirenetta, who in the tragedy is a sort of alter ego for Silvia, reappear in Notturno where Renata is the new Sirenetta who takes care of her infirm parent.
Parole chiave · Roma, romanesco, Settecento, forestieri, identità, discriminazione.
Abstract · Foreigners in Eighteenth-Century Romanesque Literature · The article analyzes the image of the foreigners portrayed in the major works in Roman dialect of the18th century. After the stereotyped portrays of Carletti and Micheli, very similar to those of seventeenth-century authors, the imminent entry of the French in Rome rekindles the rancor of the people of Trastevere towards everything was not Roman. In the anonymous Misogallo romano, the French, the Jews (who had been targeted for centuries,) and even the Neapolitans are heavily attacked.
Keywords · Rome, Roman Dialect, 18th Century, Foreigners, Identity, Discrimination.
Nell’articolo si ricostruisce l’incontro con la poesia di William Carlos Williams e si studiano le traduzioni dal poeta americano prima nel volumetto del Fiore del 1959 e poi nell’antologia di Poesie preparato con Vittorio Sereni nel 1961. Alla ricostruzione del dialogo con il water language di Williams segue un’approfondita analisi delle traduzioni in cui le differenti versioni campiane sono paragonate fra di loro e poi anche comparate con alcune traduzioni di Sereni.
L’article reconstruit la rencontre de Campo avec la poésie de William Carlos Williams et étudie deux groupes de traductions du poète américain : d’abord celles qui figurent dans le petit volume Il Fiore de 1959 et ensuite celles de l’anthologie de Poesie préparée avec Vittorio Sereni en 1961. La reconstruction du dialogue avec le water language de Williams est suivie d’une analyse approfondie des traductions, où les différentes versions de Campo sont d’abord comparées entre elles et ensuite avec certaines des traductions de Sereni.
L'articolo si sofferma su una quasi sconosciuta prefazione scritta da William Carlos Williams ai sonetti dialettali di Giuseppe Gioachino Belli tradotti da Harold Norse alla fine degli anni Cinquanta. Nel breve saggio, qui tradotto per la prima volta in italiano, il poeta americano ribadisce con forza la sua poetica realista basata sull'uso dell'American Idiom, una lingua considerata diversa dall'inglese parlato nel Regno Unito, e il cui valore letterario viene paragonato a quello raggiunto da Belli nello scrivere i suoi sonetti in dialetto.
Parole chiave · Roma, Romanesco, Seicento, Forestieri, Identità, Discriminazione.
Abstract · Foreigners in Seventeenth-Century Romanesque Literature · The article analyzes the image of the foreigners portrayed in the major works in Roman dialect written in the 17th century. If in Verucci’s ridicolosa a Frenchman is mocked on the model of Raguet, at the end of the century Alessandrini proves his openness to foreign influences, while Peresio exorcises the fear of the Ottoman Empire with the trionfi organized by the chieftain Meo Patacca. The overall attitude that emerges, however, is that of a society that is closed and hostile towards anyone who is not Roman.
Keywords · Rome, Roman Dialect, 17th Century, Foreigners, Identity, Discrimination.
The wide-ranging and articulated narrative work of Alessandro Spina, born Basili Khouzam (1923-2013), has not yet found adequate critical attention despite the fact that the Maronite author addresses the theme of Italian colonialism in Libya with an objective perspective that spare no criticism to the coloniser and the colonised. This article dwells on the long prose Il visitatore notturno, one of the panels of the cycle of colonial novels, and in the analysis of the text some recurring themes in Spina's entire prose are highlighted: the motif of the double, the shadowy areas of the characters' psyches, the conflict between father and sons, the opposition of women to the patriarchal system, the encounter/clash between Europe and North Africa. These themes make Spina one of the most profound and original interpreters of the pre and postcolonial Libyan world.
Summary. The article examines the influence of Simone Weil’s thought on the works of Cristina Campo. Examining the Italian author’s poetic and nonfictional writing, one feels, especially in the 1950s, a complete adherence to Weil’s ideas (a model for many writers of the time as soon as her writings were being published after her death). But in the following decades the relationship with what seemed to be a solid intellectual guide first wore out and then abruptly ended. A detachment, without second thoughts, that signals the literary independence of Cristina Campo expressed in the Diario bizantino, her spiritual and literary legacy.