Dagli scavi presso il castello di Monte Lucio è emerso un consistente numero di manufatti in meta... more Dagli scavi presso il castello di Monte Lucio è emerso un consistente numero di manufatti in metallo. La maggior parte proviene dalla chiesa e relativa necropoli, rappresentando un caso di studio privilegiato, in quanto trattasi di un contesto chiuso e cronologicamente collocabile tra il XIII secolo e la fine del XIV secolo. Dei reperti si riportano i disegni e lo studio degli elementi più rilevanti, riferimento per le diverse tipologie riscontrate.
Benché si tratti di una sintesi troppo "sintesi", può essere uno strumento utile a chi "per doma... more Benché si tratti di una sintesi troppo "sintesi", può essere uno strumento utile a chi "per domani" deve riguardarsi quei duemila anni di storia o, dare un'occhiata veloce all'evoluzione cronologica magari a supporto di uno studio particolare da inquadrare all'interno dei grandi eventi, qui elencati, in maniera molto schematica e semplicistica. Certo, solo uno sguardo "a volo d'uccello".
L’espansione normanna in Inghilterra e nel Mediterraneo nei secoli XI e XII mise in moto forze co... more L’espansione normanna in Inghilterra e nel Mediterraneo nei secoli XI e XII mise in moto forze considerevoli, che segnarono profondamente la storia e la civiltà dell’Europa Occidentale. Tale fenomeno fu possibile per diverse congiunture favorevoli, la forza e la buona organizzazione del ducato di Normandia, le grandi personalità che vi si imposero. L’incremento architettonico dal 1035 al 1200 ne costituisce una brillante e tangibile illustrazione.
Durante l’impero Carolingio si realizzarono strutture ispirate al passato. I disordini e la viole... more Durante l’impero Carolingio si realizzarono strutture ispirate al passato. I disordini e la violenza del regno franco durante la sua prima fase, avevano ostacolato l’esercizio delle arti. Fu l’istituzione monastica a creare un nuovo e saldo principio d’ordine. Abbandonati gli eremitaggi, e riuniti in comunità e poi in monasteri organizzati, i monaci poterono dedicarsi allo studio e alle arti. La “Rinascita Carolingia” nel IX secolo partì dalla pittura dei manoscritti, l’oreficeria religiosa, la scultura su avorio e l’incisione su pietre dure. Il periodo di rinascita durò fino a Carlo il Calvo (877), successivamente le lotte intestine dell’Impero misero fine al mecenatismo e, le invasioni normanne, dispersero o ricacciarono gli artisti alle periferie delle regioni da loro colpite.
Iniziato con ogni probabilità all'indomani stesso della celebre battaglia di Hastings ( 14 ottobr... more Iniziato con ogni probabilità all'indomani stesso della celebre battaglia di Hastings ( 14 ottobre 1066) che fece del duca Guglielmo di Normandia il nuovo re d'Inghilterra, l'Arazzo fu ultimato nell'arco dei dieci anni successivi per essere esposto all’interno della cattedrale di Bayeux.
La storia della conquista dell'Inghilterra da parte di Guglielmo, da allora il Conquistatore, è qui raccontata attraverso le immagini dell'arazzo; è una celebrazione di una vittoria, quella di Guglielmo, o piuttosto, il resoconto di una disfatta? Quella di Aroldo I, divenuto re d'Inghilterra per aver infranto il giuramento prestato sulle sante reliquie. Se così fosse allora, forse, l'arazzo non sarebbe un'opera di propaganda monarchica, semmai, ecclesiastica.
Le incursioni ungare o magiare, non furono dettate dalla ricerca di un nuovo territorio; pensate ... more Le incursioni ungare o magiare, non furono dettate dalla ricerca di un nuovo territorio; pensate allo scopo di intimorire i nemici di quella "nuova patria" semmai, creata nel bacino dei Carpazi, terra di nessuno, i "deserta avarorum", chiusa tra Bulgari, Peceneghi, Moravi e potentati derivati dall’Impero Carolingio. La battaglia di Lechfeld nel 955, spense ogni residua politica magiara di mantenimento tramite tributi e bottini di guerra, e indusse questi a ricercare nelle proprie possibilità e i risorse i fondamenti della propria forza e del proprio insediamento. Alle soglie dell'anno Mille dunque, si posero le basi per la nascita dell'Ungheria.
Cultura materiale, arte, tattica militare, religione, ci forniscono uno spaccato di quel che fu questo popolo, prima di entrare a far parte dell'Europa cristiana.
In un periodo lungo quanto il medioevo per definire un arco temporale, nemmeno perfettamente sov... more In un periodo lungo quanto il medioevo per definire un arco temporale, nemmeno perfettamente sovrapponibile ad esso se consideriamo le datazioni canoniche, la storia bizantina, è ripercorsa in questa breve trattazione che dal periodo iniziale, proto-bizantino, più in generale tardo antico o post-antico, si è avviata sul suolo di quella che era la porzione orientale dell'Impero Romano, con capitale Bisanzio prima, poi, dall'11 maggio del 330 d.C, Costantinopoli.
Da Costantino I nel lontano IV secolo, a Costantino XI che perì assieme alla stessa Costantinopoli durante l'ultimo fatale attacco dei Turchi Ottomani il 29 maggio del 1453, sono riaffrontate le tappe di un impero che da continuatore, antagonista, rinnovatore dell'antico Impero Romano, portò avanti un'eredità dello stesso fino alle soglie dell'età moderna; in un mondo nuovo, in modo nuovo e in un nuovo spazio.
Calcolitico tardo CT4 = nascente fenomeno urbano. CT5=aumenta la complessità socioeconomica, svil... more Calcolitico tardo CT4 = nascente fenomeno urbano. CT5=aumenta la complessità socioeconomica, sviluppo del commercio a lunga distanza. Bronzo antico BAI= riorganizzazione dei processi prima realizzatisi ora non più sostenibili in quanto tali. Diffusione insediamenti, sviluppo attività specialistiche. In Mesopotamia fase Gemdet Nasr= riorientamento commerci verso l'area del golfo. BAII= ceramiche decorate, dipinte o incise, sviluppi urbani. Protodinastico PDI= in Mesopotamia si consolidano le strutture socioeconomiche fondamentali, integrazioni tra città sotto la guida di Uruk. Lotte tra microcosmi, PDII= In Mesopotamia ripresi i contatti con aree vicine, l'Egitto riorganizza la sua presenza nel Levante con Biblo. Ceramiche fatte a mano rosso-nere. BAIII e PDIII= fenomeno urbano esteso a tutto il vicino oriente, fitte relazioni tra siti documentate da archivi e tavolette cuneiformi, diffusione di elementi iconografici nella glittica come le scene di lotta animalistica e banchetto. BAIV= crisi urbanizzazione, dovuta anche alle campagne militari dei sovrani accadici in Siria e in Iran. Bronzo medio BM= si compie la ripresa dell'urbanizzazione, cambiamenti tecnologici: fornaci= produzioni più efficienti; quindi repertorio ceramico con impasti e forme standardizzate e su aree più vaste. Inoltre ora il rame si unisce allo stagno, mentre decade l'uso di unirlo all'arsenico come in BA. In Mesopotamia abbiamo periodo UrIII e LagashII con cultura affine a Isin-Larsa e Paleo-babilonese= grandi città fortificate da alti terrapieni, politicamente indipendenti ma legate da rapporti commerciali e militari. Importanti gli archivi di Mari per documentazione. BMII= diffusione figurine a stampo Bronzo tardo BT= incursioni sovrani peleoittiti in Siria e Mesopotamia. Continuità ceramica. In Siria-Mesopotamia-Palestina sviluppo Mitanni poi Hittiti, Regno Medioassiro e espansione Egitto. La città diviene sede di centralizzazione risorse. Si fondano le capitali con i nomi dei sovrani (Es. Tukulti Niurta). Sviluppo del commercio internazionale. Si raffina la lavorazione del vetro e in campo militare innovazioni armi di offesa alle quali corrisponde l'ottimizzazione sistemi di difesa con l'armatura a placche di bronzo. Ferro FI= da 1200 a.C, rivoluzione tecnologica, diffusione del ferro: modifica armi e utensili. Ceramiche dipinte (Levante e Anatolia "Ceramica filistea"). FII=ceramiche con ingabbio rosso. Al periodo pone fine le distruzioni assire della seconda metà dell'VIII sec a.C. FIII=arriva fino età achemenide. La cultura meridionale del Golfo ha contatti con Iran Meridionale.
Nell'estate del 324 costantino assediò la città romana di Bisanzio per catturare Licinio dopo la ... more Nell'estate del 324 costantino assediò la città romana di Bisanzio per catturare Licinio dopo la battaglia di Adrianopoli. Per sostenere il lungo assedio durato oltre due mesi, l'imperatore fece erigere un accampamento fuori dalle mura costruite da Settimio Severo nel II secolo d.C. Sfuggito il suo avversario alla caduta della città, il 18 settembre Costantino sconfisse l'augusto d'Oriente
Tra memoria e riscoperta sono presentate le civiltà della fertile mezzaluna. La storia del Vicino... more Tra memoria e riscoperta sono presentate le civiltà della fertile mezzaluna. La storia del Vicino oriente preclassico ripercorre la storia delle civiltà che fiorirono nell'area geografica chiamata " Fertile Mezzaluna " , un'area che si allarga ad abbracciare anche i processi storico culturali dell'Anatolia, di Cipro, dell'Arabia e dell'Egitto: quindi le civiltà dell'Asia anteriore e di un significativo settore dell'Africa. La tradizione greca e romana e quella antico-testamentaria hanno tenuto memoria di quelle antiche civiltà che, a seguito di del primo fermento urbano, ci portarono all'interno della storia.
Utile strumento a supporto dello studio del pensiero politico medievale, si parte dalla più anti... more Utile strumento a supporto dello studio del pensiero politico medievale, si parte dalla più antica concezione teocratica del potere a quella ierocratica coincidente con la forza del papato romano, sino all'analisi di nuove forme di potere in agitazione nelle nuove realtà comunali basso medievali. Logicamente si tratta di appunti presi durante le lezioni, possono contenere evidenti errori di battitura. Argomenti trattati: Papato e impero: i fondamenti ideologici dei poteri universali e delle monarchie nazionali; I giuristi medievali tra assolutismo e costituzionalismo; il pensiero politico di Bartolo da Sassoferrato; la lex regia dei imperio; la crisi della teocrazia papale e i trattati De potestate papae (Egidio Romano, Dante, Marsilio, Giovanni di Parigi); il conciliarismo; il pensiero politico degli umanisti; per la parte monografica, il costituzionalismo medievale.
Il presente materiale è composto di appunti presi durante le lezioni, può contenere evidenti erro... more Il presente materiale è composto di appunti presi durante le lezioni, può contenere evidenti errori di battitura, ma è composto di una solida linea guida, utile alla preparazione e all'arricchimento delle conoscenze in materia basso medievale. Il programma parte dalla caduta dei poteri universali, l'impero carolingio in primis e la continua ricerca di ricostruire, da parte delle nuove dinastie europee, una nuova unità. I nuovi imperatori, morto Federico II di Svevia, non riuscirono a creare domini solidi e nella nascente Europa si generarono presto nuovi poteri, in micro le forti realtà comunali e, in macro, si abbozzarono le grandi realtà nazionali che acquisirono una propria consapevolezza nella lunga guerra dei Cent'anni, dove per prime Francia e Inghilterra cementarono le proprie coscienze. A fare da contorno alle turbolente vicende temporali, anche i fatti spirituali concorsero ad accelerare i cambiamenti in atto: il grande Scisma d'Occidente divise l'Europa in materia dogmatica, politica, militare. Al turbinio interno, si aggiunse una minaccia esterna, la quale parve però poter dare a quel mondo "malato" un nuovo obbiettivo unitario. La minaccia turco-ottomana premeva ai confini orientali e le "crociate tardive" diedero nuovo lustro sul piano politico- religioso al pontificato romano e a quanti in quell'impresa videro il miraggio di antiche glorie. L'Europa in quello scontro prese coscienza di se stessa al pari delle sue nascenti nazioni che in essa si agitavano scontrandosi tra loro. Era un mondo in gestazione, da quel turbolento travaglio sarebbe nata una nuova Europa. Era la fine del medioevo, quel mondo, ne avrebbe posto conosciuto un altro oltre l'Atlantico.
Non dormirono molto quella notte Scipione e Annibale. Alla vigilia della Battaglia di Zama, trovi... more Non dormirono molto quella notte Scipione e Annibale. Alla vigilia della Battaglia di Zama, troviamo uno di fronte all'altro i protagonisti della lunga "guerra Annibalica", così la chiamava Scipione. In un percorso a ritroso, prima di quello scontro che avrebbe cambiato la storia di quel mondo, vengono descritte le gesta dei due personaggi, il loro "cursus vitae", che fatalmente li portò, legandoli in tutta la loro storia, a quel decisivo momento.
L'oplita, il legionario, espressione di un preciso senso dello stato, greco prima e romano poi, s... more L'oplita, il legionario, espressione di un preciso senso dello stato, greco prima e romano poi, sono qui soggetto di un'attenta analisi. A partire dagli archetipi omerici del guerriero, per arrivare alla fine dell'importanza delle fanterie in età tardo antica, attraverso lo studio di equipaggiamenti, evoluzioni tattiche, battaglie, viene descritta l'evoluzione storica dell'esercito greco romano.
Mentre le crociate “classiche” ebbero come meta la Terrasanta e finirono nel 1291 con la caduta d... more Mentre le crociate “classiche” ebbero come meta la Terrasanta e finirono nel 1291 con la caduta di San Giovanni d’Acri, le crociate “tardive” si aprirono nella seconda metà del Trecento ed ebbero come teatro l’Europa orientale, nel suo duplice versante marittimo, l’Egeo, e terrestre, la Balcania. Durante la “rinascita umanistica” la crociata mutò natura e finalità. Da progetto di spedizione alla riconquista di Gerusalemme essa divenne sinonimo di guerra di contenimento, e se possibile di riscossa, concepita in risposta all’espansionismo dell’Impero Ottomano e, strumento per l'affermazione dell'autorità papale alla ricerca di un'unità europea impossibile da raggiungere, ma possibile da sperare.
In età carolingia e post--carolingia una struttura economica territoriale fondamentale era la cur... more In età carolingia e post--carolingia una struttura economica territoriale fondamentale era la curtis, questa nei secoli IX e X fu uno strumento formidabile di controllo degli uomini. Ma alla metà del secolo XI l'azienda curtense apparve molto cambiata tanto da non incidere più in modo marcato sul controllo del popolamento. Solo il domocoltile curtense riuscirà ad esercitare una pressione significativa qualora sia incastellato o il villaggio fortificato, spesso coincidente invece con l'abitato del massaricio che in molte regioni italiane è definito come Castrum. È in sostanza il castello inteso come villaggio fortificato, o come fortezza signorile soprattutto nell'Italia occidentale, che nei secoli XI e XII attrae la popolazione, come hanno dimostrato gli studi di Aldo Settia nell'Italia settentrionale. Senza voler generalizzare, l'incastellamento è il risultato dell'azione della nuova signoria rurale che luogo per luogo prende il sopravvento nei confronti dei signori fondiari, che a volte controllano frammenti di antiche curtes, ma non hanno saputo potenziare il ruolo insito potenzialmente in ogni grande proprietà orientata a imporsi come signoria locale in grado di controllare giurisdizionalmente un intero territorio. Nel secolo XI per esercitare la giurisdizione su u territorio locale non era indispensabile possederne la maggior parte delle terre; era invece indispensabile avere il controllo del suolo abitativo in cui si concentravano le famiglie contadine che lavoravano in quel territorio. Quindi i processi di incastellamento, di aggregazione dell'abitato attorno a una fortezza, di fondazione di nuovi insediamenti delimitati da un fossato, fra XI e XIII secolo hanno un tratto comune: sono infatti finalizzati a riordinare le competenze giurisdizionali del dominatus loci o, se si vuole, a controllare il popolamento in un dato territorio. In altri termini, chi si insedia nello spazio delimitato dalla signoria locale è soggetto alla sua giurisdizione per tutto il tempo che abiterà sui sedimi che gli sono stati assegnati e che appartengono ala signoria rurale stessa. Diventa invece di importanza secondaria l'appartenenza delle terre che vengono coltivate da quei residenti. Non è la nozione di territorio di castello che serve a stabilire le competenze giuridiche del dominatus, ma la nozione di "insediamento accentrato". Il problema principale dei detentori della giurisdizione, allora, è quello di incentivare la permanenza dei residenti nel sito così individuato e opportunamente delimitato, e insieme quello di attrarre in loco popolazione esterna attraverso incentivi di natura fondiaria o fiscale. Le forme più semplici di pattuizione signorile con vecchie e nuove comunità volte a stabilizzare un insediamento e a potenziare la giurisdizione locale, sono quelle di concessioni di terre da disboscare e da mettere a coltura, attraverso patti orali o con un richiamo alla consuetudine del luogo, ma sono anche le meno sicure per il signor, perché possono, in quanto patti di natura economica, persistere anche se il contadino si trasferisce in un altro villaggio soggetto a un signore di banno diverso. L'emigrazione, non rescindendo necessariamente le obbligazioni di natura economica, interrompe il legame giurisdizionale con il signore di banno per tutti coloro che non sono soggetti a legami servili tradizionali. Il modo più sicuro per il signore è quello di concedere sgravi fiscali per chi si insedi nel gruppo di sedimi che gli appartengono (questi possono comprendere un determinato quartiere oppure un intero villaggio). Il fatto che l'immigrato costruiva la propria casa sul sedime signorile, rappresentava di per sé un legame sufficientemente forte per stabilizzare l'insediamento e controllarne gli abitanti. Infatti il contadino in caso di emigrazione, poteva portare con sé solo i materiali che si era procurato al di fuori della proprietà signorile. Ancora più forte è il vincolo che viene a crearsi attraverso la pattuizione con la comunità locale: quest'ultima funge da garante infatti per ciascuna famiglia residente nei confronti del dominus loci. Sono le carte di franchigia che il signore pattuirà con le comunità. Con l'inizio del XII secolo, quantunque non si faccia riferimento a un'organizzazione di tipo comunale nella maggior parte dei villaggi del contado, si moltiplicano le carte di consuetudini scritte o di franchigia concesse da signori laici ed ecclesiastici per favorire la messa a coltura di nuove terre, per attrarre immigrati e creare luoghi di mercato e infine per fondare borghi nuovi comunali e città. Fra il XII e il XIV secolo il controllo del popolamento da parte delle città comunali verrà condotto con gli stessi strumenti e le stesse finalità signorili. I comuni urbani però, oltre a concedere terre da dissodare o bonificare, intervengono nel contado attribuendo atti di cittadinatico 1 collettivo alle comunità rurali o istituendo borghi franchi in vecchi e nuovi insediamenti: sono, questi ultimi, due importanti strumenti che legano fiscalmente e militarmente le comunità alle città promotrici delle iniziative e servono a controbilanciare i patti via via stipulati delle città stesse con i signori del contado. Le comunità rurali dunque possono di volta in volta essere pedine in mano a signori e città, ma anche protagoniste nel processo di controllo del popolamento e degli uomini del contado. 1 Cittadinatico: con il giuramento del cittadinatico si costituiva un obbligo reciproco tra i soggetti che si impegnavano nei confronti del comune e il comune stesso: i primi riconoscevano l'autorità del comune, si obbligavano a periodi di residenza, pagavano oneri; il secondo fregiava del prestigio conseguente da tali clientele, riconosceva ai cittadini diritti e privilegi. Saggio 2 Paolo Pirillo: Città e nuove comunità nell'Italia centro--settentrionale Nella fondazione di centri abitati e nella concentrazione di popolazione in nuove comunità da parte di città e Comuni dell'Italia medievale, in particolare di quella centro settentrionale, possiamo individuare delle linee generali. Il filo rosso cronologico tracciato da Aldo Settia, è rappresentato dalla transizione tra l'incastellamento dei secoli compresi tra il X e il XII ed i due successivi corrispondenti alla grande diffusione di borghi nuovi comunali. Inizialmente e per lungo tempo, la fondazione di centri abitati fu appannaggio dei grandi signori, che in assenza di antagonisti, conobbero positive che affermazioni (ricordiamo alcuni progetti liguri dei Clavesana, Doria, Alberti, degli Aldobrandeschi dei Del Carretto e dei Guidi per la Toscana). Dalla fine del XII secolo l'iniziativa uscì dalle mani dei signori divenendo prerogativa delle città. Per esempio negli anni 80' del XII secolo, il tentativo da parte degli Alberti di fondare il centro valdelsano di Semiforte venne vanificato da Firenze che nel 1202 rase al suolo il nuovo abitato, disperdendone gli abitanti. Dalla fine del 200' molte città avrebbero portato a maturazione esperienze ormai bisecolari, finalizzando le nuove fondazioni al progressivo consolidamento dell'intero districtus civitatis, in un processo concomitante con la formazione di un sistema territoriale cittadino e comunale sviluppatosi dal pragmatismo iniziale fino ai primi seni di una strategia territoriale che col tempo andò rivelando le caratteristiche di un progetto globale. Riferendoci all'esperienza fiorentina, vi era la necessità di proteggere e salvaguardare la componente umana del territorio considerata magis utilior, constatazione che costituiva uno dei principi guida della politica territoriale proprio per le caratteristiche che in essa potevano essere riconosciute, quali elementi valorizzanti di un determinato contesto dal punto di vista produttivo, economico, fiscale, militare e sociale, ivi compresa la possibilità di attirare nella sfera cittadina una parte degli strati più alti della società comitatina. Nel secondo incastellamento, quello databile in pineo 200', la progettazione e la realizzazione di un centro abitato consistente e con caratteristiche urbane, insieme all'organizzazione di un ampia universitas divennero le nuove poste in gioco sulle quali misurare le capacità di controllo su uomini e comunità da parte dei fondatori. Era questo il clima in cui stava prendendo vita quell'accentramento dell'abitato destinato ad accomunare tutte le villenove fondate in età comunale.
Capitolo I: Aree a confronto Il VI secolo fu un'epoca di profondi cambiamenti. La guerra greco--g... more Capitolo I: Aree a confronto Il VI secolo fu un'epoca di profondi cambiamenti. La guerra greco--gotica, l'invasione dei Longobardi (568), portarono ad una profonda trasformazione della situazione politico istituzionale precedente. La contrapposizione anche fisica, territoriale, tra aree della penisola conquistate, politicamente strutturate e culturalmente influenzate dai Longobardi prima e dai Franchi poi, quindi da una tradizione germanica, con territori rimasti a lungo o del tutto intoccati dalla loro penetrazione, gravitanti attorno all'Impero d'Oriente e, attraverso la mediazione bizantina, legati alla tradizione romana, determinò una profonda differenziazione delle loro strutture economiche, sociali e istituzionali. Inevitabilmente ne furono diversamente influenzate l'organizzazione del territorio, le funzioni e la realtà materiale delle stesse. L'elemento di maggiore differenziazione sul piano insediativo può essere individuato nella persistenza o meno al loro interno della vitalità dei centri urbani e della loro capacità di controllo e influenza sulle campagne. Nel territorio che subì incisivamente la dominazione longobarda prima e franca in seguito, le città registrarono un processo di decadenza; persero la loro capacità di controllo ed organizzazione del territorio. I Longobardi avevano sviluppato un rapporto personale con la terra, che faceva riferimento pertanto sempre al suo proprietario, che risiedeva in un villaggio o nel suo territorio, non ad una catastazione imposta dall'alto. In età carolingia vi fu poi la forza di attrazione della grande proprietà fondiaria, che a partire dal primo ventennio del secolo IX fu organizzata secondo il modello curtense. I centri direttivi delle "curtes" rappresentarono, a fianco dei villaggi, un punto di coagulo della popolazione rurale sul piano insediativo, oltre che una base di rafforzamento del potere signorile. Soprattutto a partire dal secolo X i centri delle aziende curtensi, all'interno di un generale processo di militarizzazione dell'habitat, legato ad una situazione particolarmente difficile causata dalla crisi del potere centrale e dalle incursioni ungare, furono fortificati, così come lo furono anche i villaggi. Il territorio si popolò di castelli, "castra". La grande diffusione del processo di incastellamento portò ad una ristrutturazione del paesaggio, dando una spinta di accelerazione al processo di agglomerazione degli insediamenti. Si arrivò alla compresenza di forme insediative diverse: l'insediamento sparso, con case contadine isolate e centri di aziende autonome sul piano produttivo, coesisteva con un insediamento accentrato, che vedeva gli abitanti delle campagne raccolti in centri più o meno compatti e di varia dimensione attorno a un centro curtense o ad un castello. Queste diverse modalità di popolamento non determinarono differenziazioni delle tipologie costruttive delle abitazioni contadine. La dimora rurale in questi secoli e in questo ambito territoriale presentava uno schema organizzativo in gran parte unitario, sia trattandosi di case isolate nei campi che raggruppate in centri demici. Lo stesso schema si presentava con caratteristiche di fondo similari per tutti i ceti sociali. Per i ceti
Vito Fumagalli spiega come al Duby in questo lavoro si offrono i frutti di un quarantennio di med... more Vito Fumagalli spiega come al Duby in questo lavoro si offrono i frutti di un quarantennio di meditazioni, le menti del Pirenne, del Bloch, Fernand Braudel e di Lucien Febvre per citarne alcuni, oltre la sua padronanza delle fonti, dalle più disparate, geografiche, climatiche, archeologiche, documentarie, tutti elementi che, combinati, vanno a comporre questo saggio il quale, senza alcuna pretesa, non vuole essere una sintesi completa di storia economica, ma formulare una serie di riflessioni, estremamente efficaci, su un lungo processo di sviluppo, del quale si è cercato di chiarire l'incerto e complesso andamento. Il Duby puntualizza le responsabilità della grande azienda fondiaria, che in età carolingia favorisce la cristallizzazione di un grave stato di immobilismo al suo interno nelle condizioni degli affittuari dipendenti, comprimendoli nei vecchi poderi, sempre più piccoli e affollati, dai quali essi inizieranno l'esodo solamente dietro la spinta di sollecitazioni esterne, e soprattutto, con l'esplosione demografica dell'XI secolo. Alla vocazione guerriera della nobiltà il Duby riserva un ruolo fondamentale nell'edificazione delle strutture economiche e civili dell'alto Medioevo, strutture dove saranno altrettanto fondamentali le guerre di altri uomini, contro l'ambiente, contro la tecnica, contro questo stesso sistema, che toglieva e dava "libertà", i contadini. Capitolo I: Le forze produttive La natura Per il periodo considerato il livello della civiltà materiale rimase così basso che l'essenziale della vita economica sta nella lotta dell'uomo contro le forze naturali. Il primo passaggio per una analisi corretta della forza con la quale l'uomo doveva misurarsi, è proprio la ricostruzione dell'ambiente naturale. È possibile stabilire che era la foresta ad essere favorita dalle condizioni climatiche. Nel VII secolo la foresta europea appariva punteggiata di innumerevoli radure dove l'uomo trovava meno difficoltà a modificare il mondo vegetale in funzione delle sue necessità alimentari. Lungo le rive del mediterraneo, dove la foresta era più vulnerabile la lotta per la produzione dei mezzi di sussistenza si doveva condurre meno contro l'albero che contro l'acqua. Questa richiedeva controllo, per proteggere il terreno sui pendii, per drenare le paludi in pianura e per compensare con l'irrigazione la secchezza delle estati. È chiaro quindi il ruolo delle variazioni climatiche. Dalla temperatura, ma ancor più dall'umidità e dalla distribuzione stagionale delle piogge dipendevano il grado di resistenza delle formazioni forestali, la compattezza del suolo, il successo o il fallimento dell'uomo quando si sforzava di estendere l'area coltivata. Per il medievista, i dati più utili a percepire i cambiamenti climatici, sono, per l'Europa, quelli derivati dallo studio dell'avanzamento e dell'arretramento dei ghiacciai alpini. Grazie a questi è possibile proporre una cronologia delle fluttuazioni climatiche, poiché i movimenti del ghiacciaio sono direttamente regolati dalle variazioni della temperatura e della piovosità. Così sembrerebbe che le Alpi abbiano conosciuto nel Medioevo un primo avanzamento dei ghiacciai, che si può situare fra l'inizio del V e la metà dell'VIII secolo. Fase seguita da un arretramento prolungato fin verso il 1150. Un altro avanzamento ci fu dalla metà del XII secolo che terminò verso il 1300--1350. Esistono coincidenze fra le alternanze del flusso e riflusso dei ghiacciai e le modificazioni del mantello vegetale rivelate dall'esame dei granelli di polline conservati nelle torbiere 1 . Lo studio di questi residui vegetali ci mette in grado di costruire una cronologia approssimativa dell'estendersi e del contrarsi delle formazioni forestali nelle vicinanze dei cumuli di torba. Possiamo dunque formulare un ipotesi: un clima relativamente secco e caldo caratterizzava l'Europa occidentale fra l'VIII secolo e la seconda metà del XII, nel momento cioè, in cui si ponevano le prime basi di uno sviluppo economico che fu essenzialmente agricolo. 1 Torbiere: ambienti caratterizzati da grande abbondanza di acqua in movimento lento ed a bassa temperatura, dove si sviluppa una vegetazione prevalentemente erbacea tipica di luoghi umidi, come muschi e graminacee. In questo ambiente umido e freddo ricco di composti tannici che preservano dalla putrefazione e di sostanze acide, l'attività dei batteri che naturalmente degradano la sostanza organica viene fortemente inibita. Il materiale vegetale che deriva dal ciclo biologico delle piante che vivono nella torbiera, tende quindi progressivamente ad accumularsi in strati, dando origine alla torba, unitamente a resti di animali e insetti.
Si tratta di appunti scritti durante le lezioni di storia sociale dell'anno accademico 2014, poss... more Si tratta di appunti scritti durante le lezioni di storia sociale dell'anno accademico 2014, possono contenere errori di battitura evidenti e periodi grammaticali scorretti. Il contenuto rimane comunque "illuminante".
Introduzione: Reinterpretare l'alto medioevo Gli schemi ottocenteschi I primi secoli successivi a... more Introduzione: Reinterpretare l'alto medioevo Gli schemi ottocenteschi I primi secoli successivi alla fine dell'età antica sono percepiti dal "comune senso storiografico" come l'appendice più oscura di un'età, il medioevo intero, che è già di per sé oscura nella coscienza comune. Il quadro del periodo è molto più complesso e ricco di contenuti. L'interpretazione diffusa dell'alto medioevo si basa su una serie di schemi, la maggior parte dei quali è di origine ottocentesca e di stampo nazionalista. Uno di questi schemi tradizionali è quello che chiama subito in causa i barbari. Le Völkerwanderungen, ovvero le "migrazioni dei popoli" della storiografia tedesca classica, quelle che la storiografia di lingua romanza, Francia e Italia, definiva invece "grandi invasioni" o "invasioni barbariche", sono sempre state al centro di ogni riflessione sulla fine del mondo antico. La grande fortuna che questi temi ebbero nel pensiero storiografico del XIX secolo, non solo in età romantica, ma in tutto l'Ottocento, risiedeva nel fatto che, più che mettere in rilievo la fine del mondo romano, in realtà si parlava dell'origine stessa delle nazioni europee. Ciò è avvenuto perché la storiografia moderna, che è nata proprio nell'Ottocento, ha individuato in quei secoli le radici delle nazioni europee, e ha finito così per proiettare sul lontano passato altomedievale pulsioni ed esigenze nazionalistiche che ci hanno tramandato un "paesaggio avvelenato". La diversità di definizioni "migrazioni/invasioni" non deve ingannare: nello schema ottocentesco, in entrambi i casi gli spostamenti in massa di popoli erano un dato fondamentale, con una differenza: mentre per la storiografia di lingua tedesca il fattore storico principale era proprio l'irruzione delle tribù tedesche nel cuore del mondo romano, per quella di lingua romanza l'elemento forte erano invece le invasioni e la distruzione della civiltà antica che le migrazioni avrebbero portato con sé. Dopo la guerra franco--prussiana (1870) la contrapposizione al nascente nazionalismo tedesco portò gli autori francesi a rifiutare l'idea che la dominazione barbarica avesse potuto avere un qualsiasi ruolo nel forgiare la nazione. I Franchi poterono così, se considerati Tedeschi, essere biasimati per la loro intrinseca violenza e la struttura primitiva del loro agire sociale, e all'inverso, se considerati Francesi, come una specie di barbari particolari, precocemente civilizzati grazie alla loro rapida conversione al cattolicesimo e al battesimo di re Clodoveo, avvenuto nel 496. Diversa è la situazione italiana, dove l'idea che l'invasione per eccellenza, quella longobarda, sia stata una catastrofe epocale, è sempre stata maggioritaria, almeno da Alessandro Manzoni in poi, che difendeva la politica papale dell'VIII secolo. Dunque si parlò di invasione, e di invasione durissima, intendendo con questo termine la migrazione compatta di un popolo etnicamente ben distinto e caratterizzato d istituzioni, leggi, lingua e religione sue proprie e aliene rispetto all'Italia e ai Romani--Italiani. Sul fronte della storiografia di lingua tedesca, l'idea stessa di "età della migrazione dei popoli" si inserisce nello studio complessivo di quella che un tempo si chiamava "antichità germanica": civiltà e storia dei Germani e migrazioni erano due temi inseparabili all'interno. Ma questo accostamento ci ricorda che alla base del problema "migrazioni" c'è la necessità di definire correttamente i suoi protagonisti, ossia i "popoli", e di comprendere cos'era realmente una gens. Le migrazioni chiamano quindi in causa la questione dell'etnicità, da sempre sentita nella storiografia tedesca. Questa nel XIX secolo sviluppò l'idea dei popoli come individualità, che erano soggetti della storia, dotati di una loro specifica Volksseele ("anima di un popolo"), e che come gli individui avevano i loro alberi genealogici e discendevano gli uni dagli altri: così in origine c'erano gli Indoeuropei, e da essi erano derivati i Germani, caratterizzati da specifiche qualità (coraggio, semplicità, fede). Questi Germani/Tedeschi si sarebbero poi divisi in diverse "tribù": Sassoni, Svevi, Franchi, Goti e così via. Molte di queste tribù emigrarono durante la Völkerwanderung e fondarono i regni sorti sulle rovine dell'impero romano. Dalle altre, dopo duri conflitti, si sarebbe affermata l'unità tedesca. Questo, per somme linee, è il quadro ottocentesco della storiografia di lingua tedesca: le tribù germaniche, o francamente tedesche, e le loro migrazioni sarebbero alla base della formazione della civiltà germanica dapprima, della nazione tedesca poi. Nonostante tutte le difficoltà e le critiche, il paradigma romantico fornisce ancora oggi un'interpretazione della storia infinitamente più accattivante e suggestiva di quella proposta dalla nuova storiografia.
Dagli scavi presso il castello di Monte Lucio è emerso un consistente numero di manufatti in meta... more Dagli scavi presso il castello di Monte Lucio è emerso un consistente numero di manufatti in metallo. La maggior parte proviene dalla chiesa e relativa necropoli, rappresentando un caso di studio privilegiato, in quanto trattasi di un contesto chiuso e cronologicamente collocabile tra il XIII secolo e la fine del XIV secolo. Dei reperti si riportano i disegni e lo studio degli elementi più rilevanti, riferimento per le diverse tipologie riscontrate.
Benché si tratti di una sintesi troppo "sintesi", può essere uno strumento utile a chi "per doma... more Benché si tratti di una sintesi troppo "sintesi", può essere uno strumento utile a chi "per domani" deve riguardarsi quei duemila anni di storia o, dare un'occhiata veloce all'evoluzione cronologica magari a supporto di uno studio particolare da inquadrare all'interno dei grandi eventi, qui elencati, in maniera molto schematica e semplicistica. Certo, solo uno sguardo "a volo d'uccello".
L’espansione normanna in Inghilterra e nel Mediterraneo nei secoli XI e XII mise in moto forze co... more L’espansione normanna in Inghilterra e nel Mediterraneo nei secoli XI e XII mise in moto forze considerevoli, che segnarono profondamente la storia e la civiltà dell’Europa Occidentale. Tale fenomeno fu possibile per diverse congiunture favorevoli, la forza e la buona organizzazione del ducato di Normandia, le grandi personalità che vi si imposero. L’incremento architettonico dal 1035 al 1200 ne costituisce una brillante e tangibile illustrazione.
Durante l’impero Carolingio si realizzarono strutture ispirate al passato. I disordini e la viole... more Durante l’impero Carolingio si realizzarono strutture ispirate al passato. I disordini e la violenza del regno franco durante la sua prima fase, avevano ostacolato l’esercizio delle arti. Fu l’istituzione monastica a creare un nuovo e saldo principio d’ordine. Abbandonati gli eremitaggi, e riuniti in comunità e poi in monasteri organizzati, i monaci poterono dedicarsi allo studio e alle arti. La “Rinascita Carolingia” nel IX secolo partì dalla pittura dei manoscritti, l’oreficeria religiosa, la scultura su avorio e l’incisione su pietre dure. Il periodo di rinascita durò fino a Carlo il Calvo (877), successivamente le lotte intestine dell’Impero misero fine al mecenatismo e, le invasioni normanne, dispersero o ricacciarono gli artisti alle periferie delle regioni da loro colpite.
Iniziato con ogni probabilità all'indomani stesso della celebre battaglia di Hastings ( 14 ottobr... more Iniziato con ogni probabilità all'indomani stesso della celebre battaglia di Hastings ( 14 ottobre 1066) che fece del duca Guglielmo di Normandia il nuovo re d'Inghilterra, l'Arazzo fu ultimato nell'arco dei dieci anni successivi per essere esposto all’interno della cattedrale di Bayeux.
La storia della conquista dell'Inghilterra da parte di Guglielmo, da allora il Conquistatore, è qui raccontata attraverso le immagini dell'arazzo; è una celebrazione di una vittoria, quella di Guglielmo, o piuttosto, il resoconto di una disfatta? Quella di Aroldo I, divenuto re d'Inghilterra per aver infranto il giuramento prestato sulle sante reliquie. Se così fosse allora, forse, l'arazzo non sarebbe un'opera di propaganda monarchica, semmai, ecclesiastica.
Le incursioni ungare o magiare, non furono dettate dalla ricerca di un nuovo territorio; pensate ... more Le incursioni ungare o magiare, non furono dettate dalla ricerca di un nuovo territorio; pensate allo scopo di intimorire i nemici di quella "nuova patria" semmai, creata nel bacino dei Carpazi, terra di nessuno, i "deserta avarorum", chiusa tra Bulgari, Peceneghi, Moravi e potentati derivati dall’Impero Carolingio. La battaglia di Lechfeld nel 955, spense ogni residua politica magiara di mantenimento tramite tributi e bottini di guerra, e indusse questi a ricercare nelle proprie possibilità e i risorse i fondamenti della propria forza e del proprio insediamento. Alle soglie dell'anno Mille dunque, si posero le basi per la nascita dell'Ungheria.
Cultura materiale, arte, tattica militare, religione, ci forniscono uno spaccato di quel che fu questo popolo, prima di entrare a far parte dell'Europa cristiana.
In un periodo lungo quanto il medioevo per definire un arco temporale, nemmeno perfettamente sov... more In un periodo lungo quanto il medioevo per definire un arco temporale, nemmeno perfettamente sovrapponibile ad esso se consideriamo le datazioni canoniche, la storia bizantina, è ripercorsa in questa breve trattazione che dal periodo iniziale, proto-bizantino, più in generale tardo antico o post-antico, si è avviata sul suolo di quella che era la porzione orientale dell'Impero Romano, con capitale Bisanzio prima, poi, dall'11 maggio del 330 d.C, Costantinopoli.
Da Costantino I nel lontano IV secolo, a Costantino XI che perì assieme alla stessa Costantinopoli durante l'ultimo fatale attacco dei Turchi Ottomani il 29 maggio del 1453, sono riaffrontate le tappe di un impero che da continuatore, antagonista, rinnovatore dell'antico Impero Romano, portò avanti un'eredità dello stesso fino alle soglie dell'età moderna; in un mondo nuovo, in modo nuovo e in un nuovo spazio.
Calcolitico tardo CT4 = nascente fenomeno urbano. CT5=aumenta la complessità socioeconomica, svil... more Calcolitico tardo CT4 = nascente fenomeno urbano. CT5=aumenta la complessità socioeconomica, sviluppo del commercio a lunga distanza. Bronzo antico BAI= riorganizzazione dei processi prima realizzatisi ora non più sostenibili in quanto tali. Diffusione insediamenti, sviluppo attività specialistiche. In Mesopotamia fase Gemdet Nasr= riorientamento commerci verso l'area del golfo. BAII= ceramiche decorate, dipinte o incise, sviluppi urbani. Protodinastico PDI= in Mesopotamia si consolidano le strutture socioeconomiche fondamentali, integrazioni tra città sotto la guida di Uruk. Lotte tra microcosmi, PDII= In Mesopotamia ripresi i contatti con aree vicine, l'Egitto riorganizza la sua presenza nel Levante con Biblo. Ceramiche fatte a mano rosso-nere. BAIII e PDIII= fenomeno urbano esteso a tutto il vicino oriente, fitte relazioni tra siti documentate da archivi e tavolette cuneiformi, diffusione di elementi iconografici nella glittica come le scene di lotta animalistica e banchetto. BAIV= crisi urbanizzazione, dovuta anche alle campagne militari dei sovrani accadici in Siria e in Iran. Bronzo medio BM= si compie la ripresa dell'urbanizzazione, cambiamenti tecnologici: fornaci= produzioni più efficienti; quindi repertorio ceramico con impasti e forme standardizzate e su aree più vaste. Inoltre ora il rame si unisce allo stagno, mentre decade l'uso di unirlo all'arsenico come in BA. In Mesopotamia abbiamo periodo UrIII e LagashII con cultura affine a Isin-Larsa e Paleo-babilonese= grandi città fortificate da alti terrapieni, politicamente indipendenti ma legate da rapporti commerciali e militari. Importanti gli archivi di Mari per documentazione. BMII= diffusione figurine a stampo Bronzo tardo BT= incursioni sovrani peleoittiti in Siria e Mesopotamia. Continuità ceramica. In Siria-Mesopotamia-Palestina sviluppo Mitanni poi Hittiti, Regno Medioassiro e espansione Egitto. La città diviene sede di centralizzazione risorse. Si fondano le capitali con i nomi dei sovrani (Es. Tukulti Niurta). Sviluppo del commercio internazionale. Si raffina la lavorazione del vetro e in campo militare innovazioni armi di offesa alle quali corrisponde l'ottimizzazione sistemi di difesa con l'armatura a placche di bronzo. Ferro FI= da 1200 a.C, rivoluzione tecnologica, diffusione del ferro: modifica armi e utensili. Ceramiche dipinte (Levante e Anatolia "Ceramica filistea"). FII=ceramiche con ingabbio rosso. Al periodo pone fine le distruzioni assire della seconda metà dell'VIII sec a.C. FIII=arriva fino età achemenide. La cultura meridionale del Golfo ha contatti con Iran Meridionale.
Nell'estate del 324 costantino assediò la città romana di Bisanzio per catturare Licinio dopo la ... more Nell'estate del 324 costantino assediò la città romana di Bisanzio per catturare Licinio dopo la battaglia di Adrianopoli. Per sostenere il lungo assedio durato oltre due mesi, l'imperatore fece erigere un accampamento fuori dalle mura costruite da Settimio Severo nel II secolo d.C. Sfuggito il suo avversario alla caduta della città, il 18 settembre Costantino sconfisse l'augusto d'Oriente
Tra memoria e riscoperta sono presentate le civiltà della fertile mezzaluna. La storia del Vicino... more Tra memoria e riscoperta sono presentate le civiltà della fertile mezzaluna. La storia del Vicino oriente preclassico ripercorre la storia delle civiltà che fiorirono nell'area geografica chiamata " Fertile Mezzaluna " , un'area che si allarga ad abbracciare anche i processi storico culturali dell'Anatolia, di Cipro, dell'Arabia e dell'Egitto: quindi le civiltà dell'Asia anteriore e di un significativo settore dell'Africa. La tradizione greca e romana e quella antico-testamentaria hanno tenuto memoria di quelle antiche civiltà che, a seguito di del primo fermento urbano, ci portarono all'interno della storia.
Utile strumento a supporto dello studio del pensiero politico medievale, si parte dalla più anti... more Utile strumento a supporto dello studio del pensiero politico medievale, si parte dalla più antica concezione teocratica del potere a quella ierocratica coincidente con la forza del papato romano, sino all'analisi di nuove forme di potere in agitazione nelle nuove realtà comunali basso medievali. Logicamente si tratta di appunti presi durante le lezioni, possono contenere evidenti errori di battitura. Argomenti trattati: Papato e impero: i fondamenti ideologici dei poteri universali e delle monarchie nazionali; I giuristi medievali tra assolutismo e costituzionalismo; il pensiero politico di Bartolo da Sassoferrato; la lex regia dei imperio; la crisi della teocrazia papale e i trattati De potestate papae (Egidio Romano, Dante, Marsilio, Giovanni di Parigi); il conciliarismo; il pensiero politico degli umanisti; per la parte monografica, il costituzionalismo medievale.
Il presente materiale è composto di appunti presi durante le lezioni, può contenere evidenti erro... more Il presente materiale è composto di appunti presi durante le lezioni, può contenere evidenti errori di battitura, ma è composto di una solida linea guida, utile alla preparazione e all'arricchimento delle conoscenze in materia basso medievale. Il programma parte dalla caduta dei poteri universali, l'impero carolingio in primis e la continua ricerca di ricostruire, da parte delle nuove dinastie europee, una nuova unità. I nuovi imperatori, morto Federico II di Svevia, non riuscirono a creare domini solidi e nella nascente Europa si generarono presto nuovi poteri, in micro le forti realtà comunali e, in macro, si abbozzarono le grandi realtà nazionali che acquisirono una propria consapevolezza nella lunga guerra dei Cent'anni, dove per prime Francia e Inghilterra cementarono le proprie coscienze. A fare da contorno alle turbolente vicende temporali, anche i fatti spirituali concorsero ad accelerare i cambiamenti in atto: il grande Scisma d'Occidente divise l'Europa in materia dogmatica, politica, militare. Al turbinio interno, si aggiunse una minaccia esterna, la quale parve però poter dare a quel mondo "malato" un nuovo obbiettivo unitario. La minaccia turco-ottomana premeva ai confini orientali e le "crociate tardive" diedero nuovo lustro sul piano politico- religioso al pontificato romano e a quanti in quell'impresa videro il miraggio di antiche glorie. L'Europa in quello scontro prese coscienza di se stessa al pari delle sue nascenti nazioni che in essa si agitavano scontrandosi tra loro. Era un mondo in gestazione, da quel turbolento travaglio sarebbe nata una nuova Europa. Era la fine del medioevo, quel mondo, ne avrebbe posto conosciuto un altro oltre l'Atlantico.
Non dormirono molto quella notte Scipione e Annibale. Alla vigilia della Battaglia di Zama, trovi... more Non dormirono molto quella notte Scipione e Annibale. Alla vigilia della Battaglia di Zama, troviamo uno di fronte all'altro i protagonisti della lunga "guerra Annibalica", così la chiamava Scipione. In un percorso a ritroso, prima di quello scontro che avrebbe cambiato la storia di quel mondo, vengono descritte le gesta dei due personaggi, il loro "cursus vitae", che fatalmente li portò, legandoli in tutta la loro storia, a quel decisivo momento.
L'oplita, il legionario, espressione di un preciso senso dello stato, greco prima e romano poi, s... more L'oplita, il legionario, espressione di un preciso senso dello stato, greco prima e romano poi, sono qui soggetto di un'attenta analisi. A partire dagli archetipi omerici del guerriero, per arrivare alla fine dell'importanza delle fanterie in età tardo antica, attraverso lo studio di equipaggiamenti, evoluzioni tattiche, battaglie, viene descritta l'evoluzione storica dell'esercito greco romano.
Mentre le crociate “classiche” ebbero come meta la Terrasanta e finirono nel 1291 con la caduta d... more Mentre le crociate “classiche” ebbero come meta la Terrasanta e finirono nel 1291 con la caduta di San Giovanni d’Acri, le crociate “tardive” si aprirono nella seconda metà del Trecento ed ebbero come teatro l’Europa orientale, nel suo duplice versante marittimo, l’Egeo, e terrestre, la Balcania. Durante la “rinascita umanistica” la crociata mutò natura e finalità. Da progetto di spedizione alla riconquista di Gerusalemme essa divenne sinonimo di guerra di contenimento, e se possibile di riscossa, concepita in risposta all’espansionismo dell’Impero Ottomano e, strumento per l'affermazione dell'autorità papale alla ricerca di un'unità europea impossibile da raggiungere, ma possibile da sperare.
In età carolingia e post--carolingia una struttura economica territoriale fondamentale era la cur... more In età carolingia e post--carolingia una struttura economica territoriale fondamentale era la curtis, questa nei secoli IX e X fu uno strumento formidabile di controllo degli uomini. Ma alla metà del secolo XI l'azienda curtense apparve molto cambiata tanto da non incidere più in modo marcato sul controllo del popolamento. Solo il domocoltile curtense riuscirà ad esercitare una pressione significativa qualora sia incastellato o il villaggio fortificato, spesso coincidente invece con l'abitato del massaricio che in molte regioni italiane è definito come Castrum. È in sostanza il castello inteso come villaggio fortificato, o come fortezza signorile soprattutto nell'Italia occidentale, che nei secoli XI e XII attrae la popolazione, come hanno dimostrato gli studi di Aldo Settia nell'Italia settentrionale. Senza voler generalizzare, l'incastellamento è il risultato dell'azione della nuova signoria rurale che luogo per luogo prende il sopravvento nei confronti dei signori fondiari, che a volte controllano frammenti di antiche curtes, ma non hanno saputo potenziare il ruolo insito potenzialmente in ogni grande proprietà orientata a imporsi come signoria locale in grado di controllare giurisdizionalmente un intero territorio. Nel secolo XI per esercitare la giurisdizione su u territorio locale non era indispensabile possederne la maggior parte delle terre; era invece indispensabile avere il controllo del suolo abitativo in cui si concentravano le famiglie contadine che lavoravano in quel territorio. Quindi i processi di incastellamento, di aggregazione dell'abitato attorno a una fortezza, di fondazione di nuovi insediamenti delimitati da un fossato, fra XI e XIII secolo hanno un tratto comune: sono infatti finalizzati a riordinare le competenze giurisdizionali del dominatus loci o, se si vuole, a controllare il popolamento in un dato territorio. In altri termini, chi si insedia nello spazio delimitato dalla signoria locale è soggetto alla sua giurisdizione per tutto il tempo che abiterà sui sedimi che gli sono stati assegnati e che appartengono ala signoria rurale stessa. Diventa invece di importanza secondaria l'appartenenza delle terre che vengono coltivate da quei residenti. Non è la nozione di territorio di castello che serve a stabilire le competenze giuridiche del dominatus, ma la nozione di "insediamento accentrato". Il problema principale dei detentori della giurisdizione, allora, è quello di incentivare la permanenza dei residenti nel sito così individuato e opportunamente delimitato, e insieme quello di attrarre in loco popolazione esterna attraverso incentivi di natura fondiaria o fiscale. Le forme più semplici di pattuizione signorile con vecchie e nuove comunità volte a stabilizzare un insediamento e a potenziare la giurisdizione locale, sono quelle di concessioni di terre da disboscare e da mettere a coltura, attraverso patti orali o con un richiamo alla consuetudine del luogo, ma sono anche le meno sicure per il signor, perché possono, in quanto patti di natura economica, persistere anche se il contadino si trasferisce in un altro villaggio soggetto a un signore di banno diverso. L'emigrazione, non rescindendo necessariamente le obbligazioni di natura economica, interrompe il legame giurisdizionale con il signore di banno per tutti coloro che non sono soggetti a legami servili tradizionali. Il modo più sicuro per il signore è quello di concedere sgravi fiscali per chi si insedi nel gruppo di sedimi che gli appartengono (questi possono comprendere un determinato quartiere oppure un intero villaggio). Il fatto che l'immigrato costruiva la propria casa sul sedime signorile, rappresentava di per sé un legame sufficientemente forte per stabilizzare l'insediamento e controllarne gli abitanti. Infatti il contadino in caso di emigrazione, poteva portare con sé solo i materiali che si era procurato al di fuori della proprietà signorile. Ancora più forte è il vincolo che viene a crearsi attraverso la pattuizione con la comunità locale: quest'ultima funge da garante infatti per ciascuna famiglia residente nei confronti del dominus loci. Sono le carte di franchigia che il signore pattuirà con le comunità. Con l'inizio del XII secolo, quantunque non si faccia riferimento a un'organizzazione di tipo comunale nella maggior parte dei villaggi del contado, si moltiplicano le carte di consuetudini scritte o di franchigia concesse da signori laici ed ecclesiastici per favorire la messa a coltura di nuove terre, per attrarre immigrati e creare luoghi di mercato e infine per fondare borghi nuovi comunali e città. Fra il XII e il XIV secolo il controllo del popolamento da parte delle città comunali verrà condotto con gli stessi strumenti e le stesse finalità signorili. I comuni urbani però, oltre a concedere terre da dissodare o bonificare, intervengono nel contado attribuendo atti di cittadinatico 1 collettivo alle comunità rurali o istituendo borghi franchi in vecchi e nuovi insediamenti: sono, questi ultimi, due importanti strumenti che legano fiscalmente e militarmente le comunità alle città promotrici delle iniziative e servono a controbilanciare i patti via via stipulati delle città stesse con i signori del contado. Le comunità rurali dunque possono di volta in volta essere pedine in mano a signori e città, ma anche protagoniste nel processo di controllo del popolamento e degli uomini del contado. 1 Cittadinatico: con il giuramento del cittadinatico si costituiva un obbligo reciproco tra i soggetti che si impegnavano nei confronti del comune e il comune stesso: i primi riconoscevano l'autorità del comune, si obbligavano a periodi di residenza, pagavano oneri; il secondo fregiava del prestigio conseguente da tali clientele, riconosceva ai cittadini diritti e privilegi. Saggio 2 Paolo Pirillo: Città e nuove comunità nell'Italia centro--settentrionale Nella fondazione di centri abitati e nella concentrazione di popolazione in nuove comunità da parte di città e Comuni dell'Italia medievale, in particolare di quella centro settentrionale, possiamo individuare delle linee generali. Il filo rosso cronologico tracciato da Aldo Settia, è rappresentato dalla transizione tra l'incastellamento dei secoli compresi tra il X e il XII ed i due successivi corrispondenti alla grande diffusione di borghi nuovi comunali. Inizialmente e per lungo tempo, la fondazione di centri abitati fu appannaggio dei grandi signori, che in assenza di antagonisti, conobbero positive che affermazioni (ricordiamo alcuni progetti liguri dei Clavesana, Doria, Alberti, degli Aldobrandeschi dei Del Carretto e dei Guidi per la Toscana). Dalla fine del XII secolo l'iniziativa uscì dalle mani dei signori divenendo prerogativa delle città. Per esempio negli anni 80' del XII secolo, il tentativo da parte degli Alberti di fondare il centro valdelsano di Semiforte venne vanificato da Firenze che nel 1202 rase al suolo il nuovo abitato, disperdendone gli abitanti. Dalla fine del 200' molte città avrebbero portato a maturazione esperienze ormai bisecolari, finalizzando le nuove fondazioni al progressivo consolidamento dell'intero districtus civitatis, in un processo concomitante con la formazione di un sistema territoriale cittadino e comunale sviluppatosi dal pragmatismo iniziale fino ai primi seni di una strategia territoriale che col tempo andò rivelando le caratteristiche di un progetto globale. Riferendoci all'esperienza fiorentina, vi era la necessità di proteggere e salvaguardare la componente umana del territorio considerata magis utilior, constatazione che costituiva uno dei principi guida della politica territoriale proprio per le caratteristiche che in essa potevano essere riconosciute, quali elementi valorizzanti di un determinato contesto dal punto di vista produttivo, economico, fiscale, militare e sociale, ivi compresa la possibilità di attirare nella sfera cittadina una parte degli strati più alti della società comitatina. Nel secondo incastellamento, quello databile in pineo 200', la progettazione e la realizzazione di un centro abitato consistente e con caratteristiche urbane, insieme all'organizzazione di un ampia universitas divennero le nuove poste in gioco sulle quali misurare le capacità di controllo su uomini e comunità da parte dei fondatori. Era questo il clima in cui stava prendendo vita quell'accentramento dell'abitato destinato ad accomunare tutte le villenove fondate in età comunale.
Capitolo I: Aree a confronto Il VI secolo fu un'epoca di profondi cambiamenti. La guerra greco--g... more Capitolo I: Aree a confronto Il VI secolo fu un'epoca di profondi cambiamenti. La guerra greco--gotica, l'invasione dei Longobardi (568), portarono ad una profonda trasformazione della situazione politico istituzionale precedente. La contrapposizione anche fisica, territoriale, tra aree della penisola conquistate, politicamente strutturate e culturalmente influenzate dai Longobardi prima e dai Franchi poi, quindi da una tradizione germanica, con territori rimasti a lungo o del tutto intoccati dalla loro penetrazione, gravitanti attorno all'Impero d'Oriente e, attraverso la mediazione bizantina, legati alla tradizione romana, determinò una profonda differenziazione delle loro strutture economiche, sociali e istituzionali. Inevitabilmente ne furono diversamente influenzate l'organizzazione del territorio, le funzioni e la realtà materiale delle stesse. L'elemento di maggiore differenziazione sul piano insediativo può essere individuato nella persistenza o meno al loro interno della vitalità dei centri urbani e della loro capacità di controllo e influenza sulle campagne. Nel territorio che subì incisivamente la dominazione longobarda prima e franca in seguito, le città registrarono un processo di decadenza; persero la loro capacità di controllo ed organizzazione del territorio. I Longobardi avevano sviluppato un rapporto personale con la terra, che faceva riferimento pertanto sempre al suo proprietario, che risiedeva in un villaggio o nel suo territorio, non ad una catastazione imposta dall'alto. In età carolingia vi fu poi la forza di attrazione della grande proprietà fondiaria, che a partire dal primo ventennio del secolo IX fu organizzata secondo il modello curtense. I centri direttivi delle "curtes" rappresentarono, a fianco dei villaggi, un punto di coagulo della popolazione rurale sul piano insediativo, oltre che una base di rafforzamento del potere signorile. Soprattutto a partire dal secolo X i centri delle aziende curtensi, all'interno di un generale processo di militarizzazione dell'habitat, legato ad una situazione particolarmente difficile causata dalla crisi del potere centrale e dalle incursioni ungare, furono fortificati, così come lo furono anche i villaggi. Il territorio si popolò di castelli, "castra". La grande diffusione del processo di incastellamento portò ad una ristrutturazione del paesaggio, dando una spinta di accelerazione al processo di agglomerazione degli insediamenti. Si arrivò alla compresenza di forme insediative diverse: l'insediamento sparso, con case contadine isolate e centri di aziende autonome sul piano produttivo, coesisteva con un insediamento accentrato, che vedeva gli abitanti delle campagne raccolti in centri più o meno compatti e di varia dimensione attorno a un centro curtense o ad un castello. Queste diverse modalità di popolamento non determinarono differenziazioni delle tipologie costruttive delle abitazioni contadine. La dimora rurale in questi secoli e in questo ambito territoriale presentava uno schema organizzativo in gran parte unitario, sia trattandosi di case isolate nei campi che raggruppate in centri demici. Lo stesso schema si presentava con caratteristiche di fondo similari per tutti i ceti sociali. Per i ceti
Vito Fumagalli spiega come al Duby in questo lavoro si offrono i frutti di un quarantennio di med... more Vito Fumagalli spiega come al Duby in questo lavoro si offrono i frutti di un quarantennio di meditazioni, le menti del Pirenne, del Bloch, Fernand Braudel e di Lucien Febvre per citarne alcuni, oltre la sua padronanza delle fonti, dalle più disparate, geografiche, climatiche, archeologiche, documentarie, tutti elementi che, combinati, vanno a comporre questo saggio il quale, senza alcuna pretesa, non vuole essere una sintesi completa di storia economica, ma formulare una serie di riflessioni, estremamente efficaci, su un lungo processo di sviluppo, del quale si è cercato di chiarire l'incerto e complesso andamento. Il Duby puntualizza le responsabilità della grande azienda fondiaria, che in età carolingia favorisce la cristallizzazione di un grave stato di immobilismo al suo interno nelle condizioni degli affittuari dipendenti, comprimendoli nei vecchi poderi, sempre più piccoli e affollati, dai quali essi inizieranno l'esodo solamente dietro la spinta di sollecitazioni esterne, e soprattutto, con l'esplosione demografica dell'XI secolo. Alla vocazione guerriera della nobiltà il Duby riserva un ruolo fondamentale nell'edificazione delle strutture economiche e civili dell'alto Medioevo, strutture dove saranno altrettanto fondamentali le guerre di altri uomini, contro l'ambiente, contro la tecnica, contro questo stesso sistema, che toglieva e dava "libertà", i contadini. Capitolo I: Le forze produttive La natura Per il periodo considerato il livello della civiltà materiale rimase così basso che l'essenziale della vita economica sta nella lotta dell'uomo contro le forze naturali. Il primo passaggio per una analisi corretta della forza con la quale l'uomo doveva misurarsi, è proprio la ricostruzione dell'ambiente naturale. È possibile stabilire che era la foresta ad essere favorita dalle condizioni climatiche. Nel VII secolo la foresta europea appariva punteggiata di innumerevoli radure dove l'uomo trovava meno difficoltà a modificare il mondo vegetale in funzione delle sue necessità alimentari. Lungo le rive del mediterraneo, dove la foresta era più vulnerabile la lotta per la produzione dei mezzi di sussistenza si doveva condurre meno contro l'albero che contro l'acqua. Questa richiedeva controllo, per proteggere il terreno sui pendii, per drenare le paludi in pianura e per compensare con l'irrigazione la secchezza delle estati. È chiaro quindi il ruolo delle variazioni climatiche. Dalla temperatura, ma ancor più dall'umidità e dalla distribuzione stagionale delle piogge dipendevano il grado di resistenza delle formazioni forestali, la compattezza del suolo, il successo o il fallimento dell'uomo quando si sforzava di estendere l'area coltivata. Per il medievista, i dati più utili a percepire i cambiamenti climatici, sono, per l'Europa, quelli derivati dallo studio dell'avanzamento e dell'arretramento dei ghiacciai alpini. Grazie a questi è possibile proporre una cronologia delle fluttuazioni climatiche, poiché i movimenti del ghiacciaio sono direttamente regolati dalle variazioni della temperatura e della piovosità. Così sembrerebbe che le Alpi abbiano conosciuto nel Medioevo un primo avanzamento dei ghiacciai, che si può situare fra l'inizio del V e la metà dell'VIII secolo. Fase seguita da un arretramento prolungato fin verso il 1150. Un altro avanzamento ci fu dalla metà del XII secolo che terminò verso il 1300--1350. Esistono coincidenze fra le alternanze del flusso e riflusso dei ghiacciai e le modificazioni del mantello vegetale rivelate dall'esame dei granelli di polline conservati nelle torbiere 1 . Lo studio di questi residui vegetali ci mette in grado di costruire una cronologia approssimativa dell'estendersi e del contrarsi delle formazioni forestali nelle vicinanze dei cumuli di torba. Possiamo dunque formulare un ipotesi: un clima relativamente secco e caldo caratterizzava l'Europa occidentale fra l'VIII secolo e la seconda metà del XII, nel momento cioè, in cui si ponevano le prime basi di uno sviluppo economico che fu essenzialmente agricolo. 1 Torbiere: ambienti caratterizzati da grande abbondanza di acqua in movimento lento ed a bassa temperatura, dove si sviluppa una vegetazione prevalentemente erbacea tipica di luoghi umidi, come muschi e graminacee. In questo ambiente umido e freddo ricco di composti tannici che preservano dalla putrefazione e di sostanze acide, l'attività dei batteri che naturalmente degradano la sostanza organica viene fortemente inibita. Il materiale vegetale che deriva dal ciclo biologico delle piante che vivono nella torbiera, tende quindi progressivamente ad accumularsi in strati, dando origine alla torba, unitamente a resti di animali e insetti.
Si tratta di appunti scritti durante le lezioni di storia sociale dell'anno accademico 2014, poss... more Si tratta di appunti scritti durante le lezioni di storia sociale dell'anno accademico 2014, possono contenere errori di battitura evidenti e periodi grammaticali scorretti. Il contenuto rimane comunque "illuminante".
Introduzione: Reinterpretare l'alto medioevo Gli schemi ottocenteschi I primi secoli successivi a... more Introduzione: Reinterpretare l'alto medioevo Gli schemi ottocenteschi I primi secoli successivi alla fine dell'età antica sono percepiti dal "comune senso storiografico" come l'appendice più oscura di un'età, il medioevo intero, che è già di per sé oscura nella coscienza comune. Il quadro del periodo è molto più complesso e ricco di contenuti. L'interpretazione diffusa dell'alto medioevo si basa su una serie di schemi, la maggior parte dei quali è di origine ottocentesca e di stampo nazionalista. Uno di questi schemi tradizionali è quello che chiama subito in causa i barbari. Le Völkerwanderungen, ovvero le "migrazioni dei popoli" della storiografia tedesca classica, quelle che la storiografia di lingua romanza, Francia e Italia, definiva invece "grandi invasioni" o "invasioni barbariche", sono sempre state al centro di ogni riflessione sulla fine del mondo antico. La grande fortuna che questi temi ebbero nel pensiero storiografico del XIX secolo, non solo in età romantica, ma in tutto l'Ottocento, risiedeva nel fatto che, più che mettere in rilievo la fine del mondo romano, in realtà si parlava dell'origine stessa delle nazioni europee. Ciò è avvenuto perché la storiografia moderna, che è nata proprio nell'Ottocento, ha individuato in quei secoli le radici delle nazioni europee, e ha finito così per proiettare sul lontano passato altomedievale pulsioni ed esigenze nazionalistiche che ci hanno tramandato un "paesaggio avvelenato". La diversità di definizioni "migrazioni/invasioni" non deve ingannare: nello schema ottocentesco, in entrambi i casi gli spostamenti in massa di popoli erano un dato fondamentale, con una differenza: mentre per la storiografia di lingua tedesca il fattore storico principale era proprio l'irruzione delle tribù tedesche nel cuore del mondo romano, per quella di lingua romanza l'elemento forte erano invece le invasioni e la distruzione della civiltà antica che le migrazioni avrebbero portato con sé. Dopo la guerra franco--prussiana (1870) la contrapposizione al nascente nazionalismo tedesco portò gli autori francesi a rifiutare l'idea che la dominazione barbarica avesse potuto avere un qualsiasi ruolo nel forgiare la nazione. I Franchi poterono così, se considerati Tedeschi, essere biasimati per la loro intrinseca violenza e la struttura primitiva del loro agire sociale, e all'inverso, se considerati Francesi, come una specie di barbari particolari, precocemente civilizzati grazie alla loro rapida conversione al cattolicesimo e al battesimo di re Clodoveo, avvenuto nel 496. Diversa è la situazione italiana, dove l'idea che l'invasione per eccellenza, quella longobarda, sia stata una catastrofe epocale, è sempre stata maggioritaria, almeno da Alessandro Manzoni in poi, che difendeva la politica papale dell'VIII secolo. Dunque si parlò di invasione, e di invasione durissima, intendendo con questo termine la migrazione compatta di un popolo etnicamente ben distinto e caratterizzato d istituzioni, leggi, lingua e religione sue proprie e aliene rispetto all'Italia e ai Romani--Italiani. Sul fronte della storiografia di lingua tedesca, l'idea stessa di "età della migrazione dei popoli" si inserisce nello studio complessivo di quella che un tempo si chiamava "antichità germanica": civiltà e storia dei Germani e migrazioni erano due temi inseparabili all'interno. Ma questo accostamento ci ricorda che alla base del problema "migrazioni" c'è la necessità di definire correttamente i suoi protagonisti, ossia i "popoli", e di comprendere cos'era realmente una gens. Le migrazioni chiamano quindi in causa la questione dell'etnicità, da sempre sentita nella storiografia tedesca. Questa nel XIX secolo sviluppò l'idea dei popoli come individualità, che erano soggetti della storia, dotati di una loro specifica Volksseele ("anima di un popolo"), e che come gli individui avevano i loro alberi genealogici e discendevano gli uni dagli altri: così in origine c'erano gli Indoeuropei, e da essi erano derivati i Germani, caratterizzati da specifiche qualità (coraggio, semplicità, fede). Questi Germani/Tedeschi si sarebbero poi divisi in diverse "tribù": Sassoni, Svevi, Franchi, Goti e così via. Molte di queste tribù emigrarono durante la Völkerwanderung e fondarono i regni sorti sulle rovine dell'impero romano. Dalle altre, dopo duri conflitti, si sarebbe affermata l'unità tedesca. Questo, per somme linee, è il quadro ottocentesco della storiografia di lingua tedesca: le tribù germaniche, o francamente tedesche, e le loro migrazioni sarebbero alla base della formazione della civiltà germanica dapprima, della nazione tedesca poi. Nonostante tutte le difficoltà e le critiche, il paradigma romantico fornisce ancora oggi un'interpretazione della storia infinitamente più accattivante e suggestiva di quella proposta dalla nuova storiografia.
Il presente materiale è composto di appunti presi durante le lezioni, può contenere evidenti erro... more Il presente materiale è composto di appunti presi durante le lezioni, può contenere evidenti errori di battitura, ma è composto di una solida linea guida, utile alla preparazione e all'arricchimento delle conoscenze in materia basso medievale. Il programma parte dalla caduta dei poteri universali, l'impero carolingio in primis e la continua ricerca di ricostruire, da parte delle nuove dinastie europee, una nuova unità. I nuovi imperatori, morto Federico II di Svevia, non riuscirono a creare domini solidi e nella nascente Europa si generarono presto nuovi poteri, in micro le forti realtà comunali e, in macro, si abbozzarono le grandi realtà nazionali che acquisirono una propria consapevolezza nella lunga guerra dei Cent'anni, dove per prime Francia e Inghilterra cementarono le proprie coscienze. A fare da contorno alle turbolente vicende temporali, anche i fatti spirituali concorsero ad accelerare i cambiamenti in atto: il grande Scisma d'Occidente divise l'Europa in materia dogmatica, politica, militare. Al turbinio interno, si aggiunse una minaccia esterna, la quale parve però poter dare a quel mondo "malato" un nuovo obbiettivo unitario. La minaccia turco-ottomana premeva ai confini orientali e le "crociate tardive" diedero nuovo lustro sul piano politico- religioso al pontificato romano e a quanti in quell'impresa videro il miraggio di antiche glorie. L'Europa in quello scontro prese coscienza di se stessa al pari delle sue nascenti nazioni che in essa si agitavano scontrandosi tra loro. Era un mondo in gestazione, da quel turbolento travaglio sarebbe nata una nuova Europa. Era la fine del medioevo, quel mondo, ne avrebbe posto conosciuto un altro oltre l'Atlantico.
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Papers by Andrea Cenerelli
L’incremento architettonico dal 1035 al 1200 ne costituisce una brillante e tangibile illustrazione.
La storia della conquista dell'Inghilterra da parte di Guglielmo, da allora il Conquistatore, è qui raccontata attraverso le immagini dell'arazzo; è una celebrazione di una vittoria, quella di Guglielmo, o piuttosto, il resoconto di una disfatta? Quella di Aroldo I, divenuto re d'Inghilterra per aver infranto il giuramento prestato sulle sante reliquie. Se così fosse allora, forse, l'arazzo non sarebbe un'opera di propaganda monarchica, semmai, ecclesiastica.
Cultura materiale, arte, tattica militare, religione, ci forniscono uno spaccato di quel che fu questo popolo, prima di entrare a far parte dell'Europa cristiana.
Da Costantino I nel lontano IV secolo, a Costantino XI che perì assieme alla stessa Costantinopoli durante l'ultimo fatale attacco dei Turchi Ottomani il 29 maggio del 1453, sono riaffrontate le tappe di un impero che da continuatore, antagonista, rinnovatore dell'antico Impero Romano, portò avanti un'eredità dello stesso fino alle soglie dell'età moderna; in un mondo nuovo, in modo nuovo e in un nuovo spazio.
I giuristi medievali tra assolutismo e costituzionalismo; il pensiero politico di Bartolo da Sassoferrato; la lex regia dei imperio; la crisi della teocrazia papale e i trattati De potestate papae (Egidio Romano, Dante, Marsilio, Giovanni di Parigi); il conciliarismo; il pensiero politico degli umanisti; per la parte monografica, il costituzionalismo medievale.
L’incremento architettonico dal 1035 al 1200 ne costituisce una brillante e tangibile illustrazione.
La storia della conquista dell'Inghilterra da parte di Guglielmo, da allora il Conquistatore, è qui raccontata attraverso le immagini dell'arazzo; è una celebrazione di una vittoria, quella di Guglielmo, o piuttosto, il resoconto di una disfatta? Quella di Aroldo I, divenuto re d'Inghilterra per aver infranto il giuramento prestato sulle sante reliquie. Se così fosse allora, forse, l'arazzo non sarebbe un'opera di propaganda monarchica, semmai, ecclesiastica.
Cultura materiale, arte, tattica militare, religione, ci forniscono uno spaccato di quel che fu questo popolo, prima di entrare a far parte dell'Europa cristiana.
Da Costantino I nel lontano IV secolo, a Costantino XI che perì assieme alla stessa Costantinopoli durante l'ultimo fatale attacco dei Turchi Ottomani il 29 maggio del 1453, sono riaffrontate le tappe di un impero che da continuatore, antagonista, rinnovatore dell'antico Impero Romano, portò avanti un'eredità dello stesso fino alle soglie dell'età moderna; in un mondo nuovo, in modo nuovo e in un nuovo spazio.
I giuristi medievali tra assolutismo e costituzionalismo; il pensiero politico di Bartolo da Sassoferrato; la lex regia dei imperio; la crisi della teocrazia papale e i trattati De potestate papae (Egidio Romano, Dante, Marsilio, Giovanni di Parigi); il conciliarismo; il pensiero politico degli umanisti; per la parte monografica, il costituzionalismo medievale.