Il volume vede raccolti studi di Filologia greca medievale e moderna dedicati, da amici e collegh... more Il volume vede raccolti studi di Filologia greca medievale e moderna dedicati, da amici e colleghi italiani e stranieri, alla memoria della neoellenista Lidia Martini, già docente presso l'Università di Padova. Alcuni contributi privilegiano l'esame di opere assai note del Medio Evo, sia esso italiano o ellenico, altri tendono a indagare peculiari aspetti della letteratura greca del XIX e XX secolo
Nel volume sono presentati 24 racconti apparsi in Grecia nell’arco del XX secolo e considerati da... more Nel volume sono presentati 24 racconti apparsi in Grecia nell’arco del XX secolo e considerati dalla critica greca espressione del Verismo ellenico. Gli autori, nella maggior parte, sono uniti idealmente, pur nell’autonomia della forma artistica che li definisce, dalla volontà di denunciare la durezza della vita nella chiusa società paesana e provinciale. Tutti sono lontani dalla lettura consolatoria e idilliaca della realtà posta in atto nella Grecia del tempo da molti altri narratori, e mirano piuttosto a destare la coscienza del lettore. Sebbene non si può parlare con certezza di influssi della letteratura europea su questi scrittori tra fine Ottocento e pieno Novecento, un’affinità, o piuttosto un diretto contatto con la scuola del nostro Verismo è stato individuato nelle novelle del nobile corfiota Konstantinos Theotokis, il quale probabilmente conobbe l’opera, e in ispecie la raccolta Vita dei campi, di Giovanni Verga. I temi sono con ogni evidenza attuali e coinvolgono emotivamente chi legge dal momento che rispecchiano le contraddizioni della progredita società mondiale del XXI secolo: l’emigrazione, la guerra, la miseria, la disperazione nella solitudine, la triste condizione della donna. Tratto distintivo dei dodici autori, la capacità di penetrare, o meglio di reinventare il reale; e non per fedeltà a un astratto modello, ma per istintiva adesione all’ambiente in cui è loro toccato di vivere, al quale essi conferiscono il colore e il calore della loro anima, e sortiscono in tal modo inevitabili effetti etici.
Ghiorgos Ioannu. Le Strida, In periferia e altri sedici racconti, Mar 1994
I diciotto racconti che, riuniti in questo volume, appaiono oggi in Italia per la prima volta, si... more I diciotto racconti che, riuniti in questo volume, appaiono oggi in Italia per la prima volta, si impongono all'attenzione del lettore per la loro compiutezza artistica e la loro carica emotiva. L' autore, Ghiorgos Ioannu, è infatti un narratore nato che si esprime, nei momenti di grazia, attingendo solo alla sua facoltà inventiva, lungi dalle suggestioni esterne e dai cosiddetti moduli, tradizionali e non.
Da Omero a Elytis. La metafora del mito dall’epos antico alle letterature moderne, 2019
Oggetto di questo volume sono eroi ed eroine del mito, ripresi e reinterpretati nell’arco dei sec... more Oggetto di questo volume sono eroi ed eroine del mito, ripresi e reinterpretati nell’arco dei secoli da autori di tutta Europa: fra i molti, qui presentati e discussi, i personaggi tragici di Meleagro, Elena, Ifigenia, Medea, le storie favolose di Eros e Psyche, Alfeo e Aretusa, Orfeo ed Euridice, e inoltre temi scottanti come l’incesto o la blasfemia. Il libro si rivolge dunque non solo agli specialisti dell’antichità classica e agli studiosi della mitologia greca, ma anche a quanti vorrebbero approfondire la presenza, o meglio la sopravvivenza, del mito antico nelle letterature occidentali, da Omero in poi. Dall’indeterminatezza della versione demologica le figure mitiche passano ben presto, infatti, alla trasparenza del filtro letterario e sono tanti gli scrittori di tutti i tempi che hanno dato a esse lo statuto di protagonisti in un componimento artistico. Così i miti dell’antica Grecia, miniera di simboli e prezioso patrimonio culturale, hanno rappresentato da sempre una solida base per gran parte della nostra cultura: queste «favole degli Dei», come sostiene Giambattista Vico, sono «vere e severe Istorie de’ costumi delle antichissime genti di Grecia»; esse, nel loro insieme, ci danno una conoscenza sempre valida dell’uomo e del mondo, una «documentazione dell’umano», scrive Károly Kerényi, «non facilmente superabile quanto a spontaneità».
Emmanuìl Roidis, La Papessa Giovanna. Traduzione dal greco di Antonio Frabasile. Riedizione del testo del 1876 integrato dal “Prologo” dell’Autore a cura di Anna Zimbone con una Nota sul traduttore di Fanny Kiskira-Kazantzì, 2018
La Papessa Giovanna, la prima e la più nota delle opere di Emmanuìl Roidis (Syros 1836-Atene 1904... more La Papessa Giovanna, la prima e la più nota delle opere di Emmanuìl Roidis (Syros 1836-Atene 1904), scrittore fra i più autorevoli dell’Ottocento greco, provocò al suo apparire (1866) un terremoto nel tranquillo panorama letterario ellenico e diede subito all’autore una straordinaria fama dentro e fuori i confini della sua patria.
È un romanzo biografico basato sulla leggenda del papa femmina ed è, per definizione dello stesso Roidis, un libro «humoristique». L’irriverenza verso la Chiesa, infatti, che sarà la causa della messa all’indice dell’opera e dell’accusa di blasfemia per il suo autore, non nasconde un preciso intento polemico e, se vi è in essa il gusto della derisione anticlericale, questa è, in fondo, una sorta di satira innocente, finalizzata al puro divertimento estetico.
L’opera, inoltre, si pone come originale e isolato esempio della prosa neogreca del XIX secolo nel suo incontro con l’Europa: dal Don Juan di Byron alla satira di Heine, all’ironia di Voltaire che, più di un secolo prima, aveva messo in ridicolo un altro simbolo del cattolicesimo, l’eroina nazionale della Francia Jeanne d’Arc.
Soprattutto, però, vi ritroviamo la tentazione burlesca evidente nella Papessa, una delle Novelle Galanti dell’abate italiano Gian Battista Casti, che può considerarsi la fonte primaria del testo greco.
In questo volume è ripubblicata la prima traduzione italiana del romanzo, apparsa ad Atene nel 1876 a cura del dotto filelleno Antonio Frabasile, integrata dal “Prologo” di Roidis tralasciato dal traduttore e da brani dell’apologia che l’autore fu costretto a scrivere per difendersi dalle ingiuste e rozze accuse del Santo Sinodo.
Theotokis nelle sue Storie ci presenta un mondo tradizionale, immobile, un mondo condizionato dal... more Theotokis nelle sue Storie ci presenta un mondo tradizionale, immobile, un mondo condizionato dalle necessità naturali, dentro il quale i sentimenti e gli impulsi si intrecciano e si sbrigliano con violenza. Sono drammi passionali nei quali il pathos dei protagonisti, teso senza interruzione fino alla catarsi, diviene la leva motrice dell'intreccio, mentre l’eros, il senso dell'onore, la diseguaglianza sociale determinano lo svolgersi dell’azione. Luogo, la piccola società agricola, chiusa e arretrata della Corfù tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
Gheorghios Viziinos nasce da un’umile famiglia a Vizii, piccolo centro della Tracia orientale, ne... more Gheorghios Viziinos nasce da un’umile famiglia a Vizii, piccolo centro della Tracia orientale, nel 1849. Dal 1860 al 1868 lavora a Costantinopoli presso l’atelier di un sarto, quindi compie i suoi studi a Cipro, dal 1868 al 1872, e poi ad Atene. Determinante per la sua carriera, nel 1873, l’incontro con il ricco commerciante Gheorghios Zarifis, suo futuro mecenate. Vincitore di due concorsi poetici con le raccolte Kodros, 1873 e Brezze del Bosforo, 1876, frequenta in seguito le Università di Gottinga, Lipsia, Berlino, e viaggia anche a Parigi e a Londra, città in cui nel 1883 è stampata la sua silloge Brezze Attiche. Fra il 1883 e il 1884 pubblica cinque dei suoi sei racconti; l’ultimo, Moskov Selim, appare un anno prima della sua morte, avvenuta nel 1896 in manicomio, dove era rinchiuso dal 1892.
Emmanuìl Roidis (Syros 1836 - Atene 1904) è considerato il più ‘europeo’ degli scrittori fioriti ... more Emmanuìl Roidis (Syros 1836 - Atene 1904) è considerato il più ‘europeo’ degli scrittori fioriti nella Grecia dell’Ottocento. Egli diviene nel 1866 immediatamente noto quando pubblica, provocando un grosso scandalo, La papessa Giovanna, romanzo biografico basato sulla leggenda del papa femmina. L’irriverenza verso la chiesa, tuttavia, che gli procurerà guai e sarà la causa della scomunica dell’opera, non nasconde un preciso intento polemico, demolitorio di inveterati pregiudizi. Vi è certo in essa il gusto della derisione anticlericale, ma è, in fondo, una sorta di satira innocente, finalizzata al puro divertimento estetico. I bersagli sono evidenti: l’esasperato culto delle reliquie, la fede nei miracoli, il fanatismo, l’ingordigia dei frati ... Il tutto espresso senza cattiveria, anzi con una salutare ventata di ammiccamenti e prese in giro. La tematica anticlericale, infatti, se si innesta funzionalmente, innalzandosi al piano più alto della battaglia illuministica per la libertà umana, è svolta da Roidis sorridendo, ed egli segue la sua vena giocosa e rivela una carica umoristica sottesa alla serietà di una sincera ispirazione. Di questo singolare autore, ancora pressoché sco nosciuto in Italia, sono qui presentate undici storie, scritte quasi tutte negli ultimi dieci anni di vita e tutte stese nella consueta forma linguistica esemplare per aristocratica finezza e umoristica cordialità. Roidis inoltre sorprende sempre il lettore con la serietà e la sincerità dei suoi sentimenti e con la straordinaria vastità della sua cultura. Così si possono individuare in queste prose influssi del nostro Leopardi, laddove, per esempio, Roidis esalta il breve momento di felicità che vive colui che comincia a rimettersi dalla malattia: «Il più grande vantaggio della malattia è però che, senza ammalarsi, non si può gioire dell’immensa felicità della guarigione». Oppure di Jules Michelet, la cui Sorciere è servita da modello all’autore greco per le sue Streghe del Medioevo. Ci sono anche due divertenti narrazioni alle quali fa da sfondo il nostro Risorgimento: protagoniste le celebri donne di spettacolo Carolina Rosati Galletti e Adelaide Ristori, che nell’opera di Roidis appaiono come simboli di bellezza e di bravura, stelle della sua età giovane, degli anni da lui trascorsi a Livorno e a Genova. Altre storie hanno temi e personaggi tratti dal mondo animale e collocati negli anni dell’infanzia e nell’universo dei ricordi. La spinta alla svolta tematica fu probabilmente dovuta alla crescente avversione dello scrittore per gli uomini ma, a un tempo, rappresentava uno strumento di consapevole pellegrinaggio a ritroso verso il passato, nel tentativo di sfuggire alle delusioni e alle infelicità del presente. A questi ultimi testi Roidis affida le sue riflessioni sull’infelicità della condizione umana ed emerge in essi il suo atteggiamento pensoso, il suo interrogarsi sul mistero del mondo e sul destino dell’uomo.
Il volume presenta in traduzione italiana tre prose, appunti di un viaggio compiuto in Sicilia da... more Il volume presenta in traduzione italiana tre prose, appunti di un viaggio compiuto in Sicilia da Emmanuìl Roidis (Syros 1836-Atene 1904), scrittore divenuto noto, in Grecia e in Europa, per la sua prima opera, La Papessa Giovanna (1866). Il tema scandalistico del romanzo, subito inteso dalla Grecia ortodossa come un libello contro la religione, suscitò l’indignazione del Santo Sinodo che scomunicò il romanzo e accusò di blasfemia il suo autore. Intorno al 1873, Roidis salpa per la Sicilia. Dell’itinerario che da Messina lo porta a Catania, e infine al piccolo centro di Nicolosi, sulle pendici dell’Etna, ci restano questi testi, degni d’attenzione per il loro ufficio di stimolante documento culturale: contengono infatti informazioni sulla realtà siciliana e allusioni alla storia dell’isola durante e all’indomani della liberazione dal giogo dei Borboni. I testi sono anche notevoli per lo stile brillante di questo grande letterato, definito a buon diritto «il più europeo degli scrittori greci», il quale, nello scrivere, segue sempre la sua vena giocosa e si muove su un piano di aristocratica finezza e di umoristica cordialità. In Ricordi Etnei troviamo, fra l’altro, la descrizione, credo fra le più felici che siano mai state tracciate, della città di Catania e dell’Etna, presentate con poche linee e sobri tratti di colore. Le Stigmate confermano la determinazione di Roidis di voler evitare quello che considerava il più grave errore che uno scrittore possa commettere: «far addormentare il proprio lettore». Oggetto è, egli ci assicura, un fatto realmente accaduto nella sacrestia di una chiesetta alla periferia di Catania, e del quale egli è stato testimone oculare. Al 1848 siciliano si collega Storia di una fucilazione, racconto su un’esecuzione avvenuta proprio in quel tempo nella Palermo borbonica. Interessante la riflessione di Roidis sull'importanza di comminare tempestivamente la pena e le considerazioni simili espresse da Cesare Beccaria ne Dei delitti e delle pene (1764), opera che certo lo scrittore greco conosceva.
«que ben devet conoisser la plus fina». Per Margherita Spampinato. Studi promossi da Gabriella Alfieri, Giovanna Alfonzetti, Mario Pagano, Stefano Rapisarda, a cura di M. Pagano, 2018
Letteratura, alterità, dialogicità Studi in onore di Antonio Pioletti, 2016
Sono qui presentate per la prima volta in italiano, con un’introduzione e note esplicative, tre b... more Sono qui presentate per la prima volta in italiano, con un’introduzione e note esplicative, tre brevi prose di uno dei maggiori scrittori greci contempora- nei, Giorgos Ioannou (Salonicco 1927-Atene 1985). Esse rivestono un parti- colare interesse sia per il modulo espressivo, una sorta di saggio confessionale svolto con un fraseggio spontaneo e tuttavia ignaro d’improvvisazione, gremito di termini idiomatici e infiorato di prestiti turchi, sia come testimonianza for- temente commossa di uno scrittore che racconta senza nascondersi la sua de- serta solitudine di ‘diverso’, e confessa apertamente frustrazioni e patemi, insie- me con ricordi della tormentata adolescenza in una Salonicco provinciale e ostile.
Three short proses from one of the greatest contemporary Greek writers Giorgos Ioannou (Thessaloniki, 1927-Athens, 1985) are presented here for the first time translated into Italian, with an introduction and notes. They are of particular interest both for the form of expression, a sort of confessional essay done with a spontaneous phrasing with no improvisation, full of idiomatic terms and flowered with turkish loanwords, and for the highly emotional tes- timony of a homosexual writer who recounts his solitude without hiding and openly admits frustrations and anxieties, together with memories of a troubled adolescence in the hostile and provincial Thessaloniki.
Il volume vede raccolti studi di Filologia greca medievale e moderna dedicati, da amici e collegh... more Il volume vede raccolti studi di Filologia greca medievale e moderna dedicati, da amici e colleghi italiani e stranieri, alla memoria della neoellenista Lidia Martini, già docente presso l'Università di Padova. Alcuni contributi privilegiano l'esame di opere assai note del Medio Evo, sia esso italiano o ellenico, altri tendono a indagare peculiari aspetti della letteratura greca del XIX e XX secolo
Nel volume sono presentati 24 racconti apparsi in Grecia nell’arco del XX secolo e considerati da... more Nel volume sono presentati 24 racconti apparsi in Grecia nell’arco del XX secolo e considerati dalla critica greca espressione del Verismo ellenico. Gli autori, nella maggior parte, sono uniti idealmente, pur nell’autonomia della forma artistica che li definisce, dalla volontà di denunciare la durezza della vita nella chiusa società paesana e provinciale. Tutti sono lontani dalla lettura consolatoria e idilliaca della realtà posta in atto nella Grecia del tempo da molti altri narratori, e mirano piuttosto a destare la coscienza del lettore. Sebbene non si può parlare con certezza di influssi della letteratura europea su questi scrittori tra fine Ottocento e pieno Novecento, un’affinità, o piuttosto un diretto contatto con la scuola del nostro Verismo è stato individuato nelle novelle del nobile corfiota Konstantinos Theotokis, il quale probabilmente conobbe l’opera, e in ispecie la raccolta Vita dei campi, di Giovanni Verga. I temi sono con ogni evidenza attuali e coinvolgono emotivamente chi legge dal momento che rispecchiano le contraddizioni della progredita società mondiale del XXI secolo: l’emigrazione, la guerra, la miseria, la disperazione nella solitudine, la triste condizione della donna. Tratto distintivo dei dodici autori, la capacità di penetrare, o meglio di reinventare il reale; e non per fedeltà a un astratto modello, ma per istintiva adesione all’ambiente in cui è loro toccato di vivere, al quale essi conferiscono il colore e il calore della loro anima, e sortiscono in tal modo inevitabili effetti etici.
Ghiorgos Ioannu. Le Strida, In periferia e altri sedici racconti, Mar 1994
I diciotto racconti che, riuniti in questo volume, appaiono oggi in Italia per la prima volta, si... more I diciotto racconti che, riuniti in questo volume, appaiono oggi in Italia per la prima volta, si impongono all'attenzione del lettore per la loro compiutezza artistica e la loro carica emotiva. L' autore, Ghiorgos Ioannu, è infatti un narratore nato che si esprime, nei momenti di grazia, attingendo solo alla sua facoltà inventiva, lungi dalle suggestioni esterne e dai cosiddetti moduli, tradizionali e non.
Da Omero a Elytis. La metafora del mito dall’epos antico alle letterature moderne, 2019
Oggetto di questo volume sono eroi ed eroine del mito, ripresi e reinterpretati nell’arco dei sec... more Oggetto di questo volume sono eroi ed eroine del mito, ripresi e reinterpretati nell’arco dei secoli da autori di tutta Europa: fra i molti, qui presentati e discussi, i personaggi tragici di Meleagro, Elena, Ifigenia, Medea, le storie favolose di Eros e Psyche, Alfeo e Aretusa, Orfeo ed Euridice, e inoltre temi scottanti come l’incesto o la blasfemia. Il libro si rivolge dunque non solo agli specialisti dell’antichità classica e agli studiosi della mitologia greca, ma anche a quanti vorrebbero approfondire la presenza, o meglio la sopravvivenza, del mito antico nelle letterature occidentali, da Omero in poi. Dall’indeterminatezza della versione demologica le figure mitiche passano ben presto, infatti, alla trasparenza del filtro letterario e sono tanti gli scrittori di tutti i tempi che hanno dato a esse lo statuto di protagonisti in un componimento artistico. Così i miti dell’antica Grecia, miniera di simboli e prezioso patrimonio culturale, hanno rappresentato da sempre una solida base per gran parte della nostra cultura: queste «favole degli Dei», come sostiene Giambattista Vico, sono «vere e severe Istorie de’ costumi delle antichissime genti di Grecia»; esse, nel loro insieme, ci danno una conoscenza sempre valida dell’uomo e del mondo, una «documentazione dell’umano», scrive Károly Kerényi, «non facilmente superabile quanto a spontaneità».
Emmanuìl Roidis, La Papessa Giovanna. Traduzione dal greco di Antonio Frabasile. Riedizione del testo del 1876 integrato dal “Prologo” dell’Autore a cura di Anna Zimbone con una Nota sul traduttore di Fanny Kiskira-Kazantzì, 2018
La Papessa Giovanna, la prima e la più nota delle opere di Emmanuìl Roidis (Syros 1836-Atene 1904... more La Papessa Giovanna, la prima e la più nota delle opere di Emmanuìl Roidis (Syros 1836-Atene 1904), scrittore fra i più autorevoli dell’Ottocento greco, provocò al suo apparire (1866) un terremoto nel tranquillo panorama letterario ellenico e diede subito all’autore una straordinaria fama dentro e fuori i confini della sua patria.
È un romanzo biografico basato sulla leggenda del papa femmina ed è, per definizione dello stesso Roidis, un libro «humoristique». L’irriverenza verso la Chiesa, infatti, che sarà la causa della messa all’indice dell’opera e dell’accusa di blasfemia per il suo autore, non nasconde un preciso intento polemico e, se vi è in essa il gusto della derisione anticlericale, questa è, in fondo, una sorta di satira innocente, finalizzata al puro divertimento estetico.
L’opera, inoltre, si pone come originale e isolato esempio della prosa neogreca del XIX secolo nel suo incontro con l’Europa: dal Don Juan di Byron alla satira di Heine, all’ironia di Voltaire che, più di un secolo prima, aveva messo in ridicolo un altro simbolo del cattolicesimo, l’eroina nazionale della Francia Jeanne d’Arc.
Soprattutto, però, vi ritroviamo la tentazione burlesca evidente nella Papessa, una delle Novelle Galanti dell’abate italiano Gian Battista Casti, che può considerarsi la fonte primaria del testo greco.
In questo volume è ripubblicata la prima traduzione italiana del romanzo, apparsa ad Atene nel 1876 a cura del dotto filelleno Antonio Frabasile, integrata dal “Prologo” di Roidis tralasciato dal traduttore e da brani dell’apologia che l’autore fu costretto a scrivere per difendersi dalle ingiuste e rozze accuse del Santo Sinodo.
Theotokis nelle sue Storie ci presenta un mondo tradizionale, immobile, un mondo condizionato dal... more Theotokis nelle sue Storie ci presenta un mondo tradizionale, immobile, un mondo condizionato dalle necessità naturali, dentro il quale i sentimenti e gli impulsi si intrecciano e si sbrigliano con violenza. Sono drammi passionali nei quali il pathos dei protagonisti, teso senza interruzione fino alla catarsi, diviene la leva motrice dell'intreccio, mentre l’eros, il senso dell'onore, la diseguaglianza sociale determinano lo svolgersi dell’azione. Luogo, la piccola società agricola, chiusa e arretrata della Corfù tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
Gheorghios Viziinos nasce da un’umile famiglia a Vizii, piccolo centro della Tracia orientale, ne... more Gheorghios Viziinos nasce da un’umile famiglia a Vizii, piccolo centro della Tracia orientale, nel 1849. Dal 1860 al 1868 lavora a Costantinopoli presso l’atelier di un sarto, quindi compie i suoi studi a Cipro, dal 1868 al 1872, e poi ad Atene. Determinante per la sua carriera, nel 1873, l’incontro con il ricco commerciante Gheorghios Zarifis, suo futuro mecenate. Vincitore di due concorsi poetici con le raccolte Kodros, 1873 e Brezze del Bosforo, 1876, frequenta in seguito le Università di Gottinga, Lipsia, Berlino, e viaggia anche a Parigi e a Londra, città in cui nel 1883 è stampata la sua silloge Brezze Attiche. Fra il 1883 e il 1884 pubblica cinque dei suoi sei racconti; l’ultimo, Moskov Selim, appare un anno prima della sua morte, avvenuta nel 1896 in manicomio, dove era rinchiuso dal 1892.
Emmanuìl Roidis (Syros 1836 - Atene 1904) è considerato il più ‘europeo’ degli scrittori fioriti ... more Emmanuìl Roidis (Syros 1836 - Atene 1904) è considerato il più ‘europeo’ degli scrittori fioriti nella Grecia dell’Ottocento. Egli diviene nel 1866 immediatamente noto quando pubblica, provocando un grosso scandalo, La papessa Giovanna, romanzo biografico basato sulla leggenda del papa femmina. L’irriverenza verso la chiesa, tuttavia, che gli procurerà guai e sarà la causa della scomunica dell’opera, non nasconde un preciso intento polemico, demolitorio di inveterati pregiudizi. Vi è certo in essa il gusto della derisione anticlericale, ma è, in fondo, una sorta di satira innocente, finalizzata al puro divertimento estetico. I bersagli sono evidenti: l’esasperato culto delle reliquie, la fede nei miracoli, il fanatismo, l’ingordigia dei frati ... Il tutto espresso senza cattiveria, anzi con una salutare ventata di ammiccamenti e prese in giro. La tematica anticlericale, infatti, se si innesta funzionalmente, innalzandosi al piano più alto della battaglia illuministica per la libertà umana, è svolta da Roidis sorridendo, ed egli segue la sua vena giocosa e rivela una carica umoristica sottesa alla serietà di una sincera ispirazione. Di questo singolare autore, ancora pressoché sco nosciuto in Italia, sono qui presentate undici storie, scritte quasi tutte negli ultimi dieci anni di vita e tutte stese nella consueta forma linguistica esemplare per aristocratica finezza e umoristica cordialità. Roidis inoltre sorprende sempre il lettore con la serietà e la sincerità dei suoi sentimenti e con la straordinaria vastità della sua cultura. Così si possono individuare in queste prose influssi del nostro Leopardi, laddove, per esempio, Roidis esalta il breve momento di felicità che vive colui che comincia a rimettersi dalla malattia: «Il più grande vantaggio della malattia è però che, senza ammalarsi, non si può gioire dell’immensa felicità della guarigione». Oppure di Jules Michelet, la cui Sorciere è servita da modello all’autore greco per le sue Streghe del Medioevo. Ci sono anche due divertenti narrazioni alle quali fa da sfondo il nostro Risorgimento: protagoniste le celebri donne di spettacolo Carolina Rosati Galletti e Adelaide Ristori, che nell’opera di Roidis appaiono come simboli di bellezza e di bravura, stelle della sua età giovane, degli anni da lui trascorsi a Livorno e a Genova. Altre storie hanno temi e personaggi tratti dal mondo animale e collocati negli anni dell’infanzia e nell’universo dei ricordi. La spinta alla svolta tematica fu probabilmente dovuta alla crescente avversione dello scrittore per gli uomini ma, a un tempo, rappresentava uno strumento di consapevole pellegrinaggio a ritroso verso il passato, nel tentativo di sfuggire alle delusioni e alle infelicità del presente. A questi ultimi testi Roidis affida le sue riflessioni sull’infelicità della condizione umana ed emerge in essi il suo atteggiamento pensoso, il suo interrogarsi sul mistero del mondo e sul destino dell’uomo.
Il volume presenta in traduzione italiana tre prose, appunti di un viaggio compiuto in Sicilia da... more Il volume presenta in traduzione italiana tre prose, appunti di un viaggio compiuto in Sicilia da Emmanuìl Roidis (Syros 1836-Atene 1904), scrittore divenuto noto, in Grecia e in Europa, per la sua prima opera, La Papessa Giovanna (1866). Il tema scandalistico del romanzo, subito inteso dalla Grecia ortodossa come un libello contro la religione, suscitò l’indignazione del Santo Sinodo che scomunicò il romanzo e accusò di blasfemia il suo autore. Intorno al 1873, Roidis salpa per la Sicilia. Dell’itinerario che da Messina lo porta a Catania, e infine al piccolo centro di Nicolosi, sulle pendici dell’Etna, ci restano questi testi, degni d’attenzione per il loro ufficio di stimolante documento culturale: contengono infatti informazioni sulla realtà siciliana e allusioni alla storia dell’isola durante e all’indomani della liberazione dal giogo dei Borboni. I testi sono anche notevoli per lo stile brillante di questo grande letterato, definito a buon diritto «il più europeo degli scrittori greci», il quale, nello scrivere, segue sempre la sua vena giocosa e si muove su un piano di aristocratica finezza e di umoristica cordialità. In Ricordi Etnei troviamo, fra l’altro, la descrizione, credo fra le più felici che siano mai state tracciate, della città di Catania e dell’Etna, presentate con poche linee e sobri tratti di colore. Le Stigmate confermano la determinazione di Roidis di voler evitare quello che considerava il più grave errore che uno scrittore possa commettere: «far addormentare il proprio lettore». Oggetto è, egli ci assicura, un fatto realmente accaduto nella sacrestia di una chiesetta alla periferia di Catania, e del quale egli è stato testimone oculare. Al 1848 siciliano si collega Storia di una fucilazione, racconto su un’esecuzione avvenuta proprio in quel tempo nella Palermo borbonica. Interessante la riflessione di Roidis sull'importanza di comminare tempestivamente la pena e le considerazioni simili espresse da Cesare Beccaria ne Dei delitti e delle pene (1764), opera che certo lo scrittore greco conosceva.
«que ben devet conoisser la plus fina». Per Margherita Spampinato. Studi promossi da Gabriella Alfieri, Giovanna Alfonzetti, Mario Pagano, Stefano Rapisarda, a cura di M. Pagano, 2018
Letteratura, alterità, dialogicità Studi in onore di Antonio Pioletti, 2016
Sono qui presentate per la prima volta in italiano, con un’introduzione e note esplicative, tre b... more Sono qui presentate per la prima volta in italiano, con un’introduzione e note esplicative, tre brevi prose di uno dei maggiori scrittori greci contempora- nei, Giorgos Ioannou (Salonicco 1927-Atene 1985). Esse rivestono un parti- colare interesse sia per il modulo espressivo, una sorta di saggio confessionale svolto con un fraseggio spontaneo e tuttavia ignaro d’improvvisazione, gremito di termini idiomatici e infiorato di prestiti turchi, sia come testimonianza for- temente commossa di uno scrittore che racconta senza nascondersi la sua de- serta solitudine di ‘diverso’, e confessa apertamente frustrazioni e patemi, insie- me con ricordi della tormentata adolescenza in una Salonicco provinciale e ostile.
Three short proses from one of the greatest contemporary Greek writers Giorgos Ioannou (Thessaloniki, 1927-Athens, 1985) are presented here for the first time translated into Italian, with an introduction and notes. They are of particular interest both for the form of expression, a sort of confessional essay done with a spontaneous phrasing with no improvisation, full of idiomatic terms and flowered with turkish loanwords, and for the highly emotional tes- timony of a homosexual writer who recounts his solitude without hiding and openly admits frustrations and anxieties, together with memories of a troubled adolescence in the hostile and provincial Thessaloniki.
Πρώιμη Νεοελληνική Δημώδης Γραμματεία. Γλώσσα, παράδοση και ποιητική, 2012
Τ Ο ΠΡΟΒΛΗΜΑ, ΠΟΥ ΣΥΝΗΘΩΣ Ο ΦΙΛΟΛΟΓΟΣ καλείται πρωτί-στως να επιλύσει, όταν βρίσκεται αντιμέτωπος... more Τ Ο ΠΡΟΒΛΗΜΑ, ΠΟΥ ΣΥΝΗΘΩΣ Ο ΦΙΛΟΛΟΓΟΣ καλείται πρωτί-στως να επιλύσει, όταν βρίσκεται αντιμέτωπος με τη μετάφραση ενός κειμένου μεσαιωνικής γραμματείας, όπως είναι η περίπτωση του μυθιστο-ρήματος Φλόριος και Πλατζιαφλόρε, 1 είναι ότι πρέπει να καλύψει την πολι-τιστική απόσταση: όσο πιο μακρινό είναι το κείμενο για μετάφραση τόσο περισσότερο παρουσιάζει στοιχεία ξένα ως προς τη γλώσσα και την παιδεία εκείνου που μεταφράζει. Είναι ένα κείμενο πια ξεπερασμένο, θα μπορούσαμε να το χαρακτηρίσουμε δίχως άλλο νεκρό, και ο φιλόλογος έχει επίγνωση ότι η δυνατότητα του κειμένου αυτού να προσελκύσει την προσοχή του ση-μερινού αναγνώστη βρίσκεται μόνο στο παρόν της ανάγνωσής του ή, κα-λύτερα, της μετάφρασής του. 2 Όντως, όταν διαβάζει κανείς αυτόματα μεταφράζει, αλλά στην περίπτωση ενός παλαιού κειμένου, εξαιτίας του διαφορετικού γλωσσικού συστήματος και του χρόνου στον οποίο έχει συντεθεί – δηλαδή εξαιτίας των χρονολογι-κών και/ή των πολιτιστικών αποστάσεων που παρεμβάλλονται ανάμεσα σ' αυτό και στο μεταφραστή του – η διαδικασία της μετάφρασης έχει πιο σύν-θετα χαρακτηριστικά. Αναμφισβήτητη προϋπόθεση, πάντως, είναι η προσπά-θεια της κατά το δυνατόν μεγαλύτερης προσκολλήσεως στο πρωτότυπο. Και εδώ γεννιούνται μερικά ερωτήματα: 1. Η μετάφραση πρέπει να συνοδεύεται από σχόλιο ή όχι; Είναι προτιμότερη μια ανεξάρτητη μετάφραση, χωρίς δηλαδή σχόλιο που να εξηγεί από κριτική
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Books by ANNA ZIMBONE
Alcuni contributi privilegiano l'esame di opere assai note del Medio Evo, sia esso italiano o ellenico, altri tendono a indagare peculiari aspetti della letteratura greca del XIX e XX secolo
Gli autori, nella maggior parte, sono uniti idealmente, pur nell’autonomia della forma artistica che li definisce, dalla volontà di denunciare la durezza della vita nella chiusa società paesana e provinciale. Tutti sono lontani dalla lettura consolatoria e idilliaca della realtà posta in atto nella Grecia del tempo da molti altri narratori, e mirano piuttosto a destare la coscienza del lettore.
Sebbene non si può parlare con certezza di influssi della letteratura europea su questi scrittori tra fine Ottocento e pieno Novecento, un’affinità, o piuttosto un diretto contatto con la scuola del nostro Verismo è stato individuato nelle novelle del nobile corfiota Konstantinos Theotokis, il quale probabilmente conobbe l’opera, e in ispecie la raccolta Vita dei campi, di Giovanni Verga.
I temi sono con ogni evidenza attuali e coinvolgono emotivamente chi legge dal momento che rispecchiano le contraddizioni della progredita società mondiale del XXI secolo: l’emigrazione, la guerra, la miseria, la disperazione nella solitudine, la triste condizione della donna.
Tratto distintivo dei dodici autori, la capacità di penetrare, o meglio di reinventare il reale; e non per fedeltà a un astratto modello, ma per istintiva adesione all’ambiente in cui è loro toccato di vivere, al quale essi conferiscono il colore e il calore della loro anima, e sortiscono in tal modo inevitabili effetti etici.
Il libro si rivolge dunque non solo agli specialisti dell’antichità classica e agli studiosi della mitologia greca, ma anche a quanti vorrebbero approfondire la presenza, o meglio la sopravvivenza, del mito antico nelle letterature occidentali, da Omero in poi.
Dall’indeterminatezza della versione demologica le figure mitiche passano ben presto, infatti, alla trasparenza del filtro letterario e sono tanti gli scrittori di tutti i tempi che hanno dato a esse lo statuto di protagonisti in un componimento artistico.
Così i miti dell’antica Grecia, miniera di simboli e prezioso patrimonio culturale, hanno rappresentato da sempre una solida base per gran parte della nostra cultura: queste «favole degli Dei», come sostiene Giambattista Vico, sono «vere e severe Istorie de’ costumi delle antichissime genti di Grecia»; esse, nel loro insieme, ci danno una conoscenza sempre valida dell’uomo e del mondo, una «documentazione dell’umano», scrive Károly Kerényi, «non facilmente superabile quanto a spontaneità».
È un romanzo biografico basato sulla leggenda del papa femmina ed è, per definizione dello stesso Roidis, un libro «humoristique». L’irriverenza verso la Chiesa, infatti, che sarà la causa della messa all’indice dell’opera e dell’accusa di blasfemia per il suo autore, non nasconde un preciso intento polemico e, se vi è in essa il gusto della derisione anticlericale, questa è, in fondo, una sorta di satira innocente, finalizzata al puro divertimento estetico.
L’opera, inoltre, si pone come originale e isolato esempio della prosa neogreca del XIX secolo nel suo incontro con l’Europa: dal Don Juan di Byron alla satira di Heine, all’ironia di Voltaire che, più di un secolo prima, aveva messo in ridicolo un altro simbolo del cattolicesimo, l’eroina nazionale della Francia Jeanne d’Arc.
Soprattutto, però, vi ritroviamo la tentazione burlesca evidente nella Papessa, una delle Novelle Galanti dell’abate italiano Gian Battista Casti, che può considerarsi la fonte primaria del testo greco.
In questo volume è ripubblicata la prima traduzione italiana del romanzo, apparsa ad Atene nel 1876 a cura del dotto filelleno Antonio Frabasile, integrata dal “Prologo” di Roidis tralasciato dal traduttore e da brani dell’apologia che l’autore fu costretto a scrivere per difendersi dalle ingiuste e rozze accuse del Santo Sinodo.
Luogo, la piccola società agricola, chiusa e arretrata della Corfù tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
al 1872, e poi ad Atene. Determinante per la sua carriera, nel 1873, l’incontro con il ricco commerciante Gheorghios Zarifis, suo futuro mecenate.
Vincitore di due concorsi poetici con le raccolte Kodros, 1873 e Brezze del Bosforo, 1876, frequenta in seguito le Università di Gottinga, Lipsia, Berlino, e viaggia anche a Parigi e a Londra, città in cui nel 1883 è stampata la sua silloge Brezze Attiche. Fra il 1883 e il 1884 pubblica cinque dei suoi sei racconti; l’ultimo, Moskov Selim, appare un anno prima della sua morte, avvenuta nel 1896 in manicomio, dove era rinchiuso dal 1892.
evidenti: l’esasperato culto delle reliquie, la fede nei miracoli, il fanatismo, l’ingordigia dei frati ... Il tutto espresso senza cattiveria, anzi con una salutare ventata di ammiccamenti e prese in giro. La tematica anticlericale, infatti, se si innesta funzionalmente, innalzandosi al piano più alto della battaglia illuministica per la libertà umana, è svolta da
Roidis sorridendo, ed egli segue la sua vena giocosa e rivela una carica umoristica sottesa alla serietà di una sincera ispirazione. Di questo singolare autore, ancora pressoché sco nosciuto in Italia, sono qui presentate undici storie, scritte quasi tutte negli ultimi dieci anni di vita
e tutte stese nella consueta forma linguistica esemplare per aristocratica finezza e umoristica cordialità. Roidis inoltre sorprende sempre il lettore
con la serietà e la sincerità dei suoi sentimenti e con la straordinaria vastità della sua cultura. Così si possono individuare in queste prose influssi del nostro Leopardi, laddove, per esempio, Roidis esalta il breve momento di felicità che vive colui che comincia a rimettersi dalla malattia: «Il più grande vantaggio della malattia è però che, senza ammalarsi,
non si può gioire dell’immensa felicità della guarigione». Oppure di Jules Michelet, la cui Sorciere è servita da modello all’autore greco per le sue
Streghe del Medioevo. Ci sono anche due divertenti narrazioni alle quali fa da sfondo il nostro Risorgimento: protagoniste le celebri donne di spettacolo Carolina Rosati Galletti e Adelaide Ristori, che nell’opera di Roidis appaiono come simboli di bellezza e di bravura, stelle della sua età giovane, degli anni da lui trascorsi a Livorno e a Genova.
Altre storie hanno temi e personaggi tratti dal mondo animale e collocati negli anni dell’infanzia e nell’universo dei ricordi. La spinta alla svolta tematica fu probabilmente dovuta alla crescente avversione dello scrittore per gli uomini ma, a un tempo, rappresentava uno strumento di consapevole pellegrinaggio a ritroso verso il passato, nel tentativo di
sfuggire alle delusioni e alle infelicità del presente. A questi ultimi testi Roidis affida le sue riflessioni sull’infelicità della condizione umana ed emerge in essi il suo atteggiamento pensoso, il suo interrogarsi sul mistero del mondo e sul destino dell’uomo.
Giovanna (1866). Il tema scandalistico del romanzo, subito inteso dalla Grecia ortodossa come un libello contro la religione, suscitò l’indignazione
del Santo Sinodo che scomunicò il romanzo e accusò di blasfemia il suo autore. Intorno al 1873, Roidis salpa per la Sicilia. Dell’itinerario che da Messina lo porta a Catania, e infine al piccolo centro di Nicolosi, sulle pendici dell’Etna, ci restano questi testi, degni d’attenzione per il loro ufficio di stimolante documento culturale: contengono infatti informazioni sulla realtà siciliana e allusioni alla storia dell’isola durante e all’indomani della liberazione dal giogo dei Borboni. I testi sono anche notevoli per lo stile brillante di questo grande letterato, definito a buon diritto «il più europeo degli scrittori greci», il quale, nello scrivere, segue sempre la sua vena giocosa e si muove su un piano di aristocratica
finezza e di umoristica cordialità.
In Ricordi Etnei troviamo, fra l’altro, la descrizione, credo fra le più felici che siano mai state tracciate, della città di Catania e dell’Etna, presentate con poche linee e sobri tratti di colore. Le Stigmate confermano la
determinazione di Roidis di voler evitare quello che considerava il più grave errore che uno scrittore possa commettere: «far addormentare
il proprio lettore». Oggetto è, egli ci assicura, un fatto realmente accaduto nella sacrestia di una chiesetta alla periferia di Catania, e del quale egli è stato testimone oculare.
Al 1848 siciliano si collega Storia di una fucilazione, racconto su un’esecuzione avvenuta proprio in quel tempo nella Palermo borbonica.
Interessante la riflessione di Roidis sull'importanza di comminare tempestivamente la pena e le considerazioni simili espresse da Cesare Beccaria ne Dei delitti e delle pene (1764), opera che certo lo scrittore greco conosceva.
Papers by ANNA ZIMBONE
Three short proses from one of the greatest contemporary Greek writers Giorgos Ioannou (Thessaloniki, 1927-Athens, 1985) are presented here for the first time translated into Italian, with an introduction and notes. They are of particular interest both for the form of expression, a sort of confessional essay done with a spontaneous phrasing with no improvisation, full of idiomatic terms and flowered with turkish loanwords, and for the highly emotional tes- timony of a homosexual writer who recounts his solitude without hiding and openly admits frustrations and anxieties, together with memories of a troubled adolescence in the hostile and provincial Thessaloniki.
Alcuni contributi privilegiano l'esame di opere assai note del Medio Evo, sia esso italiano o ellenico, altri tendono a indagare peculiari aspetti della letteratura greca del XIX e XX secolo
Gli autori, nella maggior parte, sono uniti idealmente, pur nell’autonomia della forma artistica che li definisce, dalla volontà di denunciare la durezza della vita nella chiusa società paesana e provinciale. Tutti sono lontani dalla lettura consolatoria e idilliaca della realtà posta in atto nella Grecia del tempo da molti altri narratori, e mirano piuttosto a destare la coscienza del lettore.
Sebbene non si può parlare con certezza di influssi della letteratura europea su questi scrittori tra fine Ottocento e pieno Novecento, un’affinità, o piuttosto un diretto contatto con la scuola del nostro Verismo è stato individuato nelle novelle del nobile corfiota Konstantinos Theotokis, il quale probabilmente conobbe l’opera, e in ispecie la raccolta Vita dei campi, di Giovanni Verga.
I temi sono con ogni evidenza attuali e coinvolgono emotivamente chi legge dal momento che rispecchiano le contraddizioni della progredita società mondiale del XXI secolo: l’emigrazione, la guerra, la miseria, la disperazione nella solitudine, la triste condizione della donna.
Tratto distintivo dei dodici autori, la capacità di penetrare, o meglio di reinventare il reale; e non per fedeltà a un astratto modello, ma per istintiva adesione all’ambiente in cui è loro toccato di vivere, al quale essi conferiscono il colore e il calore della loro anima, e sortiscono in tal modo inevitabili effetti etici.
Il libro si rivolge dunque non solo agli specialisti dell’antichità classica e agli studiosi della mitologia greca, ma anche a quanti vorrebbero approfondire la presenza, o meglio la sopravvivenza, del mito antico nelle letterature occidentali, da Omero in poi.
Dall’indeterminatezza della versione demologica le figure mitiche passano ben presto, infatti, alla trasparenza del filtro letterario e sono tanti gli scrittori di tutti i tempi che hanno dato a esse lo statuto di protagonisti in un componimento artistico.
Così i miti dell’antica Grecia, miniera di simboli e prezioso patrimonio culturale, hanno rappresentato da sempre una solida base per gran parte della nostra cultura: queste «favole degli Dei», come sostiene Giambattista Vico, sono «vere e severe Istorie de’ costumi delle antichissime genti di Grecia»; esse, nel loro insieme, ci danno una conoscenza sempre valida dell’uomo e del mondo, una «documentazione dell’umano», scrive Károly Kerényi, «non facilmente superabile quanto a spontaneità».
È un romanzo biografico basato sulla leggenda del papa femmina ed è, per definizione dello stesso Roidis, un libro «humoristique». L’irriverenza verso la Chiesa, infatti, che sarà la causa della messa all’indice dell’opera e dell’accusa di blasfemia per il suo autore, non nasconde un preciso intento polemico e, se vi è in essa il gusto della derisione anticlericale, questa è, in fondo, una sorta di satira innocente, finalizzata al puro divertimento estetico.
L’opera, inoltre, si pone come originale e isolato esempio della prosa neogreca del XIX secolo nel suo incontro con l’Europa: dal Don Juan di Byron alla satira di Heine, all’ironia di Voltaire che, più di un secolo prima, aveva messo in ridicolo un altro simbolo del cattolicesimo, l’eroina nazionale della Francia Jeanne d’Arc.
Soprattutto, però, vi ritroviamo la tentazione burlesca evidente nella Papessa, una delle Novelle Galanti dell’abate italiano Gian Battista Casti, che può considerarsi la fonte primaria del testo greco.
In questo volume è ripubblicata la prima traduzione italiana del romanzo, apparsa ad Atene nel 1876 a cura del dotto filelleno Antonio Frabasile, integrata dal “Prologo” di Roidis tralasciato dal traduttore e da brani dell’apologia che l’autore fu costretto a scrivere per difendersi dalle ingiuste e rozze accuse del Santo Sinodo.
Luogo, la piccola società agricola, chiusa e arretrata della Corfù tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
al 1872, e poi ad Atene. Determinante per la sua carriera, nel 1873, l’incontro con il ricco commerciante Gheorghios Zarifis, suo futuro mecenate.
Vincitore di due concorsi poetici con le raccolte Kodros, 1873 e Brezze del Bosforo, 1876, frequenta in seguito le Università di Gottinga, Lipsia, Berlino, e viaggia anche a Parigi e a Londra, città in cui nel 1883 è stampata la sua silloge Brezze Attiche. Fra il 1883 e il 1884 pubblica cinque dei suoi sei racconti; l’ultimo, Moskov Selim, appare un anno prima della sua morte, avvenuta nel 1896 in manicomio, dove era rinchiuso dal 1892.
evidenti: l’esasperato culto delle reliquie, la fede nei miracoli, il fanatismo, l’ingordigia dei frati ... Il tutto espresso senza cattiveria, anzi con una salutare ventata di ammiccamenti e prese in giro. La tematica anticlericale, infatti, se si innesta funzionalmente, innalzandosi al piano più alto della battaglia illuministica per la libertà umana, è svolta da
Roidis sorridendo, ed egli segue la sua vena giocosa e rivela una carica umoristica sottesa alla serietà di una sincera ispirazione. Di questo singolare autore, ancora pressoché sco nosciuto in Italia, sono qui presentate undici storie, scritte quasi tutte negli ultimi dieci anni di vita
e tutte stese nella consueta forma linguistica esemplare per aristocratica finezza e umoristica cordialità. Roidis inoltre sorprende sempre il lettore
con la serietà e la sincerità dei suoi sentimenti e con la straordinaria vastità della sua cultura. Così si possono individuare in queste prose influssi del nostro Leopardi, laddove, per esempio, Roidis esalta il breve momento di felicità che vive colui che comincia a rimettersi dalla malattia: «Il più grande vantaggio della malattia è però che, senza ammalarsi,
non si può gioire dell’immensa felicità della guarigione». Oppure di Jules Michelet, la cui Sorciere è servita da modello all’autore greco per le sue
Streghe del Medioevo. Ci sono anche due divertenti narrazioni alle quali fa da sfondo il nostro Risorgimento: protagoniste le celebri donne di spettacolo Carolina Rosati Galletti e Adelaide Ristori, che nell’opera di Roidis appaiono come simboli di bellezza e di bravura, stelle della sua età giovane, degli anni da lui trascorsi a Livorno e a Genova.
Altre storie hanno temi e personaggi tratti dal mondo animale e collocati negli anni dell’infanzia e nell’universo dei ricordi. La spinta alla svolta tematica fu probabilmente dovuta alla crescente avversione dello scrittore per gli uomini ma, a un tempo, rappresentava uno strumento di consapevole pellegrinaggio a ritroso verso il passato, nel tentativo di
sfuggire alle delusioni e alle infelicità del presente. A questi ultimi testi Roidis affida le sue riflessioni sull’infelicità della condizione umana ed emerge in essi il suo atteggiamento pensoso, il suo interrogarsi sul mistero del mondo e sul destino dell’uomo.
Giovanna (1866). Il tema scandalistico del romanzo, subito inteso dalla Grecia ortodossa come un libello contro la religione, suscitò l’indignazione
del Santo Sinodo che scomunicò il romanzo e accusò di blasfemia il suo autore. Intorno al 1873, Roidis salpa per la Sicilia. Dell’itinerario che da Messina lo porta a Catania, e infine al piccolo centro di Nicolosi, sulle pendici dell’Etna, ci restano questi testi, degni d’attenzione per il loro ufficio di stimolante documento culturale: contengono infatti informazioni sulla realtà siciliana e allusioni alla storia dell’isola durante e all’indomani della liberazione dal giogo dei Borboni. I testi sono anche notevoli per lo stile brillante di questo grande letterato, definito a buon diritto «il più europeo degli scrittori greci», il quale, nello scrivere, segue sempre la sua vena giocosa e si muove su un piano di aristocratica
finezza e di umoristica cordialità.
In Ricordi Etnei troviamo, fra l’altro, la descrizione, credo fra le più felici che siano mai state tracciate, della città di Catania e dell’Etna, presentate con poche linee e sobri tratti di colore. Le Stigmate confermano la
determinazione di Roidis di voler evitare quello che considerava il più grave errore che uno scrittore possa commettere: «far addormentare
il proprio lettore». Oggetto è, egli ci assicura, un fatto realmente accaduto nella sacrestia di una chiesetta alla periferia di Catania, e del quale egli è stato testimone oculare.
Al 1848 siciliano si collega Storia di una fucilazione, racconto su un’esecuzione avvenuta proprio in quel tempo nella Palermo borbonica.
Interessante la riflessione di Roidis sull'importanza di comminare tempestivamente la pena e le considerazioni simili espresse da Cesare Beccaria ne Dei delitti e delle pene (1764), opera che certo lo scrittore greco conosceva.
Three short proses from one of the greatest contemporary Greek writers Giorgos Ioannou (Thessaloniki, 1927-Athens, 1985) are presented here for the first time translated into Italian, with an introduction and notes. They are of particular interest both for the form of expression, a sort of confessional essay done with a spontaneous phrasing with no improvisation, full of idiomatic terms and flowered with turkish loanwords, and for the highly emotional tes- timony of a homosexual writer who recounts his solitude without hiding and openly admits frustrations and anxieties, together with memories of a troubled adolescence in the hostile and provincial Thessaloniki.