Pietro Cagni si è laureato in Filologia Classica con una tesi su allegoria e verità nella Commedia dantesca. Ha conseguito il dottorato presso l’Università di Catania (XXIV ciclo) con un progetto su Gerione e la corda (Inferno XVI e XVII). Suoi saggi danteschi sono apparsi su «L’Alighieri», «Italianistica», «Le Forme e la Storia». È tra i fondatori e attuale direttore del Centro di Poesia Contemporanea di Catania, con cui dal 2015 organizza laboratori, incontri e occasioni di dialogo sulla poesia. Collabora con riviste cartacee e online, tra cui Siculorum Gymnasium, Leuké, clanDestino. Il suo primo volume di poesie, "Adesso è tornare sempre" (Le Farfalle, 2015), è stato finalista al premio InediTO e ha vinto il XXX° Premio Laurentum a Roma. Nel 2018 è stato ospite del festival internazionale Ars poetica a Bratislava (SK). Suoi inediti sono apparsi sull’Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea (Raffaelli) e in Luoghi dell’infinito. Nel 2022 ha pubblicato una seconda raccolta poetica, "Asbestos" (Le Farfalle), finalista all'ottava edizione del premio internazionale Europa in versi e in prosa (2023). Supervisors: Sergio Cristaldi Phone: +39 3923301922
Quale movimento sospinge, cosa sostiene i versi della prima sezione dei
Frammenti di nobili cose ... more Quale movimento sospinge, cosa sostiene i versi della prima sezione dei Frammenti di nobili cose di Massimo Morasso. Il poeta ha affidato al libro un’esigenza duplice: compiere un’esperienza piena della poesia e, insieme, individuare la sua fondazione. Un libro da cui imparare, ammirando, le possibilità di ogni evento poetico e le ineludibili questioni che sempre lo attraversano. Res e verba , parole e cose: non c’è altro tema.Tanto più oggi che il reale mostra la sua ultima indecifrabilità. Come mai prima d’ora, è stato scritto,“abbiamo smesso di capire il mondo”. I nostri sistemi di comprensione non ne reggono l’urto, e più affondiamo gli occhi, più allontaniamo la possibilità di afferrare qualcosa, e il caos si moltiplica. Le cose mortali, povere e meschine, ora appaiono anche terribilmente sole. Dobbiamo arrenderci alla fisica quantistica, aspra severa e controintuitiva, che disinnesca i nostri tentativi. Ma se anche così non fosse, cosa ci resterebbe tra le mani: un mondo comunque malato, insufficiente, una promessa non mantenuta. Possiamo solo “patire il mondo”, come indica il titolo della sezione, Geopatia, come soffrendo una malattia indimostrabile ma vera: «le cose si sfracellano». Eppure, scrive Morasso, in noi si agita una «nostalgia celeste» che impone una scelta: l’attraversamento del mondo o il suo pensiero.
Linea Tempo. Itinerari di Storia Letteratura Filosofia e Arte, 2024
“Che sia un libro speciale”, nel tempo torbido in cui viviamo o crediamo di vivere, perché i temp... more “Che sia un libro speciale”, nel tempo torbido in cui viviamo o crediamo di vivere, perché i tempi sono sempre gli stessi, rutilanti e affollati, fangosi, sovraffollati e verbosi come le strade del centro della nostra città. A quelle strade Enzo Cannizzo è ancorato e libero, inchiodato in un angolo e con le ali spalancate nel crocevia. Un guerriero, come l’Archiloco che ha scelto in esergo, che disarma la retorica e dice la frantumazione della guerra, il suo esaurirsi. Che “la poesia è profezia del presente” lo dice a mezz’aria, parafrasando qualcuno tra un tavolo e l’altro, appena prima di spostarsi con permesso.
Inizia un reportage della nostra redazione all'interno del carcere catanese di Piazza Lanza, ... more Inizia un reportage della nostra redazione all'interno del carcere catanese di Piazza Lanza, in cerca dei luoghi di frontiera in cui oggi si tenta di trasmettere le forme essenziali della cultura. Il caldo a Catania è impietoso. Ancora a metà settembre non si respira. Attraverso la città per raggiungere Piazza Lanza. A guar-dare bene, ci sono tutti i segni dell'inizio dell'anno: il traffico di nuovo colma di macchine le strade, i ragazzini in giro con gli zaini sulle spalle, i genitori ancora una volta in fila nelle anguste librerie. Le code per i libri di testo arrivano fino in strada. Piazza Lanza è una piazza come tante altre a Catania: c'è il bar all'angolo, l'edicola, il chiosco di sciroppi e bevande tipiche. Per chi la sera, finita la giornata di lavoro, lascia la città e fa ritor-no nei paesi dell'hinterland etneo, Piazza Lanza è un passaggio spesso obbligato che porta alla circonvallazione. Di mattina, poi, tutta la zona è in fermento, per le scuo...
Contronarrazioni. Il racconto del potere nella modernità letteraria - Atti del XXII Convegno Internazionale della MOD, 17-19 giugno 2021, 2023
Giancarlo Pontiggia ha dato alle stampe, nel medesimo anno, le piecés teatrali Ades. Tetralogia ... more Giancarlo Pontiggia ha dato alle stampe, nel medesimo anno, le piecés teatrali Ades. Tetralogia del sottosuolo (Neos, 2017) e la raccolta di poesie Il moto delle cose (Mondadori, 2017). Il genere e la tonalità delle due opere sembrano dare luogo a una forte dissonanza, che distingue i lavori in modo irriducibile. Il presente contributo intende, invece, mettere in luce la dialettica formale e tematica che lega i due testi coevi, attraversati da un’unica meditazione intorno alle forme di potere che incombono sull’esperienza umana tanto in una dimensione ontologica quanto nelle sue contemporanee determinazioni storiche. L’analisi del dialogo tra Il moto delle cose e Ades permetterà di individuare i termini di uno snodo assai significativo del percorso poetico di Pontiggia: assecondando le possibilità offerte dalla forma teatrale e lirica, l’autore ha tratteggiato un descensus che lascia aperto il proprio “finale di partita”.
L’ultimo romanzo di McCarthy dà margine quotidiano per conoscere la natura totale e dominante di ... more L’ultimo romanzo di McCarthy dà margine quotidiano per conoscere la natura totale e dominante di un amore consumato nella dispersione, un amore che non si può capire, a cui nessuno sa dare un nome: gli amici e i fantasmi della mente insinuano persino un legame incestuoso, tanto un amore così non lo si può immaginare.
La trasparenza. Il sussurro di Lady Macbeth coagulato in un nuovo poema: è un ulteriore compiment... more La trasparenza. Il sussurro di Lady Macbeth coagulato in un nuovo poema: è un ulteriore compimento della sua presenza non più «disincarnata e confusa». La storia di Shakespeare ha chiesto a Rossella Pretto «di ripetersi», prendere forma ancora una volta perché ciò che era rimasto inespresso trovasse parola. In poesia le vere presenze possono riaccadere e nostro compito è saperle ospitare, ampliando i loro confini e il loro dominio: compiere ciò che manca. Così Macbeth diventa un altro, possibile nome del presente, il fondale a cui l’autrice può attingere la verità dei suoi eventi. Riaccade quella «tragedia famosa e perfamosa / di Macbet e della Ledi», come l’aveva chiamata Giovanni Testori, e il tempo va in corto-circuito, le cose lontane si chiamano tra loro, si ripetono in un legame di annuncio, attesa e compimento.
Un segno materno. Il Libro dei Liquidi dà forma a una “continua gravidanza”, non so come altro di... more Un segno materno. Il Libro dei Liquidi dà forma a una “continua gravidanza”, non so come altro dire quella maternità che non avviene solo nel grembo o per nascita di parto, ma che stringe ogni creatura in un tipo d’alleanza, in un gesto che porta dentro di sé, che è due, che sostiene e dà vita, continua vita impossibile. Una continua maternità abbracciante del mondo. Per questo la raccolta di è colma di voci, posti, incontri, conversazioni, perché la vita è maternamente data, spesa.
La dissolvenza, la rimozione del corpo contagiato, ammalato, allettato, intubato, perduto. Occorr... more La dissolvenza, la rimozione del corpo contagiato, ammalato, allettato, intubato, perduto. Occorreva, forse, che l’indecenza delle ferite diventasse oscena. Che fossimo chiamati a sostenere una mesta ostensione, in offerta e sacrificio, della nostra precarietà e fragilità. Invece: una rimozione, una cancellazione. Cosa resta quando avviene una simile, sistematica e non episodica, sottrazione della carne dall’esperienza quotidiana
In Silenzio questa relazione, umanissima e carnale, questo rifluire dei lineamenti attraverso le ... more In Silenzio questa relazione, umanissima e carnale, questo rifluire dei lineamenti attraverso le epoche, in fisionomie nuove e apparentemente estranee le une alle altre, ordina l’ordito della trama, la focalizzazione, la diegesi, il grado di implicazione dei personaggi nel racconto.
L’arte europea conta un tale numero di grandi raffigurazioni della Crocifissione che essa costitu... more L’arte europea conta un tale numero di grandi raffigurazioni della Crocifissione che essa costituisce una magnifica armatura su cui innestare ogni tipo di sentimento e di sensazione. Può sembrarle curioso che una persona non religiosa adotti il tema della Crocifissione ma non credo che qui la religione c’entri. Pensi alle grandi Crocifissioni che conosciamo… non si sa se sono state dipinte da uomini con convinzioni religiose. […] Finora non ho trovato un soggetto altrettanto valido per abbracciare certi campi del sentimento e del comportamento umani. Forse è solo perché sono stati così in tanti a occuparsi di questo particolare tema che è venuta a crearsi questa armatura – non trovo parole migliori per dirlo – attorno alla quale uno può attivare ogni genere di livello sensibile. (Francis Bacon)
Soffrire il mondo. Tenerlo dentro al proprio corpo per farlo brillare. Gioire e commuoversi con l... more Soffrire il mondo. Tenerlo dentro al proprio corpo per farlo brillare. Gioire e commuoversi con la baldanza di chi sa ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è menzogna e spaventa. Angelo ci portava dentro la sua grande allegria e questa sua lotta che non lo faceva stare fermo, che regolava i suoi respiri, le sue paure, il suo ascolto e le parole, e gli infuocava le tempie. Ha vissuto la sua "passione", avveratasi negli ultimi due mesi della sua vita, quando dolori indicibili gli foravano la schiena, gli toglievano il poco sonno e stremavano la voce, gli piegavano le spalle forti e il corpo slanciato che era in continuo movimento, sempre in corsa, e i suoi occhi senza freni se non l'estraneità degli altri, la sordità anche di noi amici, la solitudine inestinguibile in cui ciascuno versa. Per questo cercava conforto negli altri e infine, sempre più spesso, nel sentire al telefono chi gli potesse dire: «sì, Angelo, anch'io sento questo peso sul petto, anche a me manca l'aria e non vedo più nulla, anch'io gioisco per chi si ricorda e per chi ha memoria per quello che sei, per quello che hai fatto». Anch'io sono colmo di gratitudine per aver incontrato Angelo che era capace di interrompere la stampa, guadagnare le ire degli stampatori, perdere soldi. Quando si accorgeva di un refuso, anche minimo, non poteva fare finta di niente e girare quegli occhi accesi: in quell'istante, evidentemente, riconosceva una precisa chiamata al suo nome, alla dignità e alla verità di sé, a cui non aveva paura di sacrificare tutto il resto. Fedele alla vastità del suo cuore, pure nella dissonanza, ogni suo gesto era espressione di questa fedeltà. Saper mettere in ordine le cose, nell'ordine della loro importanza, rendeva Angelo un uomo libero e capace di meraviglia, di passione per il mondo: nella sua meraviglia c'era spazio per la disperazione per «la ferita d'esistere». Lo sussurra Vasco, il personaggio dei suoi Appunti per un colloquio forzato, alla donna che gli intride l'animo: «…che la nostra ferita di esistere sia colma di baci suadenti… Ma tu resti guerriera imperterrita sulla groppa del cavallo di marmo…perché vuoi farmi poggiare i piedi per terra? Perché vuoi tramutarmi in bersaglio per i fulmini?». Perché ogni suo ingresso era un evento, perché la sua presenza modificava lo spazio e l'aria attorno? Perché esigeva «un giorno di simpatia totale», una fratellanza tenera e autentica nella consapevolezza di dover diventare polvere. In chi incrociava i suoi occhi cercava, come ha detto una volta a proposito della poesia, «un colpo d'ala, un cazzotto nello stomaco». Quello dei suoi fratelli e compagni di viaggio, moltissimi da non poterli contare (ma almeno Lisi, Rondoni e Condorelli tra i poeti, insieme ai docenti, ai pittori, agli autori…). E perché chi lo sentiva parlare magari non ricordava esattamente, poi, le sue parole larghe , ordinate eppure caotiche e straripanti, ma con chiarezza ancora maggiore i suoi occhi e le sue mani? Perché erano esattamente la stessa cosa. Sarà stata una fatica enorme, quella che gli aveva senz'altro suggerito i due versi, tremendi e aperti, in chiusura della Quadreria dei poeti passanti: «essere voce / è pena surreale». Una grande fatica, ma condotta con la sua grazia di uomo di teatro, che non scende mai davvero dal palcoscenico perché è lì che ogni gesto può accendersi di senso, obbedisce a uno scopo,
"Il più grande criminale di Roma" è stato amico mio è il romanzo della fame. Che non si riesce a ... more "Il più grande criminale di Roma" è stato amico mio è il romanzo della fame. Che non si riesce a saziare in nessun modo, che affama fino a piegare lo stomaco, che ha molti nomi e nessun approdo, per duecento pagine. È benzina, e non la si scambierebbe con niente al mondo perché è fame che fa muovere, che accende gli occhi.
A un’altra velocità, doppia: per sostenere una vita che non basta a se stessa, la «vita vuole anc... more A un’altra velocità, doppia: per sostenere una vita che non basta a se stessa, la «vita vuole ancora vita», bisogna bruciare il proprio tempo, stancare le braccia e la testa finché fanno male, scrivere poesie come benzina sul fuoco. Daniele ha fame, nel suo poema degli occhi c’è una progressiva, minima forse, rastremazione delle parole, per tentare di sfiorare l’ineffabile, fino a diventare familiari con l’ineffabile, con gli angeli che visitano le biblioteche, i visi allucinati delle rockstar, o gli alberghi di lusso sulla riva del Tamigi. Con le parole di Céline/Capovilla, imparare da Alcide/Pablo (o da un’altra sua incarnazione, nel libro, quella del «quasiniente» Nasmù) che «sembra nessuno, ma parla con gli angeli e dà loro del tu». Almeno provarci, ma questo “tu” è difficile da guadagnare.
Arthur Cave cade dalla scogliera di Ovingdean Gap, Brighton UK, a sedici anni. Skeleton Tree, il ... more Arthur Cave cade dalla scogliera di Ovingdean Gap, Brighton UK, a sedici anni. Skeleton Tree, il disco a cui Nick Cave stava lavorando nel 2015, si rivela presto come una strana profezia, l'annuncio di uno skeleton "thee". Ora, a distanza di quattro anni, esce il doppio album Ghosteen. Le parole e i versi di Nick Cave (che ho tradotto e riportato in corsivo) vogliono prendere e accompagnare chi ascolta, per guardare insieme. Guardare cosa. Nel mio caso, la morte di mio fratello Alberto e la nascita della piccola Molly.
Ho provato a raccogliere una serie (non sistematica, né coerente) di versi e di frammenti in cui ... more Ho provato a raccogliere una serie (non sistematica, né coerente) di versi e di frammenti in cui è esplicita la radicale pretesa veritativa della poesia. Ma i poeti di oggi hanno di fronte la stessa sfida e la stessa provocazione. Allora, ho chiesto a Davide Rondoni di affrontare un dialogo serrato e vertiginoso con queste parole, e Rondoni ha scelto di percorrere la via più impervia, quella che non fa ricorso al discorso o al commento e tutto affida alla capacità della poesia. Da questo strano esperimento è scaturita una conversazione affascinante. Il dialogo in versi che segue è un’ulteriore e luminosa testimonianza di quale “prossimità” e “contemporaneità” senza limiti la poesia sappia fare esperire. Ecco, allora, il colloquio: alle parole dei poeti seguono le risposte di Rondoni, in corsivo.
1. «Gli uomini sono un vero mistero per i loro simili»
2. Un’equazione impossibile
3. Possibilità... more 1. «Gli uomini sono un vero mistero per i loro simili» 2. Un’equazione impossibile 3. Possibilità infinita, caos 4. Bugie! 5. Verità
Eleonora è una visione, un’epifania. Un fenomeno oscuro che in un voltoluce si fa chiaro, sensibi... more Eleonora è una visione, un’epifania. Un fenomeno oscuro che in un voltoluce si fa chiaro, sensibile. Nella sua voce, che chiede «solo paracetamolo». Questa parola, così davvero impossibile in un libro di poesie (e oggi velata dall’ironia per via di una canzone) e ben due volte ripetuta per di più in fine verso, scandisce la richiesta di non provare, almeno, dolore. Non per quelle braccia rovinate, perché sono per lei come un’offerta, ex voto impossibili o «abluzioni di fuoco», con l’intensità e la forza che il commento non conosce, non per quelle braccia, ma per la dispersione del sangue, per il distacco ciclico e necessario, intimo spegnimento e, insieme, misteriosa riaccensione della fecondità.
La raccolta svela la parola come pietra raccolta dal fondo e lanciata nell’abisso, segno che può ... more La raccolta svela la parola come pietra raccolta dal fondo e lanciata nell’abisso, segno che può farsi preghiera, invocazione se vuole, perché chiede di graffiare la superficie, sentire distintamente il suono profondo del colpo, vedere la polvere alzarsi e riempire l’aria. Queste sono le fondamenta: parole-pietre di un dialogo commovente, a tu per tu con il mistero che sono le vene, le labbra, i capelli, le palpebre, la schiena, i corpi perimetrali che compongono tutta la geometria fisica del libro e che chiedono di essere attraversati.
Nella poesia italiana scorre questo fiume sotterraneo: è un palinsesto continuo, un Cantico delle... more Nella poesia italiana scorre questo fiume sotterraneo: è un palinsesto continuo, un Cantico delle creature continuamente riscritto. Senza lode, senza creatore, che tutto affida al canto, alla pura e attonita nominazione degli elementi.
Che la nostra epoca sia attraversata da tendenze ecologiche, a
volte declinate come mode passegge... more Che la nostra epoca sia attraversata da tendenze ecologiche, a volte declinate come mode passeggere, è un fatto innegabile. La riscoperta del dato spaziale in termini naturalistici, architettonici, economici, urbanistici coincide, nel panorama dell’odierna poesia italiana, con la ricostruzione di un’identità e di un immaginario condivisi dopo le macerie lasciate da un certo sperimentalismo neoavanguardista e decostruzionista. Abbiamo quindi interrogato a questo proposito tre poeti – Roberta Dapunt, Massimo Morasso, Umberto Piersanti – il cui percorso incrocia ed elabora in maniera originale queste tematiche. Il risultato è un confronto articolato che rilancia tali questioni alla luce del discorso poetico, contraddittorio e radicale e, per questo, più fedele alla nostra vita autentica.
Quale movimento sospinge, cosa sostiene i versi della prima sezione dei
Frammenti di nobili cose ... more Quale movimento sospinge, cosa sostiene i versi della prima sezione dei Frammenti di nobili cose di Massimo Morasso. Il poeta ha affidato al libro un’esigenza duplice: compiere un’esperienza piena della poesia e, insieme, individuare la sua fondazione. Un libro da cui imparare, ammirando, le possibilità di ogni evento poetico e le ineludibili questioni che sempre lo attraversano. Res e verba , parole e cose: non c’è altro tema.Tanto più oggi che il reale mostra la sua ultima indecifrabilità. Come mai prima d’ora, è stato scritto,“abbiamo smesso di capire il mondo”. I nostri sistemi di comprensione non ne reggono l’urto, e più affondiamo gli occhi, più allontaniamo la possibilità di afferrare qualcosa, e il caos si moltiplica. Le cose mortali, povere e meschine, ora appaiono anche terribilmente sole. Dobbiamo arrenderci alla fisica quantistica, aspra severa e controintuitiva, che disinnesca i nostri tentativi. Ma se anche così non fosse, cosa ci resterebbe tra le mani: un mondo comunque malato, insufficiente, una promessa non mantenuta. Possiamo solo “patire il mondo”, come indica il titolo della sezione, Geopatia, come soffrendo una malattia indimostrabile ma vera: «le cose si sfracellano». Eppure, scrive Morasso, in noi si agita una «nostalgia celeste» che impone una scelta: l’attraversamento del mondo o il suo pensiero.
Linea Tempo. Itinerari di Storia Letteratura Filosofia e Arte, 2024
“Che sia un libro speciale”, nel tempo torbido in cui viviamo o crediamo di vivere, perché i temp... more “Che sia un libro speciale”, nel tempo torbido in cui viviamo o crediamo di vivere, perché i tempi sono sempre gli stessi, rutilanti e affollati, fangosi, sovraffollati e verbosi come le strade del centro della nostra città. A quelle strade Enzo Cannizzo è ancorato e libero, inchiodato in un angolo e con le ali spalancate nel crocevia. Un guerriero, come l’Archiloco che ha scelto in esergo, che disarma la retorica e dice la frantumazione della guerra, il suo esaurirsi. Che “la poesia è profezia del presente” lo dice a mezz’aria, parafrasando qualcuno tra un tavolo e l’altro, appena prima di spostarsi con permesso.
Inizia un reportage della nostra redazione all'interno del carcere catanese di Piazza Lanza, ... more Inizia un reportage della nostra redazione all'interno del carcere catanese di Piazza Lanza, in cerca dei luoghi di frontiera in cui oggi si tenta di trasmettere le forme essenziali della cultura. Il caldo a Catania è impietoso. Ancora a metà settembre non si respira. Attraverso la città per raggiungere Piazza Lanza. A guar-dare bene, ci sono tutti i segni dell'inizio dell'anno: il traffico di nuovo colma di macchine le strade, i ragazzini in giro con gli zaini sulle spalle, i genitori ancora una volta in fila nelle anguste librerie. Le code per i libri di testo arrivano fino in strada. Piazza Lanza è una piazza come tante altre a Catania: c'è il bar all'angolo, l'edicola, il chiosco di sciroppi e bevande tipiche. Per chi la sera, finita la giornata di lavoro, lascia la città e fa ritor-no nei paesi dell'hinterland etneo, Piazza Lanza è un passaggio spesso obbligato che porta alla circonvallazione. Di mattina, poi, tutta la zona è in fermento, per le scuo...
Contronarrazioni. Il racconto del potere nella modernità letteraria - Atti del XXII Convegno Internazionale della MOD, 17-19 giugno 2021, 2023
Giancarlo Pontiggia ha dato alle stampe, nel medesimo anno, le piecés teatrali Ades. Tetralogia ... more Giancarlo Pontiggia ha dato alle stampe, nel medesimo anno, le piecés teatrali Ades. Tetralogia del sottosuolo (Neos, 2017) e la raccolta di poesie Il moto delle cose (Mondadori, 2017). Il genere e la tonalità delle due opere sembrano dare luogo a una forte dissonanza, che distingue i lavori in modo irriducibile. Il presente contributo intende, invece, mettere in luce la dialettica formale e tematica che lega i due testi coevi, attraversati da un’unica meditazione intorno alle forme di potere che incombono sull’esperienza umana tanto in una dimensione ontologica quanto nelle sue contemporanee determinazioni storiche. L’analisi del dialogo tra Il moto delle cose e Ades permetterà di individuare i termini di uno snodo assai significativo del percorso poetico di Pontiggia: assecondando le possibilità offerte dalla forma teatrale e lirica, l’autore ha tratteggiato un descensus che lascia aperto il proprio “finale di partita”.
L’ultimo romanzo di McCarthy dà margine quotidiano per conoscere la natura totale e dominante di ... more L’ultimo romanzo di McCarthy dà margine quotidiano per conoscere la natura totale e dominante di un amore consumato nella dispersione, un amore che non si può capire, a cui nessuno sa dare un nome: gli amici e i fantasmi della mente insinuano persino un legame incestuoso, tanto un amore così non lo si può immaginare.
La trasparenza. Il sussurro di Lady Macbeth coagulato in un nuovo poema: è un ulteriore compiment... more La trasparenza. Il sussurro di Lady Macbeth coagulato in un nuovo poema: è un ulteriore compimento della sua presenza non più «disincarnata e confusa». La storia di Shakespeare ha chiesto a Rossella Pretto «di ripetersi», prendere forma ancora una volta perché ciò che era rimasto inespresso trovasse parola. In poesia le vere presenze possono riaccadere e nostro compito è saperle ospitare, ampliando i loro confini e il loro dominio: compiere ciò che manca. Così Macbeth diventa un altro, possibile nome del presente, il fondale a cui l’autrice può attingere la verità dei suoi eventi. Riaccade quella «tragedia famosa e perfamosa / di Macbet e della Ledi», come l’aveva chiamata Giovanni Testori, e il tempo va in corto-circuito, le cose lontane si chiamano tra loro, si ripetono in un legame di annuncio, attesa e compimento.
Un segno materno. Il Libro dei Liquidi dà forma a una “continua gravidanza”, non so come altro di... more Un segno materno. Il Libro dei Liquidi dà forma a una “continua gravidanza”, non so come altro dire quella maternità che non avviene solo nel grembo o per nascita di parto, ma che stringe ogni creatura in un tipo d’alleanza, in un gesto che porta dentro di sé, che è due, che sostiene e dà vita, continua vita impossibile. Una continua maternità abbracciante del mondo. Per questo la raccolta di è colma di voci, posti, incontri, conversazioni, perché la vita è maternamente data, spesa.
La dissolvenza, la rimozione del corpo contagiato, ammalato, allettato, intubato, perduto. Occorr... more La dissolvenza, la rimozione del corpo contagiato, ammalato, allettato, intubato, perduto. Occorreva, forse, che l’indecenza delle ferite diventasse oscena. Che fossimo chiamati a sostenere una mesta ostensione, in offerta e sacrificio, della nostra precarietà e fragilità. Invece: una rimozione, una cancellazione. Cosa resta quando avviene una simile, sistematica e non episodica, sottrazione della carne dall’esperienza quotidiana
In Silenzio questa relazione, umanissima e carnale, questo rifluire dei lineamenti attraverso le ... more In Silenzio questa relazione, umanissima e carnale, questo rifluire dei lineamenti attraverso le epoche, in fisionomie nuove e apparentemente estranee le une alle altre, ordina l’ordito della trama, la focalizzazione, la diegesi, il grado di implicazione dei personaggi nel racconto.
L’arte europea conta un tale numero di grandi raffigurazioni della Crocifissione che essa costitu... more L’arte europea conta un tale numero di grandi raffigurazioni della Crocifissione che essa costituisce una magnifica armatura su cui innestare ogni tipo di sentimento e di sensazione. Può sembrarle curioso che una persona non religiosa adotti il tema della Crocifissione ma non credo che qui la religione c’entri. Pensi alle grandi Crocifissioni che conosciamo… non si sa se sono state dipinte da uomini con convinzioni religiose. […] Finora non ho trovato un soggetto altrettanto valido per abbracciare certi campi del sentimento e del comportamento umani. Forse è solo perché sono stati così in tanti a occuparsi di questo particolare tema che è venuta a crearsi questa armatura – non trovo parole migliori per dirlo – attorno alla quale uno può attivare ogni genere di livello sensibile. (Francis Bacon)
Soffrire il mondo. Tenerlo dentro al proprio corpo per farlo brillare. Gioire e commuoversi con l... more Soffrire il mondo. Tenerlo dentro al proprio corpo per farlo brillare. Gioire e commuoversi con la baldanza di chi sa ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è menzogna e spaventa. Angelo ci portava dentro la sua grande allegria e questa sua lotta che non lo faceva stare fermo, che regolava i suoi respiri, le sue paure, il suo ascolto e le parole, e gli infuocava le tempie. Ha vissuto la sua "passione", avveratasi negli ultimi due mesi della sua vita, quando dolori indicibili gli foravano la schiena, gli toglievano il poco sonno e stremavano la voce, gli piegavano le spalle forti e il corpo slanciato che era in continuo movimento, sempre in corsa, e i suoi occhi senza freni se non l'estraneità degli altri, la sordità anche di noi amici, la solitudine inestinguibile in cui ciascuno versa. Per questo cercava conforto negli altri e infine, sempre più spesso, nel sentire al telefono chi gli potesse dire: «sì, Angelo, anch'io sento questo peso sul petto, anche a me manca l'aria e non vedo più nulla, anch'io gioisco per chi si ricorda e per chi ha memoria per quello che sei, per quello che hai fatto». Anch'io sono colmo di gratitudine per aver incontrato Angelo che era capace di interrompere la stampa, guadagnare le ire degli stampatori, perdere soldi. Quando si accorgeva di un refuso, anche minimo, non poteva fare finta di niente e girare quegli occhi accesi: in quell'istante, evidentemente, riconosceva una precisa chiamata al suo nome, alla dignità e alla verità di sé, a cui non aveva paura di sacrificare tutto il resto. Fedele alla vastità del suo cuore, pure nella dissonanza, ogni suo gesto era espressione di questa fedeltà. Saper mettere in ordine le cose, nell'ordine della loro importanza, rendeva Angelo un uomo libero e capace di meraviglia, di passione per il mondo: nella sua meraviglia c'era spazio per la disperazione per «la ferita d'esistere». Lo sussurra Vasco, il personaggio dei suoi Appunti per un colloquio forzato, alla donna che gli intride l'animo: «…che la nostra ferita di esistere sia colma di baci suadenti… Ma tu resti guerriera imperterrita sulla groppa del cavallo di marmo…perché vuoi farmi poggiare i piedi per terra? Perché vuoi tramutarmi in bersaglio per i fulmini?». Perché ogni suo ingresso era un evento, perché la sua presenza modificava lo spazio e l'aria attorno? Perché esigeva «un giorno di simpatia totale», una fratellanza tenera e autentica nella consapevolezza di dover diventare polvere. In chi incrociava i suoi occhi cercava, come ha detto una volta a proposito della poesia, «un colpo d'ala, un cazzotto nello stomaco». Quello dei suoi fratelli e compagni di viaggio, moltissimi da non poterli contare (ma almeno Lisi, Rondoni e Condorelli tra i poeti, insieme ai docenti, ai pittori, agli autori…). E perché chi lo sentiva parlare magari non ricordava esattamente, poi, le sue parole larghe , ordinate eppure caotiche e straripanti, ma con chiarezza ancora maggiore i suoi occhi e le sue mani? Perché erano esattamente la stessa cosa. Sarà stata una fatica enorme, quella che gli aveva senz'altro suggerito i due versi, tremendi e aperti, in chiusura della Quadreria dei poeti passanti: «essere voce / è pena surreale». Una grande fatica, ma condotta con la sua grazia di uomo di teatro, che non scende mai davvero dal palcoscenico perché è lì che ogni gesto può accendersi di senso, obbedisce a uno scopo,
"Il più grande criminale di Roma" è stato amico mio è il romanzo della fame. Che non si riesce a ... more "Il più grande criminale di Roma" è stato amico mio è il romanzo della fame. Che non si riesce a saziare in nessun modo, che affama fino a piegare lo stomaco, che ha molti nomi e nessun approdo, per duecento pagine. È benzina, e non la si scambierebbe con niente al mondo perché è fame che fa muovere, che accende gli occhi.
A un’altra velocità, doppia: per sostenere una vita che non basta a se stessa, la «vita vuole anc... more A un’altra velocità, doppia: per sostenere una vita che non basta a se stessa, la «vita vuole ancora vita», bisogna bruciare il proprio tempo, stancare le braccia e la testa finché fanno male, scrivere poesie come benzina sul fuoco. Daniele ha fame, nel suo poema degli occhi c’è una progressiva, minima forse, rastremazione delle parole, per tentare di sfiorare l’ineffabile, fino a diventare familiari con l’ineffabile, con gli angeli che visitano le biblioteche, i visi allucinati delle rockstar, o gli alberghi di lusso sulla riva del Tamigi. Con le parole di Céline/Capovilla, imparare da Alcide/Pablo (o da un’altra sua incarnazione, nel libro, quella del «quasiniente» Nasmù) che «sembra nessuno, ma parla con gli angeli e dà loro del tu». Almeno provarci, ma questo “tu” è difficile da guadagnare.
Arthur Cave cade dalla scogliera di Ovingdean Gap, Brighton UK, a sedici anni. Skeleton Tree, il ... more Arthur Cave cade dalla scogliera di Ovingdean Gap, Brighton UK, a sedici anni. Skeleton Tree, il disco a cui Nick Cave stava lavorando nel 2015, si rivela presto come una strana profezia, l'annuncio di uno skeleton "thee". Ora, a distanza di quattro anni, esce il doppio album Ghosteen. Le parole e i versi di Nick Cave (che ho tradotto e riportato in corsivo) vogliono prendere e accompagnare chi ascolta, per guardare insieme. Guardare cosa. Nel mio caso, la morte di mio fratello Alberto e la nascita della piccola Molly.
Ho provato a raccogliere una serie (non sistematica, né coerente) di versi e di frammenti in cui ... more Ho provato a raccogliere una serie (non sistematica, né coerente) di versi e di frammenti in cui è esplicita la radicale pretesa veritativa della poesia. Ma i poeti di oggi hanno di fronte la stessa sfida e la stessa provocazione. Allora, ho chiesto a Davide Rondoni di affrontare un dialogo serrato e vertiginoso con queste parole, e Rondoni ha scelto di percorrere la via più impervia, quella che non fa ricorso al discorso o al commento e tutto affida alla capacità della poesia. Da questo strano esperimento è scaturita una conversazione affascinante. Il dialogo in versi che segue è un’ulteriore e luminosa testimonianza di quale “prossimità” e “contemporaneità” senza limiti la poesia sappia fare esperire. Ecco, allora, il colloquio: alle parole dei poeti seguono le risposte di Rondoni, in corsivo.
1. «Gli uomini sono un vero mistero per i loro simili»
2. Un’equazione impossibile
3. Possibilità... more 1. «Gli uomini sono un vero mistero per i loro simili» 2. Un’equazione impossibile 3. Possibilità infinita, caos 4. Bugie! 5. Verità
Eleonora è una visione, un’epifania. Un fenomeno oscuro che in un voltoluce si fa chiaro, sensibi... more Eleonora è una visione, un’epifania. Un fenomeno oscuro che in un voltoluce si fa chiaro, sensibile. Nella sua voce, che chiede «solo paracetamolo». Questa parola, così davvero impossibile in un libro di poesie (e oggi velata dall’ironia per via di una canzone) e ben due volte ripetuta per di più in fine verso, scandisce la richiesta di non provare, almeno, dolore. Non per quelle braccia rovinate, perché sono per lei come un’offerta, ex voto impossibili o «abluzioni di fuoco», con l’intensità e la forza che il commento non conosce, non per quelle braccia, ma per la dispersione del sangue, per il distacco ciclico e necessario, intimo spegnimento e, insieme, misteriosa riaccensione della fecondità.
La raccolta svela la parola come pietra raccolta dal fondo e lanciata nell’abisso, segno che può ... more La raccolta svela la parola come pietra raccolta dal fondo e lanciata nell’abisso, segno che può farsi preghiera, invocazione se vuole, perché chiede di graffiare la superficie, sentire distintamente il suono profondo del colpo, vedere la polvere alzarsi e riempire l’aria. Queste sono le fondamenta: parole-pietre di un dialogo commovente, a tu per tu con il mistero che sono le vene, le labbra, i capelli, le palpebre, la schiena, i corpi perimetrali che compongono tutta la geometria fisica del libro e che chiedono di essere attraversati.
Nella poesia italiana scorre questo fiume sotterraneo: è un palinsesto continuo, un Cantico delle... more Nella poesia italiana scorre questo fiume sotterraneo: è un palinsesto continuo, un Cantico delle creature continuamente riscritto. Senza lode, senza creatore, che tutto affida al canto, alla pura e attonita nominazione degli elementi.
Che la nostra epoca sia attraversata da tendenze ecologiche, a
volte declinate come mode passegge... more Che la nostra epoca sia attraversata da tendenze ecologiche, a volte declinate come mode passeggere, è un fatto innegabile. La riscoperta del dato spaziale in termini naturalistici, architettonici, economici, urbanistici coincide, nel panorama dell’odierna poesia italiana, con la ricostruzione di un’identità e di un immaginario condivisi dopo le macerie lasciate da un certo sperimentalismo neoavanguardista e decostruzionista. Abbiamo quindi interrogato a questo proposito tre poeti – Roberta Dapunt, Massimo Morasso, Umberto Piersanti – il cui percorso incrocia ed elabora in maniera originale queste tematiche. Il risultato è un confronto articolato che rilancia tali questioni alla luce del discorso poetico, contraddittorio e radicale e, per questo, più fedele alla nostra vita autentica.
Il messo celeste e la liturgia alle porte di Dite (Inferno IX), 2016
L’articolo costituisce un’inchiesta sul misterioso messo celeste di Inferno IX. Viene proposta, a... more L’articolo costituisce un’inchiesta sul misterioso messo celeste di Inferno IX. Viene proposta, anzitutto, una rassegna delle interpretazioni maggioritarie e più rappresentative. Viene quindi approfondita la dimensione figurale dell’episodio, attraverso gli studi di Ohly sulla “tipologia semibiblica”. L’analisi si rivolge a questo punto alle tesi di Tommaso d’Aquino sul descensus Christi ad Inferos, tesi che autorizzano un’interpretazione liturgica e sacramentale dell’avvento del messo. Alla luce dei contributi di Agamben e di Ardissino, il “messo” viene identificato come sacerdos della liturgia del descensus alle porte di Dite. The paper focuses on Inferno IX’s heavenly messenger, in order to determine his controversial identity. Firstly, the study examines the most accredited and representative interpretations of the episode. Then, after Friedrich Ohly’s studies about the notion of typology, it is shown that Inferno IX is an example of “semibiblical typology”. The analysis highlights the link between the canto and the reading of the descensus Christi ad Inferos given by Thomas Aquinas, which offers a strong argument for the liturgical and sacramental interpretation of the advent of the messo. In the light of Agamben’s and Ardissino’s works, the “messo” is finally recognized as the sacerdos of the descensus liturgy at the gates of Dis.
Riassunto · Il saggio intende aggiornare il paradigma interpretativo con cui leggere il sintagma ... more Riassunto · Il saggio intende aggiornare il paradigma interpretativo con cui leggere il sintagma «sozza imagine di froda» (If xvii, v. 7), al fine di riscattare la figura di Gerione dalla riduttiva etichetta di fictio simbolica. Travalicando i limiti imposti alle fictiones tradizionali, infatti, il custode di Malebolge non resta circoscritto al solo piano mentale ma sconfina entro l’orizzonte esperienziale del pellegrino. La ripresa di due episodi della Vita nuova (4, 1-8; 15, 1-6) documenta, sin dal libello giovanile, l’elaborazione dantesca intorno alla categoria dell’imaginatio culminante nell’episodio infernale. Emancipando la nozione di imaginatio dal suo tradizionale ambito di applicazione, nella Commedia Dante ha realizzato una intensificazione certamente ardita e originale delle possibilità contemplate dalle auctoritates tardo-antiche e medievali, ottenendo un’imagine il cui funzionamento è paragonabile, per certi versi, a quello della «realtà aumentata» della tecnologia contemporanea. Parole chiave · Gerione, veritas, fictio, imaginatio, realtà aumentata. Abstract · Dante’s imaginatio: Geryon in «Augmented Reality» (If xvii) · This paper aims to renew the interpretation of the phrase «sozza imagine di froda» (If xvii, v. 7), in order to demonstrate that it is not a mere label of symbolic fictio; indeed, Geryon doesn’t belong only to the mental and abstract dimension and trespasses on the pilgrim’s experience, giving the wanderers the chance to enter in the realm of Malebolge. For the first time the word «imagine» is considered in light of the medieval thought about interal senses. A rereading of two episodes from Vita nuova (4, 1-8; 15, 1-6) testifies the early dantean elaboration of the category of imaginatio, culminating in the infernal episode. In the poem, the original use of this notion gives Dante the opportunity to achieve a bold intensification of his auctoritates, obtaining an imagine built on a physical experience, elaborated with poetic tools and functioning as «augmented reality» with which the pilgrim can interact. Keywords · Geryon, veritas, fictio, imaginatio, augmented reality.
Arabeschi. Rivista internazionale di studi su letteratura e visualità, 2021
Lo scopo di Beyoncé e Jay-Z non è certo illustrare o ricostruire il testo del poema nella sua spe... more Lo scopo di Beyoncé e Jay-Z non è certo illustrare o ricostruire il testo del poema nella sua specificità. Ciononostante, il videoclip Apeshit testimonia non soltanto la permanenza e la trasformazione della forma mentis tipologica ma anche la resistente potenzialità dell’immaginario dantesco, che continua a generare esiti imprevedibili: Dante, in qualche modo, ancora oggi continua a «produrre TV» (Iannucci 1994). Riscrivendo i termini fondamentali della categoria di tipologia, i Carter applicano un’enorme pressione sulla nozione di partenza, finendo per individuare in sé stessi – e nell’intera comunità afroamericana – il luogo del ‘ritorno potenziato’ (Ohly 1977). Siamo di fronte a un’ardita rielaborazione, o ‘deteologizzazione’, della figuralità scritturale, piegata alle necessità più urgenti della cultura black contemporanea.
L’articolo si concentra su un segmento dell’ampio intervento autoriale che precede l’epifania di ... more L’articolo si concentra su un segmento dell’ampio intervento autoriale che precede l’epifania di Gerione (Inf. XVI, 124-36). Considerato dai commentatori un mero elemento di rinforzo, il giuramento rivolto al lettore viene per la prima volta interpretato alla luce della riflessione teologica cristiana. Tale ricognizione suggerisce l’opportunità di annoverare il giuramento dantesco tra i dispositivi con cui il poeta libera la Commedia dall’ipoteca di pura fictio poetica, reclamando per essa l’efficacia e la verità che soltanto Dio può concedere all’uomo. L’originalità e lo spessore della strategia dantesca sono confermati, infine, da una rassegna delle altre formule di giuramento presenti nel poema.
This paper pursues the implications of the oath addressed to the reader within the metanarrative tercets before Geryon’s epiphany (Inf. XVI, 124-36). Although Dante’s solemn oath aims to ensure the veritas of the narration, the fourteenth-century commentators gave to the passage a mere rhetorical value. For the first time the verse is considered in light of the Christian thought pertaining to the istitution of the oath. This perspective reveals that the Dantean oath can be understood as an authorial verificatory tool used by the poet to drive the reader’s understanding, free the poem from the label of pure fictio and claim a degree of divine truth. A conclusive comparison with the other oath formulas of the Comedy confirms the originality and the importance of the Dantean oath in Inf. XVI.
Italianistica. Rivista di letteratura italiana, 2019
Il 18 Dicembre 2018 si è svolto a Pisa il seminario di studi dal titolo «Nuove inchieste sull’Epi... more Il 18 Dicembre 2018 si è svolto a Pisa il seminario di studi dal titolo «Nuove inchieste sull’Epistola a Cangrande», promosso dal Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa in collaborazione con il Dottorato di Studi italianistici e con il patrocinio della Società Dantesca di Firenze. Nel corso dell’intensa giornata i relatori hanno affrontato le più urgenti sollecitazioni relative all’Epistola xiii, vagliando numerosi problemi di natura metodologica, filologica, biografica ed esegetica, inquadrati all’interno della più ampia questione del sistema allegorico della Commedia. Il dibattito intorno alla paternità dell’Epistola xiii, dunque, è stato arricchito di nuovi e significativi argomenti: se alcune analisi hanno evidenziato le numerose contraddizioni fra l’Epistola e la prassi dantesca, non sono mancati affondi di diverso accento, più inclini a individuare le consonanze con il poema.
L’articolo costituisce un’inchiesta sul misterioso messo celeste di Inferno IX. Viene proposta, a... more L’articolo costituisce un’inchiesta sul misterioso messo celeste di Inferno IX. Viene proposta, anzitutto, una rassegna delle interpretazioni maggioritarie e più rappresentative. Viene quindi approfondita la dimensione figurale dell’episodio, attraverso gli studi di Ohly sulla “tipologia semibiblica”. L’analisi si rivolge a questo punto alle tesi di Tommaso d’Aquino sul descensus Christi ad Inferos, tesi che autorizzano un’interpretazione liturgica e sacramentale dell’avvento del messo. Alla luce dei contributi di Agamben e di Ardissino, il “messo” viene identificato come sacerdos della liturgia del descensus alle porte di Dite.
The paper focuses on Inferno IX’s heavenly messenger, in order to determine his controversial identity. Firstly, the study examines the most accredited and representative interpretations of the episode. Then, after Friedrich Ohly’s studies about the notion of typology, it is shown that Inferno IX is an example of “semibiblical typology”. The analysis highlights the link between the canto and the reading of the descensus Christi ad Inferos given by Thomas Aquinas, which offers a strong argument for the liturgical and sacramental interpretation of the advent of the messo. In the light of Agamben’s and Ardissino’s works, the “messo” is finally recognized as the sacerdos of the descensus liturgy at the gates of Dis.
[dalla prefazione di Irene Santori]
…molly - alberto - attratti dal segnale nascosto: le prime t... more [dalla prefazione di Irene Santori] …molly - alberto - attratti dal segnale nascosto: le prime tre sezioni di questa raccolta paiono già miniare qualcosa come una Visitazione. Poiché qui è questione di grembi che si toccano, di consanguinei, e del concepibile e dell'inconcepibile. Minuscoli i loro nomi, come minuscolo è quel che, al segnale, trasalisce nell'invisibile.
Non vuole stupire Pietro Cagni né fare il verso a nessuno. Non ha debiti con poetiche né onanisti... more Non vuole stupire Pietro Cagni né fare il verso a nessuno. Non ha debiti con poetiche né onanistiche né narcisistiche. Non intende spiazzare il lettore con lampi di eloquenza e coup de théâtre. La sua scrittura è mossa, semmai, dall’attenta passione dell’apicoltore. a cui ci introduce il giovane Cagni è una cartografia del corpo: tra “zigomi”, “guance pallide” e “spalle bucate”, lambisce “polsi stanchi”, “caviglie” e “dita sfatte”, tra “mani perdute” e “ciglia lunghissime”, per accogliere “l’universo addosso” e contenere infine gli “occhi di chi sta e respira”. Lei. Una lei che è approdo: in un continuo e muto dialogo le dà forma e spessore, con movimenti concentrici, sulla pista di ghiaccio, prima di sollevarla sulle braccia, bellissima e senza peso. …“tu, che sei festa e terra” le sussurra prima di partire per il viaggio iniziatico, dove “le luci non hanno fine”; e poi nei luoghi di un incontro ormai impossibile sulle tracce del suo stesso sangue; e, nella sezione conclusiva, in cui “l’amore trema // si slarga” sotto gli occhi di Dio. Adesso, al suono scavato e ultimo della tromba di Chet Baker ci attendono “altre luci, altri nomi”.
A cura di Rosario Castelli.
Prefazione di Rosario Castelli. Introduzione di Pietro Cagni per l'a... more A cura di Rosario Castelli. Prefazione di Rosario Castelli. Introduzione di Pietro Cagni per l'associazione universitaria "La Traccia". Con una nota di Davide Rondoni.
La lettura integrale dell’opera ha consentito di ripercorrere le quattro sezioni del volume: Moll... more La lettura integrale dell’opera ha consentito di ripercorrere le quattro sezioni del volume: Molly, Alberto, Attratti dal segnale nascosto e Nel regno dei fantasmi affamati. Tramite Molly, nella prima parte, l’elemento della corporeità si è posto fin da subito come una tematica centrale. Al pubblico è parso quasi di vedere sul palco, grazie all’efficace lettura del testo, le mani e la schiena descritti nella poesia; le immagini di un corpo illuminato nella penombra scenica.
Una frattura sotterranea, incisa nella materia della scrittura e della lingua, attraversa la poes... more Una frattura sotterranea, incisa nella materia della scrittura e della lingua, attraversa la poesia del catanese Pietro Cagni: “l’attesa non è finita. dai vita / per compimento e sottrazione / e taglio. e vita impossibile” (p. 50). Non ci sono veri punti fermi, semmai sussulti e scatti del pensiero in questa poesia che procede per accumulo ed ellissi, sempre sul punto di esplodere ma fragile ed esile come un battito di ciglia: “dentro di me il dolore canta / come uno sguardo canta nelle ciglia / concedimi ancora / i morsi dell’aria, la trasparenza / come se fosse possibile / il nome / nascosto nella pupilla” (p. 34).
Parole secche, frasi spezzate. Pochi versi, pochissimi. Poesie come flash di luci metropolitane n... more Parole secche, frasi spezzate. Pochi versi, pochissimi. Poesie come flash di luci metropolitane notturne al neon, che sempre si aprono a una luce più grande. A volte abbagliante, a volte smorzata, ma persistente. Istantanee dell’anima. Sono i versi essenziali di Pietro Cagni, giovane poeta siciliano, due libri all’attivo (Adesso è tornare sempre, Le Farfalle, 2015, e Asbestos, Le Farfalle, 2022), pensati con cura, senza la fretta che oggi accomuna tutti, anche i poeti. Ma Cagni la poesia la vive, comunque: direttore del Centro di poesia contemporanea di Catania, di cui è tra i fondatori, laureato in filologia classica con una tesi su allegoria e verità nella Commedia dantesca, vincitore del XXX Premio Laurentum a Roma. Perché esprimersi, in qualunque forma, è una necessità vitale, non un lavoro in cui si timbra il cartellino.
Mettere un qualunque disco nell’autoradio, la notte. Per poi andare. Meglio se con la cassa dritt... more Mettere un qualunque disco nell’autoradio, la notte. Per poi andare. Meglio se con la cassa dritta, in quarti. Il charleston aperto, e il dolore indicibile di un Jeff Buckley o di un Kurt Cobain, a spezzare l’aria ferma di luglio, a seguire dal finestrino i riders che si perdono nelle città deserte, chissà dove, e con quali desideri nel cuore. Sono gli echi di un’America lontana, trapassata, ma che continua a disperdere un’irripetibile estetica di nostalgia, dolcezza e rabbia. È la lingua dell’abbandono, che a un certo punto irrompe, chiedendo il conto.
La vita è fatta di nomi. Nessuno si è dato il proprio. E ogni nome – si dice – porta un destino.
... more La vita è fatta di nomi. Nessuno si è dato il proprio. E ogni nome – si dice – porta un destino. Asbestos di Pietro Cagni – già dal nometitolo della raccolta – è sofferto martirio, polverizzazione di nomi, destini in-versi. Torna in mente la vastità di Luzi “il non dicibile / tuo nome. Poi il / silenzio, / quel silenzio si dice è / la tua voce”.
La poesia continua; non può non continuare: sembra che continuare sia il suo più essenziale e for... more La poesia continua; non può non continuare: sembra che continuare sia il suo più essenziale e forte e profondo messaggio. Ogni qual volta che se ne senta più scorata la presenza, più perdute sembrino tutte le ragioni perché continui, ecco che, dalla crepa più arida dell'interruzione, sopraggiunge, all'istante, la poesia a dire di noi, a dire qualcosa che continua sottotraccia, che si credeva smarrito e obnubilato da infinite soglie di stupide deviazioni. È con questa impressione sulle labbra che mi accingo a parlare di due giovani libri di due altrettanto giovani autori che emergono, negli ultimi mesi del 2015, con il loro esordio nel campo aperto della poesia italiana. Sto parlando di Vangelo Elementare (Raffaelli, Rimini 2015) di Gianluca Furnari (nato nel 1993) e di Adesso è tornare sempre (Le farfalle, Catania 2015) di Pietro Cagni (nato nel 1990)
Tu ci sei– il primissimo verso della recente raccolta poetica del giovane catanese Pietro Cagni r... more Tu ci sei– il primissimo verso della recente raccolta poetica del giovane catanese Pietro Cagni rivela fin da subito l'imprescindibile necessità di uno sguardo vivo sul reale, sulla luziana maestà del mondo (posta in esergo) per dire altro, per non dimenticare la sempre sanguinante ferita della bellezza. A rivelare la doppia natura del mistero, il suo perenne incarnarsi, è il continuo ricorrere di elementi corporei: le caviglie, gli zigomi [...]
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica
2... more Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica 23-24-25 giugno 2020 Edizione online
Schema handout
ADI Asssociazione degli Italianisti
Bologna, 14 settembre 2018
XXII Congresso nazi... more Schema handout ADI Asssociazione degli Italianisti Bologna, 14 settembre 2018 XXII Congresso nazionale Natura, società, letteratura
Panel: Commentare l'"Inferno" Coordina Alberto Casadei
Una ricognizione sulla nozione figurale negli studi danteschi di Erich Auerbach
13-15 settembr... more Una ricognizione sulla nozione figurale negli studi danteschi di Erich Auerbach
13-15 settembre 2018
XXII Congresso Nazionale Associazione degli Italianisti - Bologna
Natura, società e letteratura
Sala delle Armi, via Zamboni 22
Ore 9.00-12.00
Commentare l’Inferno
Coordina Alberto Casadei, Università di Pisa
Interviene Giovanni Barberi Squarotti, Università di Torino
Convegno internazionale di Studi, Catania, 3-5 ottobre 2019
Università degli Studi di Catania, Di... more Convegno internazionale di Studi, Catania, 3-5 ottobre 2019 Università degli Studi di Catania, Dipartimento di Scienze Umanistiche Fondazione Verga
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Contemporanea by Pietro Cagni
Frammenti di nobili cose di Massimo Morasso. Il poeta ha affidato al libro un’esigenza duplice: compiere un’esperienza piena della poesia e, insieme, individuare la sua fondazione. Un libro da cui imparare, ammirando, le possibilità di ogni evento poetico e le ineludibili questioni che sempre lo attraversano. Res e verba , parole e cose: non c’è altro tema.Tanto più oggi che il reale mostra la sua ultima indecifrabilità. Come mai prima d’ora, è stato scritto,“abbiamo smesso di capire il mondo”. I nostri sistemi di comprensione non ne reggono l’urto, e più affondiamo gli occhi, più allontaniamo la possibilità di afferrare qualcosa, e il caos si moltiplica. Le cose mortali, povere e meschine, ora appaiono anche terribilmente sole. Dobbiamo arrenderci alla fisica quantistica, aspra severa e controintuitiva, che disinnesca i nostri tentativi. Ma se anche così non fosse, cosa ci resterebbe tra le mani: un mondo comunque malato, insufficiente, una promessa non mantenuta. Possiamo solo “patire il mondo”, come indica il titolo della sezione, Geopatia, come soffrendo una malattia indimostrabile ma vera: «le cose si sfracellano». Eppure, scrive Morasso, in noi si agita una «nostalgia celeste» che impone una scelta: l’attraversamento del mondo o il suo pensiero.
umana tanto in una dimensione ontologica quanto nelle sue contemporanee
determinazioni storiche. L’analisi del dialogo tra Il moto delle cose e Ades permetterà di individuare i termini di uno snodo assai significativo del percorso poetico di Pontiggia: assecondando le possibilità offerte dalla forma teatrale e lirica, l’autore ha tratteggiato un descensus che lascia aperto il proprio “finale di partita”.
2. Un’equazione impossibile
3. Possibilità infinita, caos
4. Bugie!
5. Verità
degli elementi.
volte declinate come mode passeggere, è un fatto innegabile. La
riscoperta del dato spaziale in termini naturalistici, architettonici,
economici, urbanistici coincide, nel panorama dell’odierna
poesia italiana, con la ricostruzione di un’identità e di un immaginario
condivisi dopo le macerie lasciate da un certo sperimentalismo
neoavanguardista e decostruzionista. Abbiamo quindi
interrogato a questo proposito tre poeti – Roberta Dapunt, Massimo
Morasso, Umberto Piersanti – il cui percorso incrocia ed
elabora in maniera originale queste tematiche. Il risultato è un
confronto articolato che rilancia tali questioni alla luce del discorso
poetico, contraddittorio e radicale e, per questo, più fedele
alla nostra vita autentica.
Frammenti di nobili cose di Massimo Morasso. Il poeta ha affidato al libro un’esigenza duplice: compiere un’esperienza piena della poesia e, insieme, individuare la sua fondazione. Un libro da cui imparare, ammirando, le possibilità di ogni evento poetico e le ineludibili questioni che sempre lo attraversano. Res e verba , parole e cose: non c’è altro tema.Tanto più oggi che il reale mostra la sua ultima indecifrabilità. Come mai prima d’ora, è stato scritto,“abbiamo smesso di capire il mondo”. I nostri sistemi di comprensione non ne reggono l’urto, e più affondiamo gli occhi, più allontaniamo la possibilità di afferrare qualcosa, e il caos si moltiplica. Le cose mortali, povere e meschine, ora appaiono anche terribilmente sole. Dobbiamo arrenderci alla fisica quantistica, aspra severa e controintuitiva, che disinnesca i nostri tentativi. Ma se anche così non fosse, cosa ci resterebbe tra le mani: un mondo comunque malato, insufficiente, una promessa non mantenuta. Possiamo solo “patire il mondo”, come indica il titolo della sezione, Geopatia, come soffrendo una malattia indimostrabile ma vera: «le cose si sfracellano». Eppure, scrive Morasso, in noi si agita una «nostalgia celeste» che impone una scelta: l’attraversamento del mondo o il suo pensiero.
umana tanto in una dimensione ontologica quanto nelle sue contemporanee
determinazioni storiche. L’analisi del dialogo tra Il moto delle cose e Ades permetterà di individuare i termini di uno snodo assai significativo del percorso poetico di Pontiggia: assecondando le possibilità offerte dalla forma teatrale e lirica, l’autore ha tratteggiato un descensus che lascia aperto il proprio “finale di partita”.
2. Un’equazione impossibile
3. Possibilità infinita, caos
4. Bugie!
5. Verità
degli elementi.
volte declinate come mode passeggere, è un fatto innegabile. La
riscoperta del dato spaziale in termini naturalistici, architettonici,
economici, urbanistici coincide, nel panorama dell’odierna
poesia italiana, con la ricostruzione di un’identità e di un immaginario
condivisi dopo le macerie lasciate da un certo sperimentalismo
neoavanguardista e decostruzionista. Abbiamo quindi
interrogato a questo proposito tre poeti – Roberta Dapunt, Massimo
Morasso, Umberto Piersanti – il cui percorso incrocia ed
elabora in maniera originale queste tematiche. Il risultato è un
confronto articolato che rilancia tali questioni alla luce del discorso
poetico, contraddittorio e radicale e, per questo, più fedele
alla nostra vita autentica.
Parole chiave · Gerione, veritas, fictio, imaginatio, realtà aumentata.
Abstract · Dante’s imaginatio: Geryon in «Augmented Reality» (If xvii) · This paper aims to renew the interpretation of the phrase «sozza imagine di froda» (If xvii, v. 7), in order to demonstrate that it is not a mere label of symbolic fictio; indeed, Geryon doesn’t belong only to the mental and abstract dimension and trespasses on the pilgrim’s experience, giving the wanderers the chance to enter in the realm of Malebolge. For the first time the word «imagine» is considered in light of the medieval thought about interal senses. A rereading of two episodes from Vita nuova (4, 1-8; 15, 1-6) testifies the early dantean elaboration of the category of imaginatio, culminating in the infernal episode. In the poem, the original use of this notion gives Dante the opportunity to achieve a bold intensification of his auctoritates, obtaining an imagine built on a physical experience, elaborated with poetic tools and functioning as «augmented reality» with which the pilgrim can interact.
Keywords · Geryon, veritas, fictio, imaginatio, augmented reality.
This paper pursues the implications of the oath addressed to the reader within the metanarrative tercets before Geryon’s epiphany (Inf. XVI, 124-36). Although Dante’s solemn oath aims to ensure the veritas of the narration, the fourteenth-century commentators gave to the passage a mere rhetorical value. For the first time the verse is considered in light of the Christian thought pertaining to the istitution of the oath. This perspective reveals that the Dantean oath can be understood as an authorial verificatory tool used by the poet to drive the reader’s understanding, free the poem from the label of pure fictio and claim a degree of divine truth. A conclusive comparison with the other oath formulas of the Comedy confirms the originality and the importance of the Dantean oath in Inf. XVI.
The paper focuses on Inferno IX’s heavenly messenger, in order to determine his controversial identity. Firstly, the study examines the most accredited and representative interpretations of the episode. Then, after Friedrich Ohly’s studies about the notion of typology, it is shown that Inferno IX is an example of “semibiblical typology”. The analysis highlights the link between the canto and the reading of the descensus Christi ad Inferos given by Thomas Aquinas, which offers a strong argument for the liturgical and sacramental interpretation of the advent of the messo. In the light of Agamben’s and Ardissino’s works, the “messo” is finally recognized as the sacerdos of the descensus liturgy at the gates of Dis.
…molly - alberto - attratti dal segnale nascosto: le prime tre sezioni di questa raccolta paiono già miniare qualcosa come una Visitazione. Poiché qui è
questione di grembi che si toccano, di consanguinei, e del concepibile e dell'inconcepibile. Minuscoli i loro nomi, come minuscolo è quel che, al
segnale, trasalisce nell'invisibile.
La sua scrittura è mossa, semmai, dall’attenta passione dell’apicoltore. a cui ci introduce il giovane Cagni è una cartografia del corpo: tra “zigomi”, “guance pallide” e “spalle bucate”, lambisce “polsi stanchi”, “caviglie” e “dita sfatte”, tra “mani perdute” e “ciglia lunghissime”, per accogliere “l’universo addosso” e contenere infine gli “occhi di chi sta e respira”. Lei.
Una lei che è approdo: in un continuo e muto dialogo le dà forma e spessore, con movimenti concentrici, sulla pista di ghiaccio, prima di sollevarla sulle braccia, bellissima e senza peso.
…“tu, che sei festa e terra” le sussurra prima di partire per il viaggio iniziatico, dove “le luci non hanno fine”; e poi nei luoghi di un incontro ormai impossibile sulle tracce del suo stesso sangue; e, nella sezione conclusiva, in cui “l’amore trema // si slarga” sotto gli occhi di Dio.
Adesso, al suono scavato e ultimo della tromba di Chet Baker ci attendono “altre luci, altri nomi”.
Paolo Lisi
Prefazione di Rosario Castelli. Introduzione di Pietro Cagni per l'associazione universitaria "La Traccia". Con una nota di Davide Rondoni.
Asbestos di Pietro Cagni – già dal nometitolo della raccolta – è sofferto martirio, polverizzazione di nomi, destini in-versi.
Torna in mente la vastità di Luzi “il non dicibile / tuo nome. Poi il / silenzio, / quel silenzio si dice è / la tua voce”.
Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica
23-24-25 giugno 2020
Edizione online
ADI Asssociazione degli Italianisti
Bologna, 14 settembre 2018
XXII Congresso nazionale
Natura, società, letteratura
Panel: Commentare l'"Inferno"
Coordina Alberto Casadei
13-15 settembre 2018
XXII Congresso Nazionale Associazione degli Italianisti - Bologna
Natura, società e letteratura
Sala delle Armi, via Zamboni 22
Ore 9.00-12.00
Commentare l’Inferno
Coordina Alberto Casadei, Università di Pisa
Interviene Giovanni Barberi Squarotti, Università di Torino
Università degli Studi di Catania, Dipartimento di Scienze Umanistiche
Fondazione Verga