Michele Cometa
Michele Cometa (Palermo, 1959) has studied German Literature and Philosophy at the University of Palermo and Cologne. He taught at the University of Düsseldorf, Catania, Cosenza and Cagliari. He is now Professor of Comparative Literature and Visual Culture at the University of Palermo. He was director of the Department of Arts and Communication (University of Palermo) and Dean of the Facoltà di Scienze della Formazione (Faculty of Education, University of Palermo).
He received the Beinecke-Fellowship by the Clark Art Institute in Williamstown (MA) e by the Italian Academy (Columbia University, NY).
He published several books on the German and European culture from Eighteenth to Twentieth-Century, on visual culture and literature, on ékphrasis and many essays on the same subjects.
He is the editor of works by J. J. Winckelmann, F. Schlegel, M. Mendelssohn, G. E. Lessing, J. W. Goethe, K. F. Schinkel, J. I. Hittorff, G. Lukács, O. Weininger, K. Kraus, E. Jünger.
He translated and adapted for the stage works by P. Handke, J. W. Goethe, Z. Kolitz and P. Turrini.
Address: Dipartimento Culture e Società
He received the Beinecke-Fellowship by the Clark Art Institute in Williamstown (MA) e by the Italian Academy (Columbia University, NY).
He published several books on the German and European culture from Eighteenth to Twentieth-Century, on visual culture and literature, on ékphrasis and many essays on the same subjects.
He is the editor of works by J. J. Winckelmann, F. Schlegel, M. Mendelssohn, G. E. Lessing, J. W. Goethe, K. F. Schinkel, J. I. Hittorff, G. Lukács, O. Weininger, K. Kraus, E. Jünger.
He translated and adapted for the stage works by P. Handke, J. W. Goethe, Z. Kolitz and P. Turrini.
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Il libro di Michele Cometa è una guida all’interpretazione del tessuto narrativo di questo formidabile affresco. Le molteplici fonti pittoriche e letterarie che ne costituiscono la trama convergono nel tratteggiare – evocando la peste nera che imperversava in Europa da più di un secolo – una sorta di confutazione iconologica del retribuzionismo medievale. Le pene mondane, infatti, non sono qui più riconducibili al peccato, ma si stemperano in una melanconia tutta moderna.
Una codificata allegoria medievale finisce per accogliere tonalità dell’animo del tutto impreviste, nuances che solo un’attenta posterità potrà compiutamente decifrare. Lo stupore, lo sdegno, la cura, la compassione, la speranza che affiorano nei gesti congelati dei personaggi del dipinto trovano qui per la prima volta un’espressione che costituirà l’ossatura delle categorie esistenziali moderne, facendo del Trionfo un’opera filosoficamente profetica.
Parte prima. Narrazioni
1. Ékphrasis
2. Narrare necesse est
3. Meditazione della morte
Parte seconda. Le forme dell’affresco
4. Ellissi e onde
5. Sguardi
6. Hortus conclusus
7. Stoffe e panneggi
Parte terza. Il teatro del mondo
8. Sinestesie
9. Tessiture
10. La catasta
11. Abbas panormitanus
12. Uscire dal mondo
13. Due
14. Fuori quadro
15. Equus pallidus
Parte quarta. Stimmungen
16. Lo stupore e lo sdegno
17. La consolazione e la cura
18. Dell’ultimo orizzonte
Nota bibliografica
Elenco delle immagini
Ringraziamenti
Indice dei nomi
Uno studio a quattro mani sul “vedere” in E.T.A. Hoffmann, corredato da un ricco apparato iconografico, che dimostra la centralità di questo autore sia sul versante di una teoria dello sguardo romantico sia su quello del rapporto tra dispositivi ottici e scrittura letteraria.
Nei saggi che compongono questo volume l’autore ricostruisce le figurazioni tradizionali del pensiero della fine nella letteratura, nell’arte e nel cinema, proponendo al pensiero contemporaneo una riflessione sulle virtualità del futuro.
Questa tappa fondamentale del Grand Tour – ossia del viaggio di formazione culturale e umana che i giovani europei delle migliori famiglie intraprendevano nel Settecento (e oltre) – fu la palestra e l'utopia dell'architettura moderna, il luogo insomma dove essa si venne formando e maturò i suoi ideali. Attraverso il confronto con l'architettura meridionale, nella sua duplice tipologia: magno-greca o normanno-sveva, si è formata la coscienza artistica e professionale delle grandi figure dell'architettura tedesca del Sette e Ottocento – oltre Winckelmann e Schinkel, Gentz e Weinbrenner, Hittorf e Klenze, i fratelli Boisserée e Moller, Gärtner e Semper, Hirt e Hessemer, e altri ancora.