Viaggi e soggiorni di primo Ottocento. Oltre Napoli, verso Amalfi e Sorrento, 2017
Political and Military Travellers in Naples from 1799 to 1805. Abstract. Mentre in Europa continu... more Political and Military Travellers in Naples from 1799 to 1805. Abstract. Mentre in Europa continua a infuriare la "Guerra della prima coalizione", i rapporti tra Regno di Napoli e Francia vivono un quinquennio di pace dettati dall'impossibilità per la monarchia borbonica di continuare le ostilità contro la Repubblica. Durante questo periodo, oltretutto, alcune divisioni francesi presidiano le fortezze dell'Adriatico meridionale e gli ufficiali transalpini possono, durante le licenze, recarsi a visitare la capitale del Regno, che nel XVIII secolo era stata un centro di estrema vivacità culturale nonché una delle mete più frequentate del Gran Tour. Questi spostamenti all'inizio destano la preoccupazione delle autorità locali, timorose di una nuova ondata rivoluzionaria, tuttavia esse si rivelano ben presto infondate. Le visite dei militari stranieri segnano, al contrario, un nuovo inizio per le strutture ricettive napoletane e la sola natura politica è quella del "pellegrinaggio politico" di chi vuole ricordare)e certamente non rivivere) le dolorose vicende del '99.
«Meridiana», n. 95 BIBLIOTECA,
The article is a review of Viviana Mellone’s book Napoli 1848, i... more «Meridiana», n. 95 BIBLIOTECA,
The article is a review of Viviana Mellone’s book Napoli 1848, il movimento radicale e la rivoluzione, published by Franco Angeli in 2017. It aims at underlining the importance of the Neapolitan experience among the Europeans revolutions of 1848, while the traditional historiography describes it as an experience of minor importance in comparison with the ones in Paris, Vienna or Milan. To do so, Viviana Mellone analyses, on one hand, a group of «radical liberals» from Calabria deploying their political activity in the capital of the Kingdom of the Two Sicilies; on the other, she considers the city of Naples as a physical and political space that participates as a protagonist in the constitutional experience. As far as the methodology is concerned, the author uses the concept of pre-political to take into account not only the projects and laws directly discussed in 1848 debate, but also the wider world of popular expectations. Viviana Mellone’s book manages to throw light on the Mediterranean contribution to the political ideas of 1848, and to clarify that a comparison between Naples and other European capitals is not only possible, but also necessary to understand the complexity of the phenomenon. Il volume di Viviana Mellone sul 1848 napoletano 1 nasce da una costata-zione: le principali correnti storiografiche sul Risorgimento hanno considera-to marginale l'esperienza partenopea durante la «primavera dei popoli» (fino ad arrivare a negare l'esistenza stessa di un '48 alle falde del Vesuvio) e la storia di quei mesi è rimasta indefinita e, sostanzialmente, ancora da scrivere. Anche la scuola storiografica napoletana del Novecento, positivista, idea-lista e infine gramsciana, ha teso a minimizzare il peso della rivoluzione na-poletana all'interno di quelle europee, descrivendo il movimento liberale più attraverso le sue debolezze e i suoi fallimenti che attraverso le sue specificità: ciò ha consolidato un pregiudizio secondo cui sarebbero esistite alcune «na-zioni guida» nell'Europa occidentale e settentrionale destinate a dettare una linea politica, mentre i paesi posti ai margini del continente-ed in particolare quelli mediterranei-si sarebbero limitati ad abbozzare pallide ed insufficienti imitazioni dei modelli parigino e viennese. Questa lettura risulta, alla luce degli studi più recenti, insostenibile, ed era stata già criticata da un punto di vista post-coloniale da autori come Nelson Moe e Marta Petrusewicz 2 che hanno invece sottolineato l'inverosimiglianza di dinamiche unidirezionali in materia di passaggi di idee e suggestioni politi-che suggerendo invece l'ipotesi di una voce diversa e specifica in relazione con gli altri liberalismi europei.
Book review of two books by Robert Darnton:
De la Censure, Essai d’histoire comparée, Gallimard,... more Book review of two books by Robert Darnton: De la Censure, Essai d’histoire comparée, Gallimard, 2014.
L’affaire des Quatorze, Poésie, police et réseaux de communication à Paris au XVIIIe siècle, Gallimard, 2014.
Risorgimento : rivista di storia del Risorgimento e contemporanea, 2022
Tra il dicembre 1820 e il febbraio 1821, quando il regime costituzionale di Napoli era già minacc... more Tra il dicembre 1820 e il febbraio 1821, quando il regime costituzionale di Napoli era già minacciato dai progetti di restaurazione della Santa Alleanza, la polizia scoprì la società segreta ultrarealista dei "calderari" che organizzava un complotto per far cadere il governo del Parlamento e restituire i pieni poteri a Ferdinando I di Borbone. Anche se non ebbe effetti pratici, questa azione mostra una complessa rete di azione e di reclutamento e ci permette di analizzare le ragioni (sia legate agli ideali politici che agli interessi personali) alla base della politicizzazione dei vari gruppi sociali coinvolti.
La scelta della Spagna come meta d'esilio per molti dei napoletani che avevano animato l'ottimest... more La scelta della Spagna come meta d'esilio per molti dei napoletani che avevano animato l'ottimestre costituzionale delle Due Sicilie risponde a una serie di esigenze oggettive-pratiche, politiche, linguistiche-ma testimonia soprattutto della convinzione, per i protagonisti, di proseguire la lotta momentaneamente interrotta dalla disfatta di Rieti-Antrodoco contro gli austriaci continuando, in un paese dalle condizioni politiche e culturali ragionevolmente simili a quelle di provenienza, a combattere lo stesso nemico, la Santa Alleanza, per sua natura transnazionale e responsabile, al pari di Ferdinando I, della fine violenta dell'esperimento costituzionale. La comunità transfuga nella penisola iberica, senza per questo ignorare le conseguenze della disfatta nel Meridione, conserva la convinzione di un confronto ancora aperto e porta con sé nel paese d'accoglienza non solo l'esperienza maturata durante il governo liberale ma altresì le proprie differenze e divisioni in materia di programmi politici e modelli iniziatici. Tali linee di frattura tuttavia, lungi dall'essere estranee al contesto spagnolo, affondano le loro radici proprio nei contatti che i cospiratori del Meridione italiano e della penisola iberica avevano intrattenuto prima e durante i mesi della rivoluzione napoletana. Ciò contribuisce a dimostrare come lo "spazio borbonico" (per lo meno nella sua dimensione europea) costituisca uno spazio politico comune non solamente per quanto riguarda l'alleanza dinastica e diplomatica tra i diversi rami della casa di Borbone, ma anche per coloro che, nell'illegalità e nella clandestinità, si erano opposti al governo assoluto della stessa.
Annales Historiques de la Révolution française, 2020
La reconquête du Royaume de Naples par l'armée paysanne du cardinal Ruffo devient, pour Ferdinand... more La reconquête du Royaume de Naples par l'armée paysanne du cardinal Ruffo devient, pour Ferdinand IV de Bourbon, non seulement l'occasion de se rétablir sur le trône et de purger toute trace de républicanisme, mais aussi de moderniser l'État dans le sens d'une centralisation monarchique, menant finalement à bien les réformes limitant le pouvoir de la noblesse initiées lors de la décennie précédente et jusque-là restées inachevées.
L’année 1811, période de tensions entre Naples et l’Empire Le Sud continental de la péninsule ita... more L’année 1811, période de tensions entre Naples et l’Empire Le Sud continental de la péninsule italienne fait partie du « système napoléonien » en 1806 lorsque, à la suite de la bataille d’Austerlitz, l’empereur décide de punir la conduite déloyale de la dynastie des Bourbons – et de la reine Marie-Caroline en particulier – en envoyant une armée à la conquête le royaume. Les territoires nouvellement acquis sont confiés à Joseph Bonaparte et, à partir de 1808, à Joachim Murat : les deux souvera..
Viaggi e soggiorni di primo Ottocento. Oltre Napoli, verso Amalfi e Sorrento, 2017
Political and Military Travellers in Naples from 1799 to 1805. Abstract. Mentre in Europa continu... more Political and Military Travellers in Naples from 1799 to 1805. Abstract. Mentre in Europa continua a infuriare la "Guerra della prima coalizione", i rapporti tra Regno di Napoli e Francia vivono un quinquennio di pace dettati dall'impossibilità per la monarchia borbonica di continuare le ostilità contro la Repubblica. Durante questo periodo, oltretutto, alcune divisioni francesi presidiano le fortezze dell'Adriatico meridionale e gli ufficiali transalpini possono, durante le licenze, recarsi a visitare la capitale del Regno, che nel XVIII secolo era stata un centro di estrema vivacità culturale nonché una delle mete più frequentate del Gran Tour. Questi spostamenti all'inizio destano la preoccupazione delle autorità locali, timorose di una nuova ondata rivoluzionaria, tuttavia esse si rivelano ben presto infondate. Le visite dei militari stranieri segnano, al contrario, un nuovo inizio per le strutture ricettive napoletane e la sola natura politica è quella del "pellegrinaggio politico" di chi vuole ricordare)e certamente non rivivere) le dolorose vicende del '99.
«Meridiana», n. 95 BIBLIOTECA,
The article is a review of Viviana Mellone’s book Napoli 1848, i... more «Meridiana», n. 95 BIBLIOTECA,
The article is a review of Viviana Mellone’s book Napoli 1848, il movimento radicale e la rivoluzione, published by Franco Angeli in 2017. It aims at underlining the importance of the Neapolitan experience among the Europeans revolutions of 1848, while the traditional historiography describes it as an experience of minor importance in comparison with the ones in Paris, Vienna or Milan. To do so, Viviana Mellone analyses, on one hand, a group of «radical liberals» from Calabria deploying their political activity in the capital of the Kingdom of the Two Sicilies; on the other, she considers the city of Naples as a physical and political space that participates as a protagonist in the constitutional experience. As far as the methodology is concerned, the author uses the concept of pre-political to take into account not only the projects and laws directly discussed in 1848 debate, but also the wider world of popular expectations. Viviana Mellone’s book manages to throw light on the Mediterranean contribution to the political ideas of 1848, and to clarify that a comparison between Naples and other European capitals is not only possible, but also necessary to understand the complexity of the phenomenon. Il volume di Viviana Mellone sul 1848 napoletano 1 nasce da una costata-zione: le principali correnti storiografiche sul Risorgimento hanno considera-to marginale l'esperienza partenopea durante la «primavera dei popoli» (fino ad arrivare a negare l'esistenza stessa di un '48 alle falde del Vesuvio) e la storia di quei mesi è rimasta indefinita e, sostanzialmente, ancora da scrivere. Anche la scuola storiografica napoletana del Novecento, positivista, idea-lista e infine gramsciana, ha teso a minimizzare il peso della rivoluzione na-poletana all'interno di quelle europee, descrivendo il movimento liberale più attraverso le sue debolezze e i suoi fallimenti che attraverso le sue specificità: ciò ha consolidato un pregiudizio secondo cui sarebbero esistite alcune «na-zioni guida» nell'Europa occidentale e settentrionale destinate a dettare una linea politica, mentre i paesi posti ai margini del continente-ed in particolare quelli mediterranei-si sarebbero limitati ad abbozzare pallide ed insufficienti imitazioni dei modelli parigino e viennese. Questa lettura risulta, alla luce degli studi più recenti, insostenibile, ed era stata già criticata da un punto di vista post-coloniale da autori come Nelson Moe e Marta Petrusewicz 2 che hanno invece sottolineato l'inverosimiglianza di dinamiche unidirezionali in materia di passaggi di idee e suggestioni politi-che suggerendo invece l'ipotesi di una voce diversa e specifica in relazione con gli altri liberalismi europei.
Book review of two books by Robert Darnton:
De la Censure, Essai d’histoire comparée, Gallimard,... more Book review of two books by Robert Darnton: De la Censure, Essai d’histoire comparée, Gallimard, 2014.
L’affaire des Quatorze, Poésie, police et réseaux de communication à Paris au XVIIIe siècle, Gallimard, 2014.
Risorgimento : rivista di storia del Risorgimento e contemporanea, 2022
Tra il dicembre 1820 e il febbraio 1821, quando il regime costituzionale di Napoli era già minacc... more Tra il dicembre 1820 e il febbraio 1821, quando il regime costituzionale di Napoli era già minacciato dai progetti di restaurazione della Santa Alleanza, la polizia scoprì la società segreta ultrarealista dei "calderari" che organizzava un complotto per far cadere il governo del Parlamento e restituire i pieni poteri a Ferdinando I di Borbone. Anche se non ebbe effetti pratici, questa azione mostra una complessa rete di azione e di reclutamento e ci permette di analizzare le ragioni (sia legate agli ideali politici che agli interessi personali) alla base della politicizzazione dei vari gruppi sociali coinvolti.
La scelta della Spagna come meta d'esilio per molti dei napoletani che avevano animato l'ottimest... more La scelta della Spagna come meta d'esilio per molti dei napoletani che avevano animato l'ottimestre costituzionale delle Due Sicilie risponde a una serie di esigenze oggettive-pratiche, politiche, linguistiche-ma testimonia soprattutto della convinzione, per i protagonisti, di proseguire la lotta momentaneamente interrotta dalla disfatta di Rieti-Antrodoco contro gli austriaci continuando, in un paese dalle condizioni politiche e culturali ragionevolmente simili a quelle di provenienza, a combattere lo stesso nemico, la Santa Alleanza, per sua natura transnazionale e responsabile, al pari di Ferdinando I, della fine violenta dell'esperimento costituzionale. La comunità transfuga nella penisola iberica, senza per questo ignorare le conseguenze della disfatta nel Meridione, conserva la convinzione di un confronto ancora aperto e porta con sé nel paese d'accoglienza non solo l'esperienza maturata durante il governo liberale ma altresì le proprie differenze e divisioni in materia di programmi politici e modelli iniziatici. Tali linee di frattura tuttavia, lungi dall'essere estranee al contesto spagnolo, affondano le loro radici proprio nei contatti che i cospiratori del Meridione italiano e della penisola iberica avevano intrattenuto prima e durante i mesi della rivoluzione napoletana. Ciò contribuisce a dimostrare come lo "spazio borbonico" (per lo meno nella sua dimensione europea) costituisca uno spazio politico comune non solamente per quanto riguarda l'alleanza dinastica e diplomatica tra i diversi rami della casa di Borbone, ma anche per coloro che, nell'illegalità e nella clandestinità, si erano opposti al governo assoluto della stessa.
Annales Historiques de la Révolution française, 2020
La reconquête du Royaume de Naples par l'armée paysanne du cardinal Ruffo devient, pour Ferdinand... more La reconquête du Royaume de Naples par l'armée paysanne du cardinal Ruffo devient, pour Ferdinand IV de Bourbon, non seulement l'occasion de se rétablir sur le trône et de purger toute trace de républicanisme, mais aussi de moderniser l'État dans le sens d'une centralisation monarchique, menant finalement à bien les réformes limitant le pouvoir de la noblesse initiées lors de la décennie précédente et jusque-là restées inachevées.
L’année 1811, période de tensions entre Naples et l’Empire Le Sud continental de la péninsule ita... more L’année 1811, période de tensions entre Naples et l’Empire Le Sud continental de la péninsule italienne fait partie du « système napoléonien » en 1806 lorsque, à la suite de la bataille d’Austerlitz, l’empereur décide de punir la conduite déloyale de la dynastie des Bourbons – et de la reine Marie-Caroline en particulier – en envoyant une armée à la conquête le royaume. Les territoires nouvellement acquis sont confiés à Joseph Bonaparte et, à partir de 1808, à Joachim Murat : les deux souvera..
du latin deportatio-onis, derive de deportare, compose de la preposition de (eloignement) et le v... more du latin deportatio-onis, derive de deportare, compose de la preposition de (eloignement) et le verbe portare, arrive en italien a travers le francais deportation.
Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 96, 2019
Voce biografica relativa a Giuseppe Tordo, militare, repubblicano e cospiratore attivo nell'Itali... more Voce biografica relativa a Giuseppe Tordo, militare, repubblicano e cospiratore attivo nell'Italia rivoluzionaria e napoleonica.
Rivista Italiana di Studi Napoleonici n. 1/2 – 09, avril, 2013
Il problema del reclutamento e dell'addestramento militare degli «atti alle armi», comune a tutti... more Il problema del reclutamento e dell'addestramento militare degli «atti alle armi», comune a tutti gli Stati di nuova formazione basati su ideologie radicalmente differenti rispetto a quelli che li hanno pre-ceduti, si pone con particolare evidenza nel caso delle repubbliche italiche nate in seguito alla discesa delle armate francesi dopo il 1796 ed ancora più nel caso della Repubblica napoletana che, durante la sua breve esistenza, visse in uno stato di conflitto costante tanto nei confronti delle forze navali inglesi quanto in quelli degli insorgenti nelle province.
TIBALDI, Paolo.-Nacque a Piacenza il 26 gennaio 1824 da Giovanni e Caterina Ferrari. Benché nelle... more TIBALDI, Paolo.-Nacque a Piacenza il 26 gennaio 1824 da Giovanni e Caterina Ferrari. Benché nelle sue memorie egli affermi di essere nato il 27 gennaio 1827-forse per mostrarsi ventenne al momento del proprio arruolamento volontario-dai registri dello Stato civile di Piacenza risulta che la nascita debba essere retrodatata di tre anni. Ultimo di dieci figli, rimase orfano di padre all'età di cinque anni e, incoraggiato dalla madre, durante la giovinezza si dedicò alla scultura, trasferendosi a metà degli anni Quaranta a Roma, dove divenne apprendista nella bottega dell'artista bergamasco Giovanni Maria Benzoni, all'epoca tra i più affermati nel panorama artistico capitolino. Nella capitale pontificia, Tibaldi associò all'interesse per l'arte la passione politica, iniziando a frequentare giovani patrioti e circoli mazziniani clandestini che miravano all'unità nazionale e all'istaurazione della repubblica. Alla vigilia dello scoppio della prima guerra d'indipendenza-pur non essendo iscritto ad alcuna facoltà-si arruolò volontario nel battaglione universitario romano e nei suoi ranghi ebbe il proprio battesimo del fuoco alla battaglia di Cornuda dell'8 e 9 maggio 1848. Nominato sergente e poi sottotenente, Tibaldi partecipò alla difesa di Treviso e, dopo la caduta della città, a quella di Vicenza. Il 10 giugno 1848, negli scontri presso la Rotonda del Palladio, fu doppiamente ferito al petto e alla gamba, ricevendo in seguito i gradi di capitano. Dopo la resa, ritornò a Roma con il resto del battaglione universitario per difendere la Repubblica appena instaurata. Combatté contro i Francesi a Villa Pamphili il 3 giugno 1849 e, dopo la caduta della capitale, fece parte della colonna di volontari che coprì la ritirata verso nord di Garibaldi e, mentre questi raggiungeva Venezia, difese la Repubblica di San Marino durante l'assedio del contingente austriaco. Caduta anche questa piazza, Tibaldi fu condannato a morte, ma in realtà tenuto prigioniero per tre mesi dagli Austriaci, per essere in seguito riconsegnato ai Francesi e liberato. Rifiutò di tornare nella natia Piacenza, poiché questa era sotto occupazione asburgica, preferendo l'esilio volontario a Parigi, dove giunse il 10 gennaio 1850. Nella capitale francese trovò alloggio presso un ottico-tal Jamas-che oltre a ospitarlo gli insegnò la professione, tanto che Tibaldi poté, dopo tre anni e mezzo, aprire il proprio laboratorio al n. 122 di Boulevard Ménilmontant. Pur portando avanti un'attività redditizia, l'esule italiano non smise di frequentare gli ambienti repubblicani; non solo i connazionali, ma anche quei deputati transalpini che denunciavano le mire autoritarie di Luigi Napoleone Bonaparte. Dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851, partecipò alle manifestazioni e agli scontri di piazza dei giorni successivi, tanto da doversi rifugiare a Londra per qualche mese. Il 13 giugno 1857 Tibaldi fu arrestato dalla polizia francese insieme al cesenate Paolo Grilli e al bolognese Giuseppe Bartolotti con l'accusa di progettare un attentato alla vita di Napoleone III. Per lo stesso attentato erano processati in contumacia Giuseppe Mazzini, Federico Campanella, Gaetano Massarenti e Alexandre Ledru-Rollin: secondo l'accusa la centrale terroristica di Londra avrebbe armato la mano dei tre sicari a Parigi per uccidere l'imperatore dei Francesi. Durante il dibattimento, Tibaldi fu l'unico dei tre arrestati a rimanere fermo nel diniego di qualsiasi accusa, mentre Grilli e soprattutto Bartolotti si diedero a confessioni piene, anche oltre i fatti e i legami che potevano conoscere. Nelle sue memorie il patriota piacentino indica nella confessione sconsiderata di Bartolotti l'origine della propria condanna; è invece vero che l'Alta Polizia del Secondo Impero aveva da tempo identificato il falso nome (Stalford) con cui Mazzini firmava le lettere ai propri seguaci e ne sorvegliava la corrispondenza: l'esistenza di un progetto di attentato non fu dunque un'invenzione del bolognese, ma era provata dagli ordini provenienti da Londra oltre che da una valigia con pugnali e pistole portata dallo stesso Tibaldi dalla capitale inglese sei mesi prima e depositata presso una vicina: Grilli e Bartolotti avrebbero dovuto essere gli esecutori materiali dell'omicidio, mentre Tibaldi era incaricato di assicurare il sostegno logistico all'azione.
Pur situato ai margini dello scacchiere strategico dell’Europa napoleonica, il Regno di Napoli – ... more Pur situato ai margini dello scacchiere strategico dell’Europa napoleonica, il Regno di Napoli – ponte naturale verso l’Egitto e il Medio Oriente – conserva un’importanza di rilievo per le potenze che si contendono il continente. Nel 1812, dopo la fallimentare campagna di Russia, Napoleone è indebolito e Murat pensa sia giunta l’occasione di guadagnare, di fatto, la propria indipendenza dall’ingombrante cognato. La prospettiva del distacco di Napoli dal sistema imperiale francese – se non addirittura quella di un cambio di alleanze – non lascia indifferenti le varie cancellerie. La possibile liberazione dall’influenza transalpina è causa di effervescenza anche nel mondo della Carboneria: un arcipelago di gruppi e posizioni diverse, unificate essenzialmente dalle idee di Costituzione e indipendenza nazionale. Gli agenti di Londra, Napoli e Palermo prendono contatti con gli affiliati delle società segrete per servirsi di loro come arma di pressione o destabilizzazione dell’avversario.
L’arrivo in Italia delle idee della Rivoluzione francese comporta anche un radicale cambiamento n... more L’arrivo in Italia delle idee della Rivoluzione francese comporta anche un radicale cambiamento nei confronti del segreto in politica. Da sempre appannaggio della nobiltà e sapientemente utilizzato dalle corti dei vari Stati della penisola, esso si democratizza entrando anche nell’arsenale di democratici e repubblicani. In linea di principio antitetico alle idee dell’Illuminismo, il “segreto rivoluzionario” nasce tuttavia per sfuggire alla repressione monarchica. Le vicende politiche del Regno di Napoli tra il 1789 e il 1805 costituiscono un caso di studio esemplare di un percorso che, dall’originaria riluttanza, porta alla creazione delle società segrete tipiche del Risorgimento italiano.
La pace di Firenze, firmata dai plenipotenziari napoletani e francesi il 28 marzo 1801, pone fine... more La pace di Firenze, firmata dai plenipotenziari napoletani e francesi il 28 marzo 1801, pone fine alla guerra della seconda coalizione sul fronte meridionale. Da quel momento i Borbone si trovano, loro malgrado, costretti alla neutralità tra le due grandi potenze che si contendono il bacino del Mediterraneo: la Francia di Bonaparte e l'Impero britannico. In questo contesto, la capitale meridionale diventa il teatro di una guerra diplomatica e spionistica in cui quattro attori, con obiettivi politici diversi e contrapposti, si sorvegliano a vicenda
Le secret et Polichinelle, ou cultures et pratiques de la clandestinité politique à Naples au déb... more Le secret et Polichinelle, ou cultures et pratiques de la clandestinité politique à Naples au début du XIX siècle (1799 – 1821). Abstract. The thesis focuses on the history of political secrecy in Southern Italy at the beginning of XIX century. The historiography on this subject, due to the lack of direct sources and the difficulties of interpretation, had not been renewed since the first half of XX century. The methodological work was hardened by the particular nature of the documents: addressed to a very small public and, by definition, difficult to be found. Hence, it has been necessary to contextualise carefully every single source produced by the political polices, often misguided by conspiracy theories. The final results show that all the actors, irrespective of ideologies, have used secret in politics but it has turned out to be quit an ineffective instrument, since almost no one of them has managed to actually influence the power in place. Résumé. La thèse se concentre sur l'étude de la clandestinité politique dans le Sud italien pendant les premiers vingt ans du XIX siècle. Cela a essayé à renouveler une historiographie qui, par manque de source directes et difficulté d'analyse, était statique depuis la première moitié du XX siècle. Le public restreint auquel le message des sociétés secrètes était adressé et la volonté explicite de cacher ses mouvements ont en effet constitué un défi méthodologique non négligeable. Cela a demandé un grand travail de contextualisation sur les sources issues des organes de répression, souvent peu précises et biaisées par la psychose du complot. Le tableau qui sort du travail de recherche montre la clandestinité comme une arme choisie par les partisans de toutes les positions politiques mais qui s'avère être généralement inefficace pour sortir de la marginalisation politique et influencer les décisions du pouvoir. Mots clés : Risorgimento italien, histoire des sociétés secrètes, Carbonarisme, Royaume de Naples.
Uploads
Talks by Luca Di Mauro
Book Reviews by Luca Di Mauro
The article is a review of Viviana Mellone’s book Napoli 1848, il movimento radicale e la rivoluzione, published by Franco Angeli in 2017. It aims at underlining the importance of the Neapolitan experience among the Europeans revolutions of 1848, while the traditional historiography describes it as an experience of minor importance in comparison with the ones in Paris, Vienna or Milan. To do so, Viviana Mellone analyses, on one hand, a group of «radical liberals» from Calabria deploying their political activity in the capital of the Kingdom of the Two Sicilies; on the other, she considers the city of Naples as a physical and political space that participates as a protagonist in the constitutional experience. As far as the methodology is concerned, the author uses the concept of pre-political to take into account not only the projects and laws directly discussed in 1848 debate, but also the wider world of popular expectations. Viviana Mellone’s book manages to throw light on the Mediterranean contribution to the political ideas of 1848, and to clarify that a comparison between Naples and other European capitals is not only possible, but also necessary to understand the complexity of the phenomenon. Il volume di Viviana Mellone sul 1848 napoletano 1 nasce da una costata-zione: le principali correnti storiografiche sul Risorgimento hanno considera-to marginale l'esperienza partenopea durante la «primavera dei popoli» (fino ad arrivare a negare l'esistenza stessa di un '48 alle falde del Vesuvio) e la storia di quei mesi è rimasta indefinita e, sostanzialmente, ancora da scrivere. Anche la scuola storiografica napoletana del Novecento, positivista, idea-lista e infine gramsciana, ha teso a minimizzare il peso della rivoluzione na-poletana all'interno di quelle europee, descrivendo il movimento liberale più attraverso le sue debolezze e i suoi fallimenti che attraverso le sue specificità: ciò ha consolidato un pregiudizio secondo cui sarebbero esistite alcune «na-zioni guida» nell'Europa occidentale e settentrionale destinate a dettare una linea politica, mentre i paesi posti ai margini del continente-ed in particolare quelli mediterranei-si sarebbero limitati ad abbozzare pallide ed insufficienti imitazioni dei modelli parigino e viennese. Questa lettura risulta, alla luce degli studi più recenti, insostenibile, ed era stata già criticata da un punto di vista post-coloniale da autori come Nelson Moe e Marta Petrusewicz 2 che hanno invece sottolineato l'inverosimiglianza di dinamiche unidirezionali in materia di passaggi di idee e suggestioni politi-che suggerendo invece l'ipotesi di una voce diversa e specifica in relazione con gli altri liberalismi europei.
De la Censure, Essai d’histoire comparée, Gallimard, 2014.
L’affaire des Quatorze, Poésie, police et réseaux de communication à Paris au XVIIIe siècle, Gallimard, 2014.
Papers by Luca Di Mauro
The article is a review of Viviana Mellone’s book Napoli 1848, il movimento radicale e la rivoluzione, published by Franco Angeli in 2017. It aims at underlining the importance of the Neapolitan experience among the Europeans revolutions of 1848, while the traditional historiography describes it as an experience of minor importance in comparison with the ones in Paris, Vienna or Milan. To do so, Viviana Mellone analyses, on one hand, a group of «radical liberals» from Calabria deploying their political activity in the capital of the Kingdom of the Two Sicilies; on the other, she considers the city of Naples as a physical and political space that participates as a protagonist in the constitutional experience. As far as the methodology is concerned, the author uses the concept of pre-political to take into account not only the projects and laws directly discussed in 1848 debate, but also the wider world of popular expectations. Viviana Mellone’s book manages to throw light on the Mediterranean contribution to the political ideas of 1848, and to clarify that a comparison between Naples and other European capitals is not only possible, but also necessary to understand the complexity of the phenomenon. Il volume di Viviana Mellone sul 1848 napoletano 1 nasce da una costata-zione: le principali correnti storiografiche sul Risorgimento hanno considera-to marginale l'esperienza partenopea durante la «primavera dei popoli» (fino ad arrivare a negare l'esistenza stessa di un '48 alle falde del Vesuvio) e la storia di quei mesi è rimasta indefinita e, sostanzialmente, ancora da scrivere. Anche la scuola storiografica napoletana del Novecento, positivista, idea-lista e infine gramsciana, ha teso a minimizzare il peso della rivoluzione na-poletana all'interno di quelle europee, descrivendo il movimento liberale più attraverso le sue debolezze e i suoi fallimenti che attraverso le sue specificità: ciò ha consolidato un pregiudizio secondo cui sarebbero esistite alcune «na-zioni guida» nell'Europa occidentale e settentrionale destinate a dettare una linea politica, mentre i paesi posti ai margini del continente-ed in particolare quelli mediterranei-si sarebbero limitati ad abbozzare pallide ed insufficienti imitazioni dei modelli parigino e viennese. Questa lettura risulta, alla luce degli studi più recenti, insostenibile, ed era stata già criticata da un punto di vista post-coloniale da autori come Nelson Moe e Marta Petrusewicz 2 che hanno invece sottolineato l'inverosimiglianza di dinamiche unidirezionali in materia di passaggi di idee e suggestioni politi-che suggerendo invece l'ipotesi di una voce diversa e specifica in relazione con gli altri liberalismi europei.
De la Censure, Essai d’histoire comparée, Gallimard, 2014.
L’affaire des Quatorze, Poésie, police et réseaux de communication à Paris au XVIIIe siècle, Gallimard, 2014.
Napoleone è indebolito e Murat pensa sia giunta l’occasione di guadagnare, di fatto, la propria indipendenza dall’ingombrante cognato. La prospettiva del distacco di Napoli dal sistema imperiale francese – se non addirittura quella di un cambio di alleanze – non lascia indifferenti le varie cancellerie. La possibile liberazione dall’influenza transalpina è causa di effervescenza anche nel mondo della Carboneria: un arcipelago di gruppi e posizioni diverse, unificate essenzialmente dalle idee di Costituzione e indipendenza nazionale. Gli agenti di Londra, Napoli e Palermo prendono contatti con gli affiliati delle società segrete per servirsi di loro come arma di pressione o destabilizzazione dell’avversario.
In linea di principio antitetico alle idee dell’Illuminismo, il “segreto rivoluzionario” nasce tuttavia per sfuggire alla repressione monarchica. Le vicende politiche del Regno di Napoli tra il 1789 e il 1805 costituiscono un caso di studio esemplare di un percorso che, dall’originaria riluttanza, porta alla creazione delle società segrete tipiche del Risorgimento italiano.