Bagella, Stefania (1998) Norax. In: Castia, Simonetta (a cura di). Fonti classiche e
Sardegna: mostra fotografica e multimediale: Lanusei, Liceo ginnasio "C. Mameli", 29
dicembre 1998, [S.l.], [s.n.] stampa 1998 (Sassari, Gallizzi). p. 24-25.
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ASSOCIAZIONE ARCHEOLOGICA ARISTEO
SASSARI
LICEO GINNASIO «C. MAMELI»
LANUSEI
Fonti classiche e Sardegna
Mostra fotografica e' multimediale
Lanusei, Liceo Ginnasio «C. Mameli»
29 Dicembre 1998
Con il patrocinio di:
AMMINISTRAZIONE COMUNALE
DI LANUSEI
ASSESSORATO REGIONALE
ALLA CULTURA
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI
DIPARTIMENTO DI STORIA
Norax
di Stefania Bagella
Ecista ed eponimo di Nora, Norax assume, nello scarno
olimpo sardo, un valore chiaramente simbolico: che se ne
voglia o meno accentuare il carattere di figura «ponte»
(LILLIU, MASTINO, MOTZO) allusiva al cruciale momento d'incontro fra elementi peculiari della tradizione indigena e ciò che vi è distinto, «altro» e «nuovo», è
indiscutibile il collegamento al termine nuraghe, come è sottolineato, anche con una certa enfasi (LILLIU, MOTZO),
da vari studiosi che si sono occupati di tale argomento.
Il suo nome è pienamente mediterraneo. Deriva infatti dalla radice preindoeuropea nor* presente con numerose
varianti (nur, nul, noi, nar) in tutta l'isola, con il significato di cavità circolare, cumulo. L'interesse per il personaggio, anche per questo motivo, fu particolarmente vivo, già
a partire dal XVI sec., quando dotti studiosi come Arquer
e Fara, e poi Vidal e Serpi, indagando le origini e l'uso dei
nuraghi, ipotizzarono che questi monumenti fossero stati
eretti proprio da Norax, o dagli abitanti o profughi di Nora; sul sito della città le più antiche testimonianze sono nuragiche (TRONCHETTI).
Il nome di Norax, come avviene in tradizioni leggendarie relative alla nascita di altri centri avrebbe dunque natura eziologica, volta cioè a spiegare il nome che deriva dalla
città all'eroe. Se per quanto concerne la denominazione del
personaggio vi è sufficiente chiarezza, più problematico è
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definirne il contenuto, e che parte vi abbia l'apporto non
autoctono.
La figura di Norax è di certo indicativa di un incontro
tra Sardi e nuove genti presso un approdo preferenziale sulle
rotte fenicie, al centro del Mediterraneo occidentale. È ricordato nella mitografia come una figura di condottiero,
figlio di Hermes e di Erithia, figlia di Gerione, che avrebbe guidato la sua gente in Sardegna, arrivandovi terzo, dopo Sardus e Aristeo, o anche prima di quest'ultimo.
Le fonti che ne tramandano le gesta sono di tradizione greco-orientale, piuttosto antiche (NICOSIA): si fanno
risalire al VII sec. a.C. e sono note attraverso autori di epoca
posteriore, greci e latini (Eustazio, 560; Pausania, X, 17;
Scolio a Dionisio, 458; Stefano di Bisanzio, Ethnikà, Erithia; Solino, IV, 2). Secondo Pausania, Norax sarebbe giunto in Sardegna alla guida di un gruppo di Iberi, fondandovi
la prima città. Solino specifica la provenienza di tali Iberi
da Tartesso, fiorente centro della costa sud-occidentale della
Penisola Iberica (mod. Cadice, Spagna), prima che la città
acquisisse il nome di Gadir, datole dai Tirii, secondo Strabone e Velleio Patercolo, già dalla fine del XII sec. a.C.
Gadir, ricordiamo, occupò una posizione fondamentale nella colonizzazione fenicia in occidente, e qui ebbe sede
un famoso culto di Ercole-Melqart. La sua importanza,
strategica ed economica, fu dovuta alle ricche miniere di
Fig. 5 - Stele di Nora (CA), IX sec. A.C.
argento, e arrivò ad influenzare profondamente le comunità indigene dell' Andalusia. Il primo insediamento fenicio vi è stato riconosciuto in un'isoletta, ora unita alla
terraferma, nota agli antichi proprio con il nome di Erytheia, che rimanda a quello della madre di Norax e ne rafforza la tradizione d'origine.
Si è variamente interpretato il racconto delle fonti come ricordo dell'arrivo di Iberi di Tartesso (BOSCH GIMPERA), di fenici tout court o provenienti dalla Spagna
(P AIS, T ARAMELLI, LILLIU), attirati dalle possibilità
di sfruttamento dei minerali dell'isola. Quest'ultima ipotesi renderebbe possibile una spiegazione organica della costante presenza nella tradizione degli Iberi (MASTINO), che
le fonti riconoscono unanimamente quali fondatori di Nora, che venga ricordato o meno il loro duce. D'altronde,
non sarebbe tanto importante l'esatta localizzazione geografica di personaggi che per loro natura sfuggono a simili
precisazioni: secondo Brelich, «miticamente non sono i luoghi reali che importano, ma la loro posizione in occidente», senza peraltro che questo implichi una scarsa
conoscenza delle regioni poste ad Ovest, prima fra tutte la
Sardegna, come le fonti dimostrano almeno a partire dal
VII sec. con i progetti degli Ioni di colonizzare la Sardegna
e come è indicato dallo stesso nome attribuito, all'isola (MASTINO, MELONI).
Parrebbe quindi che Norax, e con questi Sardo, siano
connessi a un antico nucleo, «occidentale» e «marittimo»
(BONDÌ) di tradizione pre-greca, che subì in seguito un processo espressivo volto all'assimilazione entro i canoni, più
consueti, della mitografia greca. L'antichità dell'insieme di
notizie che possono essere rapportate a queste due figure,
la loro sostanziale estraneità alle genealogie o comunque
il richiamo a vicende miti che «periferiche» (per Sardo il rapporto con Maceride, l'Eracle libico, e per Norax la discen25
denza da figure proprie di miti legati all'occidente, ai viaggi e ai fenomeni atmosferici), costituirebbero per Bondì le
prove dell'esistenza di un primo nucleo di riferimento ad
Eracle, diverso da quello relativo ai Tespiadi.
A proposito di un arrivo sull'isola di Norax di poco
susseguente a quello di Sardo, Bernardini indica la possibilità di vedervi due distinti modelli insediamentali legati
a due componenti diverse - ma sempre mediate dai fenici -, quella «libica» e quella «iberica». C'è da chiedersi se
questa ipotesi (insediamento di tipo tribale opposto a quello urbano portato dagli Iberi) trova però riscontro nel dato archeologico e, primariamente quale riferimento cronologico assoluto dobbiamo fissare per questi eventi. Rispetto alle datazioni al Neolitico avanzate per Sardo (o ad un
modello avanzato dell'Età del bronzo per Norax (GARCIA
Y BELLIDO) sembra più probabile l'indicazione, data dalla
maggioranza degli Autori, di un momento dell'età del ferro, da porsi nell'VIII sec., con il fiorire delle aristocrazie
e di una società gerarchicamente articolata (LILLIU), e il
fissarsi delle genealogie (BONDÌ).
La possibilità, se non della fondazione, almeno della
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frequentazione a scopi commerciali del sito di Nora - forse
da parte di Fenici provenienti dalla Spagna, all'inizio del
primo millennio- è confermata da due importanti ritrovamenti epigrafici: una famosa stele del IX-VIII sec. a.C.,
in cui per la prima volta viene menzionata la Sardegna
(-rdn), e un frammento datato all'XI sec. a.C. L'alta antichità di questi elementi non è confortata da altri ritrovamenti archeologici anteriori al VII sec. a.C., periodo
al quale rimandano materiali ceramici protocorinzi e una
fibula a navicella etrusca. Nell'aspetto attuale di Nora sono evidenti soprattutto le vestigia di epoca romana, quando divenne municipio, ma si riconoscono importanti
elementi punici sia nello sviluppo urbanistico (es. c.d.
quartiere della casbah), sia nelle attestazioni monumentali a carattere religioso (luogo alto di Tanit, tempio di
Eshmun- ~sculapio).
La persona del suo fondatore non ne viene illuminata: nessuna immagine riferibile a Norax è giunta fino a noi,
né sappiamo se e come venisse rappresentato: unico dato
certo, concordemente con le fonti, il fatto che Nora fu la
più antica città della Sardegna.