L’arredamento dell’Ambasciata d’Italia
a Varsavia. Nuove acquisizioni documentarie
Anna D’AGOSTINO
Università degli Studi Roma Tre
https://orcid.org/0000-0002-6754-8148
RIASSUNTO
Il presente lavoro, volto a ricostruire la storia dell’arredamento dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia, ha origine dallo studio dei documenti d’archivio del Fondo
STRP (ex Servizio Tecnico di Ricognizione Patrimoniale) conservato presso la Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura (MIC).
Il fondo è costituito dalla documentazione – perlopiù inedita – prodotta dal Servizio
Tecnico, nato nel 1993 come Commissione, voluta dal Ministro Alberto Ronchey, con
l’obiettivo di censire i beni culturali concessi in deposito esterno dai musei del demanio
ad enti in Italia e all’estero. Nel 1995 la Commissione fu trasformata in Servizio alle
dirette dipendenze del Segretariato Generale del Ministero stesso ma nel 2003 venne
sospeso. Ben ventuno anni fa fu effettuata l’ultima ricognizione patrimoniale presso
l’Ambasciata d’Italia a Varsavia e da allora più nessun controllo è stato fatto. Pertanto,
questo lavoro, oltre ad analizzare la storia delle opere d’arte scelte per arredare l’Ambasciata fin dal 1922, ne aggiorna i dati e dà nuove interpretazioni sulle vicende che, sia
prima che dopo la Seconda Guerra Mondiale, portarono al suo arredamento; inoltre,
vuole essere uno spunto di riflessione sulla tutela di quel patrimonio artistico italiano
che ancora oggi, fin dai primi decenni del secolo scorso, si trova in deposito esterno
senza i dovuti controlli.
PAROLE CHIAVE arte, ambasciata, Varsavia, Italia, arredamento, patrimonio
culturale, ricognizione, ricerca
ABSTRACT
The Furnishings of the Italian Embassy in Warsaw. New Documentary Acquisitions. The present essay, aimed at reconstructing the history of the works of art which
furnish the Italian Embassy in Warsaw, originates from the study of archival documents
from the STRP Fund (formerly the Technical Service of Patrimonial Reconnaissance)
kept at the General Directorate of Archaeology Fine Arts and Landscape of the Ministry of Culture (MIC). The fund consists of the documentation, mostly unpublished,
produced by the Technical Service, which was created in 1993 as a Commission, conceived by Minister Alberto Ronchey, with the aim of taking a census of cultural assets
granted in external storage by state museums to entities in Italy and abroad, which in
1995 had been transformed into a Service reporting directly to the General Secretariat
of the Ministry itself but was suspended in 2003. The last patrimonial reconnaissance
was carried out at the Italian Embassy in Warsaw twenty-one years ago and since then
no more checks have been done. Therefore, in addition to analyzing the history of
the works of art chosen to furnish the Embassy since 1922, the essay updates the data
and gives new interpretations on the events that, both before and after the 2nd World
War, led to its furnishing; moreover, it is meant to be a food for thought regarding the
protection of Italian artistic heritage which since the first decades of the last century
until the present has been in external storage without due control.
KEYWORDS art, embassy, Warsaw, Italy, furniture, cultural heritage,
reconnaissance, research
Biuletyn Historii Sztuki 85, 1 (2023), ISSN: 0006-3967, e-ISSN: 2719-4612
© Autore, Creative Commons BY 4.0, https://doi.org/10.36744/bhs.1340
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L’AMBASCIATA d’Italia a Varsavia è arredata per preciso degli arredi presenti e di quelli assenti o andati
lo più da opere d’arte concesse in deposito esterno da perduti a causa della Seconda Guerra Mondiale.
alcuni dei maggiori musei e gallerie italiane. La concesLa storia di quella che si può definire la collezione
sione delle opere prendeva avvio con la loro richiesta dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia ha origine pochi
da parte del Ministro degli Affari Esteri solitamente mesi dopo l’acquisto di Palazzo Szlenkier come sede
indirizzata al Ministro della Pubblica Istruzione1, che della rappresentanza diplomatica italiana2, quando,
a sua volta, interpellava i direttori delle varie Galle- nel dicembre del 1922, il Regio Ministero degli Afrie statali per chiedere disponibilità di quadri presso fari Esteri scrisse a Giovanni Poggi, Direttore delle
i loro depositi. Questi, dopo aver svolto le appropriate Gallerie Fiorentine, per chiedere di concedere alcuni
ricerche, proponevano un elenco di opere che doveva, quadri “per il Palazzo della Regia Legazione di Vara quel punto, essere approvato dal Ministero, il quale, savia”. Nella stessa lettera si chiede di dirigere quanto
infine, concedeva o meno l’autorizzazione al prestito. prima a Palazzo Chigi (allora sede del Ministero degli
Le concessioni più consistenti all’Ambasciata ita- Affari Esteri) i dipinti “scelti dalla consorte del Regio
liana a Varsavia, su cui si hanno maggiori informazioni, Ministro a Varsavia”3. Fu infatti, la contessa Anna
avvennero nel 1922 e nel 1935 da parte delle Gallerie Maria Fontana, moglie del Ministro Plenipotenziario
Fiorentine; in quest’ultima data anche dall’allora Mu- Francesco Tommasini (1919–1923), a preoccuparsi di
seo Nazionale di Napoli e dal Museo di Capodimon- scegliere le opere d’arte che avrebbero dovuto arredare
te; nel 1963 direttamente dal Ministero degli Affari il palazzo.
Esteri che riallestì la sede diplomatica dopo il secondo
In un documento datato 6 dicembre 1922, il Capo
conflitto mondiale, il quale causò non pochi danni al dell’Ufficio Amministrativo del Ministero degli Affari
palazzo e generò la dispersione di alcuni dei suoi arredi Esteri dichiarò di aver ricevuto a titolo di “deposito
e dei documenti ad essi inerenti.
provvisorio” ben ventidue quadri dalla Direzione delGrazie all’attento studio del carteggio d’archivio, le “RR. Gallerie e Museo di San Marco” di Firenze,
per lo più inedito, conservato nel fondo “STRP” (ex “destinati all’Ambasciata italiana a Varsavia”. In tale
Servizio Tecnico di Ricognizione Patrimoniale) presso documento si elencano le opere ricevute, con tanto
la Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesag- di attribuzione, soggetto, tecnica esecutiva e numero
gio del Ministero della Cultura, si ha ora un quadro più d’inventario4.
1. Fino al 1974, anno della costituzione dell’allora Ministero dei beni culturali e ambientali, fu il Ministero della Pubblica Istruzione ad occuparsi delle questioni culturali
che vennero gestite dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti.
2. Il 26 agosto 1922 il Ministro Plenipotenziario Tommasini negoziò personalmente
l’acquisto di “Casa Szlenkier” per la cifra di lire 2.900.000 che furono pagati direttamente dal Governo polacco per il computo delle somme dovute al Tesoro Italiano in
virtù delle forniture militari durante il periodo bellico. Archivio Storico Diplomatico
del Ministero degli Affari Esteri, Archivio del Personale, Serie VIII (d’ora in avanti
ASDMAE), b. 217, fasc. 201, lettera del 26 agosto 1922, n. 42265; Tadeusz Jaroszewski,
Luca Daniele Biolato, Il Palazzo Szlenkier, Ambasciata d’Italia a Varsavia (Varsavia:
Rosikon Press, 2001), p. 78.
3. Archivio Storico delle Gallerie Fiorentine, Verbali di deposito Esterno, Varsavia,
verbale n. 297 (Ringrazio la dott.ssa Simona Pasquinucci per la segnalazione di questo
documento).
4. Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Archivio di deposito, Ufficio Centrale Beni Ambientali Architettonici, Archeologici, Archeologici,
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Nei primi mesi del 1923 le opere si trovavano anco- si è pensato fino a questo momento7, sei mancano
ra nella capitale se il 13 marzo dello stesso anno il Mi- all’appello e, nonostante non si abbia l’elenco di quenistero chiese alla Direzione Generale delle Belle Arti ste sedici opere, sulla base della lista di quelle arrivate
di impartire le opportune disposizioni per l’esenzione a Roma da Firenze8, si può ipotizzare che quelle
della tassa di esportazione per sedici quadri concessi mancanti possano essere: le due tele Rovine e cascata
dalle Gallerie di Firenze e per due oggetti scultorei e Rovine con archi e terrazze attribuite alla scuola di
(un sarcofago in marmo e una maschera) provenienti Andrea Pozzo (app. 1–2; figg. 1–2), che fin dal 30
dal Museo Nazionale Romano da inviare alla suddetta aprile 1924 sono documentate presso l’Ambasciata
Legazione di Varsavia5.
d’Italia a Madrid9; come testimonia il verbale di
È possibile, quindi, che il Ministero degli Affari presa in consegna delle due opere in essa conservato,
Esteri decise di mandare a Varsavia solamente sedici datato 11 aprile 1925 e sottoscritto dall’allora Ambadei ventidue quadri arrivati a Roma da Firenze. Questo, sciatore del Re d’Italia in Spagna, Marchese Raniero
inoltre, è confermato da un documento non datato nel Paolucci de Calboli, in cui si dichiara che: “…a mezzo
quale si enumerano le opere in deposito temporaneo ditta Otto e Rosoni, nel mese di maggio dello scorso
presso le Ambasciate italiane all’estero e, presso quella anno, giunsero a questa Ambasciata i quadri qui
di Varsavia, sono citati ancora sedici quadri prove- appresso elencati: Inv. nr. 3815 (descrizione omissis)
nienti dalle Gallerie fiorentine, senza la descrizione e nr. 3814 (descrizione omissis), provenienti dalle
dei soggetti e degli autori6.
Regie Gallerie e Museo di San Marco di Firenze…”10.
Se le opere effettivamente inviate per arredare la Considerando che la ditta di trasporti Otto e Rosede diplomatica furono sedici e non ventidue come soni era romana, si può affermare che le due opere
Artistici, Storici, divisione VI, Servizio Tecnico Ricognizione Patrimoniale (d’ora
in avanti DGABAP), b. 704, fasc. 1, lettera del 6 dicembre 1922 (cfr. Appendice A).
5. Ivi, fasc. 5, lettera del 13 marzo 1923.
6. Ivi, “Elenco opere d’arte in deposito temporaneo presso le Ambasciate italiane
all’estero”, probabilmente prima del 1963.
7. Nella relazione redatta il 18 giugno 2001 dal Servizio Tecnico per la Ricognizione Patrimoniale si legge che “risulta che nel 1922 vennero spediti a Varsavia 20 o 22
quadri” (DGABAP, b. 704, fasc.1, relazione del 18 giugno 2001), mentre dal volume
Il Palazzo Szlenkier si apprende che “Le Gallerie fiorentine misero a disposizione
circa 24 opere, la maggior parte delle quali nel 1922 ed alcune nel 1935” (Jaroszewski,
Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 178), è probabile che gli autori si basarono soltanto sul
documento del 6 dicembre 1922 precedentemente citato nel testo.
8. DGABAP, b. 704, fasc.1, lettera del 6 dicembre 1922.
9. Nel documento è segnata la “data assunzione di carico” al 30/04/1924. DGABAP,
b. 707, fasc.1, lista dei dipinti in deposito temporaneo presso l’Ambasciata d’Italia
a Madrid.
10. Per questa informazione si ringrazia la dott.ssa Patrizia Colombi, Consegnatario
presso Ambasciata d’Italia a Madrid; si precisa una lieve discrepanza di informazioni nella documentazione reperita: nel verbale di presa in consegna delle due opere
datato 1925 e conservato presso l’Ambasciata d’Italia a Madrid, si apprende che esse
giunsero nel mese di maggio dell’anno precedente presso la suddetta rappresentanza
diplomatica, mentre nel documento conservato presso la DGABAP le tele sono ivi
segnalate già il 30 aprile dello stesso anno.
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1 Andrea Pozzo
(scuola), Rovine
e cascata, sec. XVII, olio
su tela, cm 116×175,
Madrid, Ambasciata
d’Italia. Fonte: Istituto
Centrale per il Catalogo
e la Documentazione
di Roma (ICCD)
furono inviate direttamente da Roma a Madrid, in
quanto con ogni probabilità esse furono trattenute
dal Ministero degli Affari Esteri e poi inviate a questa Ambasciata dalla Soprintendenza alle Gallerie
di Roma11, la quale, comunicò la loro collocazione,
solamente nel 1959 alle Gallerie Fiorentine, proprietarie delle opere12.
Due lunghi fregi attribuiti a Pier Dandini e Andrea
Scacciati raffiguranti l’Allegoria dell’Estate e l’Allegoria della Primavera (app. 3–4) divisa in due, furono
inviati all’Ambasciata d’Italia a Washington il 6 dicembre 1922 ma risultano iscritte nell’inventario della
sede dal 1924. Le due tele, che erano collocate nel
salone dei ricevimenti della Cancelleria dell’Ambasciata di Washington, che dal 1996 era in restauro, furono ritirate il 28 dicembre 1999 per essere restaurate
a Firenze13; al termine dell’intervento conservativo
sarebbero dovute ritornare alla sede diplomatica, ma
si decise di trattenerle in Italia in quanto facenti parte di una decorazione originariamente destinata alla
11. La competenza sarebbe spettata alla Soprintendenza fiorentina, in quanto le
opere erano di sua pertinenza.
12. Ciò si legge in una lettera inviata dal Soprintendente alle Gallerie Fiorentine nel
1967 per informare la Direzione Generale Antichità e Belle Arti sulla collocazione delle
due opere, notizia appresa da una comunicazione del 25 novembre 1959 inviatagli dal
Soprintendente alle Gallerie di Roma (DGABAP, b. 704, fasc.1, lettera del 5 luglio 1967).
13. Per l’imballaggio delle opere d’arte il MAECI inviò a Washington quattro restauratori in missione su autorizzazione del Soprintendente per i beni artistici e storici
delle provincie di Firenze Pistoia e Prato, dott. Antonio Paolucci. La cassa contenente
le tele fu spedita il 1 dicembre 1999 tramite la ditta Bolliger, che lasciò il porto di
Baltimora in data 11 dicembre 1999 con arrivo previsto al porto di La Spezia il 26
dicembre 1999, da qui i dipinti sarebbero stati depositati presso la Villa Corsini
a Castello (Firenze), luogo nel quale probabilmente arrivarono il 28 dicembre 1999
e nel quale furono restaurati. Per questa comunicazione si ringrazia la dott.ssa Tiziana
Giacometti, Consegnatario presso l’Ambasciata d’Italia a Washington.
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2 Andrea Pozzo
(scuola), Rovine con archi
e terrazze, sec. XVII,
olio su tela, cm 116×175,
Madrid, Ambasciata
d’Italia. Fonte: Istituto
Centrale per il Catalogo
e la Documentazione
di Roma (ICCD)
Villa Medicea del Poggio Imperiale, all’epoca divisa
tra Montecitorio e Washington, pertanto non sembrò
opportuno perpetuare la divisione e da allora i due
fregi sono conservati nei depositi della Galleria degli
Uffizi di Firenze14. Come si può notare, la data di deposito presso la sede di Washington è la stessa in cui
le ventidue opere provenienti da Firenze arrivarono
a Roma; pertanto si pensa, a differenza di quanto
creduto finora15, che anche tali dipinti non furono
mai inviati alla loro iniziale destinazione.
Infine non giunsero a Varsavia altri due dipinti
della lista del 6 dicembre 1922: Le arti cacciate dal Parnaso (app. 5) e Venere e Adone (app. 6; fig. 3). Il primo
è copia dell’affresco realizzato da Giovanni Mannozzi
detto Giovanni da San Giovanni nell’attuale Tesoro
dei Granduchi (già Museo degli Argenti) in Palazzo
Pitti a Firenze; esso fu “riscoperto” nel 1997 nel corso
della catalogazione delle opere di proprietà del Ministero degli Affari Esteri16; tale dipinto, che fino a quel
momento si considerava disperso17, si trovava invece
14. DGABAP, b. 711, fasc.1, lettera del 25 luglio 1997, n. 12968.
15. Sandro Bellesi, “I rapporti di collaborazione tra Pier Dandini e Andrea Scacciati:
le tele con le ‘Allegorie delle Stagioni’”, Paragone, n. 469 (1989), p. 88; Luisa Morozzi,
Rita Paris, L’opera da ritrovare. Repertorio del patrimonio artistico italiano disperso
all’epoca della seconda guerra mondiale (Roma: Ist. Poligrafico dello Stato, 1995),
pp. 110, 128; Anna Melograni, “‘Del quadro che verrà a riposare lo sguardo del visitatore passeggero e del diuturno abitatore’, ovvero l’arredo delle sedi italiani all’estero
(ambasciate, consolati e regie legazioni)”, in Dalle collezioni all’arredo. Opere dei musei
negli uffici e nelle sedi di rappresentanza dello Stato. La ricostruzione delle collezioni
(Roma: Quintilia, 1997), pp. 18, 20, nota 8; Ilaria Miarelli Mariani, “Le ‘Allegorie
delle Quattro Stagioni’ di Andrea Scacciati e Pier Dandini”, Paragone, n. 603 (2000),
p. 58; Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 178.
16. Il dipinto fu individuato dalla dott.ssa Rosanna Barbiellini Amidei, responsabile
della schedatura (DGABAP, b. 704, fasc. 1, lettera del 27 dicembre 1999, n. 21722; Ivi,
lettera dell’8 novembre 1997, n. 15521).
17. Morozzi, Paris, L’opera da ritrovare, p. 114.
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presso la Sala delle Riunioni della Direzione Generale
per la Cooperazione e Promozione Culturale18. Chiarito che la proprietà dell’opera spettava alle Gallerie
fiorentine19, ma rimaneva il deposito temporaneo
presso il Ministero degli Affari Esteri, l’Ambasciatore
d’Italia a Varsavia Biolato avanzò la richiesta di farla
trasferire nella capitale polacca ma, probabilmente
per la fine del suo mandato, il trasferimento non andò
a buon fine20; ciò risulta anche dalla ricognizione dei
depositi compiuta nel 2014 presso le Gallerie degli Uffizi21 e dalla scheda inventariale del dipinto22. Ancora
oggi la tela si trova presso il Ministero degli Esteri23.
L’altro dipinto, anch’esso depositato presso la Farnesina, è attribuito ad un anonimo artista del sec. XVIII
che rappresenta i due personaggi ovidiani di Venere
e Adone, nell’atto in cui la dea tenta di dissuadere il
giovane Adone dall’andare a caccia perché teme per
la sua vita, come narra il poeta latino24. L’individuazione di quest’opera è una delle maggiori novità della
presente ricerca perché il dipinto in questione era dato
3 Anonimo, Venere e Adone, sec. XVIII, olio su tela,
cm 62×86, Roma, Ministero degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale. Fonte: Istituto Centrale
per il Catalogo e la Documentazione di Roma (ICCD)
per disperso nel corso dell’ultimo conflitto mondiale
nel catalogo L’Opera da ritrovare25, nei documenti
delle ricognizioni patrimoniali del 1995 e del 2001
svolte dal Servizio Tecnico26 e inoltre censito nella
banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti
18. Con la ricognizione patrimoniale svolta dal Servizio Tecnico nel 2001 e la ricerca
condotta dall’Ambasciatore Luca Daniele Biolato il dipinto fu ritrovato nella stanza
4633 al quarto piano del Palazzo della Farnesina (DGABAP, b. 704, fasc. 1, Appunto
del 1 maggio 2001; Ivi, scheda inventariale).
19. Ivi, lettera del 30 dicembre 1997.
20. Ivi, lettera del 21 febbraio 2001.
21. Per questa informazione si ringrazia la dott.ssa Simona Pasquinucci del Dipartimento Biblioteca e Archivio delle Gallerie degli Uffizi.
22. http://www.polomuseale.firenze.it/inv1890/scheda.asp, inv. 8278, consultato
in data 17/07/2019.
23. Precisamente al secondo piano del palazzo, nella stanza 2283 del Task Force
Presidenza Italiana Osce.
24. Ovidio, Metamorfosi, X, vv. 544–549. Il quadro è ubicato al quarto piano, sulla
parete di fondo di un piccolo corridoio della stanza 4604 del Vice Direttore Generale
per la Mondializzazione e le Questioni Globali, Direttore Centrale per la Cooperazione Economica e Finanziaria Multilaterale del Ministero degli Esteri.
25. Il catalogo in questione fu realizzato per merito del lavoro mirabilmente condotto
nel dopoguerra da Rodolfo Siviero, in cui sono elencate tutte le opere disperse all’epoca
della seconda guerra mondiale, con tanto di numero di riferimento della banca dati
del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. In tale catalogo, il
dipinto è considerato “Trafugato dall’Ambasciata d’Italia a Varsavia durante l’occupazione nazista” (Morozzi, Paris, L’opera da ritrovare, p. 172).
26. DGABAP, b. 704, fasc.1, tabulato ricognizione patrimoniale, 9 maggio 2001.
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4 Pietro da Cortona
(scuola), Allegoria della
Poesia, olio su tela,
cm 162×275, Varsavia,
Ambasciata d’Italia.
Fonte: Jaroszewski,
Biolato, Il Palazzo
Szlenkier, p. 212
5 Anonimo (cerchia
di Girolamo Genga),
Saccheggio del Tempio
di Salomone, olio su tela,
cm 130×158, Varsavia,
Ambasciata d’Italia.
Fonte: Jaroszewski,
Biolato, Il Palazzo
Szlenkier, p. 204
del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Cul- Ministero degli Affari Esteri oltre la data 6 dicembre
turale27. Per i due dipinti appena citati non è stato 1922, pertanto, si può ritenere che da tale periodo le
reperito alcun documento che attesti l’arrivo presso il due opere rimasero a Roma28. In conclusione, dalle
27. Tale informazione è stata comunicata dalla Sezione Elaborazione Dati del Comando
Carabinieri TPC con lettera del 6 maggio 2021, prot. n. 3/222-5 inviata alla sottoscritta.
28. Bisogna tener conto che la sede del Ministero degli Affari Esteri fu a Palazzo
Chigi fino al 1961, anno nel quale fu trasferito nell’attuale Palazzo della Farnesina;
è quindi probabile che i due dipinti vennero trasferiti a seguito del cambio di sede.
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indagini di archivio effettuate, si può dunque affermare che i sei dipinti della lista dei ventidue non furono
mai inviati dal Ministero degli Affari Esteri presso
la sede diplomatica italiana in Polonia per cui erano
stati scelti.
Delle sedici opere che furono mandate effettivamente in Polonia solamente due ornano ancora Palazzo Szlenkier. La prima è l’Allegoria della Poesia, rappresentata nei suoi tre generi: lirica, epica e drammatica,
attribuibile alla scuola di Pietro da Cortona (app. 7;
fig. 4). Esso è l’unico dipinto che dai documenti risulta
essere sempre presente nel Palazzo dell’Ambasciata,
anche dopo gli eventi bellici29. La tela era posta ad
ornare la sala da pranzo dell’appartamento dell’Ambasciatore, luogo nel quale attualmente si trova30.
L’altro dipinto raffigurante il Saccheggio del Tempio
di Salomone, è invece opera di un anonimo artista della
cerchia di Girolamo Genga (app. 8; fig. 5)31. La scena
raffigurata è il saccheggio del Tempio di Salomone
a Gerusalemme avvenuto nel 70 d.C., durante l’assedio
della città da parte dell’esercito romano guidato da
Tito Flavio Vespasiano. In primo piano sono presenti
i soldati romani, alcuni dei quali sulla destra a cavallo,
in atto di portar via anfore d’oro e oggetti preziosi, tra
cui la Menorah rappresentata sullo sfondo. Particolare
attenzione ha dedicato l’ignoto pittore alla complessa
architettura in cui ha ambientato la scena del saccheggio. Il quadro è ubicato nello studio del Capo missione,
stesso luogo in cui si trovava nel 1995 e nel 2001 come
dimostrano le ricognizioni patrimoniali32.
Sono dunque quattordici le opere inviate a Varsavia,
di cui molte senza attribuzione e datazione, andate
disperse probabilmente durante la Seconda Guerra
Mondiale: una tela di scuola cortonesca raffigurante
un Baccanale (app. 9); una copia di un particolare della
cupola affrescata dal Correggio nella chiesa di San
Giovanni Evangelista a Parma (app. 10); un bozzetto
6 Sarcofago strigilato di Cornelio Ottaviano, marmo,
cm 155×0,46×0,40, Varsavia, Ambasciata d’Italia.
Fonte: Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 133
con il Sacrificio di Ifigenia di Jean Baptiste Frederich
Desmarais (app. 11); un Paesaggio di scuola olandese
del sec. XVII–XVIII (app. 12); un Angelo che scaccia il
demonio della scuola di Pieter Paul Rubens (app. 13);
una Marina e due Paesaggi di un anonimo pittore
(app. 14, 15 e 16); un Combattimento tra Centauri
e Lapiti (app. 17); due scene di Caccia al cervo (app. 18
e 19); due Paesaggi firmati “Elisabetta Charlotti De
Lorraine” (app. 20 e 21); un disegno raffigurante Due
putti con un volatile in mano (app. 22). In assenza delle
riproduzioni fotografiche delle nominate opere non
possiamo avanzare alcun giudizio né datazione.
Il 22 gennaio 1923 furono prelevati dai magazzini
del Museo delle Terme di Diocleziano di Roma gli
unici reperti archeologici che arredano ancora oggi
l’Ambasciata: un sarcofago strigilato e una maschera
in marmo. Il sarcofago, databile tra il III e il IV sec.
d.C., accolse le spoglie di Cornelio Ottaviano, morto
prematuramente all’età di otto anni, otto mesi e sette
giorni, come si legge nell’iscrizione dedicata dalla madre Cornelia Procula, incisa all’interno di una tabula
29. DGABAP, b. 704, fasc. 1, lettera del 5 luglio 1967, n. 5179.
30. Per tutte le informazioni riguardanti l’attuale collocazione delle opere all’interno
del palazzo dell’Ambasciata si ringrazia il dott. Marcello Biasizzo.
31. Il quadro, che figurava nell’inventario generale dell’ambasciata a Varsavia compilato nel 1960, risulta temporaneamente irreperibile in un documento del 5 luglio
1967 (DGABAP, b. 704, fasc. 1, lettera del 5 luglio 1967, n. 5179).
32. Ivi, Tabulato ricognizione patrimoniale, 9 maggio 2001.
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ansata scolpita al centro della fronte anteriore (app. 23;
fig. 6)33. La maschera fu inviata insieme al sarcofago
per fungere da fontana e così decorare degnamente il
cortile interno della sede diplomatica, luogo nel quale, sopravvivendo alla guerra, sono ancora collocate.
Nonostante ciò, tali reperti archeologici non vengono citati nell’inventario dei beni dell’Ambasciata. Si
ipotizza che questi reperti furono spediti da Roma
nei primi mesi del 1923 insieme ai sedici quadri delle
Gallerie fiorentine, in quanto nel marzo di quell’anno
si chiese per entrambi l’esenzione dal pagamento della
tassa di esportazione.
Il 29 agosto 1923 il Ministro Tommasini comunicò a Benito Mussolini, allora Ministro ad interim
per gli Affari Esteri, che l’arredamento del palazzo
demaniale era quasi completato34. Pochi mesi dopo, il
18 dicembre 1923, Tommasini terminò la sua missione
in Polonia e consegnò la Legazione al Ministro Plenipotenziario Giovanni Cesare Majoni (1923–1929)35, il
quale continuò immediatamente ad arredare il palazzo,
ricevendo dal Ministero argenteria, vasellame e vetreria da tavola, stoffe e oggetti di urgente necessità36. In
questo periodo non si hanno documenti che attestino
l’arrivo di opere d’arte; solamente in un documento
si legge che il Ministero degli Esteri il 20 luglio 1926
inviò alla Legazione tre quadri di sua proprietà37 che
allo stato attuale della ricerca non sono stati ancora individuati, in quanto non si è al corrente né del numero
d’inventario né di cosa rappresentassero.
Giovanni Cesare Majoni fu Capo della Legazione d’Italia a Varsavia fino al 1929. Il 16 maggio di
7 Cristoforo Munari, Pappagallo sul trespolo, libri,
bucchero, astrolabio, vassoio di frutta, tabacchiera su
basamento ricoperto parzialmente da tovaglia, olio
su tela, cm 115×104, Varsavia, Ambasciata d’Italia.
Fonte: Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier,
p. 200
quell’anno, con Regio Decreto n. 1252, la Legazione
fu elevata ad Ambasciata38 e venne accreditato come
primo Ambasciatore il Conte Alberto Martin Franklin
(1929–1931), al quale succedette poi Luigi Vannutelli
Rey (1931–1932). Negli anni di questi Ambasciatori
33. Il sarcofago fu trovato nel 1915 a Roma, in via Porta San Sebastiano n. 20, nella
tenuta della signora marchesa Casali del Drago, durante l’esecuzione di alcuni lavori
agricoli. L’iscrizione recita: “D.M. CORNELIA PROCVLA · CORNELIO · OCTAVIANO FIL · DVLCISSIMO · QVI · VIXIT ANN · VIII · MENS · VIII DIEB · VII.”
Soprintendenza Archeologica di Roma, Museo Nazionale Romano, Archivio del catalogo, scheda inventariale n. 723090; Notizie degli Scavi di Antichità, n. 10 (1915), p. 321.
34. ASDMAE, b. 217, fasc. 201, lettera del 29 agosto 1923, n. 982/359.
35. In data18 dicembre 1923 l’inventario del mobilio del nuovo palazzo demaniale
non era ancora stato redatto perché era ancora in via d’arredamento. Ivi, lettera del
18 dicembre 1923.
36. Ivi, lettera del 22 gennaio 1924.
37. DGABAP, b. 704, fasc. 5, documento non datato.
38. Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, n. 173 (1929), p. 3522.
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8 Jacopo da Ponte
detto Bassano, La
parabola del seminatore,
olio su tela, cm 49×62,
Firenze, Uffici della
Soprintendenza per il
Polo Museale Fiorentino.
Fonte: Jacopo Bassano.
Tavole (Cittadella, 1995),
n. 451
non si hanno notizie documentate riguardanti l’arredo
del palazzo. Bisognò attendere l’arrivo del giovane
Ambasciatore Giuseppe Bastianini (1932–1936) per
assistere a nuove concessioni di “un certo numero
di quadri” che chiese personalmente alla Direzione
Generale Antichità e Belle Arti39. Per tale scopo furono contattati i più importanti musei italiani40, che
risposero proponendo alcune opere o comunicando
di non averne da mettere a disposizione del Ministero.
Fu proprio Bastianini a sceglierle fra quelle proposte.
Pertanto, nel 1935 furono inviati all’Ambasciata
tre dipinti dalle Gallerie fiorentine e sette dai Musei
napoletani. Con il verbale di consegna datato 8 marzo 193541, Nello Tarchiani, Direttore delle Gallerie
e Musei d’Arte Medievale e Moderna di Firenze, fece
spedire direttamente a Varsavia, tre dipinti, fino ad
allora conservati nei depositi delle Gallerie fiorentine: una Natura morta di Cristoforo Munari (app. 24;
fig. 7), La parabola del seminatore di Jacopo Bassano
(app. 25; fig. 8) e l’Amore entro una ghirlanda di fiori
attribuito nel verbale di consegna ad un ignoto pittore
fiammingo (app. 26; fig. 9)42. I tre quadri ebbero bisogno di essere restaurati prima del loro invio: sul dipinto
di Munari e su quello dell’ignoto pittore olandese fu
eseguita “la fermatura, la pulitura e la nutrizione del
colore, la completa foderatura e il restauro per parte
pittorica”, mentre per il dipinto del Bassano, che in
passato era stato ridotto di dimensioni col ripiegamento di parte della tela dipinta dietro il telaio, fu
effettuata “la fermatura del colore, la stuccatura delle
parti mancanti di esso, il restauro per parte pittorica”43.
Inoltre, quest’ultima avrebbe dovuto essere munita
39. Archivio Centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Affari Generali,
Arredamento ambasciate, b. 72, lettera del 25 ottobre 1933.
40. Ivi, lettera del 27 novembre 1933.
41. DGABAP, b. 704, fasc. 1, verbale di consegna 8 marzo 1935.
42. La stessa attribuzione compare nel catalogo Morozzi, Paris, L’opera da ritrovare,
p. 115.
43. DGABAP, b. 704, fasc.1, lettera del 17 aprile 1934.
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di una nuova cornice, come comunicò la Direzione
delle RR. Gallerie e Musei di Firenze alla Direzione
Generale delle Antichità e Belle Arti, in quanto durante il restauro era stata rimossa quella vecchia ormai
ingiallita, ma non si hanno documenti che attestino
l’adattamento di una nuova cornice44.
Solo la tela di Munari è presente ancora nell’Ambasciata italiana a Varsavia e orna attualmente la sala
da pranzo della residenza dell’Ambasciatore. Gli altri
due dipinti ebbero una sorte diversa: l’Amore entro
una ghirlanda di fiori ha avuto una nuova convincente
attribuzione nel 198945 a Pier Dandini e Giovanni
Stanchi da Sandro Bellesi, attraverso l’esame di una
vecchia riproduzione fotografica46, ma andò purtroppo disperso durante l’occupazione nazista47 in quanto
una fotografia allegata ad un articolo di giornale pubblicato nel 1938 lo ritrae ancora nel grande salone di
rappresentanza (fig. 10)48. La parabola del seminatore di Jacopo Bassano, menzionato “tra i quadri più
preziosi” posto a decorare le pareti della biblioteca
dell’Ambasciata49, fu anch’esso trafugato dal palazzo
durante l’occupazione nazista della Seconda Guerra
Mondiale. Il dipinto ricomparve tra il 1953 e il 1954
alla Knoedler Gallery di New York e fu acquistato l’anno successivo dal Museum of Fine Arts di Springfield
9 Pier Dandini e Giovanni Stanchi, Amore entro una
ghirlanda di fiori, olio su tela, cm 112×83, disperso.
Fonte: Morozzi, Paris, L’opera da ritrovare, p. 117
44. Ivi, lettere del 17 aprile 1934 e del 2 febbraio 1935.
45. Bellesi, “I rapporti di collaborazione tra Pier Dandini e Andrea Scacciati”, p. 90,
nota 9. L’opera è indicata da Bellesi come facente parte di una serie di quattro quadri
su tela di forma ottagonale realizzata dal Dandini in collaborazione con Giovanni
Stanchi per la Villa di Poggio Imperiale e su indicazione della dottoressa Ilaria Della
Monica lo segnalò nei depositi delle Gallerie Fiorentine, ignaro dell’invio dell’opera
all’Ambasciata italiana a Varsavia. In realtà il dipinto è assente negli attuali repertori
online della Soprintendenza fiorentina e una verifica successiva al 1989 fatta nei depositi dalla dott.ssa Della Monica, ha confermato tale assenza. Ringrazio la dottoressa
Della Monica per la gentile comunicazione data al prof. Enzo Borsellino.
46. Una fotografia in bianco e nero del dipinto è pubblicata anche nel volume L’opera
da ritrovare più volte citato.
47. Morozzi, Paris, L’opera da ritrovare, p. 115, fig. p. 117.
48. L’articolo fu pubblicato sul settimanale illustrato AS (“Asso”) nell’edizione n. 17
del 24 aprile 1938, da un anonimo giornalista che si firmò “H.L.”, il quale è trascritto
nel volume di Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 186.
49. Il dipinto del Bassano è citato come opera di Leandro e non di Jacopo, a cui invece
è attribuito con quasi unanime consenso dalla critica (Ivi, 182).
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10 Il grande salone di rappresentanza nel periodo tra
le due guerre. Fonte: Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo
Szlenkier, p. 165
11 Francesco Albani, Rebecca al pozzo, olio su tela,
cm 112×76, Varsavia, Ambasciata d’Italia. Fonte:
Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 208
(Massachussets, USA)50, luogo nel quale l’opera era
già stata individuata negli anni ’50 ed erano stati effettuati i primi tentativi per ottenerne la restituzione,
senza tuttavia che tale scopo fosse raggiunto a causa
di discrepanze sia sull’attribuzione dell’opera che sulle
sue reali dimensioni51. Il 22 giugno 200152, dopo oltre
mezzo secolo, sulla base di nuovi riscontri documentali, l’opera fu finalmente recuperata dal Comando dei
Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale, grazie
al Servizio Tecnico per la Ricognizione Patrimoniale
e all’impegno dell’Ambasciatore italiano a Varsavia
Luca Daniele Biolato che svolse un ruolo fondamentale nel recupero, rintracciando il documento
fotografico comprovante il legame dell’opera con la
sede dell’Ambasciata53. L’allora Soprintendente per il
Polo Museale Fiorentino, Antonio Paolucci, dichiarò
che la tela, tornando a Firenze non sarebbe stata esposta al pubblico; per questo fu avanzata la proposta
di ricollocare il dipinto nella sede diplomatica54; ma
ciò fino ad oggi non è avvenuto; il dipinto arreda al
presente gli Uffici della Soprintendenza per il Polo
Museale Fiorentino presso il palazzo degli Uffizi55.
L’interesse per il quadro, per le vicende a cui è andato
in contro, ha determinato la sua presenza in recenti
esposizioni tenutesi a Roma (2011) e a Santo Stefano
di Sessanio (l’Aquila, 2012)56.
50. Morozzi, Paris, L’opera da ritrovare, pp. 63–64.
51. DGABAP, b. 704, fasc.1, lettera del 28 marzo 2001.
52. Ivi, lettera del 5 aprile 2001.
53. Ivi, lettera dell’agosto 2001.
54. Ivi.
55. L’informazione della collocazione attuale del dipinto di Jacopo Bassano si trova
nell’inventario 1890 del Polo Museale Fiorentino consultabile online (http://www.
polomuseale.firenze.it/inv1890/scheda.asp, inv. 1359 consultato il 17/07/2019) ed
è stata confermata dalla dott.ssa Simona Pasquinucci del Dipartimento Biblioteca
e Archivio delle Gallerie degli Uffizi, la quale si ringrazia per la comunicazione.
56. Arte forza dell’Unità. Unità forza dell’arte. Gesta e opere dei grandi salvatori dell’arte raccontati in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia (Roma, 20 aprile – 11 settembre
2011) (Roma: De Luca Editori d’Arte, 2011); Paesi, Pastori e Viandanti. Marmi antichi
e visioni dipinte dagli Uffizi a Santo Stefano (Santo Stefano di Sessanio, 7 luglio – 30
settembre 2012) (Pescara: Carsa Edizioni, 2012). In realtà, il dipinto del Bassano
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12 Anonimo sec. XVII, Ritratto di Giovanni
III Sobieski, olio su tela, cm 75,5×61, Varsavia,
Ambasciata d’Italia. Fonte: Jaroszewski, Biolato,
Il Palazzo Szlenkier, p. 201
13 Jean Marc Nattier (scuola), Ritratto di Luisa
Elisabetta di Borbone, olio su tela, cm 113×935,
Varsavia, Ambasciata d’Italia. Fonte: Jaroszewski,
Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 201
Ancora nel 1935 l’Ambasciata a Varsavia ricevette
sette opere da due musei partenopei: due tele provenienti dall’allora Museo Nazionale di Napoli, di cui
solamente la Rebecca al pozzo, attribuita a Francesco
Albani57 (app. 27; fig. 11), è attualmente in residenza ad ornare lo studio dell’Ambasciatore. L’Albani
rappresenta con dovizia naturalistica la scena della
Genesi58, in cui la donna porge la brocca per dissetare
Eliazar, servo di Abramo, da lui mandato ad Ur, alla
ricerca della moglie per il figlio Isacco. L’altro dipinto,
un Paesaggio fluviale con cavalieri di un ignoto napoletano della fine del sec. XVII (app. 28), è invece
considerato disperso a causa dell’incendio che “distrusse completamente l’edificio (tranne i muri maestri)
fu esposto più volte in occasione di alcune mostre anche prima di essere restituito allo
Stato italiano: Great Masters of the Italian Renaissance 1400–1600 (Winnipeg: Winnipeg Art Gallery Association, 1953), n. 35; Pictures of Everyday Life – Genre Painting
in Europe, 1500–1900 (Pittsburgh: Department of Fine Arts Carnegie Institute, 1954),
n. 3; Venetian Tradition (Cleveland: The Cleveland Museum of Art, 1954), p. 19, ma si
segnala che non fu presente all’esposizione Jacopo Bassano c. 1510–1590 che si tenne
al Museo Civico di Bassano del Grappa nel 1992 e fu invece esposto l’anno seguente
alla seconda edizione della stessa a Forth Worth (Texas), probabilmente perché il
Museo di Springfield temeva la richiesta di restituzione dell’opera da parte dell’Italia.
57. L’opera nel volume Il Palazzo Szlenkier non ha la specifica attribuzione all’Albani
ma ad una generica “Scuola emiliana del sec. XVII” (Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo
Szlenkier, p. 208).
58. Genesi 24:13–20.
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14 La hall al piano di rappresentanza nel periodo tra
le due guerre. Fonte: Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo
Szlenkier, p. 164
15 Lo studio dell’Ambasciatore nel 1969. Fonte:
Fanfani Vecchi, Le Ambasciate d’Italia nel mondo,
vol. 1, p. 152
durante il conflitto” come apprese solamente nel 1987
la Soprintendenza per i beni artistici e storici di Napoli a seguito di una comunicazione dall’Ambasciata59.
Anche le restanti cinque tele provenienti dal Museo
di Capodimonte sono, purtroppo, tutte perdute: un
Paesaggio con veduta dei bagni di Lucca di Vincenzo
Segarelli del 1824 (app. 29), tre Marine, una di Federico Scarpinato (app. 30) e due di Antonio Casati
(app. 31–32); una tela di Salvatore Giusti raffigurante
un Cane con cacciagione (app. 33).
Oltre ciò, due ritratti ornano attualmente le pareti
dell’Ambasciata, la cui provenienza, considerata ignota
fino a questo momento60, si segnala qui per la prima
volta: il Ritratto di Giovanni III Sobieski re di Polonia
realizzato da un anonimo artista del sec. XVII (app. 34;
fig. 12) e il Ritratto di Luisa Elisabetta di Borbone copia
da un originale di Jean Marc Nattier61 (app. 35; fig. 13).
Grazie alle sigle e ai numeri d’inventario segnati sul
retro delle tele, le cui fotografie sono conservate presso
l’archivio di deposito della DGABAP62 e la conferma
avuta dalla dottoressa Luisa Berretti della Soprintendenza di Torino, mi è stato possibile individuare la collezione di provenienza dei dipinti: il Castello di Moncalieri a Torino63. Non è stata invece ancora appurata
59. DGABAP, b. 704, fasc.1, lettera dell’8 gennaio 1987.
60. Sia i documenti prodotti dal Servizio Tecnico per la Ricognizione Patrimoniale
che il volume di Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier (p. 208), ritengono le opere
di provenienza ignota.
61. Si segnala un’altra versione di questo ritratto, identica nel soggetto, ma leggermente diversa nelle dimensioni (cm 1,04 ×1,35), uscita dall’atelier di Nattier attorno
al 1794, intitolata Madame Infante in abito di vestale, già nella collezione del principe
Czartorysky, poi venduta all’asta da Palais Galliéra di Parigi nel 1975 (Hotel Lambert,
Parigi, 2 dicembre 1974, lotto 34) ad un anonimo collezionista, oggi nota solamente
attraverso riproduzioni fotografiche.
62. DGABAP, b. 704.
63. Sul retro della tela raffigurante Giovanni III Sobieski vi sono alcune lettere e numeri: D.C. 652 a vernice nera sul telaio, (Dotazione Corona); 6936 su telaio e tela a vernice
rossa, e il timbro a fuoco VE (Vittorio Emanuele) e poco distante 6926 e, a matita
rossa la scritta “Boni”. Sul retro della tela raffigurante Luisa Elisabetta di Borbone: D.C.
(Dotazione della Corona) sul telaio 186 e 591 a vernice nera con caratteri moderni.
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la data esatta del loro arrivo presso Palazzo Szlenkier,
ma si ha la certezza che fossero in Ambasciata già nel
1938, in quanto il ritratto del re di Polonia compare in
una fotografia allegata all’articolo pubblicato in tale
data precedentemente citato64 (fig. 14). Le due opere,
in realtà, non furono inviate in deposito esterno dal
Castello di Moncalieri, ma direttamente dal Ministero degli Affari Esteri; ciò si può affermare perché entrambe sono presenti nell’elenco dei beni di proprietà
dell’Ambasciata, quali beni del Ministero degli Esteri
e non di una collezione museale65. Si suppone, quindi,
che queste opere facciano parte di quei beni di proprietà della Real Casa che nel 191966 furono devoluti
al Demanio italiano, parte dei quali vennero destinati
ad alcuni Ministeri, fra cui proprio quello degli Esteri,
che in quel periodo era impegnato ad arredare le rappresentanze diplomatiche all’estero67. Negli anni i due
ritratti cambiarono ubicazione più volte all’interno del
palazzo. Il ritratto di Sobieski68, che rientra nel particolare genere del ritratto “sarmatico”69 tipico della
Polonia del XVII e del XVIII secolo, nel 1938 era collocato sopra il camino nell’attuale hall del piano di
rappresentanza70 (fig. 14), mentre nel 1969 decorava,
insieme al ritratto della duchessa di Parma, Piacenza
e Guastalla71, le pareti dello studio dell’Ambasciatore72
(fig. 15); dal 2001 entrambi sono ubicati nel salotto73.
In seguito al secondo conflitto mondiale, fu Eugenio Reale (1945–1947), primo Ambasciatore d’Italia
nella nuova Polonia postbellica, a sobbarcarsi il faticoso lavoro di recupero del palazzo e di arredarlo
nuovamente, in quanto, al momento del suo primo
sopralluogo, nell’estate del 1945, non trovò alcuna
traccia di arredi e suppellettili74. Non è dato conoscere
cosa sia successo di preciso a questi oggetti, ma è probabile che siano stati travolti dalla parziale distruzione
dell’edificio e in parte probabilmente trafugati dai
DGABAP, b. 704, fasc.1, documenti 21 giugno 2001.
64. Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 164.
65. Comunicazione orale del dottor Marcello Biasizzo.
66. Regio Decreto del 3 ottobre 1919 n. 1792.
67. Monica Pignatti Morano, “Gli inventari del Ministero della Real Casa”, in Gli
inventari delle Corti. Le guardarobe reali in Italia dal XVI al XX secolo, a cura di Enrico
Colle (Firenze: Polistampa, 2004), pp. 309–310.
68. Nell’Inventario degli oggetti d’arte esistenti nel Real Castello di Moncalieri di Dotazione
della Corona del 1881 è indicato al n. 652, come conservato, privo di cornice, al secondo
piano del Real Castello, mentre nell’inventario del 1909 è segnalato al n. 686, sempre
privo di cornice, nel magazzino dei quadri del Padiglione Nord-Est del Real Castello.
69. La caratteristica di questo tipo di ritratto è il realismo con cui viene trattata la
fisionomia del soggetto, senza idealizzazioni, accentuando gli attributi utili a definire
lo status sociale dell’effigiato.
70. Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 164.
71. Nell’Inventario degli oggetti d’arte esistenti nel Real Castello di Moncalieri di Dotazione della Corona del 1881 è segnalato al n. 186 come “Mezzo busto di donna in
un tempio con ara accesa” munito di cornice in legno modanata e dorata e collocato
alla “Galleria n.7 della Pianta”, mentre nell’inventario del 1909, è citato al n. 591 come
“Busto di donna in un tempio con ara accesa” con cornice come sopra e conservato
nel magazzino dei quadri nel Padiglione Nord-Est del Real Castello.
72. Mariapia Fanfani Vecchi, Le Ambasciate d’Italia nel mondo, vol. 1 (Milano: Sagdos,
1969), p. 149.
73. Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 180.
74. Ivi, p. 108.
L’arredamento dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia
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16 Scuola napoletana
sec. XVIII, Scena di
battaglia, olio su tela,
cm 127×201, Varsavia,
Ambasciata d’Italia.
Fonte: Jaroszewski,
Biolato, Il Palazzo
Szlenkier, p. 204
tedeschi. Alcune testimonianze affermano che vi fu
la volontà di salvare qualche arredo, alcuni dei quali
furono “posti in salvo a Berlino”75, mentre cinque tele
furono restituite al Ministero degli Affari Esteri nel
1949 da un certo “ing. Boni” che le aveva “poste in
salvo a Cracovia”76 ma, non è dato sapere quali siano
le opere in questione né la loro sorte.
Per quanto riguarda le dotazioni successive alla
guerra, orna l’attuale studio dell’Ambasciatore una
tela di grandi dimensioni raffigurante una Scena di
battaglia di scuola napoletana del sec. XVIII (app. 36;
fig. 16), inviata dal Ministero degli Affari Esteri entro
il 195077; non si è però al corrente dell’anno esatto
in cui l’opera arrivò alla sede diplomatica in quanto
non si è reperito il verbale di consegna. Il dipinto
ha la tipica composizione delle scene di battaglia in
cui, solitamente, in primo piano viene raffigurato lo
scontro delle cavallerie dinanzi a fortificazioni che
appaiono in secondo piano. Sulla destra i cavalieri
stanno attraversando il ponte che li porterà ad attaccare la fortezza.
Nel 1963 l’Ambasciatore Enrico Aillaud (1962–
1968) ottenne alcune opere direttamente dal Ministero degli Affari Esteri78. Furono inviate a Varsavia sei
tele ad olio: due quadri pendant raffiguranti il primo
un Episodio della Gerusalemme liberata79 e l’altro una
75. Ivi, p. 190.
76. DGABAP, b. 704, fasc.1, lettera del 29 dicembre 1993.
77. DGABAP, b. 704, fasc.1, Inventario del mobilio dell’Ambasciata. Nel tabulato
prodotto nel 2001 dal Servizio tecnico non è menzionata la provenienza dal Ministero
degli Affari Esteri.
78. Non è stato possibile stabilire se le opere furono acquistate appositamente dal
Ministero oppure erano già presenti nella propria collezione.
79. La scena potrebbe essere una libera interpretazione dell’episodio del poema tassesco in cui Erminia trova Tancredi ferito in seguito al combattimento con Argante.
Non si comprende, però, perché l’artista abbia rappresentato dei soldati al seguito della
donna, la quale sembra parlare con uno di essi, mentre indica con la mano sinistra
l’uomo disteso a terra. Gli elementi appena descritti fanno pensare ad altri due episodi
del poema, raffigurati dall’artista probabilmente con l’intento di rappresentare due
scene nello stesso dipinto, i cui protagonisti sono, questa volta, Armida e Rinaldo.
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17 Anonimo sec. XVII, Episodio della Gerusalemme
Liberata, olio su tela, cm 150×104, Varsavia,
Ambasciata d’Italia. Fonte: Jaroszewski, Biolato,
Il Palazzo Szlenkier, p. 191
18 Anonimo sec. XVII, Scena di convoglio, olio su tela,
cm 150×104, Varsavia, Ambasciata d’Italia. Fonte:
Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 191
Scena di convoglio (app. 37–38; figg. 17–18); entrambi
nel Registro degli oggetti d’arte presenti in Ambasciata, risultano ascritti al pittore bresciano Giuseppe
Zola; confrontando alcune opere di questo artista con
le due tele in questione, non ritengo di escluderne la
paternità80; una coppia di tele del pittore tedesco Philipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli81 con Animali
e pastore con giubba di pelo (app. 39; fig. 19) e Animali
In tal caso, il gruppo sulla sinistra rappresenterebbe l’episodio in cui Armida, al servizio
delle forze demoniache, fa la sua apparizione nel campo dei soldati cristiani, gettando
scompiglio tra di essi, i quali si innamorano quasi tutti di lei (Canto IV e V). Sulla
destra invece, l’episodio rappresentato potrebbe essere quello in cui due cavalieri
(Carlo e Ubaldo) ritrovano Rinaldo nel giardino magico di Armida (Canto XVI).
80. Dalla relazione della ricognizione patrimoniale svolta dal Servizio Tecnico si
apprende che entrambi, sul retro delle tele recano l’annotazione “Galleria Sangiorgi”
(DGABAP, b. 704, fasc. 1, 18 giugno 2001).
81. Le due tele sono attribuite a Rosa da Tivoli nel documento che dichiara l’esportazione temporanea a Varsavia (DGABAP, b. 704, fasc.1, 1 luglio 1963) e in quelli della
ricognizione patrimoniale del 2001 (Ivi, 18 luglio 2001), mentre nel Registro degli oggetti
d’arte presenti in Ambasciata sono ritenute del pittore napoletano Domenico Brandi
detto il Miccio. Inoltre, in una fotografia in bianco e nero della tela Animali e pastore con
giubba rossa, con tanto di cornice, posseduta dalla Fototeca della Fondazione Federico
L’arredamento dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia
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19 Phillipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli, Animali
e pastore con giubba di pelo, olio su tela, cm 146×215,
Varsavia, Ambasciata d’Italia. Fonte: Jaroszewski,
Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 188
20 Phillipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli, Animali
e pastore con giubba rossa, olio su tela, cm 146×215,
Varsavia, Ambasciata d’Italia. Fonte: Jaroszewski,
Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 189
e pastore con giubba rossa (app. 40; fig. 20), tutti collocati nel salone di rappresentanza; due Paesaggi con
torrente realizzati da un anonimo autore del sec. XVII
(app. 41–42), esposti nell’ingresso del piano di rappresentanza del palazzo; arrivarono, inoltre, otto pannelli
decorativi a tempera su tela: due sopraporta con Due
amorini su volute architettoniche (app. 43–44); quattro
vedute con rovine classiche e scene centrali differenti:
un’abbazia, una fontana, una scena di caccia, il Colosseo, tutti contornati da una cornice con ai lati delle
cariatidi che sostengono un capitello ionico (app. 45,
46, 47, 48). Essi sono ubicati nel salotto del piano di
rappresentanza tranne quello raffigurante al centro
una scena di caccia, posto ad ornare l’anticamera dello
studio dell’Ambasciatore; infine, ornano lo scalone
d’onore, due alti pannelli con cariatide e telamone
che sostengono un capitello ionico (app. 49–50). Fu
mandata anche una grisaille raffigurante una Scena mitologica con amorini (app. 51), collocata in una parete
a specchio nella sala da pranzo. Si è al corrente che ancora nel 1963, fu donata all’Ambasciata una statuetta
di marmo bianco, da parte della principessa Lubecka82;
tale opera è attualmente situata nella sede diplomatica.
Sono presenti, inoltre, ai lati delle due porte di accesso
del grande salone di rappresentanza, quattro pannelli
decorativi settecenteschi realizzati su seta, raffiguranti
Grottesche e figure femminili o maschili all’interno di
una mandorla (app. 52, 53, 54, 55), inviati dal Ministero degli Affari Esteri entro il 196483. Ancora dallo
stesso Ministero fu inviato entro il 1987 un acquarello
con Veduta di un ponte romano con figure (app. 56)84
che oggi arreda la hall del piano di rappresentanza.
Tutte le opere inviate negli anni ’60 del Novecento,
come si è detto, sono ancora presenti nel palazzo; non
si sa con precisione se gli altri arredi che decorano la
sede da tale data in poi furono acquistati o ricevuti in
deposito temporaneo. Fra questi si possono elencare:
due bei mobili ottocenteschi in mogano con piano in
Zeri dell’Università di Bologna, consultata online (http://catalogo.fondazionezeri.
unibo.it/scheda/opera/87403/Brandi%20Domenico%20%28Micco%29%2C%20Pastore%20con%20ovini%20al%20pascolo%20e%20cane) è ancora attribuita al Brandi.
82. Jaroszewski, Biolato, Il Palazzo Szlenkier, p. 198, ma senza altre specifiche
indicazioni.
83. DGABAP, b. 704, fasc.1, Inventario del mobilio dell’Ambasciata.
84. Sul retro di una fotografia prodotta in occasione della ricognizione patrimoniale
del 2001, vi è la scritta “prov. Camillo Passerelli Roma”; l’opera potrebbe quindi essere
stata acquistata a Roma presso “Camillo Passerelli”, probabilmente un antiquario.
Inoltre, il ponte raffigurato, per la sua struttura con la merlatura e le tre arcate, di cui
quella centrale più grande, potrebbe essere il Ponte Nomentano.
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marmo verde e decorazione in pietra intarsiata; due
specchiere di Murano, di cui una con decorazione
incisa e l’altra blu e argentata; due armadi in legno
intarsiato di stile tedesco; due consoles in legno dorato
con piano in marmo in stile Luigi XVI che recano agli
angoli teste leonine, poste nel salone di rappresentanza. Nonostante non si abbiano informazioni certe
riguardo tali arredi, sicuramente essi possono essere
considerati parte dell’arredamento postbellico.
In conclusione, si può affermare che attualmente
ornano l’Ambasciata ventotto opere di cui si hanno
notizie documentali, mentre quelle disperse sono
ventuno; le opere che risultano oggi collocate in altri
luoghi sono in totale sette, di cui solamente una decorò le pareti di Palazzo Szlenkier. A conferma della
scarse e discordanti notizie sui sei quadri mai inviati
a Varsavia, si può notare che nell’inventario 1890 online del Polo Museale Fiorentino sono ancora segnalate
come inviate alla sede diplomatica nel 192285; inoltre,
nelle schede inventariali dei fregi di Dandini e Scacciati non è menzionata la permanenza presso l’Ambasciata italiana a Washington e, per quanto riguarda
la piccola tela del Bassano, arrivata effettivamente
a Varsavia nel 1935, non viene ricordato il periodo
postbellico all’estero prima del suo definitivo rientro
in patria nel 2001.
Ci si chiede, infine, se non sia giusto e possibile
riportare alla sede diplomatica italiana in Varsavia gli
arredi allora ad essa destinati che si trovano relegati
nei depositi, in corridoi e uffici, ignorati da tutti, per
permettere all’Ambasciata di rappresentare al meglio
lo Stato italiano anche attraverso la sua arte.
85. http://www.polomuseale.firenze.it/inv1890/scheda.asp, inv. 3814; 3815; 8051;
5075; 8278; 7737.
APPENDICE A
DGABAP, b. 704, fasc.1, lettera del 6 dicembre 1922
QUADRI SCELTI PER L’AMBASCIATA ITALIANA A VARSAVIA (Numeri d’inventario 1890)
3815= Dipinto su tela A. 1.17 = L. 1.79. “Prospettiva” con due terrazze su volta, con quattro figurette affacciate. Nel mezzo una Fontana. Dipinto
a tempera di scuola italiana del 700 A. 1.17 =
L.1.79, cornice imitazione noce e dorata, L. 800
3814= Pendant del precedente, ma meno interessante. Paesaggio con rovine. Sul davanti una cascata
con sei figurette in primo piano. Cornice come
sopra, L. 800
6684= Dipinto a olio su tela A. 1.83 = L. 2.94. Allegoria della Poesia. Quattro figure di giovanette,
una delle quali con arpa, accolgono una giovine
che tiene in mano una penna. In aria tre genietti
alati. In basso a sinistra la figura allegorica del
Tempo. Lavoro ordinario di scuola Cortonesca.
In rozza cornice tinta in giallo, L. 800
6685= Pendant del precedente. A sinistra un satiro
in atto di schiacciare dell’uva dentro un vaso istoriato, altra figura che porta dell’uva a due puttini
ebbri. A destra una coppia di amanti in atto di libare e due altre figure. Il resto come sopra benché
la pittura sia migliore, L. 1000
6641= Dipinto a olio su tela A. 1.43 = L.1.64. Sotto
una vasta e ben ideata “prospettiva” si rappresenta una scena di saccheggio. A destra vedesi un Capitano a cavallo che procede vittorioso e a sinistra due guerrieri in atto di portar via delle anfore
preziose. Costumi Romani. In cornice sagomata
e dorata, lavoro andante di scuola italiana del
600. L. 1000
8278= Dipinto a olio su tela A. 2.68 = L. 1.86.
Copia di uno dei famosi affreschi di Giovanni da
S. Giovanni alla Sala degli Argenti in Palazzo Pitti
L’arredamento dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia
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a Firenze. Rappresenta le Arti scacciate dal Parnaso dai satiri. Copia del 700. Senza cornice. L. 500
8274= Tela a olio A. 1.64 = L. 1.23. Copia di un
particolare della Cupola del Correggio a Parma,
con le figure del Battista contornata di moltissimi
angioletti. Lavoro mediocre del Secolo XVII–
–XVIII, senza cornice, L. 200
7737= Tela a olio A. O.62 = L. 0.76. Soggetto incerto. A destra la mezza figura di un giovane seminudo con dardo nella sinistra (Apollo?) e a sinistra una giovane donna in busto che gli prende il
braccio destro supplichevole. Lavoro mediocre
del secolo XVIII, L. 300 (senza cornice)
6700= Tela a olio, A. O.23 = 0. 29. Rappresentante
un guerriero greco (?) seminudo con grande
elmo, ai suoi piedi la figura morente di una
donna ferita mortalmente sorretta da un vecchio.
A destra due donne piangenti, a sinistra e nel
fondo guerrieri. Dietro si legge: “Bozzetto di Desmarais” in cornice sagomata e ornata del secolo
XVIII, L. 300
6696= Dipinto su rame A. 0.185 = L. 0.24. Paesaggio con monti, colline, e fiume, alberi edifici monumentali e figurette. Nell’angolo di destra due
di queste, una in piedi e l’altra su di un ginocchio. Scuola olandese del secolo XVII–XVIII.
Cornice dorata del tempo, L. 300 (mediocre)
putti alcuni dei quali con anfore di fiori. Dipinto
piuttosto ordinario di scuola Cortonesca, senza
cornice, L. 500
8051= Grande fregio, pendant del precedente,
spezzato in due tele a olio. 1° A. 1.19 L. 3.38. Nel
centro un giovane alato che trattiene un toro;
a sinistra giovine donna seduta presso un anfora
di fiori e un putto; a destra giovine alato e due
putti. 2° A. 1.19 = L. 3.19. Due figure di giovini,
uno dei quali alato, che tengono degli arieti;
e altri tre putti due dei quali con anfore di fiori.
Senza cornice. Lavori ordinari di scuola Cortonesca, L. 500 (ambedue)
6785= Tempera su carta A. 0.285 = L. 0.375. Porto
di mare con torrione, a destra un battello con
vela e sul davanti quattro figurette, una delle quali seduta su di un baule che fuma. Lavoro mediocre del secolo XVIII. In cornice, L. 200
6865= Dipinto a olio su tela A. 0. 335 =L. 0.42.
Il Combattimento tra Centauri e Lapiti, con posizione arruffata e indescrivibile. Sul davanti un
Centauro e una donna morti. Lavoro mediocre
del 600, L. 100
6780= Tocco in penna su pergamena, A. 0.155 =
L. 0.275. Caccia al cervo. A sinistra un uomo
a cavallo, a destra un cervo addentato da due
cani. Lavoro andante del secolo XVII–XVIII.
Cornice a pastiglia del 700, L. 200
6823= Dipinto a olio su rame, A. 0.25 = 0. 195.
Un angelo in atto di scacciare un demonio che
vorrebbe impossessarsi del corpo di un vecchio
giacente per terra sul davanti. Cornice ornata
e dorata del 700, lavoro ordinario, L. 300
6781= Pendant del precedente. Sul davanti un grosso cervo colpito da un uomo con palo a destra di
un cane. A sinistra un cavaliere a destra un altro
cane. Cornice come sopra, L. 200
6783= Dipinto a tempera su carta, A. O.22 = L. 0.29.
“Marina” con scogliera a sinistra e due uomini sul
davanti. Lavoro comune del secolo XVIII–XIX.
Cornice dorata, L. 200
6778=6779= Due disegni a penna e bistro su carta.
Due paesetti firmati: Elisabetta Chalotti De Larraine (sic) secolo XVIII. Cornice scolpita a fiori
del 700, A. 0.18 = L. 0.2.55, L. 300 (ambedue)
5075= Grande fregio a olio su tela A. 1.19 = L. 5.49.
Rappresenta due figure allegoriche femminili
una con un grosso granchio e l’altra coronata di
spighe con dei fiori. Vi si vedono anche cinque
6790= Disegno a matita su carta A. 0.26 = L. 0.35.
Due putti uno con un uccello, l’altro colla gabbia
secolo XIX. Cornice in legno naturale, L. 100
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6786= (Pendant del 6785) Tempera su carta, A. 0.28
= L. 0.38. Paesaggio in pianura con strada e un
viandante con cane. Nel mezzo due alberi. A destra figuretta seduta. Lavoro mediocre del secolo
XVIII. Con cornice, L. 200
6 dicembre 1922
Dalla Direzione delle RR. Gallerie e Museo di
S. Marco di Firenze, il sottoscritto dichiara d’aver
ricevuto a titolo di deposito provvisorio i quadri
soprindicati destinati all’Ambasciata italiana di
Varsavia, obbligandosi a restituirli a semplice
richiesta della Direzione stessa.
Per ricevuta dei quadri da spedire / a Varsavia.
/ Il Capo dell’Ufficio Amm.vo / Del Ministero
degli Affari Esteri
APPENDICE B:
OPERE D’ARTE DESTINATE ALL’AMBASCIATA D’ITALIA A VARSAVIA
1. Andrea Pozzo (scuola), Rovine e cascata, sec. XVII,
olio su tela, cm 116×175, Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 3814), in deposito presso Madrid,
Ambasciata italiana.
2. Andrea Pozzo (scuola), Rovine con archi e terrazze,
sec. XVII, olio su tela, cm 116×175, Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 3815), in deposito
presso Madrid, Ambasciata italiana.
3. Pier Dandini e Andrea Scacciati, Allegoria della
Primavera, 1680 circa, olio su tela, cm 110×563,
Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 8051),
depositi.
4. Pier Dandini e Andrea Scacciati, Allegoria dell’Estate, 1680 circa, olio su tela, cm 110×563, Firenze,
Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 5075), depositi.
5. Giovanni Mannozzi detto Giovanni da San Giovanni (copia da), Le arti cacciate dal Parnaso, sec.
XVII, olio su tela, cm 285×204, Firenze, Gallerie
degli Uffizi, (inv. 1890 n. 8278), in deposito presso
Roma, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
6. Anonimo, Venere e Adone, sec. XVIII, olio su tela,
cm 62×86, Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890
n. 7737), in deposito presso Roma, Ministero degli
Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
7. Pietro da Cortona (scuola), Allegoria della Poesia,
olio su tela, cm 162×275, Firenze, Gallerie degli
Uffizi, (inv. 1890 n. 6684), in deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
8. Anonimo (cerchia di Girolamo Genga), Saccheggio
del Tempio di Salomone, olio su tela, cm 130×158,
Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 6641),
in deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
9. Scuola di Pietro da Cortona, Baccanale, olio su
tela, cm 183×294, Firenze, Gallerie degli Uffizi
(inv. 1890 n. 6685), disperso.
10. Antonio Allegri detto Correggio (scuola), San Giovanni Battista e angeli, olio su tela, cm 164×123,
Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 8274),
disperso.
11. Jean Baptiste Frederich Desmarais, Sacrificio di Ifigenia, sec. XVIII, olio su tela, cm 23×29, Firenze,
Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 6700), disperso.
12. Scuola olandese sec. XVII–XVIII, Paesaggio, dipinto su rame, cm 185×24, Firenze, Gallerie degli
Uffizi, (inv. 1890 n. 6696), disperso.
13. Pieter Paul Rubens (scuola), Angelo che scaccia il
demonio, olio su rame, cm 25×19,5, Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 6823), disperso.
14. Anonimo, Marina, sec. XVIII–XIX, tempera su
carta, cm 22×29, Firenze, Gallerie degli Uffizi,
(inv. 1890 n. 6783), disperso.
15. Anonimo, Paesaggio con marina, sec. XVIII, tempera su carta, cm 28,5×37,5, Firenze, Gallerie degli
Uffizi, (inv. 1890 n. 6785), disperso.
16. Anonimo, Paesaggio, sec. XVIII, tempera su carta,
cm 28×38, Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890
n. 6786), disperso.
17. Ignoto pittore sec. XVII, Combattimento tra Centauri e Lapiti, olio su tela, cm 33,5×42, Firenze,
Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 6865), disperso.
18. Anonimo sec. XVII–XVIII, Caccia al cervo, penna
L’arredamento dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia
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su pergamena, cm 15,5×27,5, Firenze, Gallerie degli
Uffizi, (inv. 1890 n. 6780), disperso.
19. Anonimo sec. XVII–XVIII, Caccia al cervo, penna
su pergamena, cm 15,5×27,5, Firenze, Gallerie degli
Uffizi, (inv. 1890 n. 6781), disperso.
20. Elisabeth Charlotti De Lorraine, Paesaggio, sec.
XVIII, disegno a penna e bistro su carta, cm 18×25,
Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 6778),
disperso.
21. Elisabeth Charlotti De Lorraine, Paesaggio,
sec. XVIII, disegno a penna e bistro su carta, cm
18×25, Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890
n. 6779), disperso.
22. Anonimo, Due putti con un volatile in mano,
sec. XIX, disegno a matita su carta, cm 26×35,
Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv. 1890 n. 6790),
disperso.
23. Sarcofago strigilato di Cornelio Octaviano, marmo,
cm 155×0,46×0,40, Roma, Museo Nazionale Romano, (inv. 72309), in deposito presso Varsavia,
Ambasciata italiana.
24. Cristoforo Munari, Pappagallo sul trespolo, libri,
bucchero, astrolabio, vassoio di frutta, tabacchiera su
basamento ricoperto parzialmente da tovaglia, olio
su tela, cm 115×104, Firenze, Gallerie degli Uffizi, (inv.1890 n. 7154), in deposito presso Varsavia,
Ambasciata italiana.
25. Jacopo Bassano, Parabola del seminatore, olio su
tela, cm 49×62, Firenze, Gallerie degli Uffizi,
(inv. 1890 n.1359), in deposito presso Firenze,
Uffici della Soprintendenza per il Polo Museale
Fiorentino.
26. Pier Dandini e Giovanni Stanchi, Amore entro una
ghirlanda di fiori, olio su tela (sagomata ad ottagono), cm 112×83, Firenze, Galleria Palatina (?), (inv.
Pitti n. 457), disperso.
27. Francesco Albani, Rebecca al pozzo, olio su tela, cm
112×76, Napoli, Museo Nazionale, (inv.1026), in
deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
28. Ignoto napoletano fine sec. XVII, Paesaggio fluviale con cavalieri, olio su tela (sagomata ad ottagono), cm 1,02×1,55, Napoli, Museo Nazionale,
(inv.1129), disperso.
29. Vincenzo Segarelli, Paesaggio con veduta dei bagni
di Lucca, 1824, olio su tela, cm 0,74×0,55, Napoli,
Museo di Capodimonte, (inv. n. 4772), disperso.
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30. Federico Scarpinato, Marina sull’ora del tramonto,
olio su tela, cm 2,07×1,09, Napoli, Museo di Capodimonte, (inv. n. 429 P.S.), disperso.
31. Antonio Casati, Marina di Pozzuoli, 1840, olio su
tela, cm 1,76×1,03, Napoli, Museo di Capodimonte, (inv. n.57), disperso.
32. Antonio Casati, Marina di Napoli, 1840, olio su
tela, cm. 1,76×1,03, Napoli, Museo di Capodimonte, (inv. n. 58), disperso.
33. Salvatore Giusti, Cane con cacciagione, olio su tela,
cm 1,88×2,33, Napoli, Museo di Capodimonte,
(inv. n.145), disperso.
34. Anonimo sec. XVII, Ritratto di Giovanni III Sobieski re di Polonia, olio su tela, cm 75,5×61, Torino,
Castello di Moncalieri, (inv. 686, 652), in deposito
presso Varsavia, Ambasciata italiana.
35. Jean Marc Nattier (Scuola), Ritratto di Luisa Elisabetta di Borbone, olio su tela, cm 113×935, Torino,
Castello di Moncalieri, (inv. 591, 186), in deposito
presso Varsavia, Ambasciata italiana.
36. Scuola napoletana sec. XVIII, Scena di battaglia, olio su tela, cm 1,27×2,01, (Ambasciata 152,
231, 32), in deposito presso Varsavia, Ambasciata
italiana.
37. Anonimo sec. XVII, Episodio della Gerusalemme
liberata, olio su tela, cm 150×104, (inv. Ambasciata 312), in deposito presso Varsavia, Ambasciata
italiana.
38. Anonimo sec. XVII, Scena di convoglio, olio su tela,
cm 150×104, (inv. Ambasciata 313), in deposito
presso Varsavia, Ambasciata italiana.
39. Philipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli, Animali e pastore con giubba di pelo, olio su tela, cm
146×215, (inv. Ambasciata 315), in deposito presso
Varsavia, Ambasciata italiana.
40. Philipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli, Animali
e pastore con giubba rossa, olio su tela, cm 146×215,
(inv. Ambasciata 314), in deposito presso Varsavia,
Ambasciata italiana.
41. Anonimo sec. XVII, Paesaggio con figure e torrente,
olio su tela, cm 285×198, (inv. Ambasciata 429),
in deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
42. Anonimo sec. XVII, Paesaggio con torrente, olio su
tela, cm 285×198, (inv. Ambasciata 430), in deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
43. Sopraporta, Due amorini su volute architettoniche,
Anna D’Agostino
Biuletyn Historii Sztuki 85, 1 (2023), ISSN: 0006-3967, e-ISSN: 2719-4612
sec. XVIII, tempera su tela, cm 63×140, (inv. Ambasciata 442), in deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
44.Sopraporta, Due amorini su volute architettoniche,
sec. XVIII, tempera su tela, cm 63×140, (inv. Ambasciata 443), in deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
45. Pannello raffigurante una veduta di un’abbazia con
paesaggio campestre, entro cornice con volute, telamone e cariatide, sec. XVIII, tempera su tela, cm
203×222, (inv. Ambasciata 436, 1023), in deposito
presso Varsavia, Ambasciata italiana.
46. Pannello raffigurante una veduta di rovine classiche
con fontana e chiesa sullo sfondo, entro una cornice con volute, telamone e cariatide, sec. XVIII,
tempera su tela, cm 205×220, (inv. Ambasciata
437, 1024), in deposito presso Varsavia, Ambasciata
italiana.
47. Pannello raffigurante una scena di caccia, entro
una cornice con volute, telamone e cariatide, sec.
XVIII, tempera su tela, cm 196×235, (inv. Ambasciata 439, 1026), in deposito presso Varsavia,
Ambasciata italiana.
48. Pannello raffigurante una venuta di rovine classiche
(sullo sfondo il Colosseo), entro una cornice con
volute, telamone e cariatide, sec. XVIII, tempera
su tela, cm 207×328, (inv. Ambasciata 438), in
deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
49. Pannello raffigurante, cornice dipinta con motivi
rocaille, con telamone sul lato sinistro, sec. XVIII,
tempera su tela, cm 205×75, (inv. Ambasciata 440),
in deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
50. Pannello raffigurante, cornice dipinta con motivi
rocaille, con cariatide sul lato, sec. XVIII, tempera
su tela, cm 205×75, (inv. Ambasciata 441), in deposito presso Varsavia, Ambasciata italiana.
51. Grisaille, Scena mitologica con amorini, olio su tela,
cm 130×132, (inv. Ambasciata 431), in deposito
presso Varsavia, Ambasciata italiana.
52. Pannello decorativo settecentesco con grottesche
e figura femminile entro una mandorla, seta dipinta
applicata su cartone, cm 345×125, (inv. Ambasciata 501), Varsavia, Ambasciata italiana.
53. Pannello decorativo settecentesco con grottesche
e figura maschile entro una mandorla, seta dipinta
applicata su cartone, cm 345×125, (inv. Ambasciata 504), Varsavia, Ambasciata italiana.
54. Pannello decorativo settecentesco con grottesche
e figura femminile entro una mandorla, seta dipinta
applicata su cartone, cm 345×125, (inv. Ambasciata 502), Varsavia, Ambasciata italiana.
55. Pannello decorativo settecentesco con grottesche
e figura maschile entro una mandorla, seta dipinta
applicata su cartone, cm 345×125, (inv. Ambasciata 503), Varsavia, Ambasciata italiana.
56. Anonimo sec. XIX, Veduta di un ponte romano con
figure, gouache, cm 59×73, (inv. 1428), Varsavia,
Ambasciata italiana.
BIBLIOGRAFIA
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Dandini e Andrea Scacciati: le tele con le ‘Allegorie
delle Stagioni’.” Paragone, no. 469 (1989).
Dalle collezioni all’arredo. Opere dei musei negli uffici
e nelle sedi di rappresentanza dello Stato. La ricostruzione delle collezioni. Roma: Quintilia, 1997.
Fanfani Vecchi, Mariapia. Le Ambasciate d’Italia nel
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Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, no. 173 (1929).
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Varsavia: Rosikon Press, 2001.
Melograni, Anna. “‘Del quadro che verrà a riposare
lo sguardo del visitatore passeggero e del diuturno abitatore’, ovvero l’arredo delle sedi italiani
all’estero (ambasciate, consolati e regie legazioni).”
In Dalle collezioni all’arredo. Opere dei musei negli
uffici e nelle sedi di rappresentanza dello Stato. La ricostruzione delle collezioni. Roma: Quintilia, 1997.
Miarelli Mariani, Ilaria. “Le ‘Allegorie delle Quattro
Stagioni’ di Andrea Scacciati e Pier Dandini.”
Paragone, no. 603 (2000).
Morozzi, Laura, and Rita Paris. L’opera da ritrovare.
Repertorio del patrimonio artistico italiano disperso
L’arredamento dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia
Biuletyn Historii Sztuki 85, 1 (2023), ISSN: 0006-3967, e-ISSN: 2719-4612
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all’epoca della seconda guerra mondiale. Roma:
Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1995.
Notizie degli Scavi di Antichità, no. 10 (1915).
Pignatti Morano, Monica. “Gli inventari del Ministero
della Real Casa.” In Gli inventari delle Corti.
Le guardarobe reali in Italia dal XVI al XX secolo,
a cura di Enrico Colle. Firenze: Polistampa, 2004.
SUMMARY
The Furnishings of the Italian Embassy in Warsaw. New Documentary Acquisitions by Anna D’Agostino
The décor of the Italian Embassy in Warsaw originated in 1922, a few months after
the purchase of the Szlenkier Palace as a diplomatic headquarters. It was furnished
mostly with works of art granted on external deposit by some of Italy’s major museums and galleries. The Minister of Foreign Affairs requested such works from
the Minister of Public Education, who applied to the directors of State Galleries
for some paintings kept in their storerooms. They, in turn, proposed a selection of
works to the Ministry, which approved it and authorized the loan.
The first paintings were granted by the Florentine Galleries and were chosen
by the wife of Minister Plenipotentiary Francesco Tommasini (1919–1923). In
a document dated 6 December 1922, the Chief of the Administrative Office of
the Ministry of Foreign Affairs stated that he had received twenty-two paintings
from the Florentine Galleries, “destined for the Italian Embassy in Warsaw”. This
document listed the works received, with attribution, subject, technique of execution and inventory number (cf. Appendix A).
In the early months of 1923 the artworks were still in Rome, since on 13 March
the Ministry asked the General Directorate of Fine Arts to provide for the exemption of the export tax for sixteen paintings granted by the Galleries of Florence and
for two sculptural objects (a sarcophagus and a mask) from the Museo Nazionale
Romano to be sent to the Warsaw Legation. It is possible, then, that the Ministry of
Foreign Affairs decided to send to Warsaw only sixteen of the twenty-two paintings
that had arrived from Florence; this is confirmed by an undated document that
indicates precisely sixteen paintings from the Florentine Galleries in temporary
storage at the Embassy, but without a description of the subjects and authors.
If the works sent to furnish the diplomatic headquarters were indeed sixteen
and not twenty-two as has been thought up to now, six are missing. A list of these
sixteen works is not in existence, but based on the list of works that arrived in Rome
from Florence, it can be speculated that the missing ones may be the two canvases
Rovine e cascata and Rovine con archi e terrazze attributed to the school of Andrea
Pozzo (App. 1–2; Fig. 1–2), which as early as 30 April 1924 are documented at the
Italian Embassy in Madrid. It can be assumed that the two works were sent directly
from Rome to Madrid, since in all probability they were held by the Ministry of
Foreign Affairs and then sent to this Embassy by the Superintendence of Galleries
of Rome, which communicated their location to the Florentine Galleries, owners
of the works, only in 1959.
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Two long friezes attributed to Pier Dandini and Andrea Scacciati, the Allegory
of Summer and Allegory of Spring (App. 3–4), were sent to the Italian Embassy in
Washington on 6 December 1922, but appear in the headquarters inventory only
since 1924. They were located in the reception hall of the Washington Embassy’s
Chancery. Withdrawn in 1999 for restoration in Florence, since then they have been
kept in the Uffizi Gallery’s storage rooms. The date of deposit at the Washington
location is the same as the date on which the twenty-two works from Florence
arrived in Rome; therefore, it is thought that those paintings were also never sent
to their initial destination.
Finally, two more paintings did not arrive in Warsaw: The Arts Expelled from
Parnassus (App. 5) and Venus and Adonis (App. 6; Fig. 3). The first is a copy of
the fresco by Giovanni Mannozzi, known as Giovanni da San Giovanni, in the
Treasury of the Grand Dukes in the Pitti Palace in Florence. It had been considered
lost but was rediscovered in 1997 at the Ministry of Foreign Affairs in the course
of cataloguing the works it owned. Italy’s ambassador to Warsaw, Luca Daniele
Biolato, asked for its transfer to the Polish capital but, probably due to the end of
his term, the transfer was not successful and the canvas is at the Foreign Ministry
to this day.
The other painting, Venus and Adonis, also deposited at the Farnesina, is attributed to an anonymous 18th-century artist. Its identification is one of the major
discoveries of the present research, because it had been listed as lost during the 2nd
World War in the catalogue L’opera da ritrovare, in the documents of the 1995 and
2001 patrimonial reconnaissance carried out by the Technical Service, and also
in the database of stolen cultural property of the Carabinieri Command for the
Protection of Cultural Heritage. For the above two paintings, no document was
found attesting to their arrival at the Ministry of Foreign Affairs beyond the date
of 6 December 1922; therefore, it can be assumed that from that period the two
works remained in Rome.
Of the sixteen paintings that were actually sent to Poland, only two still adorn
the Szlenkier Palace. The first is the Allegory of Poetry attributed to the school of
Pietro da Cortona (App. 7; Fig. 4). It is the only painting that documented as
always present at the Embassy, even after the war. Then as now, the canvas hung in
the dining room of the ambassadorial suite. The other painting, entitled The Sack
of the Temple of Solomon, is by an anonymous artist from the circle of Girolamo
Genga (App. 8; Fig. 5). It is located in the ambassador’s study, where, as evidenced
by asset surveys, it was located also in 1995 and 2001.
Thus, fourteen works sent to Warsaw, many without attribution and dating, were
lost, most probably during the 2nd World War. Unfortunately, due to the absence of
photographic records, no judgment can be made of what they had been (App. 9–22).
On 22 January 1923, the only archaeological finds sent to the Embassy were
taken from the storerooms of the Museum of the Baths of Diocletian in Rome: an
infant sarcophagus dated between the 3rd and 4th centuries CE (App. 23; Fig. 6) and
a marble mask. They were intended to serve as a fountain in the inner courtyard of
the diplomatic headquarters, where, having survived the war, they are still located.
Despite this, these artefacts are not mentioned in the Embassy’s inventory of assets.
It is assumed that they were shipped from Rome along with the sixteen paintings
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from the Florentine Galleries, as in March 1923 an exemption from the payment
of the export tax was requested for both.
Under Ambassador Giuseppe Bastianini (1932–1936) there were new concessions
of paintings, which he personally selected from those proposed by the museums. With
a delivery report dated 8 March 1935, the Florentine Galleries shipped three paintings directly to Warsaw: a Still Life by Cristoforo Munari (App. 24; Fig. 7), Jacopo
Bassano’s Parable of the Sower (App. 25; Fig. 8) and Cupid within a Garland of Flowers
(App. 26; Fig. 9), in the delivery record attributed to an unknown Flemish painter.
Only Munari’s painting is still at the Embassy, currently in the dining room of
the ambassadorial suite. The other two paintings met with a different fate: in 1989,
Sandro Bellesi attributed Cupid within a Garland of Flowers to Pier Dandini and
Giovanni Stanchi through the examination of an old photographic reproduction,
but unfortunately the painting was lost during the Nazi occupation; a photograph
attached to a newspaper article published in 1938 depicts it in the large reception
hall (Fig.10). Jacopo Bassano’s Parable of the Sower, which decorated the Embassy
library, was also stolen during the Nazi occupation. The painting reappeared between 1953 and 1954 at the Knoedler Gallery in New York and was purchased the
following year by the Museum of Fine Arts in Springfield, Massachusetts, a place
where it had already been located in the 1950s. Preliminary attempts had been
made to effect its return, but without success due to discrepancies both on the
attribution of the work and its dimensions. On 22 June 2001, on the basis of new
documentary evidence, the work was finally recovered by the Carabinieri Command for the Protection of Cultural Heritage, thanks to the Technical Service for
Patrimonial Reconnaissance and the efforts of the Italian Ambassador to Warsaw,
Mr Biolato, who tracked down the photograph proving the painting’s connection
with the Embassy. Returning to Florence, the canvas would not be exhibited to the
public, so it was proposed to relocate it to the diplomatic headquarters. This has
not happened to date; the painting currently furnishes the offices of the Superintendent for the Polo Museale Fiorentino at the Uffizi Palace.
Still in 1935, the Embassy in Warsaw received seven works from two Neapolitan
museums: two paintings from the then National Museum of Naples, of which only
Rebecca at the Well, attributed to Francesco Albani (App. 27; Fig. 11), is currently
in the building, in the ambassador’s study. The other painting, a River Landscape
with Horsemen by an unknown Neapolitan painter of the late 17th-century (App.
28), is considered missing due to the fire that hit the building during the war, as we
learn from a 1987 document. The remaining five paintings from the Capodimonte
Museum are also, unfortunately, all lost: a Landscape with a View of the Baths of
Lucca by Vincenzo Segarelli, dated 1824 (App. 29); three works entitled The Marine,
one by Federico Scarpinato (App. 30) and two by Antonio Casati (App. 31–32);
and a canvas A Dog with Game by Salvatore Giusti (App. 33).
In addition to this, the provenance of two portraits currently in the Embassy,
considered unknown until now, is reported in this essay for the first time. These
are Portrait of John III Sobieski King of Poland by an anonymous 17th-century artist
(App. 34; Fig. 12) and Portrait of Louise Elizabeth of Bourbon copied from an original by Jean Marc Nattier (App. 35; Fig. 13). Thanks to the acronyms and inventory
numbers marked on the back of the canvases and the confirmation received from
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Dr. Luisa Berretti of the Turin Superintendency, it proved possible to identify their
collection of origin: the Castle of Moncalieri in Turin. The exact date of their arrival
at the Szlenkier Palace has not yet been ascertained, but it is certain that they were
in the Embassy as early as 1938, as the portrait of the king of Poland appears in
a photograph attached to the already mentioned article published on that date (Fig.
14). The two works were sent not on external deposit from Moncalieri Castle, but
directly from the Ministry of Foreign Affairs; this can considered certain because
both are on the list of assets owned by the Embassy as assets of the Ministry of
Foreign Affairs and not of a museum collection. It can be assumed, therefore, that
these works are a part of those assets owned by the Royal House that in 1919 were
devolved to the Italian State Property Office, part of which was allocated to some
Ministries, including precisely that of Foreign Affairs, which at that time was busy
furnishing diplomatic representations abroad. Over the years, the two portraits
changed locations several times within the palace. In 1938, Sobieski’s portrait hung
above the fireplace in the present hall on the main floor (Fig. 14), while in 1969 it
decorated, together with the portrait of Louise Elizabeth, the ambassador’s study
(Fig. 15); since 2001, both have been located in the drawing room.
Following the 2nd World War, Ambassador Eugenio Reale (1945–1947) recovered the empty palace and furnished it anew. In 1950, the Ministry of Foreign
Affairs sent a large canvas with an 18th-century Neapolitan School Battle scene
(App. 36; Fig. 16) that currently adorns the ambassador’s study. In 1963, Ambassador Enrico Aillaud (1962–1968) obtained from the Ministry six oil paintings,
namely two pendants: An Episode from Jerusalem Delivered and A Convoy Scene
(App. 37–38; Fig. 17–18), both ascribed to the Brescian painter Giuseppe Zola,
a pair of canvases by the German painter Philipp Peter Roos, known as Rosa da
Tivoli: Animals and Shepherd in a Fur Jacket (App. 39; Fig. 19) and Animals and
Shepherd in a Red Jacket (App. 40; Fig. 20), all placed in the reception hall, and
two Landscapes with a Creek by an anonymous 17th-century painter (App. 41–42),
displayed in the entrance hall of the palace’s reception floor. Also arriving were
eight decorative tempera-on-canvas panels: two with Two Cupids on Architectural
Volutes (App. 43–44), four views with classical ruins in a frame with caryatids
on either side supporting an Ionic capital (App. 45, 46, 47, 48), all located in
the drawing room of the reception floor except one that adorns the antechamber of the Ambassador’s study, and two tall panels with a caryatid and telamon
supporting an Ionic capital (App. 49–50), now in the grand staircase. Also sent
was a grisaille Mythological Scene with Cupids (App. 51), placed on the mirrored
wall of the dining room. There are also, on either side of the two entrance doors
to the large reception hall, four 18th-century panels on silk, depicting grotesques
and female or male figures within a mandorla (App. 52, 53, 54, 55), sent by the
Ministry of Foreign Affairs in 1964. Finally a watercolour entitled View of a Roman Bridge with Figures (App. 56) was sent in 1987 and now furnishes the lobby
of the representative floor.
In conclusion, it transpires that the Embassy currently holds twenty-eight works
of which there are documentary records, while twenty-one have been dispersed;
seven works are now found elsewhere, of which only one had decorated the walls of
the Szlenkier Palace. Confirming the scanty and discordant information on the six
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paintings never sent to Warsaw, it must be noted that in the online 1890 inventory
of the Polo Museale Fiorentino they are still reported as having been sent to the diplomatic headquarters in 1922; furthermore, in the inventory records of the Dandini
and Scacciati friezes there is no mention of their stay at the Italian Embassy in Washington. As for the small Bassano canvas, which arrived in Warsaw in 1935, there is
no mention of the post-war period abroad before its definitive return home in 2001.
Finally, one wonders if it would not be fair and possible to bring back to the
Italian diplomatic headquarters in Warsaw the furnishings once intended for it that
are relegated to storage, in corridors and offices, ignored by all, in order to allow the
Embassy to better represent the Italian state; also through its art. From what has been
said, it can be understood that more control and checks should be exercised by the
competent bodies of the works in external storage; this would allow to undertake
maintenance or sometimes restoration actions which could facilitate new scientific
and historical-critical research of the works in external storage.
BIOGRAPHICAL NOTE
Anna D’Agostino obtained a master’s degree in Art History in 2019; her thesis on
the furnishing of the Italian Embassy in Warsaw was written under the supervision
of Prof. Enzo Borsellino in the Museology course of the Roma Tre University. In
the same year, she graduated from the Alta Scuola di Roma Tre (ASTRE) with
a thesis on the house museums of the city of Rome. In 2022, she obtained the
II Level Biennial Master in “Experts in the evaluation and protection of cultural
heritage” with a thesis on the external deposits of the Barberini Corsini National
Galleries at churches and religious institutions. She has written some scholarly
publications on various topics in art history.
NOTA BIOGRÁFICA
Anna D’Agostino nel 2019 consegue la laurea magistrale in Storia dell’Arte discutendo la tesi sull’arredamento dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia presso la cattedra
di Museologia del prof. Enzo Borsellino dell’Università degli Studi Roma Tre. Nello
stesso anno si diploma presso l’Alta Scuola di Roma Tre (ASTRE) con una tesi sulle
case - museo della città di Roma. Nel 2022 consegue il Master Biennale di II Livello in “Esperti nelle attività di valutazione e di tutela del patrimonio culturale”
con una tesi sui depositi esterni delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini presso
chiese ed enti religiosi. L’Autrice ha in corso alcune pubblicazioni scientifiche su
argomenti di storia dell’arte.
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