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L'onomastica nel 'Gaddabolario'

«Rivista italiana di onomastica», XXIX (2023)

Osservatorio letterario L’onomastica nel Gaddabolario. L’importanza che la componente onomastica, in molte delle sue possibili incarnazioni, ha nella scrittura di Carlo Emilio Gadda è nota da tempo: la bibliografia in merito è ricca, e si può dire che in quasi ogni studio di carattere formale sull’autore si trova almeno un accenno a qualche nome o deonomastico notevole. Un’ulteriore conferma viene ora da un repertorio lessicale: Gaddabolario. Duecentodiciannove parole dell’Ingegnere, a cura di PAOLA ITALIA, Roma, Carocci 2022. Vi sono raccolti contributi pensati per valorizzare termini dell’uso gaddiano a vario titolo interessanti, per ognuno dei quali si offre almeno una citazione testuale, e si propone un commento molto sintetico. Il numero delle voci è un omaggio all’autore: il 219 è il civico del palazzo di Via Merulana teatro del delitto del Pasticciaccio. Molti degli autori coinvolti nell’impresa (più di sessanta) hanno rivolto il loro interesse ad aspetti onomastici: le voci relative sono 43, pari a quasi un quinto del totale. Qui ci si limiterà a segnalare qualche esempio utile a mostrare la grande varietà delle soluzioni gaddiane. Lo Zoluzzo con cui termina il repertorio è una giocosa autodefinizione dell’autore, che omaggia il grande scrittore francese «Emilio Zola», il quale spinto da un forte ideale letterario ed etico «discende nella miniera, a poter scrivere più veridico romanzo de’ minatori»; su quel modello, «un altro minimissimo Zoluzzo di Lombardia» (cit. a p. 152) compirà una simile catabasi per realizzare un reportage sulle miniere dell’Arsa. L’odiatissimo gorgonzola compare più volte nelle opere di Gadda, ma sempre evocato attraverso un travestimento onomastico, come il croconsuelo della Cognizione del dolore, nome ispaneggiante coerente con l’ambientazione pseudosudamericana del romanzo. Secondo l’interpretazione di Giancarlo Leucadi, citata nella voce, si tratta di una fusione di crocante ‘dolce di mandorle’ e consuelo ‘consolazione’: neoformazione perfettamente antifrastica per designare un formaggio «grasso, piccante, fetente al punto di far vomitare un azteco» (cit. a p. 52). Predappiofezzo è uno dei numerosissimi appellativi beffardi con cui Gadda si riferisce a Mussolini, senza mai nominarlo; il procedimento è frequente soprattutto in Eros e Priapo, ma il soprannome scelto per il Gaddabolario è tratto dal Pasticciaccio. Trasparente l’etimologia: si fonde il nome del paese in cui è nato il duce con fez, nome del copricapo della milizia fascista storpiato per assonanza con fesso, com’è coerente con la descrizione della foto posta in tutti gli uffici pubblici: «Di sotto a quell’altro grifo appeso al muro del Predappiofezzo in cornice, che gli faceva gli occhi del babàu» (cit. a p. 118). Molti i deonomastici accolti nel volume, alcuni coniati dall’autore, altri attestati precedentemente ma usati in modo non convenzionale. Tra i primi si può segnalare rigutinizzato, che evoca una delle molte bestie nere di Gadda, Giuseppe Rigutini, preso a modello del disprezzato purismo. In San Giorgio in casa Brocchi il moralismo dei pedagoghi è rappresentato dall’indigesto «piatto di Cicerone rigutinizzato» (cioè la traduzione del De officiis; cit. a p. 126) che non può sfamare la fame di esperienze vitali del rampollo di famiglia; il ragazzo troverà invece conforto nella Luigia, che «gli recava risotto e bistecche», promessa di altri sostanziosi doni non spirituali. 881 RION, XXIX (2023), 2 Rivista Italiana di Onomastica Per i secondi si citerà un aggettivo che si potrebbe immaginare puramente referenziale come ariostesco, divenuto in mano a Gadda un raffinato strumento espressivo; tra i passi riportati nella voce, colpisce in particolare la descrizione di un cavallo vecchio e sfinito, in attesa dell’«embolo definitivo ne’ vasi duri, tumefatti, calcinati, violacei, di cui gli s’intricava quella pappa di tapioca di materia grigia assolutamente ariostesca» (cit. a p. 24; il passo, non immediatamente trasparente, va interpretato come un riferimento ai magnifici destrieri dell’Orlando furioso). (l.m.) Il nome di Leonardo (e il sorriso di Caterina). Chi cercasse il nome Leonardo in Rete, scoprirebbe, forse con un pizzico di delusione, che in testa alla lista figura l’azienda Leonardo, attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza con maggiore azionista il Ministero dell’economia e delle finanze. Ci sono poi alcuni esempi di transonimia e se si aggiunge la parola Wikipedia, il motore Google restituisce in testa Leonardo (azienda) e Leonardo (nome), prima di Leonardo da Vinci, e subito dopo Leonardo (serie televisiva), Leonardo S.p.A. (l’ex Leonardo-Finmeccanica, in origine solo Finmeccanica), Leonardo (cantante), Leonardo (personaggio: nei fumetti sulle tartarughe Ninja), Leonardo (film) e finalmente la pagina di disambiguazione che conta 27 rinvii suddivisi nelle categorie “Astronomia” (3000 Leonardo è un asteroide), “Editoria”, “Geografia” (una località del New Jersey indicata dall’Ufficio del censimento degli Stati Uniti per motivi puramente statistici), “Onomastica”, “Persone” (nome/cognome), “Personaggi immaginari”, “Televisione”, “Videogiochi”, “Zoologia” (un genere di falene) e “Altro” (tra cui un elettrotreno metropolitano e un supercomputer). Inserendo altre parole nella ricerca si rischia di inondare la pagina di notizie su Leonardo di Caprio. Non tutti, però molti sanno che l’attore è stato così chiamato perché scalciò nel ventre materno davanti a un quadro di Leonardo da Vinci. Ma quest’ultimo perché fu battezzato Leonardo? La curiosità è cresciuta dopo la scoperta dello storico e filologo dell’Università di Napoli “L’Orientale” Carlo Vecce, il quale ha trovato all’Archivio di Stato di Firenze l’atto di liberazione di una schiava circassa proveniente dal Caucaso di nome Caterina, rogato dallo stesso padre di Leonardo, Piero, notaio. Carlo Vecce ha tratto dai suoi studi un romanzo, Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo (Firenze, Giunti 2023). Come si legge in Avvenire.it del 14 marzo 2023 “La scoperta. La madre di Leonardo era una schiava circassa?”, l’atto fu rogato il 2 novembre 1452, circa sei mesi dopo la nascita di Leonardo, su istanza della proprietaria della schiava, tale Ginevra d’Antonio Redditi, moglie di Donato di Filippo di Salvestro Nati, grazie al quale Caterina sarebbe arrivata a Firenze, dopo essere stata in mano a mercanti veneziani. Leonardo fu il primogenito di Piero ma non di Caterina, perché, ha spiegato Vecce sulla base dei documenti dell’Archivio di Stato di Firenze, come le “Ricordanze” del letterato umanista Francesco di Matteo Castellani, risulta che la donna nel 1450 aveva già avuto un bambino essendo infatti una balia che allattava. In seguito, come emerge dai documenti, la schiava liberata Caterina sposò Antonio Butti, detto Attaccabrighe, e visse presso Vinci, dando alla luce altri cinque figli. L’ipotesi di Vecce è però discussa. Si sa per certo che l’illegittimo Leonardo ebbe almeno 21 fratellastri; da parte paterna 12 (ser Piero si sarebbe poi sposato quattro volte): Antonio, Maddalena, Giuliano, Lorenzo, Violante, Domenico, Margherita, Benedetto, Pandolfo, Guglielmo, Bartolomeo e Giovanni; da par- RION, XXIX (2023), 2 882