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Luciano Meddi RIDISEGNARE LA MINISTERIALITÀ COMPITO SINODALE Introduzione – 1. Ministerialità per la riforma della Chiesa – 2. Il disegno ministeriale del Vaticano II – 3. Difficoltà nell’esercizio della ministerialità; 3.1. Diminuzione o dispersione dei missionari? Quale è il problema?; 3.2. Le mute relazioni tra i soggetti missionari; 3.3. L’insufficienza del modello ministeriale dei tria munera; 3.4. La mancata riformulazione del ministero ordinato; 3.5. La natura dei blocchi ministeriali – 4. Attivare il popolo di Dio: compito sinodale; 4.1. Le riflessioni preparatorie sinodali; 4.2. Il disegno ministeriale di papa Francesco nella fedeltà creativa alla tradizione; 4.3. Ministeri dalla/nella comunità per la comunità locale – In conclusione Parole chiave: Riforma della Chiesa; sinodalità; ministeri dei laici; amissione Introduzione Quale sarà la figura di ministerialità e di ministeri che verrà ridisegnata dal Sinodo?1 Che collegamenti avranno il ministero ordinato e i ministeri laicali o battesimali? Il tema della ministerialità2 è ritenuto importante per la riforma missionaria della chiesa sia da papa Francesco che da molta parte della comunità ecclesiale. Proponiamo una riflessione di teologia pratica che centra il suo compito nella interpretazione della situazione e nella definizione della criteriologia adatta3 per decisioni condivise; saranno quindi 1 Si veda la preziosa documentazione in progress in https://www.synod.va/it/resources/ documenti-ufficiali.html. Il tema della sinodalità nella sua complessità è stato ricostruito da A. MODA, Sulla sinodalità. Percorso bibliografico, in ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA – G. ANCONA (a cura di), Dossier Chiesa e sinodalità, Velar, Gorle, BG 2005, 205-329. 2 Si dovrà fare pace con le diverse espressioni; abbiamo proposto di declinare il tema nei termini di ministero, ministerialità e ministeri in La ministerialità missionaria. Figura, figure e competenze del discepolo-missionario, “Urbaniana University Journal” 70 (2017), 1, 153-194 [164-166]. 3 L. MEDDI, Il compito della Teologia Pastorale dal Vaticano II ad oggi. Questioni aperte, “Theologica Leoniana” 9 (2020), 91-112. 1/2023 ANNO LXXVI, 83-108 83 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi privilegiate le recenti fonti magisteriali (nel loro complesso) perché guidano le scelte presenti e future. Certamente esse conoscono i diversi dibattiti che sono nati già prima del Vaticano II su questo tema e che sarà necessario tener presenti. Sarà anche utile una lettura trans-disciplinare del tema che ha collegamenti con le scienze del management, delle organizzazioni e dell’apprendimento sociale e comunitario4. Ci muoveremo dalla comprensione del rapporto sinodalità, ministeri e riforma missionaria della chiesa (1); per ricordare l’impianto proposto dal Vaticano II (2); per comprendere le difficoltà della ministerialità, soprattutto dei ministeri battesimali (3); per individuare – infine - i criteri di rinnovamento già oggetto di discussione nella riflessione sinodale (4). 1. Ministerialità per la riforma della Chiesa Da alcuni anni Papa Francesco sta indirizzando la chiesa verso uno stile di sinodalità5. Perché? Le motivazioni sembrano essere di diversa natura e importanza ma si concentrano sul fatto che la riforma avviata con il Vaticano II6 sembra non aver ottenuto sufficienti risultati per realizzare un adeguato slancio missionario. Questo giudizio riguarda le tre stagioni di riforma postconciliare. Sia quella centrata sull’aggiornamento delle fonti e pratiche pa4 ID., Apprendere nella Chiesa oggi: verso nuove scelte di qualità, in P. ZUPPA – ASSOCIAZIONE ITALIANA DEI CATECHETI (AICa), Apprendere nella comunità cristiana. Come dare “ecclesialità” alla catechesi oggi?, Elledici, Torino 2012, 95-131. 5 Per gli interventi di papa Francesco si veda https://www.synod.va/it/resources/papafrancesco-e-il-processo-sinodale.html; si devono ricordare anche i criteri per la riforma della curia romana declinati nel Discorso di Sua Santità Francesco alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 22 dicembre 2016: «individualità; pastoralità; missionarietà; razionalità; funzionalità; modernità; sobrietà; sussidiarietà; sinodalità; cattolicità; professionalità; gradualità». 6 L.F. CAPOVILLA, Il concilio di papa Giovanni per la riforma e l’aggiornamento nella e della Chiesa. Intervista a cura di Daniele Gianotti – Maurizio Tagliaferri, “Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione” 16 (2012), 32, 347-360. Particolarmente utile il quadro offerto da A. SPADARO – C.M. GALLI, Una riforma “missionaria” della Chiesa, in IID., La riforma e le riforme della Chiesa, Queriniana, Brescia 2016, 5-14 [qui 9-11], con una riduzione, ci permettiamo, del tema conciliare alla questione sociologica dei segni dei tempi che muove la riforma e alla poca valorizzazione del tema della crisi del linguaggio religioso-cristiano; ci sembra limitato, inoltre, il quadro semantico di missionario che sembra limitato al ruolo ecclesiale della missio Dei. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 84 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale storali; sia quella centrata sulla prospettiva di nuova evangelizzazione attraverso la riaffermazione della dottrina cristiana; sia quella recentemente proposta della prospettiva della «chiesa in uscita»7. Infatti l’evoluzione dei diversi post-concilio ha fatto emergere che anche il termine-chiave riforma è soggetto a comprensioni molto differenti: come riaffermazione di un passato o come avviamento di un futuro. Con il percorso sinodale in atto si vuole riprendere il discernimento operato con il Sinodo straordinario a venti anni dal Concilio per dare una nuova interpretazione globale alla receptio del Vaticano II8. Alla intuizione che la Missione derivi dall’Aggiornamento delle fonti e dalla Comunionalità, si deve quindi collegare un terzo elemento: la Partecipazione9. Di più, si dà avvio al sogno ministeriale di un Vaticano III10. A queste tre parole quindi (riforma, sinodalità, ministerialità) si deve unire il chiarimento 17 L. MEDDI, La conversione missionaria della pastorale. Contributo per la receptio di Evangelii gaudium, “Urbaniana University Journal” 68 (2015), 2, 79-126. Circa le prime due si possono vedere i direttori della CONGREGAZIONE DEI VESCOVI, Ecclesia Imago, 22 febbraio 1973; e Apostolorum successores, 22 febbraio 2004. 18 SINODO STRAORDINARIO DEI VESCOVI, La Chiesa - sotto la parola di Dio - celebra i misteri di Cristo - per la salvezza del mondo. Relazione finale, 9 dicembre 1985; si veda anche il commento di W. KASPER, Il futuro dalla forza del Concilio. Sinodo straordinario dei vescovi 1985. Documenti e commento, Queriniana, Brescia 1986; una impostazione da leggere nella prospettiva di nuova evangelizzazione voluta da papa GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai partecipanti al VI Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali dell’Europa, Roma 11 ottobre 1985. 19 Questa visione è chiara già nella titolazione dei documenti dell’attuale sinodo: SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI, Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione; Comunione e (=per la) Missione erano state, invece, le indicazioni conclusive di Sinodo straordinario del 1985. 10 Riflettendo sul Istrumentum laboris per la seconda assemblea speciale per l’Europa, Martini diceva «penso alla carenza in qualche luogo già drammatica di ministri ordinati e alla crescente difficoltà per un vescovo di provvedere alla cura d’anime nel suo territorio con sufficiente numero di ministri del vangelo e dell’eucarestia (IL 14). Penso ad alcuni temi riguardanti la posizione della donna nella società e nella Chiesa (IL 48), la partecipazione dei laici ad alcune responsabilità ministeriali (IL 49), la sessualità, la disciplina del matrimonio, la prassi penitenziale, i rapporti con le Chiese sorelle dell’Ortodossia e più in generale il bisogno di ravvivare la speranza ecumenica (IL 60-61), penso al rapporto tra democrazia e valori e tra leggi civili e legge morale»; C.M. MARTINI, Intervento al sinodo dei vescovi europei, 7 ottobre 1999 [https://www.Chiesadimilano.it/cms/ documenti-del-vescovo/c-m-martini/cm-interventi/larcivescovo-al-sinodo-dei-vescovieuropei-15160.html ]. 1/2023 ANNO LXXVI 85 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi di fondo che riguarda la natura o compito fondamentale della chiesa che è la sua missione11. Nella analisi missionaria del papa sembrano emergere due nodi principali: che la pastorale dia poca attenzione alla declinazione della salvezza come espressione integrale dell’amore di Dio, oltre che amministrazione sacramentale12; inoltre che non sia stata sollecitata pienamente la soggettività (oltre che responsabilità) missionaria di tutto il popolo di Dio. Per papa Francesco il mondo di oggi ha bisogno di una testimonianza e operatività più decisa verso la cura del creato, la costruzione della fraternità universale, l’accoglienza degli ultimi e soprattutto operata dalla chiesa tutta13. Sono limiti che riguardano, quindi, la finalità e i soggetti della missione. Questa seconda finalità coincide con la realizzazione del principio tutti siamo discepoli missionari. Una espressione che pastoralmente comporta diversi aspetti. Ne sottolineiamo due. La soggettivazione del popolo di Dio comporta una ristrutturazione della chiesa locale secondo il principio delle piccole comunità14 senza le quali si rimane nella prospettiva di chiesa di cristianità. Ma il passaggio da massa a popolo15 comporta un intenso rinnovamento dei processi formativi anche perché non tutti i battezzati (da piccoli) hanno maturato una vocazione missionaria. Comporta inoltre una rilettura profonda della ministerialità; non per la mancanza di clero, quin11 È la prospettiva sottolineata da COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa; cf. R. LUCIANI, L’emergere di un’ecclesialità sinodale. «Una definizione più completa della Chiesa», in ID. – S. NOCETI, Sinodalmente. Forma e riforma di una Chiesa sinodale, Nerbini, Firenze 2022, 19-144. 12 Cf. EN, c. II; EG, c. IV. 13 Questa prospettiva riassume la struttura intima di Evangelii gaudium (24 novembre 2013) ed è la base del riordino della vita e dei compiti della Curia romana; cf. la descrizione dei Dicasteri come declinati in Costituzione Apostolica “Praedicate evangelium” sulla Curia Romana e il suo servizio alla Chiesa e al Mondo, 19 marzo 2022 e la sottolineatura «Pasci» di FRANCESCO, Omelia nel 60° anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II. 14 Il tema delle ceb (comunità ecclesiale di base o small communities) era tema ricorrente già prima del Vaticano II; venne rilanciato dalla tipologia dei quattro modelli da F. KLOSTERMANN, Prinzip Gemeind: Gemeinde als Prinzip des kirchlichen Lebens und der Pastoraltheologie als der Theologie dieses Lebens, Herder, Wien 1965; poi ripreso da moltissimi autori e messo al centro dai documenti successi a EN (anche se con accentuazioni diverse). 15 J.B. CAPPELLARO – G. LIUT – L. CANESSO – F. COSSU – J. MCNAAB, Da massa a popolo. Progetto pastorale, Cittadella, Assisi, PG 1981; J.B. CAPPELLARO, Catecumenato di popolo. Cammino di fede di un popolo di battezzati, Cittadella, Assisi, PG 1993. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 86 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale di, ma per la riformulazione delle diverse forme di Guida e presidenza eucaristico-sacramentale. Un ripensamento della genesi comunitaria del ministero ordinato. In ambedue le analisi dell’impasse missionaria sembra che il nodo principale da superare sia la mancata comunicazione tra ministero ordinato e soggettività dei laici. Sia, cioè, la piaga della «divisione del popolo dal clero nel pubblico culto»16. Alla ministerialità ordinata (e alla teologia) viene rimproverato di non essere disponibile all’ascolto della profezia (ovvero della comprensione della fede – sensus fidei fidelium, LG 12; DV 8) e all’esercizio dei diversi carismi missionari del popolo di Dio (cf. LG 12) perché si traducano in una diffusa ministerialità (cf. LG 33-36). Sarebbe questa la causa principale del poco coinvolgimento nella missione dei battezzati della chiesa (cf. AA 2.6-8; AG 21). Il ministero ordinato (vescovi e sacerdoti) non cammina avanti, in mezzo e dietro il popolo di Dio17 per suscitare e sostenerne la testimonianza. È una prospettiva che ha bisogno di fare spazio a nuove pratiche già intuite dal Vaticano II ma non sempre accolte anche per preoccupazioni di natura teologica e tradizionale. Al percorso sinodale si chiede quindi di riprendere a riflettere sulla soggettivazione (cioè animazione) di tutto il popolo di Dio per superare la mancata attuazione della apostolicam actuositatem e della stessa fructuosa partecipatio della assemblea liturgica18. 2. Il disegno ministeriale del Vaticano II Per comprendere le attuali difficoltà della ministerialità ecclesiale sarà utile una breve ricostruzione della sua evoluzione. Il punto a quo è la riaffer16 A. ROSMINI, Delle cinque piaghe della santa Chiesa, Città Nuova, Roma 1998 [1848], 59-78. 17 Espressione utilizzata molte volte da papa Francesco; cf. Omelia nella Solennità Santi Apostoli Pietro e Paolo, 29 giugno 2022 [https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2022/documents/20220629-omelia-pallio.html; https://archive.is/fJXFx]; Omelia nel 60° anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 2022 [https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2022/documents/20221011-omelia-60concilio.html; https://archive.is/eFxbK]. 18 Molto significativa la sintesi di S. NOCETI, Quali strutture per una Chiesa in riforma?, “Concilium” 54 (2018), 4, 100-116. 1/2023 ANNO LXXVI 87 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi mazione che duo sunt genera christianorum19. Il punto ad quem non è ancora chiaro ma certamente ha qualcosa a che vedere con l’affermazione che tutti siamo discepoli-missionari20. La testualità conciliare sul ministero sembra muoversi su due direttrici21. Una direttrice si riferisce alla organizzazione della chiesa per la quale il soggetto è il ministero ordinato (e gerarchico) che agisce per conto di Cristo capo ed è quindi di natura cristologica. Questa impostazione si fonda sulla equivalenza presente nella prima fase del Vaticano II tra missione e universalizzazione “fisica” del mistero pasquale (cf. SC 5-9). Ma in LG 12 è presente anche una seconda direttrice per la quale il soggetto missionario è il battezzato che esercita il suo servizio di testimonianza attraverso i doni o carismi. Quindi di natura pneumatica22 e andrebbe legato alla teologia trinitaria della missione (LG 1-4; AG 1-4). Già in LG 10 (Il sacerdozio comune dei fedeli) le due prospettive sembrano non avere collegamenti concettuali coerenti per cui la pratica pastorale sembra rispondere a due principi separati: quello della comune dignità e responsabilità battesimale e quello della rappresentanza ministeriale di Cristo-capo che ha il suo centro nella celebrazione eucaristica. Di conse19 PIO X (promulgato da) 1905, Compendio della Dottrina Cristiana. Catechismo Maggiore, 1905, Capo X, §3 (nn. 180-191). 20 EG, nn. 116-120 con una interpretazione pneumatica e riferita al compito di evangelizzazione. 21 I Testi sembrano preoccupati maggiormente della questione del riconoscimento del ministero delle chiese riformate più che della riqualificazione missionaria della Chiesa cattolica: cf. J. SARAIVA MARTINS, Ministero, in S. GAROFALO – T. FEDERICI (redattore capo), Dizionario del Concilio Vaticano Secondo, Unedi, Roma 1969, coll. 1407-1411; L. TONELLO, I “ministeri laicali” nel processo di recezione del Vaticano II, “CredereOggi” 30 (2010), 175, 17-33; L. VILLEMIN, Éléments théologiques fondamentaux de Vatican II pour une articulation entre théologie des ministères ordonnés et mission des laìcs, in M. QUISINSKY – K. SCHELKENS – F.-X. AMHERDT, Theologia semper iuvenescit : Etudes sur la réception de Vatican II offertes à Gilles Routhier, Academic Press Friburg, Friburg, CH 2013, 181-194; G. ROUTHIER, La diversità dei ministeri nella pastorale diocesana. Insegnamento e recezione del Vaticano II, in ID., Il Concilio Vaticano II: recezione ed ermeneutica, Vita e Pensiero, Milano 2007, 185-210. 22 Cf. C. BUTLER, L’istituzione e i carismi, in AA.VV. Teologia del rinnovamento. Mete, problemi e prospettive della teologia contemporanea, Cittadella editrice, Assisi, PG 1969, 542-553, sottolinea che il carisma è legato all’elemento dinamico della missione; nella stessa prospettiva si era espresso già H. KÜNG La struttura carismatica della Chiesa, “Concilium” 1 (1965), 2, 15-37. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 88 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale guenza al battezzato è riconosciuta solo la partecipazione alla intelligenza della fede e testimonianza della vita nuova (LG 33-36)23. Una prospettiva nella forma della collaborazione e partecipazione. In effetti ciò che Vaticano II non chiarisce fino in fondo è il rapporto carisma-ministero: essi sono due elementi «costitutivi della chiesa», vanno compresi come «intrinseco rimando reciproco», ma che «la natura stessa della cosa, implica anche un rapporto di tensione»24. Il ministero ordinato continua ad essere inteso in rapporto con la celebrazione sacramentale per cui è richiesto il genere maschile e richiede un processo formativo separato dalla comunità, cioè clericale. Il principio che guida l’ampliamento della ministerialità a partire dal Vaticano II è, quindi, il principio del diritto limitato (uguaglianza limitata dal munus del ministero ordinato) che porta alla partecipazione limitata alla azione. È vero che il Vaticano II25 aveva affermato che «il diaconato potrà in futuro essere ristabilito come proprio e permanente grado della gerarchia» e anche che «col consenso del romano Pontefice questo diaconato potrà essere conferito a uomini di età matura anche viventi nel matrimonio». Figura di mediazione che tuttavia sembra limitata nella sua stessa identità e responsabilità ecclesiale e soprattutto non aperto alle donne26. In buona sostanza questa è proprio la critica che progressivamente venne fatta al riordino ministeriale voluto da Paolo VI. In Ministeria quaedam27 23 Così riafferma la dottrina di LG 10 il documento della COMMISSIONE TEOLOGICA INTemi scelti di ecclesiologia, 8 ottobre 1985 [n. 7: Il Sacerdozio comune nel suo rapporto con il Sacerdozio ministeriale], dove prevale una interpretazione del collegamento delle due fonti ministeriali che in verità fanno pensare ad una separazione originale. Più convincente, ci sembra, è la presentazione del tema nei paragrafi del CCC dedicati al Popolo di Dio (nn. 781-786) e al tema ministero (nn. 874-879) che sembrano riconoscere che la differenza sia di tipo funzionale. 24 O. SEMMELROTH – K. MÖRSDORF, Ministero e carisma, in K. RAHNER (a cura di), Sacramentum Mundi, Morcelliana, Brescia 1976 [1967-1969], coll. 279-284 [qui 279]. 25 Cf. LG, n. 29 ma si vedano anche SC 35,4; DV 25; CD 15; AG 15; 16; OE 17. 26 AA. VV., Diaconato e sacerdozio, Herder – Morcelliana, Brescia 1971; A. BORRAS, Il Diaconato vittima della sua novità?, EDB, Bologna 2008 [2007]; M. FAGGIOLI, Women & the Diaconate. A Debate That Won’t Go Away, “commonwealmagazine.org” 10 giugno 2019 [https://www.commonwealmagazine.org/women-diaconate; https://archive.ph/ rEcth]; S. NOCETI, Donne e ministero diaconale: il tempo del noi, “Il Regno” (2019), 10, 305-314. 27 PAOLO VI, Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio “Ministeria Quaedam”, 15 agosto 1972. TERNAZIONALE, 1/2023 ANNO LXXVI 89 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi egli affermava che i ministeri del Lettore e quello dell’Accolito non fossero più considerati riservati ai candidati al sacramento dell’Ordine ma potessero essere affidati anche ai laici. Apertura ai laici, ma solo agli uomini. La contraddizione si è radicalizzata nel corso della seconda receptio conciliare (1978-2013) con il desiderio marcato durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II in molti luoghi28 di mantenere la distinzione tra i ministeri come distinzione di essenza e non di grado. Si chiarisca subito che la questione non coincide con il tema della “democratizzazione o protestantizzazione o desacralizzazione della chiesa” come si discusse a lungo in quel periodo. Si riferisce invece alla buona riuscita della missione ecclesiale. Si tratta infatti di riconoscere il pericolo che nella chiesa molte risorse carismatiche non siano utilizzate; che molte forze apostoliche non abbiano diritto di parola ma solo di esecuzione di compiti; che le comunità mancando di una qualche forma di riconoscimento liturgico dei ministeri di fatto, siano troppo soggette ai continui cambi della Guida pastorale; che molti aspetti della testimonianza dell’amore siano non riconosciuti dalla pastorale o lasciati alla iniziativa di alcuni. Ma soprattutto che in futuro non si possa affrontare adeguatamente la progressiva diminuzione dei ministri ordinati e delle differenti vocazioni religiose (carismatiche). È quindi una considerazione evidentemente pastorale nata, per diversi motivi, dalla trasformazione in atto della missione. 3. Difficoltà nell’esercizio della ministerialità Il disegno ministeriale derivato da Vaticano e centrato sulla separazione di natura tra ministero ordinato e ministeri dei laici sembra essere una delle cause della crisi missionaria perché motivo della clericalizzazione della ministerialità. La ministerialità dei laici, che sembrava essere la risorsa centrale della riforma missionaria del Vaticano II (cf. LG 33; AG 21; AA 2), venne presto compresa come uno dei suoi problemi fondamentali29. Sarà 28 Ricordiamo il CJC, can. 204.228-231 ripreso da Ch.L. (30 dicembre 1988) c. II, e soprattutto in CONGREGAZIONI ROMANE, Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti, 15 agosto 1997, n. 4 e nelle successive Disposizione pratiche dove vengono descritte chiaramente tutte le possibilità e limitazioni della partecipazione dei laici alla missione ecclesiale. 29 F. GOMEZ, Ministries: The Crux of the Problem, “East Asian Pastoral Review” 17 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 90 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale utile descrivere le difficoltà generate da questa visione ministeriale per poi verificare le soluzioni che si stanno proponendo per superare in modo compiuto l’impostazione ecclesiastica del duo sunt genera christianorum. 3.1 Diminuzione o dispersione dei missionari? Quale è il problema? Da dove partire? Dalla crisi numerica del ministero ordinato o dall’insorgere inaspettato di ministerialità laicali e carismatiche? Sarà utile iniziare da questo aspetto. Infatti la documentazione ufficiale della chiesa fa comprendere che il problema a cui dare risposta non sia la crisi di soggetti ma, al suo contrario della inadeguata gestione della esplosione dei soggetti. Una lettura significativa e progressivamente aggiornata del “personale” missionario viene fatta, infatti, dalla Santa Sede ogni anno: I sacerdoti nel mondo sono diminuiti, raggiungendo quota 410.219 (4.117) […] I diaconi permanenti continuano complessivamente ad aumentare, quest’anno di 397 unità, raggiungendo il numero di 48.635 […]. I religiosi non sacerdoti sono aumentati di 274 unità, arrivando al numero di 50.569 […]. Si conferma la tendenza degli ultimi anni alla diminuzione globale delle religiose, quest’anno di 10.553 unità. Sono complessivamente 619.546 […]. I seminaristi maggiori, diocesani e religiosi, quest’anno sono diminuiti, globalmente di 2.203 unità, e hanno così raggiunto il numero di 111.855 […] Anche il numero totale dei seminaristi minori, diocesani e religiosi, è diminuito di 1.592 unità, raggiungendo il numero di 95.398 […]. Il numero dei Missionari laici nel mondo è pari a 413.561, con un aumento globale di 3.121[…] I Catechisti nel mondo sono diminuiti complessivamente di 190.985 unità, raggiungendo quota 2.883.04930. Il dato centrale della descrizione non è la perdita di potenziale evangelizzatore della Chiesa, ma che ci troviamo di fronte ad una multiforme ric(1980), 3, 241-252; S. NOCETI, Ministeri istituiti, le ragioni di un insuccesso, “Rivista di pastorale liturgica “ 50 (2012), 3, 33-38; per le speranze che si aprono con il sinodo in atto cf. EAD., Ministeri istituiti. Dall’insuccesso al successo?, “queriniana.it/blog” 11 gennaio 2021. 30 Dossier a cura di STEFANO LODIGIANI in http://www.fides.org/it/attachments/view/file/Dossier_Statistiche_2022.pdf. I dati sono tratti dall’ultimo Annuario Statistico della Chiesa (31 dicembre 2020). 1/2023 ANNO LXXVI 91 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi chezza di forme ministeriali che sta ridisegnando la figura del ministero nella chiesa. Questo principio missionario era stato chiaramente esposto da Agenda per la futura programmazione: Le nuove Chiese hanno bisogno non solo della conversione dei cuori, ma anche della conversione verso nuove strutture che incoraggino il riconoscimento dei carismi presenti nel popolo, promuovano nuovi ministeri in armonia con questi carismi, e stimolino la corresponsabilità ai livelli più bassi della Chiesa31. L’allargamento dei compiti, anche se non riconosciuta, sta producendo una nuova figura di ministerialità dove il “chi fa cosa” non è più fondato sul cosa, ma sulla disponibilità a mettersi a servizio della missione. È una crisi di management della risorsa missionaria32. Ci sembra che questa conclusione si possa trovare anche nella sintesi della seconda fase del percorso sinodale. “Allarga lo spazio della tua tenda” ai nn. 66-70 (Carismi, vocazioni e ministeri) riporta una serie di difficoltà: Alcuni vescovi riconoscono che «la “teologia battesimale” promossa dal Concilio Vaticano II, base della corresponsabilità nella missione, non è stata sufficientemente sviluppata […] Inoltre, la leadership delle attuali strutture pastorali, così come la mentalità di molti sacerdoti, non favoriscono questa corresponsabilità. Allo stesso modo, i religiosi e le religiose, così come i movimenti apostolici laicali, spesso rimangono sottilmente o apertamente ai margini delle dinamiche diocesane. Così, i cosiddetti “laici impegnati” nelle parrocchie (che sono i meno numerosi) finiscono per essere sovraccaricati di responsabilità intraecclesiali che superano le loro forze ed esauriscono il loro tempo»» (n. 66). «Molte sintesi fanno riferimento all’esistenza di pratiche di riconoscimento e promozione dei ministeri, imperniate su un effettivo affidamento degli incarichi da 31 Agenda per la futura programmazione, lo studio e la ricerca della missione, in Aa. Vv., La missione negli anni 2000. Seminario di ricerca del SEDOS sul futuro della missione. Roma, 8-19 marzo 1981, EMI, Bologna 1983, n. 62 [449-477 qui 466]. 32 L. SOLARI, La gestione delle risorse umane. Dalle teorie alle persone, Carocci, Roma 2004; G. BAGNATO, Fare selezione: Esperienza e metodo nella scelta delle persone, Egea, Milano 2014. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 92 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale parte della comunità: «La promozione dei ministeri laicali e l’assunzione di responsabilità avviene attraverso l’elezione o la nomina dei fedeli che si ritiene possiedano i requisiti previsti […] Molti gruppi auspicano una maggiore partecipazione dei laici, ma i margini di manovra non sono chiari: quali compiti concreti possono svolgere i laici? Come si articola la responsabilità dei battezzati con quella del parroco?» (n. 68)33. 3.2 Le mute relazioni tra i soggetti missionari Quello che le statistiche citate non dicono è il disagio che serpeggia tra i diversi soggetti ministeriali: la mancanza o inadeguata comunicazione tra i diversi soggetti che porta al depotenziamento della missione. Nelle comunità cristiane troppa ministerialità è non utilizzata o depotenziata34; basti pensare a cosa avviene nelle diocesi, parrocchie e forse anche nelle comunità religiose nel cambio di guida della comunità35. Questo spiega in parte la difficoltà di relazioni all’interno delle diocesi tra i diversi soggetti. I religiosi si sentono corpi estranei e d’altra parte poiché soffrono anch’essi della crisi vocazionale si tirano sempre più indietro. Essi continuano a sentirsi esenti. I laici soffrono di continua incomprensione quando non di un vero e proprio spoiling. Anche se presentato in modo soft il tema è molto presente in Allarga lo spazio (2022). Come segnalato il disagio è multidirezionale. Riguarda sia il ministero ordinato, sia i religiosi, che i ministeri laicali. 33 Leggendo si nota che il termine chiave della gestione della ministerialità non potrà più essere la collaborazione-partecipazione, ma una nuova forma di corresponsabilità. Più precise ci sembrano essere le trentennali richieste di NOI SIAMO CHIESA, Appello al popolo di Dio, “noisiamochiesa.org” 6 gennaio 1996: «Alla luce di questo annuncio chiediamo: il superamento della separazione strutturale tra “chierici” e “laici” per una corresponsabilità nella Chiesa…un aperto confronto sulla Sacra Scrittura per raggiungere la piena partecipazione delle donne ai ministeri ecclesiali» (n. 2). 34 S. NOCETI, Laici e laiche corresponsabili in una Chiesa sinodale, “CredereOggi” 47 (2022), 247, 133-150; EAD., Vie di una riforma in prospettiva sinodale, in R. LUCIANI – S. NOCETI, Sinodalmente. Forma e riforma di una Chiesa sinodale, 145-277 [qui c. VI]; si vedano anche R.R. GAILLARDETZ, Il modello sinodale della ministerialità e dell’ordine nella chiesa, “Concilium” 57 (2021), 2, 122-134 e El ministerio apostólico en una Iglesia sinodal, “Seminarios” 67 (2022), 231. 35 L. MEDDI, La parrocchia cambia parroco. Una risorsa per la pastorale, Cittadella, Assisi, PG 2012, 13-34. 1/2023 ANNO LXXVI 93 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi Non si faccia l’errore di sottolineare solo la mancanza di comunicazione intesa come relazione interpersonale, non è questione di mancanza di odore delle pecore (cf. EG, n. 24); ma della conseguenza del progressivo cambio delle relazioni di ruolo non oggettivate. Le relazioni tra i soggetti ecclesiali erano chiare quando il clero si sentiva sufficiente a svolgere la missione e la cura pastorale. L’iniziale problema missionario derivato dalla progressiva scristianizzazione ha fatto nascere l’esigenza dell’impegno secolare che, successivamente, è stato poi teologicamente fondato nella prospettiva battesimale. Ma il Vaticano II lo limitava alla profezia e alla consecratio mundi cioè alla testimonianza. Indubbiamente la problematica non riguarda solo la chiesa ma ogni organizzazione (e anche le famiglie) con inevitabili resistenze a nuove forme di cooperative working; con soluzioni minimali di tipo relazionale-comunicativo (migliorare le relazioni) quando si avverte che l’autorità non è adeguata al compito. Indubbiamente il luogo del conflitto tra i diversi ministeri è solo in parte il momento decisionale36. Il percorso sinodale vuole risolvere questo con la metodologia dell’ascolto spirituale; come già nella espressione comunione proposta al Sinodo straordinario 1985. Si afferma che la soluzione sta nel riconoscimento della reciprocità37; ma questa è una prospettiva psicologica, comunicativa, che non risolve il tema di fondo: il riconoscimento della competenza per un compito. Espressione (la competenza) che nei documenti viene usata quasi solamente per indicare il campo in cui i laici sono riconosciuti dall’autorità e non la capacità che loro esprimono. 3.3 L’insufficienza del modello ministeriale dei tria munera Approfondendo i dati statistici, una riflessione da fare riguarda la organizzazione o mansionariato del personale missionario38. Si tratta di valutare se dalla partecipazione del popolo di Dio emerga un adeguato elenco di servizi per la nuova missione disegnata dal Vaticano II e dalla Riforma della Chie36 NOCETI, Vie di una riforma in prospettiva sinodale, 249-265. Lo rileva anche G. ZAMBON, Riconoscimento reciproco di soggettività tra laici e ministeri ordinati in ordine ad una forma sinodale di Chiesa, in R. BATTOCCHIO – S. NOCETI (a cura di), Chiesa e sinodalità. Coscienza, forme, processi, Glossa, Milano 2007, 197-211. 38 Cf. R.L. DAFT, Organizzazione aziendale, R.C. NACAMULLI (a cura di) Maggioli Editore, Rimini 2021 [2004]. 37 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 94 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale sa in uscita. Forse c’è uno squilibrio nell’utilizzo delle forze missionarie, e forse uno scarso interesse verso la liberazione integrale cuore della missione che porta molti battezzati ad esprimere il loro carisma fuori della chiesa. La apostolicità realizzata dai laici nella forma non ministeriale (o ministeri di fatto) ebbe grande sviluppo nel post-concilio39. A livello di pratiche pastorali si deve riconoscere che tale sviluppo si incentrò sulla esplorazione dei ministeri\servizi dei laici nella prospettiva dei tria munera40; prospettiva che riconosceva l’ampliamento delle finalità della missione nella linea dei grandi documenti conciliari (soprattutto SC, DV e GS). Si riconobbe cioè la validità della intuizione missionaria della responsabilità di tutto il popolo di Dio e di ogni battezzato anche se solo per superare la progressiva diminuzione del clero. In effetti i numeri prima ricordati mettono in evidenza l’inadeguatezza dello schema ministeriale dei tria munera41, espresso dal Vaticano II. Le 39 D. CROWE, New Ministries: EAPI Summer Programme, 1980, “East Asian Pastoral Review” XVII (1980), 3, 204-240; A. GONZÁLEZ DORADO, Ministerialidad Eclesial y Ministerios Laicales en el Hoy y en el Futuro de la Iglesia, “Medellín” 11 (1985), 44, 433466; EPISCOPATO TEDESCO, Vocazione e missione dei laici nella Chiesa, “Il Regno” (1986), 15, 476; J.M. de VERA, FABC: il laicato in Asia, “Il Regno” (1986), 20, 569; Importanza e ruolo dei laici nell’attività missionaria in seno alle singole Chiese locali. Asia, Africa, America Latina: la collaborazione con il clero e i religiosi, Pontificia Unione Missionaria. Segretariato internazionale, Roma 1986; Cf. L. MEDDI, Rinnovamento pastorale e catechetico nel post Concilio delle missioni. Linee interpretative, in A. TREVISIOL, Il cammino della missione a cinquant’anni dal decreto Ad gentes, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2015, 183-198. 40 Un esempio in A. MULLER – R. VÖLK, La funzione dei laici nella comunità parrocchiale, in F. KLOSTERMANN – N. GREINACHER – A. MULLER – R. VOLKL, La Chiesa locale. Diocesi, parrocchie, gruppi comunitari, Herder – Morcelliana, Roma – Brescia 1973, 251266. Una ricostruzione che tiene presenti le pratiche internazionali e le riflessioni dal punto di vista giuridico è stata fatta da A. MONTAN, Incarichi, uffici, ministeri laicali nelle comunità ecclesiali: parrocchie, unità pastorali, diocesi, in N. CIOLA, Servire Ecclesiae. Miscellanea in onore di Mons. Pino Scabini, EDB, Bologna 1998, 555-578; si veda anche la prospettiva missionaria di W. JENKINSON – H. O’SULLIVAN (eds.), Trends in Mission. Towards the Third Millennium. Essays in Celebration of Twenty-Five Years of Sedos, Orbis Books, Maryknoll – New York, NY 1991, Part Two and Three; A. BORRAS, I diversi ministeri in seno alla parrocchia, in ID., La parrocchia. Diritto canonico e prospettive pastorali [c. 7], EDB, Bologna 1997, 189-213. 41 È il modello più utilizzato anche se i diversi episcopati utilizzano anche quello delle priorità pastorali; Sinodo Straordinario e poi la NMI preferiscono lo schema delle quattro dimensioni pastorali; cf. L. SARTORI, Valori e limiti della lettura del ministero ordinato 1/2023 ANNO LXXVI 95 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi ministerialità sembrano sbilanciate soprattutto sul versante della edificazione della chiesa e dei battezzati nella speranza che essi saranno realizzatori nella società della consacratio mundi. In realtà è una prospettiva che non rifletteva adeguatamente sulla esplosione della responsabilità salvifica della chiesa verso la storia e gli avvenimenti; salvare la storia è cosa differente da salvare le anime. Non sembra essere scattato il rapporto tra ministerialità e il servizio della chiesa al mondo contemporaneo descritto da Gaudium et spes. Questa situazione fa emergere due questioni. In primo luogo chiede di rivedere quale sia il principio che guida la selezione (lo scouting e/o casting) dei ministeri nelle comunità cristiane. Accanto al modello dell’aiuto\collaborazione al compito sacerdotale si dovrebbe affermare il modello dell’analisi dei bisogni salvifici di un contesto e soprattutto il riferimento alla prassi messianica di Gesù e all’invio missionario pre-pasquale42. In secondo luogo sarebbe facile mostrare come nelle tre fasi della receptio conciliare le diverse evoluzioni ministeriali siano sorte prevalentemente dalla base comunitaria e poi faticosamente accolte dai pastori. Questo fa comprendere come molti di questi compiti chiedono una competenza e una vocazione indipendente da quella derivante dal ministero ordinato, di tipo pneumatico o carismatico. Mette anche in evidenza la insufficienza del riequilibrio evangelizzazione-sacramenti voluto da parte del Magistero. Forse è proprio questo uno dei criteri sottesi alla recente riarticolazione delle Congregazioni-Dicasteri della Curia vaticana. Un elenco di richieste di nuove figure si è progressivamente imposto alla riflessione dell’episcopato e venne presentato al sinodo per l’Amazzonia43. secondo lo schema dei tria munera. Intervista, “CredereOggi” 23 (2003), 133, 63-74; cf. anche L. BRESSAN, Le nuove figure di ministerialità laicale oggi, “CredereOggi” 30 (2010), 175, 7-16. 42 Cf. K. RAHNER, L’elemento dinamico della Chiesa. Principi, imperativi concreti e carismi, Morcelliana, Brescia 1970; A. PARRA, I ministeri nella Chiesa dei poveri, Cittadella, Assisi, PG 1994 [1991]; J. SOBRINO, L’essenziale di ogni ministero: servizio ai poveri e alle vittime in un mondo Nord-Sud, “Concilium” 46 (2010), 1, 17-30; R. YEUNG, Come intervistare e selezionare i candidati migliori. [Organizzare e condurre il colloquio, individuare i talenti, assumere i profili migliori per ogni posizione], FrancoAngeli, Milano 2009. 43 SINODO DEI VESCOVI, Il Documento finale: Chiesa alleata dell’Amazzonia, 26 ottobre 2019: Capitolo V – Nuovi cammini di conversione sinodale, nn. 93-96. Cf. la ricostruzione di S. NOCETI, Una Chiesa tutta ministeriale, “Urbaniana University Journal” 73 (2020), 2, 117-148. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 96 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale Lo ha riconosciuto anche Papa Francesco chiedendo una indagine esplorativa nelle diverse Conferenze Episcopali44. Soprattutto fa emergere il bisogno urgente del riconoscimento ministeriale degli animatori di comunità45 che chiede la riconfigurazione di comunità ministeriali46. Sembra essere proprio questa la questione da dirimere. La mancanza di guide di comunità, infatti, si può risolvere nella prospettiva di allargare la responsabilità dei laici oppure nel modificare l’accesso al ministero ordinato. 3.4 La mancata riformulazione del ministero ordinato In questa prospettiva di mute relazioni tra i diversi soggetti ministeriali va considerata la difficoltà e il ritardo nel ridisegnare il ruolo del ministero ordinato, anche per l’alternarsi di visioni discontinue nei diversi post-concilio. Si deve ricordare che le innovazioni intuite dal Vaticano II hanno subito chiesto un ripensamento della identità e dei compiti del ministero ordinato. Si tratta di integrare meglio le diverse visioni di presbitero. Dalla prospettiva di sacerdote che celebra per il popolo alla prospettiva del presidente di comunità che guida tutti i carismi del popolo di Dio47. In questa prospettiva emergeva sempre più chiara 44 «Per questo motivo desidero nei prossimi mesi, nelle modalità che verranno definite, avviare un dialogo sul tema con le Conferenze Episcopali per poter condividere la ricchezza delle esperienze ministeriali che in questi cinquant’anni la Chiesa ha vissuto sia come ministeri istituiti (lettori, accoliti e, solo recentemente, catechisti) sia come ministeri straordinari e di fatto», FRANCESCO, Messaggio in occasione del 50° anniversario della Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio» Ministeria quaedam di San Paolo VI, 15 agosto 2022, n. 10. 45 A. BORRAS, Des Laïcs en responsabilité pastorale ? Accueillir de nouveaux ministères, Cerf, Paris 1998. 46 P. VANZAN – A. AULETTA, La parrocchia per la nuova evangelizzazione: tra corresponsabilità e partecipazione, Ave, Roma 1998; A. BORRAS, Équipes pastorali parrocchiali: la sfida del lavoro in équipe e la posta in gioco di un nuovo modello di direzione. Una prospettiva nell’ambito francofono, in L. SORAVITO – L. BRESSAN, Il rinnovamento della parrocchia in una società che cambia, EMP – Facoltà Teologica del Triveneto, Padova 2007, 117-144. 47 Cf. la ricostruzione dei modelli in E. CASTELLUCCI, «Ordinati l’uno all’altro». Paradigmi e modelli storici del rapporto fra ministri ordinati e laici, “CredereOggi” 23 (2003), 133, 1, 37-62. 1/2023 ANNO LXXVI 97 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi un’interpretazione funzionale: “Il ministero sarà invece solo il frutto di una semplice esigenza funzionale: l’esigenza di coordinare, integrare, correggere la molteplice attività dei carismi. Si tratta semplicemente di un indispensabile servizio per l’unità della Chiesa”48; per cui “il loro compito è assicurare la apostolicità e la comunione [perché] se con il Concilio il servizio alla fede e alla parola è di tutto il popolo di Dio […] si conclude che il carisma proprio del sacerdote è l’apostolicità e comunionalità”49. Le pratiche pastorali hanno visto però una difficoltà nell’articolare nuove forme di vita ministeriale rimanendo legate principalmente al rapporto ministero ordinato e centralità liturgica identificandola con il compito di guida della comunità. Riconosciamo, tuttavia, che alcune esperienze sono rimaste incomplete; come i preti operai, i preti sposati, le comunità presbiterali. Ci sembra che in questa prospettiva si debba considerare se il vero problema sia il matrimonio dei preti. D’altra parte sembra emergere, sempre dalla pratica pastorale, il modello del potenziamento dell’autorità o leadership. Questo sta influenzando anche il ripensamento del ministero ordinato che sta assumendo sempre più lo stile del leader50. Ci sembra che la questione non ascoltata sia la sofferenza dei ministri, desiderati dal popolo di Dio come presbiteri ma preparati dai vescovi come sacerdoti (magari con lo stile del leader). Il presbitero sognato è rimasto un sacerdote! Si tratta, sì, di riconsiderare la leadership nella chiesa, ma nella prospettiva ricordata del primato della comunità51. 48 S. DIANICH, Nuove prospettive nella teologia del ministero, in A. MARRANZINI, Correnti teologiche post/conciliari, Città Nuova, Roma 1974, 171-190; l’autore cita W. Kasper ma si deve ricordare lo studio di Y. CONGAR, Ministeri e comunione ecclesiale, EDB [Cerf], Bologna [Paris] 1973 [1971] e il successivo e ampio studio di E. SCHILLEBEECKX, Il ministero nella Chiesa. Servizio di presidenza nella comunità di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia 1981 [19802]. 49 S. DIANICH, Il compito essenziale del ministero ordinato nel popolo di Dio, “CredereOggi” 23 (2003), 133, 1, 75-86. 50 Ci rendiamo contro che l’espressione risulta essere ambigua: una cosa infatti è definire il compito di guida con leadership altra cosa è implementare il modello tradizionale di sacerdozio con lo stile leaderistico. 51 NOCETI, Vie di una riforma in prospettiva sinodale, c. VI. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 98 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale 3.5 La natura dei blocchi ministeriali Non riteniamo opportuno classificare questi disagi dentro la categoria della spiritualità. Essi hanno una dimensione più profonda da collegare con l’incompiuta elaborazione delle intuizioni conciliari. Ci sembrano esistere diverse questioni sul tema della missionarietà di tutto il popolo di Dio52. Una riguarda il senso della affermazione che tutti i battezzati rendono presente il sacerdozio di Cristo. Giustamente essa viene ricollegata a due interpretazioni centrali del Vaticano II: il sensus fidei fidelium (LG 12) e il diritto/dovere di contribuire alla costruzione della tradizione ecclesiale (il tradere della fede – DV 8). Da queste affermazioni tuttavia non derivano conseguenze chiare perché subito si afferma che non tutto il sacerdozio di Cristo deriva dal battesimo; una parte infatti viene dalla consacrazione sacramentale che conferisce la potestas celebrandi. Non è questione solo organizzativa. Al sacerdozio battesimale viene sottratta l’interpretazione che tutto il popolo di Dio sia apostolico, che possa trasmettere cioè l’insieme dei beni salvifici. Questo compito venne riservato al solo ministero ordinato. La distinzione è fondata sulla Tradizione che trova qui il compito essenziale del ministero ordinato e fonda anche il diritto di Guida della comunità53. Questo, nonostante la affermazione che anche il fondamento del ministero ordinato abbia la sua base nel battesimo (e poi ovviamente nella ordinazione sacerdotale che lo arricchisce). Quale sarebbe altrimenti il senso che i due sacerdozi hanno medesima dignità (LG 9, e soprattutto il n. 32)? Quale è il contenuto della comune dignità se non la comune possibilità di essere veicolo della Grazia divina? (Altro discorso sarà che questo munus è giustamente regolato dalla Chiesa). La scelta fatta dai testi ecclesiali giustifica immediatamente altre due norme: la natura clericale e la natura maschile del ministero ordinato. Maschile significa che l’esercizio della trasmissione della grazia avviene per 52 In verità l’espressione contiene ulteriori questioni che si concentrano sulla delimitazione del “popolo di Dio” e se esso si limiti ai battezzati. Ci sembra ancora valida la descrizione di tutto il tema attorno alla trilogia ministero (testimonianza o missione) di Cristo verso il Padre, ministerialità della Chiesa verso la missione di Cristo, ministeri nella e per la Chiesa. 53 Cf. la sintesi dei documenti in J. NEUNER – H. ROSS – K. RAHNER, IX. I sacramenti. 8. L’Ordine sacro, in La fede della Chiesa nei documenti del Magistero Ecclesiastico, 1967, 474-501. 1/2023 ANNO LXXVI 99 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi linea di genere. Clericale significa che pur venendo dal popolo dei battezzati, il ministro ordinato entra in uno status di santità e capacità testimoniale differente; non derivante dal carisma (fede battesimale) ma dalla consacrazione (e ufficio). Si deve chiarire che non si tratta di rivendicazione ma della questione di chi abbia il diritto di rappresentare il Cristo-Capo e la Apostolicità della Grazia e di quali siano le condizioni o competenze. Come in altri contesti si deve garantire l’unione intrinseca del duplice principio missionario: quello pneumatico e quello cristocentrico54. Sembra si possa sottolineare che il problema maggiore della riconfigurazione della ministerialità per la missione della chiesa sia il non riconoscimento di quella parte del popolo di Dio che pur partecipando della vocazione battesimale non può esprimere la comunicazione della Grazia, ma solo riceverla. Per questo documenti e autori continuano ad insistere che il diritto /dovere della partecipazione missionaria dei laici si concentra sulla profezia e la testimonianza, mentre una parte della azione pastorale (la celebrazione e decisione) rimane loro esclusa nel senso attivo e rimane solo il senso passivo. Ci si permetta di sottolineare che se di novità di deve discutere non può essere nella «circolarità delle relazioni» che si devono stabilire tra Christifideles e Ministero ordinato ma nella affermazione chiara che tutti hanno diritto (con il discernimento della chiesa) ad esprimere la ministerialità del ministero ordinato. È sembrato ad alcuni che questa analisi portasse alla eliminazione del ministero ordinato attraverso la diminuzione della sua fondazione teologica; derivandolo dalla natura missionaria della chiesa piuttosto che dal diritto divino di Cristo-Capo. Ma forse non si tratta di annullare il compito del ministero ordinato quanto di riformularlo in ordine al fondamentale dono o carisma battesimale. Tra le tante ci piace ricordare due considerazioni55 che provano ad unire la tradizione con la necessaria innovazione missionaria. In contesti si54 Su questo si rileggano le affaticate pagine di Y. CONGAR, Lo Spirito Santo nel Cosmo, in ID., La Parola e il soffio, Borla, Roma 1985 [1984], 151-159. 55 K. RAHNER, Chiesa dalla base, in ID., Trasformazione strutturale della Chiesa come compito e come chance, Queriniana, Brescia 1973 [1972], 132-145; P.D. MURRAY, La necessità di una teologia integrata del ministero nel cattolicesimo contemporaneo. Una prospettiva dal Nord del mondo, “Concilium” 46 (2010), 1, 58-74. Si veda, tuttavia, anche il significativo J. RATZINGER, Fede e futuro, Queriniana, Brescia 2005 [1970], 99-117. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 100 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale mili ai nostri K. Rahner suggeriva alla (sua) chiesa di Germania in stato di Katholikentag di mantenere la significazione liturgica del ministero ordinato per significare la trascendenza del processo salvifico della missione ma di aprirlo a coloro cui la comunità ne riconosce i segni carismatici. Fossero uomini (celibi o sposati) o donne (nubili o sposate). Non dimenticava affatto che questo ordinamento di impostazione carismatica avesse il bisogno del riconoscimento apostolico del Vescovo della chiesa locale. Una recente riflessione di Murray riflette sulla natura ad vitam che la tradizione unisce al ministero ordinato; ne fa il principio di riconoscimento (cioè vocazionale) di coloro che possono essere ammessi a tale munus. Una considerazione ovviamente carismatica e non di genere. Solo in questo modo si può parlare di una vera ermeneutica delle identità della soggettività ecclesiale56. È questo il principio che va ricompreso per sciogliere le mute relazioni? 4. Attivare il popolo di Dio: compito sinodale La riforma della chiesa ha bisogno di ridisegnare57 la ministerialità perché sia espressione di sinodalità, perché sia a servizio dell’evangelicità della chiesa, perché sappia guidare l’intero popolo di Dio nella sua missione. È questione missionaria. Ridisegnare comporta: una analisi e valutazione della visione ecclesiologica precedente; una definizione dei nuovi bisogni e figure; un processo di aggiornamento della formazione. Ma questo comporta la giustificazione di una nuova teoria della ministerialità i cui punti essenziali sono stati oggetto di discussione già prima del Vaticano II. Sono il problema e non la soluzione. Si deve fare discernimento sulla tradizione ecclesiale perché non cada nell’indietrismo che la blocca58. 56 L’espressione la trovo presentata (in verità in modo un po’ incerto) in R. LUCIANI, Ermeneutica delle identità e delle relazioni in una Chiesa popolo di Dio, in S. NOCETI – R. REPOLE, Commentario ai documenti del Vaticano II. 9. Il Vaticano II e i suoi documenti, EDB, Bologna 2022, 149-159. 57 Troviamo sintonia con Il processo di riconfigurazione della ministerialità in una Chiesa sinodale proposto da S. NOCETI, Vie di una riforma in prospettiva sinodale, 147-193. 58 FRANCESCO, Ai Membri della Commissione Teologica Internazionale, 24 novembre 2022 [https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2022/november/documents/ 20221124-cti.html; https://archive.is/lbLLs]. 1/2023 ANNO LXXVI 101 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi 4.1 Le riflessioni preparatorie sinodali Il blocco precedentemente segnalato può essere riassunto nel rapporto carisma-ministero. A tale proposito ci sembra di notare che nel testo che guida il percorso sinodale i due lemmi linguistici (“minst* e caris*) abbiano una sorprendente e significativa presenza59. Si deve sottolineare la chiarezza con cui affronta il tema del rapporto sacerdozio comune-sacerdozio ministeriale-ministeri battesimali attraverso la descrizione della complementarietà e distinzione della visione ministeriale della chiesa cattolica e riformata. Le Comunità ecclesiali nate dalla riforma protestante promuovono una forma specifica di prassi sinodale, nel contesto di un’ecclesiologia e di una dottrina e pratica sacramentale e ministeriale che si discostano dalla Tradizione cattolica e che, nella interpretazione di Calvino, ritiene che il «presbitero rappresenta la dignità e i poteri conferiti a tutti i fedeli col Battesimo» mentre la pratica sinodale risolve il tema della «sinergia tra il carisma e l’autorità personale dei Vescovi, da una parte, e, dall’altra, il dono dello Spirito Santo riversato sull’intera comunità» (n. 36). Quindi la prospettiva cattolica sarebbe posta nella difesa di genere, necessario per il ministero ordinato. Non sappiamo come l’esperienza pastorale delle chiese riformate risolve la questione della elezione ministeriale e quindi il rapporto tra i diversi soggetti, tuttavia è certo che essa permette di unire le due dimensioni (carisma battesimale e ministero) senza dover ricorrere alla sacralità del clero e permettendone l’esercizio a tutti i battezzati. Il tema non sembra essere ben approfondito negli altri documenti preparatori. 4.2 Il disegno ministeriale di papa Francesco nella fedeltà creativa 4.2 alla tradizione Abbiamo già ricordato la mancata riflessione di Papa Francesco sulla ministerialità e ministeri in EG a vantaggio della ministerialità di tutto il popolo di Dio. Tuttavia nei tempi recenti la sua riflessione si è fatta presente. Ne possiamo indicare alcuni tratti60. 59 COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, La Sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, 2018: minist* 65x; caris* 17x. 60 Tralasciamo le indicazioni di stile riferite ai movimenti popolari, ai movimenti e associazioni in rapporto al carisma dei loro fondatori. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 102 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale La necessità di collegare ministeri e necessità missionarie (cioè il superamento del modello di tria munera) è stato ben affermato in tutta la riflessione sulla situazione missionaria della Amazzonia61. Certamente risultano di notevole importanza le indicazioni più recenti. Con il Motu proprio Spiritus Domini offre una considerazione globale su questo tema e impone il superamento di genere nel riconoscimento dei ministeri non-ordinati62. Inoltre l’importante documento Antiquum ministerium scioglie la discussione terminologica riconoscendo, almeno per la figura del catechista (in realtà si tratta di animatori di comunità), il suo valore ministeriale63. Nel suo intervento in occasione del 50° anniversario della Ministeria quaedam64 afferma che «questi due interventi non devono essere interpre61 FRANCESCO, Querida Amazonia. Esortazione Apostolica post-sinodale, 12 febbraio 2020, ai nn. 85-90 accoglie il rapporto tra ministeri e inculturazione o contestualizzazione [https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20200202_querida-amazonia.html; https://archive.is/32IS2]. Il testo si riferisce ai nn. 93-96 di SINODO DEI VESCOVI, Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale. Documento finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco, 26 ottobre 2019 [https://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_ synod_doc_20191026_sinodo-amazzonia_it.html; https://archive.is/ikKkD]. 62 FRANCESCO, Lettera Apostolica in forma di Motu proprio Spiritus Domini, 10 gennaio 2021 e la più ampia Lettera del Santo Padre Francesco al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede circa l’accesso delle donne ai ministeri del lettorato e dell’accolitato, 10 gennaio 2021 («Una più chiara distinzione fra le attribuzioni di quelli che oggi sono chiamati “ministeri non-ordinati (o laicali)” e “ministeri ordinati” consente di sciogliere la riserva dei primi ai soli uomini» [https://www.vatican.va/content/francesco/it/motu_proprio/ documents/papa-francesco-motu-proprio-20210110_spiritus-domini.html; https://archive.is/THJmj; https://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2021/documents/papafrancesco_20210110_lettera-donne-lettorato-accolitato.html; https://archive.ph/itd8g]. 63 FRANCESCO, Lettera apostolica in forma di “Motu Proprio” Antiquum ministerium con la quale si istituisce il ministero di catechistica, 10 maggio 2021 [https://www.vatican.va/ content/francesco/it/motu_proprio/documents/papa-francesco-motu-proprio-20210510_ antiquum-ministerium.html; https://archive.is/K4iiY]. 64 FRANCESCO, Messaggio in occasione del 50° anniversario della Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio» Ministeria quaedam di San Paolo VI, 15 agosto 2022 [https:// www.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2022/documents/2022 0815-messaggio-ministeria-quaedam.html; https://archive.is/y72Qg]; si veda anche FRANCESCO, Messaggio del Santo Padre Francesco, a firma del Cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in occasione della 72.ma Settimana Liturgica Nazionale, 2022 [https:// www.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2022/documents/ 20220822-messaggio-sett-liturgica.html; https://archive.is/6aIE0]. 1/2023 ANNO LXXVI 103 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi tati come un superamento della dottrina precedente, ma come un ulteriore sviluppo reso possibile perché fondato sugli stessi principi». Al n. 4 afferma che ogni ministero è una chiamata di Dio per il bene della comunità e continua «questi due fondamenti permettono alla comunità cristiana di organizzare la varietà dei ministeri che lo Spirito suscita in relazione alla concreta situazione che essa vive. Tale organizzazione non è un fatto meramente funzionale ma è, piuttosto, un attento discernimento comunitario, nell’ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce alla Chiesa, in un luogo concreto e nel momento presente della sua vita». In buona sostanza il superamento-integrazione di Ministeria quaedam voluto da papa Francesco si può vedere nella ri-configurazione ministeriale dei servizi tradizionali e di nuovi servizi in modo che il popolo di Dio possa esprimere la sua soggettività. Questo vale soprattutto per il ruolo delle donne. Rimane invece nella tradizione quando mantiene il rapporto guida di comunità e potestas celebrandi. Il superamento del clericalismo sarebbe, in questa prospettiva, solo nello stile dell’esercizio del ministero ordinato65. Queste ultime riflessioni manifestano un equilibrio ancora non raggiunto tra diverse interpretazioni all’interno della chiesa; equilibrio che ci sembra essere l’oggetto del discernimento e decisione della celebrazione finale del sinodo. Tuttavia ci sembra che il pensiero di Papa Francesco sia meglio espresso nell’incipit di Spiritus Domini in cui troviamo la fondazione pneumatica – non battesimale! – del carisma-ministero a cui segue il necessario riconoscimento ecclesiale per l’edificazione della chiesa e della sua missione. Interpretiamo che la chiesa deve riconoscere tra i suoi membri coloro che possono essere elevati ai diversi ministeri senza altra condizione che la manifestazione del carisma (competenza). 4.3 Ministeri dalla/nella comunità per la comunità locale Non sfugge a nessuno che, come riconosce la riflessione di papa Francesco, la ministerialità come questione non sia di sola natura organizzativa e neppure di rivendicazione di diritti non riconosciuti. Non possiamo nascondere che essa, con tutto il rispetto della tradizione bimillenaria della chiesa, 65 Cf. il suo continuo, ma in fondo tradizionale, riferimento al Cristo servo più che al Cristo sacerdote. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 104 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale si collega alla riconfigurazione non-sacrale del ministero ordinato. Non un ministero per la comunità, ma un ministero dalla-nella e per la comunità66. È la storia (la situazione o contento o problema della missione di una comunità) che chiede soluzioni ampie alla verità trasmessa dalla Tradizione (cf. AG 6). L’insistenza sul carattere sacrale del sacerdozio ministeriale porta inevitabilmente alla non considerazione della ministerialità che proviene da tutta la chiesa. In modo particolare mantiene i laici (cioè i non maschi consacrati) nella prospettiva di destinatari dell’azione missionaria del ministero ordinato. Non è chiaramente un depotenziamento della capacità missionaria della chiesa? Certamente, come ricorda Antiquum ministerium, non tutti i battezzati possono vivere la corresponsabilità effettiva, ma è necessario che essa sia resa possibile ad alcuni. Sarebbe interessante studiare la contraddizione dell’uso della espressione “corresponsabilità” e dell’uso incerto che questa espressione ha avuto a partire da MQ (1972) fino ai recenti documenti sinodali. Ci sembra di capire che il cuore della questione sia teologico: corresponsabilità è una espressione pneumatica prima che sacramentale ed è ovviamente collegata alla carismaticità67. In questo ambito si percepisce forte il disagio che deriva dalla ovvietà che il vero soggetto della missione nel suo ampio significato di testimonianza e di agente pastorale sia in realtà il mondo femminile. Non sembra più possibile negare questa situazione di minorità; non è possibile risolverla dividendo il potenziale ministeriale tra uomo e donna segnalando le diverse caratteristiche e potenzialità; non è sufficiente permettere alcune nomine nell’ambito delle diocesi in alcuni compiti di Curia; non è utile continuare a cercare fondamenti teologici che giustifichino una prospettiva poco evangelica. La distinzione va semplicemente abolita. Ma con quale nuova “tradizione” sostituirla68? 66 Oltre gli autori citati in precedenza (E. Schillebeeckx e Y Congar) si può vedere H. LEGRAND, I Ministeri nella Chiesa locale, in B. LAURET – F. REFOULÉ (direttori), Iniziazione alla pratica della teologia. Vol 3: Dogmatica II, Queriniana, Brescia 1986 [1983], 186-282. 67 L.-J. SUENENS, La corresponsabilità idea dominante del Concilio e le sue conseguenze pastorali, in AA.VV., Teologia del rinnovamento. Mete, problemi e prospettive della teologia contemporanea, 1969, 66-75 [qui 68.73]. 1/2023 ANNO LXXVI 105 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi In conclusione La circolarità sinodalità per/dalla ministerialità ci sembra uno dei cortocircuiti della riflessione contemporanea. Uno sembra essere contemporaneamente il problema e la soluzione dell’altro. Si riconosce una reciprocità che mette in luce la vera questione in gioco: la riforma della chiesa. Anche in questo caso al centro c’è la questione della receptio del Vaticano II. Nonostante papa Francesco insista nell’affermare che i ministri debbano essere avanti-dentro-dopo, il ministero ordinato rimane per. Credo non ci sia nulla da obiettare se non che, per altre vie, l’accesso a questo ministero rimane di natura di genere (maschile) e collegato alla prospettiva clericale (sacerdotale). Questo si afferma per l’equivalenza tra guida di comunità e presidenza eucaristica. Sarà possibile de-clericalizzare (cioè laicizzare ovvero riferire al battesimo) il ministero ordinato? Il sinodo che stiamo già vivendo e che si concluderà nel 202469 è convocato proprio per fare una esperienza di sinodalità nella condivisione delle analisi e del loro discernimento per offrire al papa propositiones di soluzioni che nel suo magistero deciderà di accogliere. Il Sinodo in atto, più che i precedenti, si deve caratterizzare per questa metodologia di ascolto70. È 68 Ricordiamo che su questo punto il pensiero di papa Francesco è al momento fermo: secondo la tradizione il ministero ordinato è maschile. Per usare il suo linguaggio, appartiene alla radice e non ai rami della Tradizione, cf. Ai Membri della Commissione Teologica Internazionale, 24 novembre 2022. 69 FRANCESCO, Angelus, 16 ottobre 2022 [https://www.vatican.va/content/francesco/it/ angelus/2022/documents/20221016-angelus.html; https://archive.is/7lRtk]: «Il 10 ottobre dell’anno scorso si è aperta la prima fase della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. Da allora si sta svolgendo nelle Chiese particolari la prima fase del Sinodo, con l’ascolto e il discernimento. I frutti del processo sinodale avviato sono molti, ma perché giungano a piena maturazione è necessario non avere fretta. Pertanto, allo scopo di disporre di un tempo di discernimento più disteso, ho stabilito che questa Assemblea sinodale si svolgerà in due sessioni. La prima dal 4 al 29 ottobre 2023 e la seconda nell’ottobre del 2024. Confido che questa decisione possa favorire la comprensione della sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa, e aiutare tutti a viverla in un cammino di fratelli e sorelle che testimoniano la gioia del Vangelo». 70 Lo ha chiarito FRANCESCO in Costituzione apostolica Episcopalis communio, 15 settembre 2018 [https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_constitutions/documents/papa-francesco_costituzione-ap_20180915_episcopalis-communio.html; https://archive.is/j0hph]. URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 106 1/2023 ANNO LXXVI Ridisegnare la ministerialità. Compito sinodale una sperimentazione e modellizzazione di ciò che si desidera sia la chiesa del futuro. Per questa importante prospettiva di creazione di consenso e di impegno (cioè di comunione missionaria) il magistero ha ripreso l’espressione sinodo-sinodalità perché ciò che tutti riguarda, da tutti deve essere deciso. Ma con qualche limitazione perché questa decisione sarà operata dai vescovi71. Luciano Meddi Pontificia Università Urbaniana (l.meddi@urbaniana.edu) 71 L’espressione giuridica «Quod omnes tangit ab omnibus approbari debet» risale al Codice di Giustiniano; Y. CONGAR l’ha ripresa in Quod omnes tangit, ab omnibus tractari et approbari debet, “Revue historique de droit français et étranger” 36 (1958), 210-259; allo stesso modo papa Francesco (Discorso nella commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015) ma limitando il percorso al solo tractari. Tuttavia si dovrebbe tenere in maggior conto la prassi del monachesimo benedettino in capitulo. 1/2023 ANNO LXXVI 107 URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL Luciano Meddi ABSTRACT RIDISEGNARE LA MINISTERIALITÀ COMPITO SINODALE Da alcuni anni Papa Francesco sta indirizzando la chiesa verso uno stile di sinodalità. Le motivazioni sembrano essere che la riforma avviata con il Vaticano II non pare aver ottenuto sufficienti risultati per realizzare un adeguato slancio missionario. Egli ritiene che sia mancata una comunicazione tra soggettività dei laici e ministero ordinato che non si è reso disponibile all’esercizio dei diversi carismi missionari del popolo di Dio. La ministerialità dei laici, che sembrava essere la risorsa centrale della riforma missionaria del Vaticano II, viene ora compresa come uno dei suoi problemi fondamentali della conversione o riforma missionaria della chiesa. Per questo papa Francesco chiede di ridisegnare la ministerialità perché sia espressione di sinodalità, perché sappia guidare l’intero popolo di Dio nella sua missione. Questa svolta ministeriale, tuttavia, ha bisogno di scelte sinodali complesse. Al momento il cammino sinodale, che si concluderà nel 2024, non sembra esprimere un adeguato consenso su una nuova lettura teologica della ministerialità. REDESIGNING MINISTERIALITY AS SYNODAL TASK For some years, Pope Francis has been directing the Church towards a style of synodality. The motivations seem to be the fact that the reform started with Vatican II does not seem to have obtained sufficient results to achieve an adequate missionary impulse. He believes that there has been a lack of communication between the subjectivity of the laity and the ordained ministry which has not made itself available for the exercise of the various missionary charisms of the people of God. Lay ministry, which seemed to be the central resource of the missionary reform of Vatican II, is now understood as one of its fundamental problems of the conversion or missionary reform of the Church. For this Pope Francis asks to redesign ministeriality so that it is an expression of synodality, so that it knows how to guide the entire people of God in its mission. This ministerial change, however, requires complex synodal choices. At the moment the synodal process, which will end in 2024, does not seem to express an adequate consensus on a new theological interpretation of ministeriality. Keywords: Church Reform; Synodality; Lay Ministries; Mission URBANIANA UNIVERSITY JOURNAL 108 1/2023 ANNO LXXVI