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Quotidiano 12-03-2024 Pagina 1+10 Foglio 1/2 www.ecostampa.it Verso Oriente Noemi Ghetti riscopre «l'eretico» della filologia Giovanni Semerano di Chiara Dino a pagina io Il libro Con la studiosa Noemi Ghetti alla riscoperta del filologo Giovanni Semerano che scardinò la teoria delle origini indoeuropee delle nostre lingue a favore di una derivazione mesopotamica di Chiara Dino nni di studio matto e disperatissimo in direzione ostinata e contraria a quella della filologia tradizionale. Giovanni Semerano,pugliese di nascita,fiorentino con una vita da autorevole bibliotecario nel suo curriculum da adulto, è stato autore di studi monumentali sull'origine della nostra lingua — l'italiano ma non solo visto che le sue ricerche vertono su tutti gli idiomi della vecchia Europa — arrivando in libreria negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso con i suoi Le origini della cultura europea e i Dizionari etimologici della lingua greca e latina per Olschki, libri che ribaltano la linguistica tradizionale da cui viene sempre guardato con sospetto. La sua teoria è che le culture (e lingue) su cui si fonda il mito della vecchia e grande Europa,con la sua supremazia intellettuale data per assodata, non abbiano solo origini indoeuropee, non siano cioè il portato di popolazioni europee e asiatiche leggendariamente superiori, ma siano innervate e disseminate di influenze mesopotamiche e dunque mediorientali molto più antiche, risalenti almeno al III millennio a.C. Un terremoto che ha implicazioni politiche — la presunta specificità della razza ariana va a carte 48 — e scientifiche di grande portata e che resta sempre confinata in un dibattito che si sviluppa in sordina. Su questo si dilunga — con una struttura che procede per A «grappoli» di ragionamenti e ricerche documentatissime — il libro da poco uscito per la casa editrice L'asino d'oro firmato da Noemi Ghetti e dedicato al glottologo morto nel 2005 dal titolo Le mille e una notte di Giovanni Semerano. Origini mesopotamiche della cultura europea: un pugno nello stomaco per i detrattori del diverso di matrice araba, fenicia o etrusca che, condiviso o no,fa riflettere. «Semerano — ci spiega Ghetti, studiosa di lungo corso di Antonio Gramsci che chiama a sostegno della tesi del linguista più volte, così come Leopardi e Nietzsche e, molto più vicino nel tempo, allo psichiatra Massimo Fagioli — dedicò tutta la vita a questi studi sostituendo un approccio filologico puro allo studio delle origini delle lingue a uno di stampo glottologico. E un cambio di paradigma notevolissimo. Lui riteneva che la linguistica ufficiale aveva volutamente dimenticato le pressioni fonetiche che le lingue dei "vinti" avevano operato su quelle dei vincitori. Ricordiamo che questo approccio, che si radica intorno al `700, è lo stesso che non riconosce alla cultura etrusca — con la sua visione della donna molto più avanzata — il posto che le spetta anche rispetto alle origini della cultura romana e lo stesso fa con i fenici, il cui alfabeto diede origine a quello greco, e con i popoli mediorientali di cui descrive le istanze culturali ricadute fino a noi». Questioni linguistiche a parte — interessante il collegamento tra l'aiperon del filosofo presocratico Anassimandro di Mileto, normalmente tradotto con infinito e che invece Semerano ritiene la versione greca del semitico apar che significa terra, ribaltando così l'origine della vita da una entità metafisica a una fisica — sono tutte le tracce delle culture, per lo studioso-bibliotecario, a dover essere osservate per rintracciare i fili che legano le une alle altre. Non è solo il logos — inteso in senso greco ma anche ebraico e cattolico — a darci informazioni sulla nostra storia. La nostra vicenda terrena non è dunque eterodiretta da quel verbo che è manifestazione di Dio, ma è il nostro agire nel mondo a renderci umani, molto umani,e a rivelare la nostra specificità di specie. Gli esempi si moltiplicano. Ricorda ancora Ghetti: «Noi facciamo nascere la nostra mitologia dai libri sacri e dalle storie omeriche, dimenticando che già nell'Epopea di Gilgamesh le cui origini risalgono almeno al 2.500 a.C., i nostri miti sono già tutti lì narrati secondo una visione meno teocentrica». Gilgames, il più noto e celebrato re mesopotamico,è l'eroe babilonese che conosce le leggi del mondo dell'Oltretomba (come Ulisse o Orfeo)ma le declina in termini molto più umani: il contatto con quanto viene dopo gli fa riconoscere la sua mortalità e lo rende consapevole del fatto che quanto resta immortale di noi consiste nelle nostre opere,nel modo in cui moriamo e nella dinastia che lasciamo sulla terra. Sotto le stelle d'Oriente insomma la visione della vita è più laica ed è questa la visione della vita e della cultura europea che sposa Semerano e con lui Noemi Ghetti. «La lettura tradizionale e indoeuropeista della nostra storia — ricorda lei — si è radicata intorno all'800 con l'affermarsi del colonialismo e di un eurocentrismo che dà per scontata l'egemonia culturale e religiosa di una sola parte del mondo. Ha dunque anche delle responsabilità politiche e storiche, a mio avviso, di grande portata. Semerano trascorse una vita intera a ribaltare questa vulgata». Quasi tutta vissuta a Firenze dove dal 1940 diventa bibliotecario aggiunto alla Nazionale.Da allora la sua carriera si svolge sempre tra i custodi dei libri. Nel dopoguerra passa alla Marucelliana. Nel 1953 diventa direttore della Riccardiana, poi torna alla Nazionale per finire la sua carriera alla Laurenziana. Sono anni di studio appassionato e silenzioso durante i quali vive, fino all'alluvione del 1966,in una dependance della Biblioteca Nazionale di Firenze al piano rialzato di via Tripoli. L'acqua non risparmia neanche i suoi scritti: schede, appunti, grafici, collegamenti redatti nel corso di anni di studi, quando l'acqua alta è finalmente un ricordo, saranno irrecuperabili. Ma lui non si scoraggia. Riprende a studiare mentre si prodiga nel recupero di quanto è possibile salvare del patrimonio librario di Firenze (il Gabinetto Vieusseux per questo lo insignisce di una medaglia).Poi nel 1984 pubblica il primo volume de Le origini della cultura europea. Nell'ambiente universitario è pieno di suoi detrattori. Lui non si scoraggia e continua a seguire le tracce di una storia diversa. © RIPRODUZIONE RISERVATA 142738 Il filo rosso con l'Oriente Quotidiano 12-03-2024 Pagina 1+10 Foglio 2/2 www.ecostampa.it In breve L'eretico bibliotecario Era convinto che la presunta supremazia europea nascesse da una stortura filologica •«Le mille e una notte di Semerano. Origini mesopotamiche della cultura europea», edizioni L'Asino d'oro è il titolo del libro di Noemi Ghetti (foto in alto) che valorizza gli studi del filologo e linguista scomparso nel 2005 Giovanni Semerano (foto sopra) L'opera Un disegno di Francesco Del Casino ispirato al libro Culture llffi • .,°.~ • '()rici 142738 •Semerano, che fu bibliotecario a Firenze, riteneva che gli Europei dovessero gran parte della loro lingua e cultura ai popoli mediorientali L„iI1:,,A•i 1i11,„i i„wly V e+audkiui r Al v:.... .: ~sxr...