Tlaloc sovrapposti (1390-1503),
cultura azteca (1325-1521),
Città del Messico,
Museo del Templo Mayor.
PA R I TÀ
ANTE
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STUDI E RISCOPERTE 3
LE DONNE NELLA SOCIETÀ
AZTECA
Antonio Aimi
NETTA ERA LA DOMINANZA MASCHILE NELLA
SOCIETÀ AZTECA, PALESEMENTE INCENTRATA
PER LE PROPRIE MIRE ESPANSIONISTICHE
SULL’ARTE MILITARE. EPPURE, IL RUOLO DELLA
DONNA ERA TUTT’ALTRO CHE SECONDARIO.
Com’è noto, in meno di cento anni, dal 1428 al 1521, gli aztechi riuscirono a creare un
grande impero anche grazie a una politica espansionistica aggressiva e militarista.
Nonostante spesso si tenda erroneamente a ingigantirne gli aspetti sanguinosi, è tuttavia evidente che nella società azteca la guerra e i guerrieri avevano un ruolo centrale.
In particolare, le “anime” di coloro che morivano in battaglia vivevano nella Casa del
Sole e quando ogni mattina l’astro usciva dalle fauci della terra lo festeggiavano e lo
accompagnavano fino a mezzogiorno. Dato che i guerrieri erano giovani maschi, non
stupisce che, anche per questo, la società azteca fosse caratterizzata da una netta dominanza maschile.
In questo contesto, tuttavia, è doveroso mettere in evidenza che anche alle donne venivano riconosciuti ruoli importanti nell’immaginario religioso e nella vita quotidiana. Potremmo dire che si ha quasi l’impressione che anche nella società azteca ci fossero gruppi di femministe che, giustamente e puntigliosamente, pretendevano una certa parità di
genere. Un aspetto molto importante di questa parità è quello della divinizzazione delle
donne morte di parto, un tratto culturale che gli aztechi, forse, avevano preso dalla cultura Veracruz. Queste donne, infatti, erano chiamate “Cihuateteo” (plurale di “Cihuateotl”,
ovvero Donna sacra, Donna dea) ed erano equiparate ai guerrieri caduti in battaglia. Il
loro ruolo nella società azteca è messo in evidenza da Bernardino de Sahagún nel Codice
fiorentino, la più importante fonte sulla cultura azteca, a partire dal libro primo, dove le
LIT TERAM?
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Il Monolito di Tlaltecuhtli
(signore della Terra)
(1502 circa),
cultura azteca (1325-1521),
Città del Messico,
Museo del Templo Mayor.
In basso,
Cihuateotl
(Donna dea),
donna morta di parto
(600-900),
cultura Veracruz
(100-1000),
Xalapa, Universidad
Veracruzana, Museo
de Antropología de Xalapa.
Nella pagina a fianco,
la Cihuateotl
(Donna dea) di Calixtlahuaca,
donna morta di parto
(1500 circa),
cultura azteca (1325-1521),
Città del Messico,
Museo Nacional
de AntropologÍa.
L’opera, che è stata messa su
un altare decorato con crani,
si colloca al vertice delle
sculture di questa tipologia.
donne sono presentate in una posizione centrale accanto
alle divinità vere e proprie.
Successivamente, raccontando le loro vicende, Sahagún
scrive: «Se [una donna] moriva di parto la chiamavano
mocihuāquetzqui, che vuol dire: donna coraggiosa. Dopo
la morte lavavano tutto il corpo, le “insaponavano” i capelli e la testa e la vestivano coi migliori abiti [...] Durante
il funerale il marito la portava sulle spalle fino al luogo
della sepoltura [con] tutte le levatrici e le anziane. Tutti portavano scudi e mazze da guerra e gridavano come
i guerrieri davanti al nemico [...] La seppellivano al tramonto nel cortile del tempio delle donne sacre. Dopo la
sepoltura il marito e i suoi amici sorvegliavano la tomba
per quattro notti per evitare che il corpo fosse trafugato
dai giovani soldati, i quali consideravano il corpo come
cosa sacra e divina [...] e volevano le dita o i capelli della defunta, che mettevano dentro lo scudo sia per essere
più coraggiosi, sia per accecare i nemici [...] Per quanto la
morte di queste donne desse tristezza alle levatrici, i suoi
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UN ASPETTO IMPORTANTE DI UNA CERTA
PARITÀ DI GENERE È QUELLO DELLA
DIVINIZZAZIONE DELLE DONNE MORTE
DI PARTO, LE “CIHUATETEO” (PLURALE
DI “CIHUATEOTL”, OVVERO DONNA SACRA,
DONNA DEA), CHE ERANO EQUIPARATE
AI GUERRIERI CADUTI IN BATTAGLIA
parenti erano contenti perché dicevano che non andava
all’inferno, ma nella Casa del Sole».
E come i guerrieri accompagnavano l’astro dall’alba a
mezzogiorno, queste donne lo accompagnavano da mezzogiorno al tramonto.
Ma, per quanto la divinizzazione delle donne morte
di parto sia uno dei dati più interessanti della religione
azteca, su questo piano la parità di genere era andata
molto più avanti. Infatti, oltre a divinità maschili come
Huitzilopochtli, Tezcatlipoca, e a divinità femminili come
Coatlicue, Chicomecoatl, ce ne erano molte altre che erano
contemporaneamente maschio e femmina. Tra queste le
più importanti erano Ometeotl (dio Due, il sacro Due), da
cui erano nati gli dèi creatori, e Tlaltecuhtli (signore della Terra) che, nonostante il nome maschile, era chiamato
«nostra madre e nostro padre». Una formula per certi versi analoga era utilizzata anche dal sacerdote azteco che
prima di ascoltare una “confessione” si rivolgeva a Xiuhtecuhtli (signore Turchese), il dio del fuoco, del centro e
dell’anno chiamandolo «il padre e la madre degli dèi».
Significativamente, importanti contributi alla comprensione delle caratteristiche delle divinità sono venuti
anche dall’archeologia. Infatti, durante gli scavi nel Templo Mayor, il “sancta sanctorum” dei mexica, nel 2006 è
stato scoperto il Monolito di Tlaltecuhtli, che mostra chiaramente l’aspetto femminile di questa divinità.
Nello stesso sito, inoltre, nel 1978 è stata trovata la scultura che raffigura i due Tlaloc sovrapposti, uno dei quali è
raffigurato come una donna, nonostante la divinità della
pioggia fosse sempre stata considerata maschile.
In questo quadro, poi, è importante prendere in esame
una divinità femminile molto diversa dalle altre: Cihua-
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coatl (Donna serpente). Questa dea, infatti, oltre a sovrapporsi alla parte femminile
della coppia originaria e a proteggere le partorienti, le puerpere e le donne morte di
parto, poteva anche manifestarsi come un’aquila dal becco insanguinato, assumendo
caratteristiche guerriere. Sorprendentemente, inoltre, il nome della dea era anche il
titolo del vice imperatore mexica.
Nella società azteca il riconoscimento del ruolo della donna non si limitava solo alla
teologia, ma in parte si manifestava anche nella vita quotidiana. Nei rituali religiosi,
le donne potevano diventare sacerdotesse ed essere protagoniste di cerimonie molto
importanti, mentre in quelli civili avevano un ruolo di primo piano nei matrimoni. In
queste occasioni, una donna portava sulle sue spalle la fidanzata alla casa del fidanzato scortata da quattro “casamenteras”, che illuminavano il percorso con torce di pino,
dato che di solito i matrimoni si facevano al tramonto. Il momento culminante della
cerimonia, poi, avveniva quando altre donne “specializzate” legavano il mantello dello
sposo allo “huipil” (blusa) della sposa.
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Passando dai rituali al quotidiano, si deve osservare che mentre le donne delle classi dominanti
potevano «governare e comandare» come il marito
o partecipare per procura alle spedizioni dei mercanti, quelle del popolo non erano obbligate a occuparsi solo delle faccende domestiche e dei figli, ma
potevano mettere in piedi piccole attività artigianali
e, addirittura, scrive Sahagún, essere «médicas» e curare tutti con le piante medicinali.
Da queste brevi note emerge, quindi, in modo molto netto un dato sorprendente finora ignorato: che
la condizione delle donne azteche era migliore di
quella delle donne europee del XVI secolo.
Non è chiaro quali fossero le ragioni che attenuavano la dominanza maschile in una cultura militarista come quella dei mexica. Più sopra si è scritto,
scherzando, che si potrebbe pensare all’esistenza di
gruppi di femministe, che con un certo successo si
battevano per la parità di genere. Alcuni studiosi
ipotizzano che nelle altre culture mesoamericane
che avevano preceduto gli aztechi la condizione della donna fosse riconosciuta ancora di più.
In realtà, non ci sono dati per fare analisi fondate. Quello che è certo è che si devono riprendere gli
studi fatti alla nascita dell’antropologia sull’ “origine
della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”,
perché, mentre allora le prime riflessioni su questi
temi erano fatte in presenza di dati scarsi e frammentari, oggi si ha un quadro molto più ricco. H
Due disegni del Codice fiorentino
(1578-1579), Firenze, Biblioteca
medicea laurenziana.
A sinistra,
Festa cinteotl, vol. 1, libro 2, f. 82r.
In occasione dei rituali della festa
del raccolto le donne, in basso nel disegno,
avevano un ruolo di primo piano.
In alto,
Tlazolteotl (Dea dell’immondizia,
cioè dei peccati), vol. 1, libro 1, f. 11r.
Era la divinità che proteggeva i parti,
suscitava gli istinti sessuali e ascoltava
le confessioni dei peccatori.
Nella pagina a fianco,
Matrimonio azteco,
dal Codice Mendoza (1541)
f. 61r, Oxford, University of Oxford,
Bodleian Libraries.
In alto, al centro, gli sposi.
In basso la sposa è portata a casa del futuro
marito da una matrona accompagnata
dalle sue collaboratrici (“casamenteras”).
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