ARCHEOCLUB DI SAN SEVERO
43°
CONVEGNO
NAZIONALE
sulla
Preistoria - Protostoria - Storia
della Daunia
San Severo 17 - 18 novembre 2022
ATTI
Tomo primo
ARCHEOLOGIA
a cura di
Armando Gravina
SAN SEVERO 2023
Il 43° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria,
Storia della Daunia è stato realizzato con il contributo di:
Amministrazione Comunale
di San Severo
Fondazione dei Monti Uniti
di Foggia
– Comitato Scientifico:
GIUSEPPE POLI
Università degli Studi “A. Moro” di Bari
ALBERTO CAZZELLA
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
PASQUALE CORSI
Presidente Storia Patria per la Puglia
MARIA STELLA CALÒ MARIANI
Università degli Studi “A. Moro” di Bari
PASQUALE FAVIA
Università degli Studi di Foggia
ITALO MARIA MUNTONI
Sovrintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province BAT e FG
ARMANDO GRAVINA
Presidente Archeoclub di San Severo
ORGANIZZAZIONE
– Consiglio Direttivo Archeoclub di San Severo:
ARMANDO GRAVINA Presidente
MARIA GRAZIA CRISTALLI Vice Presidente
GRAZIOSO PICCALUGA Segretario
© Archeoclub di San Severo · COD. ISBN: 979-12-81076-05-1
Centro Grafico S.r.l. - Foggia – www.centrograficofoggia.it
Domenico Sergio AntonAcci*
grAziA SAvino**
Per una Carta Archeologica del Gargano: stato degli studi
e nuovi dati dal territorio di San Giovanni Rotondo (FG)
*
Esperto in progettazione e gestione dei Sistemi Turistici, Archeologia, Beni Culturali e Turismo
**
Archeologa
Introduzione
L’intreccio di vari fattori concorre alla conoscenza storico-archeologica di un territorio, prima tra tutti la curiosità e le conseguenti domande che alcuni si sono posti in passato e si pongono oggi. A questo elemento deve seguire una iniziativa pratica e la capacità di cogliere l’occasione data in questo campo (in comprensori territoriali periferici e poco attrattivi rispetto a progetti di ricerca) da scoperte fortuite
o da indizi che riportino l’attenzione in un contesto che potrebbe conservare memorie storiche e archeologiche.
In un territorio come quello di San Giovanni Rotondo questo elemento risulta
raro a differenza di quello che si ravvisa in altri contesti vicini. A dire il vero tale elemento si intreccia spesso con scelte politiche ed economiche, come è successo negli ultimi anni in altri comuni del Gargano e in vari comuni del subappennino dauno dove sono aumentate attività di ricerca archeologica, di valorizzazione dei centri
storici e la nascita di piccoli musei del territorio.
Altro fattore che ha concorso in tali scelte è di certo la presenza di resti archeologici in elevato, parte della memoria storica collettiva, la sensibilità della comunità cittadina e, soprattutto, la storia dei ritrovamenti ‘fortuiti’.
ISBN-979-12-81076-05-1
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È infatti proprio questo aspetto che ha fatto riflettere sulla necessità di questo
contributo per riportare l’attenzione sia sulle segnalazioni di rinvenimenti archeologici
in centro urbano, di cui più cittadini raccontano, sia i rinvenimenti occasionali nel
territorio comunale durante le passeggiate di escursionisti.
A questo si aggiunga la volontà di tentare un quadro di sintesi generale che metta
insieme tali dati con gli studi condotti in decenni di attività da vari studiosi, in particolare Armando Gravina e Vittorio Russi a cui tutti dobbiamo molto.
1. L’archivio del noto sulle piattaforme web gis
Consultando il Piano Paesaggistico territoriale della Regione Puglia (PPtr), nello
specifico il layer relativo ai BP aree archeologiche e UCP aree a rischio archeologico, si nota che per il territorio comunale di San Giovanni Rotondo risultano perimetrate poche aree e solo nel settore più meridionale del comprensorio1.
Decisamente più ricco è il quadro che emerge consultando la Carta dei Beni Culturali della Puglia (Cartapulia)2: focalizzando l’attestazione sui beni archeologici,
sono segnalate molte aree nel territorio comunale. Si tratta solo in un caso, la Chiesa di San Giovanni Battista, la cd. Rotonda, di segnalazioni in ambito urbano; tutte
le altre segnalazioni sono relative ad aree extraurbane.
Dai dati della Carta dei beni culturali è possibile ricavare molte più informazioni sul popolamento del territorio oggetto di indagine, dall’età preistorica fino al Medioevo, grazie all’integrazione dei dati bibliografici e delle ricerche archeologiche
condotte.
Tuttavia anche quest’ultima piattaforma non contiene tutte le informazioni aggiornate, in particolare, con i dati d’archivio e di molti studi condotti sul territorio
negli ultimi decenni.
2. Inquadramento storico-archeologico
2.1 Preistoria e protostoria
Il comprensorio territoriale del Gargano è stato reputato idoneo alla creazione di
insediamenti già in età molto antica.
Le caratteristiche geomorfologiche della fascia pedemontana garganica, la presenza di risorse e il clima hanno favorito la nascita di insediamenti a partire dal Paleolitico.
1
2
sit.puglia.it.
cartapulia.it.
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Le ricerche condotte da Andrea Monaco3 hanno restituito dati importanti per la
ricostruzione del popolamento di questa zona del Gargano a partire dal Paleolitico
fino all’età del Ferro (Monaco 2016).
In agro di San Giovanni Rotondo sono le aree del Pantano di Sant’Egidio e di
Campolato che hanno restituito tracce di frequentazione relative al Paleolitico Medio e Superiore (Monaco 2016, p. 191) probabilmente legate alla presenza del vicino lago, comprensori la cui frequentazione è attestata anche nel corso del Neolitico
e fino all’età del Bronzo (Monaco 2017).
La conoscenza della fase Neolitica del popolamento del Tavoliere (nel quale parte del territorio comunale ricade) deve molto alla lettura delle tracce archeologiche
individuabili dalle fotografie aeree: i voli condotti da J. Bradford negli anni ’40-’50
del secolo scorso e la documentazione fotografica prodotta hanno consentito di individuare un considerevole quantitativo di tracce archeologiche riferibili alle fasi di
popolamento di età preistorica, nello specifico villaggi trincerati neolitici. Questa
documentazione è stata oggetto di studio nei decenni successivi ed è stata integrata
con i dati emersi duranti gli scavi archeologici effettuati in alcuni di questi contesti.
Si tratta sostanzialmente di forme insediative di età Neolitica, individuabili grazie a
tracce concentriche, interpretabili come fossati esterni e compounds.
Il villaggio di mass. Candelaro, che è stato tagliato dall’odierna S.S.89 nei pressi del bivio per San Giovanni Rotondo, in parte ricadente nel suo territorio comunale ma per la maggior parte della sua estensione in agro di Manfredonia, fu oggetto
delle prime indagini di scavo nel 1978 e, dal 1985, con campagne di scavo regolari
fino al 1992 (cassano-Manfredini 2004).
Tracce riferibili a villaggi ricadenti in tale tipologia sono state individuate in loc.
Fonteviva (Jones 1987, p. 95, n. 192) ed anche immediatamente a Nord del villaggio di mass. Candelaro (Jones 1987, pp. 102-103).
In loc. Mass. Gorgoglione, in loc. Mass. Mezzanotte e in loc. Farano sono noti
da aero-fotointerpretazione altri piccoli-medi villaggi neolitici (Jones 1987, pp. 9495, nn. 181-182-183-191).
Sempre grazie allo studio delle fotografie aeree e a segnalazioni, sono noti i villaggi neolitici in loc. mass. Falcone, mass. Cascavilla, Angeloni, mass. Il Principe,
mass. Fuoco d’Angelone (Jones 1987, nn.194-200-201-202-203), mass. Flamma
(Tunzi 1999, p. 89), mass. Mezzanotte (Gravina 2000, p. 88), loc. Fornace4, mass.
Caracciolo5; riconducibili con tutta probabilità al Neolitico antico sono i frammenti
Le recenti ricerche di superficie condotte dal Dipartimento di Scienze Storiche Archeologiche e Antropologiche dell’Antichità, Sapienza Università di Roma hanno consentito di arricchire in maniera significativa il quadro delle conoscenze sulla frequentazione da parte dell’uomo di questo settore del Gargano.
4
Carta dei Beni Culturali.
5
Da qui provengono solo strumenti litici in selce cfr. Cassano-Manfredini 1983, p.69.
3
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ceramici rinvenuti in loc. mass. Posta Nuova e mass. Sportiello (Gravina 2000, p. 88).
Testimoniata dal recupero di frammenti ceramici riferibili ad un arco cronologico tra il Neolitico Antico e la media età del Bronzo, è la frequentazione di Grotta delle Carrozze, ubicata nel settore meridionale del territorio comunale, non molto distante dal torrente Candelaro (Gravina 2017, pp. 68-70)6.
In loc. Costarelle-Valle del Campanaro, lungo la Pedegarganica, nell’ambito dei
lavori di ampliamento di una cava di calcare, sono state condotte delle ricognizioni archeologiche di superficie e, successivamente, delle indagini stratigrafiche che
hanno consentito di intercettare le tracce di un insediamento di età preistorica (Tunzi-La Braca 2014).
Uno dei contesti più significativi è di certo Valle dell’Inferno che, a differenza
della zona E-SE di San Giovanni Rotondo, appare meno accidentata e più breve da
raggiungere e percorrere.
Nell’ambito della Valle, la Grotta delle Mille Pecore, Grotta del Brigante, Grotta Flavia, Grotta del Pipistrello (Gravina 1984), Grotta della Sorgente hanno restituito ceramica d’impasto ed industria litica in selce (Gravina 1997; russi 1974).
Sul pianoro orientale della Valle dell’Inferno, in loc. Coppa Masselli si trovano le
tracce di un insediamento che ha restituito elementi di varie epoche della preistoria,
con aree di frequentazione delimitate da muri di pietrame a secco e riconoscibili da
numerosi frammenti di ceramica ad impasto e industria litica (Gravina 1997, p. 83).
Tracce individuate dall’analisi delle foto aeree e una ricognizione sul posto hanno
condotto all’individuazione in loc. Chiancata Avatra di un insediamento ascrivibile
ipoteticamente al Neolitico (Gravina 1997; Gravina 2000, p. 89; GuaiToLi 2003, p.
225) anche se il materiale ceramico permette una datazione tra l’Eneolico e l’età del
Bronzo (Gravina 2000, p. 93); è possibile che la segnalazione relativa alla presenza di insediamenti dell’età del Bronzo nella vicina loc. Castellera, in agro di Monte
Sant’Angelo, sia da mettere in relazione (Mazzei-Tunzi 2005, p. 161).
In loc. La Corbara/La Curvara sono segnalate, oltre a tombe ipogeiche, reperti
appenninici e in loc. Grotticchio furono rinvenuti frammenti ceramici riconducibili
all’età del Bronzo (Gravina 1982; Gravina 2000, p. 93).
Spostandoci ora nel settore meridionale del territorio di San Giovanni, interessanti attestazioni per l’Eneolitico e l’età del Bronzo provengono da Valle del Sorbo,
arroccata e naturalmente difesa (Gravina 2014a ). Sul pianoro sono stati recuperati frammenti di ceramica ed industria litica mentre nella valle sono state individuate due grotte che conservano pitture in ocra rossa datate, in via preliminare, tra l’Eneolitico e il Bronzo Medio-Recente (Gravina 2014c ).
L’insediamento in loc. Crocicchia risulta particolarmente significativo nel panorama degli insediamenti noti nel Gargano: il sito, attivo tra l’età Eneolitica e l’età
6
I frammenti in questione sono conservati nel museo del Santuario di San Matteo, San Marco in Lamis (FG).
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del Bronzo, è delimitato da una recinzione in pietra a secco e con grandi blocchi monoliti, con dolmen e menhir indizio, secondo Armando Gravina, del possedimento
delle necessarie tecniche specializzate, di un progetto complesso e della presenza di
una comunità di un certo rilievo e numerosa (Gravina 2014b ).
Al Bronzo medio sono da ricondurre le evidenze individuate in loc. Valle Rossa (oggi centro urbano) e nelle vicinanze della chiesa di S. Egidio e di San Nicola
(Gravina 2000, p. 93).
In loc. Castello è nota un’area di frammenti fittili riconducibile all’età del Bronzo
Recente (Mazzei-Tunzi 2005, p. 162) e in loc. Valle Grande sono segnalate una serie
di cavità abitate durate il Neolitico e l’età del Bronzo (Mazzei-Tunzi 2005, p. 163).
In pieno centro urbano, in zona Rione Piscine-Santa Croce, viale Aldo Moro, Piano del Marchese-Mezzanelle (russi 1979, p. 134, nota 91), V. Russi riporta la notizia del ritrovamento di frammenti di ‘intonaco semicotto di capanne’, ‘strumenti
litici in selce’, ‘frammenti vascolari del tipo Serra d’Alto’, ‘resti di fuochi con ceneri calcificate’.
2.2 Età preromana
L’età preromana è probabilmente la fase più oscura poiché non è possibile recuperare dati archeologici in maniera puntuale, dettagliata e, tuttavia, abbiamo motivi validi per sostenere una presenza preromana in corrispondenza dell’attuale centro urbano. Le informazioni provengono da racconti, reperti decontestualizzati e segnalazioni. Mancano purtroppo sia documenti fotografici sia indicazioni di dettaglio
circa stratigrafie, strutture e contesti.
È una perdita per la memoria storica di questo contesto del Gargano che sembra
tuttavia non riguardare solo le attività connesse all’espansione urbanistica di San
Giovanni Rotondo a partire dagli anni ’50 ma anche i lavori più recenti condotti nel
centro urbano della città.
In un articolo del 1956 R. Battaglia ci informa di aver visionato direttamente la raccolta del dott. Michele Bramante, nello specifico di bronzi provenienti da
tombe ad inumazione, rettangolari, scoperti in una tenuta di sua proprietà insieme
a reperti ceramici. Fra il materiale visionato, Battaglia ricorda «due superbe fibule ad arco serpeggiante a due occhi e due fibule foliate a largo disco ellittico, incomplete» (BaTTaGLia 1956, p. 21) che A. Gravina data all’VIII sec. a.C. (Gravina 2000, p. 94).
Lo stesso Battaglia riporta che «durante lavori stradali o nello scavo di cantine
gli operai incontrano talora tombe di pietra a pianta rettangolare contenenti scheletri umani. I corredi di queste tombe andarono in gran parte dispersi. Quel poco che
si è potuto salvare lo si deve all’interesse del Sig. Giuseppe Prencipe. Si tratta in
parte di ceramica geometrica dauna, policroma, e di due grandi e pesanti olle globulari di terracotta biancastra, opaca, […]» (BaTTaGLia 1956, pp. 22-23) (figg. 1-2).
Segnala inoltre il ritrovamento tra gli oggetti in metallo di una bacinella in bron-
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Domenico Sergio Antonacci, Grazia Savino
zo, di un’agrafe da cinturone, di una lancia a cannone e una lama di coltello in ferro (BaTTaGLia 1956, p. 24).
Battaglia riporta alcune importanti indicazioni topografiche sul ritrovamento delle tombe ed una carta del centro urbano con l’indicazione dell’ubicazione delle tombe fornitagli da Giuseppe Prencipe, allora comandante dei Vigili Urbani di San Giovani Rotondo (figg. 1-2).
Le sepolture risultavano collocate intorno al centro storico, posizionate ad est e
ad ovest di questo, e alcune a sud. Sulla base di questi dati, R. Battaglia ipotizza l’esistenza di due nuclei cimiteriali preromani. A. Gravina descrive e data alcuni reperti archeologici ascrivibili ad età preromana con tutta probabilità provenienti da
questi scavi, depositati nella Biblioteca Comunale di San Giovanni (Gravina 2000,
pp. 95-96) (fig. 3).
Anche V. Russi riporta varie notizie sul ritrovamento di necropoli preromane
nell’abitato, ‘tombe a fossa scavate nella roccia’.
Nelle vetrine del museo del Convento di San Matteo, nel comune di San Marco
in Lamis (FG), sono conservati alcuni reperti archeologici che risultano provenire
dall’area urbana di San Giovanni Rotondo: si tratta di due coppe, un’olla acroma e
un bracciale in bronzo, esposti in una delle vetrine (fig. 4)7. Il materiale sembrerebbe provenire da via Monte Sabotino, settore ad ovest del centro storico.
Notizia recentissima (dicembre 2019) è relativa al ritrovamento, durante gli scavi effettuati per la costruzione di una nuova palazzina all’angolo tra via Marconi e
Piazza Europa (accanto la farmacia Lecce), di ‘ceramica decorata’ per le quale non
è stato possibile visionare né il contesto né il materiale.
Spostandoci fuori dal centro urbano, un’area che è risultata particolarmente interessante è collocata in prossimità dell’attuale S.P. 28 (cd. Pedegarganica) che, secondo la ricostruzione della viabilità antica effettuata da Giovanna Alvisi (aLvisi
1970), ricalcherebbe in parte il tracciato della via Litoranea.
Tale tracciato, come la maggior parte della rete stradale antica, probabilmente
ricalcava antichi percorsi e ha continuato ad avere tale funzione anche successivamente. Risulta infatti essere il tratturello Ponte di Brancia-Campolato, che andava a
congiungersi con il Regio Tratturo Foggia-Campolato.
È nei pressi di questa direttrice (a nord) che si trova loc. Posta delle Capre relativamente alla quale più elementi ci consentono di comprenderne l’importanza.
Proviene infatti da questa area, purtroppo non localizzabile puntualmente, vasellame relativo ad un corredo funerario ascrivibile al IV sec. a.C., conservato presso
il Museo del Convento di San Matteo (fig. 5).
Anche poco più ad est, all’altezza di loc. Ischia l’Abate, nei pressi della strada,
è stato segnalato il ritrovamento di sepolture di età ellenistica (russi 1979, p. 128).
7
Su gentile concessione del Convento di San Matteo; si ringrazia Padre Stefano De Luca
per la preziosa collaborazione.
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Un articolo riportato da ‘Il Giornale d’Italia’ del 13 ottobre 1928 (fig. 6), titolato
‘Scoperta di una città primitiva’, poi ripreso da un giornale francese, riporta proprio
la scoperta durante lavori agricoli di ‘case di una città primitiva’ e tombe con ‘ossa
decomposte, un orce grande, della capacità di circa venti litri, con dentro un piccolo vaso (burchero) forse per attingere l’acqua, che doveva rinfrescare l’anima del
morto, come la messa per i cristiani. Si è rinvenuta pure qualche scodella, e le patere, il tutto in creta grezza’. Lo stesso giornale sostiene inoltre che, ‘sulla stessa linea, a circa un chilometro di distanza, si sono trovati i ruderi di un’altra città’ e tombe con ‘recipienti ben levigati e smaltati a nero o fasciati a colori. [..] Oltre a questi si rinvengono pure delle spade, dei giavellotti, dei residui di corazze ossidate’8.
2.3 Età romana e tardoantica
«Le antiche monete facili a rinvenirsi in questo territorio somministrano pure
un sicuro testimonio della sua antichità. In esse si veggono scolpiti degl’Imperatori romani e se ne rinvengono non solo di rame, ma pure di argento ed oro. Eguale
argomento prestano ancora gli antichi sepolcri, che si scuoprono alla giornata con
delle lucerne e ciotole antiche» (cirpoLi 1794, p. 24).
Su Monte Castellano una fonte della fine dell’’800 segnala il ritrovamento di
tombe e monete di età imperiale (Mazzei-Tunzi 2005, p.161; cardiLLo 1885, p. 58).
In loc. Valle Rossa è stata recuperata una moneta in bronzo, frammenti di ceramica sigillata italica e di lucerne ascrivibili al I-II d.C., chiodi in ferro, vari oggetti
in bronzo ed elementi ceramici di età tardoantica (Gravina 2000, p. 96).
In prossimità della Grotta della Sorgente nella valle dell’Inferno ci sono elementi
indicativi di una frequentazione di età romana (Gravina 2000, p. 96) e in loc. Grotticchio sono presenti elementi ceramici e tombe inquadrabili tra l’età tardoantica e
il X-XI d.C. (Gravina 2000, p. 97).
Di recente, nell’ambito dei lavori di restauro della Chiesa di San Giovanni Battista, cd. Rotonda, è stata oggetto di indagine una struttura interpretata come vasca
battesimale tardoantica, all’interno della quale fu ricavata una sepoltura nel corso
del Quattrocento (fiorenTino 2018). All’interno della chiesetta sono state individuate altre tombe; anche l’area antistante la ‘Rotonda’ e la chiesa di Sant’Onofrio furono adibite a contesto funerario, verosimilmente fino al 1882, anno di inaugurazione dell’attuale cimitero (fiorenTino 2018, p. 33, nota 59). Tale area infatti era fuori
dalle mura dell’insediamento medievale.
Spostandoci in area extra-urbana, tra i siti di età romana individuati citiamo loc.
Mass. Bramante, posta a km 7,5 circa a SE di San Giovanni ai margini della valle
dell’Inferno: è stata individuata un’area con frammenti ceramici in superficie ascrivibile appunto all’età romana (voLpe 1990, p. 182, n. 391).
8
Il recupero di tale articolo si deve alla segnalazione del sig. Antonio Tortorelli che ringraziamo.
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Riguardo l’età tardoantica ed altomedievale abbiamo notizia in loc. Castellera/
Casteddere, al confine con il territorio di San Giovanni, in agro di Monte Sant’Angelo, di un complesso funerario subdiale e ipogeo, di cui resta un solo ipogeo trasformato attualmente in cisterna, rilevato da M. Sansone, il quale avrebbe rinvenuto un anello d’argento, ormai scomparso, costituito da un castone di mm 8, di forma rotonda leggermente bombata, con un monogramma inciso che, secondo l’interpretazione riportata dallo studioso, potrebbe essere sciolto come: vivam o vivas o
vivam si vis; sulla base della tipologia e della formula augurale l’anello potrebbe essere datato nel IV secolo d.C. (caMpese siMone 2003, pp. 230-232; sansone 1984,
pp. 315-321; sansone 1979, pp. 283-285).
Nel settore più meridionale del territorio comunale, in loc. Loreta-Angeloni
(mulino del Tratturello 52), sulla riva destra del Candelaro, durante lavori agricoli sono emersi frammenti ceramici e laterizi (fig.7), in particolare uno con bollo, conservati presso il Museo del Convento di San Matteo, che inducono ad ipotizzare la presenza di un insediamento rurale (villa?) di età romana-tardoantica.
Il bollo in questione può essere sciolto in Adrastus L(uci) O(---) V(---) ((servus))
freccia (fig. 8)9.
2.4 Altomedioevo e Bassomedioevo
Molti esempi sul Gargano permettono di dimostrare anche in questo contesto il
fenomeno della rioccupazione nell’altomedioevo di siti frequentati in età pre e protostorica successivamente abbandonati. Uno degli elementi che spiega tale trend
sembra essere stato il facile riadattamento delle fortificazioni già presenti alle nuove esigenze difensive (russi 1980). Come sottolineato da Vittorio Russi, in molti
casi è nei toponimi che si ravvisa la sopravvivenza di tracce di tali scelte insediative come nel caso di tre località nel territorio di San Giovanni Rotondo, Il Castello,
la Castellera e Monte Castellana (russi 2011, p. 139).
I primi documenti a disposizione risalgono agli inizi dell’XI secolo.
Da questi San Giovanni Rotondo risulta un casale dipendente da San Giovanni de
Lama, oggi convento di San Matteo, in agro di San Marco in Lamis (FG). Il nuovo
insediamento, ‘Bizzanum’, sorto riutilizzando le strutture di un villaggio fortificato
dell’età del Bronzo, è ricordato nel 1007, quando il Catepano Alessio Xifea confermò
al monastero i suoi possedimenti e sarebbe stato rioccupato a partire dall’età tardoantica-altomedioevo (russi 1981, p. 27). In un documento del novembre 1095, il conte Enrico di Monte Sant’Angelo dichiara disabitato tale sito e cita ai piedi del monte (Castellana) il casale sancti Johannis Rotundi (russi 2011, p. 149; corsi 1976).
La spiegazione per l’abbandono del precedente sito insediativo potrebbe ritrovarsi, come sostiene Vittorio Russi, nel mutato clima politico: l’avvento dei Norman-
9
Si ringrazia la prof.ssa Silvia Evangelisti.
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ni dopo la dominazione bizantina avvenuta nel corso dell’XI secolo, a cui potrebbe
aver seguito un clima di maggior sicurezza e quindi la venuta meno della necessità
di abitare un sito fortificato (russi 2011, p. 149).
Durante il Medioevo nell’ambito dei percorsi di pellegrinaggio verso Monte
Sant’Angelo, San Giovanni Rotondo era di certo un’area di passaggio importante,
posta lungo la Via Francigena (infanTe 2009).
È probabilmente tra la fine dell’XI e il XII secolo che viene edificata la chiesa
di Sant’Egidio, all’interno del casale omonimo, oggi ridotta ad un rudere abbandonato (MassiMo 2009) e i non molto distanti resti dell’ex convento di San Nicola
(corsi 2000). In un atto di donazione del conte Enrico dell’agosto 1086, la chiesa
di S. Egidio viene indicata come incompiuta e si fa rifermento alla chiesa di Santa Maria Karitatis, non identificata, e la chiesa di San Michele, diruta e ubicata sul
monte sovrastante S. Egidio (MarTin 1994, pp. 47-49; corsi 2000, p. 127). In altro documento dello stesso periodo è citata la chiesa di san Pascasio, la cui ubicazione è genericamente indicata in Monte Gargano (MarTin 1994, pp. 50-52; viToLo 1984, p. 59).
I siti individuati nel Tavoliere e assimilabili a questa fase risultano ubicati in posizione rialzata rispetto al circondario, come risulta evidente nel caso di mass. Candelaro per il quale le foto aeree permettono di notare la delimitazione del sito con
un recinto ellittico, con una torre circolare all’estremità settentrionale (favia 2011,
p.125), tracce oggi quasi del tutto scomparse.
Nei pressi della confluenza tra il torrente Celone e il Candelaro, V. Russi ipotizza l’ubicazione del casale Le Perni, citato alla fine dell’800 come ancora in parte visibile (russi 1979, p. 128; nardeLLa 1895, p. 41) forse identificabile proprio con il
villaggio con la torre di Masseria Candelaro.
Infine, all’altomedioevo è stata datata la necropoli indagata in loc. Annunziata- Nappitello (rescio 2013), in un’area posta a nord della SP58 per Manfredonia.
3. Le nuove segnalazioni dei camminatori
Le caratteristiche geomorfologiche e orografiche del Gargano sono estremamente eterogenee, essendo presenti aree pianeggianti, collinari e montuose. La ricognizione archeologica di tale territorio in generale può risultare estremamente complicata e a tratti pericolosa e di certo, come le guide specializzate del posto sottolineano, non è mai opportuno avventurarsi in solitaria, a maggior ragione per chi non conosce adeguatamente i luoghi.
È anche per questa ragione, oltre al fatto che al momento vaste aree non risultano
indagate con i metodi dell’archeologica di superficie (e comunque non indagate affatto e non note per alcuna segnalazione ufficiale), che il supporto dei camminatori
e degli escursionisti locali, può essere importante. Durante le loro passeggiate spes-
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Domenico Sergio Antonacci, Grazia Savino
so essi si imbattono in contesti di probabile interesse archeologico che, in base alle
loro personali conoscenze, riescono a riconoscere e dunque a segnalare.
Sono numerose le segnalazioni di siti di presunto interesse archeologico da parte di escursionisti e guide turistiche nel territorio di San Giovanni Rotondo, spesso avvallate da materiale fotografico che renderebbero necessari dovuti approfondimenti da parte degli studiosi.
Si tratta di appassionati e guide turistiche abilitate che, sempre più, leggono con
occhio critico le componenti del paesaggio riconoscendone “anomalie” che rimandano, almeno ad un primo sguardo, a presenze antropiche del passato.
Relativamente alle segnalazioni ricevute, si indica la presenza di una struttura
con massi sovrapposti nel territorio di San Giovanni Rotondo e un presunto dolmen
in loc. Valle Grande10.
Un’altra presunta struttura dolmenica è stata localizzata in loc. Monte Calvo
(fig. 9)11.
Graffiti preistorici e pitture sono stati scoperti a Grotta Raffaella, posta a Sud di
San Giovanni Rotondo, nella valle Salerno: oltre ad alcune incisioni lungo le pareti,
fra cui uno scutiforme che riproduce un volto, sulla volta nei pressi dell’ingresso è
stato riconosciuto un disco solare raggiato dipinto con ocra rossa12.
Pitture preistoriche sono segnalate a Valle del Sorbo nel Riparo ‘Fabbri-Stea’,
dal nome degli scopritori: le pareti delle tre grotte conservano pitture in ocra rossa, dipinti che sembrano quasi organizzati in quadri su superfici delimitate (Gravina 2017, p. 142).
Accanto, è stato individuato anche un graffito raffigurante una triplice cinta sacra e quella che sembra essere una presunta sepoltura in una cavità interrata all’interno della grotta.
A valle del Sorbo si segnalano graffiti nella Grotta Giovanna e nella stessa valle
sono stati rinvenuti reperti ceramici del Neolitico e dell’età del Bronzo nella Grotta del Brigante13.
Graffiti e pitture in ocra rossa sono stati individuati in loc. Valle Granara, su entrambi i versanti14.
Una figura animale dipinta a ocra rossa è segnalata a Grotta Grande15.
È stato condotto uno studio approfondito anche della toponomastica presente sulle
cartografie storiche che ha consentito di individuare tracce ed indizi indicativi. Tra
i numerosi toponimi collegati a castelli è bene segnale Castel Ficcardo (Castedde
10
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Segnalazione di Severino Stea che si ringrazia.
Si ringrazia il sig. Michel Di Bari per la segnalazione.
Gravina 2017 su segnalazione di M. Fabbri e S. Stea.
Segnalazione di M. Fabbri e S. Stea.
Segnalazione di M. Fabbri e S. Stea.
Segnalazione Pazienza-Nardella.
Per una Carta Archeologica del Gargano: stato degli studi e nuovi dati dal territorio di San Giovanni Rotondo (FG) 255
Ficcate in dialetto), individuato a sud-ovest di Monte Calvo, adiacente a loc. Contrada Coppa la Guardia.
Siamo lungo l’antica via che collegava il Gargano nord al Gargano sud, ovvero
il centro urbano di Cagnano Varano (FG) a San Giovanni Rotondo (FG).
A tal proposito si segnala, seppur fuori dal territorio oggetto qui di interesse, il
toponimo Castel Guarnero, posto a 2 km dal confine tra San Giovanni Rotondo e
Cagnano Varano, in territorio comunale di quest’ultimo.
L’Atlante Geografico del Regno di Napoli Rizzi Zannoni del 1808 riporta il toponimo ‘Torre del Re’ in loc. Campolato, sullo sbocco del Tratturo Foggia-Campolato-Vieste nella grande conca carsica, probabilmente da identificare con il toponimo T.re Nuova riportato su IGM.
Un elemento certamente significativo per la ricostruzione topografica del territorio in esame è la documentata presenza in passato di due laghi, presenti in alcune
carte storiche dell’ ’800.
Il lago nei pressi di S. Egidio risulta molto documentato e se ne ha memoria storica fino al secolo scorso quando si decide per la bonifica dell’area ed esso venne
prosciugato.
Riguardo il secondo specchio d’acqua invece, sembra che esso si trovasse immediatamente a sud della chiesa di Sant’Onofrio.
Il viaggiatore Charles Carlo Yriarte, nel suo “Le rive dell’Adriatico ed il Montenegro” del 1897, cita la presenza di saraceni su Monte Calvo, a nord dell’abitato attuale: ‘Il monte Gargano pare un oppidum antico, e il monte Calvo che lo domina,
un tempo folto di macchie, nascose lungamente negli antri i Saracini; già scacciati
dalla penisola, alcune loro orde s’addossavano ancora al mare da questo lato, per
darsi alla pirateria, mentre dall’alto del Calvo, protette dalla valle del Candelaro,
che costituiva loro quasi un trinceramento, potevano piombar sulla pianura, dove
vedevano le loro antiche fortezze nelle mani dei Normanni.’
Conclusioni
Intrecciare documenti d’archivio, fonti scritte e orali, segnalazioni di camminatori e ricerca sul campo, può essere una delle strade percorribili per una più completa conoscenza dell’archeologia garganica.
E forse questa non è nemmeno una novità se si pensa a Vittorio Russi e ad Armando Gravina, instancabili ricercatore e camminatori che tanto hanno contribuito
nel dare ordine al disordinato puzzle del paesaggio archeologico garganico.
Una maggiore attenzione e vicinanza di enti e istituzioni preposte verso la comunità potrebbe rivelare interessanti sorprese per un contesto geomorfologicamente complesso come quello garganico. A tal proposito, si pensi a campagne di sensibilizzazione e informazione al fine di aumentare la consapevolezza sui temi archeo-
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logici di chi frequenta i luoghi interni del Promontorio, anche al fine di evitare maldestre manomissioni di contesti archeologici.
Non mancano le segnalazioni di “tracce archeologiche” pervenute tramite i racconti di camminatori ed escursionisti sensibili al tema. I praticanti di attività outdoor sono aumentati notevolmente negli ultimi anni, andando a costituire un nucleo di
cittadini presidio del territorio e del paesaggio.
Gli escursionisti durante le loro attività riescono a raggiungere luoghi remoti e
lontani anche decine di chilometri dalle strade, zone spesso ignote agli archeologi.
Nuovi strumenti di utilizzo ormai comune tra gli escursionisti, come GPS e smartphone, permettono inoltre di “portare a casa” una prima documentazione che potrebbe permettere all’archeologo quanto meno di “filtrare” la segnalazione.
Chiudiamo il nostro intervento con l’augurio che questa iniziativa segni una rinascita, una nuova stagione di studio e soprattutto di avvicinamento e sensibilizzazione delle nostre comunità garganiche, troppo spesso isolate e slegate da questi temi.
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Fig. 1 – Pianta del centro urbano di
San Giovanni Rotondo, anni ’50, con
indicazione dei rinvenimenti di tombe
(Battaglia 1956, su indicazione del sig.
Giuseppe Prencipe).
Fig. 2 – Ortofoto del centro urbano di San Giovanni Rotondo con indicazione dei rinvenimenti
archeologici (rielaborazione con integrazioni sulla base di Battaglia 1956).
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Domenico Sergio Antonacci, Grazia Savino
Fig. 3 – Reperti archeologici conservati nella biblioteca di San Giovanni Rotondo (FG).
Fig. 4 – Reperti archeologici provenienti da Via Monte Sabotino,
San Giovanni Rotondo (FG)
Fig. 5 – Corredo funerario da loc. Posta delle Capre, San Giovanni Rotondo (FG).
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Fig. 6 – Estratto da ‘Il Giornale d’Italia’.
Fig. 7 – Frammenti ritrovati in superficie da loc. Loreta-Angeloni.
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Fig. 8 – Laterizio con bollo da loc. Loreta-Angeloni.
Fig. 9 – Struttura dolmen su Monte Calvo.
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inDice
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eugeniA iSetti, AntonellA trAverSo, DonAtellA piAn,
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dell’età del Bronzo di Coppa Nevigata .
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mAriA luiSA nAvA
chriStiAn heitz, cArole leclerc
ISBN-979-12-81076-05-1
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mAriA luiSA mArchi, giovAnni forte,
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Per una Carta Archeologica del Gargano: stato degli studi
e nuovi dati dal territorio di San Giovanni Rotondo (FG) .
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