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LAVINIO DEL MONACO I SCRIZIONI GRECHE EDITE E INEDITE DA M EDMA (R OSARNO ) aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 227 (2023) 119–123 © Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn 119 I SCR I Z ION I GR ECH E EDI T E E I N EDI T E DA M EDM A (R OSA R NO) In vista dell’imminente pubblicazione del volume sulle colonie locresi di Medma e Hipponion per la collana Iscrizioni greche d’Italia, che fa seguito a quello interamente dedicato a Locri Epizefirii1, si presentano qui quattro documenti sotto forma di schede sintetiche: i primi tre sono già noti alla comunità scientifica e provengono dalle aree sacre in località Calderazzo e Sant’Anna2, mentre il quarto, forse proveniente dalla necropoli, è inedito. 1. (Figg. 1a–1b) Frammento (fr. a) di orlo di cratere3 a calice attico a figure rosse con iscrizione destrorsa graffita sulla parete interna; sul fr. b, pertinente allo stesso vaso anche se non combaciante con il fr. a, è rappresentata una scena di armamento con tre personaggi, di cui quello centrale brandisce una lancia con la mano destra e con l’altra tiene un elmo con cimiero, mentre il personaggio di sinistra impugna una spada. Altezza 0,081 m, larghezza 0,175 m, spessore 0,007–0,008 m; lettere 0,01–0,015 m. Il fr. a è stato rinvenuto sullo strato superficiale che chiudeva il grande deposito A della zona N (saggio Q+M, us 1195) dell’area sacra in località Calderazzo. Museo Archeologico di Rosarno, inv. n. 2014/RSN/1416. Secondo quarto del V sec. a.C. [- - - ἀνέθκ]ε τᾶι Ἀφρ[οδίται] L’epigrafe è stata graffita quando il cratere era integro, poiché si trova capovolta rispetto al labbro del vaso, ed è in dialetto dorico; la sesta lettera è un phi con asta verticale all’interno del tratto circolare, seguita dal tratto inferiore di un’asta verticale interpretabile come Ρ. Si tratta di una dedica votiva consistente nel nome del dedicante perduto, il verbo ἀνέθκε e la divinità in dativo4; l’integrazione del teonimo ci assicura la presenza di Afrodite nell’area sacra di Calderazzo5. 2. (Fig. 2) Statuetta di terracotta6 frammentaria con iscrizione retrograda stampata a rilievo sulla fronte della base. Su un piedistallo, rientrante rispetto alla base parallelepipeda, poggiano i piedi nudi e disassati di una figura stante di cui resta parte delle gambe ricoperte dal panneggio; del piede sinistro, leggermente avanzato, si conserva solo l’alluce. Altezza 0,145 m, larghezza 0,155 m, spessore 0,108 m; lettere 0,01– 0,025 m. Rinvenuta al centro del deposito D (saggio Q+L, us 1186 in us 1193) dell’area sacra in località Calderazzo. Museo Archeologico di Rosarno. Prima metà del V sec. a.C. [ c. 2 ]σινος ← 1 L. Del Monaco, Iscrizioni greche d’Italia. Locri, Roma 2013 (d’ora in poi abbreviato IG Locri). 2 Per i contesti archeologici, vd. V. Parisi, I depositi votivi negli spazi del rito. Analisi dei contesti per un’archeologia della pratica cultuale nel mondo siceliota e magnogreco, Roma 2017, 303–311; M. T. Iannelli, Rosarno/Medma tra ricerca, tutela e valorizzazione dalle indagini di Paolo Orsi al Museo di Medma, in R. Spadea – F. Lo Schiavo – M. L. Lazzarini (a cura di), Tra Ionio e Tirreno: orizzonti d’archeologia. Omaggio a Elena Lattanzi, Roma 2020, 875–894. 3 E. Grillo, L’area sacra in località Calderazzo. Scavi 2014, in M. T. Iannelli – C. Sabbione (a cura di), Le spose e gli eroi. Offerte in bronzo e in ferro dai santuari e dalle necropoli della Calabria greca, Vibo Valentia 2014, 83–88 (in part. 88, scheda nr. 260, dove si lasciava in dubbio la lettura della sesta lettera come phi oppure theta); M. T. Iannelli – E. Grillo – M. Paoletti – A. M. Rotella – C. Sabbione, Medma-Rosarno (RC): l’area sacra in località Calderazzo. Scavi 2014, in E. Lippolis – P. Vannicelli – V. Parisi (a cura di), Il sacrificio. Forme rituali, linguaggi e strutture sociali. Seminari di Storia e Archeologia II, Roma 27–29 maggio 2015, Roma 2018, 389–410 (in part. 404). 4 M. L. Lazzarini, Le formule delle dediche votive della Grecia arcaica, Roma 1976, 111. 5 Per il culto di Afrodite a Calderazzo, vd. soprattutto M. Paoletti, I culti di Medma, in E. Lattanzi – M. T. Iannelli – S. Luppino – C. Sabbione – R. Spadea (a cura di), I Greci in Occidente. Santuari della Magna Grecia in Calabria, Napoli 1996, 95–97 (in part. 96) e M. Torelli, Dei e artigiani. Archeologia delle colonie greche d’Occidente, Roma–Bari 2011, 113. A Locri Epizefirii il culto di Afrodite è attestato epigraficamente nel Sacello di Marasà Sud e nella Stoà ad U, per cui vd. IG Locri, nrr. 42–46, 47–65 (cfr. anche nr. 37) e M. Rubinich, Afrodite a Locri Epizefiri: appunti per una rilettura dei dati archeologici, in R. Spadea – F. Lo Schiavo – M. L. Lazzarini, cit. (supra n. 2), 323–333. 6 M. T. Iannelli – E. Grillo – M. Paoletti – A. M. Rotella – C. Sabbione, cit. (supra n. 3), 404–405. 120 L. Del Monaco Fig. 1a Fig. 1b Iscrizioni greche edite e inedite da Medma (Rosarno) 121 Fig. 2 L’iscrizione è stata realizzata sulla matrice della statuetta e dunque si tratta di un pezzo di produzione seriale (cfr. nr. 3), verosimilmente connesso alle forme di devozione nell’ambito del santuario. In base allo spazio calcolabile, mancano una o due lettere: è possibile che la prima corresse lungo l’attuale linea di frattura7, ma non è affatto escluso che esse si trovassero nella parte mancante della base. Visto il contesto di rinvenimento, è probabile che l’epigrafe sia una dedica votiva; tenendo conto del processo di produzione seriale della statuetta, del panneggio e della postura della figura, si potrebbe trattare di un epiteto8 della divinità femminile venerata nell’area sacra. Va comunque segnalato che tale processo, per il quale è stata ipotizzata l’esistenza di altri esemplari sulla cui base sarebbe stata stampata a rilievo la stessa epigrafe, consentiva anche la produzione di oggetti con base anepigrafe, come dimostra una statuetta rinvenuta nell’area sacra di Calderazzo e pubblicata da P. Orsi9, che l’archeologo identificò con Atena; dunque, è lecito quantomeno ipotizzare che il processo produttivo di questi votivi, la cui «assoluta rarità» già Orsi aveva evidenziato, consentiva la realizzazione di statuette sia con base anepigrafe sia con iscrizione 7 Forse uno ypsilon, difficilmente un ny o un chi a tridente considerato che la lettera che seguiva era un sigma. 8 Per dediche votive di età arcaica espresse tramite il solo epiteto, vd. M. L. Lazzarini, cit. (supra n. 4), nrr. 83, 157, 358, 523, 586, 589, 834. Vista la terminazione, si potrebbe pensare ad un aggettivo a due uscite al genitivo sing. integrando [ἀ]σινς (ο = ου), da ἀσινής, -ές nel senso di “protecting from harm” (LSJ, s.v. Cfr. A., Th., v. 826: πόλεως ἀσινεῖ). 9 In NSA 1913, 100–101, fig. 115; si tratta di una statuetta assai simile nella fattura a quella con base iscritta al nr. 3, nella quale fu utilizzata la stessa tecnica a rilievo di nr. 2. Sugli aspetti tecnici di produzione delle terrecotte dal santuario di Calderazzo, vd. ora A. Bencze, Type, modellage et style. L’exemple de terres cuites du sanctuaire de «Calderazzo», Medma, in H. Aurigny – L. Rohaut, Quand on a la terre sous l’ongle. Le modelage dans le monde grec antique, Provence 2022, 257–268. 122 L. Del Monaco Fig. 3 stampata a rilievo. Ad ogni modo non va esclusa un’altra ipotesi di lettura, cioè quella di un antroponimo al genitivo10 o al nominativo11 quale Λυσῖνος12 oppure Σωσῖνος13. 3. (Fig. 3) Statuetta di terracotta14 frammentaria con iscrizione retrograda stampata a rilievo sulla fronte della base, sulla quale poggiano direttamente i piedi nudi di una figura «secondo ogni verosimiglianza seduta» (Orsi) e di cui resta parte del panneggio. Altezza 0,103 m, larghezza 0,105 m, spessore 0,108 m; lettere 0,01–0,014 m. Rinvenuta da P. Orsi nel 1913 nella cosiddetta «stipe dei cavallucci» in località S. Anna. Museo Archeologico di Rosarno. Inizi del V sec. a.C. Θ̣ρασύα ← Riguardo le lettere stampate a rilievo, già Orsi annotava «chiaro emerge che si preparò una speciale matrice per ottenerle»; per il processo di produzione seriale della statuetta, vd. nr. 2. L’iscrizione è centrata rispetto alla figura rappresentata ed occupa tutta la larghezza della base; l’ultima lettera, anche se leggibile solo in parte a causa della frammentarietà dello spigolo della base, è certamente un alpha con asta orizzontale. Più difficile la lettura della prima lettera, che potrebbe essere interpretata come un phi o un theta: è ben visibile l’asta verticale all’interno del tratto circolare, ma alcuni grumi di terracotta a sinistra e a destra di questa 10 M. L. Lazzarini, cit. (supra n. 4), 119. 11 M. L. Lazzarini, cit. (supra n. 4), 118; cfr. IG Locri, nr. 94 per un’epigrafe simile da Locri, ma su una basetta di statua bronzea. 12 LGPN IIIA, s.v.; Λύσων a Locri Epizefirii, per cui vd. IG Locri, nrr. 3, 25. 13 Quest’ultimo attestato a Locri Epizefirii, per cui vd. IG Locri, nrr. 16, 33. 14 P. Orsi, in NSA 1917, 61–62, fig. 39; M. T. Iannelli – E. Grillo – M. Paoletti – A. M. Rotella – C. Sabbione, cit. (supra n. 3), 404. Iscrizioni greche edite e inedite da Medma (Rosarno) 123 Fig. 4 asta sono probabilmente ciò che resta dell’asta orizzontale stampata a rilievo, poi consunta come accade al tratto obliquo superiore del sigma o alla stessa asta orizzontale dell’alpha. Scriveva Orsi: «La voce Θρασύᾱ o più probabilm. Φρασύᾱ racchiude il nome del o della dedicante in genitivo.» La lettura Θ̣ρασύα appare un buon compromesso. È probabile che l’epigrafe sia una dedica votiva: come suggerito da Orsi, potrebbe trattarsi di un antroponimo al nom. femminile15 o al gen. maschile16, ma il processo di produzione seriale della statuetta, come nel caso di nr. 2, lascia spazio all’ipotesi che fosse menzionato un epiteto della divinità venerata17; benché resti incerto l’esito linguistico, vale la pena di ricordare che in Licofrone18 compare il termine Θρασώ, gen. -σοῦς, come epiteto di Atena nel senso di «Bold»19. 4. (Fig. 4) Cratere a figure rosse attribuibile alla cerchia del Pittore di Pisticci con iscrizione graffita sul bordo della base. Sono raffigurati tre personaggi: la figura centrale, femminile e alata (Eos?), rapisce un giovane che fugge verso destra (Cefalo?), mentre sulla sinistra un suo compagno sta scappando. Dono del Prof. Giovanni Gangemi. Museo Archeologico di Rosarno. Inedita. Databile alla seconda metà del V sec. a.C. Πέλλν Il cratere è stato verosimilmente recuperato nella necropoli di Medma, dove nel 1914 Orsi scavò proprio all’interno della proprietà di Giovanni Gangemi. Nel resoconto di scavo, l’archeologo tristemente annotava «di materiale scritto per ora nessuna traccia»20; grazie alla successiva donazione della collezione Gangemi, oggi possediamo almeno questa epigrafe. La forma delle lettere e il valore di ο = ω suggeriscono una datazione alla seconda metà del V a.C., che ben si adatta alla tipologia del vaso. Benché alquanto consunta nella parte finale, l’epigrafe consiste in un antroponimo al nom. maschile: Πέλλν deriva dalla stessa radice di Πέλλις, attestato a Locri Epizefirii21. Resta incerta la tipologia alla quale ascrivere l’epigrafe anche se, tenendo conto della probabile provenienza del cratere dalla necropoli, è verosimile credere che Πέλλν fosse il proprietario del vaso che fu inserito nel corredo funebre successivamente alla sua morte. Lavinio Del Monaco, via delle grotte 2, Zagarolo (RM) ldelmonaco@libero.it 15 Per la formula, vd. M. L. Lazzarini, cit. (supra n. 4), 118. 16 Per la formula, vd. M. L. Lazzarini, cit. (supra n. 4), 119. Da evidenziare soprattutto Θρασύας (LGPN IIIA, s.v.); a Locri Epizefirii sono attestati gli antroponimi Θρασύδαμος, Θράσυλλος, Θρασύμαχος, per cui vd. IG Locri, Indici. 17 Cfr. M. C. Parra, La stipe “dei cavallucci” in località S. Anna, in E. Lattanzi – M. T. Iannelli – S. Luppino – C. Sabbione – R. Spadea, cit. (supra n. 5), 116–119 (in part. 116). 18 Alex., v. 936. 19 LSJ, s.v. Cfr. statuetta con base anepigrafe, cit. (supra n. 9), interpretata da Orsi come Atena. 20 In NSA 1917, 58. 21 IG Locri, nr. 30.