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2015, Atti del XLVII Convegno Internazionale della Ceramica 2014, pp. 165-170.
Atti del LII Convegno Internazionale della Ceramica (2019)
Ceramisti a Pisa nella prima metà del XVII secolo attraverso le fonti storiche2020 •
Una città operosa. Archeologia della produzione a Pisa tra Età romana e Medioevo
Nuovi dati sulla produzione di ceramica a Pisa tra XI e XII secolo2018 •
La ricerca sulla produzione di ceramica a Pisa, precedente la maiolica arcaica, ha sofferto fino ad ora dell’assenza di dati (scarti di cottura, resti di fornaci) che confermassero l’esistenza di botteghe per ceramica a Pisa nei secoli precedenti al Duecento. I dati proposti in questo contributo hanno unito le informazioni provenienti dai sempre più numerosi contesti di consumo e i dati provenienti dal primo rinvenimento di scarti di produzione di ceramica priva di rivestimento per una cronologia precedente al Duecento. I contesti presentati sono omogenei sia nelle associazioni di forme, decori e caratteristiche tecnologiche che nelle quantità e prevalenze di singole tipologie di materiali. Tali peculiarità permettono di confermare una produzione a Pisa di ceramiche prive di rivestimento già tra XI e metà XII secolo.
"La produzione ceramica post-medievale a Pisa è analizzata in questa sede attraverso i materiali provenienti da due scavi stratigrafici effettuati in anni diversi nel centro storico a nord del fiume Arno: Villa Quercioli e via della Sapienza. In entrambi i casi si è trattato di indagini di archeologia urbana che hanno permesso di raccogliere interessanti informazioni sulla città tardomedievale e moderna ed hanno dato l’opportunità di ricostruire l’evoluzione dell’assetto urbano di alcune parti della città sino ai giorni nostri. Le indagini hanno poi permesso di recuperare importanti dati sulla produzione ceramica cittadina tra XVI e XVII secolo, che sono stati la base di partenza sia per approfondimenti ulteriori attraverso le fonti scritte sia per poter riflettere nuovamente ed in maniera più composita sulle manifatture cittadine di ceramica. Gli scavi, diversi per localizzazione ed estensione ed anche per le cronologie e i dati documentati, offrono un quadro piuttosto completo del vasellame prodotto dalle botteghe pisane tra Cinque e Seicento attraverso gli scarti ceramici (Villa Quercioli) ed i resti delle fornaci e degli ambienti di produzione (via della Sapienza). In questa maniera è stato possibile costruire una sequenza che, anche tramite la revisione di vecchi e nuovi dati di scavo condotti in altre parti della città, permette di seguire l’evoluzione delle manifatture in un momento di passaggio rispetto a quanto successo nel bassomedioevo."
FERRI M., MOINE C., SABBIONESI L. (a cura di), In&Around. Ceramiche e comunità, Secondo convegno tematico dell’AIECM3. Faenza
Associazioni e consumo di ceramica a Pisa e nel contado nel XVIII secolo2016 •
Lo studio dei contesti chiusi è fondamentale per reperire informazioni archeologiche non inquinate da altri fattori e ben collocabili a livello cronologico, permettendo di cogliere appieno la cultura materiale di una precisa epoca e di una specifica comunità o società. Tali contesti, infatti, permettono sia di effettuare una più agevole ricostruzione crono-tipologica dei reperti e delle classi ceramiche rinvenute, sia di determinare in modo abbastanza preciso la condizione socio-economica della popolazione che le ha prodotte, utilizzate e smaltite. Ma quali indicazioni possono darci, effettivamente, contesti cronologicamente molto recenti come quelli di XVIII secolo? Quali confronti si possono effettuare rispetto a materiali provenienti da differenti contesti o cronologie? A queste domande cerca di dare una risposta il presente studio che prende in esame il vasellame rinvenuto in diversi contesti chiusi cittadini quali quello della cantina di Via Toselli o del pozzo scoperto durante i lavori di rifacimento di Piazza San Giorgio a Pisa. Allo stesso modo sono stati studiati i materiali provenienti dal riempimento del pozzo portato alla luce durante le indagini archeologiche nella Badia di Santa Maria a Montescudaio nella provincia pisana. Tali siti, benché molto diversi tra loro per posizione, struttura e modalità di rinvenimento, hanno restituito numerosi manufatti quasi completamente ricostruibili tutti ascrivibili prevalentemente al XVIII secolo. Essi sono riferibili a classi ceramiche molto differenti sia per tecnologia che per funzioni e ci offrono uno spaccato sociale ed economico molto particolare, e forse poco conosciuto, della società postmedievale toscana. Il contesto più antico, quello di Piazza San Giorgio, è collocabile nella prima metà del XVIII secolo, quello di Montescudaio alla metà circa del secolo stesso, infine quello di via Toselli è attribuibile agli ultimi anni del Settecento: si costituisce così una linea cronologica che permette di cogliere le tipologie e le caratteristiche del vasellame ceramico in uso nella società cittadina e rurale pisana durante il periodo. Il presente intervento tenterà dunque di delineare un quadro esaustivo del vasellame rinvenuto al fine di trarne informazioni storiche, cronologiche, socio-economiche e commerciali.
Si presenta una sintesi sul complesso rapporto tra ceramiche rivestite (e non) e ricostruzione socio-economica della società pisana medievale tra XI e XV secolo, tramite il confronto dei dati degli scavi eseguiti nel centro storico di Pisa negli ultimi 15/20 anni. Si fa riferimento a dati editi e inediti (o solo parzialmente editi), riallacciandosi alla lunga tradizione di studi in materia e considerando sia siti dalla spiccata vocazione artigianale che altri più agiati (case-torri).
in DE VINGO P. (a cura di), Le Archeologie di Marilli. Miscellanea di studi in ricordo di Maria Maddalena Negro Ponzi Mancini
Produzione e consumo di ceramiche a Pisa: rapporto tra ingobbiate e maioliche nella prima età moderna2018 •
Nonostante la produzione ceramica di Pisa sia ormai ben nota in letteratura, negli ultimi anni i dati raccolti grazie agli scavi urbani hanno fornito le basi per nuovi studi i quali hanno potuto ampliare ed approfondire tale tematica. Il rinvenimento di scarti di fornace inseriti in sequenze stratigrafiche ben datate ha permesso di osservare non solo la lenta scomparsa della maiolica arcaica (che va a distendersi lungo tutto il XVI secolo, contratta in un'unica forma priva ormai di decoro), ma anche l’introduzione della tecnica dell’ingobbio e l’applicazione della stessa per la creazione delle varie tipologie graffite. Queste ultime hanno trovato, infine, una sistemazione cronologica tale da poterci far cogliere l’apparizione sequenziale dei diversi tipi, che condivideranno tra loro parte del panorama morfologico documentato. La scomparsa della maiolica arcaica pisana corre di pari passo con l’affermazione in città di altre tipologie smaltate di importazione, tra cui le maioliche policrome di Montelupo fiorentino che deterranno un ruolo di netta predominanza, soprattutto nella seconda metà del Cinquecento. È proprio alla fine di questo secolo che, archiviata l’esperienza della maiolica arcaica, Pisa si dedica totalmente alla fabbricazione di ceramiche ingobbiate che, agli inizi del Seicento, giungeranno a prevalere nei corredi domestici rispetto alle maioliche policrome provenienti da ambito regionale ed extra-regionale.
2024 •
NÚMERO 20ANO XIJUNHO 2006
Uma abordagem sociológica acerca da expansão do ensino superior ea regulamentação de profissões no Brasil2006 •
empedocles.acragas
De Strasbourg au Caire : La rédécouverte d'Empédocle - Updated2023 •
Ethnic and Racial Studies
Anti-racist Alliances and Solidarities: Typologies, Cases and Experiences12024 •
Mediterranean Politics
Transforming identities: Beyond the politics of non-settlement in North Cyprus2005 •
Physical Review B
Angular dependence of the magnetic-field-induced resistive transition in single-crystal Bi_{2.2}Sr_{2}Ca_{0.8}Cu_{2}O_{8+δ}1988 •
2021 •
2004 •
Bollettino Filosofico
Corpo, mondo e tecnica. Una riflessione a partire dall'antropologia plessneriana2023 •