Studi E Saggi
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R iceRche e m at eR i ali del v ici no oR ien t e a n t ico
La collana, nata soto la direzione di Paolo Emilio Pecorella (1934-2005), ospita le relazioni preliminari delle campagne
di scavo condote dall’Università di Firenze e dall’Università
“Federico II” di Napoli nel sito archeologico di Tell Barri.
Titoli pubblicati
Paolo Emilio Pecorella, Tell Barri/Kahat: la campagna del 2000 (2003)
Paolo Emilio Pecorella, Rafaella Pierobon Benoit, Tell Barri/Kahat:
campagna del 2001 (2004)
Paolo Emilio Pecorella, Rafaella Pierobon Benoit, Tell Barri/Kahat:
campagna del 2002 (2005)
Paolo Emilio Pecorella †, Rafaella Pierobon-Benoit, Tell Barri/Kahat:
campagna del 2003 (2008)
Paolo Emilio Pecorella †, Rafaella Pierobon-Benoit, Tell Barri/Kahat:
campagna del 2004 (2008)
la
la
la
la
Studi di Archeologia
del Vicino Oriente
Scritti degli allievi iorentini per
Paolo Emilio Pecorella
a cura di
Stefania Mazzoni
Firenze University Press
2012
Studi di Archeologia del Vicino Oriente : Scritti degli
allievi iorentini per Paolo Emilio Pecorella / a cura di
Stefania Mazzoni. – Firenze : Firenze University Press,
2012. – Firenze : Firenze University Press, 2012.
(Studi e saggi ; 104)
http://digital.casalini.it/9788866551454
ISBN 978-88-6655-143-0 (print)
ISBN 978-88-6655-145-4 (online)
Immagine di copertina: Tell Barri e il Jaghjagh, da sud.
Certiicazione scientiica delle Opere
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sono responsabili il Consiglio editoriale della FUP e i Consigli scientiici delle singole collane. Le opere pubblicate nel catalogo della FUP sono valutate e approvate
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Consiglio editoriale Firenze University Press
G. Nigro (Coordinatore), M.T. Bartoli, M. Boddi, F. Cambi, R. Casalbuoni, C. Ciappei, R. Del Punta, A. Doli, V. Fargion, S. Ferrone, M. Garzaniti, P. Guarnieri, G.
Mari, M. Marini, M. Verga, A. Zorzi.
© 2012 Firenze University Press
Firenze University Press
Università degli Studi di Firenze
Borgo Albizi, 28
50122 Firenze, Italy
http://www.fupress.com/
Printed in Italy
Sommario
Prefazione
Stefania Mazzoni
SIRIA E MESOPOTAMIA
Identità tecniche e identità sociali a Tell Feres al-Sharqi tra ine
Ubaid e LC2. Alcune rilessioni ceramologiche sull’apparizione
del mestiere di vasaio nel nord della Mesopotamia tardo calcolitica
Johnny Samuele Baldi
La ceramica dei livelli Uruk di Tell Hassan, Hamrin
Simone Nannucci
Ricerche archeologiche nella valle dell’alto Khabur tra la ine del
Bronzo Antico e l’inizio del Bronzo Medio
Valentina Orsi
Mitanni nel suo territorio centrale: un excursus archeologico
Costanza Coppini
Il tessuto come simbolo: il ruolo dei tessuti nella Siria del
II millennio a.C.
Giulia Baccelli
11
39
77
127
147
ANATOLIA
Gli Hittiti e Malitiya. Rilessioni e confronti sul materiale
ceramico del periodo hittita imperiale di Arslantepe
Federico Manuelli
Tra le montagne anatoliche e le steppe siriane: problemi di
archeologia nell’alta valle del iume Tigri tra Bronzo Antico
ed Età del Ferro
Anacleto D’Agostino
163
185
STUDI DI ARCHEOLOGIA DEL VICINO ORIENTE
Nairi Ware: la produzione ceramica in Anatolia sud-orientale fra
l’Età del Bronzo Tardo e l’Età del Ferro Medio
Guido Guarducci
Scavi di salvataggio a Kuriki Höyük (Turchia)
Stefano Valentini
245
275
CIPRO
Dalle necropoli comunitarie alle necropoli urbane.
Percezione degli spazi e assetto del territorio fra abitato
e necropoli a Cipro nell’Età del Bronzo
Luca Bombardieri
301
IRAN
Bronzi orientali del Museo Archeologico di Ancona
Stefano Anastasio
341
Postfazione
363
Note sugli autori
365
4
Paolo Emilio Pecorella
SIRIA E MESOPOTAMIA
Ricerche archeologiche nella valle dell’alto Khabur
tra la ine del Bronzo Antico e l’inizio del Bronzo
Medio
Valentina Orsi
Abstract
he period of transition between the Early and the Middle Bronze Age
in Upper Mesopotamia is a problematic subject: at the end of the third millennium B.C. most of the urban cultures of the Syro-Mesopotamian area
apparently sufer a deep crisis or a collapse, which manifest themselves in
reductions, destructions or desertions.
Debate has been intense on the nature, range, timing, causes and consequences of the crisis, assumptions and theoretical models being profoundly
inluenced by the developments of contemporary approaches in archaeological theory.
In this context, the locally oriented extent of the crisis is of particular
interest: the intensity of urban disruption in the rain-fed Khabur plains of
Syria in fact does not ind any parallel in the neighbouring areas. he reasons have to be sought in factors dealing with the peculiarity of the region:
its urban history, Akkadian imperialism, land use and climate. he efects
of a possible abrupt climate change have been particularly emphasised, and
some explanations attribute collapse to a combination of climate and nonsustainable land use.
Based on an accurate evaluation of context dates and calibration of site
sequences, this paper will provide a precise overview of the archaeological
evidence in the upper Khabur Plains for the period of transition between
the Early and Middle Bronze Age, in order to supply a new concrete setting
toward more extensive systemic reconstructions.
Ricordo che era la mia prima campagna a Tell Barri, e con Costanza ci
era toccato un lavoro un po’ ingrato, come spesso accade alle giovani reclute… Fuori dal recinto della missione incombeva immobile l’ombra del tell,
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
con le sue minacce di jinn. Il fuoco in cui stavamo bruciando le cartacce ci
riscaldava piacevolmente, e dissipava un poco del buio intono a noi. Quella
sera il Mudir si afacciò nello spiazzo, un po’ Generale che passa in rassegna
le truppe, un po’, solo curioso. Buio - «Ah!» - Rise, un’esclamazione singola,
non rideva, ma piuttosto sembrava dire «…corbellerie!». Ci disse che quando lui era arrivato in Giazira il buio della notte era completo, adesso le luci
dei villaggi, delle strade, in fondo erano vicini. Sono sicura che quella notte
pensò allo scorrere del tempo, ci pensammo anche noi, e alla relatività della
prospettiva…
Con questo piccolo contributo in ricordo del Professore Pecorella mi
auguro oggi di riuscire ad ingannare un poco la parzialità delle prospettive,
in modo da delineare con chiarezza lo scorrere del tempo in quella Giazira
all’epoca oscura del passaggio dal BA al BM.
Introduzione
Convenzionalmente, lo spartiacque tra le culture di BA e quelle di BM
si colloca, secondo la cronologia media, tra la ine del III e l’inizio del II
millennio a.C. A livello macroscopico sono evidenti una serie di fattori di
rottura: il collasso in Alta Mesopotamia del sistema urbano ed il ritorno
difuso ad economie di villaggio autosuicienti; la disintegrazione nella Babilonia dell’unità politica neosumerica e la conseguente frammentazione;
il mutamento linguistico, con l’accadico che subentra deinitivamente al
sumerico, ed inine l’alterazione etnica (Liverani 1997: 317-318), sancita dai
processi di «amorreizzazione» (Sallaberger 2007). Molti studiosi tuttavia
tendono ad evidenziare, a fronte degli aspetti di maggiore cesura, elementi
di continuità sostanziale, evidenti sulla lunga durata, che accomunano questa ad altre fasi di sviluppo delle diferenti società mesopotamiche (Stone
2002).
L’ipotesi di una crisi alla ine del III millennio a.C. venne formulata per
la prima volta da C. Schaefer (Schaefer 1948), il quale, mettendo a confronto i dati provenienti da Anatolia, Asia, Siria, Cipro, Iran e Caucaso, e
veriicando l’omogeneità delle linee evolutive da Ras Shamra a Tarso, Troia,
Alaca Höyük, Tell Brak e Tepe Hissar, ipotizzò due profonde crisi alla ine
del III millennio a.C. nel Vicino Oriente antico, da collocare all’incirca nel
2300 e nel 2100 a.C. (Marro, Kuzucuoğlu 2007).
Lo studio dello sviluppo delle più antiche realtà urbane e statali include
una forte tradizione processuale, volta all’analisi dei fattori di crescita e di
sviluppo (ex. Adams 1966; Wright 1994), e modelli empirici volti all’identiicazione dei fattori alla base di fenomeni di sviluppo e di collasso (ex. Blanton 2004; Weiss et alii 1993; Wilkinson 1994). La constatazione dell’instabilità delle società complesse nel mondo antico e la consapevolezza che
esse fossero soggette a episodi di caduta e di ripresa hanno allontanato la
ricerca dalle tradizionali teorie neo-evoluzioniste incentrate su un’idea di
78
VALENTINA ORSI
sviluppo lineare favorendo modelli ciclici, che prevedessero oscillazioni tra
periodi di urbanizzazione e centralizzazione socio-politica ed intervalli di
ruralizzazione e decentramento (Yofee 1979). Il collegamento tra le varie
fasi di crisi e rigenerazione, a garanzia di un forma sottesa di continuità, è
spesso associato al concetto di lessibilità o «resilience» (Schwartz 2006),
ovvero la capacità, dei vari segmenti che compongono le società antiche, di
adattarsi e rinnovarsi parallelamente alla trasformazione del contesto che
le circonda1. Una diferente risposta evolutiva all’alterazione del contesto
invece è insita nel principio di «Habitat tracking»2, postulato da H. Weiss
nel caso speciico della valle dell’alto Khabur alla ine del III millennio a.C.
(Weiss 2000: 88-89).
In occasione di un convegno svoltosi a Lione nel 2005 (Kuzucuoğlu,
Marro 2007), sono prevalsi orientamenti tesi alla rivalutazione e alla riconsiderazione delle diverse categorie di evidenze disponibili, con la precisa
inalità di veriicare, al di là delle cause scatenanti, se una crisi alla ine
del III millennio a.C. si sia efettivamente veriicata (Meijer 2007); in quali
termini (Marro 2007: 15; Schwartz 2006; 2007), e gli eventuali margini di
rigenerazione negli sviluppi successivi (Schwartz, Nichols 2006). Secondo
questi studi la ine del III millennio a.C. in Alta Mesopotamia è accompagnata non dal «collasso», quanto da una «crisi» delle società complesse di
BA, identiicabile in una fase di instabilità politica difusa che, come dimostrato (Schwartz 2007), risulta estranea al contesto culturale locale sia
di BA che di BM (Marro, Kuzucuoğlu 2007). Le società urbane dell’età del
BA e del BM inoltrato ci hanno lasciato complessi architettonici di grande
dimensione che sono serviti come base dell’amministrazione politica, dei
sovrani, delle loro famiglie e degli attendenti, mentre gli apparati burocratici ad esse associati hanno prodotto le evidenze testuali delle loro attività
amministrative, riconducibili ad «organizzazioni politiche su ampia scala
con un’amministrazione complessa e multilivello», ovvero a «stati» (Yofee
2005). La fase intermedia, in cui questa tipologia di evidenze è sparita o si
è fatta più sparsa, è stata conseguentemente interpretata all’insegna di un
momento di «crisi delle unità politiche centralizzate» (Schwartz 2007: 59).
Tra i portati del convegno si annovera la nozione della forte diferenziazio-
1
Con il riferimento al termine «resilience» si intende abbracciare la complessità delle
comunità umane e le loro possibilità di reazione all’intrusione di agenti esterni. Il concetto pertanto viene in genere associato a fenomeni sistemici, ovvero ad un complesso
di elementi interdipendenti in cui il mutamento di uno dei componenti, a causa di un
agente esterno, possa andare ad inluenzare la totalità (Marro 2007).
2
Il concetto di «Habitat tracking», mutuato dall’ambito biologico, deinisce il processo
secondo il quale, invece di innescare strategie adattive secondo la selezione naturale,
il cambiamento ambientale può indurre gli organismi, ed in questo caso speciico gli
abitanti della valle dell’alto Khabur, allo spostamento in cerca di habitat familiari per i
quali siano già adattati. Si tratta dunque di una delle reazioni maggiormente prevedibili
all’alterazione dell’ambiente (per cui si vedano ad esempio Davis 1983 e Coope 1979).
79
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
ne regionale che accompagna la crisi sia relativamente ai tempi che ai modi
di svolgimento, potendo rilettere cambiamenti nell’organizzazione politica (Sallaberger 2007), delle reti economiche (Castel 2007) e delle strutture
sociali delle comunità locali (Abay 2007). In Siria centro-occidentale, tra la
regione di Tabqa e la pianura di Giabbul, si registrano strategie insediative
diferenti; nella regione di Karkemish e nella piana di Idlib molti siti attestano continuità mentre nella regione di Karababa la maggior parte dei centri
si riduce di dimensione tra il 2100 e il 2000 a.C. 3 (Marro, Kuzucuğlu 2007).
La crisi profonda che le evidenze archeologiche lasciano trasparire nel bacino del Khabur, l’ultima delle quattro macro-regioni isolate, non sembra
trovare confronto nelle altre aree alto mesopotamiche. Gli insediamenti del
medio Khabur e quelli del Khabur occidentale vengono complessivamente
abbandonati verso la ine del III millennio a.C., ma l’occupazione dei centri
più piccoli si interrompe anche prima, intorno al 2500 a.C.
Sulla scorta di questi studi lo scritto che segue è indirizzato alla ricostruzione del contesto archeologico nella valle dell’alto Khabur, con la
prospettiva, attraverso l’analisi e la calibratura delle evidenze reali, di poter fornire una serie di coordinate utili ed una base per le ricostruzioni di
più ampio respiro in relazione al periodo critico della transizione dal BA
al BM.
1. La transizione dal BA al BM nella valle dell’alto Khabur: le prospettive
L’origine della peculiare incisività della crisi nella valle del Khabur con
ogni probabilità è da ricercare in quegli elementi che contraddistinguono
l’area rispetto alle altre regioni alto mesopotamiche. Tra i fattori distintivi,
che appaiono tutti profondamente interconnessi, emergono il contesto politico di BA fortemente centralizzato e urbanizzato; l’interferenza accadica
incisiva; il sistema di sfruttamento delle terre intensivo e le relative conseguenze di una eventuale crisi ecologica.
Le caratteristiche ambientali della regione la rendono particolarmente
adatta allo sfruttamento dell’agricoltura secca, e i centri della Giazira nel
BA perseguivano sicuramente un regime di massimizzazione agricola. La
concentrazione di frammenti ceramici nelle campagne intorno ai centri ur-
3
Nelle regioni di Karkemish e di Tabqa si registrano una serie di abbandoni non simultanei lungo tutto l’arco di tempo compreso tra il 2300 e il 1900 a.C. I grandi centri
come Ebla, Mari e Tilbeshar sperimentano tutti violente distruzioni (2300-2250 a.C.),
ma sopravvivono e si rinnovano, talvolta vivendo un nuovo periodo di splendore, come
ad esempio la Mari del periodo Šakkanakku (Butterlin 2007). L’aridiicazione potrebbe
spiegare la crisi degli insediamenti nell’aera di Karababa ma, a testimonianza del fatto
che i cambiamenti climatici non sempre siano singolarmente suicienti a giustiicare
una crisi, nell’area di Birecik, ecologicamente più svantaggiata, tra il 2350 e il 2000 a.C.
per contro si assiste al pieno sviluppo urbano di Karkemish (Marro, Kuzucuğlu 2007).
80
VALENTINA ORSI
bani documenta l’uso di pratiche di fertilizzazione4, mentre le hollow ways,
tracciati principalmente radiali identiicati sul terreno intorno agli abitati,
potrebbero rilettere, in certi casi, le vie di raccordo tra centri urbani diversi e tra centri urbani e campagne coltivate (Wilkinson 1994: 492-493)5.
Diversamente rispetto a regioni più aride della Mesopotamia settentrionale, che avevano visto lo sviluppo di sistemi economici misti maggiormente
lessibili in caso di eventi critici (Cooper 2006 b: 33-34), la crescita del popolamento, l’urbanizzazione e lo sfruttamento intensivo del terreno in un
contesto meno luido, come quello dell’alto Khabur, avrebbero incrementato
l’instabilità del sistema, sempre più soggetto al rischio di collasso (Wilkinson 1997)6. La stessa rigidità è rilessa in ambito socio-politico dove, da un
lato, non si identiica alcuna traccia dei meccanismi di compartecipazione
nella gestione del potere che hanno avuto tanta parte nel processo di rigenerazione di BM nella regione dell’Eufrate (Cooper 2006 b: 33-34); dall’altro, la
forte centralizzazione delle realtà urbane e statali acuisce il rischio di fenomeni di esaurimento interno, legato ad un’eccessiva concentrazione urbana
e palatina delle ricchezze (Liverani 1997: 315-316) e delle competenze. Lo
stato di accentuata conlittualità che si evince dalla documentazione storica
(Sallaberger 2007; Archi, Biga 2003) e archeologica7 tra i diversi centri alto
mesopotamici potrebbe avere ricoperto un ruolo fondamentale nel processo
di crisi, mentre l’interferenza accadica, più o meno improntata alla collaborazione (Sallaberger 2007: 426-427) o al conlitto (Steinkeller 1998: 91-93),
nel Khabur deve avere rappresentato un elemento di forte discontinuità.
1.1 Il deterioramento climatico
Tutt’ora controversa è la valutazione dell’impatto di un eventuale deterioramento climatico. Alla ricostruzione del clima nell’antichità è dedicato
4
La dispersione nei pressi di un sito di frammenti ceramici contemporanei al periodo di
insediamento possono infatti essere connessi con la dispersione dei riiuti dell’abitato
sui terreni al ine di fertilizzarli e di incrementarne la produttività (Wilkinson 1994:
492).
5
I tracciati delle hollow-ways secondo alcune interpretazioni potrebbero corrispondere, piuttosto che al tracciato di antiche vie di transito, al percorso di antichi canali,
ma l’assenza di installazioni idrauliche e la localizzazione di alcune di esse in modo
assolutamente indipendente rispetto alla topograia del territorio rappresentano secondo T.J. Wilkinson una conferma a favore della prima ipotesi. La concavità dei tracciati
deriverebbe dunque dal traico continuo di uomini e animali lungo di essi (Wilkinson
1994: 492).
6
Nell’ambito di «sistemi fragili», in condizioni di massimo sfruttamento il «collasso»
può essere innescato anche da brevi periodi di siccità, mentre degli eventi di siccità eccezionale, provocando una riduzione della produzione, possono tradursi in collasso sul
lungo termine (Wilkinson 1997).
7
Testimoniata dai frequenti livelli di distruzione, abbandono, fortiicazione, o dalla
ricorrenza di tesoretti nascosti, armi nei corredi delle tombe, rappresentazioni guerresche ecc.
81
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
un intero campo di studi, correlato da ricostruzioni teoriche, approcci e
tecniche indipendenti (Crowley, North 1991; Dincauze 2000), e negli ultimi
25 anni la risposta culturale ai supposti cambiamenti climatici nel Vicino
Oriente antico è stata oggetto di numerosi scritti (Bottema 1989; Sanlaville
1992; Roberts, Wright 1993; Courty 1994; Butzer 1995; Brooks 2006; Rosen
2007), specie in relazione al concetto di «cultural complexity» (Hole 1994;
Weiss 2000; Zettler 2003; Issar, Zohar 2004; Staubwasser, Weiss 2006; Cooper 2006 b; Schwartz, Miller 2007; Kuzucuoğlu, Marro 2007).
Il cambiamento climatico è stato più volte considerato uno dei principali fattori alla base dei maggiori cambiamenti culturali che abbiano interessato il tardo quaternario nella Grande Mesopotamia, quali l’addomesticamento delle piante (Moore, Hillman 1992), lo sviluppo delle società
complesse (Hole 1994) e la genesi e il collasso di circa ogni maggiore orizzonte culturale. Il 4.2 ka event in particolare è ritenuto responsabile del
fallimento della prima formazione nota di tipo imperiale, o quantomeno ad
essa assimilabile, ovvero Accad (2350-2150 a.C. ca.), e delle società urbane
alto-mesopotamiche del BA (Weiss et alii 1993; Cullen et alii 2000; deMenocal 2001; Staubwasser et alii 2003; Drysdale et alii 2006; Arz et alii 2006;
Staubwasser, Weiss 2006). Gli archivi paleoambientali del Mediterraneo
orientale alla ine del III millennio a.C. sembrano efettivamente registrare dei cambiamenti (Kuzucuoğlu 2007) e questi segnali, che suggeriscono
l’inizio di un nuovo periodo climatico con picchi di aridità tra 2250-2150 e
2100-2050 a.C. (Dalfes et alii 1997), potrebbero essere interpretati come l’equivalente del «Global Abrupt Event» che è stato riconosciuto e datato attorno al 2200 a.C. nelle sequenze oceaniche (Bond et alii 1997): l’interpretazione dei dati e la valutazione dell’interferenza climatica nella crisi di ine
BA tuttavia rimane problematica (Kuzucuoğlu 2007; Danti 2010: 139-140).
Per spiegare la de-urbanizzazione in Alta Mesopotamia alla ine del III
millennio a.C. sono stati elaborati due modelli teorici principali: il modello
detto del collasso catastroico (Catastrophic Collapse Model) pone l’accento sulla repentinità, intensità e durata del cambiamento climatico (Weiss et
alii 1993; Staubwesser, Weiss 2006); il modello dell’economia fragile (Brittle Economy Model) pone l’accento sulla massimizzazione della produzione
agricola, dettata dall’aumento della popolazione, ed il connesso fallimento
delle strategie di gestione del rischio, derivante dallo sviluppo di sistemi
agricoli vulnerabili incapaci di assorbire gli stress climatici indotti e di trasformarsi in relazione ad essi, risolvendosi in periodi di crisi o di collasso
(Wilkinson 1994; 1997; 2004)8.
8
Il modello dell’economia fragile è in parte corollario di una serie di teorie che vedono
nella degradazione del territorio indotta dall’urbanizzazione e dalle pratiche agricole un
elemento che riduce l’elasticità delle civiltà urbane rispetto agli stress esogeni (Adams
1978; Miller 1990; Miller 1997; McCorriston 1995).
82
VALENTINA ORSI
1.2 Migrazione e adattamento
Secondo le teorie di H. Weiss, il degrado generalizzato del contesto ecologico nella valle dell’alto Khabur avrebbe indotto l’abbandono della regione da parte della popolazione stanziale, innescando di conseguenza una
crisi delle pratiche di transumanza stagionale fondate sullo sfruttamento,
come foraggio, delle stoppie residuali dei raccolti. Il collasso del sistema
imperiale Accadico nel nord dunque, responsabile del sistema di gestione
delle terre agricole nel Khabur in quella fase, sarebbe stato accompagnato
dalla migrazione, rispondente ad un processo di «Habitat tracking», verso
la Mesopotamia meridionale e l’Eufrate (Weiss 2000; Ristvet, Weiss 2000:
94; Weiss et alii 2002: 70). Secondo altre scuole di pensiero, diversamente,
l’abbandono della regione potrebbe essere stato solo apparente, connesso
con la diicoltà di riconoscere ed interpretare le evidenze del periodo: una
trasformazione drastica del contesto socio-economico, quale potrebbe essere il passaggio da uno stile di vita principalmente stanziale, tipico delle culture urbane di III millennio a.C. in Alta Mesopotamia, ad un altro
principalmente mobile, meno visibile archeologicamente, porterebbe infatti ad una riduzione delle evidenze sul campo (Lyonnet 2004; Peltenburg
2000). Vari studi storici (Khazanov 1984/1994) ed etnograici (Digard 1990;
D’Hont 1994) rivelano l’esistenza di diferenti forme di nomadismo, non
necessariamente praticato in forma completa o esclusiva. La distinzione
sul campo tra un ipotetico abitato di sedentari, principalmente agricoltori
che integrano le loro entrate tramite l’allevamento, ed un abitato di seminomadi, essenzialmente allevatori ed in misura minore agricoltori, rimane
dunque alquanto problematica (Lyonnet 2004: 25).
2. La transizione dal BA al BM nella valle dell’alto Khabur: le evidenze
archeologiche
2.1 La sequenza locale e i limiti della datazione
Uno dei limiti che accomuna i vari scenari e le ricostruzioni sopra elencate è rappresentato dalla problematicità della lettura delle evidenze archeologiche e della calibratura delle diverse sequenze locali, fondamentali
per l’identiicazione del rapporto cronologico tra gli eventi registrati in siti
diversi e successivamente per la ricostruzione storica.
Nel BA il riferimento più recente che garantisca un aggancio tra la sequenza archeologica della Giazira e quella storica e cronologica si colloca in
corrispondenza del periodo di Naram-Sin, testimoniato archeologicamente
a Tell Brak dal palazzo-fortezza con i mattoni impressi con il nome del sovrano (Oates, Oates 2001 a: 384-385 e ig. 381), alla cui sequenza si aggancia
la datazione della fase M, e a Tell Mozan dalle impronte di sigillo di Tar’amAgade, iglia di Naram-Sin, i cui livelli vengono attribuiti alla fase 3a della
83
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
sequenza locale (Buccellati, Kelly-Buccellati 2001: 73-74). Ulteriori punti di
riferimento per il periodo accadico derivano da Tell Leilan, dove lo scavo
del quartiere amministrativo sull’acropoli nord-ovest ha restituito, insieme
ad una serie di datazioni al radiocarbonio, documenti epigraici datanti ed
impronte di sigillo. Il repertorio ceramico di Tell Mozan 3a e di Tell Leilan
IIb tuttavia è pubblicato solo parzialmente, e al momento non consente un
riferimento preciso per la sequenza regionale.
La fase M di Tell Brak, secondo gli scavatori, oltre al periodo di regno
di Naram-Sin si estende almeno al periodo di regno del suo successore,
Sharkalisharri (Oates, Oates 2001 a: 384). In base alla datazione che viene
fornita (Oates et alii 2001: tab. 1) per la ine della fase M (2150 a.C.) e per
l’inizio della successiva fase N (2100 a.C.), si dovrebbe postulare un breve periodo di vuoto nella sequenza del sito, ma i resoconti di scavo non
sembrano attribuire particolare rilievo a questo aspetto9. Poiché la fase
M di Tell Brak viene qualiicata come ‘politicamente accadica’ e la fase N
come ‘politicamente post-accadica’ (Oates, Oates 2001 a), teoricamente la
fase ‘post-imperial akkadian’ identiicata a Tell Mozan (fase 3b del Palazzo:
2192-2112 a.C. ca.) dovrebbe corrispondere all’inizio della fase N di Tell
Brak, ma apparentemente si sovrappone in parte alla fase M. La problematica rimane tuttavia su un livello puramente teorico: i materiali della fase
3a di Tell Mozan infatti non sono ancora stati estensivamente pubblicati, e
pertanto non consentono un confronto preciso tra i repertori dei due siti;
la datazione dei livelli di fase N di Tell Brak per contro si basa sulla sequenzialità in relazione ai livelli datati dalle tavolette tardo-accadiche di fase M,
e non avendo riferimenti interni maggiormente precisi può essere soggetta
a slittamenti sia verso l’alto che verso il basso. L’ultimo repertorio ceramico
di BA ampiamente disponibile per confronto che sia sicuramente agganciato alla sequenza storica rimane dunque quello accadico di Tell Brak, direttamente connesso ai livelli del palazzo di Naram-Sin.
Nel BM le evidenze più antiche che permettano un collegamento tra le
sequenze archeologiche locali e la sequenza storica si collocano nei livelli
datati dai documenti epigraici riconducibili al Regno di Alta Mesopotamia
di Shamshi-Adad.
A Tell Leilan i livelli di periodo I (inizio II millennio a.C.) sono ancorati alla sequenza dei sovrani locali di Shubat-Enlil a partire da ShamshiAdad (Akkermans, Weiss 1991). Nonostante la disponibilità di documenti
che consentano una datazione relativamente precisa dei livelli del tempio
sull’acropoli (ediicio III) e del palazzo sulla città bassa (ediicio IV), la sequenza ceramica non fornisce tuttavia una serie comparabile di evidenze,
in quanto la continuità nell’uso degli ediici in concomitanza dei successori
9
Viene fatto riferimento al degrado di alcune strutture alla ine della fase M e al mutamento completo dell’insediamento e della ceramica nella fase N, ma non si parla speciicatamente di abbandono.
84
VALENTINA ORSI
di Shamshi-Adad, al cui progetto di rifondazione vengono attribuiti nella
loro formulazione più antica, non ha consentito che la restituzione di un
campionario estremamente ridotto relativo al materiale più antico.
Una situazione grosso modo analoga è quella riscontrata a Chagar Bazar,
dove i più antichi livelli di BM in’ora messi in luce non sono più antichi
della ine del regno di Shamshi-Adad, ed hanno pertanto restituito una sequenza ceramica che partendo dagli ultimi anni di regno di quello stesso
sovrano è in gran parte attribuibile al periodo di regno dei suoi successori
(McMahon et alii 2005; McMahon 2009)10.
Appena ad est rispetto alla regione del Khabur, dei buoni riferimenti per
il periodo di Shamshi-Adad derivano da Tell Taya e da Tell al-Rimah. A Tell
Taya il livello III ha restituito una serie di tavolette attribuibili alla ine del
regno di Shamshi-Adad, consentendo la datazione del livello III ed un’ipotesi di datazione per il precedente livello IV (Reade 1973; 1997), mentre a
Tell al-Rimah, sempre su base epigraica (Dalley et alii 1976: 202; Postgate
et alii 1997: 21), è attribuita a Shamshi-Adad la costruzione del grande tempio dell’area A. In entrambi i casi tuttavia, il materiale di riferimento è in
realtà piuttosto esiguo.
A fronte di livelli databili con un certo grado di sicurezza al periodo di
Shamshi-Adad dunque, non corrisponde una sequenza ceramica altrettanto deinita: sappiamo che la ceramica dipinta del Khabur all’epoca era già
in uso, ma non siamo in grado di riconoscere con precisione l’orizzonte
ceramico caratteristico della fase iniziale del Regno di Alta Mesopotamia
nell’alto Khabur.
Per tutto il periodo, di quasi quattro secoli, che intercorre tra la ine
della presenza accadica in Giazira, correntemente collocata alla ine del regno di Sharkalisharri, e l’ascesa al potere di Shamshi-Adad, in Giazira al
momento non sono disponibili repertori ceramici utili per il confronto che
abbiano un aggancio sicuro con la sequenza storica.
L’attribuzione di una precisa valenza cronologica o di una connotazione
storica alle singole fasi ceramiche intermedie dunque è da considerare puramente ipotetica.
Siamo in grado di deinire con una certa precisione la tradizione ceramica dell’immediato periodo post-accadico, rappresentata da Tell Brak
N; Chagar Bazar II (area D) e adesso da Tell Barri P e per una certa entità
da Tell Mozan 3b-4, che in base alle attuali correlazioni sono da collocare
all’incirca nel XXI sec. a.C. secondo la cronologia media, e siamo in grado
allo stesso tempo di identiicare con una certa sicurezza la tradizione ceramica di BM inoltrato, all’incirca a partire dalla ine del XIX, inizio del
XVIII sec. a.C., caratterizzato dalla piena difusione della ceramica Khabur. Rimangono invece estremamente dubbi la codiicazione del periodo
I più antichi livelli di BM messi in luce da Mallowan non sono stati raggiunti nel corso
dei nuovi scavi.
10
85
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
intermedio, corrispondente a gran parte del XX e sicuramente alla prima
metà del XIX sec. a.C., la localizzazione delle cesure tra le varie fasi sopra
menzionate ed il riconoscimento di eventuali periodi di gap.
2.2 Il periodo accadico
Nel Khabur occidentale il centro di Tell Beydar/Nabada, capitale alla
ine del periodo DA di un piccolo regno alle dipendenze di Tell Brak/Nagar,
all’inizio del regno di Sargon con ogni probabilità passa sotto il controllo
accadico, iniziando un processo di rapido decadimento. Un simile fenomeno di riduzione sembra sperimentato a Tell Arbid, nel Khabur centrooccidentale, e a Tell Mohammed Diyab, nel Khabur orientale. A Tell Barri
il periodo accadico non è accompagnato da cambiamenti particolarmente
evidenti, mentre non sono chiari gli sviluppi sul sito di Chagar Bazar. Uno
sviluppo urbano apparentemente in continuità con la fase precedente è attestato a Tell Mozan/Urkesh, mentre gli sviluppi locali dei centri di Tell
Brak/Nagar e di Tell Leilan/Shekhna sono chiaramente interrotti dall’occupazione accadica. La natura dell’interferenza accadica è diicile da valutare: una forma di occupazione è ipotizzata sia per Tell Beydar che per
Chagar Bazar, mentre è chiaramente visibile a Tell Brak e a Tell Leilan. A
Tell Mozan il matrimonio interdinastico tra il sovrano locale e la iglia di
Naram-Sin suggerisce, insieme alla compresenza all’interno della corte di
funzionari dai nomi accadici e hurriti, un rapporto di alleanza paciica tra
la locale dinastia di origine hurrita e l’impero.
2.2.1 La documentazione archeologica per il periodo accadico
All’inizio del periodo accadico il sito di Tell Beydar/Nabada è soggetto
ad un repentino declino che gli scavatori imputano all’amministrazione accadica (Lebeau 2006)11. Rispetto ai circa 25 ettari stimati per il periodo precedente12, all’epoca in cui Nabada ricopriva un ruolo di centro direzionale a
livello provinciale13, le dimensioni dell’insediamento, circoscritto ai settori
meridionali dell’acropoli, si riducono a meno di un ettaro: il Palazzo sull’Acropoli ed il Palazzo Orientale, di periodo EJ III, hanno ormai perso la loro
funzione originale e, tra le numerose strutture sacre viene rioccupato solo
11
Tracce riconducibili al periodo accadico sono state identiicate nelle aree F, M, N, S, P,
E, e C (Bretschneider, Jans 1997; Bretschneider et alii 2003; Bretschneider et alii 2007).
Nell’area B l’occupazione di periodo accadico è rappresentata solo da fosse supericiali
(Sténuit, van der Stede 2003: 229), mentre nell’area P il livello 3, conservato solo parzialmente sotto le strutture di periodo ellenistico, è attribuito al periodo di passaggio tra EJ
IIIb e EJ IV, ma il contesto è poco leggibile (Pruß 2007: 184-185).
12
Le stime hanno una leggera variazione: 25 ettari secondo Lebeau 2006: 3; 22,5 ettari
secondo Sallaberger, Ur 2004: 60.
13
Per cui si vedano Lebeau, Suleiman 1997; 2003 a; 2007; 2003 b; 2008 a e b; 2009; 2010.
86
VALENTINA ORSI
il Tempio A (Upper Temple). Il tempio D viene invece convertito in residenza. Una ricca tomba a camera appartenente ad un capo militare, scoperta
sul suolo del vano maggiore del Tempio A, è datata sulla base del materiale
ceramico al periodo antico accadico (Bretschneider, Cunningham 2007) e
potrebbe essere da ricondurre al nuovo signore locale (Lebeau 2006: 19).
Ulteriori resti attribuibili all’inizio del periodo accadico, forse una casa privata, sono stati rinvenuti nell’area C, nell’area P, dove tuttavia sono scarsamente conservati (Lebeau, Suleiman 2010) e nell’area E, dove si registra la
costruzione di un muro di terrazzamento (Sténuit 2003 ; Broekmans 2003).
Mentre intorno alla metà del III millennio a.C. il sito di Tell Arbid costituiva un centro urbano di una certa consistenza, comprensivo di ediici
pubblici e quartieri residenziali, il periodo accadico è accompagnato da una
sostanziosa riduzione: resti di questa fase infatti, nonostante siano riconducibili ad ediici di una certa consistenza, sono stati rinvenuti solo in alcune
zone del tell, in corrispondenza di aree di precedente occupazione EJ III
(aree S, SD). Il cosiddetto Public Building di periodo EJ III in particolare
sembrerebbe rimanere in uso, ma il cattivo stato di conservazione rende
diicile stabilire se la destinazione uiciale sia stata conservata o meno.
A Tell Mohammed Diyab, dove il periodo accadico corrisponde alla fase
MD XI della sequenza locale (Nicolle 2006: 233-234), sono state rinvenute
unicamente sporadiche tracce di ediici con caratteristiche domestiche (Nicolle 2000: 34-35), mentre le imponenti strutture del periodo precedente,
quando il sito doveva estendersi intono ai 50 ettari (Nicolle 2004: 89), vengono abbandonate14. L'esiguità dei resti non consente ulteriori speciiche
riguardo alla natura dell’insediamento né riguardo alla durata della fase
accadica sul sito. La datazione dei livelli infatti è approssimativa: come nel
resto della regione i materiali non consentono di per sé una distinzione
netta tra periodo pre-accadico e accadico, e non essendo presenti in strato
ulteriori elementi di riferimento questa viene spesso agganciata alla difusione di speciici tratti architettonici (Nicolle 2006: 233).
A Chagar Bazar gli scavi di Mallowan, negli anni ’30 del secolo scorso, avevano rivelato tracce risalenti al III millennio a.C. nel Prehistoric Pit,
mentre livelli più consistenti risalenti alle metà III millennio a.C. erano stati
individuati nell’area BD, presso il margine nord-orientale del tell (Mallowan
1936, 1937, e 1947). In base alla ricognizione di supericie condotta con la ripresa degli scavi alla ine degli anni ’90 del secolo scorso l’estensione dell’insediamento in questa fase doveva aggirarsi intorno ai 10-12 ettari (McMahon 2009: 21). Un’impronta di sigillo e due bullae frammentarie iscritte,
14
Evidenze architettoniche di questo periodo sono state messe in luce sulle alture A e
B del tell principale, nelle aree 5a (strato 13 b: Nicolle 2006: ig. 4.4, p. 63) e 6a (strati
3 e 4: Nicolle 2006: ig. 6.2, p. 131). Alla stessa fase sono attribuiti inoltre lo strato 10
dell’area 1, lo strato 7 dell’area 2, lo strato 7 dell’area 6b e lo strato 2 dell’area 6d (Nicolle
2006: 166).
87
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
provenienti dal livello 2 degli scavi Mallowan, potrebbero essere indice della
presenza di una qualche forma di contatto o di presenza accadica, ma in
questo contesto non sembra possibile delineare con maggiore precisione la
collocazione o la tipologia dell’insediamento (McMahon et alii 2001: 205).
Come emerge dalla documentazione epigraica, almeno a partire dal
XXIV sec. a.C., il centro di Tell Brak/Nagar occupava un ruolo di primo
piano in una rete di rapporti economici e politici che coinvolgeva i maggiori
centri mesopotamici e siriani. Nelle distruzioni che determinano la ine
della fase L (Late ED III) molto probabilmente è da riconoscere anche la
ine del regno indipendente di Nagar15: la successiva fase M infatti è segnata
dalla presenza accadica (Oates, Oates 2001 a: 384). All’epoca di Naram-Sin
la città reca tracce evidenti di un controllo accadico diretto, esempliicato
dalla costruzione del palazzo-fortezza (Mallowan 1947: 63-8; Oates, Oates
2001 b: 19): più incerta invece è la qualiicazione del periodo antecedente
al sovrano, in corrispondenza del quale è probabile che una componente
accadica sul sito esistesse, ma con caratteristiche meno invasive16. A questa
fase più antica, forse in continuità con il precedente periodo EJ IIIb, risalgono i grandi ediici monumentali in FS e SS (livello 5) che, con i testi e le
impronte di sigillo che hanno restituito, documentano un contesto urbano
amministrativamente centralizzato. Alla fase più recente, coeva a NaramSin, risalgono la costruzione del palazzo-fortezza e l’abbandono dei due
complessi sacri, con la conseguente conversione delle aree a scopi principalmente domestici e artigianali (livello 3); un unico ediicio di rappresentanza è conservato nell’area FS, mentre dei danneggiamenti si registrano
alle strutture di CH (livello 4) cui fa seguito una ricostruzione (livello 3)17.
La fase M di Tell Brak dunque delinea una condizione di prosperità, ma con
accentuati aspetti di instabilità: la ine del periodo in particolare è accompagnata da alcune trasformazioni sostanziali del contesto, con gli ediici
monumentali di FS e SS che perdono la loro funzione uiciale e vengono
sostituiti da quartieri sostanzialmente domestici più modesti18.
Nella fase II b della sequenza locale (2300-2200 a.C.) il centro urbano di
ine DA di Tell Leilan/Shekhna (Leilan III d-II a) entra a far parte del siste15
Per cui si veda quanto emerge dai testi di Beydar (Sallaberger, Ur 2004) e di Ebla
(Archi 1998).
16
Per cui si veda Oates, Oates 2001 a: 383-386.
17
Sono attribuiti al periodo accadico (fase M) i livelli 3-5 delle aree CH (Oates, Oates
2001 b: 19-28), FS (Oates, Oates 2001 b: 41-62) e SS (Oates, Oates 2001 b: 73-93); i livelli
2-4 delle aree ER (Oates, Oates 2001 b: 34-35) e ST (Oates, Oates 2001 b: 36-38); i livelli
3-2 (periodo antico accadico/accadico) delle trincee HS (Steele et alii 2003: 201-210) e la
trincea HP (Steele et alii 2003: 210 sq). Nell’aerea TC il Cut-in Building (CIB) ed il Cutin north (CIN) sono attribuiti al periodo accadico (Emberling, McDonald 2003: 48-49 e
ig. 50), mentre il Pisè Building è datato al periodo tardo-accadico o post-accadico antico
(Emberling, McDonald 2003: 51-52 e ig. 56).
18
L’ediicio Ovale dell’area TC per contro aveva perso la sua funzione amministrativa
già prima della fase M.
88
VALENTINA ORSI
ma imperiale accadico, con la conseguente riorganizzazione dell'impianto
amministrativo sia centrale, come sembra suggerire l’orizzonte ceramico
(Senior, Weiss 1992), sia regionale, come indicato dal mutato modello insediativo (Stein, Wattenmaker 2003).
La cronologia della sequenza accadica di Tell Leilan è ancorata ad
un’ampia serie di datazioni al radiocarbonio e confermata dai documenti
epigraici rinvenuti in strato: il repertorio ceramico tuttavia è pubblicato
solo parzialmente e non consente un riferimento puntuale.
Nella porzione nord-occidentale dell’acropoli, in continuità con i livelli
di ine DA (periodo IIa), è stato messo in luce un quartiere amministrativo
dislocato sui due lati di una strada orientata est-ovest ed articolato in tre
fasi strutturali (Ristvet, Weiss 2000; Weiss et alii 2002; Ristvet et alii 2004;
de Lillis-Forrest et alii 2007). Alla più antica delle tre fasi architettoniche
risale la costruzione della «Schoolroom», così chiamata per il rinvenimento di tavolette che attestano la pratica dell’insegnamento delle tradizioni
scribali (de Lillis-Forrest et alii 2007), mentre alla fase intermedia (Ristvet,
Weiss 2008) risale l’«Akkadian House», cui sono associati sette sigilli accadici ed un frammento di tavoletta che attestano il controllo burocratico
centralizzato sulle attività svolte nella struttura (Ristvet, Weiss 2000: 95).
Ai livelli più recenti risale la costruzione, mai portata a termine, di un
grande complesso noto come «Uninished Building»: lo stile dei sigilli provenienti dall’area è di tipo chiaramente accadico, tuttavia la schematicità
di alcuni motivi ed i materiali impiegati suggeriscono che parte di questi
possano essere stati prodotti localmente per gli amministratori di Accad,
tra i quali oltretutto spicca la presenza dell’uiciale di rango maggiore nella gerarchia accadica: Haybanum, lo «šabra» (Weiss et alii 2002: 62). Un
complesso amministrativo fortiicato detto «Dudu Palace» (Ristvet et alii
2004: 11) o «Akkadian Palace» (Ristvet, Weiss 2008), paragonabile al palazzo di Naram-Sin a Tell Brak, è stato messo in luce a nord della strada.
Quattro lunghi corridoi tagliano le possenti mura perimetrali, di 6,6 m di
spessore, consentendo l’accesso alle aree di lavoro: una serie di vani destinati ai processi di lavorazione del grano infatti ospita un cospicuo numero
di forni, mentre un’ampia sala costruita in mattoni cotti doveva servire
da granaio centrale. Nella cosiddetta «tablet room» con ogni probabilità
veniva gestito il controllo delle attività produttive: tra i materiali si annoverano infatti blocchi di argilla non lavorata, tavolette non scritte ed una
misura da grano in basalto (Ristvet, Weiss 2008). Secondo l’interpretazione degli scavatori la densità delle strutture destinate alla lavorazione dei
cereali localizzate nel cuore della struttura fortiicata è una chiara prova
della base spiccatamente cerealicola dell’economia imperiale accadica nel
Khabur (Ristvet, Weiss 2008), ed un indizio che il complesso fortiicato
potrebbe corrispondere al centro amministrativo da cui partivano le spedizioni di grano verso Nagar e Sippar documentate dai testi (Ristvet et alii
2004: 11-12).
89
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
Sulla città bassa ulteriori livelli di periodo accadico sono stati messi in
luce in corrispondenza della lower town south (Weiss 1990 a e b), che ha rivelato un quartiere abitativo in continuità con i livelli di ine DA, e nell’area
CG (fasi 6-7) in corrispondenza della porta settentrionale del muro di cinta
cittadino (Ristvet et alii 2004: 8-11).
Tell Mozan/Urkesh, in corrispondenza del periodo accadico, rappresenta un centro urbano di primaria importanza, sede di una dinastia locale di
origine hurrita. Secondo la ricostruzione degli scavatori il nucleo direzionale della città era concentrato in un unico grande complesso monumentale
articolato tra il tempio alto (tempio BA), collocato sulla sommità di un’ampia terrazza accessibile attraverso una scalinata monumentale, e il grande
Palazzo AP, sulle basse pendici orientali, collegato tramite un ampio spazio
a cielo aperto (Buccellati, Kelly-Buccellati 2007: ig. 2; Buccellati, Kelly-Buccellati 2009: ig. 2, ig. 4). Un quartiere a destinazione principalmente domestica è stato messo in luce nel settore sud-orientale della città alta, nell’area
C (strato 8) (Dohmann-Pfälzner, Pfälzner 1996; 1999; 2000; 2001; 2002).
La fase anteriore alla costruzione del palazzo AP (fase 1, ca. 2334-2270
a.C.; Buccellati, Kelly-Buccellati 2002: ig. 2) viene tentativamente associata
alla igura di Tiš-atal, noto dalle iscrizioni di fondazione del tempio di Nergal conservate al Louvre (Parrot, Nougayrol 1948), e al Metropolitan (Muscarella 1988), che i Buccellati collocano all’inizio del periodo accadico19.
La costruzione del complesso20, nella fase 2 della sequenza locale, viene
invece ricondotta a Tupkish21, e collocata in una fase del periodo accadico
sicuramente non più tarda del regno di Naram-Sin e verosimilmente almeL’opinione corrente è che la igura di Tiš-atal, insieme ai leoncini di fondazione del
tempio di Nergal, siano da collocare nella fase inale del III millennio a.C., nel periodo
post-accadico (per cui si veda ad esempio Sallaberger 2007: 432), ma la possibilità che
questi ultimi provengano dal tempio BA di Tell Mozan induce i Buccellati ad ipotizzare
una datazione più antica, anteriore a Tupkish, per lo più contemporanea ai regni di Sargon e di Rimush (Buccellati, Kelly-Buccellati 2001: 76) e sicuramente non posteriore a
Naram-Sin (Buccellati, Kelly-Buccellati 2009: 62).
20
Il palazzo AP è composto da due corpi di fabbrica principali: l’ala di servizio AK e l’ala
uiciale AF. La presenza di un ulteriore corpo di fabbrica con funzione residenziale è
ipotizzato che possa trovarsi ad est (Buccellati, Kelly-Buccellati 2002 a). Al palazzo si
collega una struttura monumentale sotterranea in pietra (W), di forma absidale, che
secondo l’interpretazione degli scavatori potrebbe corrispondere all’âbi, una struttura
negromantica nota nei testi hurriti più tardi (Buccellati 2005: 10).
21
L’attribuzione della fase 2 alla igura di Tupkish è fondata sul ritrovamento di circa
1000 impronte di sigillo nei livelli più antichi del complesso che hanno permesso il
riconoscimento di una serie di componenti della dinastia regnante e dei membri della
corte e del palazzo, fornendo delle informazioni di grande interesse relativamente ai
sistemi amministrativi e all’ideologia reale. La maggior parte delle impronte proviene
da un unico deposito (A1f113) del settore B dell’ala di servizio AK (Buccellati, KellyBuccellati 1995-96; 1997; 2002 b; 2003). Livelli contemporanei non sono stati rinvenuti nel settore AF, dove gli accumuli più antichi risultano leggermente posteriori,
riferibili ad una fase di ‘ristrutturazione’ del complesso (Buccellati, Kelly-Buccellati
2001: 74).
19
90
VALENTINA ORSI
no un poco più antica, compresa tra i regni di Manishtusu e Naram-Sin (ca.
2218-2193 a.C. secondo la cronologia media) (Buccellati, Kelly-Buccellati
1995: 392; 1995-96: 6; 1997: 91; 2000: 143-155).
I settori del palazzo messi in luce mantengono la propria destinazione
originaria per un arco di tempo limitato al solo periodo di regno di Tupkish,
ma continuano a rimanere in uso come dependance del palazzo per circa
un secolo, in corrispondenza della successiva fase 3 (Buccellati, Kelly-Buccellati 2001: 73; 2000: 153; 2002 a: 106)22. Questa fase di vita del complesso
AP è cronologicamente ancorata nel suo stadio iniziale (fase 3a) alla igura
di Tar’am-Agade, iglia di Naram-Sin, e pertanto datata al periodo compreso tra Naram-Sin e Sharkalisharri (2240-2193 a.C. ca.), (Buccellati, KellyBuccellati 2001: 73; 2000: 153)23.
Resti di periodo accadico a Tell Barri sono stati messi in luce nell’area
B, sulla pendice occidentale del tell (Biscione 1998), e nei settori A-D 1-6
dell’area G, sulla pendice orientale, in corrispondenza della fase Q (strati
37-36) (Pecorella, Pierobon-Benoit 2004, 2005; Orsi 2011). Mentre l’esiguità
della supericie messa in luce non consente di stabilire la tipologia dell’occupazione sulla pendice occidentale, l’insediamento sulla pendice orientale mantiene la connotazione spiccatamente domestica e artigianale che
lo contraddistingueva nella fase precedente24. Nello strato 37 le porzioni
settentrionale ed occidentale dell’area vengono lasciate a cielo aperto, mentre nella porzione meridionale ed orientale vengono ediicati piccoli vani
(Pecorella, Pierobon-Benoit 2005: 26; Orsi 2011: tav. 162)25. Nel successivo
strato 36 gli ediici vengono abbandonati: ne restano visibili alcune porzioni distrutte, mentre tutta l’area resta a cielo aperto con piccole strutture
22
La scomparsa delle installazioni di fase 2 testimonia sicuramente di una trasformazione nella destinazione funzionale, ma l’assenza di modiiche sostanziali della planimetria porta a supporre che il complesso fosse rimasto all’interno del medesimo ambito
amministrativo e palaziale, come dependance (Buccellati, Kelly-Buccellati 2001: 73). Il
vano H2, da cui provengono le sigillature di Tar’am-Agade, è l’unico che non reca traccia di rioccupazione ‘non-palaziale’ nell’ambito della palace dependency, forse perché
mantiene una qualche funzione uiciale in relazione ad un secondo centro direzionale
che potrebbe essere stato costruito nelle vicinanze (Buccellati, Kelly-Buccellati 2001:
60; Buccellati 2005: 8).
23
I depositi attribuiti con sicurezza alla fase 3a di Tar’am-Agade sono tuttavia limitati al contesto di ritrovamento delle impronte di sigillo riferibili al periodo, circa 200,
provenienti dal limite occidentale del vano H2, nell’ala AF (Buccellati, Kelly-Buccellati
2001: 74).
24
La presenza di numerose installazioni legate all’utilizzo del fuoco, unitariamente al
ritrovamento in situ dei recipienti per derrate, integri o in frammenti, e di diverse pavimentazioni in ceramica, testimoniano della vocazione eminentemente domestica e
artigianale dell’abitato della fase Q.
25
Tra questi si annoverano i vani 1122 e 1074, all’interno dei quali sono stati rinvenuti
grandi contenitori in ceramica collassati sul pavimento; i due vanetti adiacenti 1215 e
1087, all’interno dei quali sono stati rinvenuti due tannur (1087 e 1089) e un pavimento
in ceramica (1221), e i vani 1090 e 144, solo parzialmente messi in luce.
91
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
come banchine, tannur e muretti paravento. La corte 1127 dello strato 37
invece viene pavimentata con frammenti ceramici, mattoni cotti e pezzi
di macine in basalto (locus 107) (Pecorella, Pierobon-Benoit 2005: 30; Orsi
2011: tav. 163).
2.2.2 L’ ‘imperialismo’ accadico
La valle dell’alto Khabur, come testimoniano sia la documentazione epigraica che le evidenze archeologiche fornite dai palazzi-fortezza di Tell Brak
e di Tell Leilan, ha sperimentato la presenza accadica in una forma molto
concreta che non trova paralleli in Alta Mesopotamia. L’amministrazione
accadica ha probabilmente dettato il modo di gestione delle terre agricole
(come sembrerebbe dalla centralizzazione che si registra a Tell Leilan), improntandolo, secondo uno schema forse già in uso nel periodo precedente,
sullo sfruttamento agricolo intensivo dei terreni (Wilkinson 1997); se tuttavia le eccedenze prima venivano tesaurizzate dalle potenze locali, e dunque
in parte ‘reinvestite’ sul territorio, con il periodo accadico probabilmente
una forte componente di queste viene dirottata verso il sud26.
Tra gli elementi che a Tell Leilan vengono attribuiti all’imperialismo
accadico si annoverano: a) la concentrazione della manodopera nel centro
direzionale di Tell Leilan ed il dislocamento della popolazione nei centri
secondari (Weiss et alii 2002: 61); b) l’impiego di un sistema redistributivo centralizzato basato sull’assegnazione di razioni alimentari attraverso
le ciotole tipo sila-bowls (Senior, Weiss 1992; Weiss et alii 2002: 61), e c)
la costruzione di complessi amministrativi massivi (Weiss et alii 2002: 61;
Ristvet, Weiss 2000). La natura della presenza accadica a Tell Brak è dibattuta, ma si tratta in ogni caso di una presenza concreta, da attribuire ad
una guarnigione e ad una élite dominante di dimensione non ben deinita.
L’élite dominante a Tell Mozan con ogni probabilità ha origini locali, ma
il centro è profondamente legato ad Accad sul piano politico, come testimoniato dal matrimonio tra una delle iglie di Naram-Sin ed il sovrano
locale27. Tra i siti minori per cui viene ipotizzata una forma di presenza
accadica si annovera Tell Beydar, sede forse di un capo militare accadico
(Lebeau 2006: 19). Per quanto riguarda Tell Barri, se la fase Q nell’area G
è cronologicamente attribuibile al periodo accadico, forse comprendendo
in termini di cronologia assoluta il periodo sargonide, i dati a disposizione
non ci consentono tuttavia di identiicare una eventuale presenza accadica
Per cui si veda in particolare la documentazione del Palazzo di Dudu a Tell Leilan
(Ristvet et alii 2004: 11-12).
27
La compresenza di nomi hurriti e accadici tra i membri della corte, così come la combinazione tra elementi iconograicamente accadici e onomastica hurrita nella glittica,
sembrerebbero confermare un contesto culturalmente molto luido (Buccellati, KellyBuccellati 2002 b: 22).
26
92
VALENTINA ORSI
sul sito. È probabile che l’interferenza di un elemento allogeno quale quello
accadico, chiaramente accertato in Giazira, abbia inluenzato lo sviluppo
socioeconomico e politico locale, ma in termini di tipologia e di intensità
gli esiti dell’interferenza accadica in Alta Mesopotamia sembrano assumere connotazioni molto diverse da regione a regione e rimangono pertanto
fortemente dibattuti, mentre la produzione ceramica, sia relativamente ai
siti più probabilmente ‘accadici’ (Tell Brak, Tell Leilan) che a quelli minori (Tell Beydar), non mostra alcuna cesura rispetto alla fase precedente, e
mantiene le diferenziazioni regionali che la caratterizzavano più anticamente (Orsi 2011: 430-433) 28.
L’impatto dell’attività imperiale accadica nella Mesopotamia settentrionale in generale e nella regione del Khabur in particolare, se pure sicuramente per certi aspetti invasivo (Tell Brak, Tell Leilan) e in alcuni casi distruttivo
(Tell Brak?), non ha innescato nuove tradizioni culturali in seno alla cultura
materiale locale, che si sviluppa nel corso del periodo secondo linee evolutive pressoché interne, mantenendo una forte connotazione regionale.
2.3 Il periodo post-accadico
Le evidenze di periodo post-accadico nella valle dell’alto Khabur sono
in alcuni casi diicili da valutare: sia a Tell Beydar, che probabilmente rimane occupato solo per una breve fase all’inizio del periodo, che a Chagar
Bazar, le uniche attestazioni sono rappresentate da ediici di un certo valore
culturale, a destinazione sacra (Tell Beydar) o comunitaria (Chagar Bazar),
mentre non sono state rinvenute tracce d’abitato. Altre strutture notevoli,
con possibile destinazione pubblica o comunitaria, sono state riconosciute
nella «Residenza» a Tell Arbid e nella «Casa di Puššam» dell’area C a Tell
Mozan. In questi ultimi due siti tuttavia sono stati identiicati anche dei
quartieri a carattere domestico o, più spiccatamente, artigianale, che trovano confronto a Tell Barri e a Tell Brak.
Il passaggio dal periodo accadico al periodo post-accadico è accompagnato da notevoli aspetti di discontinuità tra gli insediamenti della valle
dell’alto Khabur. Si registra una riduzione cospicua dell’area insediata a Tell
28
Si vedano a questo proposito le ipotesi di regionalizzazione della Giazira siriana proposte per il III millennio a.C. dal Syrian Jezirah Field Workshop. Sulla base della produzione ceramica dei siti di riferimento nella valle dell’alto Khabur vengono distinte
tre province ceramiche, riconducibili all’area orientale, centrale, e occidentale (Lebeau
2000). La produzione ceramica di ognuna delle province, pur presentando caratteri comuni, segue delle linee evolutive proprie, e l’impatto dell’impero accadico, da questo
punto di vista, non sembra apportare alcun mutamento. Un’analoga continuità tra la
cultura materiale della ine del DA e l’inizio del periodo accadico si registra anche in
Mesopotamia (ex. Nissen 1993). A titolo esemplare si vedano anche Gibson, McMahon
1995 e la successiva querelle riguardo alla transizione svoltasi sulle pagine della rivista
Iraq; Matthews 1997 e Gibson, McMahon 1997.
93
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
Beydar e, con ogni probabilità, un abbandono già all’inizio del periodo; riduzione e dislocamento dell’area insediata a Chagar Bazar; una riduzione
a Tell Arbid e a Tell Brak; un sostanziale abbandono a Tell Leilan ed un
probabile abbandono a Tell Mohammed Diyab. A fronte della continuità
di insediamento nella stessa area di occupazione di periodo accadico e con
la stessa destinazione funzionale, una leggera discontinuità è identiicabile
a Tell Barri, deinita dal completo cambiamento delle planimetrie, mentre a Tell Mozan, che registra continuità di insediamento nelle stesse aree,
nel settore A si identiica una prima fase (3b) in continuità con il periodo
accadico (3a) ed una seconda fase (4a) in forte discontinuità; nell’area C si
riconosce un leggero cambiamento nella destinazione funzionale dell’area.
2.3.1 La documentazione archeologica per il periodo post-accadico
Le evidenze per il periodo post-accadico a Tell Beydar sono incerte:
sembrerebbe tuttavia da attribuire a questa fase almeno una struttura, forse a destinazione cultuale (van der Stede 2003; Lebeau, Rova 2003: 8). L’esiguità, in termini di estensione, delle attestazioni potrebbe essere indice di
un’occupazione temporanea, sporadica o stagionale, mentre la destinazione
cultuale dell’ediicio rinvenuto, d’altra parte, testimonierebbe di una certa
importanza del sito sul piano della tradizione religiosa e culturale.
Per quanto è possibile valutare sulla base delle evidenze disponibili, il periodo post-accadico a Chagar Bazar vede una riduzione cospicua nell’estensione dell’insediamento ed una sua dislocazione dalla zona settentrionale a
quella meridionale (McMahon et alii 2005: 3 nota 6): le uniche testimonianze
derivano infatti dall’area D, sul monticolo meridionale, dove, nella fase 2, è
stato messo in luce un grande ediicio, il Bâtiment I, composto da una serie
di 4 piccoli ambienti sul lato meridionale e da una grande sala con focolare
centrale sul lato settentrionale, le dimensioni e la tipologia della quale hanno
indotto gli scavatori ad ipotizzare una qualche destinazione comunitaria o
di prestigio (Tunca, Miftāḥ 2007: 34)29. L’assenza di evidenze generalmente
associate alla rappresentazione o all’esercizio del potere tuttavia indicano che
il carattere uiciale ipotizzato dagli scavatori non è da intendere in senso
‘tradizionale’, come emerge dai contesti più comunemente documentati con
centralizzazione di tipo urbano, mentre rimane da veriicare se la struttura
possa essere attribuibile ad un contesto sociale e politico di tipo ‘non tradizionale’, ed in particolare di tipo non completamente stanziale/urbano30.
29
In alcuni settori sono state individuate le tracce di una fase anteriore alla costruzione
del grande ediicio I, ma la loro limitatezza non consente la formulazione di alcuna
ipotesi riguardo alla tipologia dell’insediamento (Tunca, Miftāḥ 2007: 11-13, e tav. 2.1).
30
Un’altra possibilità è che i siti di dimensione medio piccola (di secondo rango) in questo periodo siano stati investiti di alcuni dei ruoli amministrativi un tempo detenuti dai
centri maggiori (McMahon 2009: 23).
94
VALENTINA ORSI
Evidenze di periodo post-accadico a Tell Arbid sono state messe in luce
nelle stesse aree di occupazione accadica SD e S, ed a queste si aggiungono
quelle dei settori SR e P. Sono noti due diversi tipi di contesto che singolarmente potrebbero suggerire linee evolutive contrastanti: nei pressi del
Public Building di periodo DA, il settore SD è occupato tra ine III e inizio II
millennio a.C. da uno scarico di 4 m di potenza, mentre l’area P ha restituito un complesso architettonico notevole, interpretato come Residenza, che
sembra suggerire un tipo di occupazione non sporadica. Allo stesso periodo appartengono diverse tombe, mentre nelle altre aree del sito sono state
messe in luce strutture modeste costituite da installazioni artigianali: una
fornace per ceramica, forni per il pane e per lo più piccoli vani inquadrati da
muri sottili, spesso di un solo ilare di mattoni, che lasciano supporre allo
scavatore un’occupazione di squatters (Koliński 2008; 2009).
A Tell Brak il passaggio dalla fase M, accadica, alla fase N, post-accadica, è netto e forse in alcuni casi (area FS) violento. Non ci sono in ogni
caso segni evidenti di continuità strutturale31. La datazione si basa principalmente sulla sequenza dell’area FS, che ha restituito tavolette iscritte del
tardo periodo di Naram-Sin nel livello 4 ed impronte di sigillo in classico
stile accadico nel livello 3, e sulla sequenza dell’area CH, che è in relazione
diretta con il Palazzo di Naram-Sin (Oates, Oates 2001 a: 392). Complessivamente i resti della fase N non sono particolarmente ben conservati: per
questo motivo è impossibile stabilire con esattezza se ci sia continuità o
meno nella destinazione funzionale delle diferenti aree del sito rispetto al
periodo precedente, ma poiché non sono emerse evidenze palesi di strutture uiciali è plausibile che i quartieri precedentemente domestici rimangano tali32. Nell’area FS invece, la cui connotazione uiciale era già stata
fortemente ridimensionata alla ine della fase M, gli ultimi ediici pubblici
31
Nel periodo post-accadico, nella porzione meridionale del tell il Palazzo di Naram-Sin
viene parzialmente ricostruito, con strutture più leggere che si installano sulle fondazioni precedenti (Mallowan 1947: 28-9; Oates, Oates 2001 b: 15); nell’area CH (livelli
1-2) si trovano delle abitazioni private (Oates, Oates 2001 b: 15-19; Mallowan 1947: tav.
61) mentre altre tracce di occupazione, anche se diicili da valutare a causa del cattivo stato di conservazione, provengono dall’area ER (livello 1; Oates, Oates 2001 b:
32-34) e dall’area ST (supericie; Oates, Oates 2001 b: 37). Nell’area TC potrebbe forse
trovarsi una fase post-accadica nel Pisé Building, datato al periodo tardo-accadico o
post-accadico iniziale (Emberling, McDonald 2003: 52 e ig. 56). Nell’area SS sono state
messe in luce almeno due fasi strutturali (livelli 1-2) posteriori agli ediici monumentali, ma sono malamente conservate e quasi completamente dilavate; già l’ultimo livello
accadico infatti (livello 3) non si conservava se non nella porzione settentrionale e occidentale (Oates, Oates 2001 b: 93-96). I contesti meglio conservati si trovano nell’area
FS (livelli 1-2), occupata da ampie unità residenziali (Oates, Oates 2001 b: 63-73). Una
particolarità degli ediici è il colore grigio dei mattoni e della malta, tanto che il settore
meridionale dell’area viene correntemente indicato come Grey Libn Building, o GLB
(Oates, Oates 2001 b: 66).
32
È questo il caso delle aree CH, SS, TC e ER. Nell’area ST sia le evidenze di fase N che
quelle di fase M sono diicili da interpretare.
95
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
vengono abbandonati e l’area deinitivamente convertita a inalità domestiche. Il passaggio dalla fase M, accadica, alla fase N, post-accadica, segna per
certi aspetti una cesura: le aree occupate subiscono delle trasformazioni
nella planimetria e in certi casi, anche se è diicile da valutare, subiscono
delle variazioni nella loro destinazione funzionale, ma sembra che i risvolti
di fase N seguano in ogni caso una linea evolutiva già in atto che ha origine
nel periodo tardo-accadico (livelli superiori di fase M, spec. livello 3), e che
vede progressivamente il ridimensionamento e una certa decadenza nella
tipologia delle aree abitate33.
A Tell Leilan un accumulo di 4 m di potenza (Weiss 1997 a: 197) testimonia lo iato che nella sequenza insediativa intercorre tra la ine del periodo
accadico (fase II b della sequenza locale) e la nuova occupazione di periodo
Khabur (fase I), probabilmente da associare alla igura di Shamshi-Adad
(Weiss 1985). La ine della fase II b a Tell Leilan è marcata dalla difusione,
sui piani più recenti degli ediici, di un sottile strato di polveri di origine
vulcanica o tephra34, che rappresentano la traccia, secondo l’interpretazione degli scavatori, dell’evento eccezionale ed improvviso responsabile della
crisi ecologica e poi urbana. Recentemente tuttavia una breve fase abitativa
rintracciata nei settori dell’acropoli nord-occidentale (Leilan II c) è stata
attribuita, sulla base del repertorio ceramico e del radioacarbonio, all’inizio
del periodo post-accadico35.
A Tell Mohammed Diyab, sia nell’area 5a che nell’area 6a, la ine del
periodo accadico è segnata da una fase di abbandono, ma non è chiaro se
questa abbia fatto seguito ad un evento violento o se sia stata esito di un
lento processo di decadenza (Nicolle 2006: 234)36. Sulla base del repertorio
ceramico lo scavatore suggerisce la possibilità che una serie di livelli, tra cui
lo strato 9 dell’area 1 (Nicolle 2006: ig. 2-2); lo strato 6 dell’area 2 e lo strato
12 dell’area 5a (Nicolle 2006: ig. 4.5, p. 65), possano essere attribuibili al
periodo post-accadico, MD X nella sequenza locale (Nicolle 2006: 234), ma
la datazione rimane incerta (Nicolle 2006: 168, 234)37.
Al periodo compreso tra la ine della dinastia accadica e l’ascesa della III dinastia di Ur, detto post-imperial akkadian (fase 3b, 2192-1112 a.C.
ca.), vengono attribuiti gli accumuli più tardi che precedono l’abbandono
Non è escluso tuttavia che la riduzione dell’abitato nel periodo post-accadico non
possa essere in parte da attribuire al dilavamento supericiale (Oates, Oates 2001 b).
34
Gli stessi resti sono stati identiicati da M. A. Courty nell’Operation 8, nell’ Operation
B e nell’ Operation 3 (Weiss et alii 2002), e trovano confronto a Tell Brak (Courty 2001).
35
Le analisi al radiocarbonio forniscono una datazione per lo strato 8 tra il 2174 e il 2141
a.C. (Ristvet, Weiss 2008).
36
I muri delle strutture dello strato 12 dell’area 5a infatti non vengono rasati ed il crollo
rimane in posto, mentre nell’area 6a l’ultima attestazione di periodo accadico è rappresentata da una tomba in olla (3515, strato 4) coperta da un livello di ceneri (strato 2) che
potrebbero suggerire una ine violenta (Nicolle 2006: 234).
37
A questi si aggiunge inoltre lo strato 5 dell’area 2 (Nicolle 2006: 167).
33
96
VALENTINA ORSI
della palace-dependency nell’area del palazzo (area A) a Tell Mozan (Buccellati, Kelly-Buccellati 2001: 61 nota 2). Il passaggio tra la fase 3 e la fase
4, che viene deinito «grande interfaccia», segna il momento di massima
discontinuità nella sequenza dell’area ed un cambiamento radicale nella
destinazione funzionale della zona AA del tell: sulla base sia delle evidenze
stratigraiche, come l’assenza di un livello di abbandono signiicativamente
compattato in seguito all’esposizione nel corso di un lungo arco di tempo
(Buccellati, Kelly-Buccellati 2000: 154), sia della sequenza dei materiali, e
della ceramica in particolare, gli scavatori sostengono che il rilievo dell’interfaccia non sia tanto di ordine cronologico quanto di ordine funzionale38.
La fase 4 nella sequenza dell’area A vede un insediamento di tipo sparso
con piccole strutture, installazioni artigianali ed ampi spazi aperti. Le zone
costruite sono perlopiù collocate sulla pendice del tell39, e rispetto al precedente palazzo vanno ad insistere in corrispondenza delle aree ‘in alzato’
(Buccellati, Kelly-Buccellati 2001: 74)40. La zona di AK e tutta l’area occidentale invece, che rimangono ad una quota più bassa rispetto alla zona
costruita, non diventano mai una piattaforma per successive abitazioni, ma
vengono insediate in modo sparso: ci sono una serie di livelli orizzontali di
accumulo, prevalentemente aree aperte con alcuni limitati pavimenti acciottolati e occasionali muretti di terrazzamento, tannur, tombe sporadiche41 e fornaci di ceramica42 (Buccellati, Kelly-Buccellati 1988; 2000: 153;
2002 a: 108, 116). La collocazione cronologica della fase 4 si basa sulla sequenza interna: tentativamente viene fatta corrispondere la fase 4a con il
38
Dal punto di vista stratigraico infatti vengono identiicati come livelli chiari di abbandono solo i due strati 13 e 12 (Buccellati, Kelly-Buccellati 2002 a: 106-108), che corrispondono all’inizio della fase 4 (ovvero alla fase 4a) (Buccellati, Kelly-Buccellati 2002
a: ig. 2. Precedentemente erano stati attribuiti alla ine della fase 3- per cui si vedano
Buccellati, Kelly-Buccellati 2001: ig. 2). L’abbandono è stato abbastanza lungo da consentire che le strutture diventassero irrilevanti per le successive attività di costruzione,
tanto che nessuna viene reimpiegata in alcun modo, ma non così tanto da permettere
che queste scomparissero completamente alla vista (Buccellati, Kelly-Buccellati 2002
a: 106-107).
39
Le abitazioni di fase 4 sono concentrate nelle aree A7 (Buccellati, Kelly-Buccellati
2000), A11 (Buccellati, Kelly-Buccellati 2000), A15 (Buccellati, Kelly-Buccellati 2002 a)
ed in parte in A9 (Buccellati, Kelly-Buccellati 2000), nei settori G e E/I. In J1 sono stati
messi in luce livelli di fase 4 immediatamente sotto gli strati mitannici ma non ci sono
strutture, e sono costituiti principalmente da ceneri, forse resti di distruzioni da fuoco
(Buccellati 2005: 13). Una planimetria complessiva delle evidenze di fase 4 è ancora in
corso di elaborazione.
40
I settori delle grandi corti del palazzo, F e H, rimangono a cielo aperto; i settori più
densamente abitati invece si concentrano ad L in corrispondenza delle stesse zone che
avevano ospitato i settori ediicati del palazzo, a nord e ad est di F e di H (Buccellati,
Kelly-Buccellati 2001: 74).
41
Le tombe sono concentrate all’interno dell’area ediicata, ad esempio in A7 (Buccellati, Kelly-Buccellati 2002 a: 116).
42
Si tratta di tre fornaci che si succedono nel tempo, datate alle fasi 4b-5a (Buccellati,
Kelly-Buccellati 2002 a: 115).
97
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
periodo Ur III della Mesopotamia meridionale (2112-2004 a.C.; EJ V nella
cronologia della Giazira), e la fase 4b con il periodo Isin-Larsa e l’inizio del
II millennio a.C. (2000-1900 a.C.; OJ I nella cronologia della Giazira).
Nell’area C, al quartiere abitativo di periodo accadico del livello 8 fa
seguito, nel livello 7, la costruzione della casa di Puššam, un ediicio di
dimensioni cospicue connesso con ampie piattaforme in pisé che suggeriscono una qualche destinazione uiciale. La sua costruzione, in base sia
alle evidenze stratigraiche che di glittica, è datata al periodo Ur III o EJ V
(2100-2000 a.C.) (Dohmann-Pfälzner, Pfälzner, 2002: 154).
Nell’area G di Tell Barri il completo cambiamento della planimetria
tra la fase Q e la successiva fase P, corrispondente agli strati 35 B e 35 A
(Pecorella 2003; Pecorella, Pierobon-Benoit 2004: 25; Orsi 2011: tav. 164),
suggerisce la possibilità di un breve periodo di discontinuità nella sequenza insediativa dell’area, ma l’assenza di forti accumuli e la continuità nella produzione ceramica lasciano supporre che questo, eventualmente, sia
stato molto limitato. Un ulteriore aspetto di continuità che invece va ad
aggiungersi alla produzione ceramica è rappresentato dalla destinazione
funzionale dell’area, che come già per la precedente fase Q, anche nella
fase P è riconducibile ad un contesto di tipo domestico e, soprattutto, artigianale. L’insediamento, a maglie molto larghe, ha restituito numerose installazioni legate all’utilizzo del fuoco disposte intorno alla grande fornace
1016, e pavimentazioni in ceramica e mattoni cotti frammentari (St 1044).
Lo strato 35 A, che è stato identiicato solo in corrispondenza dei settori
C-D 1-6, attesta inine uno stadio di abbandono delle strutture dello strato
35 B.
2.4 Il periodo post-accadico recente e Isin-Larsa/pre-Khabur
Tra i livelli più chiaramente attribuibili al periodo post-accadico e quelli di periodo Khabur, in vari centri della valle dell’alto Khabur sono stati
isolati alcuni contesti, seppure in molti casi questi appaiano labili o limitati, che suggeriscono la possibilità di fenomeni di frequentazione in una
fase molto tarda del periodo post-accadico o molto antica all’inizio del BM,
anteriore alla difusione della ceramica Khabur. La documentazione solo
parziale relativa ai repertori ceramici associati e la mancanza di riferimenti
cronologici puntuali non consentono tuttavia una collocazione più precisa
di questa fase all’interno della sequenza regionale né una deinizione inequivocabile a livello terminologico43. Sulla base delle correlazioni stratigra-
43
Per quanto riguarda la denominazione del periodo, la deinizione di «fase Isin-Larsa»
deriva dalla constatazione a Tell Brak di lotti ceramici con tipologie assimilabili a quelle di
periodo Isin-Larsa nel sud mesopotamico, e pertanto attribuibili alla transizione tra III e
II millennio a.C. o ai secoli iniziali del II millennio a.C.; tipi analoghi sono stati identiicati
nelle fasi corrispondenti di Tell Barri e di Tell Mozan, ma la mancanza di un repertorio
98
VALENTINA ORSI
iche (Orsi 2011: 426) e delle datazioni correnti che collocano la comparsa
della ceramica Khabur intorno alla prima metà del XIX sec. a.C. secondo
la cronologia media, la fase ‘pre-Khabur’ dovrebbe tuttavia corrispondere
grosso modo alla seconda metà del XX sec. a.C.44
Le evidenze del periodo Isin-Larsa/pre-Khabur nella valle dell’alto Khabur sono alquanto limitate, e riconducono alla possibilità di una forma di
frequentazione sporadica a Tell Brak e forse a Chagar Bazar e a Tell Mohammed Diyab. Tell Barri e Tell Mozan invece potrebbero avere sperimentato una forma di frequentazione più consistente.
Il passaggio dal periodo post-accadico al periodo Isin-Larsa/pre-Khabur
segna delle forti riduzioni a Tell Brak e a Chagar Bazar mentre, nonostante
alcune trasformazioni, presenta degli aspetti di continuità nell’area A di
Tell Mozan e nell’area G di Tell Barri.
2.4.1 La documentazione archeologica per il periodo post-accadico recente e IsinLarsa/pre Khabur
A Chagar Bazar una serie di fosse supericiali messe in luce nell’area
del grande ediicio I testimonia una qualche forma di frequentazione posteriore (area D, periodo 1a), datata su base ceramica ad una fase ‘tarda’ del
periodo post-accadico (McMahon, Quenet 2007: 69-70)45, ma al momento
non sono connesse ad alcuna forma di abitato (Tunca, Miftāḥ 2007: 13-14).
Tracce attribuibili al BM iniziale (BMI/OJI) sono state messe in luce a
Tell Arbid nei settori S e SD, ovvero nelle stesse zone di occupazione di ine
BA, ma il periodo al momento è ancora poco documentato per cui la fase di
transizione dal BA al BM risulta diicile da delineare46.
La presenza di una qualche forma di occupazione a Tell Brak nei primi
secoli del II millennio a.C. si basa sul rinvenimento in alcune aree del sito di
lotti ceramici che richiamano da vicino i repertori mesopotamici di periodi confronto più ampio sul piano regionale non consente di confermare la validità di una
deinizione del genere in riferimento ad un segmento della sequenza ceramica del Khabur. La deinizione alternativa di «fase pre-Khabur», che ovvierebbe al rimando ad una
sequenza storica esterna, è basata sull’analisi delle sequenze dell’area G di Barri e dell’area
A di Tell Mozan, in riferimento a quelle fasi di frequentazione che immediatamente precedono la difusione della ceramica dipinta del Khabur (Orsi 2011: 426).
44
La possibilità che la datazione della ceramica Khabur più antica possa essere da anticipare, come ad esempio suggerisce P. Pfälzner (Dohmann-Pfälzner, Pfälzner 2002: 154)
fanno sì che la fase pre-Khabur, insieme alla ceramica cosiddetta Isin-Larsa, si presti ad
essere, eventualmente, retrodatata e ‘schiacciata’ all’inizio del II millennio a.C. (prima
metà XX sec. a.C.) o eventualmente, poiché la durata della stessa tradizione ceramica
post-accadica non ha riferimenti cronologici certi, alla ine del III millennio a.C.
45
Il repertorio ceramico tuttavia non è ancora stato pubblicato.
46
Il periodo di transizione tra la ine del III e l’inizio del II millennio a.C. è stato oggetto
di un speciico progetto di indagine diretto da R. Koliński. La pubblicazione deinitiva
dei risultati contribuirà sicuramente ad una migliore deinizione del periodo.
99
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
do Isin-Larsa (XX-XIX sec. a.C. circa) e di una serie di resti di supericie47.
I lotti ceramici provengono da alcuni vani ripostiglio collocati ai margini
dell’insediamento post-accadico in SS e FS, suggerendo che il processo di
riduzione già identiicato a partire dalla tarda fase M raggiunga il culmine
in corrispondenza di questo periodo. Alternativamente è ipotizzabile che
l’insediamento di questa fase sia stato dislocato in diferenti zone del tell
non ancora indagate o, nel caso di frequentazioni sporadiche atipiche, che
le evidenze non siano state identiicate. In ognuno dei tre casi saremmo
comunque di fronte ad una cesura: un abbandono momentaneo del sito
nel primo caso, il dislocamento dell’abitato nel secondo caso, e la completa
trasformazione del modello abitativo nel terzo caso48.
A Tell Mohammed Diyab vengono indicati una serie di contesti stratigraici che per la presenza di tipi ceramici assimilabili a quelli di periodo
Isin-Larsa della Mesopotamia meridionale o di repertori misti di ceramiche di ine III millennio a.C. in associazione a ceramica dipinta del Khabur
potrebbero rappresentare un’evidenza di questa fase (MD IX nella sequenza locale; Nicolle 2006: 234-235)49. Si tratta perlopiù di accumuli, di terra
grigia compatta o di pisé, che potrebbero sia risultare da processi naturali
di accumulo e dilavamento, probabile testimonianza di uno iato nella sequenza insediativa, sia, in parte, derivare da opere di livellamento (Nicolle
2006: 67, 235). Trattandosi dei livelli di fondazione dell’insediamento di
periodo Khabur, è ipotizzabile che evidenze contemporanee relative ad una
fase di transizione BA-BM possano essere state «occultate» dai lavori di
costruzione nelle aree degli ediici pubblici, dei templi sull’altura A e del
palazzo sull’altura B: nuovi dati relativi al periodo, come suggerisce lo scavatore, potrebbero dunque essere apportati dalla prosecuzione degli scavi
nell’area degli abitati (Nicolle 2006: 235). L’impiego nella trama dei muri
dei complessi di periodo Khabur di frammenti ceramici tendenzialmente
riconducibili alla tradizione di ine BA (post-accadica – Isin-Larsa – PreKhabur) lascia supporre che i livelli corrispondenti fossero facilmente accessibili ai costruttori, presupponendo una prossimità accentuata, se non
una fase di contemporaneità, tra questi ed i livelli con ceramica dipinta del
47
La ceramica proviene dai margini nord-orientali e sud-occidentali del lower mound
meridionale nelle aree SS e FS, mentre nell’area HH, nella porzione settentrionale del
main mound, i livelli di questo periodo non sono stati raggiunti, anche se non è escluso
che possano trovarsi sotto il palazzo mitannico. Tra i rinvenimenti supericiali si annovera un’impronta di sigillo del tipo di Cappadocia dall’area HH (Oates et alii 1997: ig.
65) e una statuina in metallo anch’essa forse di origine cappadocica (Oates et alii 1997:
ig. 163).
48
È possibile che l’insediamento si estendesse anche sotto il main mound settentrionale, come suggeriscono gli scavi Matthews di HS nonché gli scavi Mallowan di HH, ma
eventuali evidenze al momento rimangono sepolte sotto i livelli di Bronzo Tardo.
49
Tra questi si annoverano lo strato 11 dell’area 5a, lo strato 1 dell’area 6a e dell’area 6d
e lo strato 5 dell’area 6e (Nicolle 2006: 235). Lo stesso tipo di accumulo trova confronto
nello strato 6 dell’area 6b (Nicolle 2006: 67).
100
VALENTINA ORSI
Khabur (Nicolle 2006: 237-238). Non è tuttavia possibile azzardare supposizioni riguardo all’estensione di un eventuale insediamento50.
A Tell Mozan l’area A è ancora occupata, nella fase 4b, da un insediamento sparso, in continuità con la precedente fase 4a. La sequenza nell’area
C invece al momento risulta diicilmente correlabile con le altre evidenze
regionali in quanto il livello 6, attribuito al periodo Isin-Larsa o OJ I (20001900/1800 a.C.) ed in continuità con i livelli Ur III di ine III millennio a.C.,
sembrerebbe avere restituito un repertorio ceramico pienamente Khabur51,
mentre i contesti di cui stiamo parlando, perlopiù attribuibili alla stessa
fase cronologica, sembrerebbero da associare a repertori composti principalmente da ceramica acroma52. Il livello 6, rispetto al precedente livello 7
(EJ V), registra una forte discontinuità dal punto di vista funzionale; i podi
infatti non sono più in uso e la casa di Puššam sembra avere perduto la propria connotazione uiciale, ma il reimpiego delle strutture con scarsissime
variazioni planimetriche porta tuttavia gli scavatori a ritenere che il lasso
di tempo che intercorre tra i livelli 7 e 6 debba essere assolutamente breve
(Dohmann-Pfälzner, Pfälzner 2002: 154).
Livelli contemporanei a Tell Barri sono identiicabili nell’area G tra la ine
della fase P e l’inizio della fase O. In questo periodo l’area subisce numerose
trasformazioni che sottendono delle brevi interruzioni nello scorrere regolare della vita in quella zona dell’insediamento: dopo aver ospitato un quartiere spiccatamente artigianale nello strato 35, l’area probabilmente viene temporaneamente convertita a necropoli nel successivo strato 34 D (Pecorella,
Pierobon-Benoit 2005: 33; Orsi 2011: tav. 165), e a distanza di breve tempo
reinsediata, nello strato 34 C, con la costruzione di piccoli ediici a carattere
domestico e artigianale53. Questi subiscono vari rimaneggiamenti e ristrutturazioni, sempre in sostanziale continuità strutturale, in corrispondenza del
Al momento in cui venne condotta la ricognizione di supericie infatti non era stato
isolato alcun criterio che fosse utile nella distinzione tra periodo accadico, post-accadico o pre-Khabur, per cui i materiali genericamente attribuibili alla ine del III millennio a.C. sono stati considerati all’interno di un unico raggruppamento (fase 4; Lyonnet
1990). Tra gli stessi materiali delle campagne intraprese tra il 1987 e il 1991 (Faivre
1992) sono stati identiicati solo dei raggruppamenti cronologicamente molto ampi.
51
In realtà la presenza di frammenti sporadici di ceramica Khabur è registrata già nel
più antico livello 7, datato 2100-2000 a.C. (Dohmann-Pfälzner, Pfälzner 2002: 154).
52
Una correlazione più puntuale tuttavia sarà identiicabile solo quando la pubblicazione deinitiva dei materiali, dell’area C di Tell Mozan e degli altri siti, renderà possibile
una calibratura delle sequenze.
53
La suddivisione in fasi degli strati 34 e 35 ha subito alcune modiiche con il procedere delle indagini e specialmente con il procedere dello studio dei materiali, in base al
quale è stato via via stabilito l’accorpamento o viceversa la distinzione dei diversi strati
nelle fasi. Di tale evoluzione recano traccia le relazioni di scavo preliminari: lo strato
35, attribuito alla fase O in Pecorella 2003: 11, è in realtà fase P (come già in Pecorella,
Pierobon-Benoit 2004: 24). Lo strato 34D, che compare come fase N in Pecorella 2003:
11-12, è fase O, come già in Pecorella, Pierobon-Benoit 2004: 25. Gli strati 34 A-C inine
appartengono alla fase O.
50
101
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
successivo strato 34 B e poi del 34 A (Pecorella 2003: 15; Orsi 2011: tav. 166),
che segna la prima comparsa della ceramica Khabur54. L’aspetto di accentuata discontinuità suggerita dalle numerose trasformazioni dell’area, tra cui si
distingue in particolare la temporanea conversione a necropoli, sembrerebbe
dunque moderato dalla lunga sequenza insediativa nel corso del periodo e
dagli aspetti di continuità riscontrati nella produzione ceramica.
2.5 L’inizio del periodo Khabur
Il periodo di difusione della ceramica dipinta del Khabur è accompagnato da un forte incremento urbano, particolarmente evidente a Tell Leilan (la Shubat-Enlil paleoassira), Tell Mohammed Diyab, Tell Arbid, Chagar Bazar e a Tell Barri (la Kahat paleobabilonese). Nonostante gli sviluppi
urbani siano da collegare nelle loro formulazioni più antiche all’incirca
all’epoca di Shamshi-Adad, oltre a Tell Barri e a Tell Mozan, che hanno
restituito una sequenza abitativa pressoché ininterrotta nel passaggio dal
BA al BM, una serie di altri siti (Tell Arbid, Tell Brak, Tell Leilan, Tell Mohammed Diyab) reca labili tracce attribuibili ad una fase di poco anteriore.
2.5.1 La documentazione archeologica per l’inizio del periodo Khabur
A Chagar Bazar l’insediamento più antico di BM, che non doveva estendersi oltre i 4-5 ettari (McMahon et alii 2005: 3), è datato su base epigraica alla ine del regno di Shamshi-Adad (McMahon et alii 2005: 1) ed è
localizzato a nord55, mentre il monticolo meridionale, che aveva ospitato
l’insediamento di ine BA e le fosse supericiali poco più tarde, rimane deserto56. L’indagine delle aree G e BD ha restituito un quartiere residenziale
di tipo denso e compatto, composto da una serie di abitazioni private con
tombe associate che si articolano ai due lati di una strada, mentre nell’area
Alcuni frammenti sporadici si trovano già a partire dallo strato 34 C (n. 2 frammenti
di orlo = 1,63% del repertorio ceramico dello strato 34 C). Percentuali sempre molto
basse ma appena un poco più signiicative si trovano invece solo a partire dallo strato
34 A (n. 8 frammenti di orlo = 3,90 % del repertorio ceramico dello strato 34 A) (Orsi
2011: tab. 2).
55
Le evidenze più consistenti degli scavi Mallowan derivano dalle aree BD (Mallowan
1937: ig. 5) e TD (Mallowan 1936: ig. 3; Mallowan 1947: tav. 83), al centro del monticolo, ma ulteriori elementi derivano dall’area AB (Mallowan 1947: tav. 83) e dal sommo del
Prehistoric Pit. Negli scavi recenti, livelli contemporanei sono stati messi in luce nelle
aree A, G e I (McMahon 2009).
56
La presenza di ceramica Khabur nei siloi supericiali dell’area D ed alcune tracce di
strutture in corrispondenza dell’area B suggeriscono la possibilità che l’altura meridionale del tell, in questo periodo, potesse essere occupata in modo sparso (McMahon et
alii 2001: 212), ma è chiaro che, in netto contrasto rispetto al periodo post-accadico,
l’insediamento di II millennio a.C. doveva concentrarsi a nord (McMahon et alii 2001:
211).
54
102
VALENTINA ORSI
A è stato messo in luce un complesso di cinque ampie strutture che dovevano costituire una sorta di ediicio amministrativo o una residenza d’élite
(McMahon 2009: 27)57. Un ulteriore ediicio a carattere probabilmente uficiale è stato rinvenuto nell’area I (McMahon et alii 2001: 211). Le diverse
fasi strutturali rintracciate testimoniano una forte continuità di insediamento58, mentre la tipologia dell’abitato, secondo gli scavatori, potrebbe
essere legata ad un preciso modello socio-economico, in cui alle minime
distanze isiche tra la popolazione corrispondono minime distanze sociali
(McMahon 2009: 217).
I livelli di periodo Khabur a Tell Arbid sono stati messi in luce nei settori S e SD, di precedente occupazione, e nei settori SR, D e M. Le evidenze
comprendono quartieri domestici ed artigianali; una fornace per ceramica
ed installazioni di vario genere sono localizzate in stretta connessione con
le abitazioni vere e proprie, mentre tre piccole necropoli con tombe sia a
cista che a volta circondano l’area abitata. A queste si aggiunge inoltre una
ricca tomba a camera (Koliński 2008; 2009).
L’inizio del periodo Khabur a Tell Brak registra un sicuro dislocamento dell’insediamento da sud a nord, sul main mound settentrionale, dove
sono dislocati anche i resti di BT59. Le evidenze archeologiche riconducibili a
questa fase sono tanto limitate da non consentire la formulazione di alcuna
ipotesi relativa alla tipologia dell’abitato60, ma la documentazione storica per
All’interno del complesso l’ediicio I doveva avere copertura a volta mentre l’ediicio
III, la cui planimetria trova confronto con altre strutture domestiche dell’area TD di
Mallowan (McMahon 2009: 38-40; Mallowan 1936: ig. 3), viene deinito come «assembly room»: le dimensioni e l’accuratezza della costruzione hanno infatti indotto gli scavatori ad annoverarlo tra gli ‘ediici comunitari’ (McMahon 2009: 30). La destinazione
apparentemente uiciale dell’ediicio messo in luce nell’area A identiicherebbe Chagar
Bazar come centro amministrativo, ma non è chiaro se questo sia da considerarsi autonomo o meno: all’epoca in cui Mari espanse il proprio dominio attraverso gran parte
della regione, all’incirca tra il 1775 e il 1762 a.C., verosimilmente anche Chagar Bazar
venne a trovarsi all’interno della sfera di inluenza della città eufratica, ma in seguito alla sua distruzione (1762/1761 a.C.) è possibile che sia tornata all’indipendenza o,
alternativamente, che sia stata integrata nel regno di Apum/Leilan o di Kahat/Barri
(McMahon et alii 2005: 2-3).
58
Cinque fasi architettoniche di inizio II millennio a.C. (periodo I) erano state identiicate da Mallowan nel corso dello scavo dell’area BD (Mallowan 1947: 83-4), mentre nel
corso degli scavi recenti quattro fasi sono state identiicate nell’area G; tre nell’area A e
cinque nell’area I (McMahon 2009).
59
Il periodo post-accadico ed il periodo Isin-Larsa infatti sono gli ultimi attestati sul
lower mound meridionale, dove si concentrava l’occupazione di BA.
60
Il periodo di Shamshi-Adad è documentato da una serie di materiali datati sulla base
del rafronto con Tell al-Rimah che provengono da alcuni settori localizzati in corrispondenza dell’upper mound settentrionale: la base (livello 10) del piccolo saggio profondo A4,
adiacente al sacello mitannico di HH, che ha restituito delle fornaci (Oates et alii 1997:
21-23); i livelli supericiali dell’area TW, tagliati dalle fondazioni della porta paleobabilonese, probabilmente di inizio XVII sec. a.C. (Oates et alii 1997: 142), e lo scarico di AL,
localizzato a sud-ovest di HH (AL rubbish pit; Oates et alii 1997: 143 e ig. 167).
57
103
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
questo periodo riporta numerose informazioni relative a Nagar, che doveva
continuare a rappresentare un centro di un certo rilievo culturale. Un nome
di anno infatti commemora la vittoria di Zimri-Lim su Shamshi-Adad alle
porte della città (Charpin, Ziegler 2003: 60-61). Le diicoltà in’ora incontrate nel raggiungimento dei livelli anteriori, alle quote più basse, impedisce di
stabilire se i livelli di Shamshi-Adad siano stati in continuità con eventuali
livelli di ine III millennio a.C. o di inizio II, mentre una chiara continuità si
riscontra tra i più recenti livelli di BM e quelli di BT.
Livelli posteriori datati al pieno periodo Khabur sono stati rintracciati
in A4, TW e in HH61. Le attestazioni sono complessivamente misere, ma
bisogna tenere presente la possibilità che livelli contemporanei possano essere coperti dagli ediici amministrativi mitannici. L’insediamento di BM è
di dimensioni considerevolmente inferiori rispetto a quello di BA, ed anche
il suo valore politico risulta fortemente ridotto, forse in favore della vicina
Kahat62. Il prestigio in qualità di centro cultuale invece viene garantito dalla divinità cittadina, Belet-Nagar, la cui preminenza in Alta Mesopotamia
permane nel II come nel III millennio a.C. (Oates et alii 1997: 142).
I livelli del periodo antico assiro a Tell Leilan, identiicato nella sequenza locale come periodo 1, hanno restituito una pluralità di ediici amministrativi e solo scarse tracce di strutture domestiche. Al periodo di ShamshiAdad sono datati su base epigraica il tempio III sull’acropoli (Weiss 1997
b: 345) e il palazzo sulla città bassa orientale, il lower town palace east.
Soltanto sporadici resti di ediici domestici lungo il muro cittadino orientale potrebbero essere anteriori (Stein 1990), ma nella ricostruzione degli
scavatori lo sviluppo urbano di Leilan 1 rientra in un progetto deliberato di
Shamshi-Adad, che trasforma il sito abbandonato nel proprio centro amministrativo rinominandolo «Shubat-Enlil» (Weiss 1985).
Il palazzo sulla città bassa orientale è stato indagato tra il 1985 e il 1987
(ex Operation 3): gli scavi hanno messo in luce 25 vani che si articolano intorno a due cortili pavimentati, comprendendo una suite di rappresentanza,
cucine e spazi di lavoro, ma si tratta probabilmente solo di una minima parte
del complesso originale (Akkermans, Weiss 1991). Dall’area provengono circa 800 tavolette iscritte che tra lettere, trattati politici e documenti ammini-
61
Evidenze di un muro di fortiicazione e forse di una porta sono state rinvenute nell’area TW (Oates et alii 1997: ig. 165-6), mentre altri resti sono stati messi in luce nel
sondaggio A4 e in HH. Una serie di livelli Khabur sono stati scavati nell’area HH anche
da Mallowan, che trovò in sequenza ceramiche Khabur ad una profondità di circa 4.5
m precedute da ceramiche incise e poi da ceramiche black-burnished (ovvero ceramica
metallica) di epoca sargonide. La notazione suggerirebbe un’estensione della città di III
millennio a.C. anche sotto il main mound settentrionale, ma non è possibile stabilire se
l’eventuale insediamento di BA e quello di BM siano in continuità.
62
Tell Brak dovrebbe infatti corrispondere alla meridionale delle due Nawar citate nel
trattato LT-3 di Tell Leilan, che delimitano l’estensione del regno di Kahat (Matthews,
Eidem 1993: 204; Ristvet 2008).
104
VALENTINA ORSI
strativi, hanno fornito un contributo fondamentale provvedendo un quadro
dettagliato dei sistemi economico-amministrativi e del quadro politico in
Alta Mesopotamia dopo la morte di Shamshi-Adad (Eidem 2008).
Il periodo Khabur a Tell Mohammed Diyab, che corrisponde alla fase
MD VIII nella sequenza locale (Nicolle 2006: 235-241), è accompagnato
da un preciso programma di pianiicazione urbana che porta l’insediamento ad un’estensione di circa 40 ettari. L’altura A63 viene occupata da un
quartiere a destinazione sacra, mentre un’area palaziale occupa l’altura B64.
L’altura C e le zone circostanti sembrerebbero destinate all’abitato, di tipo
compatto e con evidenze di una forte continuità di insediamento (Nicolle
2006: 235)65. La datazione è approssimativamente attribuita al periodo BM
II/OJ II ma, oltre alla presenza della ceramica Khabur, non si riscontrano
elementi di riferimento più puntuali (Nicolle 2006: 240). La testimonianza
di una fase di occupazione anteriore alla più ampia risistemazione urbana
di BM inoltrato tuttavia potrebbe essere da individuare in una serie di fosse
che tagliano gli strati di livellamento su cui poggiano le strutture (Nicolle
2006: 235-236)66.
A Tell Mozan gli sviluppi di periodo Khabur vedono la crescita e l’espansione dell’abitato nell’area A (fase 5 nella sequenza locale) (Buccellati,
Kelly-Buccellati 2002 a: 108), in piena continuità con il periodo precedente,
e analoghi sviluppi nell’area C.
I resti cospicui del periodo paleobabilonese rivenuti nell’area G di Tell
Barri, sulle pendici sud-orientali, comprendono un’abitato a maglie strette
e ricche tombe ad ipogeo con coperture a volta in mattoni cotti (area G.
Strato 9 dell’area 5a (Nicolle 2006: ig. 8.4, p. 237).
Le evidenze del un complesso palaziale sono state messe in luce nei diversi settori
dell’area 6 (per cui si veda Nicolle 2006: ig. 6.14, p. 156 per una planimetria complessiva). Il complesso, fondato su basamenti in pisé di due metri di potenza, con ogni probabilità era articolato in diferenti corpi di fabbrica, forse costruiti in momenti diferenti
(Nicolle 2006: 237). I muri sono composti da fondazioni in blocchi di basalto coperte
da uno strato di frammenti ceramici che servono da base per l’alzato in crudo. La tecnica di costruzione, già difusa a Tell Mohammed Diyab in corrispondenza del periodo
accadico, secondo lo scavatore potrebbe rappresentare un aspetto di continuità tra la
tradizione di BA e quella di BM (Nicolle 2006: 237). Sempre tra gli aspetti di continuità
viene fatto riferimento anche all’uso del pisé, che trova confronto a Tell Brak nel periodo
post-accadico (area TC, Emberling, McDonald 2003: 51-54 e spec. il vano n. 8 in ig. 56)
e nel livello 6 di Tell Taya.
65
Un quartiere abitativo molto compatto e con numerose tracce di rimaneggiamenti,
evidenza di una forte continuità di insediamento, è stato messo in luce in corrispondenza dell’area 1, sull’altura C; evidenze di un contemporaneo insediamento a maglie più
larghe sono state rintracciate nei sondaggi 3, 4 e 6, nei pressi del tell principale (Nicolle
2006: 238).
66
Le nuove costruzioni di BM II infatti sono precedute da un’ampia opera di livellamento testimoniato da accumuli cospicui di terreno grigio e pisé, cui sono riconducibili lo
strato 11 dell’area 5a, lo strato 1 delle aree 6a e 6d, lo strato 6 dell’area 6b e lo strato 5
delle aree 6e e 6f (Nicolle 2006: 235).
63
64
105
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
A-D 1-6 strato 31, Pecorella 1999: 19, 22, 40-46; Pecorella 2003: 16-21), nonché la sequenza, di 4 m di potenza, recentemente scavata nell’area Q, sulle
pendici meridionali67. Queste evidenze testimoniano della grande ioritura
del sito nel periodo Khabur, confermando il ruolo centrale svolto da Kahat
nel complesso scenario geo-politico dell’epoca68.
3. La transizione dal BA al BM nella valle dell’alto Khabur. Alcune osservazioni
3.1 Le prime riduzioni ed i primi abbandoni
Nella valle dell’alto Khabur tra i primi siti che vengono abbandonati
si annovera con ogni probabilità Tell Leilan, seguito ad occidente da Tell
Beydar e da Tell Chuera, i cui livelli più recenti datano al periodo tardo accadico o post-accadico antico. La rappresentatività sul piano delle tendenze
regionali dell’abbandono di Tell Leilan tuttavia è limitato dalla peculiare
incisività dell’occupazione ‘straniera’ sperimentata sul sito, che al momento
trova un pallido confronto solo a Tell Brak. Sempre alla gestione accadica
(Lebeau 2006) è attribuita anche la decadenza di Tell Beydar: il sito però
non doveva avere sperimentato una forma di ingerenza accadica paragonabile a quella registrata a Tell Leilan, ed il lento processo di degrado che,
a giudicare dalle evidenze archeologiche accompagna il periodo accadico,
per confronto all’abbandono relativamente repentino del centro del Khabur
orientale, potrebbe essere stato legato a quest’aspetto. L’abbandono di altri
centri della Giazira orientale, come Tell Hamoukar e Tell al-Hawa, non dovrebbe essere di molto posteriore69.
Il passaggio a Tell Brak dalla fase M, accadica, alla fase N, post-accadica, segna delle riduzioni evidenti dell’abitato, ma si tratta in realtà di una
tendenza già innescata in corrispondenza degli ultimi livelli accadici, che
registravano, a detta degli scavatori, tracce di scadimento sia sul piano architettonico sia sul piano dei materiali. Lo stesso accade a Tell Mozan, dove
il periodo tardo accadico vede l’abbandono di un’intera ala del palazzo AP,
e conseguentemente l’inizio della conversione funzionale dell’area70.
L’indagine dell’area Q è iniziata con un piccolo sondaggio nel 2007 sulle basse pendici
sud-occidentali del tell e prosegue tutt’ora. I materiali sono attualmente in corso di studio,
mentre alcuni risultati preliminari sono stati presentati in occasione del convegno Tell
Barri 2008. Scavi e Ricerche (Napoli, 5 Marzo 2009) con il contributo «I saggi sulla città
bassa e lo scavo dell’area Q» (V. Orsi), ed in occasione del convegno Tell Barri e la Giazira
Siriana. Studi e Ricerche 2009-2010 (Napoli, 8 Febbraio 2010), con il contributo «Continuità e Trasformazione: i nuovi dati dell’area Q» (V. Orsi) ; R. Pierobon-Benoit in lavorazione.
68
Per cui si veda Orsi 2011: 286-292.
69
Tell Hamoukar e Tell al-Hawa vengono generalmente considerati centri con occupazione post-accadica, ma la produzione ceramica apparentemente non sembra molto più
recente del periodo tardo accadico o del post-accadico antico (Orsi 2011: 439).
70
Secondo gli scavatori all’abbandono dell’ala AK farebbe seguito la costruzione di un
altro quartiere analogo a poca distanza: se la loro ipotesi si rivelerà corretta il parziale
67
106
VALENTINA ORSI
Nonostante l’impatto dell’interferenza accadica sia diicile da valutare,
specie nel caso dei siti minori che non recano tracce evidenti di presenza ‘straniera’, la forma pesante di occupazione sperimentata da alcuni dei
maggiori centri del Khabur (Tell Leilan, Tell Brak), induce a ritenere che
questa abbia giocato un ruolo chiave nell’evoluzione regionale. Le prime
avvisaglie di una crisi che non sia una conseguenza direttamente imputabile all’attività militare accadica tuttavia cominciano a manifestarsi in
corrispondenza del periodo tardo-accadico, all’incirca intorno al secondo
quarto del XXII sec. a.C. (Naram-Sin – Post Naram-Sin).
3.2 Il passaggio dal periodo accadico al periodo post-accadico
Il passaggio dal periodo accadico al periodo post-accadico vede la continuità di insediamento a Chagar Bazar, Tell Brak, Tell Mozan, Tell Barri e
Tell Arbid. La presenza di una fase post-accadica a Tell Mohammed Diyab
invece sembrerebbe più dubbia. Il repertorio ceramico non consente al momento una valutazione più precisa, ma non è irragionevole supporre che il
sito abbia subito un breve periodo di abbandono in corrispondenza del periodo post-accadico antico, seguendo dunque a breve distanza le sorti della
vicina Tell Leilan (Orsi 2011: 139).
A fronte della continuità nell’occupazione, ed in linea di massima nella
produzione ceramica, si riscontrano tuttavia degli aspetti di discontinuità
non trascurabili, come il dislocamento dell’insediamento in una diversa sezione del sito (Chagar Bazar), la trasformazione delle planimetrie dei quartieri (Tell Barri; Tell Brak) e della loro destinazione funzionale, rappresentata nello speciico dal passaggio da ediici amministrativi a quartieri abitativi
(Tell Brak; Tell Mozan), e dell’élite dominante (Tell Brak)71. Il quadro archeologico sembra trovare in questo caso un riscontro abbastanza preciso nella
ricostruzione storica basata sui testi del periodo di Ur III (Sallaberger 2007),
che indica, rispetto al periodo accadico, uno spostamento dei centri di potere dal Khabur centrale verso nord, e nello speciico una decadenza di Nagar
in favore di Urkesh. Verso la ine del periodo, come suggerito dalla cessazione di ogni contatto tra l’amministrazione meridionale di Ur ed i siti delle
pianure alto mesopotamiche della Giazira, i centri di potere si spostano ulteriormente verso settentrione, lasciando le pianure apparentemente vuote.
I testi Ur III (Sallaberger 2007) e successivamente quelli di Mari (Charpin,
Ziegler 2003), che documentano una fase storica di poco posteriore, mostrano un contesto molto luido nella regione, fatto di gruppi tribali diversi,
abbandono registrato nel periodo tardo accadico non sarà da considerare un aspetto di
decadenza, quanto la testimonianza di una trasformazione.
71
Ovvero il passaggio dall’egemonia accadica sul sito, testimoniata dalla costruzione
della fortezza di Naram-Sin, all’egemonia hurrita, come suggerito dall’impronta del sigillo di Talpuš-atili (Eidem et alii 2001: 101-2).
107
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
altamente mobili ed etnicamente non sempre connotabili con precisione,
mentre nei centri urbani le dinastie regnanti appaiono costantemente a rischio di sovversione da parte di componenti sia interne che esterne72.
3.3 Il periodo Isin-Larsa / pre-Khabur
Un momento di maggiore discontinuità si colloca in seguito alla ine del
periodo post-accadico, nel momento in cui vengono abbandonati gli abitati
conosciuti di Tell Brak N e Chagar Bazar D II. Di questa fase, che dovrebbe
corrispondere grosso modo al periodo Isin-Larsa/pre-Khabur, sono attestate
delle tracce a Tell Brak (contesto Isin-Larsa) e probabilmente a Chagar Bazar (area D periodo I: fosse supericiali), ma le evidenze restituite non sono
tali da suggerire insediamenti di tipo stabile. È ipotizzabile dunque che i
due centri siano interessati da frequentazione sporadica, eventualmente da
parte di gruppi nomadi o semi-nomadi o, alternativamente, che i quartieri
abitati in questa fase siano dislocati in zone del sito diverse rispetto alle
aree di più antica occupazione. A Tell Barri e a Tell Mozan sono attestate
allo stesso tempo continuità di insediamento e continuità di insediamento
nella stessa area, ma si tratta tuttavia di un abitato a maglie molto larghe a
Tell Barri, o forse di un’area a destinazione funeraria (strato 34 D), e di un
abitato sparso a Tell Mozan (fase 4).
L’insieme dei dati a disposizione non rimanda sicuramente ad un contesto regionale urbanizzato, mentre rimane la possibilità, come già suggerito
per il livello 5 di Taya, che le evidenze disponibili siano da ricondurre nei
vari centri a campi stagionali, o quantomeno a contesti non pienamente
sedentari.
Non sembra il caso di parlare, diversamente da quanto sostiene H.
Weiss, di uno spopolamento completo della regione: alcuni centri infatti
continuano in qualche forma ad essere frequentati, mentre la tradizione
ceramica attesta, pur nella trasformazione radicale rappresentata dalla diffusione di una tradizione dipinta a sostituzione di una tradizione acroma,
degli aspetti di continuità (Orsi 2011: 433-435).
Indipendentemente dal fatto che le evidenze di Tell Barri, Tell Mozan,
Chagar Bazar e Tell Brak possano essere o meno interpretate nell’ottica di
campi stagionali, e quindi nell’ottica di abitati frequentati da popolamento
nomade o seminomade, quel che è certo è che la Giazira centro-orientale
e l’alto Khabur in particolare, in tutta la fase che intercorre tra il periodo
post-accadico e il periodo Khabur, si caratterizzano per un bassissimo livello di popolamento stanziale ed apparentemente per la totale assenza di
centri di dimensione urbana.
72
Si veda a titolo esemplare Charpin 1990: 75, 78; Charpin, Ziegler 2003: 222.
108
VALENTINA ORSI
3.3.1 Prospettive di scavo
La ricostruzione in questi termini del periodo Isin-Larsa e pre-Khabur
potrebbe tuttavia rivelarsi erronea e mutare con il proseguimento delle
indagini: è infatti possibile che nuove evidenze coeve possano emergere a
Tell Brak, a Chagar Bazar, e a Tell Arbid. Sul main mound di Tell Brak gli
imponenti resti di periodo mitannico hanno impedito il raggiungimento
in estensione dei livelli più antichi, tra cui potrebbero celarsi fasi di transizione BA-BM73, mentre lo scavo di un quartiere di II millennio a.C., con
la prospettiva di indagare la stessa transizione, è attualmente in corso, e i
resti sulla china suggeriscono delle buone prospettive74. A Tell Arbid, nel
corso della campagna del 2009, sono stati indagati quartieri di inizio II millennio a.C.75, ed è in programma nell’immediato futuro lo scavo delle fasi
più antiche. A Chagar Bazar gli scavi al momento sono fermi sui livelli di
periodo Khabur, ma c’è la possibilità che quelli inferiori possano restituire
fasi abitative di transizione, mentre il materiale dei siloi in corso di studio
potrebbe corrispondere a quello pre-Khabur di Tell Barri e di Tell Mozan.
A questi siti si devono aggiungere inoltre Tell al-Rimah e Tell Leilan, dove i
livelli immediatamente anteriori a Shamshi-Adad sono stati raggiunti solo
in corrispondenza di piccoli sondaggi a causa dell’imponenza dei resti posteriori dell’epoca di Shamshi-Adad e dei suoi successori e Tell Mohammed
Diyab, dove evidenze relative ad una fase di transizione BA-BM potrebbero essere state «occultate» dai lavori di costruzione nelle aree degli ediici
pubblici di periodo Khabur (mound A and B)76.
Se si considerano questi elementi, emerge abbastanza chiaramente la
possibilità che l’esigua sedentarizzazione della regione tra la ine del III e l’inizio del II millennio a.C. possa in realtà rivelarsi solo apparente, e risultare
dalla continuità nei centri insediati tra il periodo Isin-Larsa/pre-Khabur e
il periodo paleoassiro/Khabur: la costruzione di grandi opere architettoniche nella fase più recente, promossa nella maggior parte dei casi indagati
dall’attività di Shamshi-Adad, potrebbe infatti essere all’origine del danneggiamento o della totale asportazione delle evidenze immediatamente più
antiche. In quest’ottica, il rinvenimento a Tell Barri e a Tell Mozan di livelli
di occupazione pre-Khabur risulterebbe pertanto giustiicato dalla localizzazione marginale rispetto al centro presunto degli abitati in quel periodo.
Per cui vedi sopra.
Comunicazioni personali di A. McMahon.
75
R. Koliński, contributo presentato in occasione del convegno Topoi, Berlino, Gennaio
2010.
76
Per quanto riguarda Tell Leilan tuttavia non c’è accordo riguardo alla possibilità di
livelli di BM anteriori alla fondazione di Shamshi-Adad, per cui si confrontino Weiss
1985 e Stein 1990 (vedi sopra).
73
74
109
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
3.4 L’inizio del processo di ‘risedentarizzazione’
L’amplissima difusione della ceramica dipinta del Khabur rinvenuta nel
corso delle ricognizioni nella zona centro-orientale dell’alto bacino del Khabur e nella Giazira nord-orientale, in territorio sia siriano che iracheno, ed in
misura minore nell’area del medio corso del Khabur e della zona occidentale
dell’alta valle del Khabur, in territorio siriano, documenta nella regione l’inizio di una nuova fase stanziale genericamente attribuita all’inizio del II millennio a.C. La diicoltà nella datazione della comparsa della ceramica Khabur tuttavia rende pressoché impossibile stabilire la cronologia dell’origine
del processo di ‘risedentarizzazione’. Visto il riconoscimento relativamente
recente della ceramica Isin-Larsa a Tell Brak e adesso delle nuove tipologie
ceramiche pre-Khabur a Tell Barri e Tell Mozan, non è da escludere che tale
fenomeno sia in realtà da retrodatare, o che il gap nella sequenza regionale
di insediamento, evidenziato a partire dalle ricognizioni tra il periodo postaccadico ed il periodo Khabur, non sia profondamente da riconsiderare.
I dati archeologici relativi al periodo Khabur pre-Shamshi-Adad non
sono molti ma, apparentemente, alcuni siti come Tell Leilan, Tell al-Rimah
e Tell Taya, oltre che a Tell Barri e a Tell Mozan, che non subiscono abbandoni sostanziali, recano tracce di frequentazione già in questa fase. L’occupazione della regione tuttavia assume con sicurezza proporzioni nuovamente cospicue, comprendendo insediamenti di tipo chiaramente urbano,
in corrispondenza del periodo di Shamshi-Adad, quando vengono fondati
grandi centri monumentali (Tell Leilan; Tell al-Rimah) e quartieri abitativi
a maglie itte (Chagar Bazar; Tell Mohammed Diyab). La vera rinascita urbana, per quanto siamo in grado di valutare al momento, sembra dunque
parallela allo sviluppo del Regno di Alta Mesopotamia di Shamshi-Adad.
3.5 Il modello insediativo di BM
Le indagini di supericie condotte nella regione di Tell Leilan registrano
la difusione, all’inizio del BM, di una pluralità di insediamenti di piccola dimensione occupati per periodi relativamente brevi, dunque tendenzialmente
«instabili». Diferentemente rispetto al BA, che nella stessa regione si caratterizzava per la presenza, in numero minore, di centri urbani stabili di dimensione mediamente maggiore, un contesto di questo genere riletterebbe un
tipo di occupazione luida, riconducibile a villaggi insediati e abbandonati,
a seconda delle esigenze o stagionalmente, da parte di una popolazione altamente mobile. La trasformazione del modello insediativo tra il BA e l’inizio
del BM viene spiegata in conseguenza di un diverso sistema di sfruttamento
del territorio e di un diferente concetto di proprietà: centralizzata nel BA
e comunitaria all’inizio del BM. All’inizio di quest’ultimo periodo infatti le
terre sarebbero state possedute comunitariamente dalla tribù, consentendo
agli abitanti di un villaggio di spostarsi con agilità nel caso un terreno avesse
110
VALENTINA ORSI
perso la propria produttività. In questi termini viene ipotizzata un’economia
luida (che sfrutta sia agricoltura che pastorizia) all’interno di una struttura tribale (Ristvet, Weiss 2005: 7). Il riconoscimento nel Khabur occidentale
di campi stagionali frequentati da popolazione nomade in associazione ad
un’economia mista già a partire dalla seconda metà del III millennio a.C.
(Sallaberger, Ur 2004; Ur, Wilkinson 2008: 307-308), testimonia tuttavia di
un’origine molto più antica, nella regione, del modello economico e insediativo correntemente associato al periodo Khabur. Ciò nondimeno la documentazione epigraica per questo periodo più antico (Sallaberger, Ur 2004)
lascia intuire delle signiicative diferenze socio-politiche rispetto al contesto
di BM: i documenti amministrativi infatti suggeriscono che la componente
mobile riconosciuta nella provincia di Tell Beydar/Nabada non fosse pienamente indipendente, quanto gestita dall’élite sedentaria di Nabada.
Il modello insediativo di inizio BM, che trova un parallelo nella Giazira
settentrionale (zona di Hamoukar: Ur 2002: ig. 14; Tell al-Hawa: Wilkinson,
Tucker 1995: 53-4) e in Giazira sud-occidentale, precedentemente disabitata
ed ora occupata da piccoli villaggi forse stagionali (Wilkinson, Tucker 1995:
ig. 37), rappresenta secondo L. Ristvet il modus della colonizzazione amorrea (Ristvet, Weiss 2005). I testi contemporanei di Tell Leilan sembrano confermare un quadro di conini politici molto luidi e di entità politiche deinite
principalmente dai gruppi umani, da persone piuttosto che da terre (Ristvet
2008). Un popolamento amorreo della regione d'altra parte sembrerebbe già
ampiamente testimoniato nel periodo Ur III (Sallaberger 2007).
3.6 Rigenerazione interna o indotta
È opinione corrente che le principali fondazioni di Shamshi-Adad, che,
comprendendo ediici monumentali e a carattere uiciale, hanno tutto
l’aspetto di centri amministrativi, siano pianiicate a partire da contesti
precedentemente disabitati: la fondazione di Shubat-Enlil a Tell Leilan ad
esempio risponderebbe ad un preciso disegno di Shamshi-Adad, il quale
avrebbe scelto, per la propria capitale nel Khabur, un sito abbandonato da
secoli (Weiss 1985); ad un principio analogo risponderebbe a Chagar Bazar la localizzazione dell’insediamento di BM in un’area precedentemente
libera (McMahon et alii 2005: 3-4). Un quadro del genere potrebbe tuttavia rivelarsi in parte errato: tutti i centri amministrativi pianiicati da
Shamshi-Adad nel Khabur, come Tell Leilan (Stein 1990) o Tell al-Rimah
nella Giazira orientale (livello 4 dell’area A; fase 3 dell’area AS; Postgate et
alii 1997), così come la maggior parte degli altri insediamenti dello stesso
periodo (Tell Barri, Tell Mozan, Tell Mohammed Diyab, Tell Arbid) hanno
rivelato perlomeno labili tracce di livelli di occupazione anteriore, disturbati o alterati. L’evanescenza di tali contesti potrebbe essere efetto degli
scassi delle ampie costruzioni successive, o rappresentare l’evidenza di una
forma leggera di insediamento, ma ciascuno di questi scenari dà adito ad
111
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
una concreta possibilità che gli esiti urbani di periodo Khabur siano in parte da leggere all’insegna di sviluppi, certamente innovativi o repentini, di
una tradizione precedente di origine locale.
Emerge pertanto l’idea di un graduale incremento in Giazira degli elementi sedentari in seguito ad una fase non urbana. Lo stadio intermedio del
processo si intuisce in quei centri di BM che hanno restituito tracce di occupazione di periodo Khabur anteriori a Shamshi-Adad, come Tell al-Rimah
e Tell Taya, o nei siti minori, come Tell Barri (strato 34 A-C), Tell Mozan
(area A, fase 4a) e Tell Mohammed Diyab (Nicolle 2006: 235-236), mentre
un nuovo sviluppo in termini urbani si colloca in una fase solo posteriore,
apparentemente in concomitanza dell’apogeo del Regno di Alta Mesopotamia. La nuova sedentarizzazione sembra dunque realizzarsi secondo linee
di sviluppo interne, molto graduali, mentre il ritorno all’urbanizzazione,
pure in continuità con tali linee di sviluppo, legandosi all’esperienza statale
di Shamshi-Adad, è per una certa parte da considerare indotto.
Il collasso in genere non coincide con la ine di una civiltà quanto, più
spesso, con il crollo di una particolare forma di governo (Yofee 2006). L’eventuale rigenerazione può passare attraverso l’elasticità delle comunità antiche,
espressa nello sfruttamento di risorse diferenziate nei periodi di prosperità
e nella capacità di adattamento e di scelta delle strategie più positive in corrispondenza dei momenti di crisi, e attraverso segmenti sociali secondari77.
L’evidenza degli aspetti di discontinuità che distinguono il periodo postaccadico e il periodo Khabur, chiaramente visibili sia nel contesto degli insediamenti – che subiscono riduzioni, abbandoni, dislocamenti ecc.. – sia
nell’ambito della produzione ceramica – da acroma a dipinta – sottintende
una trasformazione molto profonda delle società locali, che con ogni probabilità mutano sia sul piano culturale, sia sul piano economico e sociale.
È tuttavia possibile intuire una serie di tratti di continuità. A livello di insediamenti, la maggior parte dei grandi centri indagati di BM ha origini
che risalgono al BA, mentre nella produzione ceramica il passaggio dalla
tradizione acroma a quella dipinta appare graduale, come sicuramente è
evidente nello sviluppo morfologico78. Altri aspetti di continuità emergono
dalla documentazione epigraica, nella toponomastica ed in certe tradizioni culturali, come è evidente nel caso della devozione verso la «Signora di
Nagar», la divinità cittadina di Tell Brak79. La natura eimera del potere
È questo ad esempio secondo E. Cooper (Cooper 2006 a, b) il motivo che permette agli
insediamenti dell’Eufrate di rigenerarsi.
78
Una serie di forme sono comuni sia in ceramica acroma che in ceramica dipinta, mentre di altre è possibile seguire la linea evolutiva dal periodo post-accadico al periodo
Khabur (Orsi 2011: 387-413, 433-435, 442).
79
Si nota in questo caso una sorta di coerenza culturale delle élites, che continuano a
riconoscersi in quegli stessi principi fondanti che hanno avuto origine nel BA e che ad
esempio garantiscono, ad una città economicamente ridimensionata come Tell Brak/
Nagar, un ruolo centrale in virtù della presenza della dea Belet-Nagar.
77
112
VALENTINA ORSI
politico e del controllo territoriale all’inizio del BM, così come emerge dalla
documentazione epigraica di Mari e di Tell Leilan, potrebbe inoltre spiegare almeno in parte l’importanza attribuita alla sfera del sacro nella deinizione dei luoghi.
Alcuni aspetti della tradizione culturale locale di BA dunque non vanno
completamente perduti, e devono pertanto essere stati tramandati da determinati segmenti sociali che, nel contesto della ‘risedentarizzazione’ paleoassira, sopravvivono o si trasformano. Il segmento sociale che, nel caso
del Khabur, partecipa della «rigenerazione», anche se evidentemente muta
radicalmente – da non sedentario o scarsamente sedentario a sedentario o
tendenzialmente sedentario; da produttore di ceramica acroma a produttore di ceramiche dipinte ecc. – rimane evanescente ma, vista l’assenza diffusa di insediamenti stabili nella fase pre-Khabur, sembrerebbe tuttavia da
ricercare in una componente mobile/pastorale. Questa, secondaria nel III
millennio a.C. ma già strutturale, è infatti documentata epigraicamente
nei testi di Beydar nel periodo sargonide (Sallaberger, Ur 2004), nei testi Ur
III (Sallaberger 2007), e poi nei testi di Mari del XVIII sec. a.C.; sul piano
archeologico invece è ora ipotizzata, sulla base dei modelli insediativi, a
partire dai dati delle ricognizioni di supericie (cf. Ristvet, Ur, Peltenburg).
3.7 Osservazioni conclusive
Se la correlazione delle sequenze così come è stata presentata è corretta
(Tab. 1), il picco urbano nell’Alta Mesopotamia del BA si deve collocare nella
fase che appena precede le conquiste e le incursioni accadiche nel nord, e si
sviluppa dunque in un contesto di interazione economica e competizione tra
le maggiori entità statali dell’epoca: Ebla nella Siria interna, Mari sull’Eufrate e Nagar nell’alto bacino del Khabur (Archi, Biga 2003). La rete dei contatti
economici e politici nonché gli equilibri tra i vari centri che partecipano
del sistema, a giudicare dai dati testuali, potrebbero essere stati seriamente
danneggiati, già prima dell’ingerenza ‘straniera’, dalle lotte intestine per la
supremazia (Sallaberger 2007), favorendo una condizione di instabilità che
sarebbe stata in seguito accentuata dalle campagne sargoniche e di NaramSin. Il sistema di sfruttamento agricolo intensivo e centralizzato nell’alto
Khabur ed in Giazira settentrionale, tra i fattori responsabili della «fragilità» economica, sembra ormai con ogni probabilità da attribuire non all’amministrazione accadica, come inizialmente ipotizzato da H. Weiss (Senior,
Weiss 1992), quanto alle realtà urbane e statali locali di BA (Wilkinson 1994;
Ur 2004). L’ingerenza accadica tuttavia ha rappresentato sicuramente una
cesura netta nei processi di sviluppo delle realtà locali. È ormai chiaramente
da riiutare, sulla base delle evidenze archeologiche, l’ipotesi dello spopolamento completo della regione, in seguito al periodo accadico; mentre si leggono aspetti di continuità più o meno consistenti nella tradizione ceramica
e, apparentemente, nel popolamento, rispetto al quale si registra dunque in
113
RICERCHE TRA LA FINE DEL BRONZO ANTICO E L’INIZIO DEL BRONZO MEDIO
dal periodo immediatamente post-accadico e Ur III una crescita costante
delle componenti amorree efettive o derivate (Sallaberger 2007; Nichols,
Weber 2006). Gli sviluppi in Giazira settentrionale alla ine del III millennio
a.C. sono da inquadrare nei termini di una crisi urbana. Gli indizi disponibili invece non sono suicienti per capire se questa sia stata accompagnata
da una reale crisi di popolamento e da conseguenti fenomeni di migrazione
ed, eventualmente, in quale entità. Se la crisi è da interpretare nella maggior
parte delle aree alto mesopotamiche come trasformazione socio-economica
(per cui si veda Marro 2007; Porter 2007; Schwartz 2007), gli esiti nel Khabur
appaiono molto più drastici, e vanno profondamente ad interessare l’ambito
politico e culturale. Rispetto al concetto di habitat tracking suggerito da H.
Weiss tuttavia è forse possibile proporre una linea evolutiva che associ all’eventualità di una migrazione di genti anche la possibilità di un adattamento
di queste, o quantomeno di una parte, ad un habitat mutato secondo un
processo di «selezione naturale», ovvero di ‘trasformazione’.
Attraverso un periodo intermedio, testimoniato nello speciico dalle
evidenze della fase post-accadica e Ur III, la crisi nel Khabur si risolve nel
passaggio da un sistema prevalentemente urbano, quale era quello dell’alto
bacino del Khabur nel periodo accadico, ad un contesto non urbano prevalentemente mobile, come rispecchiato dalle evidenze del periodo Isin-Larsa e
pre-Khabur. La trasformazione è altrettanto evidente sul piano della cultura
materiale, che vede il passaggio da una tradizione ceramica acroma, che utilizza prodotti tendenzialmente depurati ed impiega ceramiche ini in percentuali limitate ma tecnologicamente impegnative (metallica; metallica postaccadica; ceramiche ini brunite), verso una tradizione ceramica che fa ampio
uso di elementi decorativi, e nello speciico della pittura, ma che per converso
è tecnologicamente meno impegnativa (ceramica dipinta del Khabur).
Un incremento dell’elemento nomadico e pastorale a sfavore della componente urbana e agricola, già ipotizzato a partire da diversi campi d’indagine (Peltenburg; Lyonnet; Ristvet) si identiica tuttavia non come una
realtà completamente nuova, quanto, a giudicare dalle evidenze di Beydar,
un recupero in forme mediate di parte di un sistema locale.
Anche se l’inizio del periodo accadico in Giazira è localmente segnato
da profondi mutamenti, distruzioni e abbandoni (si vedano in particolare i
siti del basso corso del Khabur, o le distruzioni di ine fase L a Tell Brak), e
la dominazione accadica introduce in alcuni casi dei chiari elementi di rottura, l’origine della crisi urbana vera e propria in Giazira settentrionale si
colloca nel periodo tardo-accadico, all’incirca nel secondo quarto del XXII
sec. a.C. Un primo momento di discontinuità corrisponde al passaggio dal
periodo accadico al periodo post-accadico ovvero, tendenzialmente, tra la
ine del XXII e l’inizio del XXI sec. a.C. Segue un breve periodo di stasi,
corrispondente alle fasi post-accadiche dei siti del Khabur, alcuni dei quali
più probabilmente dominati da élites di origine hurrita (XXI sec. a.C. all’incirca). Il momento di massima discontinuità, con la fase Isin-Larsa e pre114
VALENTINA ORSI
Khabur, che, sulla base delle cronologie correnti, dovrebbe corrispondere
grosso modo al XX sec. a.C. Del periodo antico-Khabur sappiamo molto
poco, ma apparentemente è lì (ovvero nel XIX sec. a.C.) che dobbiamo collocare l’inizio della ripresa. La rinascita urbana vera e propria è da collocare
solo all’epoca di Shamshi-Adad, nel XVIII sec. a.C., e pur presupponendo
una base tradizionale in continuità con il passato, rappresentata nello speciico dai segmenti mobili delle società di II millennio o di ine III millennio
a.C., si caratterizza come un fenomeno con caratteri fortemente innovativi.
Rispetto alle tesi di H. Weiss, che vedevano uno iato insediamentale nel
Khabur tra il 2200 e il 1900 a.C., emerge chiaramente la necessità di ricusare l’ipotesi dello spopolamento completo della regione, ma è altrettanto
evidente che uno iato ‘urbano’ e culturale di ampia portata si è efettivamente veriicato, e si colloca nel periodo che immediatamente precede la
difusione della ceramica Khabur.
Il passaggio dal BA al BM in Giazira è dunque accompagnato da una crisi delle società urbane di III millennio a.C. nel periodo tardo accadico; una
fase semi-stanziale nel periodo post-accadico; una fase non stanziale, e probabilmente mobile, nel periodo pre-Khabur, e un ritorno urbano, in forme
apparentemente nuove, nel periodo Khabur. Possiamo valutare approssimativamente la durata della fase semi-stanziale (corrispondente al periodo postaccadico), ma non abbiamo idea della durata della fase non-stanziale, che si
potrà deinire con maggiore sicurezza solo quando evidenze certe riguardo
alla datazione della comparsa della ceramica dipinta del Khabur nella regione
saranno inalmente acquisite, e quando nuove indagini dei livelli anteriori a
Shamshi-Adad potranno veriicare l’esistenza o l’assenza di una tradizione
stanziale che preceda la riurbanizzazione di periodo paleoassiro.
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