Il pianeta morto e La nebulosa di Magellano di Lem:
un debutto fantascientifico all’epoca del socialismo reale
Il debutto fantascientico di Stanisław Lem – lasciando da parte la sua
prima prova letteraria in questo campo, Człowiek z Marsa (Uomo di Marte,
pubblicata nel 1946 a episodi in una rivista) – è costituito dai romanzi
Astronauci (Il pianeta morto) del 1951 e Obłok Magellana (La nebulosa di
Magellano) del 1955. Difficile immaginarsi un periodo meno propizio per tentare
di emergere in Polonia proprio con questo genere letterario, visto che al famoso
congresso degli scrittori polacchi svoltosi a Stettino nel 1949 fu deciso che gli
autori in Polonia si sarebbero schierati dalla parte del realismo socialista,
inseguendo fedelmente le direttive letterarie imposte già da tempo nell’Unione
Sovietica. Da allora in poi avrebbero dovuto scrivere romanzi impegnati, basati
sul materialismo marxista, che avrebbero dovuto parlare soprattutto dei
problemi moderni, della lotta di classe, della vittoria sicura del proletariato e
della superiorità della società comunista. La letteratura avrebbe svolto
innanzitutto un ruolo didattico, perciò avrebbe dovuto essere ottimista, creare
un protagonista positivo che anteponesse invariabilmente gli interessi della
società e del partito ai propri affari privati, risultando perciò degno di diventare
modello ideologico per il lettore. Erano da evitare sperimentazioni formali,
linguaggio troppo complicato, “atrofia della trama” e soprattutto “psicologismi
borghesi”.
Occuparsi in tali circostanze di una narrativa sospetta già per il fatale
“fanta” nella denominazione del genere significava intraprendere davvero
un’impresa audace ed irta di ostacoli. Bisogna ricordare, inoltre, che la
tradizione polacca del genere science-fiction risultava al momento del debutto
di Lem alquanto esigua, anche se poteva vantare almeno un’opera letteraria di
eccezionale valore, quale la trilogia Il globo d’argento (Na księżycowym globie,
1903-1911) di Jerzy Żuławski e alcuni tentativi interessanti del periodo tra le
due guerre mondiali (come Torpeda czasu [La torpedine del tempo], 1924 e
Dwa końce świata [Due fini del mondo], 1937 di Antoni Słonimski)1 mentre le
possibilità di contatto degli scrittori polacchi con le tendenze mondiali della
Comunque, a causa della mancanza di ristampe nel primo periodo del dopoguerra anche l’accesso ai
testi polacchi doveva risultare difficile, se non proprio impossibile.
1
1
fantascienza – allora nella fase di intenso sviluppo – erano, nel contesto
politico-culturale della guerra fredda, praticamente inesistenti. Sarà per questo
che Lem sarebbe diventato, paradossalmente, uno scrittore di fantascienza che
non amava la fantascienza, criticandone duramente soprattutto il filone
americano?2 In ogni caso, il giovane scrittore doveva affidarsi soprattutto al
proprio istinto narrativo nel cercare di costruire in un modo autonomo la visione
del mondo dell’avvenire, ma allo stesso tempo era necessario che la
impregnasse degli elementi conformi ai dettati della cultura letteraria del
momento, facendosi “perdonare” così la scelta di un genere non proprio
amatissimo dalle autorità.
Rispetto alle opere successive, lo schema narrativo dei due primi romanzi
di Lem risulta ancora assai tradizionale, vicino addirittura, sotto alcuni aspetti,
alle trame ottocentesche del fantastico e dell’avventura. L’asse portante di tutti
e due i testi è infatti quello del viaggio verso l’ignoto: nel caso de Il pianeta
morto si tratta della spedizione su Venere, mentre La nebulosa descrive un
viaggio di esplorazione verso un altro sistema solare, quello dell’Alfa Centauri.
Inoltre solo in quest’ultimo romanzo il viaggio interstellare in se stesso diventa
un motivo tematico, essendo nel Pianeta morto solo un mezzo tecnico che
permette ai protagonisti di raggiungere una meta “esotica”3.
L’aspetto “fantascientifico” di questi testi nasce dunque soprattutto dallo
spostamento della trama nel futuro vicino (il 2005 per il Pianeta morto) o più
lontano (il secolo XXXII in Nebulosa) e di conseguenza dal tentativo di
descrivere il mondo a venire in base alle previsioni della possibile evoluzione
della situazione sociale e tecnologica della civiltà umana (cosi detta hard s-f).
Una classica “storia del futuro”, insomma, che costituisce un punto di partenza
di innumerevoli testi della cosìddetta hard science-fiction, ma che nel caso di
Lem metteva lo scrittore di fronte ad un problema molto concreto. Nella
maggior parte dei casi “le storie del futuro” - da Wells a Dick – tendono infatti
ad analizzare le minacce e i pericoli che possano correre le generazioni future,
offrendo non di rado delle visioni agghiaccianti e spaventose che rispecchiano
la riflessione sulle tare della società odierna. Ma una storia del futuro scritta
nell’epoca del realismo socialista non poteva che descrivere – in conformità
2
Cfr. Jerzy Jarzębski, Stanisława Lema podróż do kresu fabuły, in: Spór o SF. Antologia, Wydawnictwo
Poznańskie, Poznań 1989 p.399.
3
Cfr. Andrzej Stoff, Powieści fantastyczno-naukowe Stanisława Lema, PWN, Varsavia 1983, p.24.
2
con le teorie sociologiche del comunismo - una vita felice della futura società
comunista in un mondo liberato da ogni influsso e pregiudizio ideologico del
malvagio capitalismo. Per di più, per rimanere “scientifica”, doveva mostrare un
comunismo in qualche modo diverso da quello dell’età contemporanea, un
“comunismo superiore” in accordo con la tesi sul carattere progressivo dello
sviluppo sociale.
Non sorprende, dunque, che sia Il pianeta morto che La nebulosa di
Magellano si iscrivano nella tradizione dell’utopia. Ne Il pianeta morto viene
presentata la società dell’anno 2003. “Molti anni sono passati dal crollo
dell’ultimo paese capitalista”, non esistono più le frontiere, non esistono lo
sfruttamento, le guerre, la povertà né il caos economico e la scienza al servizio
del comunismo “non avrebbe mai più creato delle armi di distruzione”. La
descrizione della società comunista si limita, insomma, a una visione
estremamente vaga e generica, della quale l’unico elemento un tantino più
tangibile è la descrizione di grandi cambiamenti climatici dovuti al progresso
tecnologico: nel momento in cui inizia la trama è stato già bonificato il Sahara e
il passo successivo dovrebbe essere lo scioglimento delle nevi dell’Artide e
dell’Antartide. Sono delle previsioni che si iscrivevano perfettamente nella
filosofia comunista delle grandi opere che avrebbero permesso all’uomo di
sottomettere la natura alle proprie esigenze, ma che oggi, visti i risultati
catastrofici di questo tipo di esperimenti4 e la situazione generale della
preoccupazione per i cambiamenti del clima, sembrano più adatti a un romanzo
horror. Ne La nebulosa di Magellano Lem si era spinto ancora più avanti nel
futuro, situando l’azione del romanzo nel XXXII secolo. La tecnologia è
naturalmente più sviluppata, l’uomo ha infatti colonizzato ormai il sistema
solare ma la visione della società del “comunismo superiore” è sostanzialmente
identica a quella del Pianeta morto, tranne per il fatto che nel corso della storia
sono ormai scomparse non solo le frontiere ma anche le differenze nazionali.
Anche in questo caso, tentando disperatamente di dare qualche tocco concreto
alla sua descrizione, l’autore accenna ai cambiamenti meteorologici: la
Groenlandia, infatti, è caratterizzata dal clima tropicale, non certo a causa
dell’effetto serra. Ma forse non è neanche corretto parlare di una visione vera e
Una di tali opere grandiose fu, qualche anno più tardi, l’iniziativa di bonificare i territori dell’Asia
Centrale deviando il flusso di Amu-Darja e di Syr-Darja che nel corso di alcuni decenni avrebbe
provocato il prosciugarsi del Mare di Aral e una catastrofe ecologica in Uzbekistan.
4
3
propria, dal momento che le informazioni sulla struttura e l’organizzazione di
quelle società del futuro praticamente non esistono: tutto si limita a qualche
dichiarazione generica sulla pace, sul benessere e sulla giustizia. Non si sa in
che modo è avvenuta la trasformazione sociale e la vittoria decisiva del
comunismo. Ne Il pianeta morto il lettore viene solo informato che gli uomini di
mezzo secolo prima dovevano lottare con delle forze oscure e che si trattò di
un compito più duro dei viaggi interplanetari:
Molti anni passarono dalla caduta dell’ultimo paese capitalista. Stava per finire il difficile,
doloroso e grandioso periodo della giusta trasformazione del mondo. La povertà, il caos
economico e le guerre non ostacolavano più i grandi progetti degli abitanti della Terra (p.16)
Ne La nebulosa di Magellano il ricordo di quello che c’era prima dell’epoca
comunista è ormai remoto e rivive solo nelle leggende; l’autore scelse
prudentemente di sorvolare sui particolari della transizione sociale e politica dal
“vecchio” al “nuovo” mondo.
Dal momento che in uno dei suoi romanzi successivi, Il ritorno
dall’Universo, Lem è riuscito a dare un quadro molto convincente – e
avvincente – di una possibile società del futuro, l’estrema vaghezza al riguardo
nei suoi primi libri non va certo attribuita a scarsa immaginazione, ma
semplicemente al fatto che sia ne Il pianeta morto che ne La nebulosa conti
molto di più l’avventura che non lo sfondo sociale ed in ogni caso una
descrizione troppo dettagliata delle forme del “comunismo superiore” si
sarebbe prestata facilmente ai rimproveri della critica di allora, impietosa nel
rimproverare agli autori ogni più vaga mancanza ideologica. Come ha
giustamente osservato Andrzej Stoff:
soprattutto per la paura di scivolare sul terreno incerto della tematica politica, ma anche a
causa dell’intuizione artistica […] L’immagine della rivoluzione, per la necessità di presentare le
sue caratteristiche violente, si sarebbe rivelata una stonatura stridente come l’inizio della
presentazione di un mondo dell’armonia, della felicità e del benessere. Invece il concetto
dell’evoluzione progressiva verso un tale mondo, ridotta per esigenze compositive del romanzo
ad una descrizione frettolosa, sarebbe stata non solo ingenua e ridicola, ma avrebbe potuto
esporre l’autore all’accusa
processo storico.
- assai seria allora – di non aver compreso i meccanismi del
5
Lo stesso problema emerge ancora più chiaramente nella costruzione dei
personaggi che sarebbero dovuti corrispondere alle direttive del romanzo di
tendenza e allo stesso tempo essere modelli del perfetto comunista
5
A.Stoff, op.cit., p.39-40.
4
dell’avvenire.
Ma quali potrebbero essere le caratteristiche specifiche di
quest’uomo del futuro e quali tratti, tranne la mancanza dei vizi tipici della
società borghese e capitalista lo differenzierebbero dall’uomo moderno? Inoltre,
se in una tipica narrazione del realismo socialista all’eroe poteva anche
capitare
qualche
tentazione
o
dubbio
ideologico
prima
di
giungere
all’illuminazione e di schierarsi dalla parte giusta, la perfetta società del
“comunismo superiore” presupporrebbe che tutti i propri membri fossero
ideologicamente maturi già in fasce e che le tentazioni fossero di fatto
scomparse dalla faccia della Terra.
Non stupisce perciò quanto piatti e uniformati appaiano i personaggi dei
primi romanzi di Lem, soprattutto del Pianeta morto. E’ sintomatico che vi
appaia di fatto un protagonista collettivo, vale a dire l’equipaggio intero
dell’astronave “Kosmokrator” in missione sul pianeta Venere, anche se in teoria
il protagonista sarebbe il pilota, Robert Smith. I membri della spedizione sono
stati assemblati secondo i più rigidi criteri di political correctness: un russo
(ovviamente è lui a capo della spedizione), un polacco, un tedesco, un indiano,
un cinese, un americano di origine nera… ma oltre ai nomi e all’aspetto esterno
essi non possiedono nessuna caratteristica individuale, sono tutti ugualmente
nobili, eroici e pronti a sacrificarsi per gli altri. Le storie individuali che essi si
raccontano durante il viaggio verso Venere non servono ad approfondire il
profilo psicologico dei personaggi, ma piuttosto a sottolineare le virtù e la
maturità ideologica degli uomini del futuro.
Il protagonista de La nebulosa di Magellano apparentemente è un medico
che racconta la storia della sua vita e della partecipazione al primo viaggio
interstellare su Alfa Centauri. I primi capitoli, focalizzati sui ricordi dell’infanzia e
della giovinezza del protagonista, sono avvincenti e divertenti, non privi,
paradossalmente, di alcune reminiscenze autobiografiche dello scrittore,
rimodellate e proiettate sullo sfondo della realtà del futuro, come ad esempio
nel ricordo di una gita su Venere:
Di tutto il soggiorno su Venere mi ricordo solo il mal di pancia, lo studio dell’ambulatorio
pediatrico con le pareti dipinte a fiori e uccellini e un grasso medico che mi chiedeva ridendo le
6
mie impressioni sul pianeta (p.19 )
Traduzione italiana dell’autrice, i numeri di pagine si riferiscono all’edizione polacca Obłok Magellana,
WL, Cracovia 1970
6
5
Osservazioni del genere servono a dare alla narrazione un tocco di
concretezza, ma in realtà esse non hanno in sé niente della visione futuristica:
basterebbe scambiare “Venere” con “Danzica” e la frase citata, come tante
altre, potrebbe essere inserita benissimo in qualsiasi romanzo realista.
Dopo la parte introduttiva la narrazione si sposta a bordo della nave
spaziale, descritta con una ricchezza di particolari che richiama le meraviglie
del sottomarino del capitano Nemo. La narrazione diventa episodica e i singoli
capitoli servono più che altro a presentare i più eminenti personaggi della nave
e le loro virtù, perciò anche in questo caso possiamo in realtà parlare di un eroe
collettivo. Rispetto a Il pianeta morto si può notare un maggiore sforzo di
individualizzare i personaggi, sforzo che non va comunque oltre la creazione di
alcuni caratteri tipo: un genio distratto, un pilota coraggioso, uno storico saggio
ecc., però anche qui tutti i protagonisti sono ugualmente nobili, coraggiosi e
magnanimi, tutti antepongono il bene della comunità ai propri interessi e in
caso di necessità sono disposti a sacrificare la vita per gli ideali condivisi.
Dovrebbero essere dunque incarnazioni del perfetto comunista del futuro,
anche se in realtà quelli sopraelencati sono tratti tipici di qualsiasi eroe di un
tradizionale romanzo d’avventure. L’unica differenza consiste nel fatto che quel
vertiginoso livello morale non si limita ai singoli personaggi ma si riferisce
all’intera comunità. Lem tenta anche di esplorare timidamente il tema della
psicologia dell’amore nello spazio, ma per quanto sia un tentativo lodevole –
specie
paragonando
la
dimensione
spesso
“ascetica”
di
molti
testi
fantascientifici di allora – si tratta pur sempre di un motivo ridotto e semplificato,
appesantito da considerazioni pseudo-sociologiche che sfiorano talvolta
l’assurdo, come ad esempio la seguente riflessione del protagonista:
Centinaia di migliaia di generazioni che dovevano passare prima che si creasse l’uomo,
gli lasciarono la difficile e indispensabile eredità dell’attrazione tra i sessi. Scorrevano i secoli,
nascevano e morivano le civiltà, mentre l’uomo, combattendo con la sua natura e con la natura
del mondo circostante, intraprendeva innumerevoli sforzi per far uscire alla luce le forze oscure
depositate dentro di lui senza la sua volontà e consapevolezza; e così l’attrazione sessuale tra i
maschi e le femmine si era trasformata in nostalgia (p.221)
Per quanto ottimista possa essere la visione di una comunità perfetta
vivente in un mondo di pace e armonia, essa costituisce un punto di partenza
particolarmente scomodo per un romanzo d’avventura e anche per una
narrazione del realismo socialista. Il tipico schema del romanzo di tendenza e
6
generalmente del realismo socialista era infatti basato sul conflitto di classi, con
un inevitabile nemico ideologico, incarnazione di ogni male, contrapposto al
protagonista positivo. I tranelli e le congiure del perfido antagonista
permettevano all’eroe positivo di dimostrare la validità delle proprie posizioni e
al narratore di creare un’azione vivace e piena di avvenimenti. Invece
l’immagine
della
futura
società
perfetta,
composta
di
soli
individui
ideologicamente maturi non lasciava alcuno spazio a qualsiasi conflitto sociale
o anche individuale. Come escogitare allora una trama vivace e dinamica,
invocata dal realismo socialista? Il nemico e i pericoli non potevano venire che
da fuori.
Ne Il pianeta morto il pericolo viene dal pianeta Venere. Si scopre, infatti,
che il famoso meteorite di Tunguska caduto in Siberia nel 1908 era in realtà
un’astronave dei perfidi venusiani che intendevano distruggere la vita sulla
Terra per impossessarsi delle sue ricchezze e delle risorse naturali. L’attacco
non si era però mai verificato e su Venere viene mandata una spedizione che
deve risolvere l’enigma. Arrivati sul posto i membri dell’equipaggio scoprono le
rovine di una civiltà una volta fiorente e tecnologicamente avanzata, ma che si
era autodistrutta a causa dei conflitti interni. Essa viene caratterizzata come
una civiltà molto progredita, una razza di ottimi costruttori e ingegneri, dedita ai grandi
progetti di distruzione e di dominazione. Una società del genere prima o poi doveva
inevitabilmente ritorcersi contro se stessa. (p.363)
Non ci vuole molto per capire che i cattivi venusiani altro non sono che
l’immagine della società capitalista trasferita in un ambiente alieno. “L’Allegoria
è chiara: la sorte degli abitanti di Venere costituisce una specie di variante
alternativa delle sorti dell’umanità – se essa non si fosse liberata dal giogo del
capitalismo, se non fosse riuscita a creare un sistema politico libero dalle
guerre”7
D’altronde la figura dell’extraterrestre ipermalvagio gode di una lunga
tradizione nei romanzi e nei film di fantascienza, dalla Guerra dei Mondi (1953,
2005), basata sul dal romanzo di Wells, fino ai più recenti Signs (2002) con Mel
Gibson e un lettore non consapevole del contesto politico in cui il romanzo di
Lem è stato scritto potrebbe anche non capire il suo significato allegorico.
Infatti, Il Pianeta morto è stato tradotto in diverse lingue occidentali, tra l’altro in
7
“ ycie Literackie” 1952, nr 12, p.11
7
finlandese, olandese, francese, giapponese e italiano e letto probabilmente con
tutta innocenza come una tipica narrazione sulla “minaccia aliena”. Ne è stato
tratto, inoltre, un adattamento cinematografico, un film tedesco
Der
Schweigende Stern di Kurt Maetzig (1960), distribuito in diversi paesi europei e
anche negli Stati Uniti (1962, con il titolo First Spaceship on Venus), assai
apprezzato anche oggi dai fan della fantascienza, anche se stroncato con
violenza dallo stesso Lem8.
Ne La nebulosa di Magellano il nemico manca proprio. La maggior parte
della narrazione descrive la storia del primo viaggio interstellare intrapreso
dagli uomini. Anche questo motivo è ben noto alla tradizione fantascientifica e
non solo: si tratta infatti di far vedere una piccola comunità, un’umanità in
miniatura, situata in un ambiente claustrofobico ed isolato. Nelle sue
realizzazioni più interessanti tale situazione narrativa dà spunto all’analisi dei
meccanismi sociali, dei problemi psicologici, dei conflitti e delle crisi scaturiti in
queste particolari circostanze. Anche ne La nebulosa si accenna ad eventuali
problemi morali e psicologici legati a un lungo soggiorno in un ambiente chiuso:
Come saranno – ci si interrogava – gli uomini chiusi per decine di anni nel vuoto
cosmico? Quante crisi, quante deformazioni di carattere, quanta degenerazione morale e
mentale potrebbero essersi prodotte in tali circostanze?.
Niente di tutto ciò si avvera durante il viaggio descritto nel romanzo (che
in ogni caso dura solo alcuni anni), anche se l’autore tenta timidamente di far
emergere qualche crisi, prima facendo evidenziando una crescente tendenza
suicida in alcuni membri dell’equipaggio, poi descrivendo un certo degrado nei
rapporti sentimentali tra la gente. In tutti e due i casi si tratta però di un
problema transitorio, assai facilmente risolvibile e senza conseguenze gravi o
durature. Per strappare la gente alla depressione esistenziale e alla pulsione di
autoannientamento basta un racconto dello storico Ter Haar sulle eroiche gesta
di un comunista tedesco dell’epoca antica; un’altra crisi viene superata grazie
alla scoperta scientifica che permetterà all’umanità di esplorare gli astri più
lontani. L’equipaggio che arriva alla meta del suo viaggio rimane dunque
sostanzialmente immutato rispetto all’inizio del viaggio e non poteva succedere
diversamente, dal momento che esso è il campione della società del
“Grazie a Dio, nessuno si ricorda di questo film. La stella silenziosa fu una cretinata terribile, un
balbuziente pasticcio di realismo socialista”. (Łukasz Maciejewski, Święty spokój. Wywiad ze
Stanisławem Lemem, „Kino“ 2000, nr 10, p.5.)
8
8
“comunismo superiore”. Ogni tentativo di introdurre qualche conflitto sociale più
profondo avrebbe potuto minare l’immagine dell’umanità perfetta e avrebbe
portato troppo vicino a quegli “psicologismi borghesi” tanto odiati dal realismo
socialista. A questo punto gli unici pericoli che minacciano i viaggiatori
interstellari sono di natura esterna: uno sciame di meteoriti o un guasto agli
impianti della nave, ma anch’essi non portano a vere crisi, servendo soprattutto
a dare ai protagonisti l’occasione di compiere delle gesta eroiche.
Con tutti gli inchini e le concessioni a favore dell’ideologia dominante, i
primi romanzi di Lem peccavano ancora, necessariamente, della mancanza di
due elementi pressoché indispensabili in una narrazione del realismo socialista
e cioè della tematica attuale e della critica sociale del sistema borghese e
capitalista. Lem cercò allora di rafforzare in qualche modo il messaggio
ideologico dei libri e di introdurre qualche elemento “realista” legato all’epoca
contemporanea. Ne Il pianeta morto viene dunque presentata la storia del
nonno di uno dei protagonisti, un americano nero di nome Hannibal Smith,
fuggito dagli Stati Uniti nel 1948 per trovare un felice asilo nell’Unione
Sovietica. Il racconto della sua vita offre al narratore la possibilità di elencare
alcuni degli aspetti peggiori della società capitalista: pregiudizi razziali, povertà,
violenza, sfruttamento e cinismo. Molto caratteristica è soprattutto la
descrizione di un tipico proprietario capitalista che si arricchisce producendo
nella sua fabbrica un rimedio fittizio contro la tisi e assumendo al lavoro poveri
tubercolotici che paga con pochi spiccioli, ingannandoli con le false promesse
di una sicura guarigione.
Ancor più difficile era trovare un aggancio all’epoca moderna ne La
nebulosa di Magellano, troppo lontana nel tempo per avere con essa qualsiasi
legame concreto. Le memorie del passato rivivono soprattutto sotto forma di
racconti e di parabole a carattere didattico inseriti nel tessuto narrativo: oltre al
racconto prima menzionato sui comunisti tedeschi viene presentata una favola
sui perfidi atlantidi, che presentano caratteristiche pressoché identiche a quelle
dei perfidi venusiani de Il pianeta morto, e sono una chiara metafora della
società americana. L’elemento ideologicamente più “forte” e immediato lo
fornisce comunque il capitolo “United States Interstellar Force” che narra
dell’incontro con la carcassa di un antico satellite artificiale americano uscito
dall’orbita terrestre e finito nello spazio. Esaminando il satellite gli astronauti
9
scoprono che esso era stato costruito dagli “atlantidi” che volevano servirsene
per lanciare sulla terra armi biologiche e atomiche. La visita della nave offre
anche l’occasione di mostrare la degenerazione morale e umana degli antichi
Atlantidi. Bisogna dire che nonostante la pesante carica ideologica, si tratta di
una descrizione assai divertente, dal momento che viene svolta dal punto di
vista degli uomini del futuro per i quali le cose che vedono sono incomprensibili
ed esotiche, anche se essi indovinano il loro significato negativo:
Attraversammo, poi, una specie di magazzino traboccante di bombole in acciaio […].
Esso terminava con una porta più grande delle altre. Il primo della squadra spolverò con il
guanto la bianca brina dalla scritta sopra la porta e apparvero le seguenti lettere:
WELCOME, BOYS, IN THE AMERICAN UNIVERSE!
Grotrian spinse la porta e ci bloccò sulla soglia, sbarrandoci la strada. Sbirciai dentro al di
sopra delle sue spalle. Due fasci di luce delle nostre lampade illuminarono una stanza piena di
allestimenti che mi sembrarono delle gabbie ma che in realtà erano dei letti a castello. Proprio
davanti alle scarpe di metallo argentato di Grotrian c’era per terra qualcosa che sembrava un
sacco di tela verdastra, vuoto. Da una parte il sacco si divideva in due, invece la parte più
vicina ai piedi dell’astrogatore terminava con una prominenza sferica. Trasalii.
Era un uomo.
Giaceva supino, con le gambe piegate, le mani schiacciate sotto il torso. La sua faccia
era coperta da un elmo di pelle. Era morto molti secoli prima. C’era da aspettarsi una scoperta
del genere. Era stato lui a spaventare tanto Grotrian? L’astrogatore fissava non il cadavere ma
la parete di fronte. Lo guardava da lì una donna nuda. Stava seduta sul dorso di una tartaruga
gigante, con le gambe accavallate. Sorridente, si toccava il seno con un fiore tenuto in mano.
Ai piedi aveva delle scarpine con un tacco a forma di becco appuntito. Le unghie delle dita
erano insanguinate. Rosse erano anche le labbra socchiuse in un sorriso, che lasciavano
intravedere dei denti bianchissimi. In quel sorriso c’era qualcosa di indicibilmente
ripugnante.[…] (p.321-322)
Tutti questi procedimenti non potevano, ahimé, trasformare un romanzo
fantascientifico in un romanzo realista. Anche se Lem ha cercato di difendersi
dalle critiche, in un articolo molto propriamente intitolato L’Imperialismo su
Marte, argomentando:
la letteratura fantascientifica è di fatto una particolare corrente del realismo […] contro le
intenzioni dei suoi creatori dà testimonianza della sua epoca ed esprime contenuti molto reali
9
la critica di allora ha trovato molto da ridire sui suoi primi libri. Ne Il pianeta
morto i dubbi più grandi li ha destati la visione del comunista del futuro:
Nel libro di Lem gli scienziati, i migliori rappresentanti della società comunista – non
sanno quasi niente dei tempi delle lotte precedenti la loro magnifica epoca. I nostri tempi
9
“ ycie Literackie” 1953 nr 46.
10
vengono definiti come “disordine”, “confusione” che fortunatamente sono state superate. Per gli
scienziati rimane valida una sola tradizione: la tradizione degli scienziati di tutte le epoche, da
Euclide ad Einstein. Dei grandi militanti della nostra epoca non parlano mai. Perciò non
convincono e distruggono la finzione tanto attentamente costruita non solo nei momenti in cui si
danno del “Lei”….
10
Questo leggiamo in una delle recensioni, mentre in un'altra il critico
rimprovera così lo scrittore:
Vorrei essere ben capito: non esigo dallo scrittore di pianificare l’organizzazione della
società del futuro, ma ho il diritto di aspettarmi che, conoscendo i tratti dell’uomo del
socialismo, lo scrittore descriva meglio l’uomo dell’epoca comunista […]. [Il pianeta morto] è in
realtà un racconto sull’astronautica, non sugli astronauti. L’autore cerca di salvare la situazione,
facendo raccontare ai suoi protagonisti i ricordi dalla loro vita, ma sono storie convenzionali che
potrebbero essere applicate agli uomini di molte epoche” .
11
Puntigliosi critici si sono accaniti perfino contro singole frasi del romanzo,
scandalizzandosi ad esempio dell’espressione “Bestemmiavo e pregavo perché
morisse, pregavo tutto il tempo”12.
Paradossalmente, critiche ancora più aspre sono toccate a La nebulosa di
Magellano, nonostante in realtà il romanzo fosse molto più carico
ideologicamente; lo stesso Lem l’ha definito più tardi “un estratto dei tempi del
socialismo”. Un critico inferocito elencava spietatamente tutti i difetti del
romanzo, ricordando che:
Il romanzo fantascientifico che fa vedere la vita nella società comunista dovrebbe
sottolineare in modo convincente il significato fondamentale della metodologia marxista per lo
sviluppo delle scienze naturali, in contrapposizione all’influsso rallentatore della metodologia
idealista; dovrebbe anche mettere in rilievo il ruolo della scienza nella vita di ogni singolo
membro della società comunista e far vedere qual’è la funzione della scienza in un sistema
politico che vuole dominare la natura per il bene di tutta l’umanità, a differenza della brutale
meccanizzazione della vita umana e dell’uso delle macchine come strumenti di oppressione e
di violenza, così caratteristiche per tutti i progetti scientifici del sistema capitalista.
Inutile dire che niente di tutto ciò il critico trova ne La nebulosa, mentre
non ha problemi a individuare diverse pecche borghesi del romanzo. Lo
disgusta particolarmente il modo di presentare i rapporti tra i sessi e il problema
dell’amore:
Tutto il paragrafo sull’amore è un esempio di analisi dei sentimenti tipicamente borghese
mista a erotismo morboso.
[…] A ogni passo incontriamo nel romanzo delle donne misteriose,
Z.Wo nicka, “Nowa Kultura” 1951, nr 14.
L.Grzeniewski, , “Nowa Kultura” 1951, nr 14
12
ivi
10
11
11
innaturali. Tutto ciò difficilmente può corrispondere alla sana atmosfera in cui vive la gente
dell’epoca del “comunismo superiore”
Tra molte altre cose sospette il critico storce il naso sulla
funzione dello sport nella vita della gioventù presentata in modo tipicamente americano
13
.
Insomma, nonostanti tutti i suoi sforzi eroici Lem non era riuscito a
soddisfare le esigenze dei critici ortodossi del realismo socialista. Ma almeno
era riuscito a pubblicare i suoi romanzi, a farli accettare dalla censura ed era
questo – come confessa lo stesso scrittore nell’’intervista fiume concessa a
Tomasz Fiałkowski14 – che allora gli importava di più.
Più tardi Lem era diventato molto critico nei confronti dei suoi primi libri,
dichiarandoli “privi di ogni valore” e si era opposto alla loro ristampa. L’ultima
edizione polacca del Pianeta morto risale infatti al 197215 mentre quella della
Nebulosa di Magellano al 197016. Il pianeta morto era stato tradotto, come è
stato già detto, anche in diverse lingue occidentali (non in inglese, però), invece
le traduzioni della Nebulosa si limitano alle lingue dei paesi dell’Est, ungherese,
ceco, bulgaro e ,ovviamente, russo. Vale la pena di accennare che in Unione
Sovietica il romanzo ha avuto una ristampa ancora nel 1987 e che inoltre ha
anch’esso ispirato una produzione cinematografica: un film ceco del 1963,
Ikarie XB 1, (distribuito nel 1964 anche negli Stati Uniti con il titolo Voyage to
the end of the Universe) che per molti fan della fantascienza è ancora oggi un
cult-movie, anche se sono in pochissimi a conoscerne la fonte d’ispirazione
(infatti la trama era stata per così dire “rubata” e nei titoli dei film non appare
nessun accenno al romanzo di Lem).
L’autore ha dunque condannato i suoi primi romanzi ad essere seppelliti e
dimenticati. Forse è un peccato. Nonostante tutti i loro difetti – e ce ne sono
diversi – ancora oggi essi si possono leggere con un certo piacere come dei
romanzi d’avventura assai avvincenti, il che non si può certo dire della maggior
parte della produzione letteraria polacca di quell’epoca. Lo strato ideologico,
visto a distanza di molti anni, costituisce un elemento esotico e divertente e
permette di capire meglio il contesto storico in cui sono stati scritti ed i
I.Złotowski, recensione editoriale, cit. da: http://www.lem.pl/polish/dziela/oblok/oblok/oblok.htm, data
di accesso: 27.11.2007
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Świat na krawędzi. Ze Stanisławem Lemem rozmawia Tomasz Fiałkowski, WL, Cracovia 2006.
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In tutto otto edizioni: 1951, 1952, 1953, 1955, 1957, 1967, 1970 e 1972 (quest’ultima come parte della
collana “opere scelte”).
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In tutto sei edizioni: 1955, 1956, 1959, 1963, 1967, 1970 (quest’ultima come parte della collana “opere
scelte”).
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meccanismi di pressione del realismo socialista. Inoltre, sia nel Pianeta morto
che nella Nebulosa di Magellano si preannunciano già i motivi principali della
successiva narrativa di Lem, come ad esempio il tema della comunicazione e
della cognizione. Sarebbe perciò da augurarsi che si trovasse da qualche parte
un editore che si decidesse a far conoscere La nebulosa di Magellano anche al
pubblico occidentale e che riuscisse a convincere gli eredi di Lem ad
acconsentire a tale pubblicazione.
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