staIM 1
PaesaggI e InseDIaMentI rUralI
In ItalIa MerIDIonale
Fra tarDoantICo e altoMeDIoevo
atti del Primo seminario sul tardoantico e l’altomedioevo
in Italia Meridionale
(Foggia 12-14 febbraio 2004)
a cura di
giuliano volpe e Maria turchiano
Bari 2005
Sommario
Introduzione. Documenti per la storia e l’archeologia dell’Italia meridionale
tardoantica e altomedievale
di Giuliano Volpe
I paesaggi rurali del Meridione tardoantico: bilancio consuntivo e preventivo
di Domenico Vera
Paesaggi ed insediamenti rurali dell’abruzzo adriatico fra tardoantico ed
altomedioevo
di Andrea R. Staffa
le analisi al radiocarbonio e la fine della villa di s. giovanni di ruoti
di Alastair M. Small
Il paesaggio rurale dell’alto Bradano fra Iv e v secolo d.C.
di Helena Fracchia
a sealed late 2nd c. a.D. pottery deposit from inland Basilicata
by Helena Fracchia and John W. Hayes
Ager Venusinus. ville e villaggi: il paesaggio rurale in età tardoantica
di Maria Luisa Marchi
la valle del Basentello e l’insediamento rurale di vagnari in età tardoantica
di Pasquale Favia, Roberta Giuliani, Alastair M. Small e Carola Small
Il ‘Progetto valle dell’ofanto’: primi dati sulla tarda antichità e l’altomedioevo
di Roberto Goffredo e Giuliano Volpe
Paesaggi e insediamenti rurali nel comprensorio del Celone fra tardoantico e
altomedioevo
di Angelo Valentino Romano e Giuliano Volpe
con una appendice di Mariagrazia De Fino
Faragola (ascoli satriano). Una residenza aristocratica tardoantica e un
‘villaggio’ altomedievale nella valle del Carapelle: primi dati
di Giuliano Volpe, Giuliano De Felice e Maria Turchiano
Paesaggi e insediamenti rurali dell’Apulia tardoantica e altomedievale
di Giuliano Volpe
Paleobiologia di un campione scheletrico tardoantico proveniente dal
complesso paleocristiano di san giusto (lucera, v-vII secolo d.C.)
di Sandro Sublimi Saponetti, Patrizia Emanuel e Vito Scattarella
Indagine archeomagnetica sulle fornaci rinvenute negli scavi di vagnari e
Faragola
di Evdokia Tema e Roberto Lanza
Inquilini e un modello di organizzazione del lavoro in una proprietà imperiale
della Puglia romana
di Pasquale Rosafio
toponimi e insediamenti di epoca longobarda in Capitanata
di Vittorio Russi
Paesaggi e insediamenti rurali in Puglia nell’altomedioevo: il caso di seppannibale presso Fasano (Br)
di Gioia Bertelli, Giorgia Lepore e Loredana Francesca Tedeschi
architetture rurali altomedievali nel territorio della Puglia centrale: persistenze
e nuove proposte di indagini
di Pina Belli D’Elia
la chiesa di s. Felice nel casale di Balsignano: indagini stratigrafiche sugli
elevati
di Maurizio Triggiani
11
23
39
127
133
145
173
193
223
241
265
299
315
329
337
349
361
377
387
5
Sommario
la ricerca archeologica nell’ager Brundisinus: lo scavo della villa di giancola
di Assunta Cocchiaro, Paola Palazzo, Caterina Annese, Giacomo Disantarosa
e Danilo Leone
Paesaggi tardoantichi di Brindisi
di Maria Aprosio
Insediamenti tardoantichi nel territorio di taranto: le problematiche attuali
e lo stato della ricerca
di Silvia De Vitis
Paesaggi ed economia nel Samnium tardoantico ed altomedievale
di Italo M. Iasiello
Forme dell’evergetismo tardoantico: un patrono di eclano (CIL IX, 1128 = ILS
5506)
di Fabio Caruso
Una chiesa rurale e alcuni insediamenti a carattere religioso di epoca tardoantica e altomedievale nel territorio del Matese Casertano
di Floriana Miele
Il sito di via lepanto a Pompei: brevi note sul tardoantico in area vesuviana
di Ernesto De Carolis e Gianluca Soricelli
con una appendice di Celestino Grifa, Alessio Langella e Vincenzo Morra
la Campania del Iv secolo: un esempio di ‘sistema agrario tardoantico’
di Eliodoro Savino
Indicatori archeologici della produzione e diffusione del vino della Baia di
napoli in età altomedievale
di Gianfranco De Rossi
Il castello, la curtis e il santuario: trasformazioni del paesaggio e dinamiche del
potere tra tarda antichità e altomedioevo nel territorio di olevano sul tusciano
di Alessandro Di Muro
Il rapporto tra città e campagna in Calabria tra v e vII secolo: le nuove indagini
archeologiche a Scolacium e nel suo territorio
di Chiara Raimondo
Paesaggi della Calabria tardoantica e medievale: fonti scritte e documentazione
archeologica
di Giuseppe Roma
le villae-praetoria: i casi di san giovanni di ruoti e di Quote san Francesco
di Carla Sfameni
segesta. I villaggi di età imperiale
di Franco Cambi
l’insediamento rurale nella valle del Platani tra tardoantico e altomedioevo
di Maria Serena Rizzo
Dinamiche insediative tra tardoantico e altomedioevo in sicilia. Il caso di
Milocca
di Lucia Arcifa e Francesco Tomasello
villaggi rurali e fattorie fortificate degli Iblei. Un modello siciliano tardoantico
di Giovanni Di Stefano
Il cursus publicus nella Sardinia tardoantica: l’esempio di Muru de Bangius
di Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca
Proprietà imperiali e diocesi rurali paleocristiane dell’Italia tardoantica
di Mariagrazia De Fino
tra oriente e occidente: la gestione del patrimonium Petri in Italia meridionale
di Roberta Mazza
Considerazioni conclusive
di Francesco Grelle
6
405
443
455
463
477
487
513
533
541
551
567
585
609
623
641
649
667
675
691
703
715
SSEMINARI
EMINARI SSUL
UL T
A
RDOANTICO E LL’AL
’’ALTOMEDIOEV
ALT
OMEDIOEVO
TARDOANTICO
ARDOANTICO
TOMEDIOEVO
IIN
N IIT
TA
LIA M
ERIDIONALE
ITALIA
ALIA
MERIDIONALE
Facoltà di Lettere e Filosofia
DIPARTIMENTO DI SCIENZE UMANE
in collaborazione con
École Française de Rome
Laboratorio di Archeologia
con il patrocinio e il contributo di
Provincia di Foggia e Comune di Foggia
con il patrocinio di
Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Puglia
Agenzia per il Patrimonio
Culturale EuroMediterraneo
Comuni di
Ascoli Satriano e Canosa di Puglia
Programma del Seminario
Giovedì 12 febbraio
15,00 Saluti
Antonio Muscio Rettore dell’Università di Foggia
Michel Gras Direttore dell’École Française de Rome
Carmine Stallone Presidente della Provincia di Foggia
Paolo Agostinacchio Sindaco di Foggia
Giuseppe Andreassi Soprint. per i Beni Archeologici della Puglia
Franca Pinto Minerva Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia,
Università di Foggia
Isabella Loiodice Direttore del Dipartimento di Scienze Umane,
Università di Foggia
16,00 Giuliano Volpe Università di Foggia
Ghislaine Noyé École des Chartes-Paris
Presentazione del Seminario
Presiede Maria José Strazzulla Università di Foggia
16,15 Domenico Vera Università di Parma
I paesaggi rurali tardoantichi: un bilancio storiografico
Presiede Vincenza Morizio Università di Foggia
Calabria
18,30 Ghislaine Noyé École des Chartes-Paris
Le campagne della Calabria bizantina
18,50 Chiara Raimondo Università della Calabria,
Roberto Spadea Soprint. per i Beni Archeologici della Calabria
Il rapporto fra città e campagna in Calabria tra V e VII secolo: le
nuove indagini archeologiche a Scolacium e nel suo territorio
19,10 Giuseppe Roma Università della Calabria
Insediamenti rurali della Calabria settentrionale tra Tardoantico e
Altomedioevo
19,30 Discussione
Venerdì 13 febbraio
Presiede Daniele Manacorda Università di Siena
Puglia
17,20 Alastair Small University of Edinburgh
Analisi al radiocarbonio e la fine della villa di San Giovanni di Ruoti
17,40 Helena Fracchia University of Alberta
Il comprensorio alto bradanico nel IV-V sec. d.C.
18,00 Maria Luisa Marchi Università di Foggia
Ville e villaggi: il paesaggio rurale del comprensorio venosino in
età tardoantica
9,00 Elena Antonacci Museo Civico di Foggia
Il territorio di Teanum Apulum e le trasformazioni del paesaggio
in età tardoantica
9,20 Roberto Goffredo, A.Valentino Romano, Giuliano Volpe
Università di Foggia
Il progetto ‘Valle del Celone’, ‘Valle dell’Ofanto’
9,40 Giuliano De Felice, Maria Turchiano, Giuliano Volpe
Università di Foggia
La villa tardoantica di Faragola - Ascoli Satriano
10,00 Giuliano Volpe Università Foggia
Paesaggi e insediamenti rurali dell’Apulia tardoantica e altomedievale
10,20 Sandro Sublimi Saponetti, Patrizia Emanuel, Vito Scattarella
Università di Bari
Paleobiologia di un campione scheletrico tardoantico proveniente
dal complesso paleocristiano di San Giusto - Lucera
10,40 Pasquale Favia, Roberta Giuliani Università di Foggia
Alastair Small, Carola Small University of Edimburgh
L’insediamento rurale di Vagnari e la valle del Basentello in età
tardoantica
18,20 Pausa
11,00 Pausa
Abruzzo-Molise
16,40 Andrea Staffa Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo
Paesaggi e insediamenti rurali dell’Abruzzo adriatico tra Tardoantico
e Altomedievo
17,00 Valeria Ceglia Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise,
Andrea Staffa Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo
Le necropoli altomedievali di Campochiaro: una testimonianza sul
riassetto del popolamento in Molise tra VI e VIII secolo
Basilicata
7
Programma del Seminario
Presiede Marina Silvestrini Università di Bari
11,20 Evdokia Tema, Roberto Lanza Università di Torino
Indagine archeomagnetica sulle fornaci rinvenute negli insediamenti
rurali di Vagnari e Ascoli Satriano
11,35 Vittorio Russi San Severo
Toponimi e insediamenti di origine longobarda in Capitanata
11,50 Gioia Bertelli, Giorgia Lepore, Loredana Tedeschi Università di Bari
Insediamenti rurali in età altomedievale in territorio di FasanoBrindisi: Seppannibale e Lamalunga
12,10 Pina Belli D’Elia Università di Bari
Architetture rurali altomedievali nel territorio della Puglia centrale:
persistenze e nuove proposte di indagine
12,30 Maurizio Triggiani Università di Bari
Architetture rurali nel territorio a nord di Bari: persistenze
altomedievali. Il caso di Balsignano
12,50 Assunta Cocchiaro Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Puglia, Paola Palazzo Università della Tuscia
La ricerca archeologica nell’ager Brundisinus: lo scavo della villa di
Giancola
13,10 Maria Aprosio Università di Siena
Paesaggi tardoantichi di Brindisi
13,30-15,00 Pausa
Presiede Giorgio Otranto Università di Bari
15,00 Paul Arthur Università di Lecce
Salento - paesaggi tra Tardoantico e Altomedioevo
15,20 Silvia De Vitis Taranto
Insediamenti tardoantichi nel territorio di Taranto: le problematiche
attuali e lo stato della ricerca
Campania
15,40 Italo Iasiello Istituto Universitario Orientale di Napoli
Paesaggi ed economia nel Samnium tardoantico e altomedievale
16,00 Fabio Caruso Università di Bari
Forme dell’evergetismo tardoantico: un patrono di Eclano
16,20 Gianfranco De Rossi Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana
Indicatori archeologici della produzione e diffusione del vino della
Baia di Napoli in età altomedievale
16,40 Floriana Miele Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli
Una chiesa rurale tardoantica a Ciorlano nel quadro insediativo
dell’epoca nel territorio del Matese Casertano
17,00 Ernesto De Carolis Soprintendenza per i Beni Archeologici di
Pompei, Gianluca Soricelli Università di Napoli ‘Federico II’
Il sito di via Lepanto a Pompei: osservazioni sul Tardoantico in area
vesuviana
8
17,20 Alessandro Di Muro Università della Calabria
Dinamiche insediative nella Langobardia minor: il territorio di
Olevano sul Tusciano nell’alto medioevo alla luce delle recenti
indagini archeologiche
17,40 Eliodoro Savino Università di Napoli ‘Federico II’
La Campania del IV secolo: un esempio di ‘sistema rurale tardoantico’
18,00 Pausa
Presiede Gian Pietro Brogiolo Università di Padova
Proprietà e organizzazione del lavoro
18,10 Mariagrazia De Fino Università di Bari
Proprietà imperiali e diocesi rurali
18,30 Roberta Mazza Università di Bologna
Tra Oriente e Occidente: la gestione del patrimonium Petri in Italia
meridionale
18,50 Carla Sfameni Università di Messina
Le villae-praetoria: i casi di San Giovanni di Ruoti e di Quote San
Francesco
19,10 Pasquale Rosafio Università di Lecce
Inquilini e coloni nelle campagne pugliesi tra Principato e Tarda
Antichità
19,30 Discussione
Sabato 14 febbraio
Presiede Rosa Maria Carra Università di Palermo
Confronti con la Sicilia e la Sardegna
9,00 Franco Cambi Università di Siena
Sicilia tardoantica. L’orizzonte del villaggio fra Segesta e Lilibeo
9,20 Oscar Belvedere, Maria Serena Rizzo Università di Palermo
Il popolamento tra tardo antico e alto medioevo nella Sicilia centromeridionale
9,40 Francesco Tomasello, Lucia Arcifa Università di Catania
Dinamiche insediative tra Tardoantico e Altomedioevo in Sicilia: il
caso di Milocca
10,00 Giovanni Di Stefano Soprintendenza per i Beni Culturali di Ragusa
Villaggi rurali e fattorie fortificate negli Iblei. Un modello siciliano
tardoantico
10,20 Pier Giorgio Spanu, Raimondo Zucca Università di Sassari
Il cursus publicus nella Sardinia tardoantica: l’esempio del praetorium
di Muru de Bangius Marrubiu-Oristano
10,40 Pausa
11,00 Tavola Rotonda
coordinatore Francesco Grelle Università di Lecce
Introduzione
Documenti per la storia e l’archeologia
dell’Italia meridionale tardoantica e altomedievale
di Giuliano Volpe*
Introduction
Documents for the History and Archaeology of Late Antique and Early Medieval Southern Italy
In the last decade, thanks to the numerous archaeological surveys and systematic field researches carried out in some
areas of Southern Italy, more interesting data are available on Late Antiquity and Early Middle Ages.
The concepts of ‘crisis’ and ‘decadence’ are nowadays considered obsolete theories thanks to the most recent historical
approaches: the latest studies are concentrated on the peculiar characteristics of Late Antiquity and Early Middle Ages.
The urgent need of these researches is to determine the ‘Southern Italy specificity’ within the Italian and Mediterranean
context.
The meetings on Late Antique and Early Medieval Southern Italy represent an opportunity to develop a comparison among
the deep transformation experiences recorded between the IV and the X century in several areas of Southern Italy.
The topic chosen for the first meeting is ‘Landscapes and rural settlements in Southern Italy between Late Antiquity and
Early Middle Ages’ with particular attention to the rural settlement (i.e. farms, villas, vici) features and their organisation, the
christianisation phenomenon, the relationship between town and territory, the organization of agronomic, craft and
breeding production, the property structure and the working model, the building projects and, finally, the social and
economic systems.
Keywords: Southern Italy, Late Antiquity and Early Middle Ages, landscapes and rural settlements.
* Dipartimento di scienze
Umane, Università di Foggia;
g.volpe@unifg.it.
1
volpe 1996 e 1999.
2
si vedano in particolare
Ordona X e Ordona XI.
3
volpe 1994.
4
San Giusto; volpe 2001 e
2003; queste ricerche sono state
molto favorite e sostenute da
Marina Mazzei.
5
gli scavi sono condotti dalle Università di Foggia e di Bari, in stretta collaborazione con
la soprintendenza per i Beni
archeologici della Puglia, grazie all’impegno e alla disponibilità di Marisa Corrente: volpe et alii 2002 e 2003.
6
volpe, De Felice, turchiano 2004 e 2005; si veda il contributo su Faragola in questi
stessi atti.
7
si veda il contributo su vagnari di P. Favia, r. giuliani, a.
e C. small in questi stessi atti.
8
volpe, romano, goffredo
2005a e 2005b; si vedano i relativi contributi in questi stessi
atti.
9
si rinvia a Cracco ruggini
1993; Carandini 1993; schia-
1. Questo seminario, ideato con ghislaine noyé, costituisce una tappa di un
percorso di collaborazione tra l’Università di Foggia e l’École française de rome
ed è parte integrante, come si vedrà fra poco, di un ‘Progetto di rilevante interesse
nazionale’ (PrIn). le sue radici affondano nelle attività di ricerca e nel dibattito
sviluppatosi tra gli studiosi dell’età tardoantica e altomedievale almeno negli ultimi dieci-quindici anni.
Per quel che riguarda più specificamente il percorso di studio di chi scrive,
esso rappresenta uno degli esiti di oltre un decennio di attività svolta prima nel
Dipartimento di studi classici e cristiani dell’Università di Bari e poi, dal 2000,
nella neonata Università di Foggia. le ricerche, specificamente mirate all’approfondimento di tematiche del tardoantico in Apulia 1, hanno avuto avvio nel
1993 con gli scavi di Herdonia (1993-2000) 2, in collaborazione con il prof.
Joseph Mertens, cui va anche in questa occasione la mia profonda riconoscenza, e
dell’insediamento rurale di san giorgio nel brindisino (condotto nel 1993, in collaborazione con Daniele Manacorda, dalle Università di siena e di Bari) 3, e sono
poi proseguite con gli scavi di san giusto (1995-1999) 4, del complesso paleocristiano di san Pietro a Canosa (dal 2001) 5, della villa tardoantica di Faragola ad
ascoli satriano (dal 2003) 6, del villaggio industriale rurale di vagnari a gravina
con la direzione di alastair small (1996-2004) 7 e infine con i progetti di archeologia dei paesaggi ‘valle del Celone’ (dal 1998) e ‘valle dell’ofanto’ (dal 2003) 8.
2. Il notevole incremento qualitativo e quantitativo delle ricerche e l’articolata
complessità del dibattito sul tardoantico 9 hanno certamente rappresentato anche
per l’Italia meridionale, come per altre realtà mediterranee, la più rilevante novità
negli studi nei settori antichistico e medievistico degli ultimi decenni. In tale contesto, non c’è dubbio che un rinnovamento significativo del dibattito sul tardoan11
Giuliano Volpe
vone 1996 e 1998; giardina
1999a; Marcone 2001; si veda
infra il saggio introduttivo di
D. vera.
10
toynbee 1965.
11
si vedano i contributi di
g. Bandelli, e. gabba, F. grelle in Hannibal’ Legacy trenta
anni dopo, in Modalità insediative, 15-32.
12
lo Cascio 2001, 5.
13
ruggini 1961.
14
De robertis 1951.
15
sempre sulla Puglia si segnalano gli studi, anche se
orientati quasi esclusivamente
agli aspetti di storia, agiografia
e archeologia cristiana, nella
sezione Apuliae Res della rivista Vetera Christianorum, poi
raccolti nella serie Puglia paleocristiana e altomedievale IVI, Bari 1970-1991.
16
Carandini 1993.
17
schiavone 1996, 27; Id.
1998, 47.
18
Cfr. ad es. vera 1983,
1988, 1994, 1995, 1999, 2001.
19
vera, Markus, volpe
1995, 259.
20
si vedano ad esempio le
sintesi regionali di P. Peduto,
C. D’angela, g. volpe, r. spadea, F. Cuteri, rispettivamente
su Campania, Puglia e Calabria
in La storia dell’Alto Medioevo
italiano, 279-359. Un ritardo
degli studi sulle città altomedievali dell’Italia meridionale
emerge anche dal quadro offerto da Brogiolo, gelichi 1998.
sulle campagne cfr. ora volpe
2005.
21
La Calabre.
12
tico nel Mezzogiorno sia derivato, in primo luogo, da compiute indagini a scala
regionale, che hanno consentito di sgombrare il campo da atavici rigidi schemi
interpretativi preconcetti di ‘sviluppo/arretratezza’, troppo a lungo adottati come
‘filtro’ per la lettura dei fenomeni di continuità e discontinuità, crescita e destrutturazione dei vari ambiti regionali.
Infatti, qualsiasi discorso sull’età tardoantica e altomedievale nelle regioni
meridionali non può tuttora prescindere dal confronto con una tradizione letteraria
e storiografica quanto mai stratificata, associata alla ‘questione meridionale’, al
problema della ricerca delle radici ‘dell'arretratezza’ del Mezzogiorno, del 'ritardo'
del sud, che una lunga stagione di studi faceva risalire già alla fase post-annibalica, di cui il grande storico a. toynbee 10 sottolineava un ruolo fondamentale nel
determinare i caratteri successivi 11. nella visione di toynbee, come ha giustamente sottolineato e. lo Cascio, «radicalmente discontinuista e radicalmente continuista ad un tempo» 12, alla catastrofica frattura introdotta da questo evento traumatico nelle regioni dell’Italia meridionale, avrebbe fatto seguito una sostanziale
continuità nel segno di un sottosviluppo secolare, sino addirittura al secondo
dopoguerra.
Diversamente dall’Italia settentrionale, per la quale già agli inizi degli anni
sessanta si disponeva dell’ampia e articolata sintesi, condotta con metodo innovativo, di l. Cracco ruggini 13, per le regioni meridionali, se si escludono i pionieristici contributi di F.M. de robertis sulla Puglia 14, bisogna attendere tempi assai
recenti per assistere ad uno sviluppo delle ricerche sull’età tardoantica e altomedievale 15. Un merito particolare, in questo processo di rinnovamento degli studi, è
da attribuire alle ricerche archeologiche degli ultimi decenni e alle indagini storiche centrate su specifici territori nel ridimensionamento del valore epocale di
certe trasformazioni strutturali, che hanno suggerito una valutazione meno catastroficamente e strumentalmente negativa dei successivi sviluppi. non si tratta
ovviamente di proporre ireniche continuità o di negare ideologicamente «l’aspetto
dirompente e catastrofico» 16 del passaggio dall’antichità all’altomedioevo, ma
piuttosto di evitare «schemi semplicistici o teleologici nel pieno riconoscimento
della sua autonomia» 17. soprattutto è stata messa in discussione, come ha sottolineato in più sedi D. vera 18, la tendenza all’equiparazione tra esiti e processi secolari, abbandonando «l’antico atteggiamento del medico al capezzale di un malato
terminale» 19 e in particolare evitando la lettura di fenomeni di crisi, trasformazioni, abbandoni, sviluppi, successi e insuccessi in tutti i territori meridionali dell’Italia tardoantica e nei singoli comparti territoriali delle varie regioni, come se si
trattasse di un qualcosa di unitario e di indistinto.
lo sviluppo recente delle conoscenze dell'Italia meridionale in età tardoantica
e (in misura minore) anche in età altomedievale 20 ha indubbiamente risentito, in
alcuni casi, della feconda convergenza interdisciplinare tra le varie scienze storiche con l’uso integrato di fonti archeologiche, giuridiche, letterarie, epigrafiche.
ne è un mirabile esempio la collana Munera diretta dall’amico Domenico vera,
che ha anche accolto alcune sintesi regionali.
Un riferimento obbligato per questa nuova serie di seminari è costituito dalla
tavola rotonda tenuta a roma nel 1989 (i cui atti sono apparsi nel 1991) 21, organizzata dalla soprintendenza archeologica della Calabria e dall’École française
de rome, in cui al caso specifico della Calabria fra tardoantico e altomedioevo si
Introduzione. Documenti per la storia e l’archeologia dell’Italia meridionale tardoantica e altomedievale
affiancavano vari contributi sulle altre regioni meridionali, di fatto anticipando il
senso e lo spirito di questa iniziativa.
nel 1998 si sono tenuti due importanti convegni internazionali che costituiscono il segnale tangibile della metamorfosi avvenuta negli studi degli ultimi decenni, anche in Italia meridionale: mi riferisco al 38° Convegno di studi sulla storia e
l'archeologia della Magna grecia di taranto dedicato a L'Italia meridionale in
età tardoantica 22 e al convegno di napoli su Modalità insediative e strutture
agrarie nell'Italia meridionale in età romana 23. In particolare il convegno tarantino, che ha avuto il merito di inserire i temi della tarda antichità e dell’altomedioevo nella prestigiosa e ormai quarantennale tradizione dei convegni magnogreci, ha assunto quasi un valore simbolico, in un territorio, l'Italia meridionale, nel
quale a lungo ha prevalso nell’attività di ricerca ed anche in quella di tutela un'attenzione quasi esclusiva agli insediamenti italioti e indigeni, e in generale all'età
greca e, al massimo, alla prima età romana.
22
L’Italia meridionale.
Modalità insediative.
24
giardina 1999a.
23
3. Il processo che porta ai seminari foggiani ha poi conosciuto una nuova
tappa nel novembre 1999, ancora una volta nella sede dell’École a roma, in occasione di un seminario dedicato al tema delle Importazioni in Calabria e Puglia tra
Tarda Antichità e Alto Medioevo. Ha poi fatto seguito una tavola rotonda organizzata quasi esattamente tre anni fa a Bari, il 15 febbraio 2001, in occasione della
pubblicazione degli atti del Convegno di taranto, con la partecipazione di r.M.
Carra, a. giardina, F. grelle, g. otranto, D. vera. Come si vede quindi c’è stato
un gran fermento di iniziative e di progetti, quasi una spia di quella ‘esplosione di
tardoantico’ (e aggiungerei, di ‘altomedioevo’) anche in Italia meridionale, per
citare, ormai è quasi d’obbligo, il famoso, provocatorio e salutare articolo di a.
giardina 24. È per noi motivo di grande soddisfazione che quasi tutti i protagonisti
di questa fervida stagione di ricerche e di convegni siano presenti a questo nostro
appuntamento foggiano, che vuole essere soprattutto la prima tappa di un nuovo
percorso.
nel 2000 è nata, infatti, la Facoltà di lettere della neonata Università di Foggia, nella quale fin da subito si è voluto attribuire uno spazio di ricerca specifico
alle tematiche del tardoantico e dell’altomedioevo. lo dimostra, tra l’altro il
PrIn 2002 – Progetto di ricerca scientifica di rilevante Interesse nazionale,
Paesaggi urbani e rurali in Puglia e Basilicata dall’età del Principato alla Tarda
Antichità: ambienti e insediamenti, strutture produttive e dinamiche commerciali,
forme istituzionali e sociali (di cui questo seminario costituisce uno degli esiti),
che vede l’Università di Foggia come coordinatore nazionale, e l’impegno di sette
unità di ricerca locali composte da storici, archeologi, archeometristi e guidate da:
Marcello Ciminale (Università di Bari), liliana giardino (Università di lecce),
Francesco grelle (Università di lecce), Maurizio gualtieri (Università di Perugia), Marina silvestrini (Università di Bari), Domenico vera (Università di
Parma) e giuliano volpe (Università di Foggia). In ideale continuità con questa
ricerca si collega ora il PrIn 2004, che vede nuovamente il coordinamento nazionale dell’Università di Foggia e che si concentra su tematiche specifiche del tardoantico, che proprio nel seminario sono state ampiamente trattate: Transumanza, grande allevamento, agricoltura e strutture territoriali nell'Italia meridionale
tardoantica: analisi integrate di storia, archeologia, archeometria e geofisica,
13
Giuliano Volpe
25
small, Freed 1986. si veda il contributo di a. small in
questo stesso volume, con altra
bibliografia.
14
con cinque unità di ricerca locali, dirette da Marcello Ciminale (Università di
Bari), Francesco grelle (Università di lecce), Marina silvestrini (Università di
Bari), Domenico vera (Università di Parma) e giuliano volpe (Università di Foggia).
sulla scia delle esperienze che ho voluto riassumere si è deciso di individuare
una sede di dibattito e di periodici incontri sul tardoantico e l’altomedioevo in
Italia meridionale, sul modello dei seminari sul ‘tardoantico e l’altomedioevo in
Italia settentrionale’ giunti al decimo appuntamento e incentrati su tematiche fondamentali come le campagne, la fine delle ville, le fortificazioni, i territori di frontiera, l’edilizia, le ceramiche, le sepolture, gli edifici di culto rurali, sempre prontamente pubblicati prima in Archeologia Medievale, poi nella collana Biblioteca
di Archeologia Medievale e infine nella collana Documenti di Archeologia diretta
da gian Pietro Brogiolo e sauro gelichi, entrambi presenti a Foggia anche per
testimoniare l’ideale legame tra queste nostre iniziative di ricerca. anche nella
tempestività dell’edizione degli atti, nella nuova collana di archeologia dell’Università di Foggia, Insulae Diomedeae, vorremmo tentare di ispirarci all’esperienza dei seminari sull’Italia settentrionale.
Questa nostra serie di seminari si propone di avviare un confronto sulle
profonde trasformazioni che si verificarono nella fase compresa tra l’età tardoantica e l’altomedioevo (Iv-X secolo) nei vari comparti dell’Italia meridionale.
Come argomento del I incontro si è scelto quello relativo a ‘Paesaggi e insediamenti rurali in Italia meridionale tra tardoantico e altomedioevo’ con particolare
riferimento ai caratteri delle strutture insediative rurali (fattorie, ville, vici), alle
forme e alla modalità di occupazione, al fenomeno della cristianizzazione, al rapporto tra città e territorio, all’organizzazione della produzione agraria e artigianale, agli assetti della proprietà e alle forme del lavoro, alle tipologie edilizie e alle
tecniche costruttive e, in generale, al complesso sistema economico e sociale.
alcune delle principali novità degli ultimi anni sono derivate, infatti, dagli
studi sui paesaggi agrari e, in particolare, dalle indagini sistematiche in alcuni
specifici contesti territoriali. le indagini sul campo hanno evidenziato alcuni
fenomeni, come la formazione tra III-Iv e v secolo di un ‘sistema agrario tardoantico’, che tra vI e vII secolo andò definitivamente in crisi, parallelamente
all’emergere di nuove forme di insediamento e di organizzazione economica. In
numerosi territori meridionali si è registrato un diffuso abbandono dei siti in questa fase e non c’è dubbio che gli elementi di discontinuità appaiano prevalenti
rispetto a quelli di continuità, sebbene l’ancora scarsa conoscenza di alcuni
importanti indicatori, quali le ceramiche altomedievali, impongano cautela nel
proporre generiche e pericolose schematizzazioni.
Incomparabilmente più ricca rispetto ad alcuni anni fa, sotto il profilo tanto
quantitativo che qualitativo, è oggi la documentazione su cui tentare di costruire
quadri storici più affidabili. ad esempio, per quel che riguarda gli scavi, dopo il
caso quasi isolato di s. giovanni di ruoti (che emblematicamente è l'unico scavo
dell’Italia meridionale presente in Società romana e Impero tardoantico del
1986) 25, una serie di grandi scavi recenti, urbani e rurali, mette a disposizione
stratigrafie affidabili ed una significativa documentazione materiale: ricordo ad
esempio, tra gli altri, Carminiello ai Mannesi, otranto, vaste, Centoporte, lecce,
Metaponto, Grumentum, venosa, egnazia, le ville di Masseria Ciccotti e san
Introduzione. Documenti per la storia e l’archeologia dell’Italia meridionale tardoantica e altomedievale
26
si vedano ad esempio le
considerazioni in Cantino Wataghin 1992, Fiocchi nicolai
1994; Cantino Wataghin et alii
1996; Pergola 1997 e 2003;
augenti 2003, 513.
27
Parrocchia rurale, in part.
634-638 (interventi di Ph. Pergola, J. guyon, g. volpe).
28
giardina 1999b.
29
sulle ‘due Italie’ cfr. già
giardina 1986.
gilio, san giacomo degli schiavoni, s. vincenzo al volturno, sibari, e mi permetto di inserire nella lista anche san giusto, Herdonia, Canosa, vagnari e la villa
di Faragola. alcuni progetti di ricognizione sistematica stanno poi accrescendo
notevolmente le conoscenze dei paesaggi rurali tardoantichi: ad esempio le ricerche nel territorio del Monte Massico e del bacino del garigliano, nel territorio di
Buxentum, Brundisium, Venusia ed oria, in alcune valli fluviali come quelle del
Biferno, del Bradano, del Basentello, del Celone e dell’ofanto.
Un progresso non meno rilevante ha riguardato lo stesso statuto teorico delle
nostre discipline, con il superamento di antichi steccati, particolarmente forti proprio tra gli studiosi del tardoantico e dell’altomedioevo, spesso legati più a logiche accademiche che a principi epistemologici, che hanno provocato dannose
separazioni di ambiti disciplinari e indotto letture distorte, proprio perché non
contestualizzate, di fenomeni storici importanti. nella realtà della ricerca è stata
infatti del tutto abbandonata, anche in Italia meridionale, sia l’idea, per la verità
risalente ad una fase ormai lontana, di una sorta di isolamento degli edifici di
culto e dei cimiteri dal contesto storico e insediativo, urbano e rurale, sia la persistente sottovalutazione del ruolo morfogenetico che proprio gli edifici di culto
hanno svolto nella riorganizzazione degli spazi urbani e rurali 26. Mi limito a ricordare a tale proposito gli atti della giornata di studi sul tema Alle origini della parrocchia rurale tenuta a roma nel 1998 27.
Ciò nonostante, molte restano le lacune e notevoli i problemi non risolti (e tralascio le lamentele per i ritardi, gli scavi rimasti inediti, il difficile accesso alla
documentazione e ai materiali, l’ancora limitata diffusione dei metodi dello scavo
stratigrafico, della ricognizione sistematica, dell’archeologia urbana, ecc.). limitandomi ad elencarne alcuni, solo a livello esemplificativo, potrei indicare il livello non comparabile di conoscenze complessive relative ai diversi territori meridionali: se infatti conosciamo abbastanza bene la situazione di alcune zone della
Puglia, della Basilicata e della Calabria, più ridotti sono i dati sulla Campania; ma
se scendiamo nel dettaglio territoriale, scopriamo, ad esempio in Puglia, l’esistenza di zone grigie, come quella relativa alla parte centrale della regione. In tal
senso il pur denso programma del seminario registra il diverso stato degli studi
nelle varie realtà regionali.
Il riferimento ai territori regionali e quindi agli spazi interessati dalla nostra
analisi ci porta a prendere in esame un problema fondamentale, posto da a. giardina nelle sue belle conclusioni del Convegno di taranto, e cioè il problema della
specificità (o meno) dell’Italia meridionale e quindi dell’opportunità di indagare
questo territorio e la sua organizzazione in un determinata fase della sua storia,
che con varie accezioni e sfumature definiamo tardoantica ed altomedievale 28.
Personalmente condivido in pieno la necessità di non cadere nella ‘trappola’
della questione meridionale e quindi di non proiettare lo schema delle ‘due Italie’,
caro ad un grande meridionalista come giustino Fortunato, su quello tardoantico
dell’Italia annonaria e di quella suburbicaria 29, anche prescindendo dalla constatazione della profonda diversità nell’articolazione geografica di queste entità in età
tardoantica e in età moderna e contemporanea. Come ha scritto giardina, riflettendo sul concetto di Italia meridionale applicato all’età tardoantica, che potrebbe
essere inteso in senso ‘debole’ o in senso ‘forte’, «la formula delle due Italie è
quella che a prima vista, sembrerebbe più di ogni altra giustificare l’uso in senso
15
Giuliano Volpe
30
giardina 1999b, 612-613.
Ivi, 614.
32
Ivi, 615-616.
33
si vedano le osservazioni
di salvemini 2002.
34
Ivi, 22.
35
giardina 1999a.
31
16
‘forte’ del concetto di Meridione tardoantico» 30. Ma nonostante anche sotto il profilo terminologico l’assetto amministrativo tardoantico sembrerebbe ben adattarsi
a tale dualità, opportunamente giardina ha sottolineato l’inadeguatezza di un’interpretazione delle vicende del distretto suburbicario alla luce del concetto di Italia meridionale, ricordando, sulla base di intuizioni di s. Mazzarino, che «laddove
i moderni attribuiscono rilievo dominante alla questione meridionale, gli antichi
vedevano emergere un problema appenninico» 31. non è un caso che anche la rappresentazione nelle carte geografiche antiche (si pensi alla Tabula Peutingeriana)
dell’Italia disegnata ‘sdraiata’, disposta cioè orizzontalmente su una neutrale linea
retta, in cui è enfatizzata la posizione di roma, sia l’esito di una percezione della
penisola assai poco gerarchica o ideologica da parte degli antichi 32.
sarebbe un errore peraltro considerare i territori meridionali dell’Italia tardoantica, e soprattutto di quella altomedievale, un qualcosa di unitario e indeterminato, un insieme amorfo, un ‘grande tutto’ privo di articolazioni significative.
Più che a ‘due Italie’ dovremmo quindi pensare a ‘molte Italie’: il grande sforzo
che la ricerca futura dovrà compiere consisterà nella valorizzazione di queste specificità, delle differenze e peculiarità, senza però perdere di vista l’obiettivo finale
di proporre sintesi complessive e tracciare modelli generali.
Questo tema ci porta inoltre a riflettere sul problema dello spazio, che è per
l’analisi storica di importanza pari a quello del tempo. sotto il profilo metodologico, la definizione di un taglio spaziale consiste in un’operazione squisitamente
interpretativa, capace anche di predeterminare i risultati di una ricerca, al pari
della periodizzazione. lo è forse ancor di più oggi, che localismi, regionalismi,
nazionalismi e globalizzazioni usano lo spazio per affermare vere o presunte
nuove identità. lo spazio da sottoporre ad indagine non rappresenta cioè una semplice cornice da scegliere per comodità espositiva, come dimostra la recente
riflessione sui problemi della storicizzazione del territorio, in particolare in relazione alle storie regionali (penso per esempio al progetto Imes-laterza) 33. nel
nostro seminario la scelta si è orientata su Puglia, Basilicata, Campania e Calabria
e su parte dell’abruzzo-Molise, con opportuni confronti con la sicilia e (in parte)
con la sardegna. Ma il problema ovviamente non è quello delle dimensioni più o
meno ampie del territorio da indagare. resta sul tappeto la domanda cui già prima
si faceva riferimento: ha senso parlare di Italia meridionale tardoantica e altomedievale? Personalmente sono convinto di sì, sia per alcuni indubbi elementi di
coerenza, sia e soprattutto se la consideriamo, in maniera consapevole, una cornice artificiosa, e per così dire ‘fantasmagorica’, secondo una felice formula recentemente proposta da B. salvemini 34. le profonde differenze riscontrabili tra le
varie zone non escludono infatti la possibilità di individuare alcuni caratteri generali, in modo da evitare il rischio dei mille particolarismi legati alla variabilità
delle situazioni locali.
altro tema forte è quello della periodizzazione 35, consistente non tanto nell’annosa definizione di un inizio e di una fine dell’età tardoantica e della fase altomedievale, quanto nell’individuazione di una più precisa articolazione cronologica interna, cogliendo tutti i possibili elementi di discontinuità nelle vicende urbane e rurali, nell’organizzazione produttiva, nella circolazione delle merci, nella
produzione artistica e artigianale, nella monetazione, ecc. resta peraltro ancora
aperto un problema per certi versi più grave e intrigante, che forse costituisce il
Introduzione. Documenti per la storia e l’archeologia dell’Italia meridionale tardoantica e altomedievale
maggiore impedimento per una piena comprensione dei vari fenomeni tardoantichi: l’ancora scarsa conoscenza dei processi e delle dinamiche verificatesi, tra
prima e media età imperiale, e soprattutto nel III secolo 36.
È, in conclusione, solo in questa dialettica tra la valorizzazione delle differenze spaziali e delle scansioni temporali e la ricerca di caratteri generali che sarà
possibile proporre un’immagine diversa dell’Italia meridionale, raccogliendo
ancora una volta 37 l’invito, anche per l’età tardoantica e altomedievale, formulato
dal sociologo Franco Cassano, profondo conoscitore dell’attuale Mezzogiorno, a
«non pensare più il sud o i sud come periferia sperduta e anonima dell’impero,
luoghi dove ancora non è successo niente e dove si replica tardi e male ciò che
celebra le sue prime altrove» 38.
36
l’analisi del III secolo è
ancora da approfondire; si veda
intanto il primo tentativo di
analisi della situazione delle
ville meridionali in Madsen
2003.
37
Cfr. volpe 1996, 365.
38
Cassano 1996, 5.
4. Inizialmente programmato per una sola giornata con l’apporto di una decina
di interventi, il seminario si è enormemente dilatato in corso d’opera per via del
gran numero di adesioni che sono pervenute da parte di tanti colleghi che hanno
manifestato la propria convinta intenzione di partecipare all’incontro. Il programma si è quindi dilatato nell’arco di tre giorni con circa quaranta interventi. Mi
sembra che tale successo di adesioni dimostri meglio di ogni discorso che il progetto ispiratore di questi seminari risponda ad un’esigenza reale, avvertita da tutti
gli studiosi delle tematiche sulle quali qui vorremmo confrontarci. l’appuntamento è infatti inteso come occasione per presentare e discutere sia sintesi di ricerche
in corso da tempo, sia, soprattutto, dati inediti e risultati delle nuove ricerche e
indagini in corso (relative anche a singoli insediamenti rurali) con una particolare
attenzione alle prospettive di carattere regionale, attraverso il coinvolgimento di
quanti operano sul territorio: Università, soprintendenze, Musei, Centri di ricerca
italiani e stranieri, ecc.
È per questo che pur essendosi di molto dilatato, abbiamo voluto conservare,
non solo nella dizione, ma nello spirito e negli obiettivi, il concetto di ‘seminario’
inteso come laboratorio, luogo di confronto e di dibattito realmente interdisciplinare tra specialisti dalla formazione e dalle competenze diversificate, nel tentativo
di un approccio globale alla storia tardoantica e altomedievale delle regioni meridionali. non abbiamo voluto quindi che il nostro fosse un convegno ‘accademico’
mascherato da seminario, anche se siamo consapevoli che i tempi a disposizione
per il dibattito sono stati molto (forse troppo) stretti: è per questo che abbiamo
voluto prevedere una tavola rotonda finale, di cui però non è stato possibile tenere
conto negli atti. C’è stata nella sua impostazione, peraltro estremamente libera e
flessibile, una sorta di voluta dicotomia: da un lato la necessità di meglio definire
aspetti concreti dell’insediamento rurale, della produzione e circolazione delle
merci, di precisare cronologie e tipologie, ecc., dall'altro l’opportunità di affrontare questioni metodologiche e storiografiche e di affinare l’interpretazione storica
disegnando i caratteri e le morfologie di un fenomeno. In realtà si tratta di un contrasto solo apparente, sia perché la quantità dei dati disponibili non è più affatto
esigua, sia perché non crediamo in una ricerca che si limiti all'accumulo dei dati
rinviando a domani e magari ad altri il compito di interpretarli. Pur nella consapevolezza dello stato ancora poco maturo del lavoro e addirittura della persistenza di
alcuni vuoti totali di conoscenze, e pur evitando fughe in avanti, è necessario definire procedure comuni, porre domande che possano indirizzare il nostro lavoro e
17
Giuliano Volpe
cominciare, quando è possibile, a formulare risposte. Mi sembra giunto cioè il
momento per indirizzare gli sforzi verso obiettivi comuni, coordinando le ricerche e, magari, creando, come ho avuto modo di sostenere anche in altre occasioni, un vero e proprio gruppo di lavoro per l’Italia meridionale.
I temi sul tappeto sono infatti tanti e potranno essere affrontati nelle prossime
edizioni: penso al tema della città altomedievale, in Italia meridionale ancora
poco approfondito, ai fenomeni di ruralizzazione, alla creazione e trasformazione
di una gerarchia insediativa, alla cristianizzazione delle città e delle campagne,
all’organizzazione paganica e vicana tra età romana e medievale, alle produzioni
artigianali urbane e rurali, alla circolazione monetale, al rapporto tra produzione
agricola e allevamento transumante, ecc.
5. Iniziative come questa sono possibili solo con l’apporto di molte istituzioni
e persone. vorrei qui ricordarle e ringraziarle senza alcuna retorica. Innanzitutto
ringrazio l’Università di Foggia nella persona del suo rettore il prof. antonio
Muscio per il sostegno convinto e fattivo sempre garantito a tutte le nostre iniziative, gli scavi e le ricerche sul campo, l’allestimento dei laboratori e della biblioteca. Mi piace ricordare anche la Commissione scientifica d’ateneo, che ha accolto
questo seminario e i relativi atti tra le attività finanziate dall’ateneo e ci ha
benevolmente sostenuti anche nel superare le difficoltà legate all’ingrandimento
dell’iniziativa. ringrazio la mia Facoltà, in particolare la preside Franca Pinto
Minerva e tutti i colleghi del Dipartimento di scienze umane, perché considerano
l’archeologia uno dei settori strategici di sviluppo delle attività didattiche e scientifiche.
Un grazie convinto all’École française de rome con il suo nuovo direttore
Michel gras e il responsabile della sezione medievistica françois Bougard che ha
fin dagli inizi accolto il progetto di questa serie di seminari. Mi auguro che si
possa a breve giungere alla stipula di una convenzione tra l’Università di Foggia e
l’École française anche per dare maggiore sistematicità alla nostra collaborazione.
ricordo ancora gli enti che in vario modo hanno patrocinato il seminario: la
provincia di Foggia, nella persona del Presidente dott. Carmine stallone, ha
messo a disposizione la bella e prestigiosa sala del tribunale della Dogana; la
stessa Provincia ha anche voluto manifestare l’ospitalità ai relatori offrendo
l’occasione per conoscere alcune specialità gastronomiche della Capitanata.
siamo molto lieti inoltre del patrocinio di alcune istituzioni con le quali abbiamo
da tempo una proficua e felice collaborazione, la soprintendenza per i Beni
archeologici della Puglia, la Fondazione Banca del Monte di Foggia e i Comuni
di ascoli satriano e di Canosa, con i quali abbiamo stipulato specifiche convenzioni.
Claudio grenzi ha saputo, come sempre con competenza ed eleganza, realizzare efficaci prodotti grafici per il Convegno, mentre edipuglia, che ha negli anni
sviluppato un importante filone editoriale di studi tardoantichistici e medievistici,
ha realizzato un bel volume, uno dei primi della nuova collana di archeologia dell’Università di Foggia.
Un affettuoso ringraziamento infine all’équipe di archeologi che, con chi scrive, sta tentando di costruire una realtà archeologica nel giovane ateneo foggiano,
18
Introduzione. Documenti per la storia e l’archeologia dell’Italia meridionale tardoantica e altomedievale
le amiche e colleghe Maria José strazzulla e vincenza Morizio e il gruppo di miei
stretti collaboratori, ricercatori, tecnici scientifici, assegnisti e dottorandi di ricerca, che in vario modo anche in questa occasione ha operato per l’organizzazione e
il buon funzionamento del seminario: Caterina annese, giovanna Baldasarre,
antonella Buglione, giuliano De Felice, alessandra De stefano, giovanni De
venuto, Pasquale Favia, roberta giuliani, roberto goffredo, Danilo leone,
Marida Pierno, giulia recchia, valentino romano, giusy sibilano. Il merito principale va però a Mariuccia turchiano che ha curato con grande competenza e precisione prima la segreteria organizzativa e scientifica del seminario poi la redazione degli atti. al suo appassionato impegno e alle sue intelligenti capacità si deve
molto del successo dell’iniziativa.
ai lavori del seminario aveva partecipato con grande interesse e con la consueta curiosità scientifica l’amica Marina Mazzei, che pur non avendo mai condotto specifiche ricerche sull’età tardoantica e altomedievale, nell’ampio ventaglio di studi da lei realizzati, ha sempre sostenuto con forza e intelligenza questo
filone di indagini, con una visione globale dello studio, della tutela e della valorizzazione archeologica del territorio daunio. Purtroppo Marina è venuta a mancare
pochi mesi dopo il convegno, lasciando un enorme vuoto negli studi archeologici
e nell’affetto dei tanti che l’hanno stimata e le hanno voluto bene. Ci lascia soprattutto una lezione umana e scientifica che vorremmo con forza conservare viva.
a Marina dedichiamo gli studi qui raccolti.
Bibliografia
augenti a. 2003, Archeologia medievale in Italia. Tendenza attuali e prospettive future, aMediev, 30,
511-518.
Brogiolo g.P., gelichi s. 1998, La città nell’alto
medioevo italiano. Archeologia e storia, romaBari.
Cantino Wataghin g. 1992, Urbs e civitas nella tarda
antichità: linee di ricerca, in Demeglio P., lambert
C. (eds.), La civitas christiana. Urbanistica delle
città italiane fra tarda antichità e alto medioevo.
Aspetti di archeologia urbana, atti del I seminario
di studio (torino 1991), torino, 7-42.
Cantino Wataghin g., gurt esparraguera J. M., guyon
J. 1996, Topografia della civitas christiana tra IV e
VI sec., in Brogiolo g.P. (ed.), Early Medieval
Towns in the Western Mediterranean, atti del Convegno (ravello 1994), Mantova, 17-41.
Carandini a. 1993, L'ultima civiltà sepolta o del massimo oggetto desueto, secondo un archeologo, in
Carandini a., Cracco ruggini l., giardina a. (eds.),
Storia di Roma, 3.2. L’età tardoantica. I luoghi e le
culture, dir. Momigliano a., schiavone a., torino,
11-38.
Cassano F. 1996, Il pensiero meridiano, Bari.
Cracco ruggini l. 1993, Il Tardoantico: per una tipolo-
gia dei punti critici, in Carandini a., Cracco ruggini l., giardina a. (eds.), Storia di Roma, 3.1. L’età
tardoantica. Crisi e trasformazioni, dir. a. Momigliano, a. schiavone, torino, XXXIII-Xlv.
de robertis F.M. 1951, Sulle condizioni economiche
della Puglia dal IV al VII secolo d.C, archstotPugl,
4, 3-4, 42-57.
Fiocchi nicolai v. 1994, Considerazioni sull’archeologia del territorio laziale nell’altomedioevo, in La
storia dell’Alto Medioevo italiano (vedi), 403-406.
giardina a. 1986, Le due Italie nella forma tarda dell'Impero, in Id. (ed.), Società romana e impero tardoantico, I. Istituzioni, ceti, economie, roma-Bari,
1-30.
giardina a. 1999a, Esplosione di Tardoantico, studstor, 40,1, 157-180.
giardina a. 1999b, Considerazioni finali, in L’Italia
meridionale (vedi), 609-624.
L’Italia meridionale, L’Italia meridionale in età tardoantica, atti del XXXvIII Convegno di studi sulla
Magna grecia (taranto, 2-6 ottobre 1998), taranto
1999.
La Calabre, La Calabre de la fin de l'Antiquité au
Moyen Age, actes de la table ronde (roma 1989),
MeFrM, 102, 2, 1991, 451-927.
19
Giuliano Volpe
La storia dell’Alto Medioevo italiano, Francovich r.,
noyé gh. (eds.) 1994, La storia dell’Alto Medioevo
italiano (VI-X secolo) alla luce dell’archeologia,
Convegno internazionale (siena, 2-6 settembre
1992), Firenze.
lo Cascio e. 2001, Introduzione, in Modalità insediative (vedi), 5-12.
Madsen J.M. 2003, Signs of Prosperity in Roman Villas
in South Italy during the Third Century, analrom,
XXIX, 2953.
Marcone a. 2001, Gli studi italiani sulla Tarda Antichità nel secondo dopoguerra, sHHa, 19, 77-92.
Modalità insediative, lo Cascio e., storchi Marino D.
(eds.) 2001, Modalità insediative e strutture agrarie
nell’Italia meridionale in età romana, atti del Convegno Internazionale (napoli 11-13 giugno 1998),
Bari.
Ordona X. Ricerche archeologiche a Herdonia (scavi
1993-1998), volpe g. (ed.) 2000, Bari.
Ordona XI. Ricerche archeologiche a Herdonia (19992004), volpe g., leone D. (eds.) 2005, Bari, c.s.
Parrocchia rurale, Pergola Ph. (ed.) 1999, Alle origini
della parrocchia rurale (IV-VIII sec.), atti della
giornata tematica dei seminari di archeologia Cristiana (roma, 18.3.1998), Città del vaticano.
Pergola Ph. 1997, Un’archelogia cristiana per il 2000,
in I Congresso Nazionale di Archeologia Medievale
(Pisa 29-31 maggio 1997), Firenze, 16-19.
Pergola Ph. 2003, Dalla civitas classica alla città sede
di diocesi cristiana: teorie e metodi della topografia cristiana, in ruggieri v., Pieralli l. (eds.),
EUKOSMIA, Studi miscellanei per il 75° di Vincenzo Poggi S.J., soveria Mannelli, 341-375.
ruggini l. 1961, Economia e società nell'Italia annonaria. Rapporti fra agricoltura e commercio dal IV
al VI secolo d.C., Milano (ristampa anastatica con
aggiunte, Bari 1995).
San Giusto. La villa, le ecclesiae. Primi risultati dagli
scavi nel sito rurale di San Giusto (Lucera): 19951997, volpe g. (ed.) 1998, Bari.
salvemini B. 2002, Fra ingegnerie e identità. I territori
possibili della storiografia, in Carrino a. (ed.), Territorio e identità regionali. La storia della Puglia,
Bari, 11-23.
small a.M., Freed J.s. 1986, San Giovanni di Ruoti
(Basilicata). Il contesto della villa tardo-romana, in
giardina a. (ed.), Società romana e impero tardoantico, III. Le merci, gli insediamenti, romaBari, 97-129.
schiavone a. 1996, La storia spezzata. Roma antica e
Occidente moderno, Bari.
schiavone a. 1998, Il mondo tardoantico, in Storia
medievale, (Manuali Donzelli), roma, 43-64.
toynbee a. 1965, Hannibal Legacy. The Hannibalic
War’s Effects on Roman Life, I-II, oxford (tr. it.,
torino 1983)
20
vera D. (ed.) 1983, La società del Basso Impero. Guida
storica e critica, roma-Bari.
vera D. 1988, Aristocrazia romana ed economie provinciali nell'Italia tardoantica: il caso siciliano, QC,
X, 19, 115-172.
vera D. 1994, Il sistema agrario tardoantico: un
modello, in La storia dell’Alto Medioevo italiano
(vedi), 136-138.
vera D. 1995, Dalla villa perfecta alla villa di Palladio.
Sulle trasformazioni del sistema agrario in Italia fra
Principato e Dominato, athenaeum, 1-2, 189-211,
331-356.
vera D. 1999, I silenzi di Palladio e l’Italia: osservazioni sull’ultimo agronomo romano, anttard, 7,
283-297.
vera D. 2001, Sulla (ri)organizzazione agraria dell’Italia meridionale in età imperiale: origini, forme e
funzioni della massa fundorum, in Modalità insediative (vedi), 613-633.
vera D., Markus r., volpe g. 1995, recensione di Storia di Roma, III, L’età tardoantica, Cassiodorus, 1,
255-273.
volpe g. 1994, Per pagos et vias. Un sito di età tardoantica lungo l'Appia nell'ager Brundisinus, in
Marangio C., nitti a. (eds.), Scritti vari di Antichità in onore di Benita Sciarra Bardaro, Fasano,
69-80.
volpe g. 1996, Contadini, pastori e mercanti nell’Apulia tardoantica, Bari.
volpe g. 1999, Paesaggi della Puglia tardoantica, in
L’Italia meridionale in età tardoantica, atti del
XXXvIII Convegno di studi sulla Magna grecia
(taranto, 2-6 ottobre 1998), taranto, 267-329.
volpe g. 2001, Linee di storia del paesaggio dell’Apulia romana: San Giusto e la valle del Celone, in lo
Cascio e., storchi Marino a. (eds.), Modalità insediative e strutture agrarie nell’Italia meridionale in
età romana, atti del Convegno Internazionale
(napoli 11-13 maggio 1998), Bari, 315-361.
volpe g. 2003, San Giusto e l’Apulia nel contesto dell’Adriatico tardoantico, in L’archeologia dell’Adriatico dalla Preistoria al Medioevo, atti del Convegno Internazionale (ravenna 7-9 giugno 2001),
Firenze, 507-536.
volpe g. 2005, Villaggi e insediamento sparso in Italia
meridionale fra Tardoantico e Altomedioevo: alcune note, in Brogiolo g.P., Chavarría a., valenti M.
(eds.), Dopo la fine delle ville; evoluzione delle
campagne dal VI al IX secolo, 11° seminario sul
tardo antico e l’alto Medioevo (gavi 8-10 maggio
2004), Mantova, 221-249.
volpe g., annese C., Ciminale M., Corrente M., De
Felice g., De santis P., Favia P., gallo D., giuliani
r., leone D., nuzzo D., rocco a., turchiano M.
2002, Il complesso paleocristiano di San Pietro a
Canosa. Prima relazione preliminare (campagna di
scavi 2001), veteraChr, 39, 133-190.
volpe g., annese C., Corrente M., De Felice g., De
Introduzione. Documenti per la storia e l’archeologia dell’Italia meridionale tardoantica e altomedievale
santis P., Favia P., giuliani r., leone D., nuzzo D.,
rocco a., turchiano M. 2003 Il complesso paleocristiano di San Pietro a Canosa. Seconda relazione
preliminare (campagna di scavi 2002), aMediev,
30, 107-164.
volpe g., De Felice g., turchiano M. 2004, Musiva e
sectilia in una lussuosa residenza rurale dell’Apulia
tardoantica: la villa di Faragola (Ascoli Satriano),
Musiva§ilia, I, 127-158.
volpe g., De Felice g., turchiano M. 2005, I rivestimenti marmorei, i mosaici e i pannelli in opus sectile vitreo della villa tardoantica di Faragola (Ascoli
Satriano Foggia), in atti del X Colloquio dell’associazione Italiana per lo studio e la Conservazione
del Mosaico (aIsCoM) (lecce 18-21 febbraio
2004), roma, 61-78.
volpe g., romano a.v., goffredo r. 2003, Archeologia dei paesaggi della Valle del Celone, in atti del
23° Convegno sulla Preistoria, Protostoria e storia
della Daunia (san severo 2002), san severo, 349391.
volpe g., romano a.v., goffredo r. 2004, Il ‘Progetto
Valle del Celone’: ricognizione, aerofotografia,
GIS, in Buora M., santoro s. (eds.), Strumenti per la
salvaguardia del patrimonio culturale: Carta del
rischio archeologico e Catalogazione informatizzata. Esempi italiani ed applicabilità in Albania. Progetto Dürres. Azione di cooperazione internazionale
decentrata nel settore del patrimonio culturale
archeologico 2002-2004, atti del Convegno (villa
Manin di Passariano – Udine – Parma, 27-29 marzo
2003), Udine, 181-220.
21
Considerazioni conclusive
di Francesco Grelle*
* Dipartimento di Studi giuridici, Università di Lecce; f.grelle@sesia.unile. it.
Uno dei risultati più interessanti e, forse, meno prevedibili di questo seminario, così denso e così ricco di suggerimenti per ulteriori sviluppi, mi sembra
sia costituito dal contributo che le ricerche sul territorio hanno portato al
dibattito sui confini del Tardoantico e la sua ‘esplosione’, secondo l’efficace
formula di Andrea Giardina. Certo, gli studi più strettamente attinenti a paesaggi e ambienti altomedioevali (Bertelli, Belli D’Elia, Triggiani, Di Muro)
restano ancora troppo isolati e indipendenti fra di loro per essere ripresi in
considerazioni complessive, non ostante i meriti e gli apporti di ciascuno di
essi. Ma le ricerche di ambito tardoantico in modo del tutto casuale, pur
movendo da prospettive diverse e prendendo ciascuna in esame un settore del
Mezzogiorno peninsulare, concorrono tutte nel segnalare, in termini sostanzialmente non diversi, una frattura nelle modalità della vita associata e nella
qualità dell’esistenza, la fine di un’epoca che collocano nell’arco di alcuni
decenni, fra VI e VII secolo. La dissoluzione del tessuto urbano, il suo sfaldamento in nuclei autonomi, la ruralizzazione dello spazio cittadino emergono
alla lettura degli archeologi ad Hadria nell’Abruzzo adriatico (Staffa) come a
Herdonia nel Tavoliere pugliese (Volpe) o a Scolacium sulla costa ionica della
Calabria (Raimondo). Parallelamente nelle campagne la trasformazione degli
edifici, lo smantellamento delle murature ridotte a basi di pareti straminee o a
sostegni per alzati precari, la diffusione di ricoveri di tipo capannicolo sono
fenomeni osservati in tutta l’area presa in esame. Questo rimodellamento sembra investire così le terre rimaste all’impero come quelle occupate dai Longobardi, ed è indipendente dalla continuità ed anche dalla densità del popolamento, per quanto lasciano cogliere le indagini sull’Abruzzo marittimo.
Probabilmente, il documento più impressionante di questa rottura è costituito dalle tracce dell’utilizzazione finale della splendida villa di Faragola
presso Ausculum, nel Tavoliere. Qui, dove una rudimentale fonderia viene
installata negli ambienti attigui a quella che fino a qualche generazione innanzi era stata una sontuosa cenatio, «la continuità topografica non fa che sottolineare la netta rottura con modelli insediativi, economici, culturali e sociali
precedenti» (Volpe, De Felice, Turchiano). In altri casi le testimonianze sono
meno espressive o meno immediate, ma uniforme è l’impressione di uno stacco periodizzante, che non potrebbe essere stemperato senza perdere di vista i
caratteri costitutivi del Tardoantico, e senza rinunciare alla efficacia ermeneutica della periodizzazione stessa. Con ritmi diversi, ora accelerati e traumatici,
ora più lenti e meno percepibili, la destrutturazione scardina l’assetto che il
Mezzogiorno peninsulare aveva assunto negli ultimi secoli mentre non sembra
investire la Sicilia, dove le forme tardoantiche potrebbero essere sopravvissute fino alla conquista araba. In questo senso orientano i risultati delle ricerche
sul territorio di Segesta (Cambi) e di quelle, ancora peraltro agli inizi, sui
monti Iblei e sulla valle del Platani (Di Stefano, Rizzo), anche se potrebbe
essere imprudente generalizzarne i risultati. Ma va comunque richiamato che
715
Francesco Grelle
già Lellia Cracco Ruggini nella Storia della Sicilia ha messo in evidenza
come nell’isola «quasi per prolungata ibernazione» le istituzioni cittadine
rimangano attive fino all’ottavo secolo.
Assai minore attenzione di quella prestata alla rottura finale trova il processo di formazione del Tardoantico, nei lavori presentati al seminario. Non
ostante diffusi riferimenti all’età tetrarchica e alle riforme del periodo, la
novità degli interventi istituzionali e della loro incidenza sul modellamento
della geografia antropica restano in ombra, e di conseguenza ne risente la percezione del distacco dai modelli dell’età del Principato. Tra l’altro, non assumono sufficiente rilievo né l’esistenza di un’amministrazione centralizzata
pervasiva e capillare, che introduce anche in Italia l’ordinamento provinciale,
né le riforme tributarie, determinanti per l’architettura sociale, né la militarizzazione generalizzata dello spazio, che stanzia guarnigioni permanenti anche
nel Mezzogiorno della penisola.
Nella sua premessa Giulio Volpe ha avvertito che la delimitazione territoriale scelta per il seminario non ha implicato affatto il riconoscimento che essa
definisca un insieme organico: al contrario, essa ha inteso verificare «la possibilità di individuare alcuni caratteri generali» dell’area, e solo in tal caso «di
parlare di Italia meridionale tardoantica e altomedioevale» come di un oggetto
storiografico. Ed anche Domenico Vera nel suo bilancio preventivo si è interrogato «sulla validità storica del concetto di Meridione tardoantico». Alla fine
dei nostri lavori ho l’impressione che proprio gli studi qui presentati abbiano
accresciuto i dubbi sulla validità e l’utilità della categoria, per più ordini di
ragioni.
Per il momento, considerando i risultati già raggiunti, le conoscenze messe
a confronto appaiono troppo eterogenee e settoriali per consentire analisi unitarie su ampia scala. I dati raccolti e presi in esame per alcuni comprensori –
in particolare quelli del Tavoliere apulo –, o le informazioni di alcune serie di
scavi hanno prodotto senza alcun dubbio ricerche di straordinaria efficacia
ricostruttiva, ma proprio questi studi rendono diffidenti nei confronti di generalizzazioni o estrapolazioni prive di analoghi riscontri documentali. Nella
stessa provincia tardoantica di Apulia et Calabria le esemplari indagini sui
distretti del Celone e dell’Ofanto, risultato di anni di impegno collettivo, non
hanno riscontro in altre aree, per le quali mancano ricerche adeguate o sono
ancora allo stato iniziale. Per le conoscenze attuali sarebbe pertanto almeno
frettoloso attribuire allo spazio provinciale apulo-calabro una coesione e una
identità diverse da quelle che costruisce per esso l’ordinamento amministrativo con l’imporne l’afferenza ad una entità territoriale unitaria.
Più in generale, le linee di tendenza uniformi che le ricognizioni topografiche lasciano cogliere nelle vicende dei paesaggi umani e degli ambienti sembrano nell’insieme inadeguate o insufficienti a definire una specificità meridionale nell’Italia tardoantica. Certo, sono oggetto di osservazione ripetuta e
insistente la permanenza del popolamento rurale, le trasformazioni delle tipologie insediative con la riduzione o la scomparsa degli edifici minori e l’aumento dei più ampi che si espandono ulteriormente, la proliferazione degli
716
Considerazioni conclusive
aggregati di villaggio, per quanto sfuggenti ne siano gli indicatori specifici
(Staffa, Fracchia, Marchi, Roma, Volpe, Romano, Goffredo, Aprosio, De
Vitis, Iasiello). Nelle attività produttive e nell’organizzazione del lavoro vengono segnalate trasformazioni di uno stesso segno nei diversi settori presi in
esame (De Fino, Mazza, Rosafio). Infine, è comune il rilievo della crisi dei
centri urbani, che nel corso del quinto secolo assume i caratteri di una più o
meno accentuata destrutturazione (Savino, Raimondo, Volpe, Staffa). Si tratta
tuttavia di fenomeni che non sembrano connotare in modo esclusivo l’Italia
meridionale, né tanto meno appaiono costitutivi di un sistema economico e
sociale, tale da consentire di parlare di ‘Mezzogiorno’ in senso forte. Un
comune denominatore delle diverse analisi, non sempre esplicitato, è costituito poi dal postulato di un collegamento funzionale fra il Mezzogiorno e le esigenze e i consumi di Roma, e quindi dell’interferenza della fiscalità nella
costruzione della geografia economica. Interferenze di tal genere mi sembrano
indubbie, costituiscono anzi una caratteristica del modo di essere dell’Impero
tardoantico ma, come ha avvertito Domenico Vera nel suo bilancio preventivo, non vanno ‘mitizzate’ in assenza di riscontri concreti; né vanno trascurate
le resistenze che l’interventismo imperiale incontra nelle specificità locali, e
non solo per la diversità delle vocazioni produttive.
Sotto questo profilo può essere utile soffermarsi ancora sull’Apulia et
Calabria, proprio per la ricchezza e la complessità dei risultati raggiunti dagli
studi sul Tavoliere. Qui, le dinamiche insediative lasciano scorgere tra quarto
e quinto secolo un singolare sviluppo nel popolamento e nelle attività produttive, tanto più significativo se lo si confronta con il lento degrado del Salento
brindisino che pure presenta, nella considerazione dei geografi antichi, possibilità produttive non diverse. Nel comprensorio del Celone (Romano, Volpe)
non solo la densità dei siti (35) è più alta che non agli inizi del Principato, ma
si caratterizza per l’alta percentuale di piccole costruzioni rurali (12), un tipo
di edifici che era assente in età medioimperiale nell’area, e che rimanda ad
un’organizzazione in poderi divenuta ampiamente complementare a quella
delle ville (19). Una conferma letteraria probabilmente è nel carme 20 di Paolino da Nola, con la sua descrizione di una famiglia di agricolae che dall’Apulia vanno in pellegrinaggio alla tomba di San Felice a Cimitile, portando in
dono al santo un maiale da essi allevato a tale scopo: sarebbe difficile infatti
vedere in questi allevatori domestici dei contadini schiavi o giornalieri impegnati su grandi proprietà altrui. Il panorama insediativo del comprensorio è
completato da quattro nuclei di maggiore estensione, verosimilmente villaggi,
e da ben tre complessi ecclesiastici, ulteriore conferma di un popolamento
delle campagne diffuso e intenso, ampiamente articolato per quanto attiene
all’organizzazione del lavoro e alle attività produttive. Le costruzioni rurali
minori e i loro poderi possono essere attribuiti infatti a coloni, ma anche a coltivatori liberi, piccoli proprietari sulla permanenza dei quali in età tardoantica
opportunamente insiste Domenico Vera; ad essi, e a lavoratori a giornata, più
che a schiavi accasati, si può pensare anche per i villaggi. È difficile individuare i fattori specifici che possono avere promosso e sostenuto queste dina717
Francesco Grelle
miche, dando al comprensorio la forma che emerge dalla ricerca; va comunque rilevata la risalente concentrazione nell’area di grandi proprietà senatorie
e imperiali, che in epoca postcostantiniana potrebbero essere state trasferite in
parte al patrimonio ecclesiastico, né va trascurata la vicinanza di tre centri
urbani di qualche consistenza, Luceria, Aecae e Teanum Apulum. Si tratta
infatti di presenze che, combinate insieme e potenziate dall’insediamento dell’amministrazione distrettuale della res privata nel saltus Carminianensis, al
centro del distretto, avranno di necessità catalizzato e forse anche orientato la
riorganizzazione produttiva del territorio nell’impatto con le riforme amministrative e tributarie di età tetrarchica. Non meno interessante è la ricognizione
della valle dell’Ofanto (Goffredo, Volpe), dove si verifica un analogo, capillare popolamento delle campagne, spinto talora alla rioccupazione di siti abbandonati da secoli. Anche in questo comprensorio la tipologia insediativa si articola in ville (46, delle quali due nuove), piccole fattorie o case coloniche (50,
più delle ville, e di esse ben 34 nuove) e villaggi (6). Qui, sembra indubbio
che la prosperità tardoantica sia stata fortemente incentivata dalla presenza,
nel raggio di una quarantina di chilometri dei due notevoli centri urbani di
Canusium e di Venusia, potenziati dal riordinamento provinciale. L’insediamento nelle due città di funzioni amministrative imperiali e, successivamente,
anche ecclesiastiche nonché di attività produttive connesse alle sacrae largitiones (con l’installazione di un doppio gineceo) avrà sviluppato necessità e
bisogni che avranno prodotto una ricaduta positiva sulle campagne circostanti,
chiamate in diverso modo a soddisfarli, favorendo l’articolazione produttiva e
la singolare diffusione dei piccoli poderi.
I due comprensori presentano dunque vicende analoghe nella ristrutturazione tardoantica, secondo un percorso che non trova confronti nemmeno nell’ambito della stessa provincia, per quanto ci risulta sinora, né tanto meno in
altri contesti. Il confronto col non lontano distretto dell’alto Bradano (Fracchia), che anch’esso gode di una particolare prosperità in quest’epoca, ma in
forme assai diverse, rafforza l’impressione di un’ampia varietà di paesaggi
autocentranti, fragilmente interconnessi in un precario coordinamento dal
potere imperiale.
718