UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA
FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE
Corso di laurea specialistica in Traduzione
TESI DI LAUREA
TRADUZIONE E ANALISI DEL TESTO
“AMPLIAR LA PREVENCIÓN,
EL DIAGNÓSTICO Y EL TRATAMIENTO
DE LOS LACTANTES Y LOS NIÑOS
CON EL VIH
Un marco de programación”
Laureando: Elena Romeo
Relatore: Dott. Paolo Pero
Correlatore: Dott.ssa Laura Sanfelici
A. A. 2008/2009
Indice:
Introduzione ............................................................................................ 1
PARTE PRIMA: Testo di partenza e testo di arrivo................................. 5
PARTE SECONDA: Indagine terminologica ......................................... 68
PARTE TERZA: Riflessioni teorico-metodologiche alla traduzione....... 98
Conclusione ........................................................................................ 118
Bibliografia .......................................................................................... 119
Dizionari consultati .............................................................................. 120
Siti internet consultati .......................................................................... 120
INTRODUZIONE
Agli inizi di un nuovo millennio, nel mondo ancora milioni di bambini
muoiono ogni anno per fame, malattie o assenza di un‟assistenza sanitaria di
base. La maggior parte di essi muore perché non ha accesso alle cure e ai
trattamenti di prevenzione delle malattie infettive più gravi, in particolare dell‟AIDS.
La mia disapprovazione per questa situazione ma anche per il silenzio mediatico
che la avvolge, con la speranza di un mondo migliore, mi hanno spinto a tradurre
un testo dell‟Unicef sulla prevenzione, la diagnosi e il trattamento dei neonati e dei
bambini affetti dal virus dell‟HIV.
Un‟altra motivazione che mi ha spinto a tradurre questo testo è il desiderio
che ho da diverso tempo di poter collaborare con l‟UζICEF internazionale.
δ‟UζICEF internazionale si distingue dal Comitato Italiano per l‟UζICEF in quanto,
a differenza del secondo, che opera in territorio italiano, opera nei Paesi in via di
sviluppo e nelle Sedi internazionali. Da diverso tempo mi sto documentando sulle
possibilità di svolgere un tirocinio di formazione all‟interno dell‟associazione,
un‟occasione di crescita personale e culturale unica. Questa esperienza mi
permetterebbe di vivere in un nuovo ambiente multietnico, di compiere gesti di
solidarietà e di approfondire le mie conoscenze sulle principali tematiche sociali e
sanitarie nei paesi più poveri, raggiungendo un maggiore livello di consapevolezza
dello stato di povertà estremo del continente africano. δ‟Africa, infatti, ancora oggi
risente del lungo periodo di colonialismo e sfruttamento delle ricchezze minerarie
ed è devastata da guerre civili e regimi dittatoriali.
Al fine di svolgere una buona traduzione, mi sono documentata a lungo
sulle origini, le priorità e l‟organizzazione interna di una delle associazioni per la
tutela dei diritti dell‟infanzia più importanti nel mondo.
L'UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia) è la principale
organizzazione mondiale per la tutela dei diritti e delle condizioni di vita
dell'infanzia e dell'adolescenza.
Fondata nel 1946 su decisione dell'Assemblea Generale dell'ONU,
l'UNICEF opera attualmente in 156 Paesi in via di sviluppo attraverso 126 uffici
permanenti sul campo (Country Offices) e in 36 Paesi economicamente avanzati
tramite una rete di Comitati Nazionali.
1
La Convenzione Internazionale sui diritti dell'infanzia, approvata dall'ONU
nel 1989 e ratificata finora da 193 Stati, è il quadro di riferimento
dell‟organizzazione, caratterizzata da un approccio centrato sui diritti e da una
strategia volta a dare a essi concreta realizzazione in tutte le fasi dello sviluppo
della persona e in tutte le circostanze, e in particolare nelle situazioni di
emergenza.
La missione dell'UNICEF è di mobilitare in tutto il mondo risorse, consenso
e impegno al fine di contribuire al soddisfacimento dei bisogni di base e delle
opportunità di vita di ogni bambino, ragazzo e adolescente.
L'UNICEF esplica la propria azione attraverso programmi e progetti di
sviluppo umano concordati e realizzati, in ogni paese, assieme alle istituzioni
pubbliche e alle organizzazioni e associazioni locali, nel totale rispetto delle
diversità culturali e con particolare favore per coloro che sono svantaggiati per
ragioni legate al sesso, alla condizione sociale, all'appartenenza etnica o religiosa.
δ‟organizzazione svolge costanti attività di sensibilizzazione per ottenere
misure che permettano ai bambini di avere le migliori condizioni di partenza nella
vita, perché un'adeguata protezione quando si è piccoli crea delle fondamenta forti
per il futuro di una persona. Fra queste attività rientra la prevenzione della
diffusione dell‟AIDS in Africa.
Per combattere l'AIDS, la tubercolosi e la malaria è stata lanciata, nel 2001
durante un Vertice del Gκ a Genova, la campagna “Non toccate il fondo”,
finalizzata ad aumentare in maniera significativa le risorse per combattere tre delle
pandemie più devastanti - AIDS, tubercolosi e malaria - e per destinare i fondi
nelle zone maggiormente colpite.
Il Fondo rappresenta un meccanismo innovativo nel panorama del
finanziamento dei progetti di salute globale poiché è basato su un'alleanza tra
governi, società civile, settore privato e le comunità colpite dalle pandemie. Questi
fondi, però, non sono ancora stati stanziati, rallentando la realizzazione dei
programmi e quindi la lotta contro le tre pandemie, impedendo anche di procedere
verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Gli otto Obiettivi di
Sviluppo del Millennio sono:
Sradicare la povertà estrema e la fame;
Rendere universale l‟educazione primariaν
Assicurare che ovunque, entro il 2015, i bambini, sia maschi che
femmine, possano portare a termine un ciclo completo di istruzione primaria;
2
θromuovere l‟eguaglianza di genere e l‟empowerment delle donneν
Ridurre la mortalità infantile;
Migliorare la salute materna;
Combattere l'AIDS, la malaria e le altre malattie;
Assicurare la sostenibilità ambientale;
Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo.
Combattere l'AIDS, la malaria e le altre malattie si traduce in diverse azioni,
come arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, la diffusione dell‟HIV/AIDS,
l'incidenza della malaria e delle principali malattie, e infine raggiungere entro il
β010 l‟accesso universale alle cure contro l‟HIV/AIDS. I nuovi rapporti lanciati
dall'UNICEF e da altre agenzie delle Nazioni Unite nella giornata mondiale della
lotta all‟AIDS (30 novembre 2009) indicano maggiori risultati positivi laddove i
governi hanno assunto seri impegni per affrontare il problema e dove la
disponibilità di test e farmaci è stata inserita nei programmi di salute materna e
infantile. I farmaci pediatrici per i bambini sieropositivi, nonostante siano stati
prodotti in ritardo rispetto a quelli per gli adulti, sono aumentati fino a raggiungere
il 38% della copertura totale, segnando un miglioramento di quasi il 40% in un solo
anno.
Nel 2008, 19 Stati hanno raggiunto la soglia ottimale dell'erogazione del test
per l'HIV e dell'accesso a servizi consultoriali sulla prevenzione del contagio
madre-figlio dell‟HIV per l'κ0% delle donne in gravidanza.
Sempre nel 2008, circa il 45% delle donne incinte sieropositive nei Paesi a
basso e medio reddito ha ricevuto i farmaci antiretrovirali per prevenire la
trasmissione dell‟HIV ai propri bambini. Ancora nel β00θ, la quota era soltanto del
24% (salita a 35% nel 2007).
Il 21% del numero stimato di donne incinte nei Paesi a basso e medio
reddito ha effettuato il test per l‟HIV nel β00κ. Esse erano il 15% nel β00ι e il 1γ%
nel 2006.
In media, nel 2008, nei Paesi in via di sviluppo, il 32% dei bambini nati da
madri sieropositive ha ricevuto la profilassi antiretrovirale per la prevenzione della
trasmissione da madre a figlio dell‟HIV alla nascita. ζel β00ι erano il β0% e nel
2006 il 18%.
Per quanto riguarda i trattamenti e le cure pediatriche, nel 2005, solo
75.000 bambini sieropositivi sotto i 15 anni ricevevano i farmaci antiretrovirali. Tale
3
numero ha raggiunto quota 275.700 nel 2008. Ciò significa che il 38% dei 730.000
bambini sieropositivi che hanno bisogno di cure ha oggi accesso ai farmaci per la
cura dell'HIV/AIDS. ζell‟arco di un solo anno (dalla fine del 2007 alla fine del
2008), si è verificato un incremento pari al 39%.
δ‟inizio della terapia a base di cotrimoxazolo entro due mesi dalla nascita
per i bambini esposti al rischio di contagio da HIV (in quanto figli di donne malate),
come previsto dalle linee-guida dell‟ηrganizzazione εondiale della Sanità (ηεS),
è aumentato dal 4% del β00ι all‟κ% del β00κ.
δa Sessione speciale dell‟Assemblea Generale delle ζazioni Unite su
HIV/AIDS e infanzia ha fissato l‟obiettivo di raggiungere con aiuti di base l'80%
delle famiglie che si prendono cura di bambini orfani o vulnerabili.
Tuttavia, nel Rapporto di aggiornamento della Campagna "Uniti per i
bambini, Uniti contro l‟AIDS" si legge che solo il 12% delle famiglie con minori
sieropositivi o malati riceve tale tipo di sostegno.
La prima parte del testo (cap. 1) comprende il testo originale e la
traduzione, la seconda parte invece è rappresentata da un‟indagine terminologica
(cap. 2). In questo capitolo verranno definiti e analizzati i termini che
maggiormente ricorrono nel testo, specificando il loro contesto d‟uso, la loro
etimologia e la loro trascrizione fonetica, riportando per ognuno di essi le fonti
consultate. ζella terza parte (cap. γ), verrà esaminato il testo dell‟Unicef,
descrivendo la tipologia, il processo traduttivo e i problemi di traduzione incontrati,
trascrivendo alcune frasi per le quali è stato necessario un maggiore sforzo
traduttivo. ζell‟analisi del processo traduttivo ci si focalizzerà in particolare sul
lessico del testo di partenza: non mancano infatti tecnicismi specifici e collaterali,
denominazioni eponime e acronimi, elementi tipici di un articolo scientifico
divulgativo. Si è poi tentato di descrivere l‟identità linguoculturale, ossia tutti quegli
strumenti e situazioni comunicative tipiche del lettore del testo di partenza,
elementi probabilmente impliciti e oscuri al lettore del testo di arrivo. In seguito
verranno descritti gli strumenti e le strategie di traduzione che hanno
accompagnato la stesura della traduzione.
4
PARTE PRIMA
TESTO DI PARTENZA
ABREVIATURAS Y SIGLAS
ADN ácido desoxirribonucleico.
AIEPI Atención Integrada a las Enfermedades Prevalentes de la Infancia
ARN ácido ribonucleico
G8 grupo de 8 países
IMAI Integrated Management of Adolescent and Adult Illness
OMS Organización Mundial de la Salud
ONUSIDA Programa conjunto de las Naciones Unidas sobre el VIH/SIDA
RCP reacción en cadena de la polimerasa
SIDA síndrome de inmunodeficiencia adquirida
TB tuberculosis
UNICEF Fondo de las Naciones Unidas para la Infancia
VIH virus de inmunodeficiencia humana
5
RESUMEN EJECUTIVO
El VIH afecta cada vez más la salud y el bienestar de los niños y
menoscaba los avances obtenidos con tantos esfuerzos en materia de
supervivencia infantil en algunos de los países más afectados. Los cálculos más
recientes procedentes de ONUSIDA sugieren que, en todo el mundo, alrededor de
2 millones de niños menores de 15 años tienen VIH, de los cuales un 90% viven
en África subsahariana. Solamente en 2007, alrededor de 370.000 niños
contrajeron la infección, la mayoría debido a la transmisión de madre a hijo; de
todos ellos, tal vez la mitad morirá si no recibe intervenciones a tiempo. Una gran
parte de los 270.000 niños que murieron en 2007 nunca se les diagnosticó el VIH
ni recibieron atención médica contra el VIH.
Para contribuir a abordar este importante tema de salud pública
relacionado con la infancia, UNICEF y la OMS han emprendido un proceso para
formular un marco de programación que tiene por objeto prestar asistencia a los
gestores nacionales de salud y los asociados en la ejecución que se encuentren
en entornos donde los recursos sean limitados y la prevalencia del VIH sea
elevada, para ampliar la prevención, el diagnóstico, la atención y el tratamiento de
los niños que están expuestos al VIH o que ya lo tienen, en el contexto de otros
programas de supervivencia infantil y de VIH más amplios. Este marco se ha
llevado a cabo después de una consulta internacional celebrada en Nueva York
en 2006 en la que participaron más de 100 personas procedentes de la
comunidad mundial dedicada al tratamiento pediátrico del VIH y la supervivencia
infantil.
La orientación que se ofrece en este marco se basa en las pruebas
relacionadas con la importancia del diagnóstico temprano del VIH, el tratamiento
preventivo con cotrimoxazol de los niños que han estado expuestos al VIH o que
ya lo tienen, y la provisión oportuna de atención y tratamiento. Los estudios
también confirman que los niños de los países de altos, medios y bajos ingresos
responden bien al tratamiento contra el VIH. Las directrices programáticas que
figuran en el marco se basan en las lecciones aprendidas durante los procesos de
ampliación en entornos donde los recursos son limitados.
A pesar de las pruebas con respecto a la capacidad para proporcionar
atención de alta calidad a los niños que tienen VIH, así como los progresos que
se han documentado en algunos países, las respuestas nacionales en muchos
6
entornos con recursos limitados siguen siendo reducidas. Se ha determinado que
las siete estrategias siguientes pueden ser decisivas para ampliar las respuestas
nacionales.
Estrategias para la ampliación
1. Capacidad de liderazgo, apropiación y responsabilidad de los
gobiernos reflejados en la creación de estructuras de gestión y coordinación,
objetivos nacionales y planes presupuestados para la ampliación nacional con el
fin de llegar a los niños necesitados.
2. Prestación integrada y descentralizada de servicios de prevención,
diagnóstico, atención y tratamiento de los niños con el VIH, aprovechando los
mecanismos de prestación de salud existentes.
3. Mejora en la detección temprana de lactantes que están expuestos
al VIH o que ya lo tienen por medio de una intensificación en la provisión,
iniciada por el proveedor, de pruebas de detección del VIH y asesoramiento a
todos los niveles del sistema de salud.
4.
Mecanismos
de
gestión
de
adquisiciones
y
suministros
responsables que garanticen un suministro
uniforme de medicinas y productos que satisfagan las necesidades de los
lactantes y los niños.
5. Capacidad de laboratorio para apoyar el diagnóstico, la atención y el
tratamiento de los niños con el VIH.
6. Capacidad con base en la comunidad para apoyar la detección
temprana de los niños que están expuestos al VIH o que lo tienen para su
referencia a los servicios de detección, atención, apoyo y tratamiento, cuando sea
apropiado, y para proporcionar a los niños y a las familias un seguimiento de la
atención y el apoyo cerca de donde vivan.
7. Fortalecimiento de los servicios de seguimiento y evaluación para
mejorar la prestación de atención de alta calidad para los niños que están
expuestos al VIH o que ya lo padecen.
En este marco se describen las medidas necesarias para incorporar estas
estrategias a las actividades para ampliar los programas nacionales.
7
1. ANTECEDENTES
La carga del VIH entre los niños
El número de niños que padecen VIH sigue aumentando. Los últimos
cálculos procedentes de ONUSIDA (1) sugieren que en todo el mundo alrededor
de 2 millones [1,9 millones – 2,3 millones] de niños menores de 15 años tienen
VIH, y alrededor del 90% viven en África subsahariana. Sólo en 2007, alrededor
de 370.000 [330.000–410.000] niños contrajeron el VIH, la mayoría debido a la
transmisión de madre a hijo. África subsahariana sigue siendo la región más
afectada, seguida por Asia (1). Casi todas estas infecciones de los lactantes
podrían evitarse mediante la prestación a tiempo de intervenciones de reconocida
eficacia para evitar la transmisión de madre a hijo.
En algunas partes del mundo, la infección con VIH está afectando
considerablemente la supervivencia infantil. El Informe Mundial de la Salud de
2005 (2) calculaba que la infección por VIH contribuyó en el año 2005 al 3% de la
mortalidad mundial de niños menores de 5 años. La proporción de la mortalidad
de los niños menores de 5 años atribuible al VIH fue de alrededor del 7% en
África, pero se estimó que excedía el 50% en algunos de los países más
gravemente afectados (3). La tasa de mortalidad de los niños nacidos de madres
seropositivas es más elevada que la de los niños con madres seronegativas y la
incidencia de nacimientos prematuros y retraso delcrecimiento intrauterino son
también más elevadas, independientemente de si el lactante está infectado o no
por VIH (4). Además, las mujeres que tienen una infección por VIH más avanzada
no sólo corren un mayor riesgo de transmitir el VIH a sus hijos que las mujeres
con un VIH menos avanzado, sino que sus hijos infectados tienen más
posibilidades de morir antes de cumplir 6 meses de edad (5).
La infección por VIH presenta una evolución más agresiva entre los
lactantes y los niños que entre los adultos: un 30% muere al año de vida, y un
50% a los dos años de vida, cuando no tienen acceso a medicamentos que
pueden salvar las vidas, entre ellos la terapia antirretroviral e intervenciones
preventivas como el cotrimoxazol (trimethoprim-sulfamethoxazole) (6). En 2007,
OMS/ONUSIDA calcularon que 690.000 [580.000–860.000] niños necesitaban
8
terapia antirretroviral (7). Alrededor de 270.000 [250.000–290.000] niños menores
de 15 años murieron por causas relacionadas con el VIH en 2007, la gran mayoría
en África subsahariana (1), siendo la causa más frecuente de mortalidad la
transmisión del VIH de las madres a los hijos durante las primeras etapas del
embarazo. La mayoría de estas muertes de niños que tenían VIH se podrían
haber evitado por medio de un diagnóstico temprano del VIH y una prestación a
tiempo de atención y tratamiento eficaces para las enfermedades comunes en la
infancia y las infecciones oportunistas, así como mediante la terapia antirretroviral.
Los niños que sobreviven al primer año de vida tienen más posibilidades de
morir de enfermedades comunes en la infancia. Las causas más frecuentes de
mortalidad entre los lactantes y los niños que tienen VIH son las infecciones de
las vías respiratorias, las enfermedades diarreicas y la tuberculosis, que por lo
general se producen debido a graves factores de riesgo, entre ellos las
infecciones oportunistas y la desnutrición (8), siendo la mortalidad por todas las
causas mayor entre aquellos que tienen un bajo peso (9). Un deficiente estado
nutricional hace que los niños con VIH sean más susceptibles a la morbilidad y la
mortalidad, incluso cuando reciben terapia antirretroviral (10). Reforzar los
programas de supervivencia infantil y de lucha contra el VIH beneficiará por tanto
a todos los niños, incluso a aquellos que han contraído el VIH.
Ampliar los programas
La disponibilidad de servicios para evitar la transmisión de madre a hijo, de
capacidad diagnóstico, de atención de casos de VIH y de la terapia antirretroviral
para los niños en países con suficientes recursos ha dado como resultado que el
número de niños que nacen infectados por VIH haya disminuido y que aquellos
que han nacido con VIH vivan vidas más sanas y productivas hasta su
adolescencia y la edad adulta. Los niños responden igual de bien a la terapia
antirretroviral en los países de bajos y medianos ingresos como en los países de
altos ingresos (11–14). Pruebas sólidas indican también que la utilización de la
terapia preventiva con cotrimoxazol beneficia a los lactantes y a los niños que
tienen VIH (15).
9
Durante los últimos años, los países bajos y medios ingresos han logrado
bastantes progresos reforzando su capacidad para proporcionar a los niños
atención, apoyo y tratamiento. A finales de 2006, más de 125.000 niños en estos
países estaban recibiendo tratamiento, un aumento considerable con respecto a
los aproximadamente 75.000 niños que recibían tratamiento en 2005.
Sin embargo, todavía hay problemas para ampliar los servicios de una
forma más generalizada. A pesar de los beneficios conocidos que se derivan del
tratamiento preventivo con cotrimoxazol y las recomendaciones actualizadas de la
OMS, solamente un 4% de los 4 millones de niños aproximadamente que
necesitan tratamiento preventivo con cotrimoxazol (que están expuestos al VIH o
que lo tienen) lo reciben actualmente (7).
También ha habido dificultades para poner en marcha los protocolos de
diagnóstico para las pruebas del VIH en niños de corta edad debido a la falta de
competencia técnica, la escasa confianza de los proveedores en la atención de
los recién nacidos y los niños de corta edad, la escasa modernización de los
sistemas de laboratorio y los sistemas deficientes para transportar especímenes y
resultados.
10
Acuerdos y objetivos internacionales
La comunidad internacional ha emitido varias declaraciones de apoyo a la
prevención, el diagnóstico, la atención y tratamiento contra el VIH, muchos de
ellas con referencias a la infancia. Las declaraciones más importantes sobre el
VIH son las siguientes.
• Los Objetivos de Desarrollo del Milenio 4 y 6 piden una reducción en dos
terceras partes de la tasa de mortalidad de niños y niñas menores de 5 años y
detener y comenzar a invertir la propagación del VIH/SIDA en la fecha límite de
2015.
• En la Declaración de Compromiso sobre el VIH/SIDA del periodo
extraordinario de sesiones de la Asamblea General de las Naciones Unidas,
celebrado en 2001, los Estados Miembros acordaron reducir la proporción de
lactantes infectados con VIH en un 20% para 2005 y en un 50% para 2010. La
Declaración de Compromiso sobre el VIH/SIDA exhortó también a los gobiernos a
que mejoren el acceso a atención, apoyo y tratamiento de alta calidad contra el
VIH a los individuos, las familias y las comunidades afectados por el VIH y el
SIDA.
• “Un mundo apropiado para los niños” (16) es el resultado de la primera
Sesión Especial de la Asamblea General de las Naciones Unidas en favor de la
Infancia, celebrada en 2002 con la participación de más de 70 jefes de estado y
de gobierno. Emitió un firme llamamiento para mejorar las vidas de los niños. El
VIH/SIDA es una de las cuatro esferas prioritarias de acción.
• La Iniciativa “3 para 5”, presentada por la OMS, ONUSIDA, UNICEF y otros
aliados en 2003, desempeñó una importante función en la intensificación del
acceso al tratamiento contra el VIH para muchas personas de países de bajos y
medianos ingresos.
• El compromiso con el acceso universal, adoptado en la Cumbre del G8
celebrada en Gleneagles en 2005(17), pidió abordar el VIH/SIDA por medio de la
atención continua integral para la prevención, que incluye el tratamiento y la
11
atención así como el acceso universal a los servicios relacionados con el VIH para
2010.
• La declaración acordó lograr un acceso universal a una prevención
completa de los servicios de prevención de la transmisión de la madre al
niño adoptada en Johannesburgo, Sudáfrica, en el año 2007, de un compromiso
político sostenido de parte de los gobiernos nacionales y apoyado armoniosa y
coordinadamente por los colaboradores hacia el logro de un acceso universal de
servicios completos de prevención de la transmisión de la madre al niño
Principios rectores de la atención y el tratamiento de la infancia contra
el VIH
Las necesidades de los niños que tienen VIH deben ser una de las
prioridades de los enfoques programáticos y orientar las recomendaciones que
figuran en este marco. Las siete estrategias para ampliar los programas que se
articulan en este marco se basan en los siguientes principios:
• Urgencia. Es preciso ampliar inmediatamente la prevención, el diagnóstico, la
atención y el tratamiento contra el VIH a fin de evitar la muerte de cientos de miles
de niños que están expuestos al VIH o que lo tienen.
• Acceso universal. Todos los niños necesitados deben tener acceso a los
servicios de prevención, diagnóstico, atención y tratamiento contra el VIH.
• Atención durante toda la vida. El VIH es una enfermedad crónica y requiere
atención
y
tratamiento
constantes;
los
gobiernos
nacionales
tienen
la
responsabilidad de garantizar una atención y un tratamiento ininterrumpidos.
• Atención centrada en la familia. Los miembros de la familia deben recibir una
atención que reconozca la familia como una unidad y responda a este concepto.
• Atención de alta calidad. La atención que se brinde debe ser de la mayor
calidad posible y es preciso supervisarla y perfeccionarla por medio de un sistema
de mejoras.
12
Un enfoque de la salud pública
La atención y el tratamiento de los niños contra el SIDA deben ampliarse
siguiendo un enfoque público de la salud.
La OMS ha descrito los aspectos fundamentales de este enfoque (18),
entre ellos:
• seleccionar intervenciones sobre la base de las mejores pruebas disponibles y la
carga de la enfermedad;
• aprovechar al máximo la utilización de los recursos humanos disponiblesν
• aplicar protocolos de tratamiento estandarizados y seguimiento clínico
simplificado, facilitando la tomade decisiones clínicas y la prestación de atención
por parte de diferentes tipos de trabajadores de la salud;
• contar con la participación de los miembros de la comunidad y de las personas
que viven con VIH en la gestión y el diseño de los programas y la prestación de
servicios; y
• utilizar estrategias para minimizar los costos, entre ellas el uso de medicamentos
genéricos y de tecnologías .alternativas de laboratorio.
Para lograr el objetivo del acceso universal, es preciso que las
intervenciones se realicen a escala, lo que requiere urgentemente una mejor
integración y descentralización de la prestación de servicios. Dada la considerable
mortalidad entre los niños menores de 5 años debido al VIH en algunas partes del
mundo y las altas tasas de mortalidad en la infancia debido a otras causas, la
atención del VIH para los niños tiene que estar integrada en los servicios
reforzados de salud infantil existentes. Además, la atención en materia de VIH
para los niños debe formar una parte integral de todos los programas de atención
y tratamiento contra el VIH.
13
Distintos enfoques: países con una carga alta frente a países con una
carga baja
La orientación que se ofrece en esta publicación se centra sobre todo en
las necesidades de los países con unacarrera elevada de VIH, que se define
como la prevalencia del VIH en los entornos prenatales y supera el 5%.
La orientación puede ser pertinente también, no obstante, para estados o
provincias específicos de países con epidemias concentradas, incluso si en el
país como un todo se registra una baja prevalencia del VIH. Aunque no todos los
elementos incluidos pueden aplicarse a entornos con una baja prevalencia, los
gestores de los programas nacionales deben analizar detenidamente las
directrices para ver si podrían adaptarlas a sus situaciones particulares.
Desarrollo y organización del marco para la ampliación
La OMS y UNICEF han llevado a cabo en colaboración con otros aliados
varias misiones técnicas sobre la ampliación de las respuestas a la prevención, el
diagnóstico, la atención y el tratamiento de los niños contra el VIH. Durante estas
misiones, los encargados de elaborar políticas han expresado el deseo de obtener
orientación sobre la mejor manera de ampliar sus respuestas, especialmente en
entornos con recursos limitados. UNICEF y la OMS han respondido a esta
petición mediante la preparación de este marco de programa, que está basado en
las experiencias y las lecciones aprendidas mediante los programas, así como las
experiencias compartidas durante la consulta de la OMS y UNICEF titulada
Development of a Programming Guide for Scaling Up Treatment, Care and
Support for HIV-infected and Exposed Children in Resource-constrained Settings
y celebrada en Nueva York en 2006 (19).
El marco tiene cuatro secciones principales. La primera sección ofrece
información de antecedentes para situar en su contexto la cuestión de la atención
y el tratamiento de los niños contra el VIH. La segunda sección describe el
conjunto completo de intervenciones para los lactantes y otros niños que están
expuestos al VIH o que lo tienen.
La tercera sección describe las siete estrategias recomendadas para
garantizar su prestación. La cuarta y última sección describe y presenta enlaces
con recursos importantes.
14
2. COMPONENTES DEL CONJUNTO DE ATENCIÓN PARA LOS ÑIÑOS
EXPUESTOS AL VIH O QUE VIVEN CON EL VIRUS
Antecedentes
Las enfermedades transmisibles que se pueden prevenir, como la
neumonía, la diarrea, el paludismo y la infección por VIH, representan más de la
mitad de todas las muertes infantiles. Se calcula que la desnutrición sea la causa
subyacente de aproximadamente una tercera parte de las muertes de los niños
menores de 5 años (20). El peso inferior al normal y las carencias de
micronutrientes
perjudican
también
las
defensas
inmunológicas
y
no
inmunológicas, y están relacionados con enfermedades infecciosas mortales. En
los países de bajos y medianos ingresos, las enfermedades graves se producen
por lo general sucesivamente o al mismo tiempo antes de la muerte y son más
frecuentes entre los niños que padecen VIH o cuyos miembros de la familia tienen
VIH.
Las muertes que se registran entre los lactantes con VIH se producen
generalmente a causa de las enfermedades infecciosas, sobre todo la neumonía y
la diarrea (21–24). Los niños con VIH tienen un riesgo de 3 a 13 veces mayor de
sufrir trastornos relacionados con el VIH no específicos y una mayor probabilidad
de sufrir trastornos más graves o recurrentes (25). Una firme base de pruebas
confirma que administrar a las madres y a los niños una serie de intervenciones
es una medida eficaz para reducir la mortalidad en la infancia en por lo menos un
60%, independientemente de la situación en materia de infección por VIH (26–28).
Por tanto, entre las medidas de atención y tratamiento apropiadas para la infancia
cabe incluir, como mínimo, las intervenciones necesarias para abordar la
mortalidad infantil y de niños menores de 5 años.
Una primera medida fundamental para los países es definir el conjunto
esencial de intervenciones en materia de salud de la infancia, que incluya la
prevención, el diagnóstico, la atención y el tratamiento contra el VIH. Las
intervenciones de salud infantil deben incluir también medidas preventivas que
podrían reducir la posibilidad de exposición que causa la enfermedad. Este
15
componente del conjunto es especialmente importante para los niños que están
expuestos al VIH o que lo tienen, y que debido a ello son más susceptibles de
contraer enfermedades infantiles.
El conjunto debe estar basado en las necesidades locales y la
epidemiología (como por ejemplo una alta o baja prevalencia del VIH, la
tuberculosis (TB), el paludismo, la diarrea y otros factores de riesgo) y estar
reflejado en los planes nacionales estratégicos, operativos y de ejecución.
La ampliación del acceso a intervenciones decisivas para la salud infantil
puede contribuir a garantizar la atención infantil contra el VIH. La serie publicada
por The Lancet sobre supervivencia infantil (29) describe con mayores detalles las
intervenciones preventivas y curativas en materia de salud infantil. Especialmente,
la planificación de los programas tiene que incorporar:
• sistemas nacionales de salud para la inmunizaciónν
• intervenciones esenciales en materia de nutriciónν
• atención para los lactantesν y
• atención para los niños enfermos.
Intervenciones esenciales en materia de supervivencia infantil
Todos los lactantes y los niños deben recibir las siguientes intervenciones
esenciales en materia de supervivencia infantil.
Las intervenciones de atención a los lactantes incluyen:
✓ atención especializada en el momento de nacer;
✓ cuidado termal;
✓ cuidado higiénico del cordón umbilical;
✓ una atención especial para los recién nacidos con bajo peso o prematuros:
✓ iniciación temprana en la lactancia materna exclusiva (idealmente durante la
primera hora); y una visita temprana postnatal (a ser posible durante las primeras
48 horas).
16
Las intervenciones en materia de prevención incluyen:
✓ lactancia materna exclusiva hasta los 6 meses de edad;
✓ alimentación complementaria segura desde los 6 meses de edad; una buena
nutrición de la madre;
✓ inmunización completa y a tiempo: BCG, hepatitis B, DPT (difteria, pertusis,
tétanos), vacuna oral de la poliomielitis, sarampión y Haemophilus influenzae tipo
B;
✓ suplementos de vitamina A;
✓ seguimiento sistemático del crecimiento y evaluación del desarrollo;
✓ mejora en el agua, el saneamiento y la higiene; y
✓ mosquiteros tratados con insecticida.
Las intervenciones en materia de tratamiento incluyen:
✓ terapia de rehidratación oral para la diarrea (30);
✓ búsqueda rápida de atención;
✓ zinc para reducir las muertes debidas a la diarrea y la neumonía;
✓ rápido tratamiento con antibióticos para la neumonía y la disentería;
✓ rápido tratamiento contra el paludismo; y
✓ gestión de la desnutrición grave.
Intervenciones esenciales para los lactantes y los niños que están
expuestos al VIH o que lo tienen
Además, las siguientes intervenciones son necesarias para los niños que
están expuestos al VIH o que lo tienen:
✓ profilaxis antirretroviral para las madres y los recién nacidos;
✓ evaluación clínica temprana y sistemática;
✓ pruebas de detección del VIH iniciadas por el proveedor, incluidas las pruebas
de laboratorio para la detección del VIH en los recién nacidos;
17
✓ orientación y apoyo para mejorar la nutrición y la alimentación de los recién
nacidos y los niños de corta edad;
✓ tratamiento preventivo con cotrimoxazol;
✓ pruebas, prevención (incluida la profilaxis con isoniazida) y gestión de la TB;
✓ terapia antirretroviral temprana;
✓ apoyo a la adherencia al tratamiento;
✓ seguimiento clínico y de laboratorio sistemático;
✓ apoyo psicosocial; y
✓ atención, tratamiento y apoyo a los miembros de su familia.
En los sitios en Internet de la OMS, UNICEF y Basic Support for
Institutionalizing Child Survival (BASICS) se pueden conseguir recomendaciones
más minuciosas sobre intervenciones decisivas en materia de supervivencia
infantil, y la sección siguiente se centra en los lugares donde estas intervenciones
exigen modificaciones para los niños que están expuestos al VIH o que lo tienen o
donde se necesitan otras intervenciones debido a la presencia o exposición del
VIH.
En la página web de la OMS sobre salud y desarrollo del niño y el
adolescente se puede obtener más información sobre el enfoque del ciclo vital en
materia de supervivencia y desarrollo infantiles.
18
Intervenciones de salud infantil que exigen otros componentes para
los lactantes y los niños que están expuestos al VIH o que lo tienen
Nutrición, alimentación de recién nacidos y niños de corta edad.
Nutrición, alimentación de recién nacidos y niños de corta edad. Si no
reciben una intervención,alrededor de un 5% a un 20% de los recién nacidos de
mujeres que viven con VIH contraen la infección a través dela lactancia materna.
Numerosos estudios han demostrado el riesgo de la transmisión por conducto de
la lechematerna, y unas tasas cada vez más altas de infección se relacionan con
una duración prolongada de la lactancia materna y la alimentación combinada. Un
reciente estudio procedente de Sudáfrica (32) demostró no obstanteque la
lactancia materna exclusiva por parte de madres que viven con VIH podría reducir
sustancialmente la transmisión del VIH relacionada con la lactancia materna en
comparación con la alimentación combinada. Además, se realizan actualmente
estudios para examinar los efectos de la terapia antirretroviral para reducir la
transmisión durante la lactancia materna en las madres que viven con VIH, así
como los estudios sobre la eficacia de administrar medicamentos antirretrovirales
al lactante durante el período del amamantamiento para reducir la transmisión.
La alimentación apropiada del recién nacido y el niño de corta edad es
fundamental para optimizar la salud el desarrollo de todos los niños. Dados los
considerables beneficios de la lactancia materna para la salud infantil, se
recomienda la iniciación temprana de la lactancia materna exclusiva hasta los seis
meses como una intervención esencial en materia de supervivencia infantil. A las
mujeres que viven con el VIH se les recomienda también que alimenten a sus
hijos exclusivamente con leche materna durante los 6 primeros meses de sus
vidas, a menos que la alimentación con sustitutos sea aceptable, viable,
asequible, sostenible y segura para ellas y sus hijos. Para los lactantes que se
sabe que ya están infectados por el VIH se recomienda la lactancia materna
continua. El sitio web de la OMS (33) presenta la declaración de consenso más
reciente y los criterios específicos de una alimentación con sustitutos que cumpla
los
requisitos
mencionados.
Las
Naciones
Unidas
ofrecen
amplias
recomendaciones con respecto a la alimentación de los lactantes (34). El sitio de
la OMS en la web (35) presenta de forma muy completa un panorama general de
los instrumentos y recursos disponibles en materia de alimentación infantil y VIH.
19
Apoyo con macronutrientes. El gasto energético durante el reposo aumenta en
alrededor de un 10% entre los niños asintomáticos que tienen VIH, y las
necesidades energéticas tanto de los adultos como de los niños aumentan en un
20% a un 50% adicionales durante el período de recuperación durante la
convalecencia después de una grave infección. No hay pruebas de que sea
necesario aumentar las proteínas en una medida superior a la que se indica para
un régimen alimentario equilibrado a fin de compensar las necesidades totales de
energía; por tanto, todos los niños deberían tener un régimen alimentario
equilibrado en el que la proteína contribuya a alrededor de un 10% a un 15% de la
ingesta energética (36).
Los objetivos nutricionales deben lograrse por medio de enfoques basados
en alimentos siempre que sea posible; puede que los niños desnutridos necesiten
una alimentación suplementaria o terapéutica, según sea el grado de su
desnutrición.
Suplementos con micronutrientes. Se recomienda la administración de
suplementos de vitamina A a partir de los 6 meses de edad para todos los niños
menores de 5 años (37). Los suplementos de hierro y ácido fólico deben
administrarse a todos aquellos que sean anímicos y corran el riesgo de sufrir una
carencia de hierro. Para todos los niños, independientemente de si tienen el VIH o
no, se sugiere la administración de la cantidad diaria recomendada (vitaminas y
otros nutrientes) (38,39).
Seguimiento sistemático del crecimiento y el desarrollo. El crecimiento del
niño refleja bien su salud y su situación en materia de nutrición. La falta de
crecimiento, sin embargo, es frecuente entre los niños que tienen VIH. Estos
niños requieren de una atención especial, ya que tienen otras necesidades para
garantizar su crecimiento y desarrollo y dependen de los adultos para recibir una
atención adecuada. La OMS ha preparado recientemente nuevas directrices para
prestar asistencia en la evaluación de la situación nutricional de los niños
expuestos al VIH o que lo tienen. Un seguimiento y supervisión del crecimiento
realizados sistemática y continuamente, especialmente el aumento de peso (pero
también la altura, la circunferencia de la cabeza y otras medidas de crecimiento)
son esenciales para documentar la progresión del VIH y la respuesta al
20
tratamiento, incluida la terapia antirretroviral (41). Se ha descubierto que la
circunferencia de la parte mediana o superior del brazo, cuando se utiliza en
combinación con otros signos clínicos (edema de fóvea bilateral) es un indicador
útil y muy práctico del riesgo de mortalidad relacionado con la emaciación (42) y
es especialmente eficaz cuando la infección es una causa subyacente o que
contribuye a la desnutrición. Si se consultan las normas de crecimiento infantil de
la OMS para los niños menores de 5 años (43) se puede obtener más
información.
Gestión de la nutrición grave. Todos los lactantes y los niños con desnutrición
grave corren el riesgo de sufrir varios problemas que amenazan su vida y
necesitan urgentemente el tratamiento típico, que incluye la administración de
suplementos de vitaminas y minerales como parte de la gestión terapéutica. Para
los niños expuestos al VIH, resulta fundamental someterlos a una prueba
virológica para detectar temprano el VIH y optimizar el tratamiento de la
desnutrición. Los niños expuestos al VIH que padecen formas sin complicaciones
de desnutrición grave aguda deberían recibir tratamiento en la comunidad
utilizando alimentos terapéuticos listos para usar (44). La gestión de los niños con
desnutrición grave expuestos al VIH debe adaptarse a las directrices de la OMS
(44) o a otras directrices nacionales apropiadas.
Cuando un niño con VIH responde deficientemente a la alimentación
terapéutica, se trata por lo general de una indicación de que se debe iniciar la
terapia antirretroviral.
Todos los lactantes que tienen VIH necesitan recibir terapia antirretroviral,
pero antes de comenzarla es necesario estabilizar la desnutrición grave aguda.
Prevención, detección temprana activa y gestión de las infecciones
comunes y oportunistas. A continuación se ofrece una lista de enfermedades
comunes específicas de la infancia que se sabe que son más frecuentes y que
están asociadas con resultados adversos en niños que tienen VIH. Es preciso
seguir las directrices sobre Atención Integrada a las Enfermedades Prevalentes
de la Infancia (AIEPI) de la OMS y UNICEF o las directrices nacionales
pertinentes.
21
Neumonía. Aunque existen intervenciones efectivas para reducir las muertes
debidas a la neumonía, benefician a muy pocos niños, por lo que todos los años
se producen más de 2 millones de muertes infantiles: casi una quinta parte de las
muertes de niños menores de 5 años en todo el mundo. La desnutrición entre los
niños de 0 a 4 años contribuye a más de 1.000.000 de muertes por neumonía
todos los años, y los lactantes de 6 a 11 meses que no reciben leche materna
corren también un riesgo mayor de morir de neumonía en comparación con
quienes sí reciben leche materna. Los niños que tienen VIH y los niños que
carecen
de
cantidades
suficientes
de
determinados
micronutrientes,
especialmente de zinc, sufren otros riesgos de contraer la neumonía y de morir
por esta causa. Las tasas de neumonía y mortalidad tanto en entornos con
recursos limitados como en entornos de altos ingresos son más elevadas entre
los niños que tienen VIH (45–47). En los países de África, la neumonía es la
principal causa de admisión en los hospitales y la causa más frecuente de muerte
entre los niños menores de 5 años que tienen VIH. Los lactantes que tienen VIH
corren un riesgo mayor de contraer la neumonía pneumocystis (Pneumocystis
jiroveci, antes conocida como carinii), que se puede tratar con cotrimoxazol.
Las intervenciones esenciales para reducir las muertes entre los niños que
están expuestos al VIH o que lo tienen y que padecen neumonía incluyen (48):
• reconocimiento temprano del niño enfermo por los familiares y personas a su
cargo;
• búsqueda apropiada de la atenciónν
• mejora en la detección de los casos por los trabajadores de atención de la salud;
• tratamiento temprano apropiado con antibióticosν y
• profilaxis con cotrimoxazol para los niños que están expuestos al VIH o que lo
tienen (ver también más abajo).
Diarrea. La diarrea aguda y crónica es una presentación clínica frecuente de la
infección por VIH en todo el mundo y es una de las principales causas de
mortalidad en cohortes de niños africanos que tienen VIH. En comparación con
los lactantes no infectados, entre los lactantes que tienen VIH se dan unas tasas
de incidencia más elevadas de diarrea aguda y diarrea persistente, y las muertes
debidas a la diarrea son más frecuentes entre los niños que tienen VIH (49,50).
22
La gestión apropiada de los casos incluye (30, 51–54):
• administración de fluidos adecuados disponibles en el hogar y utilización de la
nueva solución de sales de rehidratación oralν • aumento en la alimentación,
incluida la leche materna, durante el episodio de diarrea y dos semanas después;
utilización apropiada de antibióticos; y
• administración de suplementos de zinc durante 10–14 días (10 mg al día para
los lactantes menores de 6 meses y 20 mg al día para los demás).
Paludismo. Los niños que tienen VIH corren un riesgo mayor de sufrir
parasitemia sintomática, paludismo clínico o paludismo grave o complicado, y por
tanto las intervenciones eficaces de prevención y tratamiento son fundamentales.
La OMS recomienda ahora la terapia combinada a base de artemisinina para el
tratamiento contra el paludismo Plasmodium falciparum (55–57).
Entre las intervenciones cabe señalar las siguientes:
• prevención por medio de la utilización de mosquiteros tratados con insecticidas y
otras medidas de prevención apropiadas a escala local;
• un rápido reconocimiento y tratamiento de la fiebre en las zonas donde el
paludismo es endémico;
• profilaxis con cotrimoxazol para evitar el paludismo entre las mujeres las niñas
que tienen VIH; y
• utilización de la terapia combinada a base de artemisinina para tratar el
paludismo P. falciparum.
Inmunización. Todos los lactantes y los niños expuestos al VIH deberían recibir
tan pronto como sea posible todas las vacunas del Programa Ampliado de
Inmunización, incluidas las vacunas para la Haemophilus influenzae tipo B y la
vacuna neumocócica, según los calendarios nacionales recomendados (58–
60).Es preciso que los programas garanticen que todos los lactantes y los niños
que estén expuestos al VIH o que lo tengan reciban servicios de inmunización
para enfermedades que se pueden evitar mediante vacunas a fin de maximizar
23
sus efectos. Es preciso ajustar los siguientes calendarios usuales de
inmunización.
Sarampión
Los lactantes infectados con el VIH deben recibir la vacuna contra el sarampión a
los 6 meses, con una segunda dosis a los 9 meses, a menos que en ese
momento estén gravemente inmunodeprimidos. Todos los niños con VIH deben
también recibir una oportunidad adicional para inmunización contra el sarampión
al entrar a la escuela (4-6 años de edad). Los lactantes o niños gravemente
inmunocomprometidos o con VIH clínico severo deben posponer la vacunación
hasta recuperarse clínica o inmunológicamente (61).
Vacuna conjugada neumocócica
Tres dosis de la vacuna conjugada neumocócica son seguras e inmunógenas en
los niños menores de 2 años tanto si están infectados con VIH como si no lo están
y deben administrarse a los 2, 4, 6 y 12–15 meses de edad.
La vacuna conjugada neumocócica, sin embargo, debe retrasarse si el niño está
gravemente inmunodeprimido.
Bacilo Calmette-Guérin (BCG)
Nuevos estudios revelan que los lactantes que tienen VIH corren un mayor riesgo
de contraer la forma diseminada de la enfermedad BCG, y por tanto no se debe
administrar la vacuna BCG a los niños que se sabe que tienen VIH. Sin embargo,
por lo general no es posible determinar si un recién nacido está infectado con el
VIH al nacer, por lo que usualmente se debe administrar la vacuna BCG al nacer
a todos los lactantes, independiente de la exposición al VIH, en las zonas donde
la TB sea altamente endémica y entre poblaciones con una alta prevalencia del
VIH (64,65).
Vacuna Haemophilus influenzae tipo b. La Haemophilus influenzae tipo b ha
demostrado ser una importante causa de meningitis y neumonía bacterial en la
infancia. El VIH parece ser un factor de riesgo para desarrollar una enfermedad
24
invasiva debida a la H. influenzae tipo b, especialmente en la neumonía
bacteriana. La profilaxis con cotrimoxazol podría reducir el riesgo de contraer la
neumonía adquirida en la comunidad. Los niños expuestos al VIH o que lo tienen
deberían recibir la vacuna conjugada para la H. influenzae tipo b. Esto exige tres
inmunizaciones (por lo general a los 2, 4 y 6 meses de edad). En la mayoría de
los países se recomienda administrar una dosis derefuerzo a los 12–18 meses de
edad pero podría no ser necesario, especialmente en los países de bajos y
medianos ingresos, donde la mayoría de los casos de H. influenzae tipo b se
producen antes de esa edad. Se debe retrasar la inmunización si el niño está
gravemente inmunodeprimido.
En algunos países, se recomiendan otras vacunas como parte de la
vacunación sistemática, especialmente contra la hepatitis B .
Pruebas del VIH. Un reconocimiento a tiempo de la exposición al VIH entre los
lactantes y un diagnóstico precoz del VIH es fundamental para facilitar la
iniciación oportuna de tratamiento para salvar vidas, como por ejemplo la terapia
antirretroviral. En la actualidad se pasan por alto numerosas oportunidades para
diagnosticar la infección por VIH en lactantes y niños, entre ellas por medio de
servicios para prevenir la transmisión de madre a hijo, lo que tiene como
consecuencia un aumento en la mortalidad y/o la iniciación tardía de la terapia
antirretroviral cuando los niños se encuentran ya en una etapa avanzada de la
enfermedad. La OMS recomienda que se lleven a cabo pruebas para la detección
del VIH y orientación iniciadas por el proveedor y dirigidas a los lactantes y los
niños en los servicios de atención de la salud, para facilitar el diagnóstico y el
acceso a servicios relacionados con el VIH. Por tanto, los proveedores de
atención de la salud deben recomendar las pruebas de detección del VIH y la
orientación como parte de los procedimientos normales de atención que se
prestan
a
los
lactantes
olosniños
si
muestran
signos
ysíntomasque
pudieranrevelar la existencia de la infección por VIH o si se sabe que han estado
expuestos al virus.
Las pruebas del VIH se necesitan para determinar con precisión si los
lactantes y los niños padecen la infección por VIH. Las pruebas normales de
anticuerpos del VIH, sin embargo (tanto las rápidas como las que dependen del
25
laboratorio) detectan los anticuerpos del VIH, que aparecen como respuesta a la
infección del VIH. Debido a que los anticuerpos del VIH de la madre se transfieren
pasivamente al recién nacido durante el embarazo y pueden persistir durante el
primer año de vida (y excepcionalmente durante más tiempo), resulta difícil
interpretar los resultados positivos de las pruebas de anticuerpos del VIH entre los
lactantes. La infección por VIH en el primer año de vida se diagnostica por tanto
con mayor precisión detectando la presencia de componentes del propio virus,
usualmente el ácido nucleico (ADN del VIH o ARN del VIH) o los antígenos virales
(p24); estas pruebas se denominan pruebas virológicas.
Entre las pruebas virológicas actualmente disponibles para el diagnóstico
del VIH en los lactantes cabe destacar el ADN del VIH (reacción en cadena de la
polimerasa (RCP)), ARN del VIH (RCP y otros métodos de detección del ARN) y
pruebas ultra sensitivas de antígenos P24. Se debe establecer en debates con los
servicios nacionales de laboratorio cuáles son las pruebas que se deben utilizar
en circunstancias específicas. La utilización de manchas secas de sangre en
filtros de papel puede facilitar la descentralización del acceso a las pruebas
virológicas del ADN del VIH (69).
Amamantar a los lactantes sigue presentando el riesgo de que adquieran la
infección por VIH durante el período de amamantamiento. Aunque la lactancia
materna no tiene por qué interrumpirse antes de llevar a cabo las pruebas
virológicas, interpretar los resultados negativos de las pruebas resulta difícil, y las
madres cuyos lactantes presenten resultados serológicos negativos en esta
situación necesitan una mayor orientación para analizar si la alimentación
sustitutoria es aceptable, viable, asequible, sostenible y segura (véase más arriba
la sección sobre alimentación de lactantes). Si los resultados son positivos, debe
considerarse que reflejan la infección por VIH, y debe realizarse un seguimiento
con los algoritmos usuales para confirmar el resultado. Sobre la base de la
opinión de expertos, la OMS aconseja que se necesita un período de seis
semanas antes de asumir que los resultados negativos de las pruebas virológicas
excluyen fidedignamente la infección después de interrumpir la lactancia materna.
Para los niños que han sido alimentados con leche materna durante el primer año
de sus vidas, se sugiere que se mantenga el mismo periodo de seis semanas
26
antes de que los resultados negativos de las pruebas serológicas de los
anticuerpos del VIH excluyan fidedignamente la infección por VIH.
Intervenciones de pruebas del VIH
1 Todos los niños expuestos al VIH deben ser sometidos a una prueba virológica
temprana a las 4 a 6 semanas de edad. Debe asumirse que los lactantes que den
positivo a la infección por VIH están infectados y comenzar la terapia
antirretroviral.
2 Para todos los lactantes y niños donde el VIH es posible, se sospecha que
existe o se reconoce que hay una exposición al VIH, debe recomendarse la
administración de pruebas de detección del VIH iniciadas por el proveedor y
adecuadas para la edad.
3 Si no hay pruebas virológicas disponibles, entonces los lactantes de quienes se
sospeche que estén infectados por el VIH o sean seropositivos y no se
encuentren bien, con signos y síntomas que sugieran la presencia del VIH, deben
tratarse como si la infección por VIH fuese la causa. Hay que llevar a cabo
pruebas de CD4, cuando estén disponibles, para evaluar la inmunodeficiencia y
facilitar el reconocimiento de una presunta enfermedad grave por VIH que exija la
administración inmediata de terapia antirretroviral.
4 Se debe recomendar la prueba del VIH a todos los miembros de la familia de los
lactantes o los niños que se sabe que hayan estado expuestos al VIH o estén
infectados con el virus.
5 A los lactantes y los niños que pudieran sufrir TB se les debe administrar una
prueba del VIH.
6 Si la prueba de los anticuerpos del VIH es negativa en un niño menor de 18
meses que ya no recibe leche materna y quién no ha sido amamantado durante
las últimas 6 semanas, se supone que el niño no esté infectado, y solamente se
sugiere llevar a cabo una prueba virológica si los síntomas clínicos o los
acontecimientos posteriores sugieren una infección por VIH.
7. Se recomienda llevar a cabo una prueba confirmatoria de los anticuerpos del
VIH a los 18 meses para todos los niños expuestos al VIH.
27
Intervenciones necesarias para lactantes y niños que están expuestos
al VIH o que lo tienen
Pruebas de detección del VIH iniciadas por el proveedor incluidas las pruebas
virológicas para lactantes (véase más arriba y el gráfico en el anexo 4).
Tratamiento preventivo con cotrimoxazol. El cotrimoxazol es un antibiótico. Los
datos procedentes de ensayos clínicos aleatorios y estudios de observación han
demostrado la eficacia del tratamiento preventivo con cotrimoxazol para evitar la
neumonía pneumocystis (Pneumocystis jiroveci, antes conocida como carinii) y
otras infecciones entre los lactantes que tienen VIH y su eficacia en función de los
costos en la reducción de la morbilidad y la mortalidad.
Debido a que es más probable que la muerte y la neumonía pneumocystis
se produzcan en los primeros 6 meses de vida, antes de que se asegure el
diagnóstico del VIH con toda fidelidad, la OMS recomienda el tratamiento
preventivo con cotrimoxazol para todos los lactantes expuestos al VIH hasta que
se confirme su estado. Todos los niños expuestos al VIH nacidos de madres que
viven con VIH deben comenzar a recibir untratamiento preventivo con
cotrimoxazol a las 4–6 semanas de haber nacido y continuar hasta que se haya
excluido la infección por VIH y el recién nacido no corra ya más riesgo de adquirir
el VIH por vía del amamantamiento.
Se puede descontinuar el tratamiento preventivo con cotrimoxazol en
loslactantes a quienes se ha confirmado que no están infectados con el VIH y que
no reciben ya leche materna y por tanto no corren más el riesgo de adquirir el VIH
(70).
Las directrices de la OMS recomiendan también el cotrimoxazol para los
lactantes y niños que tienen VIH.
Todos los lactantes con VIH deben seguir recibiendo el tratamiento
preventivo con cotrimoxazol hasta los cinco años, cuando pueda resultar
necesario volverlos a examinar (70).
El cotrimoxazol debe administrarse de manera gratuita.
28
Terapia antirretroviral y atención de seguimiento. Los lactantes y los niños
responden bien a la terapia antirretroviral, y hay disponibles numerosos
medicamentos antirretrovirales potentes. Si la infección por VIH se detecta
durante el periodo de lactancia, la terapia antirretroviral precoz es especialmente
decisiva, pero en la actualidad la mayoría de los niños que se presentan a los
programas de tratamiento son de mayor edad. El cuadro en la presentación del
VIH varía por edad: los lactantes y los niños de corta edad presentan usualmente
una infección aguda (sobre todo neumonía pneumocystis en los primeros 3 a 6
meses de vida), mientras que los niños de mayor edad suelen presentar una
reducción del crecimiento y el desarrollo. La Administración de Alimentos y
Medicinas
de
los
Estados
Unidos
ha
aprobado
una
combinación
de
medicamentos antirretrovirales de dosis fija para los niños, con la precalificación
de la OMS, y hay otras combinaciones de dosis fija para los niños pendientes. La
OMS ha publicado directrices técnicas describiendo la atención mediante terapia
antirretroviral para los lactantes y los niños, actualizadas recientemente para
hacer hincapié en el diagnóstico y tratamiento tempranos (71), y dispone de
módulos de capacitación para la atención del VIH (72). A medida que se amplían
las pruebas del VIH para los lactantes, los programas tendrán que garantizar cada
vez más la disponibilidad de terapia antirretroviral para este grupo de edad, lo que
exige disponer de medicamentos antirretrovirales para lactantes y una orientación
para la administración de las dosis. La terapia antirretroviral dirigida a los
lactantes y los niños debe ser gratuita para los usuarios.
El tratamiento nacional del VIH y las directrices sobre la atención deberían
incluir:
✓ criterios para inscribirse en los servicios de atención;
✓ criterios para iniciar la terapia antirretroviral;
✓ atención con terapia pre–antirretroviral;
✓ regímenes de tratamiento comunes de primera y segunda línea;
✓ formularios nacionales necesarios;
✓ criterios sobre el tipo de trabajadores de la salud que pueden iniciar una
terapia antirretroviral;
✓ seguimiento clínico y de laboratorio;
29
✓ criterios y medidas necesarias en caso de un fracaso del tratamiento;
✓
consideración
especial
para
los
diferentes
grupos
de
edad,
especialmente los lactantes y los adolescentes;
✓ consideraciones especiales para la coinfección con TB y otras
condiciones pertinentes a escala local, entre ellas el abuso de sustancias;
✓ apoyo nutricional;
✓ apoyo a la adherencia al tratamiento; y
instrucciones
simplificadas
sobre
la
dosificación
estándar
para
los
medicamentos antirretrovirales en todos los niveles de prestación de servicios.
Apoyo a la adherencia y el tratamiento. La eficacia y la durabilidad de los
regímenes de terapia antirretroviral dependen de una optimización de la
adherencia a la terapia antirretroviral. La adherencia significa tomar la dosis
adecuada de las medicinas, a la hora adecuada y de la manera adecuada (por
ejemplo, con el tipo adecuado de alimentos o fluidos y antes o después de las
comidas), según el plan de tratamiento.A escala del hogar, esto exige tener
cuidado con las medicinas para garantizar que se guardan de una forma
apropiada y segura. En el caso de los recién nacidos y los niños de corta edad es
posible que sea necesario realizar ajustes frecuentes de las dosis a fin de
adecuarse a su rápido crecimiento.
La adherencia en el caso de los lactantes y los niños presenta un problema
especial debido afactores relacionados con los niños, los cuidadores, las
medicinas,el entorno y las relaciones que se dan entre estos factores. Puede que
los medicamentos no sean apetecibles, que las píldoras sean demasiado grandes
o los líquidos tengan excesivo volumen, que las dosis sean demasiado
frecuentes, que se produzcan restricciones en el consumo de alimentos o que
haya efectos secundarios que dificulten la ingesta sistemática de la medicación
necesaria. Además, tratar con éxito a un niño exige el compromiso y la
participación de un cuidador responsable y constante.
Entre
las
intervenciones
fundamentales
para
apoyar
una
terapia
antirretroviral eficaz cabe destacar una preparación adecuada del tratamiento, una
evaluación y anticipación frecuente de las dificultades que pueden presentarse
para la adherencia, y un apoyo específico (74). Una preparación expedita del
30
tratamiento es necesaria para acompañar la iniciación temprana a la terapia
antirretroviral entre los lactantes diagnosticados durante los primeros meses de
vida; esto debe incluir una intensificación en las actividades para lograr una
comprensión de la importancia de la adherencia al tratamiento.
Seguimiento clínico y de laboratorio. Todos los niños diagnosticados con
la infección por VIH deben ser sometidos a una evaluación clínica y de laboratorio
de referencia para establecer la evolución clínica de la enfermedad del VIH y,
cuando sea posible, realizar pruebas de CD4 para determinar si cumplen con las
condiciones necesarias para comenzar una terapia antirretroviral. El porcentaje de
CD4 es más constante y menos dependiente de la edad que el número absoluto
de CD4, de modo que es la medida preferida de D4 para niños pequeños.
Establecer una capacidad de seguimiento en los laboratorios resulta altamente
deseable para mejorar la eficacia de las intervenciones terapéuticas y garantizar
la iniciación segura y oportuna de la terapia antirretroviral. Cuando no hay
capacidad de laboratorio, se pueden utilizar parámetros clínicos para realizar un
seguimiento de la terapia antirretroviral (75–77).
Apoyo psicosocial. Las familias, los cuidadores y los niños que tienen VIH
necesitan también disponer de acceso a otros servicios esenciales que están
generalmente disponibles fuera de los establecimientos de salud, como:
servicios de orientación para los niños adecuados según su edad;
reconocer las necesidades y ofrecer orientación y apoyo a los cuidadores;
apoyo a la revelación y a la información dirigida a los niños;
mitigación del estigma;
reconocimiento y apoyo para mitigar el duelo y superar el trauma;
reconocimiento y recomendaciones para abordar la depresión, los retrasos en
el crecimiento y otras cuestiones; y
apoyo de las prácticas de atención familiar que afectan directamente el
desarrollo en la primera infancia (como apoyo y educación por parte de los
progenitores, juego y estimulación).
Estos servicios, allí donde se proporcionan, reciben a menudo el apoyo de
organizaciones no gubernamentales o de asociados en la ejecución.
31
TB. La TB representa una considerable amenaza a la salud infantil. La infección
por VIH intensifica la susceptibilidad a la infección con Mycobacterium
tuberculosis y el riesgo de una rápida progresión hacia la enfermedad de la TB y,
en niños mayores con TB latente, una reactivación. En los países con recursos
limitados se ha informado sobre un aumento en los niveles de coinfección con TB
y VIH en los niños, y la prevalencia de VIH entre los niños con TB oscila de un
10% a un 60%. Es preciso considerar siempre la TB entre los niños sintomáticos
que tienen VIH.
Entre las intervenciones cabe destacar las siguientes (78–80):
1. Se recomienda el tratamiento preventivo con isoniazida para los niños que
tienen VIH y viven en zonas donde hay una elevada prevalencia de TB o se
producen contactos en el hogar con personas con TB, después de haber excluido
una TB activa.
2. Un registro de los contactos y la historia familiar de los niños en riesgo.
3. Los contactos en el hogar o la presencia de niños expuestos a un adulto
diagnosticado con TB activa o casos de TB pulmonar con frotis positivo requieren
una investigación y la exclusión de la TB activa.
4. El tratamiento de la TB debe seguir las directrices del programa nacional de TB.
Es preciso seguir una terapia de observación directa.
5. Las recomendaciones para administrar la terapia antirretroviral a niños que
sufren una coinfeccióncon TB deben seguir las directrices nacionales para la
terapia antirretroviral.LaOMS dispone de más recursos sobre la gestión clínica de
los niños con VIH que es posible consultar en el sitio en la web (70, 71,81–8 4).
Para obtener instrucciones sobre cómo inscribirse gratuitamente para
consultar todos los instrumentos de la Atención Integrada a las Enfermedades de
los Adolescentes y los Adultos (IMAI), entre ellos materiales de formación para los
módulos
de
directrices
clínicas
y
materiales
de
gestión
de
distrito
mencionadosanteriormente, visite. Esto incluye un documento de información de
la IMAI que resume todos los instrumentos de la IMAI, de la Atención Integrada a
las Enfermedades Prevalentes de la Infancia (AIEPI) y de la Gestión Integrada del
Embarazo y el Parto.
32
3.ESTRATEGIAS
FUNDAMENTALES
PARA
AMPLIAR
EL
DIAGNÓSTICO, LA ATENCIÓN, EL APOYO Y EL TRATAMIENTO DE
LOS NIÑOS CONTRA EL VIH
Siete estrategias fundamentales son esenciales para ampliar los programas
infantiles de prevención, diagnósticoy tratamiento contra el VIH. A continuación
figuran las medidas necesarias para incorporar estas estrategias a los programas
nacionales.
Estrategia 1: Mejorar la capacidad de liderazgo, la apropiación y la rendición
de cuentas de los gobiernos mediante el fortalecimiento de las estructuras
establecidas de gestión y coordinación para garantizar una respuesta
apropiada a las necesidades de los niños que están expuestos al VIH o que
lo tienen mediante la formulación de políticas de apoyo, el establecimiento
de
objetivos
nacionales
y
la
preparación
de
planes
nacionales
presupuestados para la ampliación dirigida a beneficiar a los niños
necesitados.
Antecedentes
Una capacidad de liderazgo, la apropiación de los programas, y su gestión
y su coordinación eficaces son los elementos necesarios a escala nacional y
subnacional (como los distritos) para promover y apoyar la ampliación de los
programas infantiles contra el VIH y garantizar la prestación de una atención de
alta calidad. Aunque suele haber en pie estructuras de gestión y coordinación
centradas en las necesidades generales de salud de la infancia,la importancia que
se otorga a las necesidades de los niños que están expuestos al VIH o que lo
tienen es a veces poco firme e insuficiente. Además, las unidades dedicadas al
VIH se centran más en las necesidades de los adultos y han pasado por alto las
necesidades de los recién nacidos y de los niños de corta edad.Las estructuras de
gestión en los ministerios de salud deben garantizar la coordinación de los puntos
de entrada fundamentales en la atencióndel VIH, así como de los puntos de
prestación de servicios básicos para los niños, incluidos los programas para las
madres, los lactantes y los niños, dentro de su enfoque para identificar a los
lactantes expuestos al VIH, a los niños que tienen VIH y para vincular a los niños
33
con la atención y el tratamiento cuando sea necesario. Las estructuras de gestión
y coordinación serán más eficaces en sus esfuerzos encaminados a integrar las
actividades de los programascuando puedan recibir los recursos humanos y
financieros que faciliten la gestión y la coordinación tanto a escala nacional como
subnacional,ladelegacióndeautoridad y la asignación apropiada de fondos en
todos los programas y la flexibilidad de los flujos de recursos y la asignación a
todos los niveles.
Disponer de un promotor de alto nivel de la atención y el tratamiento de los
niños contra el VIH en el ministerio de salud o en otras altas instancias resulta a
menudo de utilidad. Estos defensores pueden reforzar el compromiso en la
ejecución del programa y garantizar la rendición de cuentas de los gestores de
mediano nivel responsables de las actividades cotidianas y facilitar importantes
cambios en las políticas.
Medidas pertinentes
Análisis de situación. Se debe llevar a cabo un análisis rápido pero
sistemático de la situación a fin de evaluar la programación actual, incluidos los
principales estrangulamientos en el sistema de salud, y utilizarlo para orientar el
plan nacional de estrategia y ejecución que aborde la salud infantil y el VIH (véase
el Anexo 1). Los elementos básicos del análisis de la situación deben incluir
evaluaciones para informar si se está identificando a los niños que están
expuestos al VIH o que lo tienen, las intervenciones que reciben (Recuadro 1) y
las funciones de los establecimientos de salud y la comunidad en la atención y el
tratamiento de los niños contra el VIH y las relaciones respectivas entre ambas.
Puede que al análisis rápido inicial le tenga que seguir un análisis funcional sobre
áreas específicas más extenso, pero esto no debe retardar la ampliación de las
actividades programáticas. Las consecuencias para la salud y los resultados para
la salud de los niños y la supervivencia infantil (como encuestas demográficas y
de salud o encuestas de indicadores múltiples por conglomerados) se evalúan
sistemáticamente cada 3 al 5 años, y esto puede utilizarse para sustentar y
modificar los planes nacionales estratégicos y/o de ejecución.
34
Recuadro 1. Evaluación de la intervención de los programas de atención y
tratamiento de los niños contra el VIH Evaluar si las siguientes intervenciones
están articuladas en las directrices de políticas y prácticas actualizadas y
ponerlas en práctica en las actividades relacionadas con el VIH, los servicios para
evitar la tranmisión de madre a hijo y los programas de salud para las madres, los
lactantes y los niños:
✓ pruebas de detección del VIH y orientación iniciadas por el proveedor;✓
pruebas tempranas para los lactantes expuestos al VIH (diagnóstico temprano del
lactante) incluyendo mecanismos de seguimiento de lactantes expuestos al VIH
como incluir el estatus de exposición e infección con VIH en las tarjetas clínicas y
registros médicos;
✓ orientación y apoyo a la alimentación de los lactantes;
✓ tratamiento preventivo con cotrimoxazol
✓ intensificación del seguimiento del crecimiento, de la evaluación del desarrollo
y del apoyo a los niños que están expuestos al VIH o que lo tienen;
✓ calendarios modificados de inmunización;
✓ intensificación de la prevención (incluida la profilaxis con isoniazida for M.
tuberculosis) y una gestión óptima del VIH y la TB;
✓ prevención del paludismo, incluida la distribución de mosquiteros tratados con
insecticida;
✓ terapia antirretroviral para los niños, entre ellos los menores de 5 años;
✓ seguimiento clínico y de laboratorio,MONITORAGGIO con prioridad en las
necesidades de la infancia;
✓ redes operativas de referencia de casos y mecanismos para el registro de los
pacientes entreestablecimientos y comunidades y dentro de los establecimientos;
y
✓ servicios en materia de VIH para lactantes y niños, que incluyan pruebas del
VIH, seguimiento clínico y terapia antirretroviral, todo ello ofrecido gratuitamente a
la familia afectada.
35
1.1. Objetivos. Sobre la base de las lecciones aprendidas en la Iniciativa “γ para
5”, para ampliar los programas es necesario establecer objetivos de tratamiento
de los niños. Los objetivos pediátricos actualizados deben desarrollarse basados
en la carga y necesidad estimadas para el país o provincia, capacidad para la
ampliación de los servicios y debe incluir a niños pequeños y acceso tempranoal
tratamiento. Resulta especialmente importante establecer objetivos con plazos
concretos parael diagnóstico temprano, la terapia antirretroviral y la profilaxis con
cotrimoxazol basados en lasnecesidades, ya que ambas intervenciones reducen
considerablemente la morbilidad y la mortalidad, y los niveles actuales de
absorción son reducidos en la mayoría de los países de bajos y medianos
ingresos.
Los objetivos basados en plazos concretos contribuyen a inculcar a los
gestores nacionales del programa un sentimiento de urgencia, así como un
impulso necesario. Los objetivos basados en la población o basados en la
geografía pueden utilizarse también localmente para impulsar la planificación:por
ejemplo, los objetivos de tratamiento para las zonas urbanas probablemente
difieren de los que se asignan a las zonas rurales. Establecer objetivos a escala
de distrito es también importante, ya que asigna expectativas y responsabilidades
y sirve de ayuda a la coordinación de la asistencia técnica de apoyo, incluida la
que se dedica a la formación de los proveedores de atención de la salud; también
garantiza que llegue la cantidad apropiada de suministros a los lugares
necesitados.
1.2. Garantizar que las estructuras de gestión y coordinación aborden la
atención y el tratamiento de los niños contra el VIH. Las estructuras de gestión
deben ofrecer una dirección programática para los servicios de los programas de
VIH destinados a la infancia, garantizar la coordinación entre las partes
interesadas y supervisar la planificación, ejecución, seguimiento y calidad del
programa a escala nacional y subnacional. Deben recibir apoyo de órganos
asesores o de grupos de trabajo técnicos que incluyan todos los recursos
nacionales técnicos esenciales, así como a los donantes principales y a los
aliados en la ejecución de programas.
36
Las estructuras de gestión deben garantizar que los presupuestos
nacionales incorporen los elementos necesarios para la ampliación a escala
nacional.
Los gobiernos deben proporcionar estructuras de gestión con recursos
suficientes para garantizar la puesta en práctica de las actividades de gestión,
coordinación y supervisión.
37
TESTO DI ARRIVO
1. Traduzione
ABBREVIAZIONI E SIGLE
HIV Virus dell'immunodeficienza umana (dall'inglese Human Immunodeficiency
Virus)
AIDS Sindrome da immunodeficienza Acquisita
(dall'inglese Acquired Immune Deficiency Syndrome)
OMS Organizzazione Mondiale della Sanità
UζAIDS θrogramma congiunto delle ζazioni Unite sull‟HIV/AIDS
(dall'inglese United Nations programme on HIV/AIDS )
RUTF Alimenti terapeutici pronti all‟uso (dall'inglese Ready To Use Therapeutic
Food ).
DNA acido desossiribonucleico (dall'inglese deoxyribonucleic acid).
RNA acido ribonucleico (dall'inglese ribonucleic acid).
θCθ θolmonite da θneumocystis Carinii (dall‟inglese pneumocystis pneumonia)
38
MIGLIORARE LA PREVENZIONE, LA DIAGNOSI E IL TRATTAMENTO
NEI NEONATI E BAMBINI AFFETTI DAL VIRUS DELL’HIV/AIDS
RIASSUNTO ESECUTIVO
ζei paesi più a rischio, il virus dell‟HIV/AIDS si diffonde sempre di più
contro la salute e il benessere dei bambini e vanifica i progressi compiuti nel corso
degli anni in materia di sopravvivenza infantile.
Secondo le più recenti indagini rese note da UNAIDS, programma delle
ζazioni Unite per la lotta all‟AIDS, 1β milioni di bambini al di sotto dei 15 anni sono
affetti dal virus: il 90% di essi vive in Africa subsahariana. Solo nel 2007, circa
370.000 bambini hanno contratto il virus, la maggior parte attraverso la
trasmissione dalla madre al figlio. Si ipotizza che circa la metà dei bambini è
destinata a morire se non riceve le cure adeguate in tempo. Alla maggior parte dei
bambini che sono morti nel β00ι non era stato diagnosticato il virus dell‟HIV/AIDS
e non avevano ricevuto alcuna cura medica preventiva.
Per contribuire ad affrontare questo importante tema di salute pubblica
infantile, l‟UζICEF e la ηεS hanno dato il via ad un programma di studio
finalizzato a offrire un supporto ai membri e ai soci delle organizzazioni nazionali
sanitarie nelle aree maggiormente colpite dal virus, dove le risorse sono limitate.
Il programma ha lo scopo di migliorare la prevenzione, la diagnosi, l‟assistenza e
la cura dei bambini contagiati o esposti a rischio di contagio, operando anche
attraverso altri programmi più estesi di lotta all‟AIDS/HIV e di sopravvivenza
infantile.
Il piano è stato portato a termine durante una riunione internazionale
svoltasi a New York nel 2006, alla quale hanno partecipato più di 100 persone
provenienti da diverse associazioni che si interessano al tema della sopravvivenza
infantile e del trattamento pediatrico del virus.
Questo programma intende sottolineare l‟importanza della diagnosi precoce
del virus dell‟HIV, del trattamento preventivo con cotrimoxazolo dei bambini
esposti a rischio di contagio o già contagiati.
39
Recenti studi rivelano che i bambini provenienti dai paesi ad alto, medio o
basso reddito rispondono bene a questo trattamento preventivo. Le linee guida
contenute nel programma si basano su risultati concreti ottenuti nei paesi con
risorse limitate in via di sviluppo.
Nonostante i risultati soddisfacenti ottenuti nella cura e nel trattamento
indicato, così come i progressi compiuti in diversi paesi, nei paesi dove le risorse
sono limitate il numero di risposte a livello nazionale rimane ridotto. Di seguito
verranno indicate le sette strategie chiave per fornire ulteriori risposte ai quesiti
nazionali.
Strategie per lo sviluppo
1.Capacità di leadership, proprietà e responsabilità dei governi, che si riflette
nella creazione di strutture di gestione, coordinamento e pianificazione di obiettivi
nazionali e progetti volti all‟intensificazione dell‟aiuto ai bambini bisognosi.
2. Prestazione integrata e decentralizzata di servizi di prevenzione, diagnosi,
assistenza e cura dei bambini affetti dall’AIDS, attraverso i meccanismi di
prestazione sanitaria già esistenti.
3. Migliorare la diagnosi precoce dei bambini affetti dal virus o esposti a
rischio di contagio attraverso un‟intensificazione della somministrazione di test
dell‟HIV e dell‟attività di counselling da parte degli operatori sanitari a tutti i livelli
del sistema sanitario.
4.
Meccanismi
di
gestione
responsabile
degli
acquisti
e
della
somministrazione di medicinali che possano garantire una somministrazione
costante degli stessi, soddisfacendo le necessità dei neonati e dei bambini.
5. Capacità di laboratorio allo scopo di supportare la diagnosi, l‟assistenza e la
cura dei bambini affetti dal virus dell‟AIDS.
40
6. Adeguata capacità basata della comunità locale nel supportare la diagnosi
precoce dei bambini malati di HIV o a rischio di contagio e nel fornire alle famiglie
dei bambini un supporto e una cura continuativi vicino al luogo di residenza.
7. Miglioramento dei sistemi di monitoraggio e valutazione al fine di fornire
una maggiore qualità nei servizi di cura dei bambini contagiati dal virus o a rischio.
Il programma vuole sottolineare le azioni necessarie per rendere operative
queste strategie all‟interno dei programmi nazionali.
1. PRECEDENTI
La diffusione dell’AIDS tra i bambini
δa regione maggiormente colpita continua ad essere l‟Africa subsahariana,
seguita dall‟Asia. δa maggior parte delle malattie diffuse tra i bambini si potrebbe
evitare somministrando tempestivamente le cure adeguate.
In alcune zone del mondo, l‟infezione da AIDS sta minacciando seriamente
la sopravvivenza infantile.
Il rapporto dell‟ηεS β005 calcolava che l‟infezione da HIV ha aumentato la
mortalità infantile del 3% a livello mondiale. In Africa, circa il 7% dei decessi tra i
bambini sotto i 5 anni viene attribuito al virus dell‟HIV e nei paesi più gravemente
colpiti supera il 50%.
Il tasso di mortalità dei bambini nati da madri sieropositive è più elevato
rispetto a quello dei bambini nati da madri sieronegative. δ‟incidenza delle nascite
premature e del ritardo di crescita intrauterina è più elevata, indipendentemente
dal fatto che il lattante sia infetto o meno dal virus.
Inoltre, le donne in gravidanza con infezione da HIV in stadio avanzato non
solo corrono un maggior rischio di trasmettere il virus ai figli, ma anche i figli hanno
maggiori possibilità di morire prima del compimento del sesto mese di vita.
41
δ‟infezione da HIV presenta un‟evoluzione più aggressiva tra i neonati e i
bambini: il 30% non supera il primo anno di vita, il 50% muore appena compiuti
due anni quando non hanno accesso ai farmaci salvavita, quali la profilassi
antiretrovirale e la cura preventiva a base di cotrimoxazolo.
ζel β00ι l‟ηεS e UζAIDS hanno stimato che θλ0.000 [5κ0.000–860.000]
bambini necessitavano di una terapia antiretrovirale. Nel 2007 circa 270.000
[250.000–290.000] bambini al di sotto dei 15 anni sono morti di AIDS, la maggior
parte
in
Africa
subsahariana,
durante
i
primi
mesi
della
gravidanza.
Nella maggioranza dei casi la morte dei bambini si sarebbe potuta evitare
attraverso una diagnosi precoce del virus e cure efficaci per le comuni malattie
dell‟infanzia e le infezioni opportunistiche1. Un esempio è la terapia antiretrovirale.
I bambini che sopravvivono al primo anno di vita invece sono più esposti al rischio
di morte per le malattie comuni dell‟infanzia. δe cause più comuni di mortalità tra i
neonati e i bambini sono le infezioni delle vie respiratorie, le malattie diarroiche e
la tubercolosi, in generale causate da gravi fattori di rischio come le infezioni
opportunistiche e la malnutrizione. I bambini sono maggiormente suscettibili a
morbilità2 e mortalità, anche nel caso in cui ricevano una terapia antiretrovirale.
In generale, per ottenere risultati di cui possano beneficiare tutti i bambini, e in
particolare quelli affetti dal virus, è necessario perfezionare i programmi di lotta
all‟AIDS per la sopravvivenza infantile.
Sviluppo dei programmi
Nei Paesi in via di sviluppo, la disponibilità di servizi per la prevenzione
della trasmissione da madre a figlio3, di capacità diagnostica, di assistenza ai
malati di HIV e della terapia antiretrovirale per i bambini ha contribuito a diminuire
considerevolmente le nascite di bambini infettati dal virus dell‟HIV e migliorato la
qualità di vita di quelli che invece, sfortunatamente, sono nati infetti. I bambini
Un’infezione opportunistica è una malattia dovuta a microrganismi rari o di per sé dotati di scarsa virulenza,
che invece si moltiplicano diventando patogeni nei soggetti immunodepressi per effetto di infezioni o di
terapie. Le situazioni che determinano immunodepressione sono, in pratica, l’AIDS e i trattamenti
antitumorali prolungati. http://dizionari.corriere.it/ , consultata in gennaio 2010, [N.d.T.].
2
Termine statistico indicante la frequenza percentuale di una malattia in una determinata popolazione.
http://dizionari.corriere.it/ , consultata in gennaio 2010, [N.d.T.].
3
PMTCT, Prevention of Mother To Child Transmission (prevenzione della trasmissione dell’HIV da madre a
figlio). http://beta.unicef.it/ , consultata in gennaio 2010, [N.d.T.].
1
42
rispondono bene alla terapia antiretrovirale sia nei paesi a basso e medio reddito
sia in quelli ad alto reddito.
Prove consistenti, inoltre, sottolineano che la terapia preventiva con
cotrimoxazolo apporta benefici sia ai neonati sia ai bambini.
Nel corso degli ultimi anni, i paesi a basso e medio reddito hanno compiuto
diversi progressi, rafforzando la capacità di supporto, assistenza e cura.
Alla fine del 2006, più di 125.000 bambini in questi paesi stava già
ricevendo un trattamento. Rispetto all‟anno passato il numero dei bambini è
aumentato considerevolmente, nel 2005 infatti i bambini che ricevevano un
trattamento erano solo 75.000. Nonostante i benefici conosciuti del trattamento
preventivo con cotrimoxazolo e le recenti raccomandazioni da parte della OMS,
le difficoltà nel fornire i servizi in maniera più generalizzata sono ancora
innumerevoli. Attualmente soltanto un 4% dei bambini esposti a rischio di contagio
o già infetti da HIV riceve un trattamento preventivo. Inoltre, non sono mancate le
difficoltà di attuazione del protocollo diagnostico, dovute soprattutto a:
La mancanza di competenza tecnica.
δa scarsa sicurezza da parte degli operatori sanitari nell‟assistenza dei
neonati e dei bambini piccoli.
Il basso livello di modernizzazione dei sistemi di laboratorio e di trasporto
dei campioni e dei risultati delle analisi.
Accordi e obiettivi internazionali
La comunità internazionale ha rilasciato alcune dichiarazioni di sostegno
alla prevenzione, alla diagnosi, all‟assistenza e alla cura dell‟HIV, la maggior parte
delle quali riferita all‟infanzia.
43
Le più importanti sono:
Gli Obiettivi del Millennio numero 4 e 64, che chiedono di ridurre di due
terzi il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni e di arrestare e cominciare a
ridurre la diffusione dell‟HIV/AIDS entro la data limite del β015.
Dichiarazione di impegno sull'HIV/AIDS delle Nazioni Unite5 del 2001,
pubblicata in un periodo straordinario di sessioni dell‟Assemblea generale
delle Nazioni Unite, dove gli Stati membri si impegnano a ridurre del 20% il
numero dei neonati infetti da HIV nel 2005 e del 50% nel 2010.
δa Dichiarazione di impegno esorta anche i governi a migliorare l‟accesso
ai trattamenti di alta qualità con farmaci antiretrovirali, l‟assistenza e
l‟appoggio per le persone e le famiglie malate di AIDS.
“Uno mondo a misura di bambino”6, risultato della prima Sessione
Speciale
dell‟Assemblea
Generale
delle
ζazioni
Unite
del
β00β
sull‟infanzia. A questa sessione hanno partecipato più di 70 capi di Stato e
di governo che si sono impegnati a realizzare tutta la serie di obiettivi volti a
migliorare la salute e il benessere dei bambini. La lotta al virus HIV è uno
dei quattro obiettivi prioritari.
Programma “3 by 5”, proposto nel 2003 da OMS, UNAIDS e UNICEF e
altri soci, che si propone di intensificare l‟accesso ai trattamenti
antiretrovirali per le persone dei paesi a basso e medio reddito.
Obiettivo dell’accesso universale all‟assistenza e trattamento per
l‟HIV/AIDS, sottoscritto nel 2005 dal vertice del G8 a Gleneagles. Il
programma include anche l‟accesso universale nel β010 a tutti i servizi di
prevenzione e cura del virus.
4
Nel settembre 2000, con l'approvazione unanime della Dichiarazione del Millennio, 191 Capi di Stato e di
Governo hanno sottoscritto un patto globale di impegno congiunto tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Dalla
Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite sono nati otto obiettivi (MDG) che costituiscono un patto a
livello planetario fra Paesi ricchi e Paesi poveri, fondato sul reciproco impegno a fare ciò che è necessario per
costruire un mondo più sicuro, più prospero e più equo per tutti. Si tratta di otto obiettivi cruciali da
raggiungere entro il 2015. http://www.esteri.it/mae/IT consultata in gennaio 2010, [N.d.T.].
5 Declaration of Commitment on HIV/AIDS, giugno 2001, [N.d.T.].
6
“A World Fit for Children”, New York, 8-10 maggio2002. http://www.conferenzainfanzia.it/site/ ,
consultata in gennaio 2010, [N.d.T.].
44
La dichiarazione del 2007 rilasciata a Johannesburg, in Sud Africa, che
garantisce l’accesso universale ai servizi di prevenzione della
trasmissione dalla madre al figlio, supportato dai governi nazionali,
attraverso un appoggio costante e coordinato, affinché sia possibile
accedere in maniera completa ai servizi di PMTCT.
Principi chiave per l’assistenza e il trattamento dell’HIV nei bambini
δe necessità dei bambini affetti dall‟HIV devono rappresentare una priorità
nei programmi stabiliti e orientare nuove strategie all‟interno del piano d‟azione.
Sono state studiate sette nuove strategie volte a migliorare i programmi basate sui
seguenti principi chiave:
Urgenza. θrevenzione, diagnosi e trattamento del virus dell‟HIV devono
essere perfezionate immediatamente al fine di evitare la morte di centinaia
di migliaia di bambini infetti da HIV o esposti a rischio di contagio.
Accesso universale. Tutti i bambini bisognosi hanno diritto ad avere
l‟accesso ai servizi di prevenzione, diagnosi, assistenza e trattamento
dell‟HIV.
Assistenza a vita. Il virus dell‟HIV è una malattia cronica e richiede
assistenza e cura continue, e i governi nazionali hanno la responsabilità di
garantirle.
Assistenza centrata sulla famiglia: tutti i membri della famiglia devono
ricevere assistenza nella stessa misura, essendo la famiglia un‟unità
sociologica unica.
Assistenza di alta qualità. δ‟assistenza fornita deve essere di alta qualità,
controllata e perfezionata secondo uno schema di rielaborazione ben
preciso.
45
Salute pubblica
δ‟assistenza e il trattamento dei bambini nella lotta contro l‟AIDS devono
essere perfezionati in collaborazione con la Sanità Pubblica.
Secondo la OMS gli obiettivi principali di questo programma sono:
θrestazioni basate sulle migliori prove disponibili e sull‟incidenza della
malattia;
ottimizzazione della disponibilità di risorse umane;
Attuazione di protocolli di trattamento standardizzato e monitoraggio clinico
semplificato, che facilitano la presa di decisioni cliniche e l‟assistenza ai
malati da parte dei diversi operatori della salute;
Garanzia di partecipazione dei membri della comunità e delle persone che
vivono con il virus dell‟HIV nella pianificazione e gestione dei programmi e
la prestazione di servizi; e
Attuazione delle strategie finalizzate a minimizzare i costi, ad esempio
attraverso l‟uso di medicamenti generici e tecnologie alternative di
laboratorio.
θer ottenere l‟accesso universale e poter realizzare interventi su vasta
scala, è necessario decentralizzare urgentemente i servizi per una maggiore
integrazione.
A causa dell‟alto tasso di mortalità infantile attributo sia al virus dell‟HIV sia
ad altre cause, in alcuni paesi del mondo l‟assistenza ai bambini malati deve
essere integrata ai servizi di salute infantile già esistenti.
δ‟assistenza sanitaria contro il virus dell‟HIV deve essere parte integrante di
tutti i programmi di salute infantile.
46
Approcci diversi: Paesi più a rischio e paesi meno a rischio
In questa pubblicazione alcuni dati si riferiscono ai paesi dove in generale si
registra una bassa incidenza del virus, ma che in realtà comprendono stati o
regioni dove l‟epidemia del virus dilaga e l‟AIDS prenatale supera il 5%. Inoltre, le
organizzazioni mondiali dovrebbero modificare le direttrici principali dei programmi
per adattarli anche ai paesi con bassa incidenza del virus.
Pianificazione e sviluppo dei programmi
La ηεS e l‟UζICEF, in collaborazione con altre organizzazioni, hanno
condotto diverse missioni tecniche per dare più risposte sul tema della
prevenzione, della diagnosi e del trattamento dei bambini affetti dall‟HIV. δo scopo
di queste missioni era quello di capire come ottenere un maggior numero di
risposte dalle indagini, soprattutto nei paesi più poveri. Per rispondere ai loro
quesiti, UNICEF e OMS hanno realizzato questo programma, basato sulle
esperienze e sulle lezioni teoriche dei diversi programmi di assistenza, così come
sulle esperienze condivise nella consultazione del lavoro svolto da UNICEF e
OMS a New York nel 2006 intitolato Development of a Programming Guide for
Scaling Up Treatment, Care and Support for HIV-infected and Exposed Children in
Resource-constrained Settings.
Il programma è suddiviso in quattro sezioni principali:
Informazioni complete in merito a tutti i precedenti delle operazioni di
assistenza e trattamento del virus al fine di inquadrare al meglio il
problema.
Quadro completo degli interventi per i neonati e per i bambini affetti dall‟HIV
o a rischio di contagio.
Descrizione completa delle sette strategie raccomandate per garantire una
prestazione sanitaria globale.
Link completi relativi a tutte le risorse più importanti disponibili.
47
2. DESCRIZIONE DELLE OPERAZIONI DI ASSISTENZA DEI BAMBINI
INFETTI DA HIV O A RISCHIO DI CONTAGIO
Precedenti
Le malattie trasmissibili che si possono prevenire, come la polmonite, la
diarrea, la malaria e l‟infezione da HIV, rappresentano la causa principale della
mortalità infantile. Si stima che circa un terzo dei decessi tra i bambini sotto i 5
anni sia attribuibile alla malnutrizione. Il peso inferiore alla norma e le carenze di
sostanze micronutrienti abbassano anche le difese immunologiche e non
immunologiche, causando diverse malattie infettive mortali. Generalmente, nei
paesi a basso e medio reddito, le malattie gravi si manifestano solo poco prima
della morte; e colpiscono soprattutto i bambini che soffrono di HIV o i loro parenti.
Il numero di morti che si registra tra i neonati è causato principalmente da
malattie infettive, in particolare da polmonite e diarrea. I bambini malati di AIDS
corrono un rischio di soffrire di disturbi legati al virus dell‟HIV dalle γ alle 1γ volte
superiore e una hanno una maggiore probabilità di soffrire di disturbi ancora più
gravi o ricorrenti. Sulla base di diverse prove è stato confermato che il tasso di
mortalità infantile si può ridurre del 60% attraverso una serie di interventi mirati per
le madri e i bambini, indipendentemente dalla stadio di evoluzione del virus.
Di conseguenza è opportuno includere nuove misure e interventi necessari
ad affrontare in modo ottimale il tema della mortalità infantile e dei bambini sotto i
5 anni. Questo è un tema chiave per l‟HIV tra i bambini, che sono più vulnerabili
alle malattie infantili.
Questa serie di interventi deve essere realizzata sulla base delle necessità
locali e dell‟epidemiologia (un‟alta o bassa prevalenza dell‟HIV, la tubercolosi o
TBC, la malaria, la diarrea e altri fattori di rischio) e deve far parte di una serie di
piani nazionali strategici, operativi e di attuazione.
Una continuità degli interventi può contribuire a dare una maggiore garanzia
dell‟assistenza per i bambini affetti dall‟HIV. δa serie pubblicata da The Lancet
sulla sopravvivenza infantile descrive in maniera dettagliata gli interventi di
48
prevenzione e cura dei bambini. In particolare, la pianificazione dei programmi
comprende:
Sistemi nazionali di salute per l‟immunizzazioneν
Interventi essenziali per una corretta nutrizione;
Assistenza ai neonati e ai bambini malati.
Interventi essenziali per la sopravvivenza infantile
Tutti i neonati e i bambini devono essere destinatari di interventi essenziali
per la sopravvivenza infantile.
Gli interventi di assistenza ai bambini includono:
Assistenza specializzata durante il parto;
Cure termali;
Igiene al momento del taglio del cordone ombelicale;
Assistenza speciale per i bambini sottopeso o prematuri;
Allattamento precoce esclusivo preferibilmente durante la prima ora)
Visita di controllo post-partum esclusiva da realizzarsi nelle prime 48 ore.
Gli interventi di prevenzione includono:
Allattamento al seno materno esclusivo fino ai 6 mesi di età;
Alimentazione complementare sicura dai sei mesi di età;
Alimentazione corretta della madre;
Immunizzazione contro la tubercolosi con BCG7 e vaccinazione antipolio
orale;
Immunizzazione completa e tempestiva contro: epatite B, DPT (difterite,
pertosse, tetano), morbillo e Haemophilus influenzae b;
Integratore alimentare di vitamine del gruppo A;
Monitoraggio regolare ed esame della crescita;
Miglioramento degli impianti igienico-sanitari;
Miglioramento delle fonti di acqua potabile;
7
Sigla di Bacillo di Calmette-Guérin, vaccinazione antitubercolare, http://www.corriere.it/salute/ , consultata
in gennaio 2010, [N.d.T.].
49
Zanzariere trattate con insetticida;
Gli interventi per il trattamento includono:
Terapia di reidratazione orale per i bambini affetti da diarrea;
Disponibilità immediata delle cure;
Zinco per prevenire la diarrea e la polmonite;
Trattamento rapido con antibiotici contro la polmonite e la dissenteria;
Trattamento rapido contro la malaria;
Controllo dei casi di malnutrizione grave;
Interventi essenziali per i neonati e i bambini affetti da HIV o a rischio
di contagio
Gli interventi necessari da realizzare sono:
Profilassi antiretrovirale per le madri e i bambini appena nati;
Accertamento clinico precoce e sistematico;
Test HIV da parte degli operatori sanitari, test HIV di laboratorio per i
bambini;
Attività di counselling e supporto per un corretto nutrimento e alimentazione
dei neonati e dei bambini piccoli;
Trattamento preventivo con cotrimoxazolo;
Test, prevenzione (inclusa profilassi con isoniazide) e controllo della TBC8;
Terapia antiretrovirale precoce;
Promozione del trattamento;
Monitoraggio clinico e di laboratorio sistematico;
Assistenza psicosociale, trattamento e cura a tutti i membri della famiglia.
Nei siti internet ufficiali di OMS, UNICEF e Basic Support for
Institutionalizing Child Survival (BASICS) si possono trovare maggiori dettagli
riguardo agli interventi decisivi per la sopravvivenza infantile.
Di seguito verranno descritti i luoghi dove questi interventi dovranno subire
alcune modifiche, e i luoghi dove sarà necessario eseguirne altri per i bambini a
rischio di infezione o già colpiti dal virus dell‟HIV.
8
Tubercolosi, [N.d.T.].
50
Nel sito ufficiale della OMS sulla salute e sullo sviluppo dei bambini e degli
adolescenti si possono trovare maggiori informazioni sul tema della sopravvivenza
e del ciclo vitale dell‟infanzia.
Interventi di salute infantile per i neonati e i bambini infetti o a rischio
di infezione da HIV che richiedono modifiche
Nutrizione e alimentazione dei neonati e dei bambini piccoli. In caso di
mancato intervento tempestivo, un numero compreso tra un 5% e 20 % delle
infezioni da HIV nei neonati e nei bambini viene trasmesso dalle madri ai neonati
durante l‟allattamento al seno. Diversi studi hanno dimostrato il rischio di aumento
del tasso di trasmissione del virus con un allattamento prolungato e
un‟alimentazione combinata. Recenti indagini svolte in Sudafrica dimostrano che
l‟allattamento esclusivamente al seno da madri infette da HIV potrebbe ridurre
drasticamente la trasmissione dell‟HIV rispetto a un‟alimentazione combinata.
Attualmente si stanno realizzando indagini per ridurre la trasmissione del virus ai
neonati
durante
l‟allattamento
grazie
alla
somministrazione
di
farmaci
antiretrovirali.
Un‟alimentazione adeguata è importante per migliorare la salute e lo
sviluppo dei neonati e dei bambini piccoli.
Dati i noti benefici per la salute infantile, uno degli interventi essenziali da
realizzare per la sopravvivenza infantile è un‟inizio precoce dell‟allattamento al
seno nei primi sei mesi di vita.
Anche
alle
madri
infette
da
HIV
si
raccomanda
“l‟allattamento
esclusivamente al seno” nei primi sei mesi di vita dei bambini, a meno che
un‟alimentazione sostitutiva non sia sostenibile, praticabile o sicura per loro e per i
loro bambini. θer i bambini già infetti dall‟HIV è raccomandabile l‟allattamento
continuato esclusivamente al seno.
Nel sito ufficiale della OMS è possibile trovare la dichiarazione di consenso
più recente e i criteri specifici relativi ad una corretta alimentazione sostitutiva che
soddisfi i requisiti richiesti. Il sito internet presenta inoltre un panorama generale
completo degli strumenti e delle risorse disponibili per una corretta alimentazione.
Anche le ζazioni Unite promuovono questa iniziativa sull‟alimentazione dei
neonati.
51
Apporto di sostanze macronutrienti. Nei bambini asintomatici affetti da HIV
l‟energia che si risparmia durante il riposo aumenta del 10% circa, e il fabbisogno
energetico dei bambini e degli adulti, nella fase di convalescenza a seguito di una
malattia infettiva grave, aumenta tra un 20% e un 50%. Oltre a ciò, non esistono
prove che attestino che un apporto superiore al normale di proteine possa
compensare il dispendio energetico; per questo tutti i bambini dovrebbero seguire
un regime alimentare corretto con un apporto giornaliero di proteine compreso tra
il10% e il 15%.
Gli obiettivi di una corretta alimentazione si possono raggiungere
concentrandosi esclusivamente sui cibi che i bambini devono ricevere; i bambini
malnutriti, infatti, spesso necessitano di un alimentazione complementare o
terapeutica, in relazione al livello di malnutrizione.
Apporto di sostanze micronutrienti. Per tutti i bambini sotto i 5 anni, a partire
dai sei mesi di vita si raccomanda un‟integrazione di vitamine del gruppo A. A tutti
i soggetti anemici o che soffrono di una carenza di ferro, vanno somministrati
integratori di ferro e acido folico. Essi, indipendentemente dal fatto che siano affetti
o meno dall‟HIV, devono assumere una determinata quantità giornaliera di
vitamine e altre sostanze nutritive.
Monitoraggio sistematico della crescita e dello sviluppo del bambino. La
salute e l‟alimentazione del bambino si riflettono nella crescita e nello sviluppo. La
mancata crescita è frequente tra i bambini affetti da HIV, che hanno bisogni
particolari e necessitano del supporto degli adulti per una migliore crescita e
sviluppo.
La OMS ha recentemente elaborato nuove linee direttrici per meglio
monitorare l‟alimentazione dei bambini malati di HIV o a rischio di contagio. Un
monitoraggio e una supervisione sistematici e continuativi sono essenziali per
seguire l‟evoluzione del virus e la risposta ai trattamenti e alle terapie
antiretrovirali; soprattutto in relazione al sovrappeso, al ritardo nella crescita, alla
circonferenza della testa e ad altri difetti di crescita. La grave malnutrizione acuta
e il deperimento sono stati definiti dalla presenza del segno di fovea, dalla diversa
circonferenza del braccio e da altri fattori clinici. Riguardo a questo tema la OMS
fornisce linee guida specifiche in merito alla crescita dei bambini sotto i 5 anni.
52
Gestione della malnutrizione acuta. Tutti i neonati e i bambini affetti da
malnutrizione severa corrono un grave rischio di soffrire di gravi problemi che
comportano il rischio di morte e quindi necessitano di un trattamento specifico, che
include una buona gestione della somministrazione di vitamine e minerali, in
aggiunta ad altri trattamenti. Per i bambini a rischio di trasmissione dell‟HIV è
raccomandato sottoporsi a test virali per una diagnosi precoce, seguiti poi da
un‟ottimizzazione dei trattamenti di cura della malnutrizione. I bambini che soffrono
di queste gravi forme di malnutrizione dovrebbero essere sottoposti a trattamenti
specifici nella comunità con alimenti terapeutici pronti all‟uso9. Il trattamento dei
bambini affetti da malnutrizione acuta deve rispecchiare le linee guida della OMS
o altre linee guida nazionali. Quando un bambino affetto da HIV non risponde in
maniera adeguata a un‟alimentazione terapeutica, è consigliata una terapia
antiretrovirale.
Tutti i neonati con HIV devono ricevere una terapia antiretrovirale, dopo
essere stati sottoposti a una cura per la malnutrizione.
Prevenzione, diagnosi precoce e gestione delle infezioni comuni e
opportunistiche. I bambini affetti da HIV sono più vulnerabili alle malattie
dell‟infanzia. È importante seguire le linee guida imposte dalla ηεS e dall‟UζICEF
nella IMCI10 (Gestione integrata delle malattie dell‟infanzia), o le direttrici nazionali
del caso. Di seguito si può trovare una lista generale delle principali malattie
dell‟infanzia.
Polmonite. Nonostante esistano diversi interventi efficaci per ridurre i decessi
dovuti a polmonite, la percentuale di bambini che ricevono le cure adeguate è
ancora molto bassa e per questo motivo ogni anno, circa 2 milioni di bambini sotto
i cinque anni muoiono a causa di questa malattia. La malnutrizione fa aumentare il
rischio che più di 1.000.000 di bambini tra i 0 e i 5 anni contraggano l‟infezione
respiratoria. Anche i neonati tra i 6 e gli 11 mesi che non vengono allattati dalla
madre corrono un maggior rischio di morire.
I bambini affetti da HIV e i bambini con carenza di sostanze micronutrienti,
in particolare di zinco, corrono un maggior rischio di contrarre la polmonite e di
morire di questa malattia. Nei paesi più poveri la polmonite colpisce soprattutto i
Gli alimenti terapeutici pronti all’uso vengono spesso indicati con l’acronimo RUTF (Ready To Use
Therapeutic Food). http://www.medicisenzafrontiere.it consultato il 12 gennaio 2010, [N.d.T.].
10
IMCI è l’acronimo inglese per Integrated Management of Childhood Illness, [N.d.T.].
9
53
bambini, infatti questa malattia rappresenta la causa principale dei ricoveri
ospedalieri e quella principale di morte dei neonati affetti da HIV. I bambini affetti
da HIV corrono un maggior rischio di contrarre la pneumocystis (Pneumocystis
jirovecii, prima conosciuta come Pneumocystis carinii), che si può curare con il
cotrimoxazolo.
Gli interventi essenziali per ridurre i decessi tra i bambini affetti da HIV o a
rischio di contagio, e che rischiano di contrarre la polmonite includono:
Diagnosi precoce della malattia da parte dei familiari e degli operatori
sanitari incaricati;
Individuazione dell‟assistenza adatta;
Miglioramento qualitativo dei sistemi di diagnosi da parte degli operatori
sanitari;
Adeguato trattamento precoce con antibiotici;
Profilassi con cotrimoxazolo per i bambini affetti da HIV o a rischio di
contagio (vedi sotto).
Diarrea. δa diarrea acuta e cronica è uno dei sintomi più frequenti dell‟infezione
da HIV ed è una delle principali cause di mortalità tra i bambini africani malati di
HIV. I neonati malati di HIV sembrano soffrire di più di attacchi di diarrea acuta e
persistente rispetto ai neonati sani, e il numero dei decessi è molto più alto.
Una corretta gestione dei casi comprende:
Adeguata somministrazione di liquidi e trattamenti con una soluzione di sali
per la reidratazione orale11;
Alimentazione regolare con allattamento materno durante gli episodi di
diarrea e nelle due settimane successive;
Corretto dosaggio di antibiotici;
Integrazione con zinco per 10-14 giorni (10 mg al giorno per i neonati sotto i
7 mesi e 20 mg al giorno per tutti gli altri bambini).
11
I trattamenti con una soluzione di sali per la reidratazione orale vengono denominati ORS, ovvero Oral
Rehydration Salts. Reducing deaths from diarrhoea through oral rehydration therapy http://www.who.int/en/
,consultata in gennaio 2010, [N.d.T.].
54
Malaria. I bambini malati di HIV corrono un maggior rischio di soffrire di
parassitemia sintomatica, una forma di malaria grave o complicata, e quindi hanno
bisogno di una maggiore assistenza. In particolare nel caso di malaria
Plasmodium falciparum12, la OMS consiglia una terapia combinata a base di
artemisina.
Gli interventi chiave per il controllo della malaria sono:
Uso di zanzariere trattate con insetticida;
Interventi efficaci di prevenzione a livello locale;
Riconoscimento rapido dei pazienti con febbre nelle aree endemiche;
Proflilassi con cotrimoxazolo per prevenire la diffusione della malaria tra le
donne e i bambini malati di HIV;
Terapia combinata a base di artemisinina per il trattamento della malaria
P. falciparum.
Immunizzazione. Tutti i neonati e i bambini a rischio di contagio da HIV
dovrebbero ricevere il prima possibile tutte le vaccinazioni secondo il
«Programma Esteso di Immunizzazione» (EPI)13. Un esempio sono il vaccino
anti Haemophilus influenzae B e la vaccinazione antipneumococcica. Le
vaccinazioni prevengono la maggior parte delle infezioni facilmente trasmissibili,
per questo è di fondamentale importanza seguire tutte le direttive imposte dal
programma.
Morbillo
I neonati infetti da HIV devono ricevere il vaccino contro il morbillo all‟età di
sei mesi, e una secondo dosaggio a nove mesi, a meno che non siano
gravemente immunodepressi. Tutti i bambini dovrebbero avere anche l‟opportunità
12
La malaria Plasmodium falciparum è una delle quattro specie diverse di malaria umana., e rappresenta la
forma più grave della malattia.
Associazione Onlus Sviluppo umano, Dossier Stop Malaria.
http://www.sviluppoumano.it/stopmalaria/dossier/malaria.htm [N.d.T.].
13
Il « Programma Esteso di Immunizzazione » (EPI), promosso dall’ OMS nell’ambito del Piano « Salute per
tutti nell’anno 2000 », prevede il controllo delle malattie infettive attraverso vaccinazioni e calendari
vaccinali differenti a seconda delle situazioni sanitarie dei diversi Paesi.
Indagine conoscitiva sulla copertura vaccinale in et pediatrica e sull’ospedalizzazione dei bambini affetti da
malattie infettive deliberata dalla Commissione parlamentare per l’infanzia.
http://wai.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/017bis/003/pdf002.pdf , consultato
in ennaio 2010 [N.d.T.].
55
di ricevere l‟immunizzazione dalla malattia nei primi giorni di scuola (4-6
anni). I pazienti gravemente immunocompromessi o malati di HIV invece non
possono sottoporsi al vaccino fino ad un completo recupero clinico.
Vaccino pneumococcico combinato
La vaccinazione è consigliata ai bambini sotto i due anni e deve essere
somministrata a:
2 mesi;
4 mesi;
6 mesi;
12-15 mesi;
È consigliato rimandare la vaccinazione nel caso in cui il bambino sia
gravemente immunodepresso
Bacillo di Calmette-Guérin (BCG)
Nuovi studi dimostrano che i neonati malati di HIV presentano un rischio di
un‟attivazione significativamente più elevata della forma più comune di BCG.
Inoltre, questa malattia infettiva può essere responsabile di risultati negativi o non
conclusivi nell‟identificazione dell‟HIV. Ai bambini piccoli, nelle zone di maggior
diffusione del virus o dove la TBC è endemica, il vaccino viene somministrato già
dalla nascita; per questo, molto spesso è difficile capire se il bambino è infetto da
HIV.
Vaccino per l’ Haemophilus influenzae B
È stato dimostrato recentemente che l‟influenza di tipo b è una delle prime
cause della meningite e della polmonite virale, specialmente nei soggetti affetti da
HIV. I bambini malati di HIV contraggono più facilmente la polmonite, e la profilassi
con cotrimoxazolo potrebbe ridurre sensibilmente il rischio di contrarre questa
malattia.
56
A tutti i bambini affetti da HIV o a rischio dovrebbe essere somministrato il
vaccino in tre dosi, solitamente all‟età di:
2 mesi;
4 mesi;
6 mesi;
Nella maggior parte dei paesi è raccomandata una dose di richiamo tra i 12
e i 18 mesi di età, nel caso in cui invece l‟influenza si presenta prima di questa età
o il bambino è gravemente immunodepresso, la vaccinazione va rimandata.
In alcuni paesi si raccomanda altresì fra le vaccinazioni previste, la
vaccinazione per l‟epatite B.
Test dell’HIV
Una diagnosi precoce o una identificazione tempestiva dell‟HIV sono
fondamentali per iniziare correttamente un trattamento salva-vita per i neonati,
come ad esempio la terapia antiretrovirale. Attualmente non si sfruttano i numerosi
metodi esistenti di diagnosi e di prevenzione dell‟infezione da HIV nei neonati e
nei bambini, trasmessa soprattutto attraverso l‟allattamento al seno. Le
conseguenze sono un inizio tardivo della terapia antiretrovirale (in quanto
l‟infezione da HIV si trova in uno stadio già avanzato) e un aumento del tasso di
mortalità. θer facilitare la diagnosi e l‟accesso universale ai servizi per l‟HIV,
l‟ηεS ha richiesto un incremento di test e di consulenze fra le attività di
assistenza per i neonati e i bambini.
Queste attività consistono nell‟effettuare ai pazienti il test dell‟HIV attraverso
la ricerca degli anticorpi anti-Hiv prodotti dall'organismo per contrastare il virus.
Poiché i figli ricevono gli anticorpi della madre durante la gravidanza e nel primo
anno di vita, spesso è difficile interpretare i risultati positivi dei test effettuati ai
neonati.
Le infezioni da HIV nei neonati vengono diagnosticate solitamente
individuando alcune parti del virus come l‟acido nucleico (DζA o RζA dell‟HIV) o
gli antigeni virali p24.
57
Tra le prove virologiche disponibili per la misura della carica virale dell‟HIV
nei bambini si distinguono:
Quantità del DζA dell‟HIV (Reazione polimerasica a catena)ν
Quantità di RζA dell‟HIVν
metodiche ultra sensibili per l‟antigene pβ4.
Soltanto i laboratori nazionali sono in grado di stabilire quale sia la tecnica
adatta per l‟identificazione del virus.
Nei paesi dotati di capacità di laboratorio limitate, i campioni provenienti da
siti distanti vengono trasportati usando filtri in carta per raccogliere campioni di
sangue essiccato.
Il rischio di contrarre il virus dell‟HIV durante il periodo dell‟allattamento
rimane sempre altoν tuttavia, l‟allattamento non deve essere interrotto prima di
effettuare il test virale, che a volte risulta inaffidabile, dando risultati di
sieropositività falsiν per accertare la positività del test dell‟hiv, infatti, bisogna
attenersi ad algoritmi diagnostici tradizionali (v. sopra). Nel caso in cui la madre
risulti positiva al test, deve avere la possibilità di essere assistita da operatori
sanitari per trovare un‟alimentazione sostitutiva accettabile, praticabile, sostenibile
e sicura. Secondo alcuni esperti, la OMS afferma che prima di interrompere
l‟allattamento materno è necessario aspettare circa sei settimane per essere sicuri
che il risultato del test negativo sia attendibile al 100%. Anche per i bambini che
sono stati alimentati con latte materno nel primo anno di vita è consigliabile
aspettare quel periodo di tempo di sei settimane prima che le prove sierologiche
rilevino gli anticorpi contro il virus dell‟HIV.
Interventi per il test dell’HIV
1. Tutti i bambini a rischio di contagio dell‟HIV devono effettuare un test virale
tra le 4 alle 6 settimane di età. Se il test risulta postivo, devono
immediatamente iniziare una terapia antiretrovirale.
2. Nei casi in cui si ipotizza o si riconosce la presenza di HIV nel sangue si
raccomanda di sottoporsi al test, eseguito con metodologie diverse a
seconda dell‟età del paziente.
58
3. Se le prove virologiche non sono disponibili, tutti i neonati ammalati o che
presentano dei sintomi della malattia devono sottoporsi a tutti i trattamenti
necessari che ricevono i malati di HIV. Va inoltre eseguito il conteggio dei
CD414 (se il test è disponibile) per valutare il grado di immunodeficienza e
somministrare per tempo una terapia antiretrovirale.
4. Tutti i membri della famiglia dei neonati o bambini infetti da HIV o che si
sono esposti a rischio di contagio devono effettuare il test dell‟HIV.
5. Tutti i neonati e i bambini con sospetta TBC devono sottoporsi al test.
6. I bambini sotto i 18 mesi che non vengono più allattati dalla madre e quelli
che non sono stati allattati nelle ultime 18 settimane, se non manifestano
sintomi della malattia non devono sottoporsi al test della misura della carica
virale.
7. È importante che ai 18 mesi di età tutti i bambini che si sono esposti a
rischio di contagio si sottopongano al test degli anticorpi HIV.
Interventi necessari per i neonati e i bambini affetti da HIV o a rischio
di contagio
Test dell’HIV eseguiti dagli operatori sanitari e prove virologiche per i
neonati (vedi capitolo precedente).
Trattamento preventivo con cotrimoxazolo. Il cotrimoxazolo è un
antibiotico. Recenti dati provenienti da diversi studi clinici e osservazionali
dimostrano l‟efficacia del trattamento nella prevenzione della polmonite
pneumocystis jiroveci (PCP15) tra i neonati malati, che ha ridotto
sensibilmente i costi della morbilità e della mortalità.
Dato l‟alto tasso di mortalità e di diffusione della θCθ nei primi sei mesi di
vita, la OMS consiglia di sottoporsi al trattamento preventivo con cotrimoxazolo
per evitare di essere contagiati dal virus.
Tutti i bambini nati da madri sieropositive e quindi a rischio di contagio
devono cominciare il trattamento preventivo 4-6 settimane dopo la nascita, e
14
I linfociti CD4 (in breve CD4) sono un tipo particolare di globuli bianchi. Il conteggio dei CD4 indica il
numero di linfociti CD4 per microlitro (o millimetro-cubo) di sangue. Una persona sana ha un numero medio
di CD4 per microlitro che oscilla tra i 500 e i 1200. L'HIV entra nei CD4 e li usa per riprodursi,
distruggendoli. http://www.nadironlus.org/ , consultato in gennaio 2010, [N.d.T.].
15
Polmonite da Pneumocystis Carinii. http://www.curacauseaids.eu/ , consultato in gennaio 2010[N.d.T.].
59
continuarlo finché non venga completamente esclusa l‟infezione da HIV e il
bambino non sia più esposto a rischio di contagio durante l‟allattamento. Si può
interrompere il trattamento preventivo con cotrimoxazolo nei neonati che sono
risultati negativi al test dell‟HIV e non esposti a rischio di contagio tramite
l‟allattamento dalla madre sieropositiva.
Le linee direttrici della OMS raccomandano inoltre il trattamento con
cotrimoxazolo dei neonati e bambini fino ai 5 anni di età infetti da HIV; per essere
sicuri del risultato, il test deve poi essere ripetuto quando si renda necessario.
La somministrazione di cotrimoxazolo deve essere gratuita.
Terapia antiretrovirale e follow-up. I neonati rispondono bene alla terapia
antiretrovirale in quanto oggi sono disponibili diversi medicinali potenti.
Se
l‟infezione
viene
riscontrata
durante
l‟allattamento,
la
terapia
antiretrovirale precoce è fondamentale, purtroppo però la maggior parte dei
bambini che si presentano ai programmi di trattamento hanno già superato
il primo anno di vita. I sintomi dell‟infezione da HIV variano a seconda della
fascia d‟età:
3-6 mesi di vita: infezioni acute, come la PCP;
6 mesi in avanti: arresto della crescita e dello sviluppo.
Il Food and Drug Administration16, supportato dalla OMS, ha approvato una
direttiva sulla somministrazione di dosi fisse di medicinali antiretrovirali per i
bambini, insieme ad altre combinazioni di dosi fisse di medicinali per i gli
adolescenti. La OMS ha pubblicato nuove direttive tecniche per l‟assistenza ai
neonati e ai bambini per rispondere all‟esigenza di una terapia antiretrovirale
sempre più precoce, e dispone di nuove schede con informazioni sempre più
accurate sulle modalità di assistenza ai bambini e sulla prevenzione del virus
dell‟HIV. Con il miglioramento nei test dell‟HIV per i neonati, i programmi dovranno
assicurare sempre di più la disponibilità della terapia antiretrovirale per tutti i
bambini, attraverso una corretta amministrazione delle dosi di medicinali. La
terapia antiretrovirale deve essere gratuita.
L’Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali (FDA), è l'ente governativo statunitense che si occupa della
regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. http://www.fda.gov/ consultato in gennaio
2010[N.d.T.].
16
60
Il trattamento nazionale dell‟HIV e le linee direttrici sull‟assistenza devono
includere:
Criteri per regolamentare i servizi di assistenza;
Criteri per prescrivere la terapia antiretrovirale;
Assistenza prima del trattamento antiretrovirale;
Regimi di trattamento comune di prima e seconda linea;
Formulari nazionali necessari;
Criteri di valutazione corretti da parte degli operatori sanitari;
Assistenza clinica e di laboratorio;
Azioni specifiche in caso di fallimento della terapia;
Trattamenti speciali a per i neonati e gli adolescenti a seconda della
fascia di età;
Trattamenti speciali per i casi di coinfezione con TBC o altre gravi
condizioni, come l‟abuso di sostanze stupefacentiν
Supporto per migliorare l‟alimentazione;
Supporto al paziente per l‟aderenza al trattamentoν
θrocedure semplificate per l‟amministrazione delle dosi di medicinali
antiretrovirali in tutti i livelli di prestazione dei servizi.
Supporto al paziente per l’aderenza al trattamento. La durata e il successo di
una terapia dipendono molto dall‟aderenza al trattamento da parte del paziente,
questo si traduce nelle dosi adeguate di medicinali, nell‟orario e nel modo in cui
vengono assunti (prima o dopo i pasti, con cibi solidi o liquidi).
È importante inoltre conservare i farmaci a parte in modo appropriato e
sicuro. Nel caso dei neonati e dei bambini piccoli, vista la rapida crescita, il
dosaggio può variare.
Esistono diversi fattori, tutti legati fra loro, che influiscono sull‟aderenza alla
terapia da parte dei neonati e dei bambini, come il rapporto con gli operatori
sanitari, la disponibilità di farmaci e l‟ambiente. I farmaci, in capsule o liquidi,
possono avere un sapore sgradevole, essere difficili da ingerire, avere un
dosaggio elevato, imporre un regime alimentare restrittivo o avere effetti collaterali
61
che influiscono sulla digestione. Inoltre i bambini hanno bisogno di un‟assistenza
psicologico-sociale costante e responsabile durante la cura.
Tra gli interventi fondamentali per una terapia antiretrovirale sicura ed
efficace sono inclusi un‟adeguata preparazione degli operatori socio-sanitari, una
valutazione preventiva e costante dei problemi relativi all‟aderenza alla terapia e
un supporto specifico. Con una campagna di sensibilizzazione dell‟importanza
dell‟aderenza al trattamento clinico si possono ottenere maggiori risultati.
Monitoraggio clinico e di laboratorio. Tutti i bambini a cui è stata diagnosticata
un‟infezione da HIV devono essere sottoposti a un monitoraggio e una valutazione
clinica e di laboratorio per valutare lo stadio di evoluzione della malattia dell‟HIV e,
quando è possibile, devono essere sottoposti al test dei CD4 per stabilire se sono
pronti ad iniziare la terapia antiretrovirale. Oltre al valore "assoluto" dei linfociti
CD4, è importante controllare la percentuale di linfociti CD4 rispetto a tutti i linfociti
T, (rapporto tra numero di linfociti T CD4 e numero di linfociti T CD8), ma
l‟indicatore più predittivo dello stato immunologico dei bambini resta il primo
sistema, in quanto i linfociti vengono misurati direttamente, e i risultati sono più
precisi. Raggiungere un‟alta capacità di monitoraggio nei laboratori è altamente
auspicabile per migliorare l‟efficacia degli interventi terapeutici e per garantire un
inizio sicuro e adeguato della terapia antiretrovirale. Quando la capacità di
laboratorio è scarsa, si può fare riferimento a parametri clinici per realizzare un
monitoraggio della terapia antiretrovirale.
Appoggio psicosociale. A tutte le famiglie e ai bambini malati di HIV, oltre ai
servizi sanitari, deve essere garantito:
Accesso a un‟attività di counselling adeguata all‟età, che deve essere
garantita anche agli operatori sanitari per appoggiarli nella loro attività;
Attività di counselling specifico post-test per i bambini;
Mitigazione degli effetti sociali dell'AIDS come la discriminazione e la
stigmatizzazione;
Appoggio nel superare la depressione, il ritardo nella crescita e altri
problemi;
62
Appoggio ai familiari nell‟educazione dei bambini e lo sviluppo di attività e
giochi, in modo tale che possano ricevere affetto e attenzione per affrontare
la crescita come portatori di HIV.
A queste attività partecipano spesso le organizzazioni non governative e
altre organizzazioni che si impegnano in questi progetti.
TBC. La TBC costituisce una grave minaccia per la salute infantile. I malati da HIV
sono più vulnerabili all‟infezione da Mycobacterium tuberculosis e al rischio di
un‟accelerazione del decorso della malattia. ζegli adolescenti l‟HIV spesso porta
alla riattivazione della TBC latente. Nei paesi con risorse limitate si è registrato un
aumento dei casi di coinfezione TBC/HIV tra i bambini, e la percentuale si aggira
tra il 10% e il 60%.
Gli interventi consigliati sono:
1. Trattamento preventivo con isoniazide per i bambini malati di HIV o che
vivono in una zona gravemente colpita da TBC o a stretto contatto con
persone infette, nel caso in cui sia esclusa un TBC attiva17.
2. Contact tracing18 e storia medica della famiglia dei bambini a rischio.
3. I bambini o familiari che sono entrati in contatto con un adulto a cui è stata
diagnosticata la tubercolosi attiva o con striscio dell‟espettorato positivo,
devono sottoporsi a delle analisi che escludano la presenza di una TBC
attiva.
4. Il trattamento della TBC deve seguire le direttrici del programma nazionale
di TBC, ed essere caratterizzato da regimi terapeutici altamente efficaci con
osservazione diretta del trattamento19.
17
La Tubercolosi attiva è una forma di tubercolosi caratterizzata da crescita e moltiplicazione attiva dei
batteri nella parte, o parti, infette dell’organismo, che porta alla distruzione dei tessuti e degli organi infetti.
Diversamente dalla TBC latente necessita di cure immediate. http://www.medicisenzafrontiere.it consultata
in gennaio 2010, [N.d.T.].
18
Contact Tracing (CT) letteralmente significa rintracciare i contatti. Il termine indica l’insieme delle azioni
che gli operatori sanitari eseguono, per rintracciare e contattare sistematicamente ed attivamente tutti i
soggetti (partner/contatti), segnalati dalla persona indice. In altre parole, è quel processo che permette di
risalire a ritroso per rintracciare tutte le persone (cosidetti contatti) con le quali una persona HIV positiva ha
avuto contatti a rischio, con possibile trasmissione dell’infezione, al fine di tentare di interrompere
precocemente la catena epidemica, http://www.medicisenzafrontiere.it consultata in gennaio 2010, [N.d.T.].
19
Diversamente dalla terapia autosomministrata , la Terapia con osservazione diretta del trattamento
(Directly-Observed Treatment o DOT) prevede che il paziente assuma la terapia in presenza di un operatore
63
5. Le strategie che vengono raccomandate per la somministrazione della
terapia antiretrovirale ai bambini che presentano una coinfezione da TBC e
HIV devono seguire le direttrici nazionali per la terapia antiretrovirale.
La OMS fornisce ulteriori informazioni sul tema della gestione clinica dei
bambini malati di HIV nel sito web ufficiale, in particolare sulle strategie IMAI
(Integrated Management of Adult-Adolescent Illnesses), che offrono metodi
semplici ed efficaci per prevenire e gestire le principali cause di malattie e
mortalità nei bambini.
Sul sito si può trovare un documento dove vengono descritte le linee guida
cliniche IMAI e IMCI, insieme alle strategie di gestione integrata della gravidanza e
del parto.
La registrazione è gratuita. http://www.who.int/hiv/capacity/Access_Sharepoint.pdf
.
3.
STRATEGIE
CHIAVE
PER
MIGLIORARE
LA
DIAGNOSI,
L’ASSISTENZA, L’APPOGGIO E IL TRATTAMENTO DEI BAMBINI
CONTRO L’HIV
Sette strategie chiave per migliorare la diagnosi, l‟assistenza, l‟appoggio e il
trattamento dei bambini contro l‟HIV. Di seguito verranno descritti i passi da
compiere per rendere operative queste strategie e includerle nei programmi
nazionali.
Strategia 1: Migliorare la capacità di leadership, proprietà e responsabilità
dei governi, rinforzando le strutture di gestione e coordinazione al fine di
rispondere in maniera adeguata alle esigenze dei bambini affetti da HIV o a
rischio di contagio attraverso lo sviluppo e la pianificazione di interventi di
appoggio e politiche nazionali di prevenzione che soddisfano i bisogni dei
bambini.
Precedenti
Le capacità di leadership, proprietà, gestione, e coordinamento dei
programmi sia a livello nazionale che locale (ad esempio nei distretti) sono
sanitario o volontario della comunità, al fine di garantire che il paziente assuma tutti i farmaci previsti nel
corso dell’intero regime terapeutico, http://www.medicisenzafrontiere.it consultata in gennaio 2010, [N.d.T.].
64
necessarie per promuovere e sostenere il miglioramento dei programmi di lotta
contro l‟HIV e fornire un servizio di assistenza di alta qualità. Nonostante la
presenza di queste strutture, spesso il servizio di assistenza e supporto alla salute
infantile è carente o assente: gli operatori sanitari si concentrano maggiormente
sulle esigenze degli adulti, sottovalutando quelle dei bambini appena nati e dei
bambini piccoli. Per garantire ai bambini a rischio di contagio o già affetti da HIV il
trattamento e la cura necessari, gli interventi principali di assistenza devono
essere coordinati.
Per portare avanti gli interventi di integrazione sono necessari una
disponibilità immediata di fondi attraverso campagne nazionali e iniziative locali,
una disponibilità di risorse umane e una delegazione di autorità locali. Gli
interventi di assistenza e trattamento dei bambini affetti da HIV dovrebbero essere
affiancati da azioni di advocacy con altre istituzioni e associazioni, con lo scopo di
sviluppare nuovi programmi e politiche e di supervisionare le attività giornaliere
delle istituzioni secondarie.
Azioni
Analisi della situazione. Una rapida analisi sistematica della situazione è
cruciale per valutare la programmazione attuale e le principali debolezze del
sistema sanitario. Lo scopo è quello di attuare un piano strategico e di azione per
la salute infantile e la lotta contro l‟HIV.
δ‟analisi include valutazioni sull‟identificazione dei bambini affetti dall‟HIV o
a rischio di contagio, sugli interventi di assistenza e cura che ricevono e sulle
funzioni delle comunità e delle istituzioni sanitarie, e infine sulle relazioni che
intercorrono fra essi. Questa rapida analisi iniziale sarà seguita da un‟analisi più
funzionale costituita da indagini demografiche e sanitarie, indagini campione a
indicatori multipli. I risultati finali vengono valutati regolarmente ogni 3 o 5 anni.
Questo può aiutare ad apportare eventuali modifiche ai piani strategici e di azione.
65
Tabella 1. Gestione dei programmi di intervento finalizzati al
trattamento e alla cura dell’HIV nei bambini
Stabilire se i seguenti interventi rientrano nelle nuove politiche e
direttive finalizzate alla prevenzione dell‟HIV, alla prevenzione della
trasmissione madre-figlio e all‟attuazione dei programmi di salute infantile e
delle madri:
Test dell‟HIV e attività di counselling;
Trattamento preventivo con contrimoxazolo;
Intensificazione dell‟attività di monitoraggio della crescita dei bambini e
delle attività di supporto ai bambini affetti da HIV o a rischio di
contagio;
Modifica del calendario vaccinale e intensificazione dell‟attività di
prevenzione
(inclusa
la
profilassi
con
isoniazide
per
la
M.
Tubercolosis) e del controllo della coinfezione HIV/TBC;
Prevenzione della malaria e distribuzione di zanzariere trattate con
insetticida;
Terapia antiretrovirale per i bambini, inclusi i bambini sotto i 5 anni;
Monitoraggio clinico e di laboratorio centrato sulle necessità dei
bambini;
Rete funzionale di riferimento di centri e servizi per la registrazione dei
dati dei pazienti tra i diversi centri e le comunità e all‟interno dei centri
stessi;
Servizi per la prevenzione dell‟HIV tra i lattanti e i bambini, test
dell‟HIV,
monitoraggio
clinico
e
terapia
antiretrovirale
offerti
gratuitamente alla famiglia colpita dalla malattia.
66
Obiettivi. Sulla base del progetto “γ by 5”, per migliorare i programmi di
trattamento e cura dei bambini è necessario porsi obiettivi ben chiari. Bisogna
sviluppare la capacità di migliorare i servizi e di consentire l‟accesso precoce ai
bambini piccoli, rispettando i tempi prestabiliti per la diagnosi precoce, la terapia
antiretrovirale e la profilassi con cotrimoxazolo. Rispettare i tempi d‟azione
permette di realizzare interventi urgenti e di avvicinarsi sempre di più alle
istituzioni che realizzano programmi nazionali. Lo scopo principale è quello di
identificare le aree geografiche o le popolazioni che richiedano priorità di
intervento; nelle zone più povere e nelle zone rurali infatti generalmente si registra
un aumento della diffusione del virus rispetto alle zone urbane.
δ‟obiettivo è infatti quello di mettere l‟accento su queste zone più povere,
cercando di coordinare al meglio l‟assistenza tecnica, la preparazione degli
operatori sanitari e la disponibilità dell‟adeguata quantità di materie prime e
medicinali nel territorio. Nonostante questo possa garantire una riduzione drastica
del tasso di morbilità e mortalità, il rischio che i paesi a basso e medio reddito non
rispondano bene ai nuovi sistemi rimane alto.
È importante assicurarsi che i centri di gestione e coordinamento delle
risorse forniscano l‟assistenza e il trattamento necessari ai bambini malati di HIV
attraverso direttive per garantire la copertura dei servizi di prevenzione del virus e
il coordinamento degli stessi, supervisionando i programmi di pianificazione,
miglioramento e monitoraggio delle attività nazionali e locali. Devono coinvolgere
Assessorati e Gruppi Tecnici di Valutazione, le principali associazioni e i donatori,
e assicurare che siano investiti dei fondi del budget nazionale per un
miglioramento delle attività. I governi devono altresì collaborare con le strutture di
gestione per fornire i beni e le attrezzature necessarie per realizzare le attività di
gestione, coordinamento e supervisione.
67
PARTE SECONDA
INDAGINE TERMINOLOGICA
Lemma
Etichetta
di dominio
Etichetta
Diagnosi
ME
s.f.
Grammaticale
Definizione
Nota
Contesto
Trascrizione
fonetica
Definizione di una malattia attraverso l'anamnesi, i segni, i
sintomi, gli esami di laboratorio e quelli strumentali.
1
Il procedimento compiuto dal medico sull‟ammalato per
formulare una diagnosi si attua in due fasi. La prima fase è
l‟osservazione dei sintomi: il medico deve distinguere i sintomi
essenziali da quelli di importanza secondaria e stabilire quali
sintomi dello stato morboso sono primitivi e quali vanno
considerati come conseguenza dei primi. Successivamente,
dopo aver chiarito i rapporti fra i diversi sintomi, deve decidere
a quale delle diverse malattie note corrisponde maggiormente
lo stato morboso studiato. Il quadro morboso solo raramente
si presenta tanto tipico da permettere la sua identificazione
con una delle malattie descritte dalla patologia: si può dire
allora che la diagnosi è diretta, perché i sintomi rilevati sono
talmente caratteristici di un dato processo da non permettere
errori.
δ‟insieme di procedimenti e di tecniche utilizzati per formulare
una diagnosi si chiama diagnostica […]. Gli elementi su cui il
medico si fonda per formulare una diagnosi sono in parte
clinici, in parte di laboratorio, e in parte anatomopatologici.
/di'aɲɲozi/
2
3
4
Sinonimi /
antonimi
-
Immagine
Abbreviazioni 5
68
Etimologia
Fonti
[vc. dotta, gr. dígn̄sis, comp. di dí „attraverso (alcuni
segni)‟ e gn̂sis „conoscenza‟, deriv. di diaghignóskein
'riconoscere attraverso']. Sec. XVIII.
1. Zingarelli 2010, Vocabolario della lingua italiana.
http://dizionari.zanichelli.it/dizionariOnline/index.php ,
08/01/10.
2. Corriere della Sera.it, Dizionario della Salute.
http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/D/diagnosi.
shtml , 08/01/10.
3. Corriere della Sera.it, Dizionario della Salute.
http://www.corriere.it/salute/dizionario/diagnostica/inde
x.shtml , 08/01/10.
4. Dizionario Laura Tam Spagnolo-Italiano ItalianoSpagnolo, Milano, Hoepli, 2006.
5. Zingarelli 2010, Vocabolario della lingua italiana.
http://dizionari.zanichelli.it/dizionariOnline/index.php ,
08/01/10.
DISC, Dizionario Italiano Sabatini Colletti, Firenze,
Giunti Gruppo Editoriale, 1997.
69
Término en
italiano
Término
Transcripción
fonética
Categoría
gramatical
Campo
genérico
Diagnosi
Diagnóstico
/djaɣnóstiko/
Sustantivo m.s.
ME
Campo
específico
Definición
Nota
técnica
Contexto
El diagnóstico es la calificación que da el médico a la
enfermedad según los signos que advierte.
La búsqueda del diagnóstico se puede auxilar de distintos
procedimientos:
1. Diagnóstico por comparación: Cuando se unen los
síntomas y signos del paciente construyendo un síndrome,
se pesquisan todas las enfermedades en que este se
pueda presentar, y se compara el cuadro clínico que
presenta el paciente con el de estas enfermedades [...].
2. Diagnóstico por intuición: se realiza por el reconocimiento
de patrones. Generalmente se hace en pacientes que
tienen facies, manos, voz, características de la piel, o
cualquier otro elemento que pueda identificarse por la
observación externa del caso y que sea específico de una
enfermedad. [...].
3. Diagnóstico por hipótesis o terapéutico de Hufeland: No
existe un diagnóstico firme, sino una hipótesis que habrá
de ser confirmada o no por el curso ulterior de la
enfermedad [...].
El diagnóstico debe basarse en un total conocimiento del
desarrollo de la enfermedad, desde sus causas y principios
hasta el momento en que el paciente se presenta al médico.
Es la síntesis más completa de la relación médico-enfermo,
en la que el saber del clínico juega un papel fundamental.
1
2
3
70
Etimología
Sinónimos y
variantes
Del gr. diagnōstikós α ω
ό es un adjetivo derivado
diagnōstós
α ω ό 'diferenciable', en relación con
diágnōsis ά ω .
4
Diagnosis.
Imagen
Fuentes
1. http://www.rae.es/rae.html (18/01/010).
2. Rev Cubana de Medicína General Integral, volumen
22, numero 1, enero-marzo 2006.
http://bvs.sld.cu/revistas/mgi/vol22_1_06/mgisu106.htm
(18/01/010).
3. Enciclopedia Ger.
http://www.canalsocial.net/GER/busquedaav.asp
(18/01/010).
4. Diccionario médico-biológico, histórico y etimológico
http://www.dicciomed.es/ (18/01/010).
71
Italian Entry
Diagnosi
English Entry Diagnosis
Subject
Me
Part-of
s.f.
speech
Definition
Explicatory
note
The word in
context
Phonetics
Synonyms
A diagnosis is a judgment about what a particular illness or
problem is, made after examining it.
There are a number of techniques that physicians use to
arrive at the correct diagnosis:
Exhaustive method, where every possible question is
asked and every available piece of data is collected and
organized to help arrive at the diagnosis;
Algorithmic method, in this approach, the decisions options
are already laid out, based on a proven strategy. The
physician […] makes decisions at preselected branch
points, based on the clinical data available.
Pattern recognition, in this technique a pattern of clues or
clinical characteristics trigger a memory response in the
physician of something he has seen or learned previously.
hypothetico-deductive method, the most used, where clues
and hunches are used in a sistematic way to guide a focused
inquiry and the development of a ranked- ordered list of
hypotheses.
If the clinician places too much value on a single diagnosis
and he is unwilling to consider other options, this will subvert
the diagnostic process.
/daɪəg'nəʊsɪs/
1
2
3
4
-
Illustration
Abbreviation
Etimology
Medical application of Gk. diagnosis "a discerning,
distinguishing," from diagignoskein "discern, distinguish," from
dia- "apart" + gignoskein "to learn".
5
72
Sources
1. Cambridge dictionary online.
http://dictionary.cambridge.org/ , 20/01/010.
2. Mengel, Holleman, Fields, Fundamental of clinical
practice, second edition, Kluwer Academic/Plenum
Publishers, New York, 2002, pp. 198, 201.
3. Mengel, Holleman, Fields, Fundamental of clinical
practice, second edition, Kluwer Academic/Plenum
Publishers, New York, 2002, pp. 198, 201.
4. RAGAZZINI G. Il Ragazzini-Biagi coincise, Dizionario
inglese-italiano, italiano-inglese. Zanichelli, Milano,
2006.
5. Online Etymology Dictionary, www.etymonline.com ,
20/01/010.
73
Lemma
Etichetta
di dominio
Etichetta
Prevenzione
ME
s.f.
Grammaticale
Definizione
1
Insieme di interventi volti a impedire l‟insorgenza di un danno
o comunque ad opporsi alla sua progressione.
La prevenzione si può suddividere in tre gruppi:
Nota
Contesto
Trascrizione
fonetica
Primaria: volta a ridurre la l‟incidenza della malattia e si
attua rimuovendo i determinanti (fattori di rischio) delle
malattie ;
Secondaria: volta a ridurre la prevalenza (frequenza di
casi esistenti) della malattia ha lo scopo di identificare
l'ammalato precocemente, cioè quando la malattia o la sua
progressione può essere arrestata;
Terziaria: volta a ridurre la gravità e le complicazione di
malattie inguaribili.
2
La prevenzione, riferita all'insieme delle misure igieniche,
sanitarie e farmacologiche adottate per evitare l'insorgere o il
diffondersi di malattie, si chiama profilassi.
3
4
/preven'tsjone/
Sinonimi /
antonimi
-
Immagine
Abbreviazioni Etimologia
5
1.[vc. dotta, lat. tardo praeventīne(m), da praev̆ntus, part.
pass. di praeven̄re „prevenire‟. Sec. XVI.
2. Dal francese prévention. Sec. XVII.
74
Fonti
1. Corriere della Sera.it, Dizionario della Salute.
http://www.corriere.it/salute/dizionario/prevenzione/inde
x.shtml , 21/01/10.
2. Corriere della Sera.it, Dizionario della Salute.
http://www.corriere.it/salute/dizionario/prevenzione/inde
x.shtml , 21/01/10.
3. Zingarelli 2010, Vocabolario della lingua italiana.
http://dizionari.zanichelli.it/dizionariOnline/index.php ,
21/01/10.
4. Dizionario Laura Tam Spagnolo-Italiano ItalianoSpagnolo, Milano, Hoepli, 2006.
5. Zingarelli 2010, Vocabolario della lingua italiana.
http://dizionari.zanichelli.it/dizionariOnline/index.php ,
21/01/10.
DISC, Dizionario Italiano Sabatini Colletti, Firenze,
Giunti Gruppo Editoriale, 1997.
75
Término en
italiano
Término
Transcripción
fonética
Categoría
gramatical
Campo
Prevenzione
Prevención
/pre en jón/
Sustantivo f.s.
ME
genérico
Campo
específico
1
Definición
Nota
técnica
Contexto
La prevención representa todas las medidas destinadas a
evitar enfermedades o accidentes.
Existen tres niveles de prevención:
Primaria, Medidas orientadas a evitar la aparición de
una enfermedad o problema de salud, mediante el
control de los agentes causales y factores de riesgo. El
objetivo es disminuir la incidencia de las
enfermedades.
Secundaria, Medidas orientadas a detener o retardar
el progreso de una enfermedad o problema de salud,
ya presente en un individuo en cualquier punto de su
aparición. El objetivo es reducir la prevalencia de la
enfermedad.
Terciaria, Medidas orientadas a evitar, retardar o
reducir la aparición de los séquitos de una enfermedad
o problema de salud. El objetivo es mejorar la calidad
de vida de las personas enfermas.
La prevención considera al ser humano desde una
perspectiva biopsicosocial e interrelaciona la promoción, la
2
3
76
prevención, el tratamiento, la rehabilitación y la reinserción
social con las diferentes estructuras y niveles del sistema
Nacional de Salud.
Etimología
Del lat. praeventĭo, -̄nis.
4
Sinónimos y
variantes
Imagen
Fuentes
1. Spanish glossary of medical term.
http://www.salus.it/voca4/index.htm (18/01/010).
2. Centro de Desarrollo Estratégico e Información en
Salud y Seguridad Social (CENDEISSS)
http://www.cendeisss.sa.cr/ (18/01/010).
3. Centro de Desarrollo Estratégico e Información en
Salud y Seguridad Social (CENDEISSS)
http://www.cendeisss.sa.cr/ (18/01/010).
4. http://www.rae.es/rae.html (18/01/010).
77
Italian Entry
Prevenzione
English Entry Prevention
Subject
Me
Part-of-
s.f.
speech
Definition
Explicatory
note
The word in
context
Phonetics
Synonyms
Prevention is the action taken to decrease the chance of
getting a disease or condition.
There are different levels of prevention:
Primary, the prevention of a disease from occurring;
Secondary, the screening of asymptomatic persons with a
view of early detection and treatment of disease;
Tertiary, the treatment of patients with a view of palliation,
cure, rehabilitation, prevention of relapse, or prevention of
complications.
Prevention encompasses such activities as research into
causes of disease; vaccination against those diseases for
which the causes are known, for example, poliomyelitis,
influenza, and measles; studies of environmental deterrents to
health; and instruction in public health and hygiene.
/prɪ'vɛnʃn/
1
2
3
4
-
Illustration
Abbreviation
Etimology
-
From the French word prévention.
5
78
Sources:
1. U.S National Cancer Institutes of health.
http://www.cancer.gov/ , 13/02/010.
2. Elsevier.
http://www.elsevier.com/wps/find/homepage.cws_home
, 20/01/010.
3. Columbia encyclopedia.
http://www.britannica.com/EBchecked/topic/126960/Col
umbia-Encyclopedia , 20/01/010.
4. RAGAZZINI G. Il Ragazzini-Biagi coincise, Dizionario
inglese-italiano, italiano-inglese. Zanichelli, Milano,
2006, 20/01/010.
5. My etymology.
http://www.myetymology.com/ , 20/01/010.
79
Lemma
Etichetta
Profilassi
ME
di dominio
Etichetta
s.f.
Grammaticale
Definizione
Nota
Contesto
Trascrizione
Trattamento atto a prevenire lo sviluppo di una malattia
oppure, quando questa si sia già manifestata, a prevenirne la
recidiva.
1
Nel linguaggio medico corrente il termine profilassi viene
usato più restrittivamente ad indicare la prevenzione delle
malattie infettive. In questo senso si distinguono:
Profilassi indirettaν che si attua a livello dell‟ambiente,
determinandone la bonifica dai germi patogeni, e
migliorando le condizioni di vita dell‟individuo per
accrescerne la robustezza.
Profilassi direttaν si occupa del risanamento dell‟ambiente ,
dell‟irrobustimento e del normale sviluppo dell‟individuo.
2
La profilassi specifica o immunoprofilassi cerca di rendere i
soggetti sani al fenomeno delle infezioni e il caso dei sieri e
dei vaccini. Ed ha lo scopo di aumentare la resistenza dei
soggetti sani verso gli agenti patogeni.
3
/profi'lassi/
4
fonetica
Sinonimi /
-
antonimi
Immagine
Abbreviazioni Etimologia
[vc. dotta, gr. proph́laxis, da prophylássein „custodire‟, comp.
di pró „davanti‟ (V. pro- (2)) e phylássein „custodire‟ , da
ph́lax, genit. ph́lakos „guardiano‟, di orig. indeur.; 1841].
5
80
Fonti
1. Laboratorio Analisi Cliniche Emolab sas Ragusa,
glossario.
http://nuke.emolab.org/Glossario/tabid/71/Default.aspx
, 21/01/10.
2. Corriere della Sera.it, Dizionario della Salute.
http://www.corriere.it/salute/dizionario/profilassi/index.s
html
3. Ospedale San Carlo, Potenza.
http://www.ospedalesancarlo.it/dotnetnuke/
4. Dizionario Laura Tam Spagnolo-Italiano ItalianoSpagnolo, Milano, Hoepli, 2006.
5. Zingarelli 2010, Vocabolario della lingua italiana.
http://dizionari.zanichelli.it/dizionariOnline/index.php ,
08/01/10.
DISC, Dizionario Italiano Sabatini Colletti, Firenze,
Giunti Gruppo Editoriale, 1997.
81
Término en
italiano
Término
Transcripción
fonética
Categoría
gramatical
Campo
genérico
Profilassi
Profilaxis
/profilá(k)sis/
Sustantivo f.s.
ME
Campo
específico
Definición
La profilaxis es la parte de medicina preventiva que estudia
las medidas tendientes a impedir el desarrollo y la
propagación de las enfermedades.
técnica
Hay tres tipos de medidas de profilaxis:
Profilaxis primaria, es el tratamiento que se administra
para prevenir la aparición, por primera vez, de una
enfermedad cuando el sistema inmunitario de una persona
está sensiblemente dañado.
Profilaxis secundaria, es el tratamiento que se administra
para prevenir la recidiva de una enfermedad, una vez que
ya se ha padecido y ha sido controlada. También se usa el
término terapia de mantenimiento.
Profilaxis terciaria, esta encaminada a devolverle a la
persona el nivel mas alto posible dentro del
funcionamiento después que la enfermedad le ha causado
un daño residual.
Contexto
La profilaxis es muy importante para evitar la propagación de
las enfermedad infectocontagiosas y de fácil y rápida
transmisión, provocadas por agentes patógenos.
Nota
Etimología
Del gr. π
ύ α
1
2
3
4
.
82
Sinónimos y
variantes
Imagen
Fuentes
1. Universidad de Ciudad Juarez, publicaciones.
http://www2.uacj.mx/publicaciones/ (19/01/010).
2. Unión para la ayuda y protección de los afectados por
el Cida.
http://www.unapro.org/ (19/01/010).
Universidad de Ciudad Juarez, publicaciones.
http://www2.uacj.mx/publicaciones/ (19/01/010).
3. Fundación arte, cida, vida.
http://salvasida.org/portal/index.php (18/01/010).
Universidad de Ciudad Juarez, publicaciones.
http://www2.uacj.mx/publicaciones/ (19/01/010).
4. http://www.rae.es/rae.html (19/01/010).
83
Italian Entry
Profilassi
English Entry Prophylaxis
Subject
Me
Part-of-
s.f.
speech
Definition
Explicatory
note
The word in
context
Phonetics
Synonyms
Prophylaxis is the prevention of disease or control of its
possible spread.
There are different measures of prophylaxis:
primary, to prevent the development of a disease;
secondary, whereby the disease has already developed
and the patient is protected against the worsening of this
process.
Prophylaxis is recommended to prevent 3 important
opportunistic infections: Pneumocystis jiroveci pneumonia
(PCP), Mycobacterium avium complex (MAC), and
toxoplasmosis. Prophylaxis also is recommended to prevent
tuberculosis (TB) in patients with latent Mycobacterium
tuberculosis infection.
/prɒfɪ'læksis/
1
2
3
4
-
Illustration
Abbreviation
Etimology
Derived from the New Latin word prophylaxis, derived from
the
Greek
word
prophulaktikos,
(π
α
ό ,
π ϕ α
ό ) derived from the Greek word prophulassein,
(π
ά
, π ϕ ά ω) using the Greek prefix pro-,
π - (before), derived from the Greek word phulasso,
(
ά ω, to watchν be on guard)ν by implication, to preserve,
obey, avoid.
5
84
Sources
1. Diccionario Reverso.
http://diccionario.reverso.net/ , 20/01/010.
2. Prevention of postpartumhemorrhage initiative.
http://www.pphprevention.org/ , 20/01/010.
3. AIDS Education and Training Centers National
Resource Center website
http://www.aidsetc.org/ , 20/01/010.
4. RAGAZZINI G. Il Ragazzini-Biagi coincise, Dizionario
inglese-italiano, italiano-inglese. Zanichelli, Milano,
2006.
5. My etymology.
http://www.myetymology.com/ , 20/01/010.
85
Lemma
Etichetta
di dominio
Etichetta
Carica virale
ME
s.f.
Grammaticale
Definizione
Nota
Contesto
1
Quantità di virus presente nel sangue di un individuo.
La determinazione della carica virale, in alcune infezioni come
epatite B, C e HIV, è molto importante, poiché la quantità di
virus presente nel sangue è correlata con la gravità della
malattia. La carica virale può essere valutata con metodi
qualitativi, che indicano solo se il virus è presente o assente
nel sangue, oppure con metodi quantitativi, che forniscono
l'esatta misurazione della viremia. Per effettuare questa
rilevazione si ricorre a tecniche cosiddette di amplificazione
genica, in grado di rilevare anche piccole quantità di virus; la
carica virale viene espressa in numero di copie per millilitro.
Questa determinazione è molto importante per decidere
quando iniziare una terapia, e per valutare poi la risposta alla
terapia stessa.
Una carica virale pari a zero non coincide con la guarigione
di un paziente. Questo si può verificare ad esempio in corso di
terapia, ma il virus è comunque presente all‟interno delle
cellule e lo dimostra il fatto che, sospendendo il trattamento
anche solo per qualche giorno, la viremia ricompare.
2
3
Trascrizione
fonetica
/'karika vi'rale/
4
Viremia
5
Sinonimi /
antonimi
Immagine
Abbreviazioni Etimologia
Carica: da caricare. Sec. XVI.
Virale: da virus.
6
86
Fonti
1. Laboratorio Analisi Cliniche Emolab sas Ragusa,
glossario.
http://nuke.emolab.org/Glossario/tabid/71/Default.aspx
, 21/01/10.
2. Laboratorio Analisi Cliniche Emolab sas Ragusa,
glossario.
http://nuke.emolab.org/Glossario/tabid/71/Default.aspx
, 21/01/10.
3. Corriere della Sera.it, Dizionario della Salute.
http://www.corriere.it/salute/dizionario/viremia/index.sht
ml , 21/01/10.
4. Dizionario Laura Tam Spagnolo-Italiano ItalianoSpagnolo, Milano, Hoepli, 2006.
5. Laboratorio Analisi Cliniche Emolab sas Ragusa,
glossario.
http://nuke.emolab.org/Glossario/tabid/71/Default.aspx
, 21/01/10.
6. Zingarelli 2010, Vocabolario della lingua italiana.
http://dizionari.zanichelli.it/dizionariOnline/index.php ,
21/01/10.
DISC, Dizionario Italiano Sabatini Colletti, Firenze,
Giunti Gruppo Editoriale, 1997.
87
Término en
italiano
Término
Transcripción
fonética
Categoría
gramatical
Campo
genérico
Carica virale
Carga viral
/kárɣa birál/
Sustantivo f.s.
ME
Campo
específico
Definición
Nota
técnica
La carga viral (CV) corresponde a la cantidad de virus
replicativo o latente que está presente en un individuo
infectado.
En Junio de 1996, La Administración de Alimentos y Drogas
de los Estados Unidos (FDA) aprobó el examen de Carga
Viral (CV) de Roche como el primer examen clínico de
laboratorio[...]. En 1998, la FDA lo aprueba para monitorear el
funcionamiento y resultado del tratamiento con medicamentos
anti-retrovirales.
El total de partículas virales se distribuye en diferentes
compartimientos, pudiendo ser dosificada en los fluídos
(sangre, semen, líquido cefalorraquídeo, saliva) y en los
tejidos (ganglio linfático, cerebro). El total de la CV en la
infección por VIH, se encuentra principalmente en dos
compartimientos: el tisular celular y el plasmático.
En los primeros los principales sistemas afectados son el
linfático a nivel ganglionar y el nervioso, estimándose que la
CV a nivel linfático es al menos 10 veces superior a la CV en
la sangre. El compartimiento plasmático en cambio está
directamente correlacionado con la actividad replicativa viral.
En éste, el ARN del VIH puede encontrarse en el suero y el
plasma como partículas virales libres o en el interior de las
células mononucleares de la sangre periférica en dos formas:
estado latente (ADN proviral) o estado replicativo (ARNm).
1
2
88
Contexto
Etimología
La carga viral es una prueba esencial aplicada al
seguimiento de los pacientes más que al diagnóstico de los
mismos, ya que al medir el nivel de replicación del virus
permite evaluar la eficacia del tratamiento antirretroviral,
constituyendo un marcador predictivo de la infección de
inestimable ayuda.
Carga: de cargar (Del lat. vulg. carricāre, y este del lat. carrus,
carro).
Viral: Derivado de virus (del lat. V̄rus, -i, „zumo, „ponzoña).
Primera documentación: 1817.
3
4
5
Sinónimos y
variantes
Imagen
Fuentes
1. Blog Sida.
http://www.blogsida.com/ (19/01/010).
2. Vihsida en Chile.
. http://www.vihsida.cl/
Blog Sida.
http://www.blogsida.com/ (18/01/010).
3. Fundación arte, cida, vida.
http://salvasida.org/portal/index.php (18/01/010).
4. http://www.rae.es/rae.html (18/01/010).
Diccionario crítico etimológico de la lengua castellana,
Madrid, Editorial Gredos, 1954.
89
Italian Entry
Carica virale
English Entry Viral load
Subject
Me
Part-of-
s.f.
speech
Definition
Explicatory
note
The word in
context
A viral load is the amount of virus found in each milliliter of a
person‟s blood or of others body fluids.
Viral load (VL), the quantitative detection of viral genome, has
become a vital tool in patient management and has now firmly
established itself in routine diagnostic virology. It serves four
purposes: for diagnosisν to assess the patient‟s prognosisν as
therapeutic markers to monitor the effect of antiviral treatment
and to estimate the patient‟s infectivity, for example the risk of
transmission.
Quantitative determination of viral load using nucleic acid
amplification techniques is the most accurate, prognostic
marker for HIV type 1 infection.
The higher the viral load, the more virus is present and the
more it has the chance to cause harm or injury or spread to
another person.
Phonetics
/'vaɪərəl ləʊd /.
Synonyms
-
1
2
3
4
Illustration
Abbreviation
-
Viral:"of the nature of, or caused by, a virus," 1948.
Etimology
Load: "that which is laid upon a person or beast, burden,"
early 13c., from O.E. lad "way, course, carrying," from P.Gmc.
laido (cf. O.H.G. leita, Ger. leite, O.N. leið "way, course");
related to O.E. lædan "to guide". Sense shifted 13c. to
supplant words based on lade, to which it is not etymologically
connected; original association with "guide" is preserved in
lodestone.
5
90
Sources
1. Janis and friends hepatitis c website.
http://www.janis7hepc.com/Viral_Loads.htm ,
20/01/010.
2. Journal of antimicrobial chemotherapy.
http://jac.oxfordjournals.org/ , 20/01/010.
3. Janis and friends hepatitis c website.
http://www.janis7hepc.com/Viral_Loads.htm ,
20/01/010.
4. RAGAZZINI G. Il Ragazzini-Biagi coincise, Dizionario
inglese-italiano, italiano-inglese. Zanichelli, Milano,
2006.
5. Online Etymology Dictionary, www.etymonline.com ,
20/01/010.
91
Lemma
Etichetta
di dominio
Etichetta
Incidenza
ME
s.f.
grammaticale
Definizione
Nota
Contesto
Trascrizione
fonetica
Numero di nuovi casi di una determinata malattia che
compaiono in una certa popolazione o area geografica in un
certo periodo di tempo.
1
δ‟incidenza misura il numero di nuovi casi nel periodo di
tempo ed individua il rischio (cioè la probabilità) di ammalarsi
cui è soggetto una persona esposta in quella popolazione.
Viene espressa in due modi:
Incidenza cumulativa, ovvero il rapporto tra il numero di
nuovi casi di malattia e il numero di persone considerate in
un preciso arco di tempo e in un preciso ambito.
Denisità di incidenza, una misura della velocità con cui
una determinata malattia/condizione si sviluppa in una
popolazione. Il numeratore è rappresentato dal numero di
nuovi casi di malattia/condizione che si sviluppano in un
periodo definito; il denominatore è rappresentato dalla
popolazione a rischio di sviluppare la malattia/condizione
nel periodo di tempo considerato (Immagine 1).
2
δ‟incidenza è importante nello studio delle cause di malattia e
della loro azione a livello delle popolazioni: infatti, una
variazione dell‟incidenza riflette una alterazione dell‟equilibrio
pre-esistente dei determinanti di malattia, o una modificazione
dello stato di recettività della popolazione.
3
4
/intʃi'dɛtsa/
Sinonimi /
antonimi
-
Immagine
Immagine 1
Abbreviazioni 92
Etimologia
Fonti
[vc. dotta, lat. tardo incidĕntia (m), dal part . pres. di incĭ dere
(V. incidente (1)]. Sec. XIV.
5
6. Laboratorio Analisi Cliniche Emolab sas Ragusa,
glossario.
http://nuke.emolab.org/Glossario/tabid/71/Default.aspx
, 21/01/10
7. Università Cattolica del Sacro Cuore.
http://websvi.rm.unicatt.it/
Dizionario della nuova Sanità.
http://www.careonline.it/
8. Quaderno di epidemiologia veterinaria.
http://www.quadernodiepidemiologia.it/ , 21/01/10
9. Dizionario Laura Tam Spagnolo-Italiano ItalianoSpagnolo, Milano, Hoepli, 2006.
10. Zingarelli 2010, Vocabolario della lingua italiana.
http://dizionari.zanichelli.it/dizionariOnline/index.php ,
21/01/10
DISC, Dizionario Italiano Sabatini Colletti, Firenze,
Giunti Gruppo Editoriale, 1997.
93
Término en
italiano
Término
Transcripción
fonética
Categoría
gramatical
Campo
genérico
Incidenza
Incidencia
/in iðén ja/
Sintagma f.s.
ME
Campo
específico
Definición
Nota
técnica
Contexto
La incidencia es el número de casos nuevos de una
enfermedad, un síntoma, muerte o lesión que se desarrollan
durante un período de tiempo específico [...]. La incidencia
muestra la probabilidad de que una persona en esa población
sea afectada por la enfermedad.
Hay dos tipos de medidas de incidencia:
incidencia acumulada, es la proporción de individuos
sanos que desarrollan la enfermedad a lo largo de un
período de tiempo concreto. De esta manera se recogen
información acerca de los casos nuevos que son
detectados en el periodo de exposición (Imagen 1).
tasa de incidencia, también denominada densidad de
incidencia, es el cociente entre el número de casos
nuevos de una enfermedad ocurridos durante el periodo
de seguimiento y la suma de todos los tiempos
individuales de observación. Esta medición considera la
dinámica de la población estudiada, tomando en cuenta el
tiempo de seguimiento de dada persona estudiada.
La incidencia es una medida de máxima utilidad para
enfermedades cuya duración es relativamente breve, y que
no se prestan para ser valuadas a través de una tasa de
prevalencia, medición puntual en el tiempo que corresponde
al número de casos existentes de una enfermedad o
condición en una población determinada.
1
2
3
94
Etimología
Del lat. Incidentĭa.
4
Sinónimos y
variantes
Imagen
Fuentes
1. Medline plus, Enciclopedia médica.
http://medlineplus.gov/spanish/ (19/01/010).
2. Fisterra, atención primaria en la red.
http://www.fisterra.com/
Escuela de medicina.
http://escuela.med.puc.cl/ (19/01/010).
3. Escuela de medicina.
http://escuela.med.puc.cl/ (19/01/010).
4. www.rae.es (19/01/010).
95
Italian Entry
Incidenza
English Entry Incidence
Subject
Me
Part-of-
s.f.
speech
Definition
Explicatory
note
The word in
context
Incidence is the number of new cases of a specific disease
occurring during a certain period in a population at risk.
The incidence rate is the risk of developing a particular
disease during a given period of time; the numerator of the
rate is the number of new cases during the specified time
period and the denominator is the population at risk during the
period (illustration 1).
Sometimes measurement of incidence is complicated by
changes in the population at risk during the period when
cases are ascertained, for example, through births, deaths, or
migrations. This difficulty is overcome by relating the numbers
of new cases to the person years at risk, calculated by adding
together the periods during which each individual member of
the population is at risk during the measurement period
(illustration 2).
Incidence and prevalence are closely related. Prevalence
(the proportion of a population with a problem at a designated
time) depends on both the incidence (the rate of new problem
during a period of time) and the duration of the problem.
Phonetics
/'ɪncɪdəns/
Synonyms
-
1
2
3
4
Number of new cases
Population at risk x time during which cases were ascertained
Illustration
5
Illustration 1
Number of new cases
Total person years at risk
96
Illustration 2
Abbreviation
Etimology
Sources
-
From Latin incidere, to happen.
6
1. Merck Source, health information.
http://www.mercksource.com/pp/us/cns/cns_home.jsp ,
21/01/010.
2. Bmj, helping doctor make better decisions.
http://www.bmj.com/index.dtl
3. Symptom and research, methods and opportunities.
http://symptomresearch.nih.gov/ , 21/01/010.
4. RAGAZZINI G. Il Ragazzini-Biagi coincise, Dizionario
inglese-italiano, italiano-inglese. Zanichelli, Milano,
2006.
5. Bmj, helping doctor make better decisions.
http://www.bmj.com/index.dtl
6. Elsevier.
www.elsevier.com , 20/01/010.
97
PARTE TERZA
RIFLESSIONI TEORICO- METODOLOGICHE ALLA TRADUZIONE
In questa sezione analizzerò brevemente il testo descrivendo le difficoltà
incontrate durante il processo traduttivo, e spiegherò le strategie e le tecniche
adottate per la stesura del testo di arrivo (TA). Inserirò alcuni riferimenti legati non
solo ai problemi pratici riscontrati, ma anche alle considerazioni teoriche tenute
presenti per elaborare il testo finale.
Successivamente riporterò alcune frasi per le quali è stato necessario un
maggiore sforzo traduttivo e mostrerò il modo in cui le ho tradotte in italiano.
4.1.Tipologia del testo
Nel rapporto che lega un emittente (autore) e un destinatario (lettore),
(Sabatini, 1λλ0), «l‟autore è pur sempre colui che compie le scelte decisive sul
tipo di discorso da svolgere, […] ne stabilisce anche il grado di marcatezza e
particolari connotazioni. Il «tipo di testo» nasce insomma, fondamentalmente, dalle
scelte dell‟autore […]. δe tre possibilità di impostazione del discorso si distinguono
in base al grado di rigidità del vincolo che l‟autore pone all‟interpretazione del
lettore». Sabatini, infatti, suddivide i testi in tre tipologie:
Testi con discorso molto vincolante;
Testi con discorso mediamente vincolante;
Testi con discorso poco vincolante;
Il testo preso in considerazione è un testo mediamente vincolante.
(Serianni, β00γ), l‟articolo si rivolge a un lettore mediamente colto, ma soprattutto
interessato al tema trattato. Si danno per scontate, infatti, come vedremo in
seguito, diverse nozioni di medicina e diversi tecnicismi sia specifici sia collaterali.
In base al vincolo interpretativo posto dall‟autore, Sabatini descrive i tratti
caratterizzanti delle tre tipologie di testi.
98
Il testo oggetto della mia analisi e proposta di traduzione è, come già
accennato in precedenza, un testo con discorso mediamente vincolante, ossia un
testo espositivo, con «funzione esplicativa, basata sull‟intenzione di «spiegare a
chi non sa», a fini di istruzione». Il testo è una pubblicazione dell‟UζICEF sul tema
della prevenzione della trasmissione dell‟HIV dalla madre al figlio, delle malattie
infettive più diffuse tra i bambini. In particolare, il testo descrive i diversi trattamenti
e cure per i bambini malati di AIDS che l‟UζICEF, insieme ad altre organizzazioni,
fornisce alle persone malate di AIDS, e in particolare ai bambini. δ‟UζICEF infatti,
insieme all‟UζESCO e ad altre enti, è parte dello IAWG (Inter-Agency Working
Group on HIV/AIDS, School and Education) e dello IATT (Inter-agency Task Team
for Education), iniziative sorte entrambe in seno all‟UζAIDS e volte a potenziare la
prevenzione dell‟HIV/AIDS in ambito scolastico attraverso lo studio di metodologie
innovative e la diffusione delle pratiche sperimentate con successo nei singoli
paesi. La pubblicazione presenta tutte le caratteristiche tipiche di un articolo
scientifico divulgativo, con una struttura schematica e semplice: un breve
riassunto introduce il contenuto e lo scopo della ricerca scientifica ed è poi diviso
in tre capitoli seguiti dalla bibliografia consultata e da una breve lista degli
strumenti e risorse necessarie per realizzare gli interventi di prevenzione
dell‟AIDS.
Trattandosi di un tema attuale, ho potuto comprenderne abbastanza
facilmente il significato globale. Ciononostante, le mie conoscenze specifiche
erano insufficienti, e pertanto ho dovuto approfondirle per garantire una corretta
interpretazione del testo di partenza (TP), soprattutto dei segmenti oscuri o poco
chiari. Ho riscontrato una certa presenza di tecnicismi, caratteristica tipica dei testi
con discorso vincolante, soprattutto i frammenti di testo che trattavano i trattamenti
specifici e le cure da somministrare ai pazienti malati di AIDS.
Non sono mancate difficoltà legate alla realtà extralinguistica spagnola (ad
esempio sigle, acronimi, ecc.) che ho dovuto risolvere attraverso strategie
traduttive che esaminerò in seguito.
Anche se il destinatario del TP dovrebbe essere una persona di cultura
medio-alta, specializzata nel settore e che presumibilmente conosce già
l‟argomento almeno in parte, ho ritenuto opportuno aggiungere alcune note
esplicative per rendere il testo maggiormente comprensibile. Nel TP il lettore
modello può essere rappresentato sia da una figura professionale come un
medico o un operatore sanitario, sia da un lettore comune di cultura medio-alta
99
interessato ad un tema attuale come quello della prevenzione dell‟AIDS in Africa.
θer questo motivo, ho dovuto descrivere brevemente nell‟introduzione come opera
l‟UζICEF in Africa in collaborazione con altre associazioni.
Di tutto ciò parlerò in modo approfondito nei prossimi paragrafi.
4.2 Processo traduttivo: analisi linguistica e culturale
Dopo aver tradotto il testo, è imprescindibile fare qualche breve cenno sulla
teoria della traduzione: secondo Brian Harris (1988) il testo di partenza (source
text) si può fondere con il testo di arrivo (target text) in un «bi-testo», un singolo
testo che si dispiega in due dimensioni, ognuna delle quali è una lingua.
Il termine “traduzione” è quasi sempre stato utilizzato in riferimento
all‟attività della ricodifica interlinguistica in forma scritta che cerca di rendere il
testo comprensibile ad un lettore di lingua diversa. Nella storia della traduzione,
l‟opposizione teorizzata da Schleiermacher tra una traduzione orientata all‟autore
(source oriented) e una orientata al lettore (target oriented) assunta fino a Eco in
realtà non sembra spiegare il processo traduttivo e le sue caratteristiche; la
traduzione infatti dovrebbe essere sempre orientata verso chi l‟ha creata (Salmon
2003).
Dato che le lingue sono asimmetriche, non esiste mai un‟equivalenza
segno-segno né sul piano linguistico né su quello culturale: tradurre un testo
significa avere determinate competenze traduttive che permettono di attivare il
cosiddetto switching e di identificare l‟equivalenza comunicativa tra i due ambiti
asimmetrici attraverso l‟identificazione di diversi fattori quali il genere testuale, la
sua funzione dominante, le finalità per cui è tradotto, le caratteristiche del
destinatario.
Dopo un‟attenta lettura ho evidenziato l‟argomento principale del testo in
modo da poterlo classificare come testo con discorso mediamente vincolante.
Successivamente ho identificato il mittente e il destinatario del testo e lo scopo per
cui è stato scritto.
Dopo l‟analisi linguistica ho cercato di dare un‟identità linguoculturale al
testo. Il termine linguocultura è stato introdotto negli anni settanta per meglio
indicare il nesso tra lingua e identità culturale del gruppo di riferimento; la lingua,
infatti, è l‟interfaccia privilegiata della cultura, e ne esprime tanto i caratteri
universali quanto gli strumenti, gli oggetti e le situazioni comunicative (che sono)
100
condivisi da un gruppo circoscritto (Salmon 2003). Ho cercato quindi di
soffermarmi sugli elementi impliciti, ossia su tutte quelle regole e istituzioni che
vengono dati per scontati perché condivisi dall‟intera comunità dei destinatari
del TP.
Nel caso specifico del testo da me tradotto, mi sono imbattuta in sigle o
nomi di enti/associazioni o di patologie mediche specifiche espressi in un modo
nella lingua di partenza ma differenti nella lingua d‟arrivo (VIH in spagnolo, HIV in
italiano). Pertanto, allo scopo di non alterare il significato del testo, ho deciso di
spiegare alcuni di questi elementi impliciti, tramite la tecnica della compensazione,
(v. paragrafo 4.7).
4.3 Processo traduttivo: dalla teoria alla pratica
δa traduzione si può definire in termini funzionali come “strategia che mira a
produrre, in lingua diversa, lo stesso effetto del discorso fonte” (Eco, β00γ),
formulazione non dissimile da quella dell‟”equivalenza dinamica” proposta da
Nida.
Esistono tre diversi tipi di traduzione (Jakobson, 1959, 197520):
Traduzione intralinguistica o riformulazione (rewording)ν l‟interpretazione del
messaggio di un lingua e sua riformulazione con parole differenti all‟interno
di una stessa lingua;
Traduzione interlinguistica o traduzione propriamente detta (translation
proper)ν l‟interpretazione del messaggio di una lingua e la sua
riformulazione in una qualsiasi altra lingua;
Traduzione intersemiotica o trasmutazione (transmutation)ν l‟interpretazione
del messaggio di una lingua e la sua riformulazione in un codice differente
da quello linguistico (matematico, cinematografico, musicale, ect.).
Il testo sembra rientrare nella seconda categoria.
20
Cit. in A. Hurtado Albir, Traducción y Traductología, introducción a la traductología, Madrid,. Grupo Anaya,
2001.
101
In alcuni casi, al principio di un lavor di traduzione, è stato necessario
scegliere tra una traduzione letterale o una traduzione a senso.
Dopo aver riformulato il testo, come un buon traduttore agisce, ho cercato
di utilizzare tutte le mie conoscenze, linguistiche ed extralinguistiche, come la
capacità di documentazione, la conoscenza della cultura di partenza e di quella di
arrivo e la conoscenza del tema trattato nel testo.
Per facilitare il lavoro, inoltre, ho suddiviso in una tabella il TP, affiancato
dal TA, al fine di agevolare la successiva revisione.
Durante la prima stesura della tesi, il traduttore deve attenersi a due criteri:
la naturalezza e l‟accuratezza.
Personalmente, sono passata dalla accuratezza alla naturalezza, partendo
da una prima bozza contenente tutte le informazioni del testo di partenza, e solo in
un secondo momento ho ripercorso il testo diverse volte per curarne la
naturalezza e verificare che tutti gli aggiustamenti fossero stati eseguiti in maniera
corretta. La traduzione necessitava di una revisione in quanto presentava parecchi
errori di traduzione fra cui calchi, ripetizioni, e omissioni.
Ultimata questa fase, ho lasciato passare alcuni giorni per rileggere l‟ultima
stesura in modo obiettivo e verificarne la coesione e scorrevolezza.
4.4 Problemi di traduzione e strategie traduttive
Affrontando la traduzione di un testo ci si imbatte in vari problemi che
possono essere di carattere lessicale, grammaticale, sintattico, semantico,
pragmatico, stilistico, ecc.
Come nota Serianni (2003: 23-29), il testo è al centro della comunicazione
linguistica. θer meglio comprendere l‟analisi testuale, è utile richiamare
l‟etimologia del vocabolo testo: questo deriva dal latino textus, participio passato
del verbo tèxere “tessere”, e vale esattamente “tessuto”. Il significato moderno del
vocabolo testo trae origine dunque da una metafora, con la quale si è voluto
mettere in evidenza come il senso nasca dall‟intreccio delle parole, intreccio che
non si stabilisce solo all‟interno di ogni singolo enunciato, ma si estende da un
capo all‟altro di un testo, lo attraversa tutto. Il testo è definibile secondo parametri
diversi a seconda delle varie tipologie.
102
Come dice Sabatini (1988-1990: 679-681) si può definire come
un‟espressione linguistica che acquista un senso in un determinato contesto di
discorso e contesto ambientale.
Fra i tanti requisiti di un testo, i due fondamentali sono:
la coesione ( con i suoi strumenti: connettivi e coesivi);
la coerenza.
La coesione è data in primo luogo dalle concordanze morfologiche di
numero tra soggetto e predicato e di genere tra sostantivo e articolo, aggettivo o
participio.
La coerenza, secondo Serianni (2003: 36-38), riguarda il significato del
testo, ed è legata alla reazione del destinatario, che deve valutare un certo testo
chiaro e appropriato alla circostanza. Questo testo, rivolto prevalentemente a
specialisti, rispecchia questa proprietà sia dal punto di vista semantico sia
stilistico, in quanto caratterizzato da tecnicismi del settore e da un registro congruo
al contesto.
Un'altra caratteristica esclusiva di un buon testo è l‟interpunzione. I segni di
punteggiatura infatti contrassegnano i vari rapporti sintattici che si stabiliscono tra
le varie parti di un discorso. In generale questo testo sembra presentare un
adeguato utilizzo dei segni di interpunzione. Analizzando le ricorrenze della virgola
potremmo dire che non si trova mai tra soggetto e predicato, prima di relative
limitative, per separare incisi ed è presente nelle lunghe enumerazioni. Durante la
traduzione spesso capita di cambiare la punteggiatura del TP, poiché ogni lingua
possiede i propri simboli convenzionali e le proprie regole grammaticali. Di seguito
riporto un caso in cui ho ritenuto opportuno cambiare la punteggiatura per rendere
il TA più scorrevole:
TP
TA
“[...] El gasto energético durante el “[...] ζei bambini asintomatici
reposo aumenta en alrededor de un infetti da HIV l‟energia che si
10% entre los niños asintomáticos risparmia a riposo aumenta
que tienen VIH, y las necesidades del 10% circa, e il fabbisogno
energéticas tanto de los adultos como energetico dei bambini e degli
de los niños aumentan en un 20% a adulti,
nella
fase
di
103
un
50%
adicionales
durante
el convalescenza a seguito di
período de recuperación durante la una malattia infettiva grave,
convalecencia después de una grave aumenta tra un 20% e un 50%
infección[...]”.
[...]”.
θer quanto riguarda l‟ordine delle parole e delle frasi, che Mortara Garavelli
(2001: 86-λλ) definisce «la “regolarità” sintattica, intesa in primo luogo come
“normalità” nella disposizione dei componenti di frasi e periodi», nel testo sembra
esserci una logica distributiva, che rispecchia lo schema “soggetto, verbo
complemento” e alcune informazioni vengono esposte attraverso numeri, simboli,
tabelle e grafici. Nella traduzione, perciò, ho cercato di aderire a queste regole e
logiche distributive.
δ‟ordine non marcato corrisponde all‟ordinamento “naturale” degli enunciati.
ζell‟ordinamento semantico «ciò di cui si parla», cioè il tema o topic, precede « ciò
che si dice del tema » cioè il rema o comment. Nella distribuzione
dell‟informazione il tema, informazione condivisa da parlante o ascoltatore, cioè il
dato (o given), precede la parte di informazione nuova, che non si può omettere: il
nuovo (o new).
Di seguito alcuni esempi dove la parte tematica viene evidenziata per
distinguerla dalla parte rematica:
TP
TA
“[...] La atención y el tratamiento de “[...]
L‟assistenza
e
il
los niños contra el SIDA deben trattamento dei bambini nella
ampliarse
siguiendo
público de la salud [...]”.
un
enfoque lotta contro l‟AIDS devono
essere
perfezionati
in
collaborazione con la Sanità
θubblica. [...]”.
“[...]Las enfermedades transmisibles “[...]Le
que se pueden prevenir, como la che
si
malattie
possono
trasmissibili
prevenire,
neumonía, la diarrea, el paludismo y come la polmonite, la diarrea,
la infección por VIH, representan más la malaria e l‟infezione da HIV,
104
de la mitad de todas las muertes rappresentano
infantiles.[...]”.
principale
la
della
causa
mortalità
infantile [...]”.
Secondo Ferrari (2004: 30-γκ), l‟enunciato può articolarsi in Unità Testuali
di livello inferiore chiamate Unità informative. Le Unità informative principali sono il
ζucleo, il Quadro e l‟Appendice. Ferrari afferma che al ζucleo informativo
corrisponde l‟unità rematica e al Quadro l‟unità tematica. δ‟appendice invece serve
a veicolare informazioni che il locatore decide di lasciare sullo sfondo del
messaggio al fine di arricchire le informazioni date dal nucleo.
Di seguito un esempio evidenziato:
TP
TA
“[...]La comunidad internacional ha “[...] δa comunità internazionale
emitido varias declaraciones de apoyo ha rilasciato alcune dichiarazioni
a la prevención, el diagnóstico, la di appoggio alla prevenzione, alla
atención y tratamiento contra el VIH, diagnosi, all‟assistenza e alla
muchos de ellas con referencias a la cura dell‟HIV, la maggior parte
infancia [...]”.
riferite all‟infanzia [...]”.
Spesso, una parola nella lingua di partenza non può essere sostituita 1:1
con una parola nella lingua di arrivo, e per questo si trasferiscono le unità
traduttive, dotate di senso più ampio, (ad esempio proverbi, nomi composti,
formule di cortesia, ecc.). Questo accade perché le lingue sono asimmetriche,
ovvero gli elementi che le compongono non sono equifunzionali, non hanno quindi
sempre lo stesso ruolo grammaticale e lessicale.
Svolgerò ora una breve analisi lessicale del testo. Durante la stesura della
traduzione è stato infatti cruciale definire un linguaggio settoriale, tipico del testo
analizzato, e saperlo distinguere da un linguaggio specialistico.
Secondo la definizione del linguista Michele Cortelazzo (cit. in Serianni,
2003: 79-80), il linguaggio settoriale rappresenta la varietà di una lingua naturale,
105
dipendente da un settore di conoscenze o da un ambito di attività professionali, ed
è utilizzato da un gruppo ristretto di parlanti allo scopo di soddisfare le necessità
comunicative di un certo settore specialistico. A livello linguistico un linguaggio
settoriale si caratterizza in primo luogo per determinate scelte lessicali, ma hanno
importanza anche le scelte morfologiche e sintattiche.
Il lessico caratteristico, che indica concetti, nozioni, strumenti tipici di quel
particolare settore, è rappresentato dai tecnicismi di vario tipo. Caratteristica della
medicina, rispetto ad altre scienze, è la forte proliferazione terminologica. La prima
ragione è dovuta al ricorso a composti di base greca, la seconda ragione dipende
dal forte individualismo da sempre legato alla professione del medico, che da
sempre ambisce a lasciare una traccia della propria esistenza nel mondo.
Fra le tante parole d‟autore, Bruno εigliorini (cit. in Serianni, β005: 11κ120) comprende il termine bacillo, forma coniata Cohn nel 1911 (la prima
comparsa del termine in un giornale risale al 1887).
Di seguito un esempio evidenziato:
TP
“[...]
Bacilo
TA
Calmette-Guérin “[...] Bacillo di Calmette-Guérin (BCG)
(BCG)
Nuevos estudios revelan que los Nuovi studi dimostrano che i neonati
lactantes que tienen VIH corren malati di HIV presentano un rischio di
un mayor riesgo de contraer la un‟attivazione significativamente più
forma
diseminada
enfermedad BCG [...]”.
de
la elevata della forma più comune di
BCG [...]”.
Ma non tutti i tecnicismi medici hanno un marchio di fabbrica così
prestigioso. Storicamente i tecnicismi medici possono essere classificati (Serianni,
2005:121) in base alla provenienza linguistica (greca antica, greca moderna,
inglese) e alla forma linguistica. In base al primo criterio, possiamo distinguere
diversi gruppi di tecnicismi, ad esempio i tecnicismi dell‟anatomia, della fisiologia,
106
della patologia e delle scienze strettamente legate alla medicina (psicologia,
farmacologia, ecc.).
δ‟insieme di questi tecnicismi rientrano nel gruppo dei tecnicismi specifici.
I tecnicismi che interessano maggiormente il testo da analizzare sono i tecnicismi
collaterali (seguendo l‟esempio di Serianni li semplificheremo con TC). δa
differenza tra i due grandi gruppi consiste nel fatto che i TC possono essere
sostituiti senza che l‟esattezza scientifica ne risenta. Alcuni esempi possono
essere le parole e le espressioni di uso più esclusivo, essendo limitate alla ristretta
cerchia degli specialisti; i tecnicismi specifici invece possono essere noti anche al
profano che sia coinvolto in un problema di pertinenza settoriale e sia esposto,
quindi, a una certa quantità dei relativi tecnicismi. Un'altra differenza è che i TC si
affermano solo modernamente, i tecnicismi specifici segnano l‟intero arco della
medicina in volgare. Il greco e il latino costituiscono l‟ossatura del linguaggio
medico. Alcuni tecnicismi specifici di derivazione greca e latina incontrati nel testo
sono diagnosis (it. diagnosi, lat. diagnosis, gr. diágnòsis ) e symptom (it. sintomo,
lat. s mptòma, gr. s mptòma).
I tecnicismi collaterali, a differenza dei tecnicismi specifici, presentano un
certo margine di oscillazione in quanto non si limitano al lessico, ma investono
anche strutture più profonde pertinenti all‟organizzazione della frase, come ad
esempio aggettivi di relazione. Spesso l‟articolo viene omesso con alcuni nomi
trattati alla stregua di nomi propri, come ad esempio i nomi latini di batteri e virus e
altri microorganismi. Per questo, nel TA, ho tentato di ricalcare questo stile:
TP
“[...]
δa
infección
TA
por
VIH
“[...] I malati da HIV
intensifica la susceptibilidad a la sono
infección
con
tuberculosis [...]”.
più
Mycobacterium all‟infezione
Mycobacterium
vulnerabili
da
tuberculosis
[...]”.
107
Nella tabella che segue saranno elencati i TC collaterali morfosintattici e
lessicali che ho proposto nella traduzione del TP:
TC
ESEMPI
TRADUZIONE
PROPOSTA
Preventivo: he previene
“[...] tratamiento
“[...] Trattamento
o serve a prevenire.
preventivo con
preventivo con
cotrimoxazol [...]”.
cotrimoxazolo [...]”.
Assumere, assunzione: “[...] zinc para reducir “[...]
Promozione
las muertes debidas a la dell‟assunzione
introduzione
nell‟organismo
di
di
zinco
un diarrea y la neumonía per prevenire la morte per
principio attivo e spec. [...]”.
diarrea e polmonite [...]”.
di un farmaco.
Controllo:
successo
dominio, “[...]gestión
su
la “[...] Controllo dei casi di
de
una desnutrición grave [...]”.
malnutrizione severa [...]”.
patologia.
Elevato: alto.
“[...]
δa
tasa
de “[...] Il tasso di mortalità dei
mortalidad de los niños bambini
nacidos
es
más rispetto
elevada que la de los
niños con madres
seronegativas [...]”.
a
morboso.
madri
presenta
quello
dei
bambini
nati
da
madri
sieronegative [...]”.
Evoluzione: riferito allo “[...] δa infección por “[...]δ‟infezione
sviluppo di un quadro VIH
da
madres sieropositive è più elevato
de
seropositivas
nati
da
HIV
una presenta un‟evoluzione più
evolución más agresiva
aggressiva tra i neonati e i
108
entre los lactantes y los bambini rispetto agli adulti
niños
que
entre
los [...]”.
adultos [...]”.
al “[...]
riferito
Insorgere:
manifestarsi
di
δa
Haemophilus “[...]È
un influenzae
fenomeno patologico.
tipo
b
demostrado
ser
importante
causa
stato
dimostrato
ha recentemente
che
una l‟influenza di tipo b è una
de delle
prime
meningitis y neumonía dell‟insorgere
bacterial [...]”.
meningite
cause
della
e
della
polmonite virale [...]”.
reazione “[...] Un seguimiento y “[...]Un monitoraggio e una
Risposta:
dell‟organismo
certo
a
un supervisión
stimolo
intervento terapeutico.
o crecimiento
del supervisione della crescita
[...]
esenciales
son [...] sono essenziali per
para seguire
documentar
l‟evoluzione
la dell‟HIV e la risposta ai
progresión del VIH y la trattamenti [...]”.
respuesta al
tratamiento [...]”
Sempre per quanto riguarda il lessico, nei testi specialistici spesso si
possono incontrare prestiti non adattati. ζell‟infinito corpus di termini, ci
soffermeremo brevemente sugli anglicismi.
Durante la traduzione del TP, ho deciso di inserire alcuni prestiti dalla lingua
inglese molto diffusi in italiano ma non utilizzati nella lingua di partenza
(lo spagnolo). Un esempio può essere follow-up, classificato da Serianni (2005:
185-187) come un prestito relativo alla diagnostica. Secondo l‟autore questi
termini sono possibili anche al di fuori della lingua medica, e tendenzialmente
sostituibili con termini italiani. Follow-up può essere sostituibile con “visita di
controllo”.
109
Di seguito il segmento testuale interessato nel testo di partenza (TP) e in
quello d‟arrivo (TA):
TP
TA
“[...] Terapia antirretroviral y atención “[...] Terapia antiretrovirale e
de seguimiento [...]”.
follow-up [...]”.
Analizzerò ora alcuni problemi che ho incontrato durante il lavoro di
traduzione, descrivendo le strategie traduttive impiegate di volta in volta per
risolvere tali problemi.
Le strategie traduttive sono vere e proprie tecniche attraverso le quali i
traduttori si conformano alle norme culturalmente determinate, utilizzando alcune
procedure per stabilire le equivalenze tra TP e TA.
Idealmente un traduttore sceglie quelle strategie traduttive nella lingua
d'arrivo che un madrelingua utilizzerebbe nella stessa situazione comunicativa:
a) Durante la prima stesura della mia traduzione non ho riscontrato particolari
difficoltà nello strutturare le frasi. La sintassi del TP, infatti, non appare molto
complessa in quanto nel TP molte informazioni sono suddivise in diverse liste e
tabelle. Le proposizioni sono per lo più caratterizzate da strutture paratattiche,
anche se a volte si possono trovare strutture ipotattiche e liste piuttosto
complesse.
110
In alcuni casi, infatti, ho sostituito virgole con punti, punti e virgola o due
punti, rendendo le proposizioni più scorrevoli nella LA, ad esempio, suddividendo
anche una frase del TP in parti diverse nel TA:
TP
TA
“[...]También ha habido dificultades para “[...]Difatti ci sono state diverse
poner en marcha los protocolos de difficoltà
di
attuazione
del
diagnóstico para las pruebas del VIH en protocollo diagnostico del test
niños de corta edad debido a la falta de sull‟HIV
competencia
técnica,
la
test
escasa bambini
sull‟HIV
piccoli,
per
i
dovute
confianza de los proveedores en la soprattutto a:
atención de los recién nacidos y los
niños
de
corta
modernización
de
edad,
los
la
transportar
resultados [...]”.
mancanza
di
escasa competenza tecnica.
sistemas
de
laboratorio y los sistemas deficientes sicurezza
para
La
especímenes
La
da
scarsa
parte
degli
y operatori sanitari nell‟assistenza
dei neonati e dei bambini piccoli.
Il basso livello di
modernizzazione dei sistemi di
laboratorio e di trasporto dei
campioni e dei risultati delle
analisi [...]”.
Per ovviare al problema della complessità sintattica e della ridondanza, ho
anche utilizzato la tecnica dell‟eliminazione secondo la quale, pur semplificando,
non ho perso alcuna informazione. Infatti, dopo la prima stesura del testo mi sono
accorta della presenza di molte ripetizioni, e ho cercato di eliminare alcune parti
implicite per il lettore (evidenziate nel TP) che si ripetono continuamente nel TP e,
al fine di rendere il TA maggiormente scorrevole, come nel seguente caso:
111
TP
TA
“[...]Dada la considerable mortalidad “[...] A causa dell‟alto tasso di
entre los niños menores de 5 años mortalità infantile attributo sia
debido al VIH en algunas partes del al virus dell‟HIV sia ad altre
mundo y las altas tasas de mortalidad cause, in alcuni paesi del
en la infancia debido a otras causas, mondo l‟assistenza ai bambini
la atención del VIH para los niños malati deve essere integrata ai
tiene que estar integrada en los servizi di salute infantile già
servicios reforzados de salud infantil esistenti.
existentes. Además, la atención en δ‟assistenza sanitaria contro il
materia de VIH para los niños debe virus dell‟HIV deve essere
formar una parte integral de todos los parte
integrante
di
tutti
i
programas de atención y tratamiento programmi di salute infantile
contra el VIH. [...]”.
[...]”.
b) Traducendo dallo spagnolo all‟italiano, a causa della vicinanza lessicale tra le
due lingue, capita spesso di imbattersi in falsi amici o false analogie, ovvero le
parole di due lingue diverse, esattamente uguali o somiglianti nel significante, ma
diverse nella totalità o in parte dei loro significati. Darò qui di seguito qualche
esempio di calchi lessicali:
tratamiento
eficaces
para
[…]
las
infecciones
oportunistas:
“trattamento […] efficace per le infezioni opportunistiche” (e non “opportuniste”).
Secondo il dizionario della salute del corriere della sera, un‟infezione
opportunistica è una malattia dovuta a microrganismi rari o di per sé dotati di
scarsa virulenza, che invece si moltiplicano diventando patogeni nei soggetti
immunodepressi per effetto di infezioni o di terapie, e cioè esattamente quello di
cui sta parlando il testo.
El compromiso con el acceso universal: “obiettivo dell‟accesso
universale” (e non “compromesso”). Dopo aver consultato il dizionario δaura Tam
ho trovato il corrispondente “impegno, obbligo” e “compromesso”, da applicare nel
settore giuridico. Il testo però elenca una serie di accordi e obiettivi internazionali
112
che la comunità deve raggiungere per migliorare la prevenzione dell‟HIV. θerciò
ho ritenuto opportuno tradurre il lemma “compromiso” con “obiettivo”.
Principios rectores de la atención y el tratamiento de la infancia
contra el VIH: principi chiave per l‟assistenza e il trattamento dell‟HIV nei bambini
(e non “attenzione”).
d) Un altro problema di traduzione riguarda l‟identità linguoculturale del TP,
differente dal quella del TA.
Il testo contiene infatti numerosi rimandi impliciti a elementi presenti nella
realtà spagnola. L'autore dà per scontato il background dei propri lettori, diverso
però da quello dei lettori d'arrivo poiché nella cultura ricevente suddetti elementi
non esistono, o esistono con altre caratteristiche. Sono presenti, ad esempio,
termini e nomi o sigle di enti o associazioni che presentano un‟altra
denominazione nella lingua d‟arrivo. Quando ho incontrato parole o sigle non
contenute in alcun dizionario procedevo effettuando ricerche in rete o aiutandomi
più spesso con testi paralleli, sia spagnoli che italiani, trovati utilizzando il motore
di ricerca Google.es/.it. Per maggiore chiarezza per il lettore italiano, ho inserito
direttamente nel TA l‟esplicitazione in italiano, alcuni esempi possono essere le
dichiarazioni di sostegno alla prevenzione, alla diagnosi, all‟assistenza e alla cura
dell‟HIV rilasciate dalla comunità internazionale. Queste denominazioni esistono in
entrambe le lingue, ma hanno due diversi referenti:
TP
TA
“[...]“Un mundo apropiado para los niños” “[...] “Uno mondo a misura di
[...]”.
bambino” [...]”.
“[...] Iniciativa “γ para 5” [...]”.
“[...] θrogramma “γ by 5” [...]”.
δ‟esplicitazione, insieme allo spostamento, fa parte della categoria più
ampia della compensazione, strategia traduttiva usata quando l‟informazione
contenuta in un segmento del TP non può essere trasferita per intero nel
segmento corrispondente del TA. Con l‟esplicitazione si aggiunge al TA un
frammento di testo utile a trasmettere al destinatario l‟informazione che altrimenti
113
andrebbe perduta. ζel caso dello spostamento, invece, si inserisce l‟informazione
in un altro segmento del TA, o modificando lo stesso segmento: il metodo più noto
è quello delle note del traduttore (Salmon, 2003). Ho utilizzato infatti questo
metodo in particolare per tutti le denominazioni eponime e gli acronimi che nella
lingua di arrivo avevano diversi corrispondenti.
Alcuni esempi incontrati nel testo possono essere:
HIV
Virus
dell'immunodeficienza
umana
(dall'inglese
Human
Immunodeficiency Virus);
UζAIDS θrogramma congiunto delle ζazioni Unite sull‟HIV/AIDSν
(dall'inglese United Nations programme on HIV/AIDS );
RUTF Alimenti terapeutici pronti all‟uso (dall'inglese Ready To Use
Therapeutic Food );
PCP θolmonite da θneumocystis Carinii (dall‟inglese pneumocystis
pneumonia);
RUTF Alimenti terapeutici pronti all‟uso (dall'inglese Ready To Use
Therapeutic Food );
OMS Organizzazione Mondiale della Sanità.
Le denominazioni eponime hanno assunto importanza già a metà
dell‟ηttocento, e si tratta di un fenomeno non solo italiano ma internazionale. In
generale viene definito eponimo un personaggio, sia esso reale o fittizio, che dà il
nome a una città, un luogo geografico, una dinastia, un periodo storico, un
movimento artistico, o altro. In medicina tale utilizzo, riscontrato già nell'antichità
vale per numerose sindromi, malattie, segni clinici, metodiche diagnostiche e
terapie. Un esempio incontrato nel testo è “bacillo di Calmette-Guérin”. Furono gli
studiosi Albert Calmette e il suo assistente Camille Guérin a studiare il vaccino per
la tubercolosi.
La proliferazione degli acronimi è un fenomeno molto più recente, assente o
trascurabile avanti la seconda metà del XX secolo. Nelle riviste e negli articoli
scientifici l‟uso di acronimi è, comprensibilmente, molto elevato.
114
4.5 Strumenti
Gli strumenti che ho scelto di utilizzare sono stati molteplici.
Mi sono servita maggiormente dei dizionari monolingue e dei Sinonimi e
Contrari, in particolar modo online.
Meno frequentemente, e con la dovuta diffidenza, ho utilizzato il dizionario
bilingue. Molto spesso ho proposto una traduzione del termine letterale e poi
verificato nei testi paralleli se questo lemma veniva realmente utilizzato e in che
modo. Successivamente, una volta trovato il corrispondente del lemma nella LA,
svolgevo le mie ricerche nei dizionari specialistici. Secondo Serianni (2005: 217237) esiste un numero elevato di dizionari specialistici dedicati al lessico medico
ma, nella maggior parte di essi, la massa dei lemmi elencati non riflette l‟uso
effettivo dei medici, ad esempio grecismi di uso raro o occasionale. In realtà una
porzione significativa dei termini effettivamente adoperati in ambito medico, scritto
e orale, non riesce a varcare la soglia del dizionario.
115
4.6 Commento di traduzione ad alcune frasi
Riporterò ora alcuni esempi di frasi per la cui traduzione ho avuto maggiore
difficoltà o che si mostrano interessanti dal punto di vista della critica alla
traduzione.
CAMBIO DI STRUTTURA DELLA FRASE
TP
TA
“[...] “θara lograr el objetivo del acceso “[...]
universal,
es
preciso
que
“θer
las universale
intervenciones se realicen a escala, lo interventi
ottenere
l‟accesso
e
poter
realizzare
su
vasta
scala,
que requiere urgentemente una mejor necessario
è
decentralizzare
integración y descentralización de la urgentemente i servizi per una
prestación de servicios.” [...]”.
maggiore integrazione.” [...]”.
“[...] “Un seguimiento y supervisión del “[...] “Un monitoraggio e una
crecimiento
realizados
continuamente,
sistemática
especialmente
y supervisione
sistematici
e
el continuativi sono essenziali per
aumento de peso (pero también la altura, seguire l‟evoluzione dell‟HIV e la
la circunferencia de la cabeza y otras risposta ai trattamenti e terapie
medidas de crecimiento) son esenciales antiretrovirali;
para documentar la progresión del VIH y relazione
la respuesta al tratamiento, incluida la ritardo
terapia antirretroviral” [...]”.
differente
soprattutto
in
al
sovrappeso,
al
nella
crescita,
alla
circonferenza
della
testa e ad altri difetti di crescita.”
[...]”.
116
Spesso il traduttore sente la necessità di capovolgere la frase per ottenere
lo stesso effetto del TP. Nella maggior parte dei casi ho utilizzato, infatti, la
strategia della riformulazione: ho dovuto girare la frase (cambiare l‟ordine della
frase) per semplificarla e renderla più “naturale” ad un pubblico italiano. δa mia
traduzione è, infatti, poco letterale: ho cambiato totalmente la struttura della frase
per rendere il TA più scorrevole:
-θer raggiungere l‟obiettivo dell‟accesso universale, è necessario che gli
interventi si realizzino su vasta scala e questo richiede urgentemente una
maggiore integrazione e decentralizzazione della prestazione dei servizi.
-Un
monitoraggio
e
una
supervisione
della
crescita
realizzati
sistematicamente e continuativamente, specialmente per l‟aumento di peso (ma
anche l‟altezza, la circonferenza della testa e altri difetti di crescita) sono
essenziali per documentare l‟evoluzione dell‟HIV e la risposta al trattamento,
inclusa la terapia antiretrovirale.
ELIMINAZIONE
In diverse proposizioni ho utilizzato la strategia della riduzione. Come già ho
accennato in precedenza, ho infatti eliminato elementi ripetuti diverse volte nel TA
e che erano già chiari al lettore in quanto il testo trattava il tema della prevenzione
e della diagnosi dell‟HIV in Africa.
Alcuni esempi possono essere:
“malati di HIV”ν
“a rischio di contagio da HIV”ν
“prevenzione e diagnosi dell‟HIV”ν
“test dell‟HIV”.
117
CONCLUSIONE
Analizzare e tradurre un articolo dell‟UζICEF è stato un lavoro molto
interessante e istruttivo. δ‟articolo scientifico, essendo destinato a una cerchia
ristretta di specialisti e lettori interessati alla questione, è stato a volte di difficile
comprensione. Per questo motivo una lunga fase di documentazione ha preceduto
l‟analisi morfosintattica e testuale, supportata da dizionari e risorse on-line. Molto
utile è stata la lettura di testi paralleli dell‟Unicef sulla prevenzione dell‟AIDS in
Africa. Leggere questo articolo mi ha avvicinato a questo tema, attuale e molto
dibattuto fra le associazioni internazionali, ma dimenticato dall‟ηccidente.
Il presente lavoro ha tratto notevole beneficio dal manuale di Serianni
intitolato “Un treno di sintomi”, soprattutto per le sezioni con una forte presenza di
terminologia medica. δ‟autore del testo, infatti, affronta il linguaggio dei medici e
della medicina sotto diverse angolazioni, percorrendo l‟intera storia ed evoluzione
dei tecnicismi fin dall‟antichità. Questo mi ha permesso di poter analizzare in
maniera accurata il linguaggio settoriale di questo testo, in parte divulgativo e in
parte specialistico.
Durante la fase di documentazione ho appreso molti concetti di medicina
finora a me sconosciuti, come ad esempio i sistemi di prevenzione della
trasmissione dell‟HIV dalla madre al figlio, i trattamenti pediatrici forniti ai bambini
piccoli e i sistemi di analisi di laboratorio.
Questo lavoro di traduzione e analisi mi ha altresì permesso di migliorare la
mia tecnica di traduzione e prepararmi sempre più alla realtà lavorativa, che
richiede la conoscenza delle diverse tecniche traduttive e una grande capacità di
adattamento a un contesto caratterizzato da continui cambiamenti.
118
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