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in. P. Mastandrea – L. Spinazzè (edd.), “Nuovi archivi e mezzi d’analisi per i testi poetici. I lavori del progetto Musisque Deoque, Venezia 21-23 giugno 2010”, [supplement of Lexis LX], Amsterdam 2011, pp. 227-238.
M.N. Iulietto, Il "de apro mitissimo" di Lussorio (c. 292 R = Happ = 287 SB)The paper is a report, given during another international conference on E-philology, of a practical application of the use of digital archives for text analysis on a late latin poem.
Secondo l’opinione comune la nozione di obligatio, pur nella varietà delle sue manifestazioni, risalirebbe alle origini del diritto romano. Le testimonianze delle fonti lasciano intuire, invece, che essa è nata solo agli inizi dell’età classica. Nello stesso senso depone il dato generalmente accettato che i giuristi romani avrebbero pensato in termini non di diritti, ma di azioni (secondo il cd. aktionenrechtliches Denken), e perciò in termini di spettanza al titolare di azioni, non di diritti. I due rilievi – tarda nascita dell’obligatio, spettanza di azioni – appaiono interdipendenti. In questa prospettiva si spiega anche come fin nell’età classica sia mancata l’idea del ‘processo’ (il termine è assente addirittura nel vocabolario giuridico romano), come suggerisce già il fatto che nelle opere istituzionali di processo o di attività processuale non si parla. Tale quadro comincia a mutare da quando, in età classica, l’actio, nella sua natura materiale (cui si collega il suo carattere di azione basata su una ‘ragione fondata’), si va indirizzando verso la persecuzione del debito, come si ricava dalla definizione dell’obligatio di I. 3.13 pr. quale ‘iuris vinculum quo necessitate adstringimur alicuius solvendae rei ’. Così essa può divenire il ‘ius persequendi iudicio quod sibi d e b e a t u r ’ (Cels. 3 dig., D. 44.7.51), ove il termine ‘iudicio ’ significa ‘attraverso un programma di giudizio’.
2018 •
Nell’articolo sono esaminati i passi che a giudizio del Lenel compongono il libro 7 Ad Plautium di Paolo, dedicato al furto (D. 19.1.36; D. 41.1.48 pr.-2; D. 47.2.67. pr.-5; D. 9.4.31). L’analisi si rivela interessante non solo per la ricostruzione del pensiero del Lenel, ma anche per un primo tentativo di comprensione di un’opera, i libri di commento paolino a Plauzio, ancora per molti aspetti oscura. Nella prospettiva, da un lato, di illustrare piu compiutamente la figura di un grande giurista severiano; dall’altro, di tentare una ricostruzione dell’opera e del pensiero di un piu oscuro giurista di eta precedente qual e Plauzio, nei suoi rapporti con Paolo e con gli altri giuristi che sembrano interpreti di un singolarmente interessante ed articolato percorso di saperi. The article examines the texts that, according to Lenel, compose the Book 7 of Paul’s Ad Plautium, on the subject of theft (D. 19.1.36, D. 41.1.48 pr.-2, D. 47.2.67 pr.- 5; D 9.4.31). The analysis aims both to rebu...
Riassunto Negli studi danteschi degli ultimi decenni si è generalizzata, e viene inerzialmente ripetuta, l’idea che la cosiddetta battaglia della Lastra, cioè il fallito tentativo dei fuorusciti Bianchi e dei loro alleati di conquistare Firenze il 20 luglio 1304, segni la rottura di Dante con i suoi compagni d’esilio, che anni dopo egli definirà «compagnia malvagia e scempia», e il suo farsi parte per sé stesso (Pd XVII 61-69). L’articolo mira a verificare criticamente quanto questa idea sia fondata. In particolare, l’articolo mira a verificare se sia fondata la convinzione che subito dopo la battaglia della Lastra Dante abbia chiesto perdono a Firenze con la lettera Popule mee, quid feci tibi?, diventando con ciò un nemico e traditore della parte guelfa Bianca. Se così fosse, sarebbe difficile da ammettere che Dante, nello stesso periodo, abbia risieduto a Bologna, Comune guelfo Bianco; dove invece, per molti indizi interni ai due trattati, sembra che egli abbia scritto la maggior parte del Convivio e l’intero De vulgari eloquentia proprio a partire dalla metà del 1304 fino ai primi mesi del 1306. Il risultato di questa verifica critica è che le idee vulgate intorno alla battaglia della Lastra e Dante si rivelano viziate da diversi fraintendimenti, ed emerge una visione diversa della biografia politica di Dante dal 1303 al 1306. The so-called battle at La Lastra and Dante’s political biography Abstract It is a commonplace in Dante studies to claim that Dante’s break with his fellow exiles, whom years later he would define as «wicked and senseless company», and his becoming a party by himself (Pd XVII 61-69), coincide with the so-called battle at La Lastra, that is, the failed attempt of the exiled Whites and their allies to conquer Florence on July 20, 1304. The present article assesses the validity of this assumption. In particular, it examines whether, following the battle, Dante wrote the letter Popule mee, quid feci tibi?, asking the Commune of Florence for forgiveness, thereby betraying the White guelphs. If that were the case, it would be difficult to imagine that Dante was living in Bologna, a White guelph city, during the same period. At the same time, the Convivio and the De vulgari eloquentia provide internal evidence to suggest that both were written, the former to a large extent and the latter wholly, in Bologna between the middle of 1304 and the early months of 1306. The article argues that previous views on the battle at La Lastra and Dante are flawed by misunderstandings, and thus it offers a different view of Dante’s political biography from 1303 to 1306. Author Mirko Tavoni, Dip. di Filologia, Letteratura e Linguistica, Università di Pisa, Via Santa Maria 36, I-56126 Pisa. E-mail: mirko.tavoni@unipi.it
This article reviews in detail the most recent edition of the eighth and last book of Suetonius’ “Lives of the Caesars” (by Brian W. Jones & Robert D. Milns). Special attention is given to some crucial issues of the Flavian era: the lex de imperio Vespasiani, the exact amount of the deficit caused by the disastrous civil war in AD 68-69, the historical value of Suetonius’ reference to Titus as praefectus praetorio, the imperial plan of assistance after the eruption of Vesuvius (AD 79), Titus’ general edict through which he confirmed all the beneficia granted by his predecessors, and the problem of the subsiciva under Domitian.
Bozza finale di articolo in cui si evidenzia l'uso di alcuni riferimenti lucianei all'interno dell'opera storica di Niceta Coniata, cronachista bizantino del XIII sec. Non pubblicato.
This paper aims to give a short view of the sources about the gardens of the literati during Bei Song dynasty.
Kadim
Savaş ve Barış Arasında: 1683 Viyana Seferi’ne Giden Süreçte Diplomasi, Dezenformasyon ve Karar Alma2024 •
Medicinal and Aromatic Plants of the World - Vol.8 - Medicinal and Aromatic Plants of India Vol.1
Harbouring the Potential of Medicinal and Aromatic Plants of India: Novel Biotechnological Approach and Extraction Technologies2022 •
NYC Bar Association, Lambda Legal, Human Rights Campaign, Hogan Lovells
Transgender-Affirming Hospital Policies (co-author)Materials Today: Proceedings
Infrared Thermography of Steel Structure by FFT2019 •
2021 •
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IEEE Transactions on Instrumentation and Measurement
Analysis of Time of Arrival Estimation Using Wideband Measurements of Indoor Radio Propagations2007 •
International Journal of Power Electronics and Drive Systems (IJPEDS)
Analysis of oscillating water column technology in East Nusa Tenggara IndonesiaJournal of the Bangladesh Chemical Society
Studies Of Dissipation Pattern Of Cypermethrin In Tomato2013 •