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I resti di uccelli

2017, in F. Lo Schiavo, M. Perra (eds.), Il Nuraghe Arrubiu di Orroli. La torre centrale ed il cortile B: Il cuore del gigante rosso, vol.1, Itinera 18.

Abstract

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I RESTI DI UCCELLI Chiara Corbino

I contesti archeologici del nuraghe Arrubiu hanno restituito nove resti ossei appartenenti a uccelli. Per tutti i frammenti è stato possibile identificare la specie di appartenenza 1 . Le frequenze relative a ciascun taxon basate sul NISP (Number of Identified Specimens -numero di resti identificati) e divise per orizzonte cronologico di appartenenza sono esposte in Tabella 1. La lista ornitofaunistica include: aquila di mare, gheppio, gru, colombaccio, piccione/colombella e tordo bottaccio. Quasi tutti i resti provengono dal Cortile B, mentre l'unico resto di tordo bottaccio è stato recuperato dalla torre centrale. Le frequenze anatomiche mostrano la prevalenza dell'omero, mentre coracoide, ulna e femore sono rappresentati da un esemplare ciascuno.

Tutti i frammenti analizzati provengono da individui che avevano raggiunto la maturità scheletrica. I resti non mostrano tracce di macellazione e sono in buono stato di conservazione. Esostosi sono state riscontrate su parte della diafisi e dell'epifisi distale del femore di gru. Le ossa sono state misurate utilizzando i criteri proposti da von der Driesch (1976) 2 .

1 Gli esemplari sono stati identificati tramite il confronto con gli individui moderni della collezione osteologica "Borzatti" del Museo di Antropologia dell'Università degli Studi di Firenze. Si ringrazia il prof. Jacopo Moggi, il prof. Edoardo Borzatti von Löwenstern e la dott.ssa Marzia Fabiano (Dipartimento di Antropologia, Università degli Studi di Firenze) per la disponibilità accordata nell'accesso alla stessa. 2 Tabella 2, nell'accluso CD.

Haliaeetus albicilla (Aquila di mare) L'aquila di mare è rappresentata da una porzione medio distale di omero sinistro proveniente da contesti datati al Bronzo finale/Ferro. In Sardegna, risulta estinta dal 1956 come uccello nidificante (Brichetti 2002).

Frequenta coste marine, zone paludose, estuari e acque interne. L'ambiente circostante il Nuraghe Arrubiu è particolarmente adatto a questa specie. Infatti, il sito si trova su un'altura a ridosso del fiume Flumendosa un tempo navigabile.

Sebbene numerosi resti di aquila di mare siano stati identificati in contesti archeologici nord europei di varie epoche, non sembra che la loro presenza possa essere riconducibile a un consumo alimentare da parte dell'uomo (Serjeantson 2010). Anche i resti del nuraghe Arrubiu non mostrano alcuna evidenza in tal senso. Probabilmente, questa specie frequentava gli insediamenti umani in modo opportunistico per cibarsi dei rifiuti. Pertanto è possibile che l'aquila di mare identificata sia stata abbattuta perché considerata nociva.

L'aquila potrebbe aver frequentato il sito in inverno quando la presenza umana era probabilmente ridotta. Proprio nel corso del Bronzo finale, infatti, questa struttura aveva probabilmente la funzione di gigantesco deposito collettivo, mentre, la popolazione si era spostata di poco e frequentava l'Arrubiu solo sporadicamente (Lo Schiavo 2003).

Falco tinnunculus (Gheppio)

Una porzione medio-prossimale di omero sinistro di gheppio è stata indentificata nei contesti del Bronzo recente. Ancora oggi, il gheppio è stanziale in Sardegna. Benché preferisca ambienti aperti, numerosi esempi dimostrano che si adatta bene a convivere presso insediamenti umani. Probabilmente, nel Bronzo recente, esso nidificava su una delle torri del nuraghe.

Grus grus (Gru)

Il campione analizzato ha restituito due resti di gru. Questi consistono in una porzione distale di femore sinistro, proveniente dal Bronzo medio/recente, e una porzione prossimale di ulna sinistra datata al Bronzo recente. La gru nidifica nel nord-est Europa durante la stagione calda e migra a sud del Mediterraneo in inverno. In Italia è di passo durante le rotte migratorie, mentre pochissimi individui svernanti sono stati censiti in Sardegna occidentale, Sicilia e sulla media costa tirrenica.

Sebbene in passato essa sia stata oggetto di caccia da parte dell'uomo, i resti analizzati non mostrano evidenze che possa ricondurli con certezza alla dieta umana. Esistono alcuni potenziali predatori naturali tra cui l'aquila di mare, anch'essa presente nel campione. Pertanto, i resti di gru potrebbero essere riconducibili sia a un predatore naturale sia all'attività di caccia della comunità dell'Arrubiu.

L'evidenza patologica individuata potrebbe essere ricondotta a un trauma e/o associabile all'età. In entrambi i casi indica la probabile vulnerabilità dell'individuo.

Columba palumbus e Columba livia/oenas (Colombaccio e piccione/colombella) L'ordine dei columbiformi è quello maggiormente rappresentato nel campione. I resti attribuiti genericamente a piccione/colombella sono molto probabilmente di piccione dato che ancora oggi questa specie è maggiormente diffusa in Sardegna, mentre la colombella frequenta solo sporadicamente la regione. La cronologia e il contesto di rinvenimento suggeriscono l'attribuzione dei resti alla forma selvatica.

Gli esemplari provengono in prevalenza da contesti del Bronzo recente. Il colombaccio è rappresentato da una porzione medio-prossimale di coracoide destro. I tre resti di piccione/colombella consistono in un omero sinistro integro e due porzioni medio-prossimali rispettivamente di omero destro e di coracoide destro.

Sebbene non si rilevino tracce di macellazione che possano confermarlo, colombaccio, piccione e/o colombella, avrebbero potuto far parte della dieta umana. Tuttavia la presenza di resti di predatori naturali, potrebbe suggerire anche il consumo da parte di questi ultimi.

Turdus cf. philomelos (tordo bottaccio)

L'unico resto di tordo, probabilmente bottaccio 3 , consiste in un omero sinistro incompleto proveniente da un contesto datato al Bronzo finale. Oggi è presente in gran parte del nord Europa in estate, mentre sverna nelle regioni mediterranee. In Italia è attestata da i primi di ottobre a marzo.

La presenza del tordo all'interno del campione potrebbe essere dovuta sia a cause naturali sia collegata all'attività umana.