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2017, in F. Lo Schiavo, M. Perra (eds.), Il Nuraghe Arrubiu di Orroli. La torre centrale ed il cortile B: Il cuore del gigante rosso, vol.1, Itinera 18.
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2011
Per quanto riguarda il titolo: "uccelli" perché sono un ottimo ponte, molto mobile, molto flessibile, tra istinti ed intenzioni, tra naturalezza e sofisticazione, tra automatismi e malizia, innocenza e furberia; "maledetti" perché talvolta sono odiosi, insopportabilmente scaltri e veloci nel contenderci le ricchezze e nel consumare, nostri concorrenti, alcuni beni di cui andiamo gelosi. Maledetti uccelli perché, tra gli animali, sono forse quelli più caricati di simbologie, più estensivamente pregni di significazione, da un lato, e di potere interattivo, dall'altro. Animali problematici, dalla difficile irregimentazione, sempre semi-addomesticabili, indifferenti e prossimi, provocatori come la gazza per il cacciatore, molesti come i piccioni sui tavolini dei bar all'aperto, maestosi da lasciare a bocca aperta come l'aquila o l'albatro, animatori solerti di piccole scene quotidiane come i passeri e i merli, o amichevoli presenze strampalate come i pappagalli variopinti; grandissimi personaggi di fiabe e filastrocche, figure letterarie di pregio, da M. Corbeau alla rondine al tetto al passero solitario, protagonisti di film e cartoni animati, meritano, credo, almeno una semiotica. Si può allora cominciare a ragionare su una zona di confine tra l'animale e l'umano, tra, per così dire, la natura e la cultura, proprio tenendo di mira il mondo degli uccelli e uno dei luoghi più frequenti, frequentati e noti di un'interazione difficile e conflittuale: gli alberi da frutta. E' in realtà sotto gli alberi da frutta che è venuto nel tempo maturando (…) il mio interesse per un tipo di scambio denso, piuttosto instabile e precario, ma teso, sempre decisivo e sempre rinnovato, tra gli umani e gli uccelli nel loro ostinato puntare a quel che sugli alberi da frutta c'è, cioè la frutta matura. E' uno scontro tra titani, naturalmente: gli umani, da un lato, che muovono tutti gli apparecchi che possono inventare di una ragione tecnologica, più o meno raffinata, e gli uccelli, dall'altro, che sfruttano quella che rimane la più bella figura della grande utopia di cui sono invece attuali possessori, che è il volo. Tra la terra e il cielo, nella verticale del suo stare eretto, l'albero da frutta vede convergere su di sé due intelligenze alternative, quella della macchina strategica e quella delle ali. Ci vuole effettivamente intelligenza sia per l'una che per l'altra posizione, sono punti di vista, scarti, nascondimenti, ma al contempo c'è dissimmetria, un eccesso da una parte e un difetto dall'altra, è l'eccesso prodotto dalla guardia e lo scarto, la produzione di vuoto, quell'essenziale dover-mancare che è la cifra del ladro, tutto un apparato strategico molare di contro ad una pratica della ruse, solidità contro mobilità, metodo contro sciolto fluire. Questa descrizione, tuttavia, è troppo generica; evoca una modalità di fondo del confronto poco perspicua, una sorta di caratterizzazione che predispone gli attori in gioco in una sceneggiatura data a priori e piuttosto scontata: noi ci muoviamo sui piedi o peggio sui trattori e loro ci svolazzano attorno un po' noncuranti e molto provocatori, leggiadri sì ma dispettosi. Le figure reali del confronto, invece, sono molte e più articolate; ognuna è un mondo su cui l'interrogazione analitica può esercitarsi come è abituata a fare e trarre notevoli soddisfazioni. Partirò da un chiasmo che da tempo turba le mie passeggiate e che con queste riflessioni spero finalmente di potermi rendere praticabile. La situazione è tipica e diffusa, gli elementi in gioco, in
2015
Le vicende e le considerazioni di Grifone e Sirena nei cieli dell'Alessandria del secondo Tolomeo traggono spunto dall'inattesa effettiva comparsa dei due ibridi alati della mitologia greca, "grups" e "seiren", nella traduzione dall'ebraico al greco del testo biblico effettuato dai Settanta(due) sapienti venuti da Gerusalemme alla corte del re macedone. Lo splendore e il cosmopolitismo della prima grande metropoli del Mediterraneo antico, voluta da Alessandro, trovano ricca testimonianza nelle fonti antiche: le note al trsto costituiscono il contrappunto documentaristico a una narrazione che, benchè affidata alla fantasia e sospesa fra terra e cielo, non trascura gli aspetti storici e filologici. L'appendice sul lessico sacrale di sostrato, in particolare, testimonia della vocazione all'unità delle popolazioni del Mediterraneo, mare morfologicamente ecumenico, intuita già da Alessandro ma oggi ben lungi dall'essere perseguita. Presentazione di Alex Passi Copertina e tavole di Ferruccio Locarno "Ho apprezzato il raffinato racconto e, non meno, l'apparato erudito" Luciano Canfora
Scavi di Nora X. Nora. Il tempio romano. VOLUME II.2 -I MATERIALI ROMANI E GLI ALTRI REPERTI, 2021
La collana Scavi di Nora raccoglie studi monografici sulla città antica editi dalle Università di Cagliari, Genova, Milano e Padova che operano in sinergia con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna. L'ideazione e la redazione dei volumi è coordinata da Jacopo Bonetto,
Naturalista siciliano, 2015
RIASSUNTO Gli autori sintetizzano tutte le informazioni bibliografiche e inedite sulle specie che sino al 30 ago-sto 2015 sono state contattate almeno una volta nelle 14 isole circumsiciliane (Eolie, Ustica, Egadi, Pan-telleria e Pelagie), confrontando alla fine la lista complessiva con quella delle isole Maltesi. In totale sono ad oggi note 434 specie (isole Maltesi incluse); molte di esse hanno mostrato nel corso dei secoli una notevole capacità di colonizzazione, fluttuando nel tempo o addirittura estinguendosi e ricoloniz-zando alcune isole. Questi piccoli territori in mezzo al mare rappresentano ottimi siti di controllo del-l'andamento delle migrazioni nel corso dei decenni; alcune specie hanno chiaramente cambiato il loro status rispetto al passato, aumentando o diminuendo. Nel corso di circa 15 anni in alcune di queste isole (Ustica, Marettimo, Lampedusa e Linosa) sono stati condotti dei campi di inanellamento sia pri-maverili sia autunnali che hanno permesso di inanellare 102.208 uccelli, in gran parte Passeriformes; ciò ha consentito di raccogliere una notevole mole di dati sulle strategie migratorie, che vengono qui brevemente presentati. Le piccole isole sono davvero importanti per gli uccelli migratori transaharia-ni, che devono sostare durante i loro lunghi viaggi per recuperare energie; la disponibilità di risorse sotto forma di frutti selvatici o di insetti (a seconda delle specie) consente a queste masse di migratori di continuare il loro viaggio. La conservazione degli uccelli è dettata dalla Direttiva Uccelli e l'istitu-zione delle Zone di Protezione Speciale ha proprio lo scopo di salvaguardare alcune specie in deter-minati territori. Questo è un impegno preso da parte di tutti i Paesi dell'Unione Europea, proprio per-ché le popolazioni di uccelli non conoscono confini amministrativi e la loro tutela va al di là delle competenze e degli interessi di un singolo Paese. Per quanto riguarda le specie nidificanti, è risultata un'elevata correlazione negativa (r=-0,746), alta-mente significativa (P=0,002) tra la capacità dispersiva media delle specie e la superficie in km 2 delle isole. Le specie con minore capacità dispersiva hanno colonizzato le isole di maggiori dimensioni, ma non quelle più piccole; questo con molta probabilità dipende dalla eterogeneità ambientale, a sua volta legata alla dimensione delle isole ed alla loro posizione geografica. Nel caso delle isole circumsiciliane, sembra che non sia tanto la distanza dalla costa a determinare il numero di specie, quanto le condizioni ambientali e la posizione geografica; indubbiamente la posizione tirrenica delle isole settentrionali rap
2021
Questo lavoro parla dell’avifauna segnalata nel periodo tra il 1° gennaio 2001 e il 30 settembre 2021 in un’area della provincia di Venezia che si estende per 58,6 km2 nei comuni di Caorle, Concordia Sagittaria, Portogruaro e San Michele al Tagliamento.
Starting from the semiotic analysis of abandoned objects, and in particular shoes, the article revolves around different methods of attributing meaning to what is left, either intentionally or unintentionally, ‘out of context’. Abandoned shoes therefore become the epitome of meaning that is excerpted from its original frame of utterance and placed in a new, unforeseeable semantic texture, vulnerable to the gaze, the reading, the interpretation, but also the misinterpretation of the passerby. The ethical implications of this issue are evoked through the analysis of a chain of philosophical-aesthetic reflections concerning the boots that Vincent Van Gogh ‘abandoned’ in one of his paintings. The interpretations of Heidegger, Shapiro, and Derrida are compared in order to answer one of the fundamental questions of semiotics and hermeneutics: how should one interpret a fragment of meaning bereft of its author?
A. Trucchio (éd.) Anatomia del corpo, anatomia dell’anima. Meccanismo, senso e linguaggio, Quodlibet, Macerat, 2008
A cura di Aldo Trucchio Quodlibet Studio Anatomia del corpo, anatomia dell'anima QS Quodlibet Studio Discipline filosofiche
Rivista Italiana di Ornitologia, 2019
Vi sono sicuramente buone ragioni per portare a conclusione un progetto come questo. L’occasione è quella decisiva per ricavarne dalla sua realizzazione quelle informazioni che, in molte circostanze, attendiamo da tempo e che risultano essere essenziali per redigere, ad esempio, elenchi delle specie della flora o fauna delle nostre aree protette. Proteggere significa anche conoscere e l’acquisizione scientifica di base è imprescindibile per garantire la conservazione, valorizzazione e gestione del patrimonio naturale. Gli Uccelli rappresentano il gruppo di vertebrati più numeroso della fauna italiana: ad essi fa riferimento questo lavoro sull’avifauna del Parco Regionale della Maremma e delle zone limitrofe, lavoro che si richiama per ispirazione ad un “modello” di ornitologia ancora oggi indispensabile, di impostazione moltoniana [...].
Uccellacci e uccellini : vie nuove verso il realismo, 2015
I RESTI DI UCCELLI Chiara Corbino
I contesti archeologici del nuraghe Arrubiu hanno restituito nove resti ossei appartenenti a uccelli. Per tutti i frammenti è stato possibile identificare la specie di appartenenza 1 . Le frequenze relative a ciascun taxon basate sul NISP (Number of Identified Specimens -numero di resti identificati) e divise per orizzonte cronologico di appartenenza sono esposte in Tabella 1. La lista ornitofaunistica include: aquila di mare, gheppio, gru, colombaccio, piccione/colombella e tordo bottaccio. Quasi tutti i resti provengono dal Cortile B, mentre l'unico resto di tordo bottaccio è stato recuperato dalla torre centrale. Le frequenze anatomiche mostrano la prevalenza dell'omero, mentre coracoide, ulna e femore sono rappresentati da un esemplare ciascuno.
Tutti i frammenti analizzati provengono da individui che avevano raggiunto la maturità scheletrica. I resti non mostrano tracce di macellazione e sono in buono stato di conservazione. Esostosi sono state riscontrate su parte della diafisi e dell'epifisi distale del femore di gru. Le ossa sono state misurate utilizzando i criteri proposti da von der Driesch (1976) 2 .
1 Gli esemplari sono stati identificati tramite il confronto con gli individui moderni della collezione osteologica "Borzatti" del Museo di Antropologia dell'Università degli Studi di Firenze. Si ringrazia il prof. Jacopo Moggi, il prof. Edoardo Borzatti von Löwenstern e la dott.ssa Marzia Fabiano (Dipartimento di Antropologia, Università degli Studi di Firenze) per la disponibilità accordata nell'accesso alla stessa. 2 Tabella 2, nell'accluso CD.
Haliaeetus albicilla (Aquila di mare) L'aquila di mare è rappresentata da una porzione medio distale di omero sinistro proveniente da contesti datati al Bronzo finale/Ferro. In Sardegna, risulta estinta dal 1956 come uccello nidificante (Brichetti 2002).
Frequenta coste marine, zone paludose, estuari e acque interne. L'ambiente circostante il Nuraghe Arrubiu è particolarmente adatto a questa specie. Infatti, il sito si trova su un'altura a ridosso del fiume Flumendosa un tempo navigabile.
Sebbene numerosi resti di aquila di mare siano stati identificati in contesti archeologici nord europei di varie epoche, non sembra che la loro presenza possa essere riconducibile a un consumo alimentare da parte dell'uomo (Serjeantson 2010). Anche i resti del nuraghe Arrubiu non mostrano alcuna evidenza in tal senso. Probabilmente, questa specie frequentava gli insediamenti umani in modo opportunistico per cibarsi dei rifiuti. Pertanto è possibile che l'aquila di mare identificata sia stata abbattuta perché considerata nociva.
L'aquila potrebbe aver frequentato il sito in inverno quando la presenza umana era probabilmente ridotta. Proprio nel corso del Bronzo finale, infatti, questa struttura aveva probabilmente la funzione di gigantesco deposito collettivo, mentre, la popolazione si era spostata di poco e frequentava l'Arrubiu solo sporadicamente (Lo Schiavo 2003).
Falco tinnunculus (Gheppio)
Una porzione medio-prossimale di omero sinistro di gheppio è stata indentificata nei contesti del Bronzo recente. Ancora oggi, il gheppio è stanziale in Sardegna. Benché preferisca ambienti aperti, numerosi esempi dimostrano che si adatta bene a convivere presso insediamenti umani. Probabilmente, nel Bronzo recente, esso nidificava su una delle torri del nuraghe.
Grus grus (Gru)
Il campione analizzato ha restituito due resti di gru. Questi consistono in una porzione distale di femore sinistro, proveniente dal Bronzo medio/recente, e una porzione prossimale di ulna sinistra datata al Bronzo recente. La gru nidifica nel nord-est Europa durante la stagione calda e migra a sud del Mediterraneo in inverno. In Italia è di passo durante le rotte migratorie, mentre pochissimi individui svernanti sono stati censiti in Sardegna occidentale, Sicilia e sulla media costa tirrenica.
Sebbene in passato essa sia stata oggetto di caccia da parte dell'uomo, i resti analizzati non mostrano evidenze che possa ricondurli con certezza alla dieta umana. Esistono alcuni potenziali predatori naturali tra cui l'aquila di mare, anch'essa presente nel campione. Pertanto, i resti di gru potrebbero essere riconducibili sia a un predatore naturale sia all'attività di caccia della comunità dell'Arrubiu.
L'evidenza patologica individuata potrebbe essere ricondotta a un trauma e/o associabile all'età. In entrambi i casi indica la probabile vulnerabilità dell'individuo.
Columba palumbus e Columba livia/oenas (Colombaccio e piccione/colombella) L'ordine dei columbiformi è quello maggiormente rappresentato nel campione. I resti attribuiti genericamente a piccione/colombella sono molto probabilmente di piccione dato che ancora oggi questa specie è maggiormente diffusa in Sardegna, mentre la colombella frequenta solo sporadicamente la regione. La cronologia e il contesto di rinvenimento suggeriscono l'attribuzione dei resti alla forma selvatica.
Gli esemplari provengono in prevalenza da contesti del Bronzo recente. Il colombaccio è rappresentato da una porzione medio-prossimale di coracoide destro. I tre resti di piccione/colombella consistono in un omero sinistro integro e due porzioni medio-prossimali rispettivamente di omero destro e di coracoide destro.
Sebbene non si rilevino tracce di macellazione che possano confermarlo, colombaccio, piccione e/o colombella, avrebbero potuto far parte della dieta umana. Tuttavia la presenza di resti di predatori naturali, potrebbe suggerire anche il consumo da parte di questi ultimi.
Turdus cf. philomelos (tordo bottaccio)
L'unico resto di tordo, probabilmente bottaccio 3 , consiste in un omero sinistro incompleto proveniente da un contesto datato al Bronzo finale. Oggi è presente in gran parte del nord Europa in estate, mentre sverna nelle regioni mediterranee. In Italia è attestata da i primi di ottobre a marzo.
La presenza del tordo all'interno del campione potrebbe essere dovuta sia a cause naturali sia collegata all'attività umana.