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I Cavalieri e la Repubblica.pdf

Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi, di Malta Gran Priorato di Napoli e Sicilia Centro Studi Melitensi Taranto Centro Studi Melitensi Palazzo Ameglio – Corso ai Due Mari n. 33 74123 Taranto Consiglio Direttivo fra’ Luigi Naselli di Gela Presidente Paolo Domenico Solito Segretario Generale Fabio Carducci Agustini dell’Antoglietta, Michele Bifulco, Luigi Amendola, Mariano Bruno Comitato Scientifico Luigi Michele de Palma Direttore Francesco Amarelli, Manlio Corselli, Angelantonio Spagnoletti, Kristjan Toomaspoeg Gaetano del Rosso Coadiutore sito web: http://www.ordinedimaltaitalia.org/index.php/storia e-mail: centrostudimelitensi@gmail.com Academia.edu: Centro Studi Melitensi Taranto Studi Melitensi Rivista del Centro Studi Melitensi XXV (2017) Ecumenica Editrice Comitato di Redazione Direttore Luigi Michele de Palma Redazione Francesco Amarelli, Manlio Corselli, Angelantonio Spagnoletti, Kristjan Toomaspoeg Segretari Antonella Dargenio, Gaetano del Rosso, Paolo Domenico Solito Bibliografia Gianandrea de Antonellis Il contenuto di «Studi Melitensi» è indicizzato (completamente o parzialmente) o fatto oggetto di abstracts analitici nel seguente strumento di ricerca Progetto Riviste online (a cura di F. Testaferri, Italia) ISSN 2499-0787 Indice Fra’ Luigi Naselli di Gela Venticinque anni di studi melitensi 9 Luigi Michele de Palma La spiritualità dell’Ordine Giovannita 11 Luigi Giuliano de Anna L’Ordine Giovannita nei Paesi Nordici. Dalle origini alla Riforma 35 Massimiliano Pezzi La “congiura” maltese del 1749 nei documenti diplomatici ragusei 53 Nicola Neri I Cavalieri e la Repubblica. La nascita delle relazioni diplomatiche tra l’Ordine di Malta e l’Italia 77 Vito Ricci La Commenda di San Giovanni Gerosolimitano a Bitonto nel XV secolo 93 Note e Rassegne Gianandrea de Antonellis L’apologia dei Cavalieri di Rodi di Otto Brunfels (1523) 113 8 Recensioni Prier et combattre. Dictionnaire européen des ordres militaires au Moyen Âge, diretto da Nicole Bériou – Philippe Josserand, (Giancarlo Rocca) p. 161; Thomas Freller – Gabriele von Trauchburg, The last Knight of Malta. Fighting against the ruin of an Order, (Gianandrea de Antonellis) p. 163; Rosa María Rodríguez Perales, La formación enfermera de al Orden Hospitalaria de San Juan de Dios en los siglos XVI y XVII. Una mirada desde el siglo XXI, (Gaetano del Rosso) p. 166; Valeria Vanesio, Il Valore inestimabile delle Carte. L’Archivio del Sovrano Militare Ordine di Malta e la sua storia: un primo esperimento di ricostruzione, (Gaetano del Rosso) p. 171; Gaetano del Rosso, Il Monte di Pietà e l’Ospedale. Carità e assistenza ospedaliera a Molfetta in età moderna e contemporanea, (Gaetano Zito) p. 172; Maurizio Burlamacchi, L’Islam e la “Sacra Religione”. 650 anni di battaglie, (Gianandrea de Antonellis) p. 175; Giuseppe Gargano – Danilo Riponti, Le origini dell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme tra Outremer e Occidente latino, (Gianandrea de Antonellis) p. 177; L’HôtelDieu di Beaune. Impresa, carità e bellezza, (Gaetano del Rosso) p. 179. Schede bibliografiche 185 Pubblicazioni del Centro Studi Melitensi 194 Libri ricevuti 201 Studi Melitensi, XXV (2017), p. 77-92 Nicola Neri I Cavalieri e la Repubblica La nascita delle relazioni diplomatiche tra l’Ordine di Malta e l’Italia «La storia della Penisola è singolarmente intrecciata con quella dell’Ordine e, nel solco delle grandi vicende che hanno segnato il Mediterraneo, innumerevoli sono stati i figli della nostra terra che hanno affidato la loro vita agli ideali giovanniti». Con queste parole il presidente Francesco Cossiga riceveva e salutava il Gran Maestro fra’ Angelo de Mojana di Cologna nel corso della visita ufficiale resa da quest’ultimo il 5 novembre 1986, quando ormai le relazioni diplomatiche erano state stabilite, consolidate e portate al più alto grado di compiutezza formale con lo scambio degli ambasciatori1. Le relazioni tra l’Italia e i Cavalieri di Malta, in effetti, sono molto più che degne di nota, speciali o caratteristiche. Sono, soprattutto, patrimonio costitutivo della storia di entrambi. L’Ospedale, fondato da mercanti amalfitani in Terra Santa, e i suoi frati ebbero nella Lingua d’Italia uno dei loro pilastri di fondazione e sostegno per tutto il corso della loro storia, con numerosi Cavalieri e Gran Maestri, e con un uso frequente e qualificato della lingua italiana. Nei secoli di residenza a Malta esso fu l’antemurale strategico della Penisola, e la via dell’esilio, intra- * NICOLA NERI, Università degli Studi di Bari. 1 ARCHIVIO STORICO SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA ROMA (=ASSMOM), serie WW, fald. 196, Brindisi del Presidente della Repubblica in occasione della colazione offerta a S.A.E. il Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, Roma, 5 novembre 1986. 78 NICOLA NERI presa nel 1798, condusse l’Ordine quasi naturalmente in Italia2. Nel 1929, pertanto, il Cancelliere dell’Ordine, marchese D’Afflitto, corrispondendo con il capo di Gabinetto della Presidenza del Consiglio, Guido Beer, poteva protestare addirittura la «ininterrotta indiscussa italianità dell’Ordine»3. Per un formale reciproco riconoscimento, tuttavia, con il relativo conseguente avvio di relazioni diplomatiche bisogna attendere altri straordinari eventi, come l’unificazione italiana, la rinascita dell’Ordine con il ripristino, nel 1879, della carica di Gran Maestro e l’avvio della sua diplomazia, nonché la conflagrazione dei due conflitti mondiali. Gli anni del Regno d’Italia, tuttavia, non furono sufficienti a far maturare gli eventi in parola, che si produssero soltanto, con uno di quegli apparenti paradossi non infrequenti nella Storia, con la neonata Repubblica, aggregatasi attorno ai valori della Resistenza e della ricostruzione post-bellica4. 2 Sull’argomento si veda U. CASTAGNINO BERLINGHIERI, Congresso di Vienna e principio di legittimità. La questione del Sovrano Militare Ordine di San Giovanni Gerosolimitano, detto di Malta, Milano, Vita e Pensiero, 2006; N. NERI, “L’enigma maltese”. La diplomazia dei Cavalieri al Congresso di Vienna, Bari, Multimedia, 2005. 3 ASSMOM, serie WW, fald. 342, fasc. D, AG, d’Afflitto a Beer, Roma, 5 gennaio 1929. 4 Per un inquadramento dell’evoluzione della politica estera italiana in questo periodo si veda: M. DE LEONARDIS, Guerra fredda e interessi nazionali: l’Italia nella politica internazionale del secondo dopoguerra, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2014; A. GIOVAGNOLI, L’Italia nel nuovo ordine mondiale: politica ed economia dal 1945 al 1947, Milano, Vita e Pensiero, 2000; Manuale della politica estera italiana, 1947-1993, a cura di L.V. FERRARIS, Roma-Bari, Laterza, 1996; A. VARSORI, L’Italia nelle relazioni internazionali dal 1943 al 1992, Roma, Laterza,1998; G. MAMMARELLA, L’Italia contemporanea, 1943-2007, Bologna, il Mulino, 2008; C. SETON-WATSON, La politica estera della Repubblica italiana, «La politica estera italiana/1860-1985», a cura di R. J. B. BOSWORTH – S. ROMANO, Bologna, il Mulino, 1991, p. 331-360; G. MAMMARELLA, L’Italia contemporanea. Storia d’Italia dal Risorgimento alla Repubblica, vol. V, Bologna, il Mulino, 1993; L. SAIU, La politica estera italiana dall’Unità a oggi, Roma-Bari, Laterza, 1999; E. DI NOLFO, Le paure e le speranze degli italiani (1943-1953), Milano, Mondadori, 1986; ID., La Repubblica delle speranze e degli inganni. L’Italia dalla caduta del fascismo al crollo della Democrazia Cristiana, Firenze, Ponte alle Grazie, 1996; N. KOGAN, La politica estera italiana, Milano, Lerici, 1965; M. BONANNI, La politica estera della Repubblica italiana, 3 vol., Milano, Edizioni di Comunità, 1967; P. CACACE, Venti anni di politica estera italiana (1943-1963), Roma, Bonacci, 1987; R. GAJA, L’Italia nel mondo bipolare. Per una storia della politica estera italiana (1943-1991), Bologna, il Mulino, 1995. I Cavalieri e la Repubblica 79 I precedenti con il Regno d’Italia Da un punto di vista giuridico, dalla proclamazione dell’Unità d’Italia la posizione dell’Ordine era sempre stata quella di Ente Sovrano dotato di personalità giuridica internazionale, sia in analogia con la posizione rispetto agli altri Enti Sovrani, sia per effetto di determinazioni e riconoscimenti del tutto particolari dello Stato italiano5. Tuttavia è a partire dal primo dopoguerra, e soprattutto, all’indomani dalla firma dei Patti Lateranensi, che l’Ordine pone mano con decisione alla chiarificazione e alla elevazione del profilo delle sue relazioni con l’Italia6. Con una nota del 29 aprile 1928 il Ministero degli Affari Esteri cominciava ad introdurre alcuni elementi di certezza, esprimendo pareri qualificati alla Presidenza del Consiglio su come relazionarsi con l’Ordine di Malta. Nel cerimoniale generalmente seguito nelle corti d’Europa il Gran Maestro aveva rango di Principe Sovrano, e quindi spettava al Re attribuire al Gran Maestro, come d’uso per i Principi Esteri, il trattamento di Principe di Famiglia, e di determinarne il rango in rapporto ai principi della Real Casa nelle varie circostanze. La rappresentanza dell’Ordine aveva, sempre che fosse accreditata come tale con espressa delega del Gran Maestro, il carattere di delegazione diplomatica estera, e passava ultima fra le dette rappresentanze. Tuttavia, in linea di massima, legittima delega di rappresentanza non avrebbe potuto riconoscersi se non ai dignitari “professi”, che dagli Statuti dell’Ordine erano i soli investiti di effettivi poteri. Essendo l’Ordine soggetto di diritto internazionale, i provvedimenti relativi non si sarebbero potuti prendere con Decreto Regio. Per quanto riguardava l’Associazione dei Cavalieri Italiani, era competenza esclusiva della Presidenza del Consiglio determinarne il rango in rapporto agli altri enti e Associazioni militari italiane, trattandosi di materia di diritto strettamente interno7. Un atto giuridico di fondamentale importanza interveniva alla fine degli anni Venti. Con il Regio Decreto del 28 novembre 1929, n. 2029, veniva stabilito che 5 Cf ASSMOM, serie WW, fald. 769, fasc. A, Promemoria sulla posizione dello SMOM nei confronti dello Stato Italiano. Su alcune caratteristiche della sovranità dell’Ordine si veda R. A. GRAHAM, Vatican Diplomacy: A Study of Church & State on the International Plane, Princeton, Princeton University Press 1959, p. 27-28. 6 Sull’evoluzione delle relazioni tra l’Italia e l’Ordine di Malta si veda N. R. LERARIO, Il Sovrano Militare Ordine di Malta nei suoi rapporti con lo Stato Italiano, «Settentrione. Rivista di Studi Italo-Finlandesi», 2006, n. 18, p. 221-233. 7 Cf ASSMOM, serie WW, fald. 342, fasc. d, AG. NICOLA NERI 80 il Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta godeva in Italia degli onori dovuti ai Cardinali, prendendo posto dopo di essi; che la Rappresentanza ufficiale del Gran Magistero dell’Ordine seguiva immediatamente le Rappresentanze del Corpo Diplomatico Estero, e che ai Balì di Giustizia Italiani era concesso il trattamento di Eccellenza8. Il Luogotenente, Pio Franchi dei Cavalieri, che reggeva in quel momento il Governo dell’Ordine per le cattive condizioni di salute del Gran Maestro, chiedeva udienza a Mussolini per ringraziarlo del contenuto del decreto9. Nella seduta del Sovrano Consiglio del 20 giugno 1930, il Luogotenente dell’Ordine riferiva di una conversazione avuta con il principe di Scalea, Ministro di Stato, Senatore del Regno e Balì di Onore e Devozione, per la quale si pregava quest’ultimo di volersi interessare alla «situazione speciale in cui si trova l’Ordine in Italia, per perorarne, presso il Governo, quella sistemazione alla quale l’Ordine, per la sua storia quasi millenaria, ritiene di aver diritto e che lo toglierebbe da una posizione ambigua, assai spesso penosa, e talvolta anche umiliante, che assurge però a grande elevatezza, quando fa uso del suo primo e forse più grande attributo della Sovranità, quale è quello della concessione di decorazioni. Che la Sovranità gli sia implicitamente riconosciuta, in contrasto col diniego di tante altre piccole attribuzioni, lo prova il fatto indiscutibile che Sovrani e Principi di tutte le Nazioni ed Uomini di tutti i Governi si fregiano della Croce Ottagona»10. L’obiettivo diplomatico dell’Ordine era semplice e molto chiaro: la concessione dell’extraterritorialità dalla Casa Magistrale e della Villa dell’Aventino con l’implicito e completo riconoscimento della sovranità dell’Ordine. Le turbolente vicende degli anni Trenta e del Secondo Conflitto Mondiale rallentavano l’attenzione verso il dato formale e l’Ordine si concentrava sulle sue attività e finalità istituzionali benefiche e caritative. Già nel marzo del 1945, tuttavia, quindi a conflitto mondiale non ancora concluso, il Cerimoniere dell’Ordine inviava al ministro degli esteri De Gasperi, su richiesta di quest’ultimo, uno studio sulla personalità giuridica dell’Ordine e sulle sue prerogative in materia 8 Regio Decreto del 28 novembre 1929, n. 2029, «Gazzetta Ufficiale», 2 dicembre 1929, n. 280. Cf ASSMOM, serie WW, fald. 342, fasc. d, AG, d’Afflitto a Beer, Roma, 3 dicembre 1929. 10 ASSMOM, serie WW, fald. 342, fasc. d, AG, d’Afflitto a Lanza di Scalea, Roma, 28 giugno 1930. 9 I Cavalieri e la Repubblica 81 di diritto internazionale11. Il Cerimoniere ricostruiva l’origine della soggettività giuridica dell’Ordine a far data dalla conquista di Rodi e delle isole adiacenti nell’agosto del 1309, la cui sovranità veniva consacrata dal riconoscimento di tale dominio da parte della Chiesa, dell’imperatore bizantino e di altre potenze dell’epoca. Con i capitoli di Rodi, del 13 settembre 1333, e di Roma, del 26 febbraio 1446, il Gran Maestro era riconosciuto come principe e sovrano di Rodi, e gli si attribuiva di conseguenza il diritto attivo e passivo di legazione, di negoziare con gli altri Stati e di stipulare convenzioni e trattati. Mai fu messa in dubbio la sovranità dell’Ordine nei secoli di signoria su Malta, ma neanche dopo la sua perdita per opera di Napoleone con un colpo di forza, che lasciò integri i diritti dei Cavalieri. Questi diritti, infatti, non furono inficiati dalla mancanza della territorialità, poiché questo è un caso che si dà nel diritto internazionale, come nell’esempio della Santa Sede. L’indipendenza dell’Ordine, sancita dal suo Statuto, operava anche nei confronti della Sede Apostolica, presso la quale era accreditato un rappresentante diplomatico, e lo rendeva al di là di ogni dubbio un soggetto di diritto internazionale, sebbene “supernazionale e plurinazionale”. Le caratteristiche d’indipendenza e sovranità, peraltro, erano state autorevolmente riconosciute anche dalla Suprema Corte di Cassazione del Regno d’Italia, a sezioni riunite che, con sentenza del 17 dicembre 1931, aveva stabilito che «per i rapporti che rientrano nella sfera di autonomia dell’Ordine questo solo ha piena e sovrana giurisdizione, anche per quanto riguarda le sue leggi ed i suoi ordinamenti interni». Quest’orientamento era riaffermato dal medesimo organo giurisdizionale con una sentenza del 13 marzo 1935. Le caratteristiche di sovranità dell’Ordine, peraltro, potevano essere dedotte dalle convenzioni con l’Italia del 20 febbraio 1884, del 30 marzo 1940 e del 31 luglio 1943 per il servizio sanitario in tempo di guerra, con le quali il Regno riconosceva gli emblemi dell’Ordine e la sua potestà di conferire onorificenze. Negli anni Venti, inoltre, era stato concesso l’uso di targhe con le insegne del corpo diplomatico, e l’esenzione doganale a favore del Gran Maestro e del Gran Cancelliere. Al momento l’Ordine aveva relazioni diplomatiche ufficiali con la Santa Sede, con il Regno di Spagna, con la repubblica austriaca e cecoslovacca, presso i Regni di Ungheria e di Romania, e con la Repubblica di San Marino. Alla fine degli anni Venti, ancora, risalivano i provvedimenti legislativi che prevedevano per il Gran Maestro il trat11 Sulla politica estera di De Gasperi si veda ADSTANS (P. CANALI), Alcide De Gasperi nella politica estera italiana (1944-1953), Mondadori, Milano, 1953. 82 NICOLA NERI tamento riservato ai cardinali, e il suo posto subito dopo di essi nel cerimoniale, così come subito dopo il corpo diplomatico12. In un appunto interno della Direzione Generale degli Affari Politici del Ministero degli Esteri, del settembre del ’44, si riconosceva il valore di fondo degli argomenti dell’Ordine eccependo, tuttavia, che gli Statuti dei Cavalieri erano soggetti all’approvazione della Santa Sede e l’elezione del Gran Maestro sottoposta alla conferma del Pontefice, in forza di un breve del marzo 1879 di Leone XIII13. Ricostruendo poi la storia delle relazioni tra i due interlocutori si osservava che da parte italiana non ci si era sempre ispirati a un unico e coerente principio di condotta. Era ben vero che la sentenza della Corte di Cassazione del 18 marzo 1935 aveva stabilito che l’Ordine fosse «una persona di diritto internazionale esistente all’infuori della sovranità nazionale dello stato», tuttavia il Regio Decreto del 1929 sull’ordine di precedenza nelle cerimonie ufficiali aveva riconosciuto, ma non parificato, l’Ordine alle altre rappresentanze diplomatiche. Così come il trattamento del Gran Maestro, in effetti, non era quello riservato a un Sovrano estero. Nondimeno non si ravvisavano motivi che ostassero significativamente alla creazione di relazioni diplomatiche, correndo l’obbligo, tuttavia, di prevedere uno status di extraterritorialità per il palazzo dei Cavalieri, e studiando il caso che l’Ordine avesse reclamato i beni costituenti le commende del Gran Priorato di Napoli e requisiti dallo stato italiano nel 1860. I dubbi della Direzione Generale erano in realtà più di ordine politico. Ci si doveva chiedere, in realtà, se quello fosse il momento più adatto per occuparsi di questa questione, proprio quando alcuni dei paesi con cui l’Ordine intratteneva relazioni diplomatiche le avevano interrotte. Sembrava miglior partito «rinviare l’esame della complessa questione»14. Che la volontà politica fosse in ultima analisi l’estremo giudice della questione, era confermato in un appunto contemporaneo, sempre del settembre ’44, dell’Ufficio Contenzioso Diplomatico. In esso si riconosceva senza dubbio che l’Ordine fosse un soggetto di diritto internazionale pur non essendo uno Stato, e si rilevava come la perdita del territorio, pur non avendo fatto decadere la capacità giuridica, aveva certamente ridotto «la sfera di estrinsecazione delle sue capacità». Era tuttavia indi12 Cf ARCHIVIO STORICO DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI (=ASMAE), Affari Politici 1951- 1957, busta 1689/45, Il Cerimoniere a De Gasperi, Roma, 3 marzo 1945. 13 Sulla politica estera della Santa Sede si veda M. DE LEONARDIS, Fede e diplomazia: le relazioni internazionali della Santa Sede nell’età contemporanea, Milano, EDUCatt, 2014. 14 ASMAE, Affari Politici 1951-1957, busta 1689/45, Appunto per Sua Eccellenza il Sottosegretario di Stato, Ordine di Malta, Zoppi a Visconti Venosta, Roma, 27 settembre 1944. I Cavalieri e la Repubblica 83 cativo, per il profilo giuridico, che le relazioni tra l’Ordine e la Santa Sede fossero regolate dal diritto internazionale e non dal diritto canonico. In definitiva, raccomandava l’appunto, si trattava in realtà di prendere una decisione di natura politica da parte del Governo italiano, sullo stabilimento delle relazioni diplomatiche con i Cavalieri15. Anche in una nota dell’ufficio preposto alle relazioni con la Santa Sede, preparato per Vittorio Zoppi, direttore generale degli Affari Politici del Ministero, si sottolineava come, al di là delle evidenze giuridiche nel complesso condivisibili, si trattava di maturare una posizione politica, e assodare se in definitiva “fosse conveniente” per lo Stato italiano affrontare la questione. Non sembrava che, nel momento attuale, questa fosse una delle priorità da affrontare, per i problemi giuridici che il riconoscimento avrebbe comportato16. Tuttavia, a testimonianza della bontà delle relazioni tra i due interlocutori, in occasione della sua salita al trono anche Umberto desiderava partecipare dell’evento il Gran Maestro, con un telegramma dell’11 maggio 1946, in cui lo salutava con «affezionatissimo come cugino»17. La Repubblica e l’Ordine A favore di una possibile soluzione positiva della vicenda militava in modo certamente non secondario la personale opinione del presidente del Consiglio De Gasperi, favorevole allo stabilimento delle relazioni diplomatiche18. Nel corso del 1948, prima di pervenire a uno scambio di rappresentanti diplomatici, si decideva di compiere quindi un giro d’orizzonte su come avevano proceduto gli altri paesi che intrattenevano relazioni con l’Ordine. Il Ministero degli Esteri attivò pressoché tutta la sua rete diplomatica per appurare quanti Paesi riconoscessero l’Ordine e intrattenessero con esso delle relazioni diplomatiche. Una risposta interessante 15 Cf ASMAE, Affari Politici 1951-1957, busta 1689/45, Appunto per la Direzione Generale Affari Politici, Ordine di Malta, Perassi a Migone, Roma, 23 settembre 1944. 16 Cf ASMAE, Affari Politici 1951-1957, busta 1689/45, “Appunto per il conte Zoppi”, Ordine di Malta, Macchi di Cellere a Zoppi, Roma, 26 settembre 1940 (l’anno è certamente errato, essendo citato nel testo un documento del giugno del ’43. Si tratta evidentemente del settembre ’43 o ’44). 17 ASSMOM, serie WW, fald. 342, fasc. d, AG, Umberto al Principe Gran Maestro, Real Casa, Roma, 11 maggio 1946. 18 Cf ASSMOM, serie WW, fald. 342, fasc. C, Promemoria, Roma, 21 maggio 1948. NICOLA NERI 84 giunse dalla Legazione italiana a Berna. La Svizzera non aveva relazioni diplomatiche con l’Ordine, ma ne riconosceva la validità dei passaporti19. Una situazione analoga presentava la Repubblica di Cuba, che riconosceva l’Ordine come soggetto di diritto internazionale, ma non aveva in programma di stabilire con esso rapporti diplomatici, mancando un volume d’interessi concreti che giustificassero una tale decisione20. Nel mese di agosto la Legazione italiana a Lisbona segnalava al Ministero degli Esteri che il Governo portoghese aveva concesso il gradimento alla nomina del conte Alvise Emo Capodilista come ministro dell’Ordine di Malta in Portogallo. Era, questa, una significativa svolta. Solo nel giugno del 1948, infatti, il Governo portoghese aveva dichiarato che i rapporti con l’Ordine erano ottimi, ma che non vi fosse alcuna intenzione di stabilire regolari relazioni diplomatiche. Nel frattempo, però, l’ambasciatore presso la Santa Sede, José Nosolini, aveva avuto l’opportunità di ben operare in questo senso, e cogliere questo successo diplomatico 21. Ancora tra la fine del ’48 e i primi mesi del ’49 un tentativo dell’Ordine di addivenire a relazioni diplomatiche ufficiali con l’Italia veniva frustrato. Con una lettera dell’11 dicembre 1948, indirizzata al ministro degli esteri, Carlo Sforza, il Gran Priore di Roma, il cardinal Canali, proponeva di elevare il profilo dei rapporti tra l’Ordine di Malta e l’Italia con lo stabilimento di relazioni diplomatiche, com’era già avvenuto con altri paesi europei22. Il 18 dicembre Sforza replicava rilevando con enfasi l’alta considerazione del Governo della Repubblica per i Cavalieri e come questi fossero sempre stati legati alla «vita cattolica e mediterranea dell’Italia», e di come questa non avesse dimenticato le attività benefiche dell’Ordine nell’ultima guerra, nella quale si erano manifestate così altamente le sue virtù cristiane e cavalleresche. La così profonda cordialità nei rapporti faceva addirittura percepire come pleonastica una formalizzazione diplomatica delle relazioni. 19 Cf ASMAE, Affari Politici 1951-1957, busta 1689/45, Reale a Sforza, Berna, 8 luglio 1948. 20 Cf ibidem, De Ferrari a Sforza, l’Avana, 6 luglio 1948. Cf ibidem, La Legazione d’Italia al Ministero degli Affari Esteri, Lisbona, 13 agosto 1951; e De Paolis a Soardi di S. Antonino, Lisbona, 21 giugno 1948. 22 Cf ibidem, Canali a Sforza, Roma, 11 dicembre 1948. Del ministro degli esteri italiano si veda: C. SFORZA, Cinque anni a Palazzo Chigi. La politica estera italiana dal 1947 al 1951, Roma, Atlante, 1952; L’Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi, Milano, Mondadori, 1946. Si veda anche L. ZENO, Ritratto di Carlo Sforza. Col carteggio Croce-Sforza e altri documenti inediti, Firenze, Le Monnier, 1975; M. G. MELCHIONNI, Dal diario del conte Sforza: il periodo post-fascista (25 lug. 1943- 2 feb. 1967 ), «Rivista di Studi Politici Internazionali», 1977, n. 3, p. 401. 21 I Cavalieri e la Repubblica 85 Tuttavia gravi considerazione di bilancio, proseguiva il ministro, avevano imposto duri sacrifici a tutta l’attività diplomatica tradizionale, e non consentivano di immaginare la creazione di una nuova rappresentanza della quale, per le precedenti ragioni, non si era peraltro finora avvertita la necessità23. Il cardinal Canali proponeva quindi al ministro di ricevere un Delegato diplomatico dell’Ordine senza la reciprocità dello scambio da parte italiana, ipotesi che lo avrebbe sollevato da dubbi di aggravio di bilancio24. Sforza, tuttavia, replicava che ciò si sarebbe opposto alla prassi italiana, che prevedeva la nomina di un rappresentante italiano all’estero, anche senza reciprocità, ma non il contrario25. Il problema della considerazione politica e internazionale dell’Ordine tornava potentemente alla ribalta con la discussione nel Parlamento Italiano, nell’ottobre del 1950, sulla creazione del nuovo Ordine al Merito della Repubblica, sulla decadenza degli ordini dinastici dei Savoia, la cancellazione di quegli autonomi e la rivisitazione da dare a quello del Santo Sepolcro e all’Ordine di Malta. La memoria dell’esaltazione militare e cavalleresca frustrata nella guerra appena perduta era naturalmente ancora vivissima, e il rifiuto di questi valori diffuso. Lo schieramento comunista e socialista, con il senatore Terracini che pronunciò discorsi molto forti in questo senso, era per la cancellazione di tutto, ma i democristiani, con i senatori Mario Cingolani e Angelo Cerica, entrambi membri dell’Ordine, lottarono a favore di esso ed ebbero la meglio, con il decisivo appoggio di Giulio Andreotti e della Santa Sede. Anche il senatore Cerica, a mezzogiorno del 25 ottobre telefonava al Gran Magistero perché un funzionario si portasse immediatamente in Senato dove l’Ordine era stato violentemente attaccato26. La Cancelleria dell’Ordine fornì al senatore Cingolani tutta la documentazione per metterlo in grado di ribattere in aula a tutte le obiezioni27. Il senatore Gasparotto colse l’occasione per discutere la personalità internazionale dell’Ordine, sostenendo che non poteva esistere sovranità senza territorio. Altri senatori comunisti cercarono di met- 23 Cf ASMAE, Affari Politici 1951-1957, busta 1689/45, Sforza a Canali, Roma, 18 dicembre 1948. 24 Cf ibidem, Canali a Sforza, Roma, 21 gennaio 1949. Cf ibidem, Sforza a Canali, Roma, 15 marzo 1949. Sul card. Canali e l’Ordine di Malta si veda, più in generale, H.J.A. SIRE, The Knights of Malta. A Modern Resurrection, London, Third Millenium Publishing, 2016, p. 209-220. 26 Cf ASSMOM, serie WW, fald. 343, fasc A, AG, Pro-Memoria per S. A. EM.MA il Principe e Gran Maestro ed il Sovrano Consiglio, Roma 30 ottobre 1950. 27 Cf ibidem, Rangoni Machiavelli a Pecci, Roma, 15 gennaio 1950. 25 NICOLA NERI 86 tere in dubbio la continuità storica ininterrotta dell’Ordine, per poterlo far deragliare nel territorio degli Ordini da cancellare28. Sebbene con rilevanti riforme la legge sul nuovo ordine cavalleresco della Repubblica fu approvata e la posizione dell’Ordine di Malta non ne risultò compromessa. Il senatore Cingolani, nel dicembre del 1950, scriveva al Gran Maestro, rivendicando con orgoglio la sua appartenenza da trentacinque anni all’Ordine, e il suo compiacimento per aver potuto pubblicamente ed ufficialmente «esaltare la nostra bandiera crociata», ripromettendosi di sostenere lo sforzo anche alla Camera29. Superata la grave difficoltà delle discussioni parlamentari sul riconoscimento degli Ordini, alla fine di luglio del 1951 il Cancelliere dell’Ordine, marchese Luigi Rangoni-Machiavelli, inviava una nota all’ambasciatore Vittorio Zoppi, divenuto segretario generale del Ministero degli Esteri, nella quale presentava lo stato delle relazioni tra l’Italia e l’Ordine e introduceva l’argomento del riconoscimento diplomatico. Le relazioni con la Francia e con il Belgio erano già stabilite, con il riconoscimento da parte dei due Governi del Delegato dell’Ordine, e conversazioni erano in corso per ottenere lo stesso trattamento da altri stati europei. RangoniMachiavelli sottolineava come, con l’uno o l’altro dei suoi Cavalieri, relazioni ufficiose tra i due interlocutori intercorressero spesso e da molto tempo: «circa questioni le quali, pur avendo per scopo lo svolgimento di quell’attività di carità cristiana che risponde alle millenarie tradizioni dell’Ordine, presentano, specie in Oriente, interessi d’altra natura per il Ministero degli Affari Esteri»30. Per queste ragioni il Cancelliere auspicava e sollecitava il riconoscimento di un Delegato presso il Governo italiano, per la migliore gestione delle stesse questioni, analogamente a quanto convenuto già con Parigi e Bruxelles31. Il 13 agosto il capo del cerimoniale, ambasciatore Scammacca, esprimeva all’Ordine la sua speranza di poter arrivare alla nomina di un Delegato, rilevando come fosse interesse dell’Italia proteggere un ente internazionale e sovrano, e con una missione assistenziale, che non fosse il Vaticano. Inoltre atteso che 28 Cf ibidem; ed anche ASSMOM, serie WW, fald. 343, fasc. A, AG, Cingolani a Chigi Albani della Rovere, Roma 7 dicembre 1950. 29 Cf ibidem. 30 ASMAE, Affari Politici 1951-1957, busta 1689/45, Rangoni-Machiavelli a Zoppi, Roma, 27 luglio 1951. 31 Ibidem. Cf anche ASSMOM, serie WW, fald. 342, fasc. d, AG, Ufficio Affari Esteri, n. 4297, Rangoni Machiavelli a Zoppi, Roma, 27 luglio 1951. Per una rappresentazione schematica della cronologia dello stabilimento delle relazioni diplomatiche dell’Ordine si veda SIRE, p. 300-301. I Cavalieri e la Repubblica 87 l’Italia riconosceva già de facto i privilegi e le prerogative del Gran Maestro, era logico addivenire ad un riconoscimento legale32. Il 23 agosto Oberto Pallavicini forniva quindi all’ambasciatore Zoppi dettagli su come l’Ordine avesse stabilito alcuni Delegati presso numerosi paesi, che in quel momento erano il Belgio, il Cile, la Colombia, Cuba, le Filippine, la Francia, il Libano, il Perù, Santo Domingo e la Svizzera. Non vi erano regole nella scelta dei Delegati, e le modalità di nomina di costoro variava in base alle circostanze, ai luoghi e alle persone. In Belgio, per esempio il Delegato, il principe de Ligne era un ex ambasciatore e presidente dell’Associazione dei Cavalieri Belgi. In Francia, il conte Robert de Billy, era un eminente uomo d’affari, e in Cile vi era il conte Welczeck, ex ambasciatore tedesco. I Delegati poi erano di due specie: quelli riconosciuti dal Governo del luogo, come in Francia e in Belgio, e quelli non riconosciuti33. In effetti, l’ambasciatore italiano a Parigi, Pietro Quaroni, nel settembre del ’51, confermava che il conte Robert de Billy era stato proposto dall’Ordine come suo delegato in Francia e riconosciuto come tale dal Governo francese, sebbene il riconoscimento non implicasse tutte le prerogative del pieno status diplomatico34. Analoga cautela esercitava il governo belga nel riconoscere il principe Albert de Ligne come Delegato ufficiale dell’Ordine, ma osservando che non avrebbe goduto dei privilegi diplomatici, e che questo gesto non era da intendersi come primo passo di un iter che avrebbe potuto portare al riconoscimento diplomatico dell’Ordine35. Il 13 novembre del 1951, De Gasperi, ministro degli esteri in quella data, scriveva a Rangoni-Machiavelli, Cancelliere dell’Ordine, per comunicare che il Governo italiano avrebbe riconosciuto un Delegato dell’Ordine presso di esso, per la trattazione di questioni su cui il Gran Magistero desiderasse intrattenerlo, restando convenuto che al Delegato non sarebbero stati concessi privilegi e immunità diplomatiche36. Alla fine del mese Remigio Grillo, direttore generale degli 32 Cf ASSMOM, serie WW, fald. 342, fasc. d, AG, Promemoria di conversazione con l’ambasciatore Scammacca, Roma, 13 agosto 1951. 33 Cf ibidem, Pallavicini a Zoppi, Roma, 23 agosto 1951. 34 Cf ASMAE, Affari Politici 1951-1957, busta 1689/45, Quaroni a De Gasperi, Parigi, 15 settembre 1951. 35 Cf ibidem, Diana a De Gasperi, Bruxelles, 22 settembre 1951; e Messeri a Grillo, Bruxelles, 22 settembre 1951. 36 Cf ASSMOM, serie WW, fald. 343, fasc H, AG, Rangoni-Machiavelli a De Gasperi, Roma, 29 novembre 1951. 88 NICOLA NERI Affari Politici, informava l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede della risoluzione del Ministero di riconoscere un Delegato permanente dell’Ordine presso il Governo italiano, privo, tuttavia, del godimento di privilegi e immunità diplomatiche37. In dicembre era nominato come Delegato del Gran Magistero presso il Governo italiano un ex diplomatico italiano, Vittorio Bianchi, Cavaliere Magistrale dell’Ordine stesso38. La nomina di un Delegato presso il Governo italiano veniva naturalmente partecipata a tutta la rete diplomatica dell’Ordine. Le attività caritative e sanitarie prendevano ulteriore vigore dal nuovo profilo delle relazioni tra l’Italia e i Cavalieri, e le vicende della ricostruzione postbellica offrivano ampi spazi di impegno. Il Gran Magistero dell’Ordine deliberava, nel luglio del 1952, dopo aver preso i necessari accordi con le locali autorità, ecclesiastiche e laiche, di istituire un “Centro di assistenza del SMO di Malta per i profughi di Trieste T.L.T.” Questo centro sarebbe stato diretto da un Comitato presieduto dal principe Ugo Vincenzo Windisch Graetz, e posto alla immediata dipendenza della Delegazione per le opere assistenziali civili del Gran Magistero39. Il ministero degli esteri si rallegrava e ringraziava l’Ordine, per la sua iniziativa di istituire presso il campo profughi di S. Saba a Trieste un centro di assistenza sanitaria, «con l’intendimento di indirizzare l’iniziativa verso la definitiva risistemazione dei profughi all’estero (…) verso la soluzione del grave problema dei rifugiati»40. Il 22 settembre 1953, Giuseppe Pella, nuovo ministro degli Esteri, ricevendo il Corpo Diplomatico, invitava anche il Delegato dell’Ordine presso la Repubblica, Bianchi, il quale, pur non avendo veste diplomatica, svolgeva funzione rappresentativa. Questo fatto non veniva sovrastimato dal Delegato, ma comunque era «considerato un segno del favorevole consolidamento del Sovrano Ordine presso il Governo Italiano»41. Altro atto di considerazione del Delegato dell’Ordine su di un piede di parità con gli altri rappresentanti diplomatici era l’invito del Ministero degli Esteri italiano ad un convegno internazionale in Sicilia, sui temi delle relazioni tra l’Italia e il Mediterraneo, nel gennaio del ’5342. 37 Cf ASMAE, Affari Politici 1951-1957, busta 1689/45, Grillo all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, Roma, 27 novembre 1951. 38 Cf ASSMOM, serie WW, fald. 343, fasc H, AG, Rangoni-Machiavelli a De Gasperi, Roma, 24 dicembre 1951; e De Gasperi a Rangoni Machiavelli, Roma, 12 dicembre 1951. 39 Cf ibidem, Il Delegato dell’Ordine presso il Governo Italiano al MAE, Roma, 26 luglio 1952. 40 Cf ibidem, Nota Verbale del MAE allo SMOM, Roma, 10 dicembre 1952. 41 Cf ibidem, Bianchi al Cancelliere dello SMOM, Roma, 22 settembre 1953. 42 Cf ibidem, Nota Verbale del MAE al Delegato dello SMOM, Roma, 27 gennaio 1953. I Cavalieri e la Repubblica 89 Il 17 novembre del 1954 il presidente Einaudi, Balì di Onore e Devozione, riceveva al Quirinale il Luogotenente fra’ Antonio Hercolani Fava Simonetti, che lo insigniva del Collare dell’Ordine al Merito del Sovrano Ordine, onorificenza riservata ai Capi di Stato, insignito a sua volta del Gran Collare al Merito della Repubblica Italiana43. Il 1956 segnava un salto di qualità della rappresentanza diplomatica con il passaggio da Delegazione a Legazione. Il 26 giugno per parte italiana veniva accreditato Francesco Giorgio Mameli, ambasciatore presso la Santa Sede, come primo ministro plenipotenziario della Repubblica Italiana presso l’Ordine di Malta, e il barone Gabriele Apor de Altorja come primo ministro plenipotenziario dell’Ordine presso la Repubblica. L’11 luglio il Delegato Vittorio Bianchi, con Decreto Luogotenenziale a firma di fra’ Ernesto Paternò di Castello di Carcaci, cessava dalla carica di Delegato per assumere quella di Ministro Consigliere assegnato alla Legazione dell’Ordine in Italia. Nel gennaio del 1960, quindi, si addiveniva ad uno scambio di note tra i due interlocutori per la regolamentazione dei reciproci rapporti, e tra le fine del 1980 e il principio dell’81 alla soppressione delle Legazioni e all’istituzione di Rappresentanze diplomatiche con il rango di ambasciata. All’indomani dello stabilimento e consolidamento dei rapporti diplomatici tra l’Ordine e l’Italia, lo stato e la tradizione delle relazioni venivano mirabilmente e non retoricamente resi dalle parole di saluto del presidente Antonio Segni durante la visita ufficiale del Gran Maestro, l’8 ottobre 1962: «Questa sua visita consacra le relazioni ufficiali tra la Repubblica Italiana e il Sovrano Militare Ordine di Malta stabilite nel 1956. Se i rapporti diplomatici tra il plurisecolare e glorioso Ordine e il nuovo stato unitario italiano – di cui si è celebrato lo scorso anno il primo Centenario – sono recenti, antichi sono i legami che uniscono l’Ordine di Malta all’Italia: legami che risalgono alle origini italiane dei suoi fondatori, si sono mantenuti nei secoli attraverso quei Grandi Priorati di lingua italiana che sono tuttora esistenti e hanno trovato la loro più significativa espressione nell’eroica difesa opposta dai Cavalieri crociati a Malta, nel 500 e nel 600 agli invasori venuti dal di là dei mari per ben tre volte in poco più di un secolo. I Cavalieri gerosolimitani difesero allora, assieme alla loro sovranità, anche la terra italiana, che sarebbe altrimenti divenuta la successiva meta degli invasori stranieri (…) Non immemore di 43 Cf ibidem, Minuta. 90 NICOLA NERI quanto l’Ordine ha fatto nei secoli passati per la difesa della Nazione Italiana e della sua civiltà, espressione di quella civiltà cristiana che esso era stato chiamato dalle circostanze a difendere a Gerusalemme, a Rodi e poi a Malta, il Governo italiano è lieto che il Sovrano Ordine gerosolimitano abbia la propria sede a Roma, da dove esplica la Sua elevata missione»44. La nascita e l’evoluzione della diplomazia dei Cavalieri riflette naturalmente il profilo della grande politica mondiale in età moderna e contemporanea, e vanta l’invio di Delegati presso la Santa Sede, l’Austria, la Spagna e la Francia tra il XV e il XVI secolo, in Russia e Portogallo nel XVII secolo, in Ungheria e Romania all’indomani del primo conflitto mondiale. Nel corso del Novecento, soprattutto dal secondo dopoguerra, la rete diplomatica si è infittita ed è divenuta letteralmente mondiale, avendo stabilito relazioni con più di cento Paesi, praticando la formula vincente della diplomazia umanitaria in un pianeta divenuto globalizzato. L’Associazione Nazionale dei Cavalieri Italiani è una delle prime e delle più antiche, essendo stata fondata nel 1877, dopo quella tedesca e quella britannica. Eppure le relazioni ufficiali con l’Italia, la terra dell’esilio e della residenza dell’Ordine dopo la caduta di Malta, e soprattutto quelle diplomatiche, conobbero le difficoltà e i ritardi illustrati. Un mondo in rapida evoluzione, dopo la “lunga guerra” della prima metà del XX secolo, consentiva di intuire e praticare nuove provincie della politica e della diplomazia. La storia delle relazioni diplomatiche tra l’Ordine e l’Italia, giunta quindi solo recentemente al più alto grado di compiutezza con il rango di ambasciata, si iscrive in questa storia più grande e ne ricalca le cifre profonde, con l’abbandono della diplomazia segreta dell’età moderna e l’espressione di un grande progetto di umanizzazione dei conflitti, di sollievo alle fragilità e di carità universale. 44 ARCHIVIO STORICO DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA, Cerimoniale, busta 103, Visita uffi- ciale di S.A. Serenissima il Principe Gran Maestro dello SMOM, 8 ottobre 1962, Progetto dell’allocuzione che il signor Presidente della Repubblica Antonio Segni potrebbe pronunciare in occasione della visita ufficiale che gli farà lunedì 8 ottobre 1962 il Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta. I Cavalieri e la Repubblica 91 Abstract Le relazioni tra l’Italia e i Cavalieri di Malta sono molto più che degne di nota, speciali o caratteristiche. Sono patrimonio costitutivo della storia di entrambi. L’Ordine, fondato da mercanti amalfitani in Terra Santa, ebbe nella lingua d’Italia uno dei suoi pilastri di fondazione e sostegno per tutto il corso della sua storia, con numerosi cavalieri e Gran Maestri, e con un uso frequente e qualificato della lingua italiana. Nei secoli di residenza a Malta fu l’antemurale strategico della Penisola, e la via dell’esilio, intrapresa nel 1798, condusse l’Ordine quasi naturalmente in Italia. Per un formale reciproco riconoscimento, tuttavia, con il relativo conseguente avvio di relazioni diplomatiche bisogna attendere altri straordinari eventi, come l’unificazione italiana, la rinascita dell’Ordine con il ripristino, nel 1879, della carica di Gran Maestro e l’avvio della sua diplomazia, e la conflagrazione dei due conflitti mondiali. Gli anni del Regno d’Italia non furono sufficienti a far maturare la formale decisione di scambiarsi delegati prima ed ambasciatori poi. Essa si produsse soltanto, con uno di quegli apparenti paradossi non infrequenti nella Storia, con la neonata Repubblica, tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta. Relations between Italy and the Knights of Malta are far more than noteworthy, special or characteristic. They are the common patrimony of the history of both. The Order, founded by Amalfi merchants in the Holy Land, had in the language of the Italian Nation one of its pillars of foundation and support throughout its history, with numerous knights and Grand Masters, and with frequent and qualified use of the Italian language. During the centuries of residence in Malta, it was the strategic rampart of the Peninsula, and the pathway to exile, taken in 1798, led the Order almost naturally to Italy. However, for a formal mutual recognition, with the consequent onset of diplomatic relations, we need to await other extraordinary events, such as Italian unification, the rebirth of the Order with the restoration in 1879 of the office of Grand Master and the beginning of his diplomacy, and the conflagration of the two world conflicts. The long-lasting reign of the Kingdom of Italy was not enough to give rise to the formal decision to exchange delegates first and then ambassadors. This took place only with one of those apparent not-infrequent paradoxes in History, i.e. with the newly-born Republic, between the 1950s and the 1980s.