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SCOPERTE • ISRAELE NEL COVO DEI RIBELLI ESPLORATA PER LA PRIMA VOLTA SUL FINIRE DELL’OTTOCENTO, LA GROTTA DI TEOMIM, PRESSO GERUSALEMME, È ORA OGGETTO DI INDAGINI SISTEMATICHE, CHE HANNO PERMESSO DI RICOSTRUIRNE LA LUNGA FREQUENTAZIONE. GETTANDO NUOVA LUCE, IN PARTICOLARE, SULL’EPOCA DELL’INSURREZIONE ANTIROMANA GUIDATA DA SIMON BAR KOCHBA, QUANDO LA CAVITÀ FU UTILIZZATA COME RIFUGIO DAI RIVOLTOSI di Boaz Zissu, Eitan Klein, Roi Porat, Boaz Langford e Amos Frumkin In queste pagine: grotta di Teomim (Israele). Alcune immagini dell’esplorazione: in basso, a sinistra, Ayala Amir pulisce le tracce in negativo lasciate dai blocchi cavati sulla superficie del giacimento di alabastro; in basso, a destra, Boaz Zissu e Boaz Langford esaminano due lucerne; sulle due pagine, Boaz Langford si guadagna l’uscita dalla fenditura L3064. 52 A R C H E O LIBANO Lago di Tiberiade Haifa Nazaret Mar Mediterraneo Beit She’an Hadera Netanya o der e Horatio Herbert Kitchener, per conto del Survey of Western Palestine. I due studiosi eseguirono il rilievo della grotta e notarono, alla sua estremità settentrionale, la presenza di un profondo pozzo, avente un diametro di circa 12 m. La loro descrizione del sito fornisce informazioni sulle tradizioni e gli usi della Tel Aviv Petach Tikva Giordan L a grotta di Teomim è una vasta e articolata cavità che si apre sul margine occidentale delle colline di Gerusalemme. Chiamata Mugharet Umm et Tueimin – «la grotta della madre dei gemelli» – dagli abitanti del luogo nel XIX secolo, la caverna fu esplorata per la prima volta il 17 ottobre del 1873 da Claude Reignier Con- CISGIORDANIA Ashdod Gerusalemme Grotta di Teomim Ascalona ISRAELE Mar Morto Deir el-Balah Beersheva Masada popolazione locale, che attribuiva proprietà terapeutiche all’acqua sorgiva che sgorgava all’interno della cavità. Sul finire degli anni Venti del Novecento, René Neuville, console francese a Gerusalemme, effettuò uno scavo sul fondo del vano principale del sito, recuperando vasi in ceramica, legno e pietra, che vennero datati al Neolitico, al Calcolitico, all’età del Bronzo Antico e Medio, all’età del Ferro e all’epoca romana e bizantina. LE NUOVE ESPLORAZIONI Tra il 1970 e il 1974, il fisico e speleologo Gideon Mann studiò la grotta su incarico della SPNI (Società per la Protezione della Natura d’Israele). Mann realizzò la planimetria di una sezione della grotta, individuò passaggi che conducevano a vari ambienti interni e scoprí numerosi manufatti, fra cui vasi in ceramica e vetro. Dal 2009, la grotta di Teomim viene indagata nell’ambito di A R C H E O 53 SCOPERTE • ISRAELE In questa pagina: il vano principale della grotta di Teomim. Nella pagina accanto: planimetria del sito, con l’indicazione dei diversi vani. un progetto al quale partecipano il Martin (Szusz) Department of Land of Israel Studies and Archaeology della Bar-Ilan University e il Cave Research Center della Hebrew University of Jerusalem. Dall’ingresso della cavità – un’apertura naturale allargata a seguito di attività estrattive (vedi oltre) – si può discendere verso nord e accedere a un vano spazioso (50 x 70 m circa), in larga parte coperto da consistenti accumuli di roccia. Numerosi passaggi e fessure che si aprono fra i cumuli conducono a cavità e anfratti sotterranei, ricchi di materiale archeologico. Una vasca quadrangolare (di 2 m di lato) scavata nella stanza raccoglie 54 A R C H E O l’acqua che stilla dal soffitto e che scorre quindi verso ovest, in un canale ricavato nella roccia. L’acqua viene oggi assorbita dal terreno, ma, in origine, veniva raccolta in una vasca costruita, situata piú in basso. Altri canali furono scavati in piú punti della sala d’ingresso, anch’essi allo scopo di raccogliere l’acqua in vasche o vasi. UNA LUNGA FREQUENTAZIONE Le piú recenti indagini condotte nella grotta di Teomim hanno restituito materiali ascrivibili a piú epoche storiche, dal Neolitico all’età contemporanea. Le fasi maggiormente attestate sono l’età del Bron- zo Medio (2000-1550 a.C. circa), la fine della rivolta di Simon Bar Kochba (132-136 d.C.; vedi box alla pagina seguente) e l’epoca tardo-romana/proto-bizantina (tra la fine del II e il IV secolo d.C.). Nell’età del Bronzo Medio, nella grotta fu attiva una cava per l’estrazione dell’alabastro: si tratta della prima attestazione del genere a oggi nota nel Levante meridionale, e, fino alla sua scoperta, si credeva che questa pregiata materia prima provenisse da cave egiziane. L’alabastro veniva impiegato per fabbricare vasi di lusso ed elaborati elementi architettonici. L’osservazione dei materiali depositatisi nella grotta ci ha permesso di stabilire che l’estra- LOTTA ALL’OPPRESSORE Tra il 132 e il 136 d.C., durante il principato di Adriano, un conflitto durissimo oppose Romani ed Ebrei. Le ostilità furono causate da due eventi, verificatisi tra il 130 e il 132 d.C.: durante la sua visita in Giudea, l’imperatore decise di ricostruire Gerusalemme, distrutta da Tito, secondo l’urbanistica romana, inserendo il culto e il tempio dedicati a Giove, lí dove una volta si ergeva il Sacro Tempio della città. Poco dopo vietò la circoncisione dei bambini, con l’intento di eliminare una pratica estranea al mondo romano: una decisione che suscitò l’indignazione della popolazione ebraica,che vide nel provvedimento una provocazione gratuita e un’interferenza nei propri usi tradizionali. Da ciò scaturí una rivolta lunga e feroce, guidata da Simon Bar Kochba, il quale evitò gli scontri in campo aperto, che sarebbero stati certamente favorevoli alle preponderanti milizie romane. In un primo tempo l’azione di sorpresa e la determinazione dei ribelli, unite alle scarse qualità belliche del governatore Tineio Rufo, che sottostimò la situazione, furono favorevoli agli Ebrei. In seguito, nel 133/134, Adriano assegnò il comando al governatore della Britannia, Giulio Severo, il quale, con maggiore sagacia strategica e disponendo di ben tre legioni stabili, nonché di altre inviate come rinforzo, mutò tattica e provvide a tagliare contatti e rifornimenti ai rivoltosi, inseguendoli e debellandoli con piccole unità, piú mobili delle legioni. Nell’inverno del 135 d.C. Simon fu ucciso nei pressi di Betar e la rivolta fu domata: le perdite da parte giudaica furono ingentissime e anche tra i Romani si contarono un gran numero di caduti. Seguirono esecuzioni di prigionieri, tra cui anche capi religiosi che avevano appoggiato Bar Kochba, mentre altri furono ridotti in schiavitú. Il nome di Iudaea fu dunque mutato in Syria Palaestina, mentre Gerusalemme venne ricostruita con il nome di Aelia Capitolina e ne fu vietato l’ingresso agli Ebrei, pena la morte. varsi all’interno delle grotte, come, per esempio le stalattiti e le stalagmiti, n.d.r.) venne praticato in Israele anche in epoca romana. Nel palazzo fortificato di Cypros, nei pressi di Gerico, una vasca monolitica venne ricavata dal calidarium dell’impianto termale erodiano. Tale circostanza suggerisce che, in epoca classica, il fabbisogno locale di alabastro continuasse a essere soddisfatto da miniere P o zzo profondo Legenda zione dell’alabastro ebbe inizio già in epoca preistorica. La cava produsse oltre 200 mc di materia prima grezza e, per effetto delle attività estrattive, altri materiali si depositarono sulla superficie sommitale della cava grazie al continuo scorrere dell’acqua. L’analisi di questi depositi, accumulatisi all’indomani dell’abbandono della cava, ci ha permesso di datarne l’utilizzo: i risultati preliminari ottenuti con il metodo dell’Uranio-Torio indicano che l’attività estrattiva cominciò nel corso dell’età del Bronzo, fra il III e il II millennio a.C. Lo scavo degli speleotemi (nome generico utilizzato per indicare i depositi chimici che possono tro- Vaso per derrate Tesoretto Lucerna Cava Sala d’ingresso Pozzo Pozzo Vasca scavata nella roccia Entrata A R C H E O 55 SCOPERTE • ISRAELE locali. Il fronte di cava di Teomim ha conservato una buona documentazione del paleoclima che ha caratterizzato la regione nel corso dell’ultimo milione e mezzo di anni e fra gli obiettivi delle ricerche future vi è appunto la datazione dell’intera sequenza. Al tempo della rivolta di Bar Kochba, le grotte del deserto di Giudea furono utilizzate come rifugi, ma altrettanto accadde nel caso di Teomim, che si trova invece nella parte abitata della Giudea, a ridosso di Gerusalemme. I TRE TESORETTI Nei vani interni del sito (F e G), che sono di difficile accesso, sono stati recuperati tre tesoretti monetali, armi e ceramica, che lí erano stati nascosti da ribelli ebrei rifugiatisi a Teomim alla fine della sommossa. Il primo tesoretto (A) si componeva di 83 monete d’argento (20 tetradrammi e 63 denarii) sovrabattute (per sovrabattitura si intende la coniazione 56 A R C H E O che sfrutta una moneta precedentemente coniata, invece di un tondello vergine, n.d.r.) dall’amministrazione di Bar Kochba e di un frammento di monile anch’esso in argento. A oggi, si tratta dell’unico tesoretto argenteo di Bar Kochba che provenga da uno scavo archeologico regolare e le monete che ne fanno parte mostrano tracce di un’usura assai lieve. Non lontano è stata recuperata una moneta in bronzo coniata in epoca adrianea nella città di Ascalona (oggi Ashqelon). In una fenditura creatasi fra lastre di roccia staccatesi dal soffitto della grotta è stato scoperto un altro insieme, composto da 10 monete (tesoretto B), accanto al quale si trovava anche un ago in bronzo. Di questo tesoretto facevano parte 9 monete d’argento e 1 prutah di bronzo (moneta di basso valore che trae nome da un vocabolo forse di origine aramaica). I pezzi sono romani (6) e giudei (4) e sono databili fra l’epoca del Secondo Tempio e quella della rivolta di Bar Kochba: per questo motivo, il tesoretto B costituisce un’acquisizione di particolare importanza, poiché si tratta della prima attestazione di una compresenza fra emissioni di Bar Kochba e piú antiche monete giudee, suggerendo che possa esserci stata una continuità. Nella pagina accanto, in alto: il tesoretto B dopo la pulitura. Si compone di 10 monete d’argento e bronzo e di un ago, anch’esso in bronzo. Nella pagina accanto, in basso: il tesoretto C in situ. L’insieme comprende 24 monete. In questa pagina: il tesoretto A in situ e dopo la pulitura. Ne fanno parte 83 monete d’argento (20 tetradrammi e 63 denarii). Un altro insieme (tesoretto C) è stato individuato fra due frammenti di roccia, insieme ai resti di un probabile ago in ferro e a frammenti di un vaso per lo stoccaggio delle derrate. Del tesoretto C facevano parte 5 monete auree romane, 15 monete d’argento (13 di epoca romano-imperiale e provinciale e 2 denarii di Bar Kochba) e quattro pezzi in bronzo di Ascalona. Dal momento che il valore di 1 aureus era pari a quello di 25 denarii d’argento, il tesoretto C (composto da 24 monete) valeva 155 denarii, mentre il tesoretto A (83 monete) ne valeva solo 143. Invece di coniare nuove monete, le amministrazioni «ribelli» sovrabattevano quelle romane già in circolazione, una pratica con la quale si voleva manifestare la propria A R C H E O 57 SCOPERTE • ISRAELE sovranità e che troviamo attestata in tutti i pezzi del tesoretto A.Verosimilmente, i proprietari di questo tesoretto sostennero la rivolta, poiché affidarono alle autorità di Bar Kochba preposte alla zecca tutte le monete da loro possedute, affinché venissero sovrabattute. I proprietari degli altri due tesoretti si dimostrarono invece piú cauti e fecero sovrabattere solo alcune monete, poiché questi pezzi avevano corso legale soltanto nelle aree controllate dai ribelli. Tale scelta suggerisce che alcuni residenti preferirono conservare le monete romane, che avrebbero sempre permesso di acquistare beni dai territori non controllati dai ribelli. Tesoretti del genere furono probabilmente accantonati in previsione del possibile fallimento della rivolta. Tutte le monete romane furono coniate prima del 132 d.C., mentre i pezzi «ribelli» piú tardi risalgono al 134/5 d.C.: sembra perciò logico ipotizzare che i tesoretti fossero stati nascosti prima della fine del conflitto, che terminò nel 136 d.C. IN CASO DI PERICOLO Nel vano F sono state recuperate anche due armi in ferro: un tipico pilum romano (un giavellotto pesante) e una rara lancia fabbricata dai ribelli. Entrambi erano stati accantonati, ma collocati in una posizione che avrebbe comunque permesso di poterli velocemente afferrare. La presenza delle armi prova che i combattenti dovettero rifugiarsi nella grotta, forse portando con sé altri fuggiaschi, provenienti da un vicino villaggio ebreo. Se si eccettuano i materiali sporadici riferibili alla rivolta di Bar Kochba, il vano F era vuoto: è dunque probabile che costituisse il rifugio piú nascosto, difficile da raggiungere, del quale un gruppo di persone che ben conoscevano la grotta si sarebbe servito solo in caso di estrema necessità. Nel vano G sono state rinvenute numerose ossa umane, accumulate in una fenditura della roccia e lungo un sentiero che portava alla fenditura stessa. Il ritrovamento di queste ossa e dei tesoretti di monete suggerisce che i fuggiaschi fossero morti nella grotta. La grotta di Teomim fu in seguito frequentata per scopi ben diversi. A partire dal II secolo d.C., la cavità – e in particolare il suo profondo pozzo e la sorgente – fu utilizzata come luogo di culto, forse dedicato a una divinità ctonia o adibito ad altri rituali pagani, comunque non piú ebraici. Lo scavo del vano principale e delle sue ramificazioni – a eccezione dei vani F e G – ha restituito una considerevole quantità di lucerne e monete d’epoca tardo-romana, nonché altri materiali e ceramiche bizantini, islamici e ottomani. Nella pagina accanto: una lucerna in situ, all’interno di una nicchia. A sinistra: tre lucerne (sulla sinistra) rinvenute sotto una ciotola (al centro), accanto alla quale furono deposte altre due lucerne (sulla destra). 58 A R C H E O Nelle cavità e nelle fessure della grotta sono state recuperate circa 120 lucerne, databili fra l’epoca tardo-romana e gli inizi dell’età bizantina (tra la fine del II e il IV secolo d.C.). Queste lucerne erano state deliberatamente collocate in fessure strette e profonde, molte delle quali accessibili solo strisciando, con difficoltà. Tanto che, per poterle estrarre, ci siamo serviti di pertiche in legno, probabilmente affini a quelle utilizzate in epoca antica per infilare i manufatti nelle fenditure della roccia. La scelta di porre le lucerne in simili recessi, difficili da raggiungere, suggerisce che esse non servissero soltanto per illuminare la grotta, ma che potessero essere legate al suo uso rituale e fossero forse offerte votive. In Grecia e a Roma, le caverne furono spesso adibite al culto di Demetra, Persefone, Ermes, Dioniso, Apollo e talvolta delle ninfe e delle muse. Il filosofo Porfirio di Tiro (III secolo d.C.) affermò che quanti credevano negli dèi dell’Olimpo costruivano i templi al di sopra della superficie terrestre, mentre coloro che veneravano le divinità ctonie e gli eroi sotterranei praticavano i propri culti in pozzi, santuari ipogei o grotte. L’INGRESSO AGLI INFERI Pozzi, sorgenti e caverne erano considerati come altrettanti possibili accessi agli inferi. Nella Vita di Apollonio di Tiana (scritta agli inizi del III secolo d.C.), il filosofo Flavio Filostrato scrive che le divinità degli inferi preferivano riti celebrati all’interno di profondi pozzi o in cavità sotterranee. Questi stessi luoghi venivano spesso associati a Demetra e a sua figlia Persefone, il cui culto era diffuso in epoca tardoromana. Statue, rappresentazioni su monete, iscrizioni ed elementi architettonici a esse riferibili sono state scoperte ad Acco, Beit Shean, Samaria, Nablus, Cesarea, Lod e Ashqelon, e in loro onore si svolgevano anche due grandi feste – i Misteri Eleusini e le Tesmoforie –, durante le quali si raccontavano episodi del ratto di Persefone. Molto rinomati in epoca ellenistica e romana, i Misteri Eleusini si svolgevano sul finire dell’estate nell’area consacrata a Demetra a Eleusi (città situata 20 km a nord-ovest di Atene). Ai partecipanti venivano promesse la fertilità della terra e la prosperità e si dispensavano benedizioni per la vita ultraterrena. Non conosciamo nel dettaglio i rituali, poiché quanti vi prendevano parte erano tenuti a mantenere il segreto a riguardo, minacciandoli di morte nel caso fossero venuti meno a tale consegna. Ciononostante, alcune fonti di epoca tarda offrono informazioni di carattere generale sui Misteri. Le Tesmoforie si celebravano al di fuori delle città, nei primi tre giorni d’autunno, alla vigilia della semina e vi potevano partecipare esclusivamente le donne. Le feste evocavano il rapimento di Persefone. Secondo il A R C H E O 59 SCOPERTE • ISRAELE mito, testimone del fatto fu Eubuleo, pastore di porci, che precipitò nello stesso baratro in cui era caduta la figlia di Demetra e, perciò, per ricordare l’episodio, nel corso delle Tesmoforie si gettavano alcuni maiali nei pozzi, come offerte alla divinità. In seguito, le donne venivano calate nei pozzi medesimi, allo scopo di raccogliere i resti dei suini sacrificati. Risalite in superficie, spargevano i resti sugli altari, mescolandoli con chicchi di grano, per auspicare la fertilità delle terre. Nei pozzi venivano riposte anche figurine di serpenti – i guardiani degli inferi – e oggetti di forma fallica, ai quali si attribuiva il potere di favorire la fertilità femminile. Come si legge in passo delle Tesmoforiazuse (o Le donne alla festa di Demetra Tesmoforos) di Aristofane, nel corso delle feste le donne portavano lucerne e torce. UN AIUTO PER LA DEA Sebbene non sia possibile ricostruire nel dettaglio le cerimonie che dovevano avere luogo presso la grotta di Teomim, è ragionevole credere che esse fossero simili a quelle fin qui descritte. Se le divinità venerate nella grotta furono effettivamente Demetra e Persefone, le lucerne potrebbero essere state 60 A R C H E O In alto e in basso a destra: un’ascia a occhio e due punte di lancia in bronzo rinvenute nella grotta di Teomim. In basso: lucerne rinvenute intatte durante la campagna del 2010. A destra: restituzione grafica dell’ascia a occhio, delle punte di lancia e di una brocchetta. Nella pagina accanto: due giare per derrate alimentari, dopo il restauro. riposte in fenditure della roccia difficilmente accessibili come offerte e con lo scopo di aiutare Demetra nella ricerca della figlia. Del resto, scavi di altri luoghi di culto dedicati alle due dee hanno restituito numerose lucerne, spesso deposte all’interno di nicchie votive.Tale pratica è stata osservata, per esempio, nel temenos sacro a Demetra e Persefone a Cnido, in Asia Minore: qui sono state scoperte due celle in mattoni crudi, profonde 5 m circa, che contenevano centinaia di lucerne di epoca romana. Molte di esse vennero deposte sul pavimento dei due ambienti, ma altre sono state rinvenute all’interno di profonde fessure dei muri. Accumuli di lucerne all’interno di pozzi situati in aree sacre in uso o anche abbandonate – spesso prossime a sorgenti o ad altre fonti d’acqua – sono attestati in siti – alcuni dei quali anche in Israele - riferibili ad altri dèi, dee e figure mitologiche del mondo greco e romano. UN PARTO PRODIGIOSO A corroborare l’ipotesi che la nostra grotta fosse un luogo di culto di Demetra e Persefone concorre anche la sua denominazione di Umm et Tueimin («madre dei gemelli»). Secondo la leggenda, infatti, una donna sterile, dopo aver bevuto l’acqua che stillava dal soffitto della cavità, mise appunto al mondo una coppia di gemelli. L’associazione della grotta con la fertilità femminile potrebbe dunque costituire una lontana reminiscenza dei riti che si praticavano per propiziarla in epoca romana. In alternativa, il nome in lingua araba della grotta potrebbe evocare un altare dedicato ai Dioscuri (letteralmente, «figli di Zeus»), i leggendari gemelli Castore e Polluce, figli di Leda, regina di Sparta, e fratelli di Elena di Troia. Castore era nato dall’unione fra Leda e Tindareo, mentre Polluce aveva per padre Zeus: ciononostante, nacquero gemelli, ma, per via della diversa ascendenza, il primo era mortale e il secondo immortale. I due venivano spesso raffigurati a cavallo, con un copricapo a forma di uovo sormontato da una stella. Erano considerati come divini sapienti, nonché come patroni dei marinai, dei soldati e dei viaggiatori. Poiché uno degli episodi di cui furono protagonisti comprendeva la discesa agli inferi e il successivo ritorno sulla terra, i Dioscuri vennero considerati come eroi ctoni e il loro culto fu associato al naturale ciclo della vita e della morte. Tracce del culto dei Dioscuri sono state ritrovate in vari siti d’Israele. A Samaria, per esempio, nel tempio di Persefo- ne (III secolo d.C.) sono state rinvenute alcune lastre a rilievo con l’immagine dei copricapi dei divini gemelli, sormontati da stelle a otto raggi. Ciò dimostra che in quel sito il culto dei Dioscuri si praticava accanto a quelli di Demetra e Persefone. E se altrettanto si verificò nella grotta di Teomim, è probabile che il culto dei Dioscuri avesse in questo caso un ruolo ancillare rispetto a quelli di Demetra e Persefone. STOP AL PAGANESIMO Fin qui, dunque, è possibile suggerire due interpretazioni diverse della pratica cultuale ed è opportuno ricordare che l’assenza, a oggi, di iscrizioni, materiali iconografici o prove certe non permette di identificarne con sicurezza la natura. Secondo la piú tarda delle monete restituite dalla grotta, il regno di Arcadio (383-395 d.C.) costituisce il terminus ante quem dell’attività cultuale. Nel IV secolo d.C. la venerazione delle divinità pagane continuò, senza risentire della diffusione del cristianesimo. I culti pagani furono soppressi solo all’indomani della promulgazione del Codice Teodosiano (391-392 d.C.), che metteva al bando tutte le forme di «superstizione» pagana. La grotta di Teomim getta quindi luce sui mutamenti etnici e culturali che ebbero luogo nel mondo rurale della Giudea dopo la rivolta di Bar Kochba, quando gli Ebrei abbandonarono la regione e l’area venne occupata da comunità pagane di varia origine. A partire dall’epoca preistorica, nella grotta si praticarono attività diverse. Lo studio dell’antica miniera e della cavità nel suo insieme hanno fornito informazioni di grande interesse al riguardo: al tempo della rivolta di Bar Kochba gli Ebrei che vivevano nella zona cercarono rifugio nella grotta, sfruttandone un settore situato alle spalle della cava di alabastro; in epoca romana le fenditure e le nicchie che si aprivano nella roccia divennero funzionali alla pratica di riti pagani; in età bizantina e poi in epoca islamica fiorirono le tradizioni sulle proprietà terapeutiche della sorgente che sgorgava nella vasca scavata nella roccia. Tradizioni che si sono tramandate fino ai giorni nostri. A R C H E O 61