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SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA DELEGAZIONE LIGURE ISTITUTO INTERNAZIONALE DI STUDI LIGURI ATTI DEI CONVEGNI VI RIVIERA DI LEVANTE TRA EMILIA E TOSCANA Un crocevia per l'Ordine di San Giovanni Atti del Convegno Genova - Chiavari - Rapallo, 9-12 settembre 1999 a cura di Josepha Costa Restagno con il patrocinio della Regione Liguria e della Conferenza Episcopale Ligure GENOVA BORDIGHERA 2001 IVAN GRECH GLI ORSINI E L'ALIENAZIONE DEI BENI DELLA COMMENDA DI SAN GIOVANNI DI PRÉ NELLA PRIMA METÀ DEL SEICENTO Agli inizi del Seicento San Giovanni di Pré, come tante altre commende ospedaliere dell' epoca, era una precettoria l mirata a generare profitto e quasi completamente svestita da quel compito di assistenza ai pellegrini e ai malati che caratterizzava la gran parte degli insediamenti dell'Ordine durante i primi secoli della sua esistenza2 • La maggior parte dei proventi annuali di San Giovanni di Pré, una parte dei quali doveva essere riservata alle responsiones dovute al Comun Tesoro da ciascuna delle commende dell'Ordine sparse sul continente, derivava da investimenti in beni liquidi, come i luoghi della banca di San Giorgio, e dagli affitti degli spazi dello stesso complesso a Pré, oltre che degli edifici, delle case, degli appartamenti e dei terreni appartenenti ad esso nella città di Genova e nel territorio ligure. San Giovanni di Pré possedeva un numero di luoghi nella banca di San Giorgio già dall' epoca medievale' ed entro l'inizio del Seicento questo investimento rendeva ancora dei profitti. Quando Virginio Orsini divenne commendatore di Pré nel 1617', una delle prime operazioni che aveva in mente di effettuare era di vendere questi luoghi per investirli nel Monte di Roma. Da I Sull'uso contemporaneo dei termini 'commenda' e 'precettoria' si veda A. DAGNINO, San Giovanni di Pré, in Medioevo Restaurato. Genova 1860-1940, Genova 1984, p. 184, nota 8I. 'Si veda per esempio A. LUTTRELL, "The Hospitallers" Hospice ofSanta Caterina at Venice 1358-1451', in Studi Veneziani, XII (1970), p. 372; G. POGGI, I cavalieri gerosolimitani e la commenda di S. Giovanni, in Rivista ligure di scienze, lettere ed arti, Genova 1917, p. 22; A. DAGNINO, San Giovanni di Pré cito alla nota 1, p. 154. ) Si veda per esempio V. PERSOGLIO, Sant'Ugo Cavaliere Ospitaliere Gerosolimitano e la Commenda di S. Giovanni di Pré, Genova 1877, passim. 4 Si veda per esempio A. LUTTRELL, Gli Ospedalieri a Genova dall'inchiesta papale del 1373, in Cavalieri di San Giovanni e territorio. La Liguria tra Provenza e Lombardia nei secoli XIII - XVII, a cura di J. COSTA RESTAGNO, Bordighera 1999, p. 225. 5 G.M. DELLE PIANE, San Giovanni di Pré Commenda dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta in Genova, Genova-Venezia 1973, p. 189. 156 IVANGRECH un punto di vista puramente finanziario il piano di Orsini era comprensibile: investire in San Giorgio non rendeva ingenti somme di denaro. L'interesse offerto, nominalmente a17%, era inferiore a quello offerto da molte delle corporazioni private che agivano a Genova in quel periodo. Chiunque investiva in San Giorgio, più che di una fortuna, era in cerca di sicurezza6 • Orsini riuscì ad ottenere da Roma il breve papale che gli permise di vendere i luoghi in San Giorgio'. Con questa operazione sperava di aumentare gli introiti annuali della commenda. Comunque, non aveva tenuto conto delle ostilità che il suo piano avrebbe generato in seno all'Ordine. La Lingua d'Italia in particolare, che comprendeva il priorato di Lombardia e dunque la Commenda di Pré, era fortemente contraria alle intenzioni del nuovo commendatore. L'Ordine diede delle direttive al suo procuratore a Genova, Clavesana, e al suo ambasciatore residente a Roma, Ruiz de Prado, di usare il loro peso diplomatico per arginare la manovra del commendatore ed esprimere tutto il dissenso dell'Ordine verso l'introduzione di simili pratiche per il trasferimento di beni liquidi dell'Ospedale8 • Una copia del breve papale concesso a Orsini fu spedita da Clavesana a Guevara, che nel frattempo era succeduto a Ruiz de Prado come ambasciatore dell'Ordine a Roma9 • Guevara consigliò Clavesana di tagliare corto e di trattare direttamente con la banca per tentare di bloccare l'operazione in corsoiO. Sembra però che a lungo andare gli sforzi dell'Ordine per impedire che dei beni liquidi di San Giovanni di Pré venissero investiti nel Monte di Roma risultassero inutili. Non è dato sapere se Orsini sia riuscito o no a trasferire questi beni a Roma nonostante l'opposizione fattagli da Malta. È certo però che entro il 1675, molti anni dopo, cioè, che Orsini aveva terminato la sua amministrazione di Pré, la commenda possedeva 80 luoghi di Monte più 84 centesimi investiti a Roma. Ogni luogo valeva cento centesimi ed il profitto globale annuo ammontava a 325 scudi romani ll • L'Ordine, comunque, non era particolarmente consistente in questa specifica 'politica', se tale si possa chiamare, di ini- 6 J. HEERS, Genova nel '400, Parigi 1971, p. 120. 7 AOM 1398, Wignacourt a Clavesana, Genova, H. 259v-260r, 25 marzo 1619. 'lbid., Wignacourt a Clavesana, Genova, ff. 142v-143r, 9 aprile 1619; lbid., Wignacourt a Ruiz de Prad o, Roma, f. 133r, 9 aprile 1619; lbid., Wignacourt a Clavesana, Genova, f. 195v, 29 maggio 1619; lbid., Wignacourt a Clavesana, Genova, f. 311v, 22 agosto 1619. 9 lbid., Wignacourt a Clavesana, Genova, f. 382v, 24 ottobre 1619. IO AOM 1399, Wignacourt a Guevara, Roma, f. 35r, 15 gennaio 1620. Il BUG E. IX. 22, p. 24. ~ GLI ORSINI E L'ALIENAZIONE DEI BENI DELLA COMMENDA DI SAN GIOVANNI DI PRÉ 157 bire il trasferimento di beni liquidi da un priorato all'altro. Negli anni ottanta del Seicento, infatti, il Gran Maestro diede il permesso a Nicola Bonaventura Lomellino, commendatore dell'Epifania di Fegino a Genova, commenda istituita nel 1619 12, di investire un terzo dei profitti di quella commenda accumulato tra gli anni 1649-85 in luoghi di Monte a Roma lJ • Le ragioni dell'Ordine per ostacolare l'operazione di Orsini potevano essere diverse. Una, per esempio, poteva essere la paura di perdere traccia di quei beni trasferiti o di veder un priorato privato di una parte dei suoi introiti. Un'altra ragione era certamente il rifiuto di dare troppa libertà a dei commendatori nell'alienare parti della proprietà dell'Ospedale a proprio piaciment0 14 • Probabilmente però, l'opposizione al trasferimento dei luoghi della Commenda di Pré a Roma fu un altro pretesto per la gerarchia dell'Ordine a Malta nel disegno di mettere freno all' ascesa di questo commendatore in particolare. L'ostilità dell'Ordine verso Virginio Orsini, infatti, aveva radici profonde e la questione dei luoghi di San Giorgio servÌ solo ad aggravarla. La candidatura di Orsini all'amministrazione della Commenda di Pré aveva già incontrato la disapprovazione dell'Ordine nel 1614, tre anni prima, cioè, che divenisse commendatore 15 • Anche se il conferimento di commende dell'Ospedale da parte del Papa a dei pretendenti di rilievo era una procedura più volte eseguita in passato, l'Ordine rimaneva contrario a pratiche simili che potenzialmente potevano compromettere il controllo che elargiva sui suoi beni nel continente 1". Nonostante le opposizioni dal Convento alla sua candidatura, Virginio Orsini, potendo contare su delle conoscenze importanti a Roma, riuscì a farsi 12 AOM 6252-53, passim; C. CATTANEO MALLONE, Gli Hospitalieri di San Gioanni a Genova: Sette Chiese, tre Ospedali, due Commende, un Collegio, Genova 1994, p. 171. AOM 5713, H. 102-103r; f. 113r. San Giovanni di Pré continuò a possedere un numero di luoghi in San Giorgio. In un inventario che elenca i possedimenti della commenda tra gli anni 1646 e 1658, molti luoghi intestati alla commenda erano scritti sotto il titolo Redditi di S. Giorgio spettanti alla Commenda di S.Giovanni di Pré. BUG C.VIII.32, p.l8; Entro 1675 il valore complessivo dei luoghi della commenda ammontava a 19.887, 17, lire: C. CATTANEO MALLONE, Hospitalieri a Genova cito alla nota 12, p.96; nel 1775 una compera della commenda, elencata in due registri, ammontava a 2.378,0,9 scudi d'argento, APPG cab reo del 1774, senza foliazione. " " ... e perché le si aprisse questa porta di vender le rendite e beni della Religione per gusto dei Commendatori e altri che gli posseggono, sarà la più dannosa novità che si potesse introdurre: AOM 1398, Wignacourt a Guevara, Roma, H. 387v-388r, 24 ottobre 1619. 15 AOM 1393 [Al, Wignacourt all'Ambasciatore La Marra, Roma, ff. 324v-325, 31 luglio 1614. 16 AOM 1396, Wignacourt a Clavesana, Genova, f. 175r, 20 maggio 1617. I) 158 IVANGRECH conferire la commenda dopo la morte di Annibale Minali, l'allora commendatore di Pré!7. L'irritazione dell'Ordine fu accentuata quando si venne a sapere che la concesssione papale permetteva al nuovo commendatore di beneficiare di alcuni privilegi. Orsini, infatti, poteva avvalersi dello spoglio!8 di Minali, cioè di circa l'ottanta per cento dei possedimenti del defunto commendatore che, secondo lo statuto dell'Ordine, spettavano di diritto al Comun Tesoro!9; era esente dal pagare le responsiones e le tasse di successione del mortuorio e del vacante 20 • L'Ordine espresse tutto il suo dissenso e la sua preoccupazione verso queste esenzioni da parte del papato 21 • Per nulla scoraggiato dalla diatriba sui luoghi di San Giorgio, Orsini aveva in serbo altri piani finanziari per la commenda e altri grattacapi per l'Ordine. Lungi dall' essere un tentativo isolato per generare un facile ed immediato profitto, il trasferimento di questi beni a Roma formava parte di una strategia più ampia intenta ad incrementare l'utile annuale della commenda. Il suo obiettivo successivo era la fonte principale di introito della commenda: i suoi beni immobili a Genova e nel territorio ligure. L'Ordine era molto sensibile all'alienazione dei suoi possedimenti. Un commendatore, secondo lo statuto, non poteva alienare dei beni immobili senza il consenso di un'autorità superiore a lui, che poteva essere il Capitolo Priorale o lo stesso Capitolo Generale dell'Ordine 22 • Anche l'autorità papale era a volte soggetta alle decisioni del Capitolo Generale e il permesso era in genere concesso solamente a condizione che il profitto dalla transazione fosse adoperato per l'acquisto di altri beni immobili. Degli esempi non mancano. Nonostante il permesso concesso da Papa Martino V nel 1430, l'ospedaliero Racello dell'Oro dovette cercare il consenso del Maestro e del Consiglio per " Ibid. " Ibid. "B. BLOUET, The Story o[ Malta, Malta 1989, p. 105. 20 AOM 1396, Wignacourt a Clavesana, Genova, f. 208r, 17 giugno 1617; Ibid., Wignacourt all'Ambasciatore Gattinara, Roma, H. 208v-209r, 17 giugno 1617. Il mortuorio consisteva nei frutti di una commenda dal giorno della morte del commendatore fino all'inizio dell'anno finanziario susseguente che aveva inizio il primo di maggio; il vacante consisteva nei frutti della commenda accumulati nell'anno finanziario successivo: S. MERCIECA, Aspects o[ the Hospitaller Commandery 1631-1798, tesi non pubblicata per il M.A. in Storia all'V niversità di Malta, dicembre 1993, p. 94; B. BLOUET, Story o[ Malta cito alla nota 19, p. 105. 21 AOM 1396, Wignacourt all'Ambasciatore Gattinara, Roma, H. 259v-260r, 30 luglio 1617. 22 J. RILEY-SMITH, The Knights o[ St. fohn in ferusalem and Cyprus c. 1050-1310, London 1967, p. 346. GLI ORSINI E L'ALIENAZIONE DEI BENI DELLA COMMENDA DI SAN GIOVANNI DI PRÉ , 159 alienare alcuni terreni in Liguria, impegnandosi a comprare altri terreni che avessero potuto rendere un utile 23 • Nel 1481 Brasco Salvago, commendatore di Pré, ottenne il permesso da Papa Sisto IV per vendere il complesso ospedaliero di San Leonardo che si trovava nelle vicinanze di San Giovanni di Pré. Non era la prima volta che simili operazioni nella stessa Liguria incontravano l'opposizione dell'Ordine. Quando nel 1604 la città di Savona, attratta dalla chiesa e dagli edifici del complesso ospedaliero di San Giovanni in quella città, soprattutto per la posizione prominente che occupavano, era pronta a sborsare una somma allettante per il loro acquisto, la risposta da Malta fu un fermo no. Per scoraggiare questa impresa si doveva spiegare alle autorità della città che un pezzo di proprietà dell'Ordine non poteva essere venduto per intero senza il consenso del Capitolo Generale, che non era in procinto di riunirsi per molti anni ancora 24 • Virginio Orsini era convinto che le scialbe prestazioni di San Giovanni di Pré sul piano finanziario avessero origini dalla stagnazione dei suoi beni, e in particolare dal poco frutto ricavato dalla sua proprietà fondiaria. L'Ordine, e la Lingua d'Italia in particolare, la pensavano diversamente. Le manovre di Orsini erano viste come un suo schema personale per dissolvere del tutto la commenda e poter usufruire dei risultanti utili 2;. Il piano di Orsini era in apparenza abbastanza semplice. Voleva trasformare i beni immobili della commenda in beni liquidi. Qualsiasi affittuario o enfiteuta che occupava o amministrava un pezzo di proprietà della commenda poteva redimere il suo debito con il commendatore. In altre parole, un affittuario o enfiteuta poteva affrancare la proprietà per cui stava pagando l'affitto e così facendo avrebbe dovuto assicurare un immediato flusso di denaro a beneficio del commendatore 26 • Secondo Orsini, gli affitti pagati al~ commenda, in modo particolare i fitti perpetui, erano troppo esigui. La proprietà data in affitto era troppo sparsa nel territorio e troppi denari ed energie andavano persi per raccogliere questi affitti. Molti affittuari rimanevano anonimi e potevano facilmente evadere il pagamento dovuto al commendatore27 • L. TACCHELLA, 1 Cavalieri di Malta in Liguria, Genova 1977, p. 69. AOM 1383, Wignacourt a Pagliaro, Genova, f. 381, 16 novembre 1604. 2; Si veda AOM 1404, De Paule all'Ambasciatore Sanliger, Roma, f. 182v, 16 giugno 1625. 26 AGMR no Z.2.8, Causa in nome della S. Relig[io]ne contro Fr. Virginio Orsini per la commutaz[io]ne de Beni della Comm[en]da di S. Gio. del Borgo di Genova dell'anno 1624, f. 5r. 27 Ibid., Informatione alli Sig[no]ri Cavalieri della Ven. Lingua d'Italia Per L'Illmo S.r Don Virginio Orsino Commendatore Precettoria S. Giovanni di Pré di Genova, n.d. 2J 24 160 IVANGRECH In quel periodo il reddito annuo della commenda non superava le 4.000 lire. Come primo passo Orsini voleva trasformare gli affitti temporanei in fitti perpetui. Secondo lui questo doveva facilitare l'operazione successiva, cioè l'alienazione della maggior parte possibile della proprietà fondiaria. Successivamente, gli introiti in denaro dovevano essere investiti ancora nel Monte di Roma o in altri beni immobili. Con questo progetto Orsini mirava a raddoppiare il profitto annuo della commenda28. Simili misure per incrementare le entrate della commenda erano state adottate in passato da altri commendatori, come nel già citato caso di Brasco Salvago, che nella seconda parte del Quattrocento aveva dato inizio ad una serie di restauri del complesso di Pré con i ricavi di alcune alienazioni 29 • La messa in atto di un tale schema necessitava il via libera di un'autorità superiore ad un commendatore. Consapevole della futilità di cercare l'approvazione dell'Ordine in casi simili, Orsini si appellò direttamente a Roma. Il permesso gli fu concesso da Papa Urbano XIII con una bolla datata 8 gennaio 162YO. Un bando fu emesso, proclamando che chiunque stesse pagando affitto alla commenda di San Giovanni di Pré poteva affrancare la proprietà che stava occupando. Nel 1624 l'Ordine fu informato che con questo sistema Orsini aveva già alienato dai sei ai sette beni della commenda'l. I primi, anche se tardivi passi per tentare di bloccare il piano del commendatore furono fatti. L'Ordine esigeva la revoca della bolla papale e che tutta l'informazione possibile sulla proprietà alienata fino ad allora fosse raccolta e documentata32 • Entro il 162Sl'Ordine Ospedaliero di San Giovanni fece causa contro il commendatore Virginio Orsini presso la Sacra Rota a Roma 33 • Orsini fu accusato di aver ignorato una diretta interessata come la Lingua d'Italia nella formulazione della proposta per l'alienazione dei beni in questione. I benefici finan- 28 Ibid., Causa in nome della S. Relig[io]ne contro Fr. Virginio Orsini per la commutaz[io]ne de Beni della Comm[en]da di S. Gio. del Borgo di Genova dell'anno 1624, f. 5r. 29 A. DAGNINO, San Giovanni di Pré, cito alle note 1,2, p. 162; E. POLEGGI, Proprietà e paesaggio urbano nei cabrei degli Ospedalieri (secc. XVI - XVII), in Cavalieri di San Giovanni e territorio. La Liguria tra Provenza e Lombardia nei secoli XIII - XVII, a cura di J. COSTA RESTAGNO, Genova-Bordighera 1999, p. 37. 30 AGMR no 2.2.8, Causa in nome della S. Relig[io]ne contro Fr. Virginio Orsini per la commutaz[io]ne de Beni della Comm[en]da di S. Gio. del Borgo di Genova dell'anno 1624, f. 9v. Jl AOM 1403, De Paule a Clavesana, Genova, f. 398v, 30 novembre 1624. J2 Ibid., De Paule all' Ambasciatore Arbizu, Roma, H. 399v-400r, 30 novembre 1624. 33 AOM 1404, De Paule all'Ambasciatore Sanliger, Roma, f. 182v, 16 giugno 1625. GLI ORSINI E L'ALIENAZIONE DEI BENI DELLA COMMENDA DI SAN GIOVANNI DI PRÉ 161 ziari di queste operazioni furono messi in discussione e, secondo l'accusa formulata dall'Ordine, gli estimi della proprietà affrancata dagli affittuari non erano affidabili. Infine, Orsini fu sospettato di frode nel maneggio delle riscossioni fatte fino ad allora relative a queste operazioni J'. Secondo Orsini le origini di queste accuse erano attribuibili alle informazione errate raccolte dai procuratori della Lingua d'Italia. Sulla bolla papale che gli aveva concesso il permesso per le affrancazioni non c'era nessun accenno al fatto che si dovesse citare l'Ordine o la Lingua d'Italia nel rendere pubblica la notizia della possibilità di affrancare la proprietà della commenda. Inoltre, copie dell'annuncio legale erano state affisse sulle porte principali della chiesa metropolitana di Genova e su quelle della chiesa della Commenda di Pré. Orsini si difendeva dicendo che stava solo facendo ciò che ci si aspettava da lui come commendatore, cioè migliorare la proprietà ospedaliera affidatagli. Ribadì che l'alienazione di questi beni era un'operazione giustificata dal fatto che il fine era quello di aumentare il profitto della commenda e che ci fosse un netto profitto da ricavare dalle affrancazioni, secondo lui, era indiscutibileJ5 • Tali operazioni, continuò ad insistere Orsini, erano di norma a Genova, specialmente negli ambiti ecclesiastici. Pure l'arcivescovo della città si era cimentato in simili operazioni36 • Orsini assicurò l'Ordine che gli estimi della proprietà in questione venivano fatti da esperti3' e per soddisfare la richiesta di maggior trasparenza voluta dall'Ordine propose l'incarico del ricevitore dell'Ordine a Genova da parte della Lingua d'Italia per assistere nell'elencazione di questi estimi. Propose anche l'incarico di un altro ricevitore o ospedaliero per vigilare sugli esiti degli introiti ricavati da queste transazioni38 • Quando nel 1627 Orsini lasciò l'amministrazione della commenda per entrare a far parte dell'Ordine Carmelitano J9 , sembra che la questione delle alienazioni fosse ancora in corso e che Ferdinando Orsini, fratello di Virginio, 34 AGMR no Z.2.8, Informatione alli Sig[no]ri Cavalieri della Ven. Lingua d'Italia Per L'Illmo S.r Don Virginio Orsino Commendatore Precettoria S. Giovanni di Pré di Genova, n.d. "lbid. ,(, lbid., Causa in nome della S. Relig[io]ne contro Fr. Virginio Orsini per la commutaz[io]ne de Beni della Comm[en]da di S. Gio. del Borgo di Genova dell'anno 1624, f. 6r. 37 lbid., Informatione alli Sig[no]ri Cavalieri della Ven. Lingua d'Italia Per L'Illmo S.r Don Virginio Orsina Commendatore Precettori a S. Giovanni di Prè di Genova, n.d. ,. lbid. J9G.M. DELLE PIANE, San Giovanni di Pré cito alla nota 5, p. 189; si veda anche AOM 1406, De Paule all' Ambasciatore Sanliger, Roma, ff.167v-168, 26 luglio 1627. 162 IVANGRECH fosse diventato il nuovo referente dell'Ordine. Per rassicurare la Lingua d'Italia e salvare lo schema dalla soppressione completa, si tentò la via del compromesso. Visto che nella questione dei beni in San Giorgio quello che aveva irritato maggiormente l'Ordine era stata la dispersione dei beni di una determinata commenda fuori dal suo priorato, si fece prendere un impegno agli amministratori della commenda a non continuare a depositare gli introiti di questa operazione nel Monte di Roma. Non si diedero spiegazioni su come e dove stava per essere investito il denaro ricavato dalle alienazioni40 , comunque la Lingua d'Italia voleva assicurarsi che i beni della commenda non varcassero i confini genovesi. Alla fine fu raggiunto un accordo. I denari ricavati dovevano essere investiti in qualche sicuro Monte di Genova, o in altri beni immobili nei confini della repubblica, mentre le somme già depositate a Roma dovevano essere ritirate e investite a Genova4 !. Con l'uscita di scena di Virginio Orsini, lo Stato Maggiore dell'Ordine a Malta tentò di riappropriarsi, per così dire, dell'amministrazione di San Giovanni di Pré, ma con poco success0 42 • Il conferimento della commenda, di nuovo eseguito dal Papa, risultò ancora una volta poco gradito all'Ordine. Il 23 aprile 162743 la commenda fu assegnata a Virginio Orsini, figlio del suddetto Ferdinando e nipote omonimo del commendatore uscente". Costretto di nuovo a subire un'imposizione da Roma, l'Ordine si adoperò per tentare di recuperare i vecchi diritti sulle responsiones, sul mortuorio e sul vacante della Commenda di Pré dovuti al Comun Tesor0 45 • Un memoriale firmato da tutte le Lingue che costituivano l'Ordine fu spedito a Roma per protestare contro l'intera questione venutasi a creare sopra questa commenda 4". Il 40 AGMR no Z.2.8, Informatione alli Sig[no]ri Cavalieri della Ven. Lingua d'Italia Per L'Illmo S.r Don Virginio Orsino Commendatore Precettoria S. Giovanni di Pré di Genova, n.d. 41 " ••• et li denari che si haveranno dalla Detta aHrancatione s'impieghino in qualche monte sicuro di Genova o beni stabili nel dominio della Serenissima Repubblica di Genova, dove si vedrà esser più sicuro et utile della commenda et che li denari dellle aHrancationi fatte, che sono investiti ne Monti di Roma, si levino di la et si investino nel modo sudetto .... ": AGMR no Z.2.8, 7 ottobre 1627; si veda anche Ibid., 19 febbraio1628: " ... di ricuperar il denaro impiegato ne monti di Roma per investirlo insieme con gli altri in Genova perche la rendita della commenda sia unita in una parte sola". AGMR no Z.2.8, Il marzo 1628. 42 AOM 1406, De Paule all'ambasciatore Sanliger, Roma, ff. 70-72, 2 aprile 1627. 43 G.M. DELLE PIANE, San Giovanni di Pré, cito alla nota 5, p. 189. 44 Si veda AOM 1406, De Paule all'Ambasciatore Sanliger, Roma, H. 167v-168, 26 luglio 1627. 4S Ibid., De Paule all'Ambasciatore Sanliger, Roma, f. 95, 3 maggio 1627; Ibid., De Paule all'Ambasciatore Sanliger, Roma, f. 98, 6 maggio 1627. 41. Ibid., De Paule all'Ambasciatore Sanliger, Roma, f. 72, 2 aprile 1627. GLI ORSINI E L'ALIENAZIONE DEI BENI DELLA COMMENDA DI SAN GIOVANNI DI PRÉ '\ 163 memoriale fu dettato dalla paura da parte dell'Ordine delle potenziali ripercussioni che una vicenda come quella di Genova avrebbe potuto avere sui suoi beni in Francia, fonte della gran parte del reddito dell'istituzione. L'Ordine temeva che questi beni avrebbero potuto subire le stesse imposizioni papali subite dalla Commenda di Pré47 • Nel frattempo, comunque, il Convento ebbe un parziale successo, riuscendo a recuperare i diritti delle responsiones dovute al Comun Tesoro da San Giovanni di Preso :~ ::4 ::. Le preoccupazioni dell'Ordine sulla commenda in questione non erano destinate a finire con l'avvicendamento occorso nell'amministrazione. Un'altra questione legale era alle porte. Poco dopo aver preso le redini della commenda, al nuovo commendatore, Virginio Orsini junior, si presentò la possibilità di fare un affare vendendo un pezzo di terreno del complesso ospedaliero a Pré. Le monache dell'Ordine delle Carmelitane Scalze del monastero Gesù Maria, il cui convento confinava con il fianco orientale del complesso ospedaliero49, volevano acquistare una parte di quel giardino adiacente al complesso delle chiese della commenda (che da qui in avanti, per convenienza, verrà chiamata villa, come nei documenti originali). Questa parte della commenda comprendeva quella che veniva chiamata la peschiera, cioè la cisterna che forniva l'acqua al complessdo• Le monache erano interessate a questa parte della commenda per aggiungere alloro monastero una nuova ala che fosse più riparata. Orsini, o meglio il procuratore che amministrava la commenda in nome suo, voleva subito vendere il terreno alle monache 5!. La reazione dell'Ordine fu immediata e prevedibile. Una commissione di due ospedalieri venne inviata a Pré per stilare un rapporto sulla questione 52 • L'Ordine non poteva nascondere il sospetto che, data la tenera età del nuovo commendatore (aveva tredici anni quando gli fu conferita la commenda)53, ci fosse la mano dello zio e del padre dietro l'intera faccenda 54 • 47 Ibid., De Paule all' Ambasciatore Sanliger, Roma, f. 143r, 30 giugno 1627. " Ibid. 49 AOM 5715, p.46; AOM 5757, f. 5v. 50 Una planimetria dell'epoca di questa parte del complesso di Prè, che mostra i delineamenti del pezzo del terreno voluto dalle Scalze, è stata pubblicata in C. CATIANEO MALLONE, Hospitalieri a Genova cito alle note, 12, 13,24, p. 65. 51 AOM 5715, p.46; AOM 5757, f. 5v. 52 AOM 256, f. 70v, 24 luglio 1627. 53 E. POLEGGI, Proprietà e paesaggio urbano cito alla nota 30, p. 59. 54 AOM 1406, De Paule all'Ambasciatore Sanliger, Roma, H. 167v-168, 26 luglio 1627. 164 IVAN GRECH Anche i parrocchiani di Pré dissentirono dalla vendita del terreno". Francesco Romorisone 5", per esempio, esprimendo tutte le preoccupazioni della comunità del borgo, protestò che le mura del nuovo chiostro da costruire, che dovevano raggiungere una certa altezza per garantire il necessario riserbo alle suore, avrebbero ostruito la luce al complesso delle chiese 5? Per dar corpo alla sua causa, l'Ordine registrò le testimonianze di un numero di affittuari che occupavano alcune delle case della commenda confinanti con il complesso ospedaliero. Lorenzo Pero gallo, uno degli affittuari, disse che la nuova costruzione avrebbe gettato nell'ombra la parte rimanente della villa, con il risultato che il valore delle case che davano su questo terreno sarebbe fatalmente diminuito. Di conseguenza, Perogallo avrebbe preteso la diminuzione del!' affitto annuale da pagare al commendatore per queste dimore'S. L'affittuario Rocho Campi dichiarò che con le nuove mura il prezzo della sua casa, che aveva un accesso diretto alla villa, sarebbe diminuito a due terzi del suo effettivo valore di 16.000 lire, e ciò contrastava con gli obblighi contrattuali del commendatore di mantenere lo stato originale della proprietà data in affitto. Anche un certo Leonardo Frassineto, che pagava un affitto annuale di venticinque soldi al commendatore, portava avanti simili argomenti, dicendo che se il permesso di comprare il terreno fosse stato concesso alle monache, il commendatore sarebbe divenuto colpevole di violazione di contratto 59 • Marco e Giorgio Girobaldi, la cui famiglia aveva pagato l'affitto per l'uso della villa per più di venticinque anni, dichiararono che con le nuove costruzioni il pagamento dell'affitto annuale dovuto al commendatore sarebbe sceso a duecento lire, quattrocento lire in meno dell'affitto originale60 • L'Ordine aveva le sue buone ragioni per opporsi alla vendita del terreno in questione. Oltre che delle proteste dei parrocchiani, si doveva tenere conto dell'eventuale perdita della cisterna che si trovava nella villa. Tale perdita avrebbe reso l'intero edificio della commenda dipendente dalle Carmelitane Scalze per > " Ibid., De Paule a Torriglia, Genova, f. 159r, 26 luglio 1627. " Un consigliere della Compagnia del Sacramento nella chiesa parrochiale della commenda: AGMR no Z.2.8, Informatione del pregiuditio che saria il conceder alle Re Monache Carmelitane Scalze il pezzo del giardino della Comm[en]da di Genova con la peschiera, 21 agosto 1627. Ibid. Ibid. 59 Ibid. 60 Ibid. ;7 ;8 GLI ORSINI E L:ALIENAZIONE DEI BENI DELLA COMMENDA DI SAN GIOVANNI DI PRÉ 165 la fornitura dell'acqua6 !. Verso la fine del 1627 sembrò che la situazione fosse in stallo e l'Ordine credette che le monache avessero ritirato le loro pretese sul terrend2 , ma la lite si trascinò nel decennio successivo con l'arcivescovo di Genova che doveva agire da arbitro nella questione6'. Avendo dalla loro parte il commendatore, o meglio quelli che amministravano in suo nome, le monache erano sicure di vincere la causa. Visto che l'Ordine non demordeva, le Carmelitane presentarono la loro causa alla Sacra Congregazione dei Cardinali (interpreti) del Concilio di Trento per ottenere il permesso dovuto dal commendatore Orsini per vendere il terreno della commenda"'. Le monache avevano delle argomentazioni molto valide per sostenere la loro causa. Secondo loro, non si poteva mettere in dubbio il vantaggio finanziario che la commenda avrebbe ricavato dalla vendita. Per un terreno che non valeva più di 6.000 lire e che rendeva cento lire annue quando veniva dato in affitto, erano pronte a sborsare 9.200 lire che, se appositamente investite in San Giorgio o nel Monte di Roma, avrebbero reso un ricavato annuo di 400 lire 6;. Il terreno in questione costituiva solo una parte minore dei terreni della commenda e giaceva, secondo loro, in un 'luogo horrido' totalmente oscuro, infertile e circondato su tre lati da mura. Se non altro la vendita avrebbe risparmiato al commendatore il mantenimento del territori0 66 • Si impegnavano a costruire il muro del nuovo chiostro a una debita distanza di cinquanta palmi6? dalla chiesa superiore. Promettevano di non ostacolare l'accesso dell'acqua alla commenda. Erano infatti pronte a costruire a loro spese un'altra uscita nella cisterna per l'uso esclusivo della commenda68 • Minimizzavano i problemi che sarebbero stati creati alla chiesa superiore e agli oratori della chiesa inferiore 69 • Non intravedevano alcun danno potenziale agli edifici stesIbid. Carmelitane Scalze al Papa, n.d. gustando d'intendere che la pretensione delle Monache Carmelitane Scalze circa il giardino della Commenda sia svanita ... ", AOM 1406, De Paula a Torriglia, f. 285v, 28 dicembre 1627. AGMR no Z.2.8, Sendo stato presentato memoriale nanti Sacro Congne ... , n.d. M Ibid. 65 Ibid., Carmelitane Scalze al Papa, n.d. 66 Ibid., Sendo stato presentato memoriale nanti la Sacra Congne ... , n.d. 67 Un palmo era l'equivalente di 0,248 metri. P. ROCCA, Pesi e miure antiche di Genova e del Genovesato, Genova 1871, p.l06. " AGMR no Z.2.8, Carmelitane Scalze al Papa, n.d. 69 L'oratorio tirato maggiormente in questione era quello della Confraternita dei disciplinanti di San Giovanni. AGMR no Z.2.8, Informatione del pregiuditio che saria il conceder alle Re Monache Carmelitane Scalze il pezzo del giardino della Comm[en]da di Genova con la peschiera, 21 agosto 1627. 61 62 " ••• 6) 166 IVANGRECH si della commenda, trovandosi questi dall'altra parte del complesso delle chiese. Secondo loro, le case degli affittuari che giacevano sulla parte sud-est della villa avrebbero addirittura tratto giovamento dalla nuova ala del monastero perché questa le avrebbe protette dai venti provenienti dal nord 7o • Il1 settembre 1631, tenendo in considerazione l'assenso dato alla vendita da chi amministrava la commenda e le esigenze delle Carmelitane, il cui convento veniva descritto come uno dei più scomodi di Genova, la Congregazione dei Cardinali ordinò all'arcivescovo di Genova di concedere al commendatore il permesso di vendere il terreno alle monache". Ancora una volta l'Ordine si vide sovrastato in questioni che riguardavano una sua proprietà nonostante gli sforzi profusi durante l'iter legale perché ciò non accadesse 72 • Il permesso per la vendita fu concesso solo il 10 giugno 1634 73 • Le Carmelitane depositarono le 9.200 lire nella banca di San Giorgio intestando questa somma alla Commenda di Prè per entrare in possesso del terren0 74 • !:~ !:~ ;:~ Analizzate queste vicende riguardanti i beni della commenda di San Giovanni di Pré, è difficile azzardarsi in giudizi sugli Orsini e sui procuratori che, specialmente nel caso del nipote, gestirono la commenda in nome loro. Certo è che i casi in questione lasciano dei punti interrogativi sul loro conto: furono semplici speculatori, intenti ad aumentare i loro personali guadagni, o avveduti amministratori che cercavano di migliorare il rendimento finanziario del patrimonio affidato loro? Anche se un giudizio più completo su Virginio Orsini junior dovrebbe essere rimandato a studi più approfonditi sulla sua amministrazione, considerata, come già accennato, la giovanissima età alla quale gli fu conferita la commenda e soprattutto la lunghissima durata della sua amministrazione" della quale, in questa relazione, viene analiz70 AGMR no 2.2.8, Sendo stato presentato memoriale nanti la Sacra Congne ... , n.d. 71 Ibid. 72 " ••• vi ordiniamo ... di impedire con tutte le forze vostre, che il Com[mendato]re Orsino non pregiudichi la nostra Relig[io]ne circa la vendita che cerca di fare di una parte della villa di cotesta Com[men]da": AOM 1410, De Paule a Pietro Mulattieri, Genova, ff. 55v - 56r, 17 febbraio, 163l. 7J Gli appelli presentati dall'Ordine probabilmente fecero tardare il permesso definitivo per l'alienazione concesso dall'arcivescovo Marini. AGMR no 2.2.8, "Sendo stato presentato memoriale nanti la Sacra Congne ... ", n.d; Per quanto riguarda le difficoltà avute dalle monache per impossessarsi definitivamente del terreno in questione si veda l'appendice. 71 AGMR no 2.2.8, "Sendo stato presentato memoriale nanti la Sacra Congne ... ", n.d. "Rimase commendatore fino alla sua morte all'età di sessantun anni nel 1676: E. POLEGGI, GLI ORSINI E L'ALIENAZIONE DEI BENI DELLA COMMENDA DI SAN GIOVANNI DI PRÉ 167 zata solo una parte minore, i casi in questione lasciano lo stesso spazio ad alcune valutazioni. Entrambi i commendatori cercarono di dimostrare che le loro operazioni erano finanziariamente vantaggiose per la commenda. Entrambi adottarono illegittimo argomento che quello che stavano facendo era ciò che, secondo lo statuto dell'Ordine, ci si aspettava da ciascun commendatore, cioè il miglioramento della proprietà affidatagli, anche se i miglioramenti in questione erano di pura natura finanziaria. Non si può accertare fino a che punto Orsini senior era pronto a spingersi con il piano delle alienazioni dei beni immobili. Può darsi che l'Ordine avesse esagerato nel credere che il suo fine fosse quello di dissolvere del tutto San Giovanni di Pré. Aveva senz'altro le sue buone ragioni nel denunciare le difficoltà e lo spreco di risorse ai quali un commendatore doveva far fronte nel prelievo degli affitti, specialmente per quanto riguardava i beni che la commenda possedeva sparsi in tutto il territorio della Liguria. Questo era un problema spinoso che molti commendatori dell'Ordine dovevano affrontare'6 e continuò ad esserlo anche nel secolo successivo agli Orsini. Nel 1749, per esempio, gli atti per l'affitto di un terreno in Arquata appartenente a San Giovanni di Prè non si potevano rintracciare. Il terreno era stato abbandonato da secoli e non si era prelevato l'affitto per molti anni. Secondo il commendatore di allora, non valeva neanche la pena di far causa agli affittuari 77 • Per quanto riguarda l'alienazione di terreni facenti parte del complesso a Pré, è difficile intravedere una coerente linea di condotta in seno all'Ordine durante gli anni successivi. L'opposizione cosÌ energicamente espressa dal Convento alla vendita fatta alle Carmelitane Scalze durante i primissimi anni dell' operato di Orsini junior, non si riscontra, per esempio, nell' aprile 1785, quando il Maestro e il Consiglio, senza alcuna apparente esitazione, acconsentirono alla vendita di un pezzo del giardino della commenda lungo venti palmi ai membri dell'Oratorio dei Santi Giacomo e Leonardo per 562.10.0 lire 7s • La somma doveva servire per il restauro di uno degli appartamenti della prima galleria della commenda79 • Proprietà e paesaggio urbano cito alle note 30, 54, p. 59; L. TACCHELLA, I Cavalieri di Malta in Liguria cito alla nota 23, pp. 122-124. 76 Si veda per esempio E. POLEGGI, Proprietà e paesaggio urbano cito alle note 30, 54, 75, p. 37. 77 AOM 5757, f. 31v. 78 AOM 5680 [B], f.1311v. 79 Ibid., f. 1317v. 168 IVAN GRECH In conclusione, i contrasti sui beni di San Giovanni di Pré durante la prima metà del Seicento mostrano un Ordine preoccupato di perdere il controllo sulla sua proprietà e di vedersi privato delle tasse dovute da una commenda al Comun Tesoro. Tali preoccupazioni erano legittime. Le privazioni delle responsiones su larga scala avrebbero creato gravissimi problemi di sussistenza ad un Ordine giornalmente turbato da gravi problemi finanziari. Anche se, come visto, il Convento non era particolarmente consistente nella politica da adottare per quanto riguardava il trasferimento di beni da un priorato all'altro o l'alienazione dei suoi possedimenti immobili, le misure degli Orsini, e di Virginio Orsini senio'r in particolare, sembrarono troppo audaci ad un Ordine ancora fortemente legato alla sua proprietà fondiaria e non sempre incline ad avventurarsi in operazioni finanziarie più o meno redditizie che fossero. Abbreviazioni: AGMR: Archivio del Gran Magistero, Via Condotti, Roma. AOM: Archivi dell'Ordine, Malta, National Library, Valletta; APPG: Archivio della Parrocchia di Pré, Piazza Commenda, Genova. ASG: Archivio di Stato di Genova, Via Tommaso Reggio, Genova. BUG: Biblioteca Universitaria di Genova, Via Balbi, Genova; f: folio; n.d: non datato; r: recto; v: verso. GLI ORSINI E I.:ALIENAZIONE DEI BENI DELLA COMMENDA DI SAN GIOVANNI DI PRÉ 169 ApPENDICE All Emin mo et R mo Sigr Card' Barberini [per le Religiose Carm"' Scalze di Giesù Maria di Genova]: Eminmo et Rmo Sigr Le Religiose Carmelitane Scalze del Monast[er]o di Gesù Maria di Genova espongono all'Eminza v., qualmte havendo loro due anni sono comprato un pezzo di sito d'un giardino della Comenda di S. Gio: della Religione Gierosolimitana in virtù di due decreti della S. Congregne del Concilio concessi doppo matura, e piena informatione e cognitione della necessità del Monat et utilità della Comenda, come consta dal processo, che p[er] co[m]missione dell'istessa Congreg"' fecero Monsigr Arcivescovo di Genova, et il suo Archidiacono, il qual processo è appresso l'Emin mo Sigr Card' Verospo, Havendo de Monache sborzato il prezzo, e preso il possesso del sudo sito, e fatto moderar un'inhibitione dell' A.C.et un'altra di Monsigr Verospo Auditor di Rotta p[er] l'evidente ingiusta che contenevano, finalmte nel mese di Novembre prossimo passato con una lettera privata dell'Emin mo Sigr Carde Verospo ata extra Congre"' e diretta al Vico Generale di Genova, sono state di nuovo rispedite nel possesso, et uso del sito da loro comprato, restando ad un istesso tempo privie del prezzo che pagarono, e del sito, che comprarono. E p[er]che p[er] la potenza della parte advera temono che nella prossima Congreg"', dove si deve trattare di questo negotio, non si pigli quella risolutione, che alla loro giustitia, e necessità si dovrebbe, riccorrono da V. Emin", p[er]che cò la sua auttorità, e pietà proveda loro di conveniente rimedio, acciò non siano più longa, et indebitamte molestate. O AGMR no Z.2.8, n.d.