Luigi Pirandello, Nino Bertoletti e Pasquarosa Marcelli
MANUEL CARRERA
Tra le tante località frequentate da Luigi Pirandello, instancabile viaggiatore,
Anticoli Corrado, paesino della provincia di Roma a metà strada tra Tivoli e Subiaco, ebbe un ruolo di particolare rilievo nella sua storia di famiglia. Animato
da artisti provenienti da ogni parte del mondo già a partire dalla metà dell’Ottocento, attratti tanto dalle peculiarità del paesaggio quanto dalla rinomata bellezza dei modelli locali 1, il borgo laziale ospitò per molti anni il figlio Fausto 2,
pittore. Lì, dal 1922 al 1924, il giovane seguì i corsi estivi della scuola d’arte di
Felice Carena, Attilio Selva e Orazio Amato, che si tenevano a Roma durante il
resto dell’anno. Ed è sempre ad Anticoli Corrado che Fausto Pirandello incontrò la sua compagna di vita, la modella anticolana Pompilia D’aprile, che sposò
segretamente a Parigi al Consolato d’Italia 3, e dalla quale ebbe i figli Pierluigi
(che oggi riposa nel cimitero anticolano) e Antonio. Dell’ultima estate trascorsa
da Luigi Pirandello insieme ai suoi cari ad Anticoli Corrado nella Villa San Filippo, dove intendeva ritirarsi per scrivere l’ultima parte dell’incompiuto I giganti
della montagna, restano diversi documenti: le lettere a Marta Abba e quelle ai
parenti, in cui si firmava ironicamente «pittore» riferendosi alla serie di dipinti
che realizzò per diletto, tra ritratti e vedute; una serie di fotografie scattate dal
pittore Emanuele Cavalli e un toccante scritto di Fausto narrante una passeggiata
insieme al padre attraverso i boschi che circondano il paesino 4.
Lo scrittore siciliano, però, era a conoscenza del borgo e del suo insolito
pullulare di artisti e intellettuali già da almeno un ventennio. Non solo per la
1
Sull’argomento, in particolare per ciò che concerne le modelle, si veda M. Carrera (a cura di),
Le muse di Anticoli Corrado: ritratti e storie di modelle anticolane da De Carolis a Pirandello, Roma 2017.
2
Per un approfondimento, si veda M. Carrera (a cura di), Fausto Pirandello e il cenacolo di Anticoli Corrado: in ricordo di Pierluigi Pirandello, Roma 2018.
3
S. Zappulla Muscarà (a cura di), Nel tempo della lontananza, 1919-1936: Luigi e Stefano Pirandello, Roma 2005, p. 185
4
Pubblicato in M.L. Aguirre d’Amico, Piccole impertinenze: frammenti di autobiografia e altri
scritti, Palermo 1987, pp. 41-43.
115
fama di paese prediletto da vedutisti e pittori di scene di genere, di cui certamente era informato almeno dagli anni Novanta dell’Ottocento, e cioè da quando recensiva le esposizioni d’arte romane per “Il Giornale di Sicilia” 5; ma anche e soprattutto per via dello stretto rapporto di amicizia con i coniugi pittori
Nino Bertoletti e Pasquarosa Marcelli, quest’ultima nativa di Anticoli Corrado,
e meglio nota con il solo nome di battesimo. I due si sposarono con rito civile
nell’ottobre del 1915 e si trasferirono in via Alessandro Torlonia 10 (oggi via
Antonio Bosio 15) in una casa-studio all’ultimo piano del “villino Chiarini”, oggi sede dello “Studio Luigi Pirandello - Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo” 6. La letteratura riferisce che la casa fu messa a disposizione dallo stesso Pirandello 7, il quale vi aveva abitato dal maggio del 1913 al
1914 8 per poi spostarsi nell’appartamento con giardino al piano terra, dove rimase fino al marzo del 1918. Lo scrittore tornò infine ad abitare all’ultimo piano nel 1933, quando i coniugi si trasferirono in via di Monserrato 61. Nel triennio in cui Pirandello e i Bertoletti erano inquilini dello stesso villino, Pasquarosa era al culmine di un clamoroso quanto inatteso successo come pittrice alle mostre della “Secessione” romana, per cui era giunta addirittura a superare
la fama del marito 9. Già modella nel solco della tradizione anticolana, durante
la sua fortunata carriera le sue tele entrarono nelle più prestigiose collezioni italiane, incluse quelle di Fausto e Stefano Pirandello 10. Una natura morta, datata sul retro al settembre del 1925, è oggi conservata presso lo Studio Luigi Pirandello (fig. 1).
L’amicizia dei coniugi Bertoletti con la famiglia Pirandello fu solida e duratura. Il natale del 1930 festeggiato a Parigi insieme allo scrittore agrigentino,
Massimo Bontempelli e Paola Masino, è documentato dalle rare immagini in
movimento della pellicola oggi finalmente proposta al pubblico 11. Quella parigina non fu però l’unica vacanza trascorsa insieme. Nell’estate del 1933, i co5
Le recensioni sono state ripubblicate in F. Taviani (a cura di), Luigi Pirandello: saggi e interventi,
Milano 2006.
6
Sulla sua storia, si veda D. Saponaro, L. Torsello, La Casa Museo Luigi Pirandello: memoria, arte
e passioni familiari, in Carrera 2018, cit., pp. 41-46.
7
Si vedano in particolare M. Quesada (a cura di), Pasquarosa: opere dal 1913 al 1962, Pavia 1995;
P.P. Pancotto (a cura di), Pasquarosa 1896-1973: un fenomeno dell’arte nella Roma del Novecento,
Roma 2009.
8
A. Pirandello (a cura di), Il figlio prigioniero: carteggio tra Luigi e Stefano Pirandello durante la
guerra 1915-1918, Milano 2005, p. 18.
9
D. Di Cola, Le ragioni dello stile: la critica di Pasquarosa Marcelli Bertoletti e Margherita
Osswald-Toppi, modelle e pittrici anticolane, in Carrera 2017, cit., pp. 8-17.
10
Cfr. B. Marconi, Esposizioni pubbliche, gallerie, scrittori: la diffusione delle opere di Pasquarosa,
in Pancotto 2009, cit., pp. 26-27.
11
Il filmato è visibile integralmente sul sito internet dell’Istituto di Studi Pirandelliani.
116
Fig. 1. Pasquarosa Marcelli Bertoletti, Fiori, 1925. Roma, Studio Luigi Pirandello - Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo.
117
Fig. 2. Disegno di Nino Bertoletti pubblicato sulla rivista
“Quadrivio”, 10 dicembre 1933.
Fig. 3. Nino Bertoletti, Pirandello a Castiglioncello, 1933. Collezione privata.
niugi Bertoletti, nuovamente insieme a Bontempelli e Masino, soggiornarono al
villino Conti a Castiglioncello, dove lo scrittore amava recarsi in villeggiatura
negli ultimi anni della sua vita. Anche le immagini di questa vacanza furono immortalate dal Pathé Baby dell’archivio Alessandro d’Amico oggi conservato presso lo Studio Luigi Pirandello. Ancora a proposito delle ferie castiglioncellesi,
particolarmente interessanti risultano due dipinti di Nino Bertoletti (figg. 3-4),
in cui lo scrittore è ritratto comodamente seduto su un sedia 12. È il settimanale “Quadrivio” nel dicembre del 1933, in una nota a margine a una recensione
di Quando si è qualcuno, a chiarire l’origine di questi lavori: «Quest’estate, durante una breve sosta a Castiglioncello, Luigi Pirandello ha posato per un grande quadro al quale il pittore Nino Bertoletti lavora da tempo e che raffigurerà
il Maestro circondato dai suoi amici più intimi. Per ingannare il tempo durante la posa, riprendendo un suo antico “violon d’Ingres”, Pirandello con tavolozza e pennelli ritraeva il paesaggio; e fingeva di non accorgersi che, andato
per ritrarre, veniva ritrattato dal vigile Bertoletti. Del quale riproduciamo una
felicissima impressione a penna, presa appunto quest’estate mentre Pirandello
stempera i suoi colori» 13 (fig. 2). Non è dato sapere, allo stato attuale delle co12
Quello in cui Pirandello appare con il braccio destro proteso in avanti, come in procinto di alzarsi dalla sedia, è pubblicato in J. Recupero (a cura di), Nino Bertoletti, Roma 1974, n. 27. Quello esposto in questa sede è stato invece pubblicato in V. Rivosecchi (a cura di), Bertoletti: opere
1919-1939, Roma 1990, n. 7.
13
V. Cardarelli, Pirandello all’Argentina, in “Quadrivio”, 10 dicembre 1933.
118
Fig. 4. Nino Bertoletti, Ritratto di Luigi Pirandello, 1933. Collezione privata.
119
noscenze, se il dipinto di cui si parla sia mai stato terminato; né se sia andato
perduto. Non resta dunque che immaginarselo, e ipotizzare che gli “amici più
intimi” a cui si fa riferimento nel trafiletto siano proprio Massimo Bontempelli,
Paola Masino e Pasquarosa (e forse lo stesso Bertoletti). I piccoli oli noti raffiguranti lo scrittore seduto, abbigliato allo stesso modo in cui appare nel filmato dove lo si vede giocare a bocce con i suoi affezionati amici, sono quindi da
ritenersi studi per un più grande ritratto di gruppo, soprattutto il dipinto esposto in questa sede, in cui l’effigiato appare in una posa più convenzionale, consona a quella per un grande ritratto. Era infatti consuetudine, per Bertoletti così come per i maggiori ritrattisti del suo tempo, la realizzazione di piccole prove ad olio su tavola o cartone prima di cimentarsi in ritratti di dimensioni impegnative. Per questi ultimi, l’artista romano prediligeva una pittura classicheggiante, fatta di armonie di toni pacati, un disegno preciso e pennellate corpose che costruiscono i volumi. Nel solco, insomma, della pittura romana tra
le due guerre, caratterizzata da quella reinterpretazione moderna della tradizione italiana che lo stesso Bertoletti nel 1935 rivendicò nel testo introduttivo
alla personale della seconda Quadriennale romana 14. Agli antipodi si collocano invece i numerosi studi preparatori realizzati nell’arco della sua carriera, dall’esecuzione rapida ed estemporanea e sempre animati da una vivace espressività, a cui evidentemente si apparentano questi rari ritratti di Pirandello (il quale, va notato, quando alle prese con tavolozza e pennelli adottava esclusivamente
supporti di dimensioni ridotte 15). Con poche, veloci pennellate, l’artista fissa
sul supporto l’immagine inconfondibile dello scrittore siciliano e, pur senza indugiare nei dettagli dei tratti somatici ma solo limitandosi ad accennarne i volumi, riesce nella non facile impresa di trasmettere il carattere del Maestro. La
fresca sincerità del dipinto, in fondo, non fa rimpiangere poi troppo la grande
tela perduta o forse mai completata: è proprio la sua caratteristica di istantaneità a raccontare il Pirandello privato – quello della sfera delle amicizie e della convivialità – in maniera più efficace di un più classico ritratto in posa a dimensioni naturali.
14
«[…] Credo nella natura che mi circonda, e in alcuni maestri antichi e recenti, soprattutto italiani, e in ogni caso latini». N. Bertoletti, in Seconda Quadriennale d’Arte Nazionale, Roma 1935,
p. 103.
15
Sull’attività pittorica di Luigi Pirandello, si veda P. Minacori, L. Troja (a cura di), I due Pirandello: olii e pastelli di Luigi e Fausto Pirandello, Agrigento 2017.
120