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ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA OCNUS Quaderni della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici 26 2018 ESTRATTO Direttore Responsabile Nicolò Marchetti Comitato Scientifico Andrea Augenti (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna) Dominique Briquel (Université Paris-Sorbonne - Paris IV) Pascal Butterlin (Université Paris 1 - Panthéon-Sorbonne) Martin Carver (University of York) Maurizio Cattani (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna) Elisabetta Govi (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna) Anne-Marie Guimier-Sorbets (Université de Paris Ouest-Nanterre) Nicolò Marchetti (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna) Mark Pearce (University of Nottingham) Giuseppe Sassatelli (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna) Il logo di Ocnus si ispira a un bronzetto del VI sec. a.C. dalla fonderia lungo la plateia A, Marzabotto (Museo Nazionale Etrusco “P. Aria”, disegno di Giacomo Benati). Editore e abbonamenti Ante Quem Via Senzanome 10, 40123 Bologna tel. e fax + 39 051 4211109 www.antequem.it Abbonamento €40,00 Sito web www.ocnus.unibo.it Richiesta di scambi Biblioteca del Dipartimento di Storia Culture Civiltà Piazza San Giovanni in Monte 2, 40124 Bologna tel. +39 051 2097700; fax +39 051 2097802; antonella.tonelli@unibo.it Le sigle utilizzate per i titoli dei periodici sono quelle indicate nella «Archäologische Bibliographie» edita a cura del Deutsches Archäologisches Institut. Autorizzazione tribunale di Bologna nr. 6803 del 17.4.1988 Senza adeguata autorizzazione scritta, è vietata la riproduzione della presente opera e di ogni sua parte, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. ISSN 1122-6315 ISBN 978-88-7849-138-0 © 2018 Ante Quem S.r.l. IndIce Nicolò Marchetti Editorial 7 Jacopo Monastero Applicazione della tecnologia 3D per lo studio e la visualizzazione dei contesti archeologici: il caso di Karkemish 9 Riccardo Vanzini Alle origini di Felsina: l’abitato villanoviano della Fiera 19 Angelo D’Angiolillo Il quartiere artigianale di Elea in contrada Vasalìa: nuovi dati dalla rilettura dei contesti 41 Massimiliano David, Francesca Romana Stasolla Il progetto Acheloo. Tecnologie per l’archeologia nel territorio di Civitavecchia 49 Arialdo Patrignani Appunti sull’iconografia di Traiano tra Medioevo e Rinascimento 65 dossIer: P rogetto MedIa Valle del cedrIno (sardegna) Angelo Alberti, Francesca Basso, Lorenzo Bonazzi, Marzia Cavriani, Dario Di Michele, Arianna Gaspari, Alessia Grandi, Smeralda Riggio, Camilla Simonini, Barbara Valdinoci Progetto Media Valle del Cedrino: studio territoriale dell’altopiano del Gollei (Oliena-Dorgali) 75 recensIonI Mario Liverani, Paradiso e dintorni. Il paesaggio rurale dell’antico Oriente (Giacomo Benati) 153 Il quartIere artIgIanale dI rIlettura deI contestI ElEa In contrada Vasalìa: nuoVI datI dalla Angelo D’Angiolillo This contribution gives an overview on productive activities in the town of Elea-Velia (Lucania, Southern Italy) and its territory. The study presents a summary of our previous knowledge of kilns and other indicators of pottery production within the town. The kiln located in Vasalìa, in the Fiumarella valley, excavated in 1927, is here presented and re-examined. The data are completed with the results of a new project in the Eastern quarter of the town, where at least 15 kilns, for which a production of pottery and bricks can be assumed with a high degree of probability, have been detected by geo-magnetic prospection. The new research in this part of the Fiumarella valley gives a new understanding on the function of the area, which probably had to do with the processing of clay. Il problema delle produzioni e delle attività artigianali a Velia finora è rimasto quasi totalmente trascurato, o trattato in modo specifico soltanto per alcune classi di materiali come i mattoni velini (Gassner 2006; Vecchio 2009-2012: 63-114; 2015). Ad oggi le indagini archeologiche non sono mai state mirate a questa specifica problematica. Negli ultimi anni, invece, grazie alle nuove ricerche e ai nuovi scavi dell’équipe dell’Università di Vienna, affiancate da analisi archeometriche, sono emersi nuovi spunti sulla produzione di ceramica e laterizi. Contestualmente, un progetto avviato nel 2015 ha fornito indizi per la localizzazione di fornaci, ma anche per attività legate alla lavorazione e alla produzione del ferro, aprendo un nuovo capitolo nella storia delle attività artigianali ad Elea. I nuovi studi e approfondimenti che negli ultimi anni hanno interessato la zona di Vasalìa delineano con più precisione il quadro riguardo alle fornaci conosciute in questo sito1. Come per tante altre città della Magna Grecia, anche per Elea-Velia è stata ipotizzata una produzione locale di vasellame e di laterizi, pur in assenza, ad oggi, di chiare tracce di officine o 1 Per la critica del concetto di “quartiere artigianale”, Esposito, Sanidas 2012. di fornaci nelle evidenze archeologiche (Morel 1974: 146-151; 1999: 13-15). Indizi per la produzione di ceramica, quali ad esempio distanziatori o pezzi malcotti, sono però stati trovati in vari punti dell’area urbana (Gassner, Sauer, Trapichler 2014: 191-194) (fig. 1). L’esemplare più antico è un distanziatore trovato nel contesto di una casa tardoarcaica sulla dorsale centrale della città, il quale però con grande probabilità è da interpretare come dono votivo in un santuario situato accanto a questa, e precedente al santuario ellenistico di Poseidone Asphaleios e di Hera (Bencivenga 1983: 428-434). Dalla terrazza più bassa del quartiere occidentale conosciamo le tracce di una fornace, forse per la produzione di ceramica, individuata da W. Johannowsky negli anni Ottanta, ma finora non pubblicata. Come hanno dimostrato le indagini condotte nel 2001 in questa zona, tale fornace fu distrutta nel periodo tardoellenistico, quando l’area venne occupata da edifici abitativi. La fornace deve dunque essere precedente, e verosimilmente da attribuire al IV o III secolo a.C. (Johannowsky 1983: 424-425; Cicala 2012: 440-441). Dal 2015 la missione austriaca operante a Velia ha condotto analisi geomagnetiche e geofisiche, riuscendo ad ottenere un quadro di quest’area molto interessante. Di notevole importanza per la nostra tematica sono i risultati delle indagini geomagne- Ocnus 26 (2018): 41-48; ISSN 1122-6315; doi: 10.12876/OCNUS2604; www.ocnus.unibo.it 42 Angelo D’Angiolillo Fig. 1. Planimetria di Velia (in evidenza i punti in cui sono state individuate possibili officine per la produzione di ceramica o laterizi): 1. Dorsale sacra di Velia, santuario precedente quello di Poseidone Asphaleios; 2. Criptoportico, case in mattoni crudi di V sec. a.C. ritrovate al di sotto dell’edifico romano; 3. Quartiere est della città; 4. Fornace individuata sulla terrazza del quartiere occidentale; 5. Fornace individuata nel vallone del Frittolo, a nord delle grandi terme romane (da D’Angiolillo, Gassner 2017: fig. 1). tiche, che hanno evidenziato l’esistenza di almeno quindici grandi fornaci in tale area e soprattutto nella parte meridionale, la zona QE 5000 (fig. 2). Esse, con grande probabilità, sono da interpretare come fornaci per ceramica e laterizi, anche se tale interpretazione potrà essere confermata soltanto dalle indagini di scavo. La zona più periferica del quartiere est, dunque, fungeva da area per le attività artigianali. Il dato non sorprende se si pensa al buon collegamento di questa con l’entroterra della valle della Fiumarella, dove sono presenti in abbondanza non soltanto l’argilla, come materia prima per la produzione di ceramica e laterizi, ma anche legno ed acqua (Sauer 2015). Proprio lungo la fascia est di questo terrazzamento si trova, impiantata a ridosso del medesimo, a circa 15 m a nord dello scavo effettuato in proprietà Segreto, una fornace (particella 8 Foglio N. 10) di cui non si hanno dati e planimetrie che potrebbero agevolarne lo studio e la classificazione (fig. 3). Purtroppo lo stato di abbandono in cui versa questa evidenza archeologica e la rigogliosa vegetazione, che la ricopre da decenni, non permettono nessun tipo di descrizione più dettagliata o confronti con quella ritrovata dal professore P. Mingazzini durante i suoi scavi del 1927 nella valle della Fiumarella, in località Vasalìa. Attualmente gli unici elementi che si intravedono sono gli archetti per sorreggere la graticola della fornace: quest’ultima sembra avere il prefurnio orientato verso sud e la camera di cottura impiantata sulla quota del terrazzamento. Da questa fornace giungono, con molta probabilità, i grandi frammenti di concotto trovati durante lo scavo di Il quartiere artigianale di Elea in contrada Vasalìa: nuovi dati dalla rilettura dei contesti 43 emergenza e che dovevano far parte della struttura. Bisogna annotare, inoltre, la presenza di materiale mal cotto (fig. 4). È quasi impossibile fornire ulteriori notizie allo stato attuale, dunque si possono avanzare soltanto delle ipotesi in attesa di studi più approfonditi. La fornace presente in contrada Vasalìa, invece, fu scoperta nel 1927 dal professore Paolino Mingazzini, che completò i lavori di scavo nel 1950 (Mingazzini 1986). Ad oggi resta l’unica fornace scavata, di tale tipologia, presente a Velia e risulta pertanto utilissima a contestualizzare alcuni dati. Il luogo dove la fornace fu costruita, probabilmente nel III sec. a.C., non è casuale. Secondo il Mingazzini era destinata principalmente alla cottura dei mattoni velini. La fornace è del tipo verticale, rotonda; è una costruzione orientata in modo da sfruttare al meglio le correnti del vento, come lo erano tutte le fornaci, in genere, di questo tipo (Cuomo Di Caprio 2007: 522-525). La struttura (fig. 5) è composta da una parte inferiore, dove avviene il processo di combustione, e da una parte superiore, dove sono impilati i manufatti da cuocere. Le due parti appaiono divise tra loro da un divisorio orizzontale munito di fori che forma- Fig. 2. Restituzione delle indagini geomagnetiche effettuate nel 2015: no una graticola (A). La parte inferiore in grigio sono indicate le fornaci mentre con triangoli neri le scorie della fornace comprende la bocca di (adattato da D’Angiolillo, Gassner 2017: fig. 3). accesso, il prefurnio (B), e la camera di combustione (C). Il combustibile veniva acceso nel prefurnio per l’iniziale riscaldamento del forno, mentre il vano dove il processo termico si sviluppava appieno era nella camera di combustione. Da quest’ultima il calore si propagava verso la soprastante camera di cottura attraverso il piano forato. Lo stesso, dovendo reggere il peso dei manufatti crudi, era sorretto da archetti (figg. 6-7). La parte superiore della struttura Fig. 3. Localizzazione della fornace in proprietà Segreto (latitudine era costituita da una camera di cottu- 40° 9’20.48”N; longitudine 15° 9’52.36”E). ra a forma di cupola; questa, a processcavare perché assai degradato; egli inoltre escluse so ultimato, veniva ogni volta distrutta e ricostrula possibilità di un secondo corridoio di accesso ita. La zona posteriore della fornace era costituita al forno e propose che tale lato avesse lo scopo di da un semplice accesso, come risulta dall’archetto accelerare lo spegnimento del fuoco, il raffreddaancora visibile che il Mingazzini non ultimò di 44 Angelo D’Angiolillo A C B Fig. 4. Materiale mal cotto proveniente dallo scavo di emergenza in proprietà Segreto. mento del forno e la pulizia dei residui di combustione. Nel suo diario il Mingazzini annotò che quasi nulli furono i ritrovamenti di oggetti mobili, fatta eccezione per alcuni mattoni rinvenuti all’interno della fornace, trasportati in seguito al museo di Paestum e che, con ogni probabilità, dovevano far parte degli elementi caduti o demoliti della fornace stessa. La graticola era relativamente assai ben conservata all’epoca dello scavo, molto meno attualmente; il suo spessore, cioè l’altezza degli spiragli, è di circa 20 cm, il diametro medio dei fori è di 10 cm, questi ultimi disposti in file abbastanza regolari. La graticola è di forma approssimativamente circolare, misura 4,30 m sulla linea longitudinale e 3,60 m sulla linea trasversale. Fino ad oggi si riteneva, attraverso le notizie di scavo del Mingazzini, che la fornace fosse preposta alla cottura dei mattoni velini. Nuovi studi, in fase di approfondimento2, hanno mostrato difficoltà nell’accettare con sicurezza tale ipotesi; infatti il solo processo di cottura e di recupero del materiale risulterebbe alquanto lungo e dispendioso per una produzione così massiccia di laterizi riscontrata a Elea, soprattutto se si considera il numero di mattoni velini utilizzati anche nell’elevato della cinta muraria durante il periodo di massima produzione (Krinzinger 1999). La fornace inoltre sembra avere più fasi, attualmente in corso di studio con nuove analisi. Proprio le nuove ricerche hanno mostrato la differenza di materiali utilizzati nella prima parte del prefurnio. Se le spal- Fig. 5. Rilievo della fornace eseguito da Pfister durante la campagna di scavo del Mingazzini (da Mingazzini 1986, tav. LX, fig. 117). lette del corridoio principale sono costruite con tegole sovrapposte, diversa appare la prima parte del prefurnio, eseguita con mattoni velini (fig. 8). Questi mattoni sono da intendere come probabile rifacimento o integrazione del medesimo; anche la direzione di quest’ultimo sembra essere obliqua rispetto al prefurnio principale (fig. 9). A mio parere questo dimostrerebbe ulteriormente che la fornace non produceva mattoni, che non dovrebbero trovarsi inseriti solo nella struttura, ma anche nei pressi della stessa, pronti per essere trasportati e utilizzati. L’attività svolta in località Vasalìa ha permesso contestualmente di svolgere un’indagine e una documentazione più approfondite delle evidenze archeologiche individuate dal Mingazzini in questa zona3. Sono stati ritrovati, infatti, i resti degli edifici già descritti dal professore, di cui si era persa ogni traccia. Ad oggi, tuttavia, non è stato possibile indagare approfonditamente tutto il contesto collocato sul poggetto: nuovi studi e documentazioni sono in corso. Bisogna sottolineare che la costruzione della strada odierna, non esistente all’epoca dello scavo, ha distrutto quasi completamente questi edifici, o quantomeno la parte frontale, descritti dal professore come «grandi ambienti rettangolari» (Mingazzini 1986: 206). 3 2 La fornace non fu scavata completamente dal Mingazzini, pertanto non è semplice definire alcuni aspetti della stessa. I pochi dati e reperti prelevati non consentono uno studio esaustivo. La fornace inoltre presenta un processo di cottura e di prelievo dei manufatti molto lungo e dispendioso: questo tende sempre di più a far pensare alla presenza di altre fornaci, di diversa tipologia, utilizzate per la cottura dei mattoni velini. Le ricerche attuali mirano ad avere un quadro completo di tale struttura. L’attività di ricerca iniziata nel 2014 e ripresa nel 2017 in tale area ha permesso una documentazione più approfondita. I lavori sono stati eseguiti con l’autorizzazione della Soprintendenza di Salerno e Avellino sotto la supervisione della direttrice dell’area archeologica di Velia, dott.ssa Maria Tommasa Granese, e con il patrocinio del comune di Ascea, Assessorato al Turismo. L’attività intrapresa è stata una campagna di documentazione e riqualificazione dell’intera area al fine anche di una sua valorizzazione nell’ambito del “Velia ClayProject” (www. veliaclayproject.it). Il quartiere artigianale di Elea in contrada Vasalìa: nuovi dati dalla rilettura dei contesti 45 Fig. 8. Prefurnio della fornace del Mingazzini in cui si riscontra la diversa tipologia di materiale utilizzato. Fig. 6. Corridoio del prefurnio della fornace in località Vasalìa scavata da Paolino Mingazzini. Fig. 9. Mattoni velini presenti nella prima parte del prefurnio della fornace del Mingazzini. Fig. 7. Archetti che sorreggono la graticola della fornace del Mingazzini, oggi non più visibile. Gli scavi del 1927 e del 1950 condotti dal Mingazzini misero in luce un complesso destinato alla lavorazione artigianale della ceramica, in cui secondo lo scopritore era presente anche una vasca per la decantazione dell’argilla4. La pulizia approfondita ha rimesso in luce due filari di blocchi in arenaria, posizionati parallelamente, facenti parte di una stessa struttura. Purtroppo in assenza di indagini di scavo non è stato possibile ricostruirne l’intero perimetro. Da una prima analisi sembra che queste evidenze siano parte di quello che il Mingazzini definì «piccolo ambiente rettangolare». Si tratta di un piccolo ambiente di cui il filare più vicino all’attuale strada, lungo 5 m, con dire- zione est-ovest, è realizzato con regolari blocchi di arenaria intervallati da pietre di dimensione medio-piccola di flysch; da sottolineare, inoltre, la presenza di mattoni velini in posizione di crollo lungo il bordo interno del medesimo. Il secondo filare, conservatosi in pessimo stato, è costituito da tre grandi blocchi di arenaria sbozzati; verso nord non rimane traccia dello stesso, mentre continua in direzione sud con frammenti di mattoni (fig. 10). All’interno dell’ambiente si riscontrano, nell’angolo sud-ovest, frammenti di mattoni velini misti a scaglie di tegole, da individuare come probabile crollo o riempimento. Sullo stesso poggetto il Mingazzini individuò quella che definì una «vasca che serviva per decantare ed impastare l’argilla». L’identificazione in loco di tale vasca è risultata da subito problematica5. Nel caso specifico la “vasca” in contrada Vasalìa presenta forma circolare, con un diametro di 5 4 Purtroppo il Mingazzini non effettuò né rilievi, né foto delle evidenze archeologiche, ma soltanto una loro parziale descrizione: non si può dunque indicare con precisione quanto fossero grandi e dove fossero posizionate. Questa lacuna è stata colmata grazie alle nuove ricerche intraprese. I lavori effettuati per l’allargamento della strada di via della Bruca negli anni ’70-’80 e la messa in opera dei pali per il passaggio della corrente effettuati dalla SIRTI hanno alterato lo stato dei luoghi e danneggiato le strutture qui presenti. In una nota scritta dalla dott.ssa Rosanna Mafettone all’epoca dei lavori si chiedeva di spostare un palo, già messo in opera, poiché troppo vicino al muro in blocchi di arenaria presente in contrada Vasalìa. 46 Angelo D’Angiolillo 3 m; il punto centrale si trova ad una profondità di 1,75 m. Le pareti sono in argilla e il perimetro superiore sembra definito con pietre di varie dimensioni sul lato nord-est (fig. 11). Rifacendosi alla descrizione del Mingazzini, la vasca si trova nell’angolo sud-est di uno dei due grandi ambienti. Le nuove ricerche hanno mostrato che lo sbancamento del dosso, avvenuto intorno agli anno ‘70 per ampliare l’attuale via della Bruca, ha comportato non solo la distruzione della parte inferiore della cd. vasca ma anche che questa “fossa” è Fig. 10. Struttura rettangolare, vista dall’alto, collocata sul poggetto di stata prodotta proprio a seguito di tali fronte alla fornace del Mingazzini in località Vasalìa. lavori; dunque non sarebbe pertinente al contesto antico. All’interno della medesima le pietre di flysh costituiscono il crollo e l’accumulo di materiale proveniente da quello che il Mingazzini definì «pavimento dell’ambiente a grossi ciottoli», collocato sul lato destro della medesima. Attraverso i nuovi lavori si è notato che la cd. vasca si colloca, ad oggi, tra due muri: quello appartenente a uno dei due grandi ambienti ed un altro non descritto dal Mingazzini, formato da piccole pietre di flysh (fig. 12). Pur combaciando con la descrizione fornita dal Mingazzini, questa evidenza, per le pietre in crollo al suo interno e per la sua conformazione, non sembra avere le caratteristiche di una vera e propria vasca di decantazione. Non sono inoltre state ritrovate le canalette di adduzione e abduzione descritte. A destra della pavimentazione, sicuramente appartenente ad un ambiente affine all’attività della fornace, sono stati ritrovati due filari di tegoFig. 11. Località Vasalìa, la cd. vasca di decantazione le, paralleli e con direzione nord-sud, non annocon materiale in crollo visibile all’interno. tati nella descrizione del Mingazzini6. I due filari seguono il dislivello del dosso sia nel lato sud, sia nel lato nord. Sul lato sud è presente una ulteriore linea orizzontale di tegole che interseca i due filari. Una pulizia più approfondita sul versate prospiciente la strada ha permesso di delineare in modo preciso il “canale” che i due filari formano, mostrando inoltre che qui le tegole sono sovrapposte. L’evidenza sopra citata potrebbe essere una nuova fornace, indicata con il numero 2, poiché i 6 Fig. 12. Muro accanto alla cd. vasca non individuato dal Mingazzini. Il Mingazzini descrive due canalette prospicienti la cd. vasca, ma è impossibile identificare queste con i due filari di tegole ritrovati a destra del pavimento a grossi ciottoli. Egli descrive una canaletta di adduzione ed una di abduzione, dunque ingresso e uscita dalla vasca, mentre i due filari di tegole sono distanti e non convergono verso questa. Il quartiere artigianale di Elea in contrada Vasalìa: nuovi dati dalla rilettura dei contesti Fig. 13. Probabile prefurnio relativo alla fornace 2 in località Vasalìa. Fig. 14. Disposizione delle 3 fornaci in località Vasalìa. filari di tegole tracciano un prefurnio molto simile a quello della fornace già scavata dal Mingazzini (fig. 13); le tegole sovrapposte avrebbero la medesima sistemazione nelle due fornaci e la larghezza del corridoio principale è identica. Entrambe le fornaci, inoltre, avrebbero il prefurnio posizionato 47 nella stessa direzione: questo induce a pensare ad un’unica via di passaggio esistente tra le medesime, utile per il carico e lo scarico dei materiali e per il loro approvvigionamento. Bisogna annotare, infine, la presenza di una situazione identica a circa 20 m a nord dall’evidenza sopra descritta, che potrebbe indicare la fornace numero 3. Anche in questo caso nella sezione del poggetto si riscontra la presenza di tegole, disposte nel medesimo modo, ma conservatesi in pessimo stato a causa del taglio dovuto all’ampliamento della strada. Se le prime indagini qui descritte fossero confermate, si avrebbe una presenza di tre fornaci in questa area con relativi ambienti di lavorazione ed essicazione del materiale (fig. 14). I due poggetti pertanto sarebbero stati sfruttati per impiantare delle officine dedite alla lavorazione dell’argilla. La vicinanza del fiume, i canali di acqua che discendono dalle colline di Baronia e la presenza di alberi creano in questa zona una situazione ottimale per tutto ciò. Tutta la zona in contrada Vasalìa è ascrivibile ad un’area di produzione e di lavorazione dell’argilla confrontabile con quartieri simili individuati in altre città della Magna Grecia, che negli ultimi anni sono stati indagati sistematicamente (Bentz 2012). Bisogna sottolineare, inoltre, che l’evidenza definita dal Mingazzini “vasca di decantazione”, attraverso una nuova rilettura del contesto e grazie ai nuovi dati, non sembra essere un’evidenza antica bensì uno scasso provocato durante i lavori di ampliamento dell’odierna strada; questi ultimi hanno stravolto, come sottolineato più volte, buona parte dei contesti archeologici limitrofi. I dati del Mingazzini e quelli raccolti attraverso le recenti ricerche non sono completamente esaustivi per comprendere nel migliore dei modi la fornace in contrada Vasalìa. I pochi elementi datanti e l’incompletezza dello scavo permettono di inserire la fornace nel periodo ellenistico, ma la stessa sembra presentare più fasi, come notato attraverso i nuovi studi relativi al prefurnio, dove il muretto di mattoni velini appartiene ad un rifacimento o integrazione di tale struttura. Tuttavia le altre evidenze situate a poca distanza da tale area, come la cd. “casa del Mingazzini”, analizzata in un recente lavoro e ascrivibile alla sfera del sacro (D’Angiolillo 2018), hanno mostrato un ottimo collegamento con questo contesto artigianale. Le strutture sarebbero dunque adiacenti 48 Angelo D’Angiolillo ad un’area artigianale che potrebbe produrre anche ex voto per le medesime. Bibliografia Bencivenga, C., 1983. Resti di casa greca di età arcaica sull’acropoli di Velia, in MEFRA 94: 417-448. Bentz, M., Albers, J., Müller, J.M., Zuchtriegel, G., 2012. Werkstätten in Selinunt. Vorbericht zur Kampagne 2011, KuBA 2: 105-112. Cicala, L., 2012. Velia. Conoscenza e Ricerca. Il Novecento (Quaderni del Centro Studi Magna Grecia, 14), Pozzuoli: Naus Editoria. Cuomo di Caprio, N., 2007. Ceramica in archeologia 2. Antiche tecniche di lavorazione e moderni metodi di indagine, Roma: L’Erma di Bretschneider. D’Angiolillo, A., c.s. Una proposta di rilettura della cd. casa del Mingazzini sita nel suburbio di Elea, in Identità/appartenenza: modelli interpretativi a confronto (Atti del III Convegno Internazionale “Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo”, Paestum, 16-18 novembre 2018), in corso di stampa. D’Angiolillo, A., Gassner, V., 2017. Fornaci per ceramica, per laterizi e per la produzione del ferro a Velia, Fastionline 376. Gassner, V., 2006. Velia. La cultura materiale, in Velia. Atti del XLV Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto, Marina di Ascea, 21-25 settembre 2005), Taranto: Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia: 471-504. Gassner, V., Sauer, R., Trapichler, M., 2014. Pottery production of Velia, in G. Greco, L. Cicala (eds.), Archeometry. Comparing experiences (Quaderni del Centro Studi Magna Grecia, 19), Pozzuoli: Naus Editoria: 191-269. Johannowsky, W., 1983. Velia, in Velia. Atti del XXII Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto, 7-11 ottobre 1982), Taranto: Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia: 424-427. Krinzinger, F., 1999. Die monumentalisierung der Akropolis und die urbanistische Entwicklung von Velia, in F. Krinzinger, G. Tocco, Neue Forschungen in Velia. La ricerca archeologica a Velia (Akten des Kongress, Roma 1993), Wien: Osterreichische Akademie der Wissenschaft: 22-33. Mingazzini, P., 1986. Fornace di mattoni ed antichità varie, in G. De Luca (a cura di), Scritti vari, Roma: Giorgio Bretschneider: 183-220. Morel, J.-P., 1974. La céramique archaïque de Vélia et quelques problèmes connexes, in E. Ripoll Perelló, E. Sanmartí i Grego (a cura di), Simposio internacional de Colonizaciones (Barcelona-Ampurias, 27 octubre-2 noviembre 1971), Barcelona: Diputación Provincial de Barcelona: 148-157. Morel, J.-P., 1999. Hyélè revue à la lumière de Massalia, in F. Krinzinger, G. Tocco (Hrsg.), Neue Forschungen in Velia. 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