Codici per cantare
I Libroni del Duomo
nella Milano sforzesca
a cur a di Daniele V. Filippi e Agnese Pavanello
Libreria Musicale Italiana
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Studi e Saggi
. 27 .
La realizzazione del presente volume è stata possibile
grazie a un contributo
della Schola Cantorum Basiliensis FHNW
Redazione, grafica e layout: Ugo Giani
In copertina: Iniziale S istoriata con l’emblema della Veneranda Fabbrica del Duomo, Librone 1,
c. 2vA, particolare (© Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano)
© 2019 Libreria Musicale Italiana srl, via di Arsina 296/f, 55100 Lucca
lim@lim.it www.lim.it
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isbn 978-88-7096-978-8
Codici per cantare
I Libroni del Duomo
nella Milano sforzesca
A cura di
Daniele V. Filippi e Agnese Pavanello
Con un Catalogo dei Libroni
a cura di Cristina Cassia
Libreria Musicale Italiana
Sommario
Maddalena Peschiera
Cantare in Archivio: nuova vita per i Libroni di Gaffurio
vii
Daniele V. Filippi e Agnese Pavanello
Introduzione
ix
Abbreviazioni
xv
Il contesto milanese
Massimo Zaggia
Materiali per una storia del libro e della cultura a Milano
negli anni di Franchino Gaffurio (1484–1522)
3
Edoardo Rossetti
L’«Isola beata» dei musici e degli aristocratici: qualche appunto
su gerarchie sociali e culturali nella Milano del Rinascimento
53
Norberto Valli
La liturgia a Milano nel Quattrocento: coesistenza di due riti?
89
I Libroni gaffuriani:
codicologia e contenuti musicali
Martina Pantarotto
Franchino Gaffurio maestro di cantori e di copisti:
analisi codicologico-paleografica dei Libroni della Fabbrica del Duomo
101
Daniele V. Filippi
Breve guida ai motetti missales (e dintorni)
139
∙ Sommario ∙
Thomas Schmidt
The Coherence of the Cycle? The Notation of the Motetti missales
in Manuscript and Print
171
Bonnie J. Blackburn
Variations on Agricola’s Si dedero: A Motet Cycle Unmasked
187
Francesco Rocco Rossi
Franchino Gaffurio compositore: tra indagine stilistica
e nuove conferme attributive
219
Daniele Torelli
Gli inni e il repertorio per l’ufficio nei Libroni gaffuriani
233
Il Catalogo dei Libroni gaffuriani
Cristina Cassia
La compilazione del Catalogo dei Libroni: problemi e osservazioni
275
Catalogo dei Libroni gaffuriani a cura di Cristina Cassia
Librone 1
Librone 2
Librone 3
Librone [4]
291
294
322
332
349
Elenco delle opere citate nel Catalogo
Indice per compositore
Indice per titolo/incipit
Bibliografia generale
Indice dei nomi
367
379
381
391
411
∙ vi ∙
Cristina Cassia
La compilazione del Catalogo dei Libroni:
problemi e osservazioni
Introduzione
I quattro Libroni gaffuriani costituiscono una preziosa testimonianza per ricostruire la vita musicale a Milano tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.
Compilati all’incirca tra il 1490 e il 1507, essi contengono musiche composte prevalentemente da Franchino Gaffurio stesso e da compositori ‘oltremontani’ che
lavorarono a Milano alla corte degli Sforza negli ultimi decenni del XV secolo.1 I
primi tre Libroni sono ben conservati; il quarto, gravemente danneggiato da un
incendio sprigionatosi durante l’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 in
cui era esposto, si conserva solo in forma frammentaria.2 Intervenendo su richiesta
1. La data «1490 die 23 iunii» compare su una guardia del Librone 1. Secondo Claudio Sartori, Il quarto codice di Gaffurio non è del tutto scomparso, in Collectanea historiae musicae 1, Olschki,
Firenze 1953 (Historiae musicae cultores, 2), pp. 25–44: 26, il 1490 costituisce la «probabile data
di inizio del lavoro di copiatura». Di parere opposto, tra gli altri, Paul A. Merkley – Lora L. M.
Merkley, Music and Patronage in the Sforza Court, Brepols, Turnhout 1999 (Studi sulla storia della
musica in Lombardia, 3), p. 323, i quali ritengono che essa indichi il completamento del manoscritto. In ogni caso, come osservato da Martina Pantarotto nel suo contributo in questo stesso volume,
la collocazione della guardia è stata modificata e questa data non è necessariamente riferibile a tutti
i fascicoli componenti il codice. L’Inventario della musica de’ maestri di cappella del 1779 (Librone
37a, p. 111), riporta la data «1507 die 22 junii» in riferimento ad un altro manoscritto copiato da
Gaffurio, identificabile con il Librone [4]; cfr. Davide Stefani, Le vite di Franchino Gaffurio, in
Ritratto di Gaffurio, a c. di Davide Daolmi, LIM, Lucca 2017, pp. 27–48: 38. Lo stesso anno 1507 è
ripreso in Esposizione musicale sotto il patrocinio di S. M. la Regina, Milano 1881, Catalogo, Gruppi IV,
V e VI, Tipografia Luigi di Giacomo Pirola, Milano 1881, p. 18, n° 172. Tuttavia i compilatori degli
Annali della Fabbrica del Duomo di Milano dall’origine fino al presente: Appendici, vol. ii, G. Brigola,
Milano 1885, p. 169, sostituirono erroneamente «1507» con «1527» dando origine a un equivoco che si è poi trasmesso per decenni nella letteratura riguardante i Libroni gaffuriani.
2. Si veda Maddalena Peschiera, Un «pratico» in soccorso della Veneranda Fabbrica: Achille
Ratti e il restauro dei documenti bruciati nell’Esposizione internazionale del 1906, in Pio XI e il suo
tempo. Atti del convegno, Desio, 6 febbraio 2016, a c. di Franco Cajani, «I quaderni della Brianza»,
xl/183 2017, pp. 275–98 e la letteratura ivi citata. I 144 fogli del Librone [4] che si sono conservati
sono stati pubblicati in facsimile nel Liber capelle ecclesie maioris: Quarto codice di Gaffurio, a c. di
Angelo Ciceri e Luciano Migliavacca, Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, Milano 1968
(Archivium Musices Metropolitanum Mediolanense, 16). Sartori, Il quarto codice, p. 32, stima
che i fogli perduti siano «per lo meno una cinquantina».
∙ cristina cassia ∙
della Veneranda Fabbrica del Duomo a qualche anno dall’incidente (1912), Monsignor Achille Ratti, all’epoca prefetto della Biblioteca Ambrosiana, cercò di recuperare quanti più fogli possibili, separandoli con attenzione e riponendoli in apposite
cassette numerate.3 Questi fogli, pur se danneggiati in maniera più o meno ampia
soprattutto nella parte superiore, sono parzialmente leggibili, grazie anche al successivo restauro degli anni Cinquanta, e molte musiche possono essere così lette e
studiate tramite le riproduzioni.4
Il nuovo Catalogo dei manoscritti gaffuriani mira ad offrire una visione quanto
più precisa ed esaustiva dei loro contenuti e a fornire pertanto uno strumento utile
a chiunque si accosti allo studio dei Libroni. Fino ad ora le indicazioni più dettagliate riguardo ai soli primi tre Libroni erano quelle presentate da Knud Jeppesen in un articolo apparso nel 1931.5 Per ogni composizione individuata, Jeppesen
forniva la foliazione, l’incipit testuale della prima parte, il numero delle voci e il
nome del compositore, aggiungendo eventuali rubriche o concordanze in un’apposita colonna. Claudio Sartori si ripropose di correggere «alcune inesattezze»
di Jeppesen nel catalogo dei primi tre Libroni pubblicato nel 1957; tuttavia questo
tentativo non è a sua volta privo di errori e dimenticanze; il suo lavoro non aggiunge modifiche significative al catalogo precedente.6 I fogli restanti del Librone [4],
invece, sono stati passati in rassegna in un’altra pubblicazione dello stesso Sartori,
che ne ha fornito gli incipit testuali e musicali, senza però aggiungere informazioni
più dettagliate.7 Il nuovo Catalogo integra le informazioni già fornite da Jeppesen
3. Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo, Cassette Ratti, n° VII, 34–43. La segnatura
olim del manoscritto è 2266.
4. Per il restauro, si veda ancora Peschiera, Un «pratico», pp. 285–98.
5. Knud Jeppesen, Die 3 Gafurius-Kodizes der Fabbrica del Duomo, Milano, «Acta Musicologica», iii/1 1931, pp. 14–28: 17–28. Indici delle composizioni dei Libroni sono anche presentati in
apertura delle edizioni dei facsimili degli stessi (pubblicati da Garland nella collana «Renaissance
Music in Facsimile», volumi 12a–c): le informazioni fornite, tuttavia, sono limitate a titolo, compositore, folio e rimando alle edizioni moderne della serie AMMM, senza indicazione di concordanze. Inoltre il Magnificat alle cc. 29v–31r del Librone 1 è stato erroneamente omesso dalla lista
dei contenuti.
6. Claudio Sartori, La cappella musicale del Duomo di Milano. Catalogo delle musiche dell’archivio, Veneranda Fabbrica del Duomo, [Milano 1957], pp. 8–9, 43–53. Ad esempio, per quanto
riguarda il Librone 1, si segnala l’omissione del Magnificat octavi toni copiato alle cc. 29v–31r (lo
stesso non segnalato nell’indice del facsimile della Garland), che appariva correttamente in Jeppesen, Die 3 Gafurius-Kodizes, p. 24. Non è nemmeno chiaro per quale ragione molte indicazioni
relative ai toni dei Magnificat non siano state riportate da Sartori, pur essendo chiaramente visibili nel manoscritto. Inoltre in corrispondenza dei motetti missales, Sartori usa espressioni come
«Nell’indice: Messa di G. sostituita da 8 motetti» che non sono assolutamente attestate nell’indice del Librone 1. A questo proposito si veda il capitolo di Daniele Filippi in questo stesso volume.
7. Sartori, Il quarto codice, pp. 33–43. Gli incipit musicali riguardano le voci di tenore e basso,
le uniche di cui gli incipit stessi sono stati risparmiati dal fuoco. Cfr. anche il facsimile già citato,
Liber capelle ecclesie maioris, a cura di Ciceri e Migliavacca.
∙ 276 ∙
∙ la compilazione del catalogo dei libroni ∙
con altre considerate necessarie per l’identificazione del repertorio, come gli incipit testuali delle seconde o terze parti dei mottetti e l’indice delle composizioni contenute nella porzione restante del Librone [4]. Inoltre sono state inserite
un buon numero di nuove concordanze, venute alla luce nei decenni successivi
all’articolo di Jeppesen, concordanze che, talvolta, hanno permesso di assegnare
ad autori conosciuti composizioni che nei Libroni figurano anonime.8 Non si può
naturalmente escludere che in futuro nuove concordanze possano emergere dallo
studio approfondito di altre fonti musicali dell’epoca.
Composizioni e attribuzioni
Determinare il numero preciso di composizioni contenute nei Libroni è un lavoro
non esente da un certo margine di soggettività: alcuni gruppi di due o tre mottetti,
infatti, si prestano ad essere considerati come due o tre brani autonomi oppure
come un’unica composizione in tre parti, a seconda delle interpretazioni degli studiosi.9 Gli indici, peraltro lacunosi, dei Libroni aggiungono ulteriori incertezze per
la compilazione del catalogo. Ad esempio, una composizione quale Res miranda
(Librone 1, cc. 92v–93r), unanimemente considerata dagli studiosi come la tertia
pars del mottetto Imperatrix gloriosa, è invece elencata nell’indice separatamente,
come se si trattasse di una composizione indipendente.10 Il caso della Missa brevis
octavi toni di Gaffurio copiata nel Librone 2 alle cc. 130v–134r è ancora più delicato:
le tre parti dell’ordinarium (GCS) sono infatti seguite dal mottetto per l’elevazione Ave verum corpus e da un secondo Sanctus, questa volta senza Benedictus. Questo secondo Sanctus è stato copiato frettolosamente da Gaffurio in un momento
successivo; di sua mano è anche l’indicazione «Sanctus require in folio 136»,
apposta nel margine inferiore di c. 133r. Essa suggerisce di passare direttamente
al secondo Sanctus dopo il Credo, saltando così il primo Sanctus ed il mottetto
Ave verum corpus. Il motivo di questa sostituzione non è chiaro, ma appare palese
che il primo Sanctus fosse stato originariamente composto insieme al mottetto
8. È questo il caso, ad esempio, del mottetto Flos de spina (Librone 1, cc. 121v–123r) attribuito
a Jean Pullois in Praga, Památník národního písemnictví, ms. D.G.IV.47 («Strahov Codex»).
9. Così, ad esempio, Jeppesen, Die 3 Gafurius-Kodizes, p. 27, ritiene che alle cc. 138v–140r del
Librone 1 vi sia un’unica composizione (di cui non segnala la divisione in tre parti), opinione ripresa anche da Nolan Ira Gasser, The Marian Motet Cycles of the Gaffurius Codices: A Musical and
Liturgico-Devotional Study, tesi di dottorato, Stanford University 2001, pp. 285–6. Qui come altrove, tuttavia, il nostro Catalogo si basa sulla suddivisione dei mottetti risultante dal Motet Cycles
Database, a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti. Nel caso specifico, dunque, sono elencate
due composizioni distinte: Ave regina caelorum (2a p.: Ave corpus domini), cc. 138v–139r, e O Maria
clausus hortus, cc. 139v–140r. Cfr. <http://www.motetcycles.ch/motet/996> (M043) e <http://
www.motetcycles.ch/?q=motet/997> (M044).
10. Cfr. <http://motetcycles.ch/motet/969> (M016).
∙ 277 ∙
∙ cristina cassia ∙
successivo, come indicano tanto la finalis re11 quanto i custodes in tutte le voci alla
fine del brano, che rinviano proprio ad Ave verum corpus. Come però debba essere
catalogata questa messa con due Sanctus ed un mottetto per l’elevazione, resta
una questione di scelte.12 Anche in questo caso l’indice del Librone 2 non fornisce
alcuna indicazione in tal senso, poiché la «Missa brevis octavi toni Gaffori folio
131» è seguita direttamente dalla «Missa diversorum tenorum de Obret folio 137»
e nemmeno le integrazioni aggiunte all’indice successivamente da Gaffurio stesso
— per la porzione che si è conservata ed è leggibile — fanno riferimento al mottetto o al secondo Sanctus.
Bisogna però sottolineare che gli indici dei primi tre Libroni sono incompleti non solo perchè parzialmente danneggiati, ma anche perché fin dall’inizio non
sono stati pensati in un’ottica di esaustività.13 Infatti, benché dopo una prima stesura siano stati progressivamente aggiornati da Gaffurio con l’aggiunta di altre
composizioni, nessuno di essi intende fornire una lista completa delle composizioni contenute all’interno del rispettivo manoscritto. Anche le attribuzioni sono indicate in maniera disomogenea: quasi assenti nell’indice del Librone 1, con la sola
eccezione dei cicli di motetti missales, esse sono invece spesso segnalate negli indici
dei Libroni 2 e 3. I dati forniti dagli indici trovano spesso conferma o integrazione
in quelli apposti all’inizio di ogni composizione, soprattutto per quanto riguarda
le attribuzioni. Gli indici dei Libroni 2 e 3, seppur incompleti, sono inoltre preziosi
per i titoli delle Messe, poiché permettono di individuare immediatamente il modello di riferimento.14
11. Gloria e Credo, così come il mottetto, terminano su sol; il Sanctus, invece, si conclude con
una cadenza sul quinto grado, presupponendo dunque una continuazione.
12. Il primo Sanctus è stato trascritto da un altro copista in modo ordinato. Cfr. Franchino Gaffurio, Messe, a c. di Amerigo Bortone, Veneranda Fabbrica del Duomo, Milano 1960
(AMMM, 3), p. xi, e Sergio Lonoce, «Gaffurio perfectus musicus»: lettura dei «motetti missales»,
tesi di laurea, Università degli Studi di Milano a.a. 2009–10, pp. 99–100. Jeppesen, Die 3 GafuriusKodizes, p. 22–3, considera il Sanctus una composizione unica, divisa in prima e seconda parte
dall’inserzione del mottetto. Questa interpretazione non è plausibile, perché il primo Sanctus è
già completo (Sanctus–Pleni sunt caeli–Hosanna–Benedictus–Hosanna). Il facsimile del Librone
2 (Garland, Renaissance Music in Facsimile, 12b) elenca la messa e il mottetto come un gruppo
unico (n° 27), mentre il secondo Sanctus è considerato una composizione a sé stante. In Gaffurio, Messe, pp. 98–115, invece, la messa comprende anche il secondo Sanctus, ma curiosamente
il mottetto è soppresso senza spiegazione. Nel nostro Catalogo la messa, il mottetto e il Sanctus
sono elencati separatamente, in base ai criteri adottati per tutte le composizioni. Per considerazioni
sul rapporto tra la messa e il mottetto, si veda anche <http://motetcycles.ch/cycle/450> (C68) e
<http://motetcycles.ch/motet/1159> (M275).
13. Del Librone [4] non si conserva alcun indice, né esso è citato da altre fonti. Tuttavia è presumibile che ne fosse provvisto, analogamente agli altri tre codici gaffuriani.
14. I titoli, talora, si discostano da quelli presenti nelle concordanze: ad esempio, la Missa
diversorum tenorum di Obrecht (Librone 2, cc. 136v–143r) è ancora oggi più comunemente conosciuta come Missa plurimorum carminum (1), titolo con cui è attestata in Dresda, Sächsische
∙ 278 ∙
∙ la compilazione del catalogo dei libroni ∙
Il caso del Librone [4] è invece a sé stante, poiché allo stato attuale di conservazione non esiste alcun indice e il margine superiore e i primi pentagrammi di
tutti i fogli risultano irrimediabilmente danneggiati, con la conseguenza che, anche qualora in origine fossero presenti delle attribuzioni, ora tutte le composizioni
risultano essere anonime. Una parte delle attribuzioni è fortunatamente ricostruibile sulla base delle concordanze interne ai Libroni. Non si conoscono invece, con
esattezza, le composizioni che erano state copiate sui fogli completamente distrutti nell’incendio del 1906. Le informazioni più antiche riguardanti i contenuti del
Librone [4] sono state rinvenute nel Librone 37, negli inventari delle musiche
dell’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo compilati dal vicemaestro di
cappella Francesco Bianchi rispettivamente nel 1779 (tomo a) e nel 1791 (tomo
b).15 Il riferimento al Librone [4] è però molto conciso e dei contenuti si parla solo
in modo generico («Messe, Motetti, e Magnificat», tomo a, p. 111; tomo b, p. 5).
Nel Librone 36, redatto dai vicemaestri Eugenio Brenna e Antonio Garzoni e dal
maestro di cappella Raimondo Boucheron nel 1857, l’elenco dei Libroni gaffuriani
è anch’esso accompagnato da brevi note sui contenuti. Del Librone [4] sono citati
solamente «Magnificat, Pater Noster e Canzoni Sacre» di Gaffurio.16 Il Librone
35, compilato sempre negli anni Cinquanta dell’Ottocento da Boucheron, fornisce
invece un’informazione dubbia, segnalando a p. 21 che la lauda Facciam plauso e
giulleria si trovava in due Libroni, catalogati come «A» e «4».17 Dalle informazioni ricavabili dal già citato Librone 37, risulta chiaro che «A» si riferisce al Librone
1 e «4» al Librone [4]; non si capisce, però, quale sarebbe stata la collocazione di
questa lauda nel Librone 1.18
Altre informazioni interessanti, ma talora inesatte, sono contenute in tre cataloghi compilati prima dell’incendio del 1906. Nel primo catalogo pubblicato in ordine
Landesbibliothek, Staats- und Universitätsbibliothek, ms. Mus. 1/D/505 («Annaberger Chorbuch»), pp. 25–45.
15. Ringrazio Daniele Filippi per aver condiviso questa informazione e i dati relativi alla sua
ricognizione dei Libroni non gaffuriani.
16. Questa porzione della «Enumerazione delle Opere Musicali esistenti nell’Archivio della
Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano» è trascritta in Sartori, Il quarto codice, p. 29.
17. Il catalogo dell’Esposizione del 1906, Il Duomo di Milano all’Esposizione Internazionale del
1906, Comparto speciale delle Belle Arti, Sezione di Architettura, Catalogo, Milano, maggio–settembre
1906, Tip. Sonzogno, Milano 1906, p. 41 dà della lauda un’incipit leggermente diverso (si veda
infra).
18. A proposito del Librone 37b, contrariamente a Stefani, Le vite di Gaffurio, p. 38, ritengo
che i manoscritti catalogati con la segnatura «2» e «3» non corrispondano ai Libroni gaffuriani 2 e
3, non tanto perché il nome di Gaffurio non è citato esplicitamente (a differenza di quanto avviene
per i manoscritti «A» e «4»), ma soprattutto per la descrizione del repertorio in essi contenuto
(«Lucernarii, Inni, e Post Inni» nel manoscritto «2» e «Lucernarii, Inni, e Post Inni, e Pater Noster» nel «3»).
∙ 279 ∙