L’uomo
maschio & femmina
Ettore Panizon
L’uomo, maschio & femmina
6
Dimorfismo sessuale
11
Ricordo e sensazione
14
Livree e umanità
18
Forme del cervello
19
Cervello e cervelletto
22
Dentro i tessuti nervosi
30
La vita sociale del cervello
38
Dimorfismo cerebrale
40
Coscienza, automatismi e diversi tipi di memoria
44
Cos’è la coscienza?
2
L’uomo, maschio & femmina
53
Unità nella differenza
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Colui che ha fatto l’orecchio non udrà egli?
57
Il regno di Dio e l’impero dell’uomo
59
Peccati contro la natura di Dio
62
L’origine del mondo, e della nuova creazione
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L’uomo, maschio & femmina
Questo libretto deriva da un articolo di una serie ancora assai incompleta sulle schiere della
creazione, in cui mi propongo di esaminare alla luce delle Sacre Scritture alcune strutture scoperte
e studiate dalla scienza contemporanea.
Nella serie seguo l'ordine delle classi dimensionali che caratterizzano l'oggetto di varie discipline,
dalla cosmologia e dall'astro sica alla biologia cellulare e molecolare, no alla sica delle particelle.
In questo articolo, circa a metà della carrellata, l'attenzione si concentra su quel particolarissimo
organismo che è l’essere umano. Per riconoscerne la peculiarità partiamo, come si dice, da Adamo ed
Eva, anzi da prima, da quando cioè Eva non era ancora stata chiamata così.
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L’uomo, maschio & femmina
Nel primo capitolo della Genesi è scritto che, alla ne della sua opera, il sesto giorno della creazione,
“Dio creò l’uomo a sua immagine vayavr Elohiym 'et ha-'adàm betzalmò ;וַיְִּב ָרא ֱאלִֹהים ֶאת־ ָֽהאָ ָדם ְבּ ַצ ְלמֹוa
immagine di Dio lo creò betzelem Elohiym bara' o'tow ; ְבּ ֶצ ֶלם ֱאלִֹהים ָבּ ָרא אֹתֹוmaschio e femmina li creò
zakhàr uneqevah bara' otòam זָכָר וּנְ ֵקבָה ָבּ ָרא אָֹֽתם.” (Genesi, 1 27).
Notiamo che, prima di dire che Dio creò gli uomini (‘otàm אָֹֽתםcomplemento oggetto del pronome
personale di terza persona plurale) maschio e femmina (zakhàr u-nekevàh )זָכָר וּנְ ֵקבָהè affermato che
Dio creò l’uomo (‘otò אֹתֹו, terza persona singolare) a immagine di Dio (betzelem Elohyim ) ְבּ ֶצ ֶלם ֱאלִֹהים.
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L’uomo, maschio & femmina
In realtà, il proposito di fare l’uomo a immagine di Dio era già stato espresso nel versetto precedente.
E la stessa intenzione è ribadita in Genesi 5 1-2, dove il testo aggiunge “li benedisse e diede loro il
nome di uomo, il giorno che furono creati”.
Adàm אָ ָדם, la parola ebraica che traduciamo con uomo, come peraltro il greco ànthropos (ἄνθρωπος), si
riferisce all’intera specie che oggi chiamiamo Homo sapiens, comprendendo cioè sia il maschio che
la femmina dell’essere umano. In ciò che segue cercheremo di approfondire le ragioni per le quali
essere creati a immagine di Dio come specie è intimamente collegato al fatto di essere stati creati
maschio e femmina come individui.
Vedremo anche come, a sua volta, la natura dell'uomo getti luce sull'atto della creazione proprio
perchè questo atto - essenzialmente divino - è quello in cui una visione d'insieme deve integrarsi
con la cura del dettaglio, approcci che si integrano nell'unione tra maschile e femminile che si
produce nelle nozze dell'uomo.
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L’uomo, maschio & femmina
Dimor smo sessuale
Le differenze siche tra gli individui che appartengono alla stessa specie ma sono di sesso diverso
nel gergo degli scienziati vanno sotto l’etichetta generale di dimor smo sessuale.
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Nella nostra specie, il dimor smo può essere più o meno marcato, ed è comunque presente a diversi
livelli. Oltre ai caratteri sessuali primari che sono presenti n dalla nascita (anzi anche da prima della
nascita; difatti, con l’ecogra a, il sesso del nascituro si riconosce già al quarto mese di gestazione) e
quelli secondari (che si sviluppano con la pubertà), il corpo dei maschi e delle femmine presenta
molte altre differenze. Talvolta dif cilmente descrivibili.
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L’uomo, maschio & femmina
Se all’inizio, come i cuccioli delle altre specie di mammiferi, appena nati i maschietti si differenziano
dalle femminucce quasi solo per gli organi genitali (per questo, li marchiamo con vestitini di diverso
colore e altri segni, per es. gli orecchini), poi, con la crescita, i caratteri sessuali primari e secondari
assumono maggiore importanza. Normalmente tendiamo però a coprirli, facendo piuttosto risaltare
solo le differenze più sottili.
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L’uomo, maschio & femmina
L’appartenenza a uno o all’altro sesso è marcata,
a seconda delle culture, da diversi codici
vestimentari.
Nella Bibbia è scritto chiaramente di non invertire questi segni: “La donna non si vestirà da uomo, e
l’uomo non si vestirà da donna poiché il SIGNORE, il tuo Dio, detesta chiunque fa tali cose”
(Deuteronomio 22 5). Torneremmo sul signi cato spirituale di questo comandamento alla ne della
meditazione. Vediamo intanto di approfondire il senso della differenza tra maschile e femminile e
quello della loro unione nell’essere a immagine di Dio.
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L’uomo, maschio & femmina
Ricordo e sensazione
Naturalmente, essere stati creati maschi e femmine non è prerogativa degli uomini. Qualche capitolo
più avanti, sempre nel libro della Genesi, è scritto che Dio disse a Noè: “Di tutto ciò che vive, di ogni
essere vivente, fanne entrare nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te; e siano
maschio e femmina.” (Genesi 6 19). E per gli animali, il testo ebraico usa le stesse identiche parole
usate per l’uomo.
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L’uomo, maschio & femmina
Ma vediamo meglio quali siano queste parole nel testo originale e cosa signi chino. L’ebraico ci può
infatti aiutare a cogliere il senso profondo del collegamento tra essere creati maschi e femmine ed
essere creati a immagine di Dio. La parola ebraica per “maschio” (zakhar, )זָכָרha la stessa radice della
parola che signi ca “ricordare”. La parola per “femmina” (neqevah, )נְ ֵקבָהha invece la radice del verbo
che signi ca “perforare, incidere, tra ggere, bucare” (naqav, )נָ ַקב, che, oltre che all’organo sessuale,
possiamo riferire alla sensazione e più in generale alla sensibilità, cioè alla capacità di venire
impressionati.
La sensazione è necessariamente nel tempo: è causata da impulsi elettrici (accompagnati da scariche
di molecole) che devono per forza avere un inizio e una ne. La memoria invece risulta, anche
soggettivamente, dall’ordine che mettiamo tra le nostre sensazioni. Un ordine che, possibilmente,
non deve cambiare. Così il ricordo, più che con il tempo, è collegato con ciò che sta fuori dal tempo,
cioè con l’eternità.
Essere stati creati a immagine di Dio in quanto maschi e femmine può quindi essere collegato con la
capacità di ricordare e quella di sentire. Due facoltà complementari, in qualche modo antagoniste.
Anche su questo dobbiamo tornare. Ma restiamo ancora sugli aspetti esteriori della differenza di
genere, nell'uomo e negli altri animali.
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L’uomo, maschio & femmina
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L’uomo, maschio & femmina
Livree e umanità
Il dimor smo sessuale in certe specie è marcato da segni più evidenti, in altre meno. Varia
considerevolmente anche nella stessa famiglia, o in famiglie vicine.
In molte specie di mamiferi, soprattutto tra gli animali domestici, le differenze tra maschi e femmine
sono veramente minime.
Invece tra molte specie di pesci e di uccelli, il dimor smo è molto pronunciato.
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L’uomo, maschio & femmina
Perché le livree dei maschi sono spesso più vistose di quelle delle femmine? Questo fatto sembra
contraddire quello che è in generale il concetto che abbiamo di femminilità. Ma se ci pensiamo un
attimo, ci ricordiamo che in natura il maschio non deve piacere al maschio, ma alla femmina. Non è
quindi che gli animali maschi siano più vanitosi delle femmine, come diciamo proverbialmente del
pavone. Il fatto che spesso i maschi sono più appariscenti dimostra esattamente il contrario, e cioè
che nel regno animale le femmine sono in genere più impressionabili, più sensibili cioè a ciò che si
vede, di quanto non lo siano i maschi…
In realtà, lo stesso discorso vale anche per l’uomo. La cosa è particolarmente evidente in certe tribù
africane, come gli Wodaabe del Niger, per esempio, in cui sono i maschi a vestirsi e abbellirsi con
colori e ornamenti vari, mentre le donne, vestite molto più sobriamente, li osservano e li scelgono per
la loro apparenza e creatività.
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L’uomo, maschio & femmina
Ma anche nelle nostre culture possiamo osservare che i maschi cominciano a curare il loro aspetto
esteriore proprio quando entrano nella pubertà, cioè nel momento in cui devono cominciare ad
essere attraenti per le femmine.
Ad ogni modo, il fatto che nei pesci il dimor smo sessuale sia più pronunciato che nei mammiferi, e
che nei mammiferi (e addirittura nei primati) sia meno pronunciato in quelli che sono più simili a
noi, ci dimostra abbastanza chiaramente che essere marcatamente maschio (o marcatamente
femmina) non è un segno di umanità, e tanto meno di divinità. Anzi.
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L’uomo, maschio & femmina
Per questo non vogliamo parlare degli aspetti esteriori della
mascolinità e della femminilità, senza per questo trascurare
l’importanza di non confondere maschio e femmina. Ci interessa
piuttosto comprendere il senso profondo di questa differenza.
Andiamo perciò a esplorare il sistema più intimo e più
importante del nostro corpo: l’encefalo.
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L’uomo, maschio & femmina
Forme del cervello
Dall’esterno, il cervello dell’uomo e quello della donna, a parte una leggera differenza in termini di
massa, non appaiono molto diversi. Ma il fatto che il cervello delle femmine sia morfologicamente
identico a quello dei maschi, non signi ca che non ci siano delle differenze. Infatti, diversamente da
quanto accade per altri organi e apparati, la forma esteriore del cervello non dice direttamente molto
sulle sue funzioni e alcune differenze sono state invece riscontrate (ma ci torneremo dopo e senza
darvi troppa importanza).
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L’uomo, maschio & femmina
Osservando la sua anatomia esterna, la prima cosa che notiamo è che il cervello è un oggetto
abbastanza simmetrico, almeno nel senso della simmetria bilaterale. Meno simmetrico però delle
nostre mani, dei nostri polmoni o di altri organi che abbiamo a coppie. Vediamo che è fatto di due
emisferi, uno destro e uno sinistro, che non sono perfettamente identici. Attraverso vari studi con
varie tecniche, dalla neuropsicologia al neuro-imaging (su alcune di queste metodiche torneremo tra
poco), gli scienziati hanno dimostrato che i due emisferi hanno funzioni diverse: non solo governano
rispettivamente il lato opposto del corpo (l’emisfero destro, il lato di sinistra, e viceversa), ma
controllano anche diverse funzioni mentali: il sinistro è più logico-analitico, il destro più intuitivo. E
alcuni studi, più o meno recenti, hanno anche dimostrato che le donne usano l’emisfero destro più di
quanto lo usino i maschi, o meglio, che ne fanno un uso più generalizzato. Ma, come già detto, non è
su queste differenze che ci concentreremo. Se non molto brevemente, tra poco.
Cervello e cervelletto
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L’uomo, maschio & femmina
Oltre alla notevole simmetria tra destra e sinistra che, in vista dorsale, lo rende simile a un guscio di
noce, il cervello umano presenta anche una evidente asimmetria: tra la parte anteriore e quella
posteriore, sotto la quale si trova un organo a se stante: il cervelletto.
Questa asimmetria è ancora più forte negli altri animali. Se guardiamo come cambia il sistema
nervoso centrale nei vertebrati, vediamo che man mano che ci si avvicina all’uomo, una delle cose
che varia di più è precisamente la lunghezza del cervello, e con questa il rapporto tra le dimensioni
del cervello e del cervelletto.
Nei pesci, nei rettili e negli uccelli, il cervelletto è quasi grande come il cervello.
Ma a cosa serve il cervelletto? Per certo sappiamo che dal cervelletto dipende soprattutto la nostra
capacità di mantenere l’equilibrio nel movimento. Sappiamo anche che non serve a svolgere attività
mentali coscienti, cioè a pensare.
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L’uomo, maschio & femmina
La principale differenza tra cervello e cervelletto è stata infatti scoperte attraverso ricerche
neuropsicologiche (la neuropsicologia è disciplina che studia gli effetti sulla mente delle lesioni
cerebrali naturali o anche prodotte per scopi medici sugli uomini (oppure sperimentalmente sugli
animali). Infatti, se asportiamo il cervelletto di un paziente (cosa che i medici in certe circostanze
hanno dovuto fare), la coscienza di quel paziente non viene alterata. Questo ci riporta verso la nostra
domanda: cosa rende l’uomo diverso da tutti gli altri animali (di nessuno dei quali è scritto che sono
stati creati a immagine e somiglianza di Dio) e cosa c’entra questo con l’essere maschio e femmina.
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L’uomo, maschio & femmina
Dentro i tessuti nervosi
Rispetto al cervello, il cervelletto presenta una caratteristica molto fortemente marcata: l’ordine e la
compartimentazione. Non solo tra i due emisferi del cervelletto non c’è nessuna connessione
(mentre tra quelli del cervello corre la matassa di nervi che viene detta corpo calloso), ma, anche
singolarmente, tutti gli scompartimenti di cui è composto il cervelletto sono ben separati gli uni dagli
altri, come i diodi di una camera digitale (un esempio sviluppato da Giulio Tononi nella sua teoria
dell’informazione integrata, su cui ritorneremo più tardi). La corteccia cerebrale è invece formata da
varie regioni e strati che sono altamente interconnessi.
Sezioni istologiche. Sopra gli strati della corteccia a livello
dell’ippocampo. Sotto, i compartimenti in cui si articola il
tessuto nervoso nel cervelletto.
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L’uomo, maschio & femmina
Questa importante differenza tra cervello e cervelletto arriva no al livello delle cellule e si può infatti
chiaramente osservare al microscopio. Ma prima di parlare di queste differenze dobbiamo ricordare
alcune elementari nozioni di neuro-istologia, dire cioè alcune altre cose sui tessuti del cervello.
La super cie del cervello umano appare più corrugata di quella del cervello di tutti gli altri animali,
perché i suoi giri e i suoi solchi permettono di contenere all’interno del cranio la massima estensione
della corteccia cerebrale: un tessuto che, microscopicamente, è costituito da una tta rete di cellule,
dette neuroni, come è stato scoperto dall’autore dei disegni qui sotto, Santiago Ramon y Cajal (Premio
Nobel per la Medicina nel 1906, per aver descritto e correttamente interpretato la struttura cellulare
dei tessuti nervosi).
A sinistra, una cellula del cervelletto; a destra, cellule della corteccia cerebrale. Disegni di Santiago
Ramón y Cajal.
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L’uomo, maschio & femmina
Visti a un maggiore ingrandimento, i neuroni sono formati da un corpo centrale che si dirama in
strutture chiamate dendriti (déndron in greco signi ca “albero”). Sulle diramazioni più sottili si
formano le sinapsi (una parola coniata dal greco per dire “contatto”, o “connessione”). Queste ultime
sono delle strutture macromolecolari altamente specializzate attraverso le quali i neuroni
comunicano tra di loro e con altre cellule specializzate (cellule muscolari, sensoriali o ghiandole del
sistema endocrino).
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L’uomo, maschio & femmina
Dendriti di un neurone ippocampale in coltura. Le sinapsi appaiono in verde per la colorazione
uorescente di una classe di recettori. Immagine prodotta con un microscopio confocale da Eduard
Korkotian (Weizmann Institute of Science, Israele).
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L’uomo, maschio & femmina
Esistono diversi tipi di sinapsi. In genere, fanno sì che il segnale elettrico sia trasmesso o meno da un
certo punto della rami cazione del neurone alla struttura raggiunta da quella rami cazione (e non
viceversa). Negli insetti sono solo elettriche, dalle lumache in sù si parla di sinapsi chimiche, perché
il passaggio dell’eccitazione elettrica non è diretto, ma è mediato da varie sostanze chimiche, più o
meno complesse.
In sostanza, le sinapsi governano il usso delle informazioni nel sistema nervoso centrale. Le nostre
sensazioni, i nostri movimenti, I nostri pensieri e i nostri ricordi, dal punto di vista neuro siologico,
non sono altro che onde che corrono da una parte all’altra del cervello, modi candone le cellule e
anche i tessuti.
Nel cervello si contano varie decine di miliardi di neuroni. Se già i dendriti dei nostri neuroni sono
un numero incalcolabile, quanto meno si possono contare le sinapsi, cioè gli snodi di questa continua
danza di microscopiche scariche elettriche, che sbocciano e s oriscono sui rami dei neuroni,
facendo accendere l’una o l’altra serie di percorsi.
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L’uomo, maschio & femmina
Lunghe ognuna circa 2 mm (nell'uomo), le colonne della neocorteccia
contengono, a seconda della specie, da 10.000 a 100.000 neuroni.
L’immagine tratta dal sito del Blue Brain Project EPFL (Losanna, CH),
rappresenta la ricostruzione in silico di una singola colonna corticale.
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L’uomo, maschio & femmina
Le immagini che corrono sulla sinistra evidenziano la complessità e la circolarità dei collegamenti tra
i neuroni della corteccia. Si tratta di immagini che provengono da una ricerca mirata a simulare
l’attività all’interno di una colonna corticale e che ci danno un’idea della complessità dei collegamenti
tra le cellule che formano il tessuto nervoso nella corteccia cerebrale.
Il cervelletto, invece, pur contenendo 80% dei neuroni dell’encefalo, occupa uno spazio molto
minore del cervello, proprio perché, come abbiamo già visto, i neuroni sono molto ben impacchettati
e compartimentati.
5. L’uomo, maschio e femmina
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L’uomo, maschio & femmina
Connettività in un microcircuito corticale ricostruito al computer. Immagine tratta da Cliques of
Neurons Bound into Cavities Provide a Missing Link between Structure and Function pubblicato su
“Frontiers in Computational Neuroscience” ( giugno 2017) da Michael W. Reimann (Blue Brain
Project, EPFL, CH) et al.
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L’uomo, maschio & femmina
La vita sociale del cervello
La complessità del sistema non sta solo nel gran numero di elementi e di connessioni di cui è
composto, ma anche nel modo in cui questi elementi si legano gli uni agli altri. Normalmente, le
connessioni seguono un principio di rafforzamento (simile a quello per cui “piove sempre sul
bagnato” a cui abbiamo già accennato altre volte, e che Gesù ha espresso dicendo che a chi ha sarà
dato e sarà nell’abbondanza, ma a chi non ha sarà tolto anche quello che crede di avere, Matteo 25 29
e parall.). Un principio che nelle neuroscienzesi applica attraverso la cosiddetta “regola di Hebb” (dal
nome del neuropsicologo canadese Donald O. Hebb che l’ha formulata negli anni ’40): tendono a
stabilirsi contatti tra quei neuroni che scaricano assieme mentre i neuroni che scaricano in
occasioni diverse tendono a trovare connessioni diverse. In questo modo si formano dei percorsi
privilegiati che si sonsolidano con il tempo, stabilendo una sorta di rete sociale tra le nostre cellule.
Una rete sociale che diventa anche una rete di bre nervose.
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L’uomo, maschio & femmina
Non è certo questa la sede per approfondire l'argomento. Per il momento basta ricordare che in
corteccia avvengono continuamente un’incalcolabile quantità di eventi, che determinano le nostre
sensazioni del mondo circostante e anche il ricordo che ne conserviamo. Aggiungendo che ricordi e
sensazioni si in uenzano a vicenda, perché non solo ricordiamo quello che abbiamo sentito
(percepito), ma anche sentiamo (percepiamo) quello che ricordiamo e conosciamo.
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L’uomo, maschio & femmina
Ricordo e sensibilità quindi, anche se sembrano funzioni antagoniste (abbiamo tutti fatto esperienza
del fatto che la sensazione di qualcosa presente cancella il ricordo di quella stessa cosa nel passato),
lavorano in realtà assieme in un rapporto dinamicamente complesso. La cui profonda complessità si
manifesta anche nella nostra vita spirituale, nella quale non potremmo fare a meno né
dell’insensibilità del ricordo, né della sensibilità della sensazione. Infatti se la nostra sensibilità è ciò
che ci rende deboli, è d’altra parte anche ciò che ci rende capaci di riconoscere la debolezza degli
altri, di averne compassione e di potere quindi amare il nostro prossimo e venirgli in aiuto. Se non è
accompagnata dalla compassione e dalla misericordia, anche quella che possiamo considerare come
fedeltà a Dio può portarci lontano dalla verità e dalla volontà del nostro Creatore (Giovanni, 8 3-11;
Matteo, 9 13). La capacità di andare oltre l’orizzonte del presente si deve cioè armonizzare con quella
di analizzare e discernere i minimi dettagli di ciò che percepiamo.
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L’uomo, maschio & femmina
Intravediamo qualche metaforico riferimento all’unione tra maschio e femmina nel matrimonio e alla
natura divina di questa unione. Ma stiamo anticipando troppo: torniamo al nostro discorso sul
cervello.
La corteccia riveste l’encefalo sia sopra che
sotto, cioè sia all’esterno che all’interno della
“ciotola” (dove si trova, tra le altre, la struttura
detta talamo), formando il sistema talamocorticale, che è stato de nito il sistema più
complesso di tutto l’Universo conosciuto.
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L’uomo, maschio & femmina
Visto in sezione (qui in risonanza magnetica), il cervello mostra chiaramente la differenza tra quella
che è stata chiamata materia grigia e la materia bianca, alla quale si comincia a dare la dovuta
importanza solo da qualche decennio .
Sezioni coronale (sinistra) e sagittale (destra) della testa di un giovane maschio visualizzate da dati di
risonanza magnetica nucleare.
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L’uomo, maschio & femmina
La materia grigia è formata dai corpi cellulari e dai dendriti più corti e sottili, la materia bianca da
quelli più lunghi, detti assoni, i cui fasci, anche fuori dal cervello, formano i nervi, e, all’interno del
cervello, le connessioni tra le diverse regioni della corteccia.
Le cellule della neocorteccia che rivestono la parte superiore del cervello sono tutte altamente
collegate le une alle altre, in ordinate aree. Tra le altre, ci sono delle aree che governano la
sensazione e il movimento di tutte le parti del corpo.
Sulla sinistra, l’area detta somato-sensoriale, con le parti del corpo che vi sono mappate. Sulla destra,
il cosiddetto homunculus, cioè la gura umana disegnata secondo la proporzione della corteccia
dedicata a ogni parte del corpo.
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L’uomo, maschio & femmina
La neuropsicologia e la neuro siologia del secolo scorso hanno ricostruito con buona precisione
come nella corteccia sia proiettata tutta la super cie del nostro corpo, in modo che a ogni punto
sulla pelle e su altri organi sensibili corrisponde un preciso punto nel cervello. Ma i punti che,
verticalmente, corrispondono a sensazioni e a movimenti possibili, orizzontalmente, nella corteccia,
sono collegati tra di loro in una rete che si va formando con le nostre esperienze, anche seguendo la
regola di Hebb che abbiamo ricordato prima. Così, per esempio, quando delle sensazione sono state
provate simultaneamente, nel cervello tenderà a formarsi un collegamento tra i rispettivi punti che le
rappresentano in corteccia (pensiamo alla madleinette di cui ci racconta Marcel Proust alla ne della
sua Recherche e al mondo di ricrdi che ha potuto risvegliare).
Da qualche decennio, le connessioni tra le aree della corteccia possono essere veri cate anche in
diretta con le immagini della risonanza magnetica funzionale, una tecnica che si basa sul fatto che
nel momento dell’attivazione c’è un maggiore usso di sangue nella regione corticale attivata.
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L’uomo, maschio & femmina
Ogni persona, oltre alla rete di connessioni che derivano dal suo patrimonio genetico e che
grossomodo condivide in particolare con il suo gruppo etnico e, più in generale, con l’umanità, ha
anche una sua unica rete di connessioni cerebrali che dipende dall’unicità delle sue esperienze
(come parlano di genoma speci co e individuale, allo stesso modo gli scienziati parlano anche di
connettomi speci ci e individuali). Oggi la circuiteria che garantisce queste connessioni può essere
visualizzata in vivo a livello d’organo (cioè su scala macroscopica) grazie a una particolare
elaborazione trattogra ca dei dati di risonanza magnetica.
Immagine trattogra ca DTI (Diffusion Tensor Imaging) che
descrive l’andamento dei fasci di assoni ( bre nervose) di cui è
costituita la materia bianca.
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L’uomo, maschio & femmina
Nell’immagine, le aree responsabili dell’ascolto e della produzione del linguaggio visualizzate in
risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Dimorfismo cerebrale
Ora, le differenze anatomiche più importanti tra maschi e femmine sono state
rilevate non a livello della materia grigia, ma a livello delle connessioni tra le aree della
corteccia che avvengono attraverso i fasci nervosi che costituiscono la materia
bianca, il connettoma a cui abbiamo appena accennato.
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L’uomo, maschio & femmina
Sopra, cervello maschile; sotto, cervello femminile. In blu le connessioni che si sono sviluppate tra
aree dello stesso emisfero; in arancione, tra aree di emisfero diverso. Immagine tratta da Sex
differences in the structural connectome of the human brain Ragini Verma et al, University of
Pennsylvania, PNAS, n ovembre 2013.
Lo studio da cui è tratta questa ha dimostrato che i maschi sono più connessi all’interno di ciascun
emisfero, le femmine tra i due emisferi. Il che grosso modo signi ca che i maschi si specializzano
verso l’integrazione tra movimento e percezione, mentre le femmine tra logica e intuizione.
Possiamo anche notare che le connessioni tra emisferi sono quasi soltanto nella parte anteriore del
cervello. Infatti sono totalmente assenti nel cervelletto.
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L’uomo, maschio & femmina
Coscienza, automatismi e diversi tipi di memoria
In realtà, il cervelletto non è l’unica sede in cui i nostri neuroni registrano le istruzioni per compiere
movimenti automatici. Anche alla base del cervello, attorno al talamo, sono dislocate varie strutture,
chiamate complessivamente nuclei, o gangli, della base, che formano dei circuiti più o meno chiusi,
delle specie di relè che ci servono per tutte le serie di azioni che compiamo senza pensarci, azioni
anche molte più complesse del camminare e del mantenere l’equilibrio: procedure semi-coscienti
come lavarsi i denti, trovare i tasti quando si scrive a macchina o si suona il piano, lavorare a maglia,
chiudere la porta di casa, ecc., cose che facciamo almeno parzialmente “in automatico” e delle quali
poi anche, a volte, non siamo ben sicuri se le abbiamo fatte o meno.
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L’uomo, maschio & femmina
Il complicato sistema dei nuclei della base, dove vengono
smistate le azioni che svolgiamo in serie, decidendone
coscientemente solo l’inizio. Anche i nuclei della base formano
circuiti relativamente semplici e indipendenti gli uni dagli altri.
Sono tutte azioni che formano delle serie sequenziali: impariamo a farle con l’esercizio, cioè con la
ripetizione, no a che le facciamo senza pensarci, cioè senza doverle recuperare dalla memoria.
Dopo aver parlato della sensazione vediamo infatti apparire la memoria, seppure in negativo. Ma
come si formano i ricordi e dove vengono conservati? Bella domanda! Peccato però che non
possiamo neanche abbozzare una risposta. Limitiamoci a dire che la formazione dei ricordi, per
quello che se ne è capito è un processo generalizzato del cervello, anche se ci sono regioni
specializzate (come l’ippocampo) per il recupero e lo smistamento delle informazioni. Le nostre
memorie si strati cano, letteralmente, procedendo, man mano che vengono scremate, verso le aree
frontali, da dove procedono le nostre decisioni.
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L’uomo, maschio & femmina
Una rappresentazione schematica
del percorso delle informazioni per
la formazione della memoria
auditiva del linguaggio (parlato)
Quando impariamo a parlare, certe associazioni si rafforzano, sia nell’area del riconoscimento
acustico (di cui dobbiamo ancora parlare), sia nelle regioni dove si formano le memorie procedurali a
cui abbiamo appena accennato. Non ci soffermiamo sui dettagli, anche perché ci sono per lo più
ignoti. La cosa importante da capire e ricordare è che quando l’attivazione di una cellula induce
l’attivazione di un altra si forma un legame associativo. L’insieme di queste connessioni produce dei
circuiti complessi (i neuroscienziati parlano correntemente di reti neurali). Queste sequenze
possono essere riattivate anche in assenza dello stimolo sico che le ha generate, per esempio nel
sogno, o nell’immaginazione, o, soprattutto nel ricordo.
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L’uomo, maschio & femmina
Abbiamo visto prima che le differenze tra maschio e femmina non sono tanto tra le morfologie
esterne ma in quelle che si sviluppano internamente per un diverso uso delle connessioni. Del resto,
quello che ci interessa capire non è quali siano, statisticamente, le principali differenze tra maschi e
femmine, quanto piuttosto perché essere sia maschi che femmine, ci rende, come esseri umani, a
immagine del Creatore.
Abbiamo parlato di azioni che il nostro corpo compie senza neanche accorgersene, come
camminare, nuotare, o anche guidare la macchina. Azioni che in linea teorica potrebbero essere
compiute anche da animali, o da robot: non sono queste, quindi, le azioni che ci rendono umani.
Nemmeno lo sono azioni più complesse come suonare uno strumrnto musicale o dipingere un
quadro. Quello che ci rende umani, seguendo il nostro discorso, è l’unità e l’unicità delle nostre
esperienze cioè la speciale fusione di ricordo e sensazione che ne sta alla base.
Ritornando al signi cato dei termini che designano “maschio” e “femmina” nella lingua ebraica,
abbiamo cercato di vedere e cerchiamo di vedere ancora in che senso questi due termini possono
venire interpretati dal punto di vista delle neuroscienze, e che luce le neuroscienze possono dare
alla parola ricordo e alla parola sensazione (e alla interconnessione tra queste due facoltà), partendo
in particolare da un problema che i neuroscienziati si sono posti e si stanno continuando a porre:
cos’è la coscienza?
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L’uomo, maschio & femmina
Cos’è la coscienza?
Ci sono concetti che stanno alla base della nostra esperienza e che per questo è molto dif cile
de nire. Un esempio classico è il concetto di tempo. Ma anche con il concetto di coscienza i loso
in poassato e oggi i neuroscienziati hanno le loro serie dif coltà. Infatti nessuno ha ancora saputo
dire positivamente cosa sia la coscienza, o, detto in altri termini, nessuno ha ancora saputo dare una
spiegazione scienti ca del suo sparire con il sonno profondo (non REM) e del suo riemergere quando
cominciamo a sognare e poi ci svegliamo.
Cosa ci distingue da un ipotetico robot capace di parlare e muoversi come noi, diciamo un
replicante come quelli di Blade Runner? Questo quesito è stato chiamato dagli scienziati “the Hard
Problem” (l’espressione è del losofo e neuroscienziato australiano David John Chalmers).
Abbiamo già parlato delle associazioni tra diverse aree della corteccia. Abbiamo anche già detto con
la risonanza magnetica funzionale si può vedere che le le diverse aree non sono interessate solo
speci camente, ma che una certa stimolazione, diciamo in un punto del corpo, può espandersi e
interessare nella nostra percezione anche altri punti.
Così, anche se ad ogni punto della corteccia corrispondano speci che funzioni o aree del corpo,
l’attivazione di una parte produce normalmente anche l’attivazione di altre regioni. Non solo nel caso
degli stimoli e degli sforzi di memoria visualizzati in queste immagini fMRI.
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L’uomo, maschio & femmina
Attivazione di aree cerebrali per uno stimolo doloroso e per lo sforzo per riconoscerne o
ricordarne la fonte. Sopra, le aree cerebrali che si attivano durante il compito di descrivere
dove i soggetti ricevevano lo stimolo doloroso; sotto, e l’effetto dello stimolo. Immagine
tratta da Brain Mechanisms Supporting Spatial Discrimination of Pain pubblicato su The
Journal of Neuroscience (marzo 2007) da Yoshitetsu Oshiro et al.
Per il principio che abbiamo ricordato prima (la regola di Hebb), per cui i gruppi di neuroni che
vengono attivati assieme tendono a stabilire collegamenti gli uni con gli altri e a venire attivati e
riattivati assieme, si formano delle reti di collegamenti che rimangono anche in stato di riposo. Infatti
la risonanza magnetica funzionale ha mostrato non solo quali aree cerebrali si attivano in
corrispondenza di determinati stimoli sensoriali o di determinati compiti cognitivi, ma anche che
esiste una rete di collegamenti che è stabilmente attiva anche quando la nostra mente è a riposo.
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L’uomo, maschio & femmina
fMRI in stato di riposo. Aree che si attivano assieme durante la veglia quando il soggetto non è
impegnato in nessun compito particolare. Immagine realizzata con un programma elaborato allo
State Key Laboratory of Cognitive Neuroscience and Learning della Beijing Normal University.
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L’uomo, maschio & femmina
Come abbiamo già detto, i nostri ricordi non occupano una particolare regione del cervello, ma
consistono nelle connessioni tra neuroni anche di aree diverse. In qualche modo quello che
impariamo determina la formazione del tessuto nervoso con cui lo impariamo.
Infatti, non esistono solo aree con compiti chiaramente de nibili come quelle responsabili del
movimento del corpo, della visione, dell’ascolto, della comprensione e della produzione del
linguaggio, ma anche aree cosiddette associative, la cui funzione è meno de nita ma che sono
essenziali all’unitarietà della nostra esperienza vissuta.
Ognuna delle aree della corteccia e degli organi che formano il sistema talamo-corticale ha
architetture cellulari diverse (la corteccia è organizzata in vari strati) e diverse conformazioni. Come
funzioni esattamente questo sistema non lo sa nessuno.
Quello che si sta scoprendo, comunque, mostra sempre meglio che il sistema nervoso centrale è un
sistema complesso nel senso contemporaneo della parola e cioè è un sistema la cui non solo le parti
determinano il funzionamento della totalità ma anche la totalità determina il funzionamento delle
parti.
Le connessioni coerenti che chiamiamo sensazioni vengono in qualche modo “scritte” nel sistema in
modo da poter venire riattivate nel ricordo, ma è lo stesso ricordo che guida la sensazione perché
consiste nel modo in cui le connessioni si sono stabilizzate. Cominciamo a vedere con una certa
chiarezza come sensazione e ricordo formino effettivamente una dualità molto vicina a quella tra
femminile e maschile (o, in termini ancora più astratti, tra locale e globale) e, vedremo meglio tra
poco, simile anche alla natura stessa di Dio.
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L’uomo, maschio & femmina
Abbiamo già detto che tutta la corteccia è connessa da una ttissima rete di collegamenti nervosi
(fasci di assoni, materia bianca brosa) tra un’area e l’altra. Abbiamo anche già detto che gli scienziati
parlano oggi di connettoma e ne studiano la morfogenesi nei fenomeni che chiamano di
neuroplasticità. Se ci pensiamo, effettivamente, quando percepiamo un suono, un odore, un colore,
queste sensazioni prendono senso dal confronto con le sensazioni nel loro contesto e con tutte le
sensazioni che non stiamo avendo in quel preciso istante. La percezione cosciente è fatta di
informazione integrata con il ricordo di altra informazione.
Le immagini trattogra che mostrano la struttura del nostro connettoma come si è formata nel corso
degli anni e che rimane uguale anche quando dormiamo. Ma come possiamo assistere al formarsi
della coscienza? La fMRI mostra quello che avviene nel giro di qualche secondo. Ma è ancora troppo
lenta. Perché i nostri pensieri avvengono nell’ordine dei millisecondi.
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L’uomo, maschio & femmina
L’elettroencefalogramma (EEG) permette di registrare con ottima risoluzione temporale
(millisecondi) le variazioni di campo elettrico in corteccia. Il problema dell’EEG è che ha una pessima
risoluzione spaziale, cioè non è affatto semplice ricostruire con certezza dove si trovi l’origine delle
onde che vengono registrate (ha una precisione dell’ordine dei centimetri, mentre occorrebbe
quella dei millimetri). Vedremo però tra poco come alcuni ricercatori interessati al problema della
coscienza abbiano ovviato a questo problema.
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L’uomo, maschio & femmina
In alto, un EEG durante la veglia: si vede come variano
le onde da elettrodo a elettrodo. In basso, un EEG
durante il sonno profondo (nonREM). In questa fase del
sonno la coscienza tace completamente e il cervello si
comporta come un unico “budino”.
Le connessioni tra le diverse aree della corteccia formano la rete attivabile nel nostro sistema talamocorticale, ma noi non siamo sempre coscienti. La coscienza non sta quindi nell’anatomia, ma nel
modo in cui l’anatomia viene utilizzata, nel come cioè si attivano coerentemente assieme varie aree
della corteccia rimanendo ognuna in qualche modo sempre se stessa.
Alcuni neuroscienziati esperti di connessioni cerebrali e delle condizioni di coscienza e incoscienza
(sonno, coma) hanno elaborato una misura del grado di integrazione dell’informazione cioè dell’unità
di un sistema nella differenza tra le sue parti.
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L’uomo, maschio & femmina
Immagini tratte da “An information integration theory of consciousness”, Giulio Tononi,
Department of Psychiatry, University of Wisconsin, Madison USA. Due sistemi i cui elementi
sono collegati in modo da esprimere un diverso grado di informazione. Nel grafo in alto ogni
elemento ha un diverso rapporto con gli altri. Nel grafo in basso, sono tutti collegati nello stesso
modo, l’informazione è molto minore.
Questa misura è stata applicata ai valori elettroencefalogra ci ottenuti
producendo uno stimolo magnetico in un punto preciso all’interno del
cranio e in un momento preciso, in modo da localizzare con precisione
eventi in corteccia e onde elettriche.
Nelle immagini che seguono sono contenuti i risultati di alcuni di questi
esperimenti che dimostrano una correlazione tra la lo stato di coscienza
della veglia e l’integrazione dell’informazione, secondo la teoria
sviluppata da Giulio Tononi. La coscienza si produce quando le aree
della corteccia sono collegate (integrazione), ma ognuna mantiene un
certo grado di libertà per esprimere le sue differenze (informazione).
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L’uomo, maschio & femmina
Spieghiamo un po’ meglio. In questi esperimenti, l’impulso è stato generato
con stimolazione magnetica transcranica (TMS) e registrato con EEG. La
stimolazione magnetica transcranica è una tecnica che permette di attivare
speci che regioni del cervello senza dover aprire la scatola cranica. Il
fenomeno è stato scoperto per alcune allucinazioni prodotte negli operai che
lavoravano vicino a grandi turbine elettriche.
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L’uomo, maschio & femmina
Unità nella differenza
Possiamo insomma dire che ricordo e sensazione sono complementari in un senso molto profondo e
generale. Infatti senza ricordo non c’è vera sensazione, perché la percezione di un colore è la
discriminazione di quel colore da tutti gli altri. D’altra parte senza sensazione non c’è vero ricordo,
perché la memoria deve essere riempita di ricordi precisi, altrimenti non è memoria di niente.
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L’uomo, maschio & femmina
Ritorniamo quindi al nostro tema: maschio e femmina, che, dicevamo, in ebraico sono
etimologicamente collegati al ricordo e alla sensazione. Forse ora capiamo meglio cosa c’entri tutto
quello che abbiamo detto sul cervello con la differenza tra maschio/ricordo e femmina/sensazione, e
soprattutto con il fatto che siamo stati creati a immagine di Dio.
Naturalmente, sentiamo e ricordiamo tutti quanti, sia maschi che femmine. Ma se consideriamo il
ricordo come la capacità di astrarsi dalla sensazione presente per collegarsi ad altri momenti e fare il
“punto nave”, vediamo un collegamento con la natura maschile del governo e con ciò che la teoria
della coscienza chiama integrazione (e che spiritualmente si potrebbe forse chiamare coerenza, o
integrità). D’altra parte, se intendiamo la sensazione come qualcosa che ci assorbe totalmente nel
presente e che sarà anche almeno parzialmente dimenticata, vediamo apparire un collegamento con
la natura femminile e con quello che nella teoria della coscienza è l’informazione.
Pensiamo, per esempio, al parto. Alla donna era stato detto che avrebbe sofferto in gravidanza e
avrebbe partorito con dolore (Genesi, 3 16). Ma Gesù ha anche ricordato che quei dolori vengono
cancellati dalla gioia per aver dato alla luce un suo bambino. “La donna, quando partorisce, prova
dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più
dell’angoscia passata, per la gioia che sia venuta al mondo una creatura umana” (Giovanni, 16 21).
Conversamente, il ricordo ha a che fare con l’insensibilità, perché deve essere in qualche modo
impermeabile alla sensazione, che normalmente lo cancella. Per ricordare, bisogna non lasciarsi
travolgere dalle sensazioni e dalle emozioni del presente. Cosa che è normalmente e innanzitutto
richiesta ai maschi, come lo è la circoncisione. Ovviamente la richiesta di non lasciarsi travolgere
dalle sensazioni e dalle emozioni non è solo per i maschi (e infatti, in Deuteronomio 10 16, il SIGNORE
dice a tutti quanti, maschi e femmine, di circoncidere il proprio cuore). Ma sono i maschi quelli che
devono farlo innanzitutto.
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L’uomo, maschio & femmina
Colui che ha fatto l’orecchio non udrà egli?
La Bibbia ci dice che la forza dell’uomo sta nella sua fedeltà a Dio e nel riporre in lui ogni speranza,
nella capacità cioè di astrarsi da ciò che si vede e si sente per guardare a ciò che è eterno e non può
essere visto. La Legge di Mosè ordinava di non guardare in faccia a nessuno, neanche ai più intimi
affetti, quando si trattava di salvaguardare la propria fedeltà al SIGNORE (cf. per esempio
Deuteronomio 13 6-11). E anche Paolo esorta a tenere il nostro sguardo sso “non alle cose che si
vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle
che non si vedono sono eterne” (2Corinzi, 4 18)
D’altra parte, la nostra sensibilità non è solo ciò che ci rende deboli, ma è anche ciò che ci rende
capaci di riconoscere la debolezza degli altri, di averne compassione e di aiutarli nel modo giusto (cf.
per es., 1Giovanni 3 17). Se non è accompagnata dalla compassione, anche la fedeltà a Dio può portarci
lontano dalla verità e dalla volontà del nostro Creatore.
Anche noi abbiamo questa doppia natura: vediamo e sentiamo come gli animali (caso per caso, anche
molto meno), ma, molto più degli animali, riusciamo a mettere ordine tra i nostri pensieri. Anche se
in nitamente meno di Dio, la nostra mente può spaziare nella storia passata e viaggiare attraverso
paesaggi lontani (e anche lontanissimi). E la nostra vita personale, di maschi e di femmine, è fatta di
quessto continuo passaggio tra la nostra mente come un tutto e tutte le innumerevoli parti che la
compongono.
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L’uomo, maschio & femmina
Le Scritture sono scritte perché potessimo sapere come dobbiamo comportarci per essere santi
della sua santità secondo sua stessa natura,
come è stata rivelata a Mosè sul Monte
Horeb.
“Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono».
Poi disse: «Dirai così ai gli d’Israele: “L’IO
SONO mi ha mandato da voi”». Dio disse
ancora a Mosè: «Dirai così ai gli d’Israele:
“Il SIGNORE, il Dio dei vostri padri, il Dio
d’Abraamo, il Dio d’Isacco e il Dio di
Giacobbe mi ha mandato da voi”. Tale è il
mio nome in eterno; così sarò invocato di
generazione in generazione. Va’, raduna gli
anziani d’Israele e di’ loro: “Il SIGNORE, il
Dio dei vostri padri, il Dio d’Abraamo,
d’Isacco e di Giacobbe mi è apparso,
dicendo: Certo, io vi ho visitati, ho visto
quello che vi fanno in Egitto e ho detto: Io
vi farò uscire dall’Egitto, dove siete
maltrattati, verso il paese dei Cananei, degli
Ittiti, degli Amorei, dei Ferezei, degli Ivvei
e dei Gebusei, in un paese nel quale scorre
il latte e il miele.” (Esodo 3 14-17).
Il SIGNORE si presenta a Mosè come Colui
che è, anzi con il Nome di “Io sono colui
che sono” con il verbo all’imperfetto, che in
ebraico è anche il futuro, cioè il tempo
profetico dell’eternità. Ma, nello stesso
passo, si presenta anche come colui che ha
visto le sofferenze del suo popolo (poco
prima dice anche di aver udito il suo grido).
5. L’uomo, maschio e femmina
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L’uomo, maschio & femmina
Il regno di Dio e l’impero dell’uomo
Purtroppo però non sempre l’ordine che mettiamo è quello giusto, né lo mettiamo sempre per i giusti
motivi. Ci piace costruire dei sistemi loso ci, scienti ci, o religiosi che “raggiungano il cielo” (come
quella famosa torre di Genesi 11 4), quando non mirano a controllare militarmente ed
economicamente tutta la terra. In realtà, questi sistemi, anche se sono fatti per fare viaggiare
l’informazione, tendono alla ne a distruggere le differenze, al servizio di un io, anziché dell’amore di
Dio. E l’immagine di Dio nella quale siamo stati creati può venire facilmente rovesciata.
5. L’uomo, maschio e femmina
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L’uomo, maschio & femmina
“Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli porsero un denaro. Ed egli domandò loro: Di chi è
questa ef gie e questa iscrizione? Ed egli domandò loro: Di chi è questa ef gie e questa iscrizione?
Gli risposero: Di Cesare. E Gesù disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio
quello che è di Dio” (Matteo, 22 19-21)
Gli imperi e i sistemi creati dagli uomini non solo di solito distruggono la ricchezza della realtà, ma
tendono anche a dimenticare che rispetto a Dio noi siamo comunque sempre dentro il tempo. La
mente dell’imperatore che tiene sotto controllo il mondo che conosce si innalza facilmente a un
livello troppo alto, dal quale ciclicamente e inevitabilmente precipita (Proverbi, 16 18).
La rete di vie di comunicazione che
connetteva le diverse regioni
dell’Impero Romano (schermata di
ORBIS, programma online della
Stanford University).
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L’uomo, maschio & femmina
Peccati contro la natura di Dio
Le differenze che possiamo riconoscere tra la mente maschile e quella femminile non sono
normative, cioè non vengono de nite per imporle all’uno o all’altro individuo in quanto maschio o
femmina, ma piuttosto per capire il senso di queste differenze. Non si tratta di dire che le donne
sono e devono essere in una certa posizione, ma di capire che la femminilità consiste in una speciale
attenzione a ciò che avviene in un certo tempo (cioè nello spazio) e che la mascolinità si manifesta
nella capacità di ricostruire e prevedere eventi (mettendosi quindi fuori del tempo). Ognuno poi si
trova ad essere quello che è.
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L’uomo, maschio & femmina
Normalmente queste differenze sono più marcate nelle società tradizionali che nella nostra. Per
esempio, nelle società nomadi dei deserti sudafricani che vivono ancora di caccia e di raccolta, i
maschi, in generale più sensibili al movimento e alla ricostruzione dei percorsi, si specializzano nella
caccia, mentre le femmine, che sono più capaci di riconoscere l’ordine spaziale (e trovare le cose),
sono normalmente occupate nella cura e nella raccolta dei vegetali. Questo non vuol dire che bisogna
per forza costringere le donne a trovare le cose, o dire che sono per forza meno adatte al governo di
quanto lo siano i maschi. La Bibbia ci parla di donne più avvedute dei loro mariti, come Abigail
(1Samuele 25 3), o addirittura più coraggiose di tutto il loro popolo, come la profetessa Debora
(Giudici 4). Ma ciò non toglie che l’ordine generale è che alla donna non sia da attribuire un ruolo di
governo, perché il governo deve stare fuori dal tempo, mentre la sensibilità della donna la rende
preziosa per organizzare le cose che avvengono nel tempo, che si dispiegano cioè all’interno di un
certo orizzonte spazio-temporale.
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L’uomo, maschio & femmina
È in questo senso che la confusione tra i ruoli rimanda all’errore di scambiare il Creatore con la
creatura, eternizzando quello che deve per forza passare o considerando passeggero quello che
rimane per sempre. Dare a ciò che è temporale il valore dell’eternità è infatti il peccato dell’idolatria.
Uno squilibrio che può presentarsi sia nel senso di una esagerata integrazione al ne di raggiungere
la totalità del controllo (come appunto nel caso degli imperatori), sia nel senso di una esagerata
importanza data al momento presente (come nel caso di Esaù, che vendette la sua primogenitura per
una minestra di lenticchie, com’è raccontato in Genesi 25).
In un senso e nell’altro, possiamo collegare questi peccati al divieto di scambiarsi i vestiti tra maschi e
femmine di cui abbiamo letto (in Deuteronomio 22 5) che il SIGNORE detesta chi fa tali cose. La
femmina che si veste da maschio rappresenta (non che lo sia necessariamente, per carità!) la creatura
che vuole prendere il posto del Creatore (come fanno i dittatori), il maschio che si veste da femmina
rappresenta invece l’uomo che si lascia dominare dai suoi istinti anziché dominarli (il re corrotto e
dissoluto, come per esempio il re Baldassar di cui si legge in Daniele 5, al quale non importava niente
il timore di Dio necessario per amministrare il regno che aveva da poco ereditato da
Nabucodonosor).
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L’uomo, maschio & femmina
L’origine del mondo, e della nuova creazione
Ma da dove vengono questi peccati? Non siamo forse stati creati a immagine e somiglianza di Dio? Il
fatto è che essere stati creati a immagine di Dio non vuole dire che siamo automaticamente anche
secondo la sua somiglianza. Questa somiglianza sarà raggiunta quando sarà completata la formazione
dell’uomo che comincia nel capitolo 2 del libro della Genesi, nel quale si parla anche della costruzione
della donna ( ‘ishah ) ִא ָשּׁהdall’uomo (‘ysh ) ִאישׁe di come la sensazione (ciò che si vedeva e sapeva
dell’albero) sia riuscita inizialmente a vincere sul ricordo (dell’ordine che il SIGNORE aveva dato ad
Adamo di non prendere del frutto dell’albero della conoscenza di bene e di male): “La donna vide che
l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare
conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne
mangiò” (Genesi 3 6). Da quella volta siamo tutti diventati in qualche misura schiavi dei giudizi che
formuliamo sulla base delle nostre sensazioni o, comunque, della nostra limitatissima esperienza.
Siamo in uenzati dalle minime variazioni. La nostra vita è veramente un vapore (Giacomo, 4 14).
Il Signore, invece, è sempre lo stesso, ieri oggi e in eterno (Ebrei, 13 8), niente lo può cogliere di
sorpresa. In termini neuroscienti ci, potremmo dire che nella mente di Dio sono perfettamente
integrate tutte le possibili informazioni dell’Universo, perché la mente di Dio si estende a conoscere
tutte le sue creature in tutti i luoghi e in tutti i tempi, creature alle quali egli stesso ha lasciato una
grande libertà di generare un’in nità di differenze (non abbandonandole al caos, però, ssando anzi
precisi limiti di epoche, di aree geogra che e di specie). Dio è il solo che conosca l’Universo e tutti
gli enti che lo compongono, perché è Colui che cura i minimi dettagli in vista delle leggi che
governano la totalità del creato e le leggi universali in vista delle più piccole creature. Una totale
globalità (“Prima che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e l’universo, anzi, da eternità
in eternità, tu sei Dio”, Salmi 90 2) che va assieme a una perfetta localizzazione. Il Signore infatti ci
assicura che ci conosce per nome (Giovanni, 10 3), che sarà sempre con noi (Matteo, 28 20), e che
per no i capelli del nostro capo sono tutti contati (Matteo, 10 30).
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L’uomo, maschio & femmina
Solo in Dio, per de nizione, globalità e località si incontrano e si bilanciano perfettamente. In questa
luce, vediamo forse meglio come maschio e femmina prendano il senso di una dualità che fa parte
della natura stessa di Dio, e che ci è stata trasmessa con la nostra coscienza.
II SIGNORE è colui che ci ricorda quello che altrimenti noi tenderemmo a dimenticare. Per questo ci
ha dato le Scritture. E ha istituito la Pasqua proprio perché ricordassimo che il salvare appartiene
solo a lui, perché Israele si ricordasse è stato il SIGNORE a liberare il suo popolo dalla schiavitù in
Egitto. E per questo Gesù nell’ultimo seder pasquale che ha celebrato con i suoi discepoli ha ordinato
di celebrare la cena in sua memoria. Perché solo lui è morto per espiare per noi e solo lui ci può
liberare dai nostri peccati.
Rispetto al SIGNORE, noi tutti, maschi e femmine, siamo la Sposa (anche in tutte le interpretazioni
del Cantico dei cantici di Salomone, la Sposa è il popolo di Dio), che vive nel tempo ed è soggetta a
sensazioni e a debolezze.
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L’uomo, maschio & femmina
Perché siamo necessariamente tutti – chi più, chi meno – limitati al nostro orizzonte spazio
temporale (detto tra parentesi, la radice della parola orizzionte è contenuta nei verbi greci ὁρίζω e
προορίζω che spesso, nei passi che si riferiscono al consiglio di Dio che dall’eternità interviene nel
tempo, traduciamo con ssare e predestinare). Ma nel Mashìach, (cioè nell’Unto, che in greco è stato
tradotto Christòs Χριστός), cioè con le nozze che il popolo celebrerà con il suo Re, spariranno tutte le
nostre relative differenze, compresa quella tra maschi e femmine. Non perché diventiamo tutti
anonimamente uguali, ma perché tra di noi non conteranno più le cose che contano oggi.
Parlando della nuova vita che abbiamo per fede anticipata già qui e oggi nella chiesa, ma che
godremo pienamente solo nella nuova creazione, Paolo può infatti affermare con certezza: “Non c’è
qui né Giudeo, né Greco; non c’è né schiavo, né libero; non c’è né maschio, né femmina; perché voi
tutti siete uno in Cristo Gesù.” (Galati, 3 28).
Paolo infatti scrive a dei credenti in Cristo, a persone cioè che hanno creduto all'opera compiuta da
Gesù sulla croce, dove il suo costato è stato tra tto facendone uscire acqua e sangue. Nel testo
originale greco di Giovanni, 19 34, per indicare il costato è usata la parola pleurà πλευρά, che è la
stessa con cui, in Genesi 2 22, la Versione dei Settanta traduce la parola tsel'a ֵצָלעche in italiano e in
molte altre lingue traduciamo con costola e che indica il lato dell'uomo da cui da cui è stata costruita
la donna.
Credendo a Cristo, i cristiani ricevono quest'acqua e questo sangue come testimonianza della
necessità del sacri co del Figlio del Dio vivente per il loro peccato e per la loro salvezza. Il battesimo
in acqua attraverso il quale si diventa cristiani è una richiesta fatta a Dio di una buona coscienza
(1Pietro, 3 21) ed esprime la propria identi cazione con la morte, la sepoltura e la risurrezione di
Cristo. Il sangue testimonia del battesimo nel fuoco cioè della trasmissione di un desiderio nuovo che
è stato ricevuto dai credenti con il battesimo dello Spirito Santo, donato ai credenti dal giorno della
Pentecoste.
Chi crede e persevera nella fede entra così a fare parte di un nuovo corpo, un nuovo edi cio fondato
sulla roccia della rivelazione che il Figlio dell'uomo è anche il Figlio di Dio, sulla quale Cristo ha detto
che avrebbe edi cato la sua chiesa (come è scritto in Matteo 16 18, dove, per "edi care", è utilizzato lo
stesso verbo -oikodoméō οἰκοδομέω - con cui la Versione dei Settanta esprime l'azione del SIGNORE
che costruisce la donna dalla costola di Adamo).
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L’uomo, maschio & femmina
La costruzione del Tempio è in effetti l'azione creatrice in cui si realizza l'immagine di Dio che è
nell'uomo. La parola immagine contenuta nel testo di Genesi 1 27 da cui siamo partiti nell'originale
ebraico è tzelem. A differenza del termine temunah () ְתּמוּנָה, (usato per indicare le immagini proibite
dalla Legge mosaica, che sono in qualche modo ricavate per sempli cazione dal loro originale),
tzelem contiene la parola tzel ( ) ֵצלche signi ca "ombra" e indica l'impronta che risulta da uno stampo.
Possiamo vedere che siamo stati creati a immagine di Dio anche perché ne abbiamo ricevuto la
creatività, e la nostra capacità artistica ne è una testimonianza. È nell'opera d'arte che il tutto e le
parti si armonizzano in quell'unico modo che rende l'opera quello che è. Non è certamente un caso
che l'artista scelto dal SIGNORE per costruire il primo luogo santo si chiamasse proprio Betzaleel
() ְבּ ַצ ְל ֵאל, cioè "nell'ombra di Dio" (Esodo, 31 2).
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L’uomo, maschio & femmina
Nelle nozze tra il Figlio di Dio e la sua Sposa (composta di credenti maschi e femmine di tutte le razze
e culture), nelle quali l'unitaria globalità di Dio dialoga eternamente con la molteplice localita del suo
popolo, si compirà l'opera perfetta della creazione. E l'azione cretrice, che è esclusivo appannaggio
della divinità, attraverso l'uomo unto per essere consacrato al servizio degli altri uomini (Yeshu'a haMashìach ) si trasmetterà a tutti i credenti attraverso la sua parola, che dà la resurrezione e la vita
eterna. Queste sono le nozze a cui siamo invitati e alle quali dobbiamo prepararci a partecipare, per
un regno eterno che siamo chiamati a condividere con il Re dell'Universo.
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Ettore Panizon, lavora come comunicatore scienti co in un
museo della scienza. Dal 10 novembre 1985, giorno del suo
battesimo in acqua, è entrato a far parte della Chiesa
Cristiana Evangelica di Trieste, nella quale non riveste alcun
incarico uf ciale.
Dal settembre 2014, assieme ad altri credenti, guida
l’associazione culturale cristiana interdenominazionale
Il Tesoro Nascosto.
Pochi anni dopo la conversione ha scritto la testimonianza
della sua nuova nascita. Da qualche anno cura un blog
dove raccoglie scritti e meditazioni, dal quale è tratto il
contenuto di questo libretto e al quale rimandano alcuni
dei riferimenti in esso contenuti.